Al-Qashânî
Commento della «Sura dell'Altissimo» (LXXXVII)
Del Corano esistono commenti sia exoterici che esoterici; di questi ultimi uno dei più accessibili è quello noto con il titolo Tafsir Muhyd-dîn Ibn Arabi che, come risulta dalle numerose edizioni esistenti, fu scritto nel XIII sec. dal persiano Abd-er-Razzâq Al-Qashânî, appartenente alla scuola di Muhyid-din Ibn Arabi. Isma'il Hakki di Brussa, nel suo Tafsîr (Bulâq, 12/6 H.), cita sovente tale commento attribuendolo ad Al-Qashânî. Diamo qui di seguito la traduzione della Sura LXXXVII («La Sura dell’Altissimo») i cui versetti figurano in corsivo nel testo del commento di Al-Qashânî che segue.
Del Corano esistono commenti sia exoterici che esoterici; di questi ultimi uno dei più accessibili è quello noto con il titolo Tafsir Muhyd-dîn Ibn Arabi che, come risulta dalle numerose edizioni esistenti, fu scritto nel XIII sec. dal persiano Abd-er-Razzâq Al-Qashânî, appartenente alla scuola di Muhyid-din Ibn Arabi. Isma'il Hakki di Brussa, nel suo Tafsîr (Bulâq, 12/6 H.), cita sovente tale commento attribuendolo ad Al-Qashânî. Diamo qui di seguito la traduzione della Sura LXXXVII («La Sura dell’Altissimo») i cui versetti figurano in corsivo nel testo del commento di Al-Qashânî che segue.
La sura dell’Altissimo
Nel
nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.
Glorifica
il Nome Altissimo del tuo Signore!
Che
creò e plasmò armoniosamente,
Che
decretò e guidò,
Che
fece germinare l’erba dei pascoli,
E
poi la fece secca stoppia.
Ti
faremo leggere e tu non dimenticherai,
Tranne
quel che Allah vuole; Egli conosce il manifesto [e l’occulto].
Ti
agevoleremo nella (via) più facile.
Avverti
dunque, che utile è l’avvertimento!
Se
ne ricorderanno coloro che temono;
Se
ne allontaneranno gli sfortunati,
Che
bruceranno nel gran Fuoco.
E
là non morranno, né vivranno.
Prospererà
chi si purificherà,
Che
invocherà il Nome del suo Signore e osserverà [la preghiera rituale as-salàt].
Mai
voi preferite la vita terrena,
Mentre
l’Aldilà è migliore e più durevole,
In
verità, tutto ciò si trova nelle pagine antiche,
Le
pagine d’Abramo e di Mosè.
Glorifica
il Nome Altissimo del tuo Signore!
Il suo Nome più alto e più grande[1],
è l’Essenza con tutti gli Attributi (divini). Il versetto significa dunque: «libera la tua Essenza dalle impurità spogliandoti
da ciò che non è il Vero (al-haqq) e cessando
d’interessarti di ciò che è diverso da Lui, affinché Egli faccia apparire su di
essa tutte le Perfezioni divine (haqqâniyyah)».
È questo il suo[2] modo di glorificazione (tasbîh)
nel «grado dell’estinzione» (maqâm al-fanâ):
la completa qualificazione (isti'dâd)
per ricevere tutti gli Attributi divini esiste solo in lui e la sua Essenza è
il Nome Altissimo stesso allorquando egli raggiunge la sua Perfezione. Ogni
cosa ha il suo particolare modo di glorificazione e glorifica un particolare
Nome tra i Nomi del suo Signore.
Che
creò:
che manifestò il tuo esteriore (anscia’a zâhiraka) e plasmò
armoniosamente, cioè formò l’edificio (hinyah)
del tuo corpo onde ricevesse nella sua particolare costituzione (mizag) lo Spirito (er-rûh) il più completo (atamm) e qualificato (musta
‘idd) per tutte le Perfezioni.
Che
decretò:
la Perfezione specifica completa,
e guidò
verso la sua apparizione, la sua
esteriorizzazione e la sua attuazione tramite la purificazione e l’epurazione.
Che
fece germinare l’erba dei pascoli:
cioè l’attrattiva della vita terrena, i suoi piaceri,
i luoghi ove si mangia e si beve: è il pascolo dell’anima animale e la pastura
degli istinti bestiali;
e poi la fece secca stoppia,
cioè cose destinate ad affievolirsi e a
scomparire, come steli secchi e facili a spezzarsi, come vegetazione bruciata
ed annerita. Non volgerti verso queste cose e non occupartene, perché verresti distratto dal tuo particolare rito di
glorificazione, dalla liberazione e dalla messa a nudo della tua Essenza; e ti
verrà sempre più velata quella Perfezione che virtualmente possiedi; non perderla
di vista per volgerti verso l’attrattiva della vita terrena: questa è
l’effimero, mentre quella è la Permanenza (al-bâqi)
che mai sparirà.
Ti
faremo leggere:
ti daremo da leggere (quel che è scritto)
nel Libro della tua qualificazione, che è l’intelletto Coranico (al-aql al-qur’ânî) in rapporto con il
Corano, che contiene tutte le Realtà essenziali (al-haqâiq).
Te
ne ricorderai e tu non lo dimenticherai, tranne quel che Allah vuole farti dimenticare e abbandonare[3], e che verrà conservato per il «grado degno d’elogio»
quando ivi sarai risuscitato;
Egli
conosce il manifesto,
cioè la Perfezione che si attua in te,
e l’occulto: quel che è lontano, in potenza.
Ti
agevoleremo nella (via) più facile,
cioè t’assisteremo nella Via più facile,
ovvero la Legge rivelata (as-sciarî'ah)
dolce e agevole, il più facile dei sentieri che portano ad Allah. Questo
versetto completa l’ingiunzione di «ti faremo leggere»: ti daremo la Perfezione
completa, in scienza[4]
e in pratica[5];
e ancor più ti daremo incaricandoti di perfezionare le creature: è questa la
Saggezza efficiente (al-hikmah al-bâlighah)[6].
Avverti
dunque, ché utile è l’avvertimento!:
perfeziona le creature con il tuo appello. Se sono
qualificate, capaci di accogliere l’avvertimento, ne trarranno profitto;
ovvero, l’avvertimento, sebbene si rivolga a tutti, non giova a tutte le
creature essendo condizionato dalla loro qualificazione: coloro
che sono qualificati ne trarranno profitto, gli altri no. Allah si è
espresso globalmente dicendo ché l’avvertimento è
utile! Ma segue la distinzione:
Se
ne ricorderanno coloro che temono,
cioè coloro che hanno il cuore non indurito e
una natura pacifica (salîm):
rifletteranno, ascolteranno l’appello e ne trarranno profitto. Ne conserveranno
l’impronta grazie alla loro luminosità e alla loro purezza (safâ).
Se
ne allontaneranno gli sfortunati:
gli esseri velati e lontani dal Signore,
privi di qualificazioni, dal cuore disattento e lontano. Essi saranno più
infelici degli esseri qualificati la cui qualificazione si è persa e che sono
stati velati dalle oscurità degli attributi dell’anima.
Che
bruceranno nel gran Fuoco,
il quale comprende il fuoco della
separazione dal Signore, causata dal velo dell’idolatria, (ash-shirk), quello della «stazione» con altri che Allah, il fuoco
della Costrizione nel grado degli Attributi (maqâm as-sifat), il fuoco della Collera e dell’irritazione nel
grado degli Atti (maqâm al-af'âl) ed
il fuoco della «Gehenna delle forme» (al-âthâr)
nelle quattro «stazioni» del Mulk,
del Malakut, del Giabarut e della Presenza divina (hadrat al-lâhût)[7].
Quanto immenso è il loro fuoco! Quanto ai secondi (gli esseri qualificati che
hanno perso la loro qualificazione), essi saranno solamente esposti al fuoco
delle forme.
E
là non morranno,
perché sarà rifiutata la loro soppressione;
né vivranno realmente a causa della loro perdizione
spirituale (halâkûhu er-ruhâni):
saranno castigati senza tregua e senza fine in uno stato che farà loro
preferire la morte. Ogni volta che saranno esposti al
fuoco vi periranno e saranno quindi ricondotti in vita e nuovamente castigati;
non saranno del tutto morti, né del tutto vivi.
Prospererà
chi si purificherà:
riuscirà colui che si monda dagli attributi della
propria anima e dalle tenebre del proprio corpo dopo la nascita della propria
qualificazione.
Che
invocherà il Nome del suo Signore,
cioè il Nome particolare mediante il quale
chi presenta al suo Signore la domanda corrispondente alla sua propria
qualificazione riceve gli efflussi della sua Perfezione: cosi il Nome
«Onnisciente» per l’ignorante, «Guida» per lo sviato, «Colui che perdona» per il
peccatore. Un tale Nome non è in realtà diverso dall’Essenza dell’essere che
l’aveva trascurato velandosi nelle forme, nelle apparenze, negli attributi
dell’anima e nelle altre oscurità, cosi come ha detto Allah: «Essi hanno
dimenticato Allah, ed allora Egli ha fatto loro
dimenticare se stessi»[8].
Questo ricordo (dhikr) è la ricerca
della propria conoscenza, della propria Perfezione con l’aiuto dominicale (at-tayid ar-rabbâni) e l’assistenza
divina (at-tawfîq el-îlâhi),
e osserverà la preghiera rituale (as-salât):
che adora l’oggetto del suo culto, il Vero
che gli si svela sotto la forma di quel Nome particolare mediante il quale,
dopo averLo visto nella Perfezione a lui destinata, egli conosce il suo
Signore.
Ma voi preferite la vita terrena;
siete negligenti, siete velati, distanti dal
ricordo di questo Nome e della salat del Signore, impediti dal velo della vita
dei sensi, dalle sue attrattive e dai suoi ornamenti ingannatori, a motivo
della vostra mancanza di purificazione. Voi amate di più questa vita dei sensi della Vita vera (haqiqi-
yâh), permanente e spirituale, la quale è perciò migliore e più durevole.
In
verità, tutto ciò:
ovvero l’utilità dell’Avvertimento per l’essere
qualificato, la sua inutilità per l’essere privo di qualificazione, il castigo
di quest’ultimo nel gran Fuoco, e, fra gli esseri qualificati, il successo
della «Gente della Purificazione e dello Svelamento» e la perdizione di quelli
che preferiscono la vita dei sensi;
si trova nelle pagine antiche, le pagine di
Abramo e di Mosè:
antiche e protette da ogni mutamento e
alterazione, custodite presso Allah tra le tavole luminose e pure con le quali furono istruiti Abramo e
Mosè e della cui forma fu improntata la rivelazione quando discese sui due
menzionati profeti.
Abd-er-Razzâq Al-Qashânî
(Traduzione e note di
Antoine Broudier)
[1] Questo versetto viene generalmente inteso con il significato di Glorifica il Nome del tuo Signore Altissimo, e l’interpretazione di Al- Qasciânî sarebbe difficilmente sostenibile, se si trattasse d’un commento letterale. A proposito del «Nome supremo», vedere il libro di E. Dermenghem, Vies des Saints Musulmans, Editions Baconnier, Algeri, p. 24 e segg.
[2] Si tratta dell’inviato (rasul), come risulta, del resto, dal contesto.
[3] Si trovano, in vari commentatori, tradizioni relative a certi passi del Corano che il Profeta avrebbe
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