'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
L’esistenza di ogni cosa è una determinazione dell’Esistenza Reale*
Dio ha detto: “Non vi è cosa che non celebri la Sua lode”[1] “Cosa” è ciò che vi è di più indeterminato e di più impersonale. Ora tutto ciò che loda è dotato di conoscenza, si esprime a modo suo e sa.
Stabilito questo, tutto ciò che porta il nome di esistente, a qualunque grado di esistenza sia, che si tratti di una esistenza oggettiva o soggettiva, di una esistenza espressa a voce o per iscritto, o di tutte le realtà sensibili e spirituali, a tutto questo sono applicati gli attributi di vita, di scienza, di potenza, di volontà, d’udito, di vista, di parola, ecc… Perché questi attributi e questi stati scaturiscono dall’esistenza. Dunque, ovunque vi è esistenza, vi sono anche queste qualità che gli sono necessariamente legate, perché non si può qualificare come esistente una cosa qualunque, se non dopo aver messo in relazione l’esistenza generale riversata sui possibili con i diversi stati di questa cosa che sono immersi nell’esistenza. Da questo fatto, l’esistenza di ogni cosa, quale che sia, è una determinazione del Reale che è l’Esistenza (per antonomasia) la cui manifestazione si realizza grazie agli stati e agli attributi di questa cosa. Dio ha detto: "Domandate l’aiuto della pazienza e della preghiera [2]; "Sei Tu a cui imploriamo il soccorso"[3] cioè, “non implorate che il Mio soccorso”. Dio mostra così che Egli è l’Esistenza reale e dunque anche la pazienza e la preghiera. Tuttavia, la manifestazione degli effetti degli attributi dell’Esistenza che qualifica gli esseri esistenti in relazione con essa è ogni volta distinta e differente, in funzione delle predisposizioni e della capacità di questi esseri ad accogliere la manifestazione degli effetti degli attributi. Perché la capacità di accogliere il minerale, che equivale alla sua predisposizione, non è come quella del vegetale che, a sua volta, non è come quella dell’animale e quella dell’animale non è come quella dell’uomo. Ecco perché il nostro imâm e nostro shaykh Muhyî al-Dîn [4] ha detto: “Le Lettere [5] costituiscono una comunità tra tante altre a cui si rivolgono (i comandamenti) e che dunque è responsabile. Ora non è così responsabile che colui che sa e non sa se non colui che comprende, intende, conosce e si esprime”. A questo proposito, ci sono pervenute diverse storie a proposito dei minerali.
Stabilito questo, tutto ciò che porta il nome di esistente, a qualunque grado di esistenza sia, che si tratti di una esistenza oggettiva o soggettiva, di una esistenza espressa a voce o per iscritto, o di tutte le realtà sensibili e spirituali, a tutto questo sono applicati gli attributi di vita, di scienza, di potenza, di volontà, d’udito, di vista, di parola, ecc… Perché questi attributi e questi stati scaturiscono dall’esistenza. Dunque, ovunque vi è esistenza, vi sono anche queste qualità che gli sono necessariamente legate, perché non si può qualificare come esistente una cosa qualunque, se non dopo aver messo in relazione l’esistenza generale riversata sui possibili con i diversi stati di questa cosa che sono immersi nell’esistenza. Da questo fatto, l’esistenza di ogni cosa, quale che sia, è una determinazione del Reale che è l’Esistenza (per antonomasia) la cui manifestazione si realizza grazie agli stati e agli attributi di questa cosa. Dio ha detto: "Domandate l’aiuto della pazienza e della preghiera [2]; "Sei Tu a cui imploriamo il soccorso"[3] cioè, “non implorate che il Mio soccorso”. Dio mostra così che Egli è l’Esistenza reale e dunque anche la pazienza e la preghiera. Tuttavia, la manifestazione degli effetti degli attributi dell’Esistenza che qualifica gli esseri esistenti in relazione con essa è ogni volta distinta e differente, in funzione delle predisposizioni e della capacità di questi esseri ad accogliere la manifestazione degli effetti degli attributi. Perché la capacità di accogliere il minerale, che equivale alla sua predisposizione, non è come quella del vegetale che, a sua volta, non è come quella dell’animale e quella dell’animale non è come quella dell’uomo. Ecco perché il nostro imâm e nostro shaykh Muhyî al-Dîn [4] ha detto: “Le Lettere [5] costituiscono una comunità tra tante altre a cui si rivolgono (i comandamenti) e che dunque è responsabile. Ora non è così responsabile che colui che sa e non sa se non colui che comprende, intende, conosce e si esprime”. A questo proposito, ci sono pervenute diverse storie a proposito dei minerali.
*Mawqîf 66
[1] Corano 17, 44
[2] Corano 2, 45
[3] Corano 1, 5
[4] Si tratta di Ibn ‘Arabî.
[5] Secondo Ibn ‘Arabî, ogni parte di ogni esistente è una lettera "harf" di Dio. Le creature sono delle parole (kalima) pronunciate lettera per lettera. La traiettoria dell’esistenza della creatura è una proposizione (jumla) e ogni mondo è un libro (kitâb). Vedere, a questo proposito, W.C. Chittick, The Sufi Path of Knowledge, S.U.N.Y.P., 1989, pag. 19.
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