"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

giovedì 30 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - II. I modi generali del pensiero orientale - 2. Principi di unità delle civiltà orientali

René Guénon
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

II. I modi generali del pensiero orientale
2. Principi di unità delle civiltà orientali

È estremamente difficile, oggi, individuare un principio di unità per la civiltà occidentale; si potrebbe dire addirittura che la sua unità, la quale si fonda sempre in modo naturale su un insieme di tendenze che costituiscono una certa conformità mentale, non è più che una semplice unità di fatto, la quale è priva di principio, così come lo è questa stessa civiltà da quando, all’epoca del Rinascimento e della Riforma, si ruppe il legame tradizionale di ordine religioso che per essa era precisamente il principio essenziale e di essa faceva nel Medioevo quella che si chiamava la «Cristianità».

mercoledì 29 aprile 2015

Louis Massignon, I "Sette Dormienti" - Apocalisse dell'Islam

Louis Massignon 
I "Sette Dormienti" - Apocalisse dell'Islam * 

Nota della Redazione: Non condividiamo molte affermazioni e conclusioni dottrinali di Massignon ma pubblichiamo ugualmente questo articolo riconoscendo il valore di parte della documentazione citata.

Vi è un capitolo del Corano che, da 1300 anni, occupa nella liturgia del culto islamico una posizione particolare; è la sura XVIII "Ahl al-kahf''' = "I Sette Dormienti della Caverna (di Efeso)". In ogni moschea, ogni venerdì, davanti all'assemblea dei fedeli (il cui obbligo è altrettanto rigido quanto la messa domenicale cristiana), un recitante (qârî) recita la sura XVIII.[1]

martedì 28 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - II. I modi generali del pensiero orientale - 1. Le grandi divisioni dell’Oriente

René Guénon
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù 

II. I modi generali del pensiero orientale 
1. Le grandi divisioni dell’Oriente 

Abbiamo già detto che, sebbene si possa opporre la mentalità orientale nel suo insieme alla mentalità occidentale, tuttavia non si può parlare di una civiltà orientale come si parla di una civiltà occidentale.

lunedì 27 aprile 2015

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî, In che senso Allâh S’impone qualcosa? (Mawqîf 11)

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
In che senso Allâh S’impone qualcosa?


Egli ha detto – Che sia esaltato! –: «Il vostro Signore S’è prescritto per Se stesso la Misericordia» (Corano 6, 54), e anche «È un dovere a Nostro carico di soccorrere i credenti» (Corano 30, 57).

domenica 26 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 6. Difficoltà linguistiche

René Guénon 
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari 
6. Difficoltà linguistiche 

La difficoltà che maggiormente si oppone all’interpretazione corretta delle dottrine orientali è quella che deriva, come già abbiamo indicato e come intendiamo esporre soprattutto nelle pagine seguenti, dalla differenza essenziale esistente tra i modi del pensiero orientale e quelli del pensiero occidentale.

sabato 25 aprile 2015

Ibn ‘Arabî, Fusûs al-Hikam: La sapienza del Folle Amore (al-hikmat al-muhaymiyah) nel Verbo di Abramo

IbnArabî 
Fusûs al-Hikam - La saggezza dei Profeti

La sapienza del Folle Amore (al-hikmat al-muhaymiyah) nel Verbo di Abramo*

Abramo è detto [nel Corano] l’«amico intimo» [di Dio, khalîl Allâh][1], perché ha «penetrato» e assimilato le qualità dell'Essenza divina, al pari del colore che penetra un oggetto colorato, cosicché l'accidente si confonde con la sostanza, e non come qualcosa di esteso che riempie uno spazio determinato; oppure il suo nome significa che Dio (al-haqq) ha penetrato in modo essenziale la forma di Abramo.

venerdì 24 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 5. Problemi di cronologia


René Guénon 
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari 
5. Problemi di cronologia 

I problemi che riguardano la cronologia sono tra quelli che imbarazzano maggiormente gli orientalisti, e tale imbarazzo è in genere abbastanza giustificato; ma essi sbagliano, da una parte attribuendo a questi problemi un’importanza eccessiva, e dall’altra credendo di poter ottenere, con i loro metodi ordinari, soluzioni definitive, quando di fatto giungono solo a ipotesi più o meno fantasiose, sulle quali sono d’altronde ben lontani dal trovare un accordo.

giovedì 23 aprile 2015

Al-Qaysarī, Il Khidr e l’Acqua di Vita

Al-Qaysarî 
Il Khidr e l’Acqua di Vita
(Tahqīq Mā al-Hayāt fī Kašf Asrār) 
A cura di G. M. Martini, prefazione di P. Urizzi - Edizioni Il Leone Verde - Torino, 2012

Recensione

Šaraf al-Dīn Dāwūd b. Mahmūd b. Muhammad, detto Al-Qaysarī, originario della Cappadocia, visse a cavallo tra il XIII° e XIV° secolo e morì in Turchia probabilmente nel 1350.

mercoledì 22 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 4. Le relazioni tra i popoli antichi

René Guénon 
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari 
4. Le relazioni tra i popoli antichi 

Si crede abbastanza generalmente che le relazioni tra la Grecia e l’India siano incominciate, o almeno abbiano assunto un’importanza apprezzabile, solo all’epoca delle conquiste di Alessandro; per tutto ciò che è sicuramente anteriore a questa data, quindi, si parla semplicemente di somiglianze fortuite tra le due civiltà, e per tutto ciò che è posteriore, o supposto tale, si parla naturalmente di influenza greca, come vuole la logica particolare insita nel «pregiudizio classico».

martedì 21 aprile 2015

Shankarâchârya, Preghiera del mattino - Praatah smaranam

Shankarâchârya
Preghiera del mattino - Praatah smaranam

Medito al mattino il Sé che risplende nel cuore, che è essere-coscienza-beatitudine, che è il fine supremo della vita umana, chiamato il ‘Quarto’ perché è al di là dei tre stati di coscienza: veglia, sogno e sonno profondo, e che di tutti è il testimone immobile. Io sono quel Brahman, che è indivisibile e non si forma per aggregato degli elementi naturali.

lunedì 20 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 3. Il pregiudizio classico

René Guénon 
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari 
3. Il pregiudizio classico 

Abbiamo già indicato quel che intendiamo per «pregiudizio classico»: è propriamente il partito preso di attribuire ai Greci e ai Romani l’origine di ogni civiltà. In fondo non è possibile trovare ad esso molte altre ragioni che questa: gli occidentali, poiché la loro civiltà non risale di fatto oltre l’epoca greco-romana, e da questa deriva quasi interamente, sono portati a immaginare che la stessa cosa si sia verificata dappertutto, e stentano a concepire l’esistenza di civiltà completamente diverse e di origine molto più antica; si potrebbe dire che, intellettualmente, essi sono incapaci di andare oltre il Mediterraneo.

domenica 19 aprile 2015

Denis Gril, Il fondamento divino della futuwwa secondo Ibn ‘Arabî

Denis Gril 
Il fondamento divino della futuwwa secondo IbnArabî

La futuwwa designa innanzi tutto in arabo la qualità di fata: uomo giovane o uomo in forza dell’età, generoso e pronto a fare dono di se stesso, virtù cavalleresca per eccellenza. Successivamente, intorno al 3°/9° secolo, al momento in cui nell’Islam le differenti forme del sapere e di appartenenza comunitaria si definiscono, la futuwwa ricopre delle realtà complementari. Una, più visibile sul piano sociale in Iran e nel Vicino Oriente, raggruppa diverse organizzazioni iniziatiche, praticanti sovente le arti marziali[1] o legate alle corporazioni di mestiere.

sabato 18 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 2. La divergenza

René Guénon 
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari 
2. La divergenza

Se si considera quella che si è convenuto chiamare l’antichità classica e la si paragona alle civiltà orientali, è facile constatare come essa ne sia meno lontana, almeno sotto certi aspetti, di quanto lo è l’Europa moderna.

venerdì 17 aprile 2015

Alberto de Luca, Fondamentalismo - Riflessioni e recensione su un libro su Kalâbâdhî


Alberto de Luca 
Fondamentalismo
Riflessioni e recensione su un libro su Kalâbâdhî

In genere risulta arduo parlare oggigiorno, perché la maggior parte dei termini, che si possono usare, ha assunto dei significati lontani dal loro vero etimo.

giovedì 16 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - I. Considerazioni preliminari - 1. Oriente e Occidente

René Guénon
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

I. Considerazioni preliminari
1. Oriente e Occidente

Nello studio che intraprendiamo il nostro primo compito è di determinare la natura esatta dell’opposizione esistente tra l’Oriente e l’Occidente, e quindi dobbiamo innanzitutto precisare il significato che intendiamo attribuire ai due termini di questa opposizione.

mercoledì 15 aprile 2015

Arthur Avalon, La ghirlanda delle lettere - Capitolo I - Vak o la parola

Arthur Avalon 
La ghirlanda delle lettere 

Studi sui Mantra-Shastra 

Capitolo I - Vak o la parola 

La parola vak (in Latino Vox) deriva dalla radice Vach che significa“Parlare”. Il nome femminile Vak pertanto significa letteralmente sia voce sia suono, anche nel caso in cui il suono sia un rumore emesso da oggetti inanimati.

martedì 14 aprile 2015

René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù - Premessa

René Guénon
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù

Premessa

Molte sono le difficoltà che in Occidente si oppongono a uno studio serio e approfondito delle dottrine orientali in genere, e in particolare delle dottrine indù; e gli ostacoli maggiori non sono forse quelli ascrivibili agli stessi orientali. Infatti uno studio di questo genere richiede evidentemente, come prima e più essenziale condizione, che si possegga la mentalità adatta per comprendere, veramente e profondamente, le dottrine in questione; ora, questa è un’attitudine che, escluse rarissime eccezioni, fa totalmente difetto agli occidentali. In sé necessaria, tale condizione potrebbe d’altra parte essere considerata sufficiente, perché, quando venga soddisfatta, gli orientali non provano la minima riluttanza a comunicare il loro pensiero nel modo più completo possibile.

lunedì 13 aprile 2015

Toshihiko Izutsu, Il concetto di creazione perpetua nella mistica islamica e nel buddismo zen

Toshihiko Izutsu
Il concetto di creazione perpetua nella mistica islamica e nel buddismo zen

l. In questo articolo[1] ci proponiamo di analizzare la struttura del concetto di «creazione perpetua» che nel sufismo trae spunto dall'espressione coranica khalq jadîd, letteralmente «nuova creazione», che si trova nella sura L, 15.

domenica 12 aprile 2015

René Guénon, San Bernardo

René Guénon
San Bernardo

Fra le grandi figure del Medioevo poche ce ne sono il cui studio sia più atto di quella di San Bernardo a smentire certi pregiudizi cari allo spirito moderno.

sabato 11 aprile 2015

‘Abdul-Hâdî - Ivan Agueli, Pagine dedicate al Sole (Sahâif shamsiyah)

Abdul-Hâdî - Ivan Agueli
Pagine dedicate al Sole (Sahâif shamsiyah)*

* Articolo tratto dal N. 2, febbraio 1911, della rivista La Gnose.

La scuola araba dell'esoterismo musulmano, - la quale è ben distinta dalla corrispondente scuola persiana - è essenzialmente sintetica. Essa è senza dubbio il piu bell'esempio di quello che mi permetto di chiamare il «misticismo lucido». Essa è non soltanto scolastica, o meglio, ma anche psicologica e, prima ancora, naturale o primitiva.

venerdì 10 aprile 2015

René Guénon, La scienza profana di fronte alle dottrine tradizionali

René Guénon
La scienza profana di fronte alle dottrine tradizionali * 

* Études Traditionnelles, aprile-maggio 1950. (Rivista di Studi Tradizionali, n. 24, 67) 

Nonostante le nostre frequenti precisazioni sull’atteggiamento che normalmente dovrebbe essere tenuto nei confronti della scienza profana da chiunque rappresenti e semplicemente esponga una qualsiasi dottrina tradizionale, ci pare, a giudicare da talune considerazioni che ultimamente ci sono pervenute da diverse parti, che non tutti l’abbiano capito perfettamente. Dobbiamo però riconoscere che questa incomprensione ha una scusante, in quanto l’atteggiamento di cui sopra è difficilmente concepibile per coloro, e sono l’immensa maggioranza dei nostri contemporanei almeno nel mondo occidentale, i quali sono più o meno contaminati dallo spirito moderno; rari sono quelli che riescono a sbarazzarsi interamente dei pregiudizi inerenti alla mentalità che l’educazione ricevuta e l’ambiente stesso in cui vivono hanno loro imposto. Orbene, uno dei più radicati fra questi pregiudizi è certamente la credenza nel valore della scienza moderna, che in realtà è un tutt’uno con la scienza profana, da cui deriva inevitabilmente, in molti, una sorta di volontà più o meno cosciente a non ammettere che i risultati reali o supposti di questa scienza siano qualcosa di cui si può non tenere conto alcuno.

giovedì 9 aprile 2015

Giamblico, Sul Destino

Giamblico
Sul Destino[1]

Giamblico (Calcide 245-325 ca.). Si adoperò per rivivificare le dottrine pitagoriche e platoniche. Allievo di Porfirio alla scuola neoplatonica d’Alessandria, fondò poi la “scuola siriaca”. Oltre a molti frammenti (noti attraverso l’Eklogon di Stobeo), restano di lui cinque libri della stessa opera principale Συναγωγὴ τῶν Πυϑαγορείων δογμάτον (De vita Pythagorica, Protrepticus o Adhortatio ad philosophiam, De communi mathematicæ scientia, In Nicomachi arithmeticam introductio, Theologumena arithmeticæ) e l’opera De mysteriis.

Dall’epistola di Giamblico a Macedonio

Stobeo I 5. 17
Tutti gli esseri sono esseri in forza dell’uno, e infatti anche ciò che è in modo primario da principio si produce a partire dall’Uno, ma in modo del tutto particolare le cause totali in forza dell’Uno ricevono il potere di produrre e secondo un unico intreccio sono tenute unite e allo stesso tempo sono ricondotte insieme al principio dei molti, in quanto presussistono.

mercoledì 8 aprile 2015

René Guénon, Le origini del Mormonismo

Jesse Smith
René Guénon
Le origini del Mormonismo * 

* Études Traditionnelles, 1940. 

Fra le sette religiose o pseudo-religiose diffuse in America, quella dei Mormoni è sicuramente una delle più antiche e delle più importanti, e noi crediamo che non sia senza interesse esporne le origini.
All’inizio del XIX secolo viveva nella nuova Inghilterra un pastore presbiteriano chiamato Salomon Spalding, che aveva lasciato il suo ministero per il commercio, in cui non tardò a fallire; dopo questo insuccesso, si mise a comporre una specie di romanzo in stile biblico, intitolato il Manoscritto Ritrovato, su cui contava, forse, per recuperare la sua fortuna. Ma in ciò si sbagliava, poiché morì senza essere riuscito a farlo accettare da nessun editore. L’argomento di questo libro si riferiva alla storia degli Indiani dell’America del Nord, che vi erano presentati come i discendenti del Patriarca Giuseppe; era un lungo racconto delle loro guerre e delle loro supposte migrazioni, dall’epoca di Sedecia, re di Giuda, fino al quinto secolo dell’era cristiana; e questo racconto si supponeva che fosse stato scritto da diversi successivi cronisti, di cui l’ultimo, chiamato Mormon, l’avrebbe deposto in qualche nascondiglio sotterraneo.

martedì 7 aprile 2015

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî, L’unicità dell’Esistenza (Mawqîf 6)

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
L’unicità dell’Esistenza
Mawqîf 6

Il Reale ha detto: “Io”, in tutta verità; il servitore dice: “io”, con completa ignoranza.
Il servitore dice: “Lui”, perché constata che è lontano dal suo Signore; e il Signore dice: “lui”, perché tale è la constatazione del servitore.

lunedì 6 aprile 2015

René Guénon, Il senso delle proporzioni

René Guénon
Il senso delle proporzioni * 

* Études Traditionnelles, dicembre 1937.

Considerando la confusione che regna oggi in tutti i campi, ci capita spesso di insistere sulla necessità di sapere prima di tutto mettere ogni cosa al suo posto, di situarla cioè esattamente in rapporto alle altre, in relazione alla sua propria natura ed importanza.
Ed è proprio questo che in generale i nostri contemporanei non sanno più fare, non avendo più la nozione di alcuna vera gerarchia; questa nozione, che in qualche modo è alla base di ogni civiltà tradizionale, è, proprio per questa ragione, una di quelle che più sono atte a distruggere le forze di sovversione la cui azione ha prodotto ciò che viene definito lo spirito moderno.

sabato 4 aprile 2015

René Guénon, La superstizione del «valore»

René Guénon
La superstizione del «valore» *

* Études Traditionnelles, giugno 1940. (Rivista di Studi Tradizionali n. 39)

In alcuni nostri scritti abbiamo denunciato un certo numero di «superstizioni» specificamente moderne che si fondano in definitiva sul prestigio attribuito a una parola, prestigio che è tanto maggiore quanto più l’idea da essa evocata è vaga e inconsistente. L’influenza esercitata da pure e semplici parole, indipendentemente da quel che esse esprimono o dovrebbero esprimere, non è infatti mai stata così grande come alla nostra epoca; essa corrisponde invero ad una caricatura della potenza inerente alle formule rituali; e coloro che sono i più accaniti nel negarle sono anche, per una singolare nemesi, i primi a lasciarsi sedurre da qualcosa che è in fondo una sorta di parodia profana.

giovedì 2 aprile 2015

René Guénon, La superstizione della vita

René Guénon
La superstizione della vita*

* Si tratta del cap. III della Prima Parte di Oriente e Occidente

Fra le altre cose, gli Occidentali rimproverano spesso alle civiltà orientali il loro carattere di fissità e di stabilità, che appare loro come la negazione del progresso; che tale esso sia effettivamente noi lo riconosciamo volentieri, se non che, per vedere in questo carattere un difetto, bisogna credere nel progresso. Per noi, esso indica che tali civiltà partecipano dell’immutabilità dei principi sui quali si appoggiano, e in ciò si può vedere uno degli aspetti essenziali dell’idea di tradizione; se la civiltà moderna è invece eminentemente mutevole ciò accade proprio perché essa manca di principio.