Detti e fatti dei Padri del deserto
Dell'Hesychia
I sacerdoti della regione visitarono le celle dei monaci dei dintorni. Li abitava Pastor. L'abate Anub si presentò e gli disse: «Invitiamo questi sacerdoti ad accettare qui oggi i doni di Dio, preparando una agape». Pastor che era ritto in piedi stette lungo tempo così, senza rispondere. L'abate Anub si ritirò contristato. Quelli che erano seduti accanto a lui gli domandarono perché non avesse risposto. «Questo non mi riguarda», rispose loro, «perché sono già morto; un morto tace. Non consideratemi quindi come fossi tra voi».
Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anziano che abitava in un luogo deserto. Trovarono presso la sua cella dei bambini che custodivano le greggi e parlavano tra loro in modo fastidioso. I fratelli videro l'anziano, gli palesarono i propri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Poi gli dissero: «Padre, perché accetti d'avere intorno questi bambini e non gli ordini di cessare tanto baccano?». L'anziano rispose: «Fratelli, credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo ordine, ma mi fermo, dicendo: «Se non sopporto questa bazzecola, come potrei sopportare una più grande prova, se Dio permette che mi si presenti? ». Così non dico niente, per abituarmi a sopportare tutto ciò che accade».
Un fratello interrogò un anziano: «Quale è la cultura dell'anima che porta frutti?». L'anziano rispose: «La cultura dell'anima consiste in questo: l' hesychia del corpo, molte preghiere corporali, non fare attenzione alle colpe degli uomini ma solamente alle proprie. Se l'uomo persevera in tutto questo, la sua anima non tarderà a produrre frutti»
Fu domandato a un anziano: «Come avviene che io mi scoraggi senza tregua?». «Perché non hai ancora visto la meta»,rispose. Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: " Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».
Un anacoreta divenne vescovo. Pio e pacifico, non correggeva nessuno, sopportando con pazienza le colpe e i peccati di ciascuno. Ora, il suo economo non amministrava correttamente gli affari della Chiesa e alcuni vennero a dire al vescovo: «Perché non rimproveri questo economo così negligente?». Il vescovo differì il rimprovero. L'indomani gli accusatori dell'economo ritornarono dal vescovo, irritati contro di lui. Il vescovo, avvertito, si nascose in qualche parte e arrivando non lo trovarono. Lo cercarono a lungo, lo scoprirono alfine e gli dissero: «Perché ti sei nascosto?». Egli rispose: «Perché ciò che sono riuscito ad ottenere in sessanta anni, a forza di pregare Dio, voi volete rubarmelo in due giorni».
Un anziano diceva: «I santi che possiedono Dio ricevono in retaggio, per la loro impassibilità, sia le cose di quaggiù che quelle future, poiché le une e le altre sono di Cristo, e quelli che possiedono il Cristo hanno anche i suoi beni. Colui che ha il mondo, cioè le passioni, anche se ha il mondo non ha niente, se non le passioni che lo dominano».
L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: «Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.
Fu domandato a un vegliardo: «Che vuoi dire rendere conto di una parola inutile?». Rispose: «Ogni parola detta intorno a un oggetto materiale è pettegolezzo inutile, non vi sono che le parole dette per la salvezza dell'anima che non siano pettegolezzo. D'altronde è meglio scegliere il silenzio totale, perché, mentre tu dici il bene, viene anche il male».
Un anziano disse: «Se tu abiti nel deserto come esicasta, non considerarti come uno che faccia qualcosa di grande, ma piuttosto reputati come un cane che sia stato scacciato dalla folla e legato perché mordeva e assaliva la gente».
L'abate Antonio predisse all'abate Amun: «Tu farai molti progressi nel timor di Dio». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «Mettiti a ingiuriare questa pietra», gli disse, «e colpiscila senza smettere». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. «No», disse Amun. «Ebbene! anche tu», aggiunse l'anziano, «devi raggiungere questa perfezione e pensare che non ti si fa nessuna offesa».
L'abate Macario diceva: «Queste tre cose sono capitali ed è bene presentarsele senza tregua: In ogni momento ci si deve ricordare della morte, si deve morire ad ogni uomo, e il pensiero deve essere costantemente unito a Nostro Signore. Difatti, se non si ha ad ogni momento presente la propria morte non si sarà capaci di morire ad ogni uomo; e se non si è capaci di morire ad ogni uomo non si sarà capaci di essere costantemente davanti a Dio».
Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».
Disse un anziano: «Lascio cadere il fuso e metto la morte dinanzi ai miei occhi prima di sollevarlo di nuovo».
Paisio, il fratello dell'abate Pastor, contrasse un'amicizia particolare con un monaco di fuori. L'abate Pastor non voleva; si levò e corse a dire all'abate Ammona: «Mio fratello Paisio ha un'amicizia particolare con uno e ciò non mi lascia riposo». «Abba Pastor, tu vivi ancora!», gli rispose Ammona. «Torna alla tua cella e mettiti bene in cuore che sei già nella tomba da un anno».
Fu domandato a un anziano: «Perché ho paura quando cammino nel deserto?». «Perché vivi ancora», rispose.
L'abate Macario diceva ancora: «Lotta per tutte le morti. Per la morte del corpo: vale a dire, se non hai la morte dello spirito, lotta per la morte del corpo. E allora la morte dello spirito ti sarà data in soprammercato. E quella morte ti farà morire ad ogni uomo, e in seguito potrai acquistare la capacità di essere costantemente vivente con Dio nel silenzio».
Tratto da Detti e fatti dei Padri del deserto, Rusconi Libri
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