René Guénon
Considerazioni sull'Iniziazione
XLVIII - La nascita dell’Avatâra
L’accostamento da noi indicato tra il simbolismo del cuore e quello dell’«Uovo del Mondo» ci porta a segnalare ancora, in merito alla «seconda nascita», un aspetto diverso da quello secondo il quale l’abbiamo preso in esame in precedenza: questo aspetto è quello che la presenta come la nascita di un principio spirituale al centro dell’individualità umana, centro che ‑ com’è noto ‑ è precisamente raffigurato dal cuore.
Se è vero che tale principio risiede sempre di fatto nel centro di ogni essere[1], in un caso come quello dell’uomo comune esso vi è però contenuto in un modo tutto sommato latente, e quando si parla di «nascita» si intende propriamente il punto di partenza di uno sviluppo effettivo; e in effetti è proprio tale punto di partenza che è determinato, o per lo meno reso possibile, dall’iniziazione. In un dato senso l’influsso spirituale che è trasmesso da quest’ultima si identificherà perciò al principio stesso di cui è questione; in un altro senso, e se si tiene conto della preesistenza di questo principio nell’essere, si potrà dire che essa ha come effetto di «vivificarlo» (non in sé e per sé, sia ben inteso, ma nei confronti dell’essere nel quale risiede), vale a dire, in definitiva, di rendere «attuale» la sua presenza, la quale non era inizialmente se non potenziale; e, a ogni buon conto, è evidente che il simbolismo della nascita può applicarsi in ugual modo sia nell’uno sia nell’altro caso.
Ora, occorre ben comprendere che, in virtù dell’analogia costitutiva del «macrocosmo» e del «microcosmo», ciò che è contenuto nell’«Uovo del Mondo» (e non è quasi necessario sottolineare l’evidente rapporto che c’è tra l’uovo e la nascita, ovvero l’inizio dello sviluppo di un essere) è realmente identico a ciò che è pure contenuto simbolicamente nel cuore[2]: si tratta di quel «germe» spirituale che, nella sfera macrocosmica è ‑ come già abbiamo detto ‑ indicato dalla tradizione indù come Hiranyagarbha; e tale «germe», nei confronti del mondo al cui centro è situato, è propriamente l’Avatâra primordiale[3]. Ora, il luogo della nascita dell’Avatâra, così come quello di ciò che a esso corrisponde dal punto di vista «microcosmico», è rappresentato precisamente dal cuore, identificato anche ‑ sotto questo rapporto ‑ con la «caverna», il cui simbolismo iniziatico si presterebbe a sviluppi che qui non possiamo pensare di affrontare; è quanto indicano chiaramente testi come il seguente: «Sappi che questo Agni, che è il fondamento del mondo eterno (principiale), e attraverso il quale quest’ultimo può essere raggiunto, è nascosto nella caverna (del cuore)»[4]. Si potrebbe forse obiettare che, qui come del resto in molti altri casi, l’Avatâra è indicato come Agni, mentre altrove viene detto che è Brahmâ ad avvilupparsi nell’«Uovo del Mondo», denominato per tale ragione Brahmânda, per nascervi come Hiranyagarbha; ma, al di là del fatto che i differenti nomi in realtà non indicano se non diversi aspetti o attributi divini, i quali sono sempre necessariamente in rapporto gli uni con gli altri, e non sono affatto delle «entità» separate, è il caso di ricordarsi più particolarmente che Hiranyagarbha viene caratterizzato come un principio di natura luminosa, e perciò ignea[5], il che lo apparenta in verità specificamente ad Agni stesso[6].
Per passare da qui all’applicazione «microcosmica» è sufficiente che si ricordi l’analogia esistente tra il pinda, embrione sottile dell’essere individuale, e il Brahmânda o «Uovo del Mondo»[7]; e d’altra parte tale pinda ‑ in quanto «germe» permanente e indistruttibile dell’essere ‑ si identifica secondo un altro rapporto con il «nocciolo di immortalità», il quale viene chiamato luz nella tradizione ebraica[8]. Vero è che, in generale, la «localizzazione» del luz non è indicata nel cuore, o, per lo meno, che la sua localizzazione nel cuore è soltanto una di quelle di cui esso è capace, nella sua corrispondenza con l’organismo corporeo, e non si riferisce al caso più abituale; sennonché essa è nondimeno, fra le altre, la «localizzazione» esattamente corrispondente al «luogo» in cui il luz è in immediata relazione con la «seconda nascita». Di fatto, queste «localizzazioni» ‑ le quali sono altresì in rapporto con la dottrina indù dei chakra o centri sottili dell’essere umano ‑ si riferiscono ad altrettante condizioni di quest’ultimo o fasi del suo sviluppo spirituale, le quali sono le fasi stesse dell’iniziazione effettiva: alla base della colonna vertebrale, è lo stato di «sonno» in cui si trova il luz nell’uomo comune; nel cuore, è la fase iniziale della sua «germinazione», che è propriamente la «seconda nascita»; all’occhio frontale, è la perfezione dello stato umano, vale a dire la reintegrazione nello «stato primordiale»; finalmente, alla corona del capo, è il passaggio agli stati sovraindividuali, che deve condurre infine fino all’«Identità Suprema».
Non potremmo dilungarci di più sull’argomento senza entrare in considerazioni che, riferendosi all’esame particolareggiato di taluni simboli speciali, il loro posto più adatto lo troverebbero in altri studi, poiché qui abbiamo voluto contenerci a un punto di vista più generale, e tali simboli non li abbiamo presi in considerazione ‑ nella misura in cui era necessario ‑ se non a titolo di esempi o di «illustrazioni». Ci accontenteremo perciò di aver indicato brevemente, per terminare, che l’iniziazione, in quanto «seconda nascita», in fondo non è altro se non l’«attualizzazione» ‑ nell’essere umano ‑ di quello stesso principio che, nella manifestazione universale, assume l’apparenza dell’«Avatâra».
[1] Cfr. L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, cap. III.
[2] Un altro simbolo che a tal proposito ha con il cuore una relazione simile a quella dell’uovo è il frutto, nel cui centro si trova parimenti il germe che rappresenta ciò di cui qui si tratta; kabbalisticamente questo germe viene raffigurato con la lettera iod, la quale è, nell’alfabeto ebraico, il principio di tutte le altre lettere.
[3] Non si tratta qui degli Avatâra particolari che si manifestano nel corso dei diversi periodi ciclici, ma di quello che è in realtà, e fin dall’inizio, il principio stesso di tutti gli Avatâra, così come, dal punto di vista della tradizione islamica, Er-Rûh el-muhammadiyah è il principio di tutte le manifestazioni profetiche, e, come questo principio, è all’origine stessa della creazione. Ricorderemo che il termine Avatâra esprime precisamente la «discesa» di un principio nella sfera della manifestazione, e altresì ‑ d’altronde ‑ che il nome di «germe» è attribuito al Messia in numerosi testi biblici.
[4] Katha Upanishad, I Vallî, shruti 14.
[5] Il fuoco (Tejas) contiene in sé i due aspetti complementari di luce e di calore.
[6] È questa la ragione, aggiunta d’altronde alla posizione «centrale» di Hiranyagarbha, che lo fa assimilare simbolicamente al sole.
[7] Yathâ pinda tathâ Brahmânda (Cfr. L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, pp. 93 e 124).
[8] Cfr. Il Re del Mondo, pp. 74-7. Si può anche osservare che l’assimilazione della «seconda nascita» ad una «germinazione» del luz ricorda chiaramente la descrizione taoista del processo iniziatico come «endogenia dell’immortale».
XLVIII - La nascita dell’Avatâra
L’accostamento da noi indicato tra il simbolismo del cuore e quello dell’«Uovo del Mondo» ci porta a segnalare ancora, in merito alla «seconda nascita», un aspetto diverso da quello secondo il quale l’abbiamo preso in esame in precedenza: questo aspetto è quello che la presenta come la nascita di un principio spirituale al centro dell’individualità umana, centro che ‑ com’è noto ‑ è precisamente raffigurato dal cuore.
Se è vero che tale principio risiede sempre di fatto nel centro di ogni essere[1], in un caso come quello dell’uomo comune esso vi è però contenuto in un modo tutto sommato latente, e quando si parla di «nascita» si intende propriamente il punto di partenza di uno sviluppo effettivo; e in effetti è proprio tale punto di partenza che è determinato, o per lo meno reso possibile, dall’iniziazione. In un dato senso l’influsso spirituale che è trasmesso da quest’ultima si identificherà perciò al principio stesso di cui è questione; in un altro senso, e se si tiene conto della preesistenza di questo principio nell’essere, si potrà dire che essa ha come effetto di «vivificarlo» (non in sé e per sé, sia ben inteso, ma nei confronti dell’essere nel quale risiede), vale a dire, in definitiva, di rendere «attuale» la sua presenza, la quale non era inizialmente se non potenziale; e, a ogni buon conto, è evidente che il simbolismo della nascita può applicarsi in ugual modo sia nell’uno sia nell’altro caso.
Ora, occorre ben comprendere che, in virtù dell’analogia costitutiva del «macrocosmo» e del «microcosmo», ciò che è contenuto nell’«Uovo del Mondo» (e non è quasi necessario sottolineare l’evidente rapporto che c’è tra l’uovo e la nascita, ovvero l’inizio dello sviluppo di un essere) è realmente identico a ciò che è pure contenuto simbolicamente nel cuore[2]: si tratta di quel «germe» spirituale che, nella sfera macrocosmica è ‑ come già abbiamo detto ‑ indicato dalla tradizione indù come Hiranyagarbha; e tale «germe», nei confronti del mondo al cui centro è situato, è propriamente l’Avatâra primordiale[3]. Ora, il luogo della nascita dell’Avatâra, così come quello di ciò che a esso corrisponde dal punto di vista «microcosmico», è rappresentato precisamente dal cuore, identificato anche ‑ sotto questo rapporto ‑ con la «caverna», il cui simbolismo iniziatico si presterebbe a sviluppi che qui non possiamo pensare di affrontare; è quanto indicano chiaramente testi come il seguente: «Sappi che questo Agni, che è il fondamento del mondo eterno (principiale), e attraverso il quale quest’ultimo può essere raggiunto, è nascosto nella caverna (del cuore)»[4]. Si potrebbe forse obiettare che, qui come del resto in molti altri casi, l’Avatâra è indicato come Agni, mentre altrove viene detto che è Brahmâ ad avvilupparsi nell’«Uovo del Mondo», denominato per tale ragione Brahmânda, per nascervi come Hiranyagarbha; ma, al di là del fatto che i differenti nomi in realtà non indicano se non diversi aspetti o attributi divini, i quali sono sempre necessariamente in rapporto gli uni con gli altri, e non sono affatto delle «entità» separate, è il caso di ricordarsi più particolarmente che Hiranyagarbha viene caratterizzato come un principio di natura luminosa, e perciò ignea[5], il che lo apparenta in verità specificamente ad Agni stesso[6].
Per passare da qui all’applicazione «microcosmica» è sufficiente che si ricordi l’analogia esistente tra il pinda, embrione sottile dell’essere individuale, e il Brahmânda o «Uovo del Mondo»[7]; e d’altra parte tale pinda ‑ in quanto «germe» permanente e indistruttibile dell’essere ‑ si identifica secondo un altro rapporto con il «nocciolo di immortalità», il quale viene chiamato luz nella tradizione ebraica[8]. Vero è che, in generale, la «localizzazione» del luz non è indicata nel cuore, o, per lo meno, che la sua localizzazione nel cuore è soltanto una di quelle di cui esso è capace, nella sua corrispondenza con l’organismo corporeo, e non si riferisce al caso più abituale; sennonché essa è nondimeno, fra le altre, la «localizzazione» esattamente corrispondente al «luogo» in cui il luz è in immediata relazione con la «seconda nascita». Di fatto, queste «localizzazioni» ‑ le quali sono altresì in rapporto con la dottrina indù dei chakra o centri sottili dell’essere umano ‑ si riferiscono ad altrettante condizioni di quest’ultimo o fasi del suo sviluppo spirituale, le quali sono le fasi stesse dell’iniziazione effettiva: alla base della colonna vertebrale, è lo stato di «sonno» in cui si trova il luz nell’uomo comune; nel cuore, è la fase iniziale della sua «germinazione», che è propriamente la «seconda nascita»; all’occhio frontale, è la perfezione dello stato umano, vale a dire la reintegrazione nello «stato primordiale»; finalmente, alla corona del capo, è il passaggio agli stati sovraindividuali, che deve condurre infine fino all’«Identità Suprema».
Non potremmo dilungarci di più sull’argomento senza entrare in considerazioni che, riferendosi all’esame particolareggiato di taluni simboli speciali, il loro posto più adatto lo troverebbero in altri studi, poiché qui abbiamo voluto contenerci a un punto di vista più generale, e tali simboli non li abbiamo presi in considerazione ‑ nella misura in cui era necessario ‑ se non a titolo di esempi o di «illustrazioni». Ci accontenteremo perciò di aver indicato brevemente, per terminare, che l’iniziazione, in quanto «seconda nascita», in fondo non è altro se non l’«attualizzazione» ‑ nell’essere umano ‑ di quello stesso principio che, nella manifestazione universale, assume l’apparenza dell’«Avatâra».
[1] Cfr. L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, cap. III.
[2] Un altro simbolo che a tal proposito ha con il cuore una relazione simile a quella dell’uovo è il frutto, nel cui centro si trova parimenti il germe che rappresenta ciò di cui qui si tratta; kabbalisticamente questo germe viene raffigurato con la lettera iod, la quale è, nell’alfabeto ebraico, il principio di tutte le altre lettere.
[3] Non si tratta qui degli Avatâra particolari che si manifestano nel corso dei diversi periodi ciclici, ma di quello che è in realtà, e fin dall’inizio, il principio stesso di tutti gli Avatâra, così come, dal punto di vista della tradizione islamica, Er-Rûh el-muhammadiyah è il principio di tutte le manifestazioni profetiche, e, come questo principio, è all’origine stessa della creazione. Ricorderemo che il termine Avatâra esprime precisamente la «discesa» di un principio nella sfera della manifestazione, e altresì ‑ d’altronde ‑ che il nome di «germe» è attribuito al Messia in numerosi testi biblici.
[4] Katha Upanishad, I Vallî, shruti 14.
[5] Il fuoco (Tejas) contiene in sé i due aspetti complementari di luce e di calore.
[6] È questa la ragione, aggiunta d’altronde alla posizione «centrale» di Hiranyagarbha, che lo fa assimilare simbolicamente al sole.
[7] Yathâ pinda tathâ Brahmânda (Cfr. L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, pp. 93 e 124).
[8] Cfr. Il Re del Mondo, pp. 74-7. Si può anche osservare che l’assimilazione della «seconda nascita» ad una «germinazione» del luz ricorda chiaramente la descrizione taoista del processo iniziatico come «endogenia dell’immortale».
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