"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 31 maggio 2020

Chuang-Tzu, Verso l'ideale - I

Chuang-Tzu
Verso l'ideale

I

A - Secondo antiche leggende, nell'oceano settentrionale vive un pesce immenso, il quale può assumere la forma di un uccello. Quando questo uccello si leva in volo, le sue ali si dispiegano nel cielo come nuvole. Radendo i flutti in direzione del Sud, esso prende l'abbrivio per una lunghezza di trenta miglia, poi sale con il vento a un'altezza di diecimila miglia nel tempo di sei mesi. Cosa si vede lassù nell'azzurro? Forse dei branchi di cavalli selvaggi che corrono? O sostanza polverulenta che volteggia? O sono i respiri che danno la vita agli esseri?... E l'azzurro è forse il cielo stesso? O non è piuttosto il colore del lontano infinito, nel quale si nasconde il Cielo, l'essere personale degli Annali e delle Odi?... E di là, si vede forse la terra? E che aspetto ha?... Misteri! Qualunque sia la risposta che si può dare a queste domande, allontanandosi dal vasto oceano, e appoggiandosi alla grande massa dell'aria, unici sostegni capaci di fornire un appoggio alla sua immensità, il grande uccello veleggia a un'altezza prodigiosa.

B - Una cicala appena schiusa e un giovane piccioncello videro il grande uccello, risero di lui e dissero: «A che pro andare così in alto? Perché correre di questi rischi? Noi ci accontentiamo di volteggiare di ramo in ramo, senza allontanarci dal paesaggio che ci è noto; quando cadiamo per terra non ci facciamo male; giorno per giorno, senza affaticarci, troviamo quel che ci è necessario. Perché andare tanto lontano? Perché salire così in alto? Non è forse vero che le preoccupazioni aumentano con la distanza percorsa e con l'altezza raggiunta?» 
Pensieri di due bestiole su un argomento che va al di là delle loro facoltà di comprensione. Una piccola testolina non afferra ciò che abbraccia [invece] un intelletto [ben conformato]. Un'esperienza limitata non si estende a fatti lontani. Il fungo che non dura se non una mattina non ha l'idea della lunazione. L'insetto che vive una sola estate non s'intende della successione delle stagioni. Non si chiedano alle effimere, informazioni sulla gran testuggine che vive cinque secoli, sul grande albero il cui ciclo vitale è di ottomila anni. Neppure il vecchio P'eng-zù vi dirà qualcosa di ciò che va al di là degli otto secoli che gli attribuisce la tradizione. A ciascun essere, la sua formula propria di sviluppo. 

C - Ci sono uomini [che sono] limitati quasi quanto le due bestiole di cui si parlava prima. Non comprendendo se non i fatti della vita ordinaria, costoro saranno capaci soltanto di essere i mandarini di un distretto, o, al massimo, i signori di un feudo. 
Maestro Giung di Song fu superiore a questo genere [di uomini], e più simile al grande uccello. Egli visse, indifferente e alla lode e alla critica. Seguendo il proprio giudizio, non si lasciò influenzare dall'opinione degli altri. Non fece mai distinzione tra la gloria e la disgrazia. 
Fu libero dai legami dei pregiudizi umani. 
Maestro Lieh-tzu di Ceng, fu superiore a Maestro Giung, e ancor più simile al grande uccello. Sulle ali della contemplazione, il suo spirito prendeva il volo, talvolta per quindici giorni, lasciando il suo corpo inerte e insensibile. Fu quasi completamente libero dai legami terrestri. Tuttavia non del tutto, tenuto conto che doveva attendere l'ispirazione [intellettuale], un residuo di dipendenza. 
Adesso, pensiamo invece a un essere totalmente assorbito dall'immensa rotazione cosmica, e in grado di muoversi in essa, nell'infinito. Un simile essere non dipenderà più da nulla. Egli sarà perfettamente libero, nel senso che la sua persona e la sua attività saranno unite alla persona e all'attività del gran Tutto. Per questo si dice, molto giustamente: «l'uomo superiore non ha più un io proprio; l'uomo trascendente non ha più un'azione propria; il Saggio non ha neanche più un nome proprio. Perché è uno con il Tutto». 

D - Ci fu un tempo in cui l'imperatore Yao voleva cedere l'impero al suo ministro Hu-yu; perciò gli disse: «Quando risplende il sole o la luna, si spengono le torce. Quando cade la pioggia, si ripongono gli innaffiatoi. L'impero sta prosperando grazie a voi, perché dunque resterei io sul trono? Degnate salirci voi!...»
«Grazie molte» rispose Hu-yu; «vi piaccia restarvi! L'impero ha prosperato sotto il vostro comando. Che importa a me la mia personale rinomanza? All'uccello basta un ramo della foresta per posarsi. Il topo si toglie la sete con una sorsata d'acqua bevuta ad un ruscello. Io non ho bisogni maggiori di questi due esserini. Rimaniamo entrambi ai nostri rispettivi posti». 
Questi due uomini arrivarono pressappoco al livello di Maestro Giung di Song. L'obiettivo del Taoismo è più elevato di così. 
Un giorno Chien-u disse a Lien-sciù: «Ho inteso dire da Zié-u delle cose esagerate, stravaganti...» 
«Cos'ha detto?» domandò Lien-sciù. 
«Ha detto che nella lontana isola Cu-sceé abitano degli uomini trascendenti, bianchi come la neve, freschi come bambini, i quali non assorbono nessun genere di cibo, ma aspirano il vento e bevono la rugiada. Passeggiano nell'aria, e le nubi gli servono da carrozza e i draghi da cavalcatura. In virtù dell'influsso della loro trascendenza proteggono gli uomini dalle malattie e favoriscono la maturazione dei raccolti. Si tratta evidentemente di follie; per cui non ci ho assolutamente creduto...» 
Lien-sciù rispose: «Il cieco non vede, perché non ha occhi. Il sordo non sente, per-ché non ha orecchi. Voi non avete capito Zié-u, perché non avete intelletto. Gli uomini superiori di cui parla esistono. Anzi, possiedono virtù ben più meravigliose di quelle che avete elencato. Però, per ciò che riguarda le malattie e le messi, essi se ne preoccupano così poco, che quand'anche l'impero cadesse in rovina e tutti invocassero il loro aiuto, essi non se ne farebbero un problema, tanto sono indifferenti a tutto... 
«L'uomo superiore non è toccato da nulla. Un diluvio universale non arriverebbe a sommergerlo; un braciere universale non arriverebbe a bruciarlo, tanto è al di sopra di tutto. Dalle sue briciole e dai suoi residui si potrebbero fare altrettanti Yao e Sciunn. E un uomo così dovrebbe occuparsi di bazzecole come i raccolti e la direzione di uno stato? Ma non facciamo ridere!» 
Ciascuno si raffigura il proprio scopo a modo suo. Per la gente di Song l'ideale è essere ben vestiti e ben pettinati; per la gente di Ué, l'ideale è avere il capo rasato ed essere vestiti di un tatuaggio. L'imperatore Yao si diede molto da fare e pensò di aver regnato in modo impeccabile. Dopo aver visitato i quattro Maestri, nella lontana isola di Cu-sceé, riconobbe di aver sbagliato tutto. L'ideale è l'imperturbabilità dell'uomo superiore, che lascia girare la ruota del cosmo [secondo la sua legge propria]. 

E - I principi di poca nobiltà non sanno servirsi degli uomini di questa fatta, i quali non danno risultati in incarichi di poco rilievo, poiché le loro qualità risentono negativamente della ristrettezza di questi ultimi. 
Maestro Hoei, che era riuscito a far crescere nel suo giardino delle zucche di enormi dimensioni, le aveva poi tagliate a mezzo, e delle due metà si era servito come bacili. Constatando che questi recipienti erano troppo grandi, sezionò ciascuna delle mezze zucche a sua volta in due quarti. Questi quarti non stavano in piedi e non gli si poteva metter dentro più nulla. Allora le distrusse... 
«Siete un povero sciocco» gli disse Chuang-tzu; «non siete stato capace di utilizzare le vostre zucche pregiate. Avreste potuto servirvene a mo' di boe, sulle quali avreste attraversato fiumi e laghi. Volendo rimpicciolirle le avete private di ogni possibilità di utilizzazione». 
Cosi accade degli uomini come delle cose; tutto dipende dall'utilizzazione a cui li si destina. 
Una famiglia di allevatori di bachi di Song era in possesso della formula di una pomata per la cui virtù le mani di coloro che ammatassavano la seta dei bozzoli nell'acqua calda non si screpolavano. Costoro vendettero la ricetta a uno straniero per cento tael, e pensarono di averne ottenuto in tal modo un considerevole profitto. Ora, lo straniero, diventato ammiraglio del re di Ué, capitanò una spedizione navale contro quelli di Ué. Era d'inverno, e avendo protetto, grazie alla sua pomata, le mani dei suoi marinai contro i geloni, egli ottenne una gran vittoria, la quale gli procurò un vasto feudo. Di conseguenza, due usi della stessa pomata produssero una piccola somma e un'immensa fortuna. 
Chi sappia servirsi dell'uomo superiore, ne trae molto. Chi non sia capace di servirsene, non ne ricava nulla. 

F - «Le vostre teorie» disse Maestro Hoei a Maestro Chuang «sentono la vastità, ma non hanno nessun valore pratico; è per questo che tutti le rifiutano. Sono come il grande ailanto, dal cui legno fibroso non si possono ricavare tavole, e i cui rami pieni di nodi sono inutilizzabili». 
«Meglio per me» rispose Maestro Chuang; «visto che tutto quel che si presta a un uso pratico, proprio per questo perisce. Per quanti stratagemmi possa mettere in opera, la martora finisce col soccombere; perché la sua pelliccia è ricercata. Lo yak, che pure è così possente, finisce ammazzato, perché con la sua coda si possono fare stendardi. Mentre l'ailanto al quale voi mi fate l'onore di paragonarmi, nato su un terreno desertico, potrà crescere finché vuole, dando ombra al viandante e a chi vi si ripara sotto per dormire, e non dovrà temere asce o scuri di sorta; proprio perché, come dite, non ha nessuna qualità che lo renda appetibile. Non servire a nulla: non è forse una caratteristica di cui ci sarebbe piuttosto da rallegrarsi?» 

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