"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

sabato 2 gennaio 2016

Abd-er-Razzâq Al-Qashânî, Commento della «Sura dell'Altissimo»


Al-Qashânî
Commento della «Sura dell'Altissimo» (LXXXVII)

Del Corano esistono commenti sia exoterici che esoterici; di questi ultimi uno dei più accessibili è quello noto con il titolo Tafsir Muhyd-dîn Ibn Arabi che, come risulta dalle numerose edizioni esistenti, fu scritto nel XIII sec. dal persiano Abd-er-Razzâq Al-
Qashânî, appartenente alla scuola di Muhyid-din Ibn Arabi. Isma'il Hakki di Brussa, nel suo Tafsîr (Bulâq, 12/6 H.), cita sovente tale commento attribuendolo ad Al-Qashânî. Diamo qui di seguito la traduzione della Sura LXXXVII («La Sura dell’Altissimo») i cui versetti figurano in corsivo nel testo del commento di Al-Qashânî che segue.

La sura dell’Altissimo
Nel nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.
Glorifica il Nome Altissimo del tuo Signore!
Che creò e plasmò armoniosamente,
Che decretò e guidò,
Che fece germinare l’erba dei pascoli,
E poi la fece secca stoppia.
Ti faremo leggere e tu non dimenticherai,
Tranne quel che Allah vuole; Egli conosce il manifesto [e l’occulto].
Ti agevoleremo nella (via) più facile.
Avverti dunque, che utile è l’avvertimento!
Se ne ricorderanno coloro che temono;
Se ne allontaneranno gli sfortunati,
Che bruceranno nel gran Fuoco.
E là non morranno, né vivranno.
Prospererà chi si purificherà,
Che invocherà il Nome del suo Signore e osserverà [la preghiera rituale as-salàt].
Mai voi preferite la vita terrena,
Mentre l’Aldilà è migliore e più durevole,
In verità, tutto ciò si trova nelle pagine antiche,
Le pagine d’Abramo e di Mosè.

Glorifica il Nome Altissimo del tuo Signore!
Il suo Nome più alto e più grande[1], è l’Essenza con tutti gli Attributi (divini). Il versetto significa dunque: «libera la tua Essenza dalle impurità spogliandoti da ciò che non è il Vero (al-haqq) e cessando d’interessarti di ciò che è diverso da Lui, affinché Egli faccia apparire su di essa tutte le Perfezioni divine (haqqâniyyah)». È questo il suo[2] modo di glorificazione (tasbîh) nel «grado dell’estinzione» (maqâm al-fanâ): la completa qualificazione (isti'dâd) per ricevere tutti gli Attributi divini esiste solo in lui e la sua Essenza è il Nome Altissimo stesso allorquando egli raggiunge la sua Perfezione. Ogni cosa ha il suo particolare modo di glorificazione e glorifica un particolare Nome tra i Nomi del suo Signore.

Che creò:
che manifestò il tuo esteriore (anscia’a zâhiraka) e plasmò armoniosamente, cioè formò l’edificio (hinyah) del tuo corpo onde ricevesse nella sua particolare costituzione (mizag) lo Spirito (er-rûh) il più completo (atamm) e qualificato (musta ‘idd) per tutte le Perfezioni.

Che decretò:
la Perfezione specifica completa,

e guidò
verso la sua apparizione, la sua esteriorizzazione e la sua attuazione tramite la purificazione e l’epurazione.

Che fece germinare l’erba dei pascoli:
cioè l’attrattiva della vita terrena, i suoi piaceri, i luoghi ove si mangia e si beve: è il pascolo dell’anima animale e la pastura degli istinti bestiali;

e poi la fece secca stoppia,
cioè cose destinate ad affievolirsi e a scomparire, come steli secchi e facili a spezzarsi, come vegetazione bruciata ed annerita. Non volgerti verso queste cose e non occupartene, perché verresti distratto dal tuo particolare rito di glorificazione, dalla liberazione e dalla messa a nudo della tua Essenza; e ti verrà sempre più velata quella Perfezione che virtualmente possiedi; non perderla di vista per volgerti verso l’attrattiva della vita terrena: questa è l’effimero, mentre quella è la Permanenza (al-bâqi) che mai sparirà.

Ti faremo leggere:
ti daremo da leggere (quel che è scritto) nel Libro della tua qualificazione, che è l’intelletto Coranico (al-aql al-qur’ânî) in rapporto con il Corano, che contiene tutte le Realtà essenziali (al-haqâiq).

Te ne ricorderai e tu non lo dimenticherai, tranne quel che Allah vuole farti dimenticare e abbandonare[3], e che verrà conservato per il «grado degno d’elogio» quando ivi sarai risuscitato;

Egli conosce il manifesto, cioè la Perfezione che si attua in te,

e l’occulto: quel che è lontano, in potenza.

Ti agevoleremo nella (via) più facile,
cioè t’assisteremo nella Via più facile, ovvero la Legge rivelata (as-sciarî'ah) dolce e agevole, il più facile dei sentieri che portano ad Allah. Questo versetto completa l’ingiunzione di «ti faremo leggere»: ti daremo la Perfezione completa, in scienza[4] e in pratica[5]; e ancor più ti daremo incaricandoti di perfezionare le creature: è questa la Saggezza efficiente (al-hikmah al-bâlighah)[6].

Avverti dunque, ché utile è l’avvertimento!:
perfeziona le creature con il tuo appello. Se sono qualificate, capaci di accogliere l’avvertimento, ne trarranno profitto; ovvero, l’avvertimento, sebbene si rivolga a tutti, non giova a tutte le creature essendo condizionato dalla loro qualificazione: coloro che sono qualificati ne trarranno profitto, gli altri no. Allah si è espresso globalmente dicendo ché l’avvertimento è utile! Ma segue la distinzione:

Se ne ricorderanno coloro che temono,
cioè coloro che hanno il cuore non indurito e una natura pacifica (salîm): rifletteranno, ascolteranno l’appello e ne trarranno profitto. Ne conserveranno l’impronta grazie alla loro luminosità e alla loro purezza (safâ).

Se ne allontaneranno gli sfortunati:
gli esseri velati e lontani dal Signore, privi di qualificazioni, dal cuore disattento e lontano. Essi saranno più infelici degli esseri qualificati la cui qualificazione si è persa e che sono stati velati dalle oscurità degli attributi dell’anima.

Che bruceranno nel gran Fuoco,
il quale comprende il fuoco della separazione dal Signore, causata dal velo dell’idolatria, (ash-shirk), quello della «stazione» con altri che Allah, il fuoco della Costrizione nel grado degli Attributi (maqâm as-sifat), il fuoco della Collera e dell’irritazione nel grado degli Atti (maqâm al-af'âl) ed il fuoco della «Gehenna delle forme» (al-âthâr) nelle quattro «stazioni» del Mulk, del Malakut, del Giabarut e della Presenza divina (hadrat al-lâhût)[7]. Quanto immenso è il loro fuoco! Quanto ai secondi (gli esseri qualificati che hanno perso la loro qualificazione), essi saranno solamente esposti al fuoco delle forme.

E là non morranno,
perché sarà rifiutata la loro soppressione;

vivranno realmente a causa della loro perdizione spirituale (halâkûhu er-ruhâni): saranno castigati senza tregua e senza fine in uno stato che farà loro preferire la morte. Ogni volta che saranno esposti al fuoco vi periranno e saranno quindi ricondotti in vita e nuovamente castigati; non saranno del tutto morti, né del tutto vivi.

Prospererà chi si purificherà:
riuscirà colui che si monda dagli attributi della propria anima e dalle tenebre del proprio corpo dopo la nascita della propria qualificazione.

Che invocherà il Nome del suo Signore,
cioè il Nome particolare mediante il quale chi presenta al suo Signore la domanda corrispondente alla sua propria qualificazione riceve gli efflussi della sua Perfezione: cosi il Nome «Onnisciente» per l’ignorante, «Guida» per lo sviato, «Colui che perdona» per il peccatore. Un tale Nome non è in realtà diverso dall’Essenza dell’essere che l’aveva trascurato velandosi nelle forme, nelle apparenze, negli attributi dell’anima e nelle altre oscurità, cosi come ha detto Allah: «Essi hanno dimenticato Allah, ed allora Egli ha fatto loro dimenticare se stessi»[8]. Questo ricordo (dhikr) è la ricerca della propria conoscenza, della propria Perfezione con l’aiuto dominicale (at-tayid ar-rabbâni) e l’assistenza divina (at-tawfîq el-îlâhi),

e osserverà la preghiera rituale (as-salât):
che adora l’oggetto del suo culto, il Vero che gli si svela sotto la forma di quel Nome particolare mediante il quale, dopo averLo visto nella Perfezione a lui destinata, egli conosce il suo Signore.

Ma voi preferite la vita terrena;
siete negligenti, siete velati, distanti dal ricordo di questo Nome e della salat del Signore, impediti dal velo della vita dei sensi, dalle sue attrattive e dai suoi ornamenti ingannatori, a motivo della vostra mancanza di purificazione. Voi amate di più questa vita dei sensi della Vita vera (haqiqi- yâh), permanente e spirituale, la quale è perciò migliore e più durevole.

In verità, tutto ciò:
ovvero l’utilità dell’Avvertimento per l’essere qualificato, la sua inutilità per l’essere privo di qualificazione, il castigo di quest’ultimo nel gran Fuoco, e, fra gli esseri qualificati, il successo della «Gente della Purificazione e dello Svelamento» e la perdizione di quelli che preferiscono la vita dei sensi;

si trova nelle pagine antiche, le pagine di Abramo e di Mosè:
antiche e protette da ogni mutamento e alterazione, custodite presso Allah tra le tavole luminose e pure con le quali furono istruiti Abramo e Mosè e della cui forma fu improntata la rivelazione quando discese sui due menzionati profeti.

Abd-er-Razzâq Al-Qashânî

(Traduzione e note di Antoine Broudier)

[1] Questo versetto viene generalmente inteso con il significato di Glorifica il Nome del tuo Signore Altissimo, e l’interpretazione di Al- Qasciânî sarebbe difficilmente sostenibile, se si trattasse d’un commento letterale. A proposito del «Nome supremo», vedere il libro di E. Dermenghem, Vies des Saints Musulmans, Editions Baconnier, Algeri, p. 24 e segg.
[2] Si tratta dell’inviato (rasul), come risulta, del resto, dal contesto.
[3] Si trovano, in vari commentatori, tradizioni relative a certi passi del Corano che il Profeta avrebbe
dimenticata.
[4] In scienza: Noi ti faremo leggere.
[5] In pratica: Ti agevoleremo nell’osservanza della legge.
[6] Cfr. Corano, LIV, 5.
[7] Su quest’ultimo punto potrebbero porsi degli interrogativi.
[8] Corano, LIX, 19. Cfr. il hadîth: «Chi conosce la propria anima, conosce il suo Signore».

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