"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

lunedì 29 settembre 2014

Ramana Maharshi, Ulladu Narpadu - Quaranta versi


Ramana Maharshi 
Ulladu Narpadu - Quaranta versi
Invocazione:
I. Se la Realtà non esistesse, si potrebbe avere coscienza di esistere? Libera da ogni pensiero, la Realtà abita nel Cuore, la Sorgente di tutto il pensiero. Perciò si chiama Cuore. Come si può contemplarlo? Essere ciò che è nel Cuore, è la Sua contemplazione.
II. Coloro che provano intenso timore della morte cerchino rifugio presso i piedi di Dio, che non conosce nascita né morte. Morendo a sé stessi e ai loro possedimenti, come possono essere toccati ancora dal pensiero della morte? Essi sono immortali.
§§§
1. Dal punto di vista della nostra percezione del mondo deriva l'accettazione di un Principio Primo in possesso di vari poteri. Le immagini relative ai nomi  e alle forme, la persona che le vede, lo schermo su cui le vede proiettate e la luce attraverso cui le vede: egli stesso è tutte queste cose.
2. Tutte le religioni postulano tre enti fondamentali: il mondo, l'anima e Dio, ma è una sola unica Realtà che manifesta Sé stessa in questi tre. Si può dire che i tre restano tre fintanto che persiste il senso dell'ego. Perciò, nell'aderire all'Essere unitario, dove l'"io", o ego, muore, si ha lo Stato perfetto.
3. "Il mondo è reale", "no, è solo una mera apparenza", "il mondo è consapevole", "no", "il mondo è felicità", "no". A che scopo discuterne? Quello stato è condivisibile da tutti, qualora, abbandonati gli interessi estroversi, si riconosca il proprio Sé e si perdano anche le cognizioni di unità e di dualità, relativi a sé stessi e all'ego.
4. Se si dà una forma a sé stessi, il mondo e Dio appariranno a loro volta con una forma; ma se si è senza forma, chi vedrà una forma e come? Senza un occhio che la vede, come può esserci una forma? Il Sé osservatore è l'Occhio, e quell'Occhio è l'Occhio dell'Infinito.
5. Il corpo è una forma composta da cinque guaine, perciò tutte le cinque guaine sono coinvolte nella parola "corpo". Senza il corpo esiste il mondo? Qualcuno ha visto il mondo senza avere un corpo?
6. Il mondo non è altro che la forma corporea degli oggetti percepiti dai cinque organi di senso. Da che, attraverso i cinque sensi, la mente individuale percepisce il mondo, il mondo è niente altro che mente. Senza la mente, può esserci il mondo?
7. Sebbene il mondo e la coscienza si levino e tramontino, è solo per la coscienza che il mondo è apparente. Quella Perfezione per cui mondo e coscienza si levano e tramontano, ma che risplende senza mai levarsi e tramontare, è la sola Realtà.
8. Sotto qualsiasi nome e forma si venera l'Assoluta Realtà, si tratta soltanto di un mezzo per realizzare Quello senza nome e senza forma. Solo quella è la vera realizzazione, ove ci si riconosce in relazione alla Realtà, si ottiene pace e si realizza la propria identità con Quello.

9. La dualità di soggetto e oggetto e la trinità di vedente, veduto e visione possono esistere solo se supportate dall'Uno. Se ci si rivolge all'interno in cerca della Realtà Unica, tutte queste cose decadono. Coloro che vedono questo, vedono la saggezza. Non sono mai assaliti dal dubbio.
10. La coscienza ordinaria è sempre accompagnata da ignoranza, e l'ignoranza dalla conoscenza; l'unica vera Conoscenza è quella per cui si riconosca il Sé, attraverso l'indagine su conoscenza e ignoranza.
11. Non è invero ignoranza il conoscere qualsiasi cosa senza conoscere sé stessi, il conoscitore? Quando si conosca il Sé, che è il substrato di conoscenza e ignoranza, conoscenza e ignoranza scompaiono.
12. Solo questa è la vera Conoscenza, che non è né conoscenza né ignoranza. Quello che sappiamo non è vera Conoscenza. Solo quando il Sé risplende senza altro che debba essere conosciuto o fatto conoscere, Solo questo è Conoscenza. Non si tratta di vuoto.
13. Il Sé, che è Conoscenza, è l'unica Realtà. La molteplicità è falsa conoscenza. Questa falsa conoscenza, o ignoranza, non può esistere separatamente dal Sé, la Conoscenza Reale. I vari ornamenti d'oro sono irreali, poiché nessuno di essi esiste a prescindere dall'oro con cui è fatto.
14. Se esiste la prima persona, io, esistono di conseguenza la seconda e la terza, tu e lui. Indagando sulla natura dell'io, l'io scompare. Lo stato che ne risulta, luminoso come l'Essere Assoluto, è lo stato naturale dell'essere, il Sé.
15. Solo riferendosi al presente esistono il passato e il futuro. Ma anche essi, mentre accadono, sono il presente. Cercare di determinare la natura del passato e del futuro, ignorando il presente, è come cercare di far di conto senza usare l'unità.
16. Fuori di noi, dove sono il tempo e lo spazio? Se siamo corpi, siamo coinvolti nel tempo e nello spazio, ma siamo questo? Siamo uno, identico, adesso, dopo e prima, così sempre, qui e ovunque. Dunque siamo, senza tempo e senza spazio, solo Essere.
17. Per coloro che non hanno realizzato il Sé, come per coloro che l'hanno realizzato, la parola "io" si riferisce al corpo, ma con una differenza: per quelli che non l'hanno realizzato, l'"io" è confinato nel corpo, mentre per coloro che hanno realizzato il Sé interiore l'"io" risplende come il Sé illimitato.
18. Per coloro che non hanno realizzato il Sé, come per coloro che l'hanno realizzato, il mondo è reale. Ma per coloro che non l'hanno realizzato la Verità è adattata a misura del mondo, mentre per coloro che l'hanno realizzato la Verità risplende come Perfezione Senza Forma e Substrato del mondo. Questa è l'unica differenza fra loro.
19. Solo quelli che non conoscono la Sorgente del destino e del libero arbitrio discutono su quale dei due prevalga. Quelli che conoscono il Sé come la Sorgente del destino e del libero arbitrio sono liberi da entrambi. Come saranno ancora ingannati da essi?
20. Colui che vede Dio senza vedere il Sé, vede solo un'immagine mentale. Si dice che chi vede il Sé veda Dio. Colui che, perduto completamente l'ego, veda il Sé, trova Dio, poiché il Sé non esiste separatamente da Dio.
21. Qual è il senso delle scritture che affermano che vedendo il Sé si vede Dio? Come si può vedere il Sé? Se fintanto che si resta nell'individualità non si può vedere il Sé, come si può vedere Dio? Solo diventando la Sua preda.
22. Il Divino dà luce alla mente e risplende all'interno di essa. Non vi è altra via per conoscerlo con la mente che rivolgerla all'interno e fissarla sul Divino. 

23. Il corpo non dice "io". Nessuno può discutere che nel sonno profondo l'"io" cessa di esistere. Quando l'"io" emerge, tutto il resto emerge. Con mente attenta si indaghi da dove questo "io" emerge.

24. Questo corpo inerte non dice "io". La consapevolezza della realtà non emerge da lì. In mezzo ai due [corpo - consapevolezza, ndt], e limitatamente alle misure del corpo, talvolta emerge quale "io". Questo è noto come Chit-jada-granthi (il nodo tra la consapevolezza e la materia inerte) e quale legame, anima, corpo sottile, ego, mente e così via.

25. Si manifesta accompagnato da una forma, e perdura finché mantiene una forma. Avendo una forma, la nutre e la fa crescere. Ma se si indaga, questo spirito maligno, che non possiede una forma propria, abbandona la presa alla forma e prende il volo.
26. Se l'ego c'è, tutte le altre cose ci sono. Se l'ego non c'è, nessun altra cosa c'è. Dunque indagare su cosa sia questo ego è l'unica via per liberarsi da tutto.
27. La stato in cui non emerge alcun "io" è lo stato dell'essere Quello. Senza ricercare quello Stato di non-emergenza dell'"io" e ottenerlo, come si può raggiungere la propria estinzione, da cui l'"io" non ritorna? Senza questo compimento come si può restare nella propria vera natura, dove si è Quello?
28. Come ci si deve tuffare per recuperare qualcosa che è caduto nell'acqua, così occorre tuffarsi in sé stessi, con mente affilata e concentrata, controllando la parola e il respiro, per trovare il luogo ove l'"io" trae origine.
29. L'unica indagine che conduce alla realizzazione del Sé è la ricerca della Sorgente dell'"io". Meditare su "Io non sono questo; io sono Quello" può essere d'aiuto, ma non può essere l'indagine.
30. Se si investiga "Chi sono io?" nel profondo della mente, l'"io" individuale decade appena si raggiunge il Cuore e immediatamente la Realtà manifesta sé stessa spontaneamente come "io-io". Sebbene si riveli come "io", non si tratta dell'ego, ma dell'Essere Perfetto, il Sé Assoluto.
31. Per colui che è immerso nella Beatitudine del Sé, che sorge dall'estinzione dell'ego, cosa rimane da compiere? Egli non è più cosciente di niente altro che del Sé. Chi può afferrare il suo Stato?
32. Sebbene le scritture affermino "Tu sei Quello", la meditazione su "Io non sono questo, io sono Quello" è solo segno della debolezza della mente, poiché si è eternamente Quello. Quello che realmente deve essere fatto è l'investigazione su ciò che realmente si è e stabilirsi in Quello.
33. E' altresì ridicolo affermare "io non ho realizzato il Sé" o "io ho realizzato il Sé"; esistono forse due sé, per cui uno è l'oggetto di realizzazione dell'altro? E' una verità dell'esperienza di tutti che esiste un solo Sé. 


34. Solo a causa dell'illusione dovuta all'ignoranza gli uomini mancano di riconoscere Quello che è sempre e in tutti la Realtà intrinseca, posta nel centro del Cuore, e di stabilirsi in Essa, mentre discutono piuttosto sulla sua esistenza o inesistenza, sul fatto che abbia o non abbia forma, o che sia duale o non duale.


35. Ricercare e stabilirsi nella Realtà, che è sempre compiuta, è l'unico conseguimento. Tutti gli altri conseguimenti (siddhi) sono come oggetti acquisiti in sogno. Possono apparire reali a chi si è risvegliato? Possono illudere coloro che si sono stabiliti nella Realtà e sono liberi da Maya?


36.Solo se ricorre il pensiero "io sono il corpo", la meditazione su "io non sono questo, io sono Quello" aiuterà a stabilizzarsi in Quello. Perché dovremmo pensare per sempre "io sono Quello"? Si rende necessario forse per un uomo pensare "io sono un uomo"? Non siamo sempre Quello?
37. L'asserzione che dice "Dualismo durante la pratica, non-dualismo alla Realizzazione" è altresì falsa. Mentre si è in ansiosa ricerca, così come quando si è realizzato il Sé, chi altro si è se non il decimo uomo?[1]

 
38. Finché ci si percepisce agenti, si raccolgono i frutti delle azioni, ma appena si realizza il Sé attraverso l'indagine e si comprende chi è l'agente, il proprio senso di essere agente decade e il triplo karma[2] cessa. Questo è lo stato dell'eterna Liberazione. 


39. Solo fino a quando ci si pensa legati, si pensa alla Liberazione. Quando si indaga su chi sia legato si realizza il Sé, eternamente compiuto ed eternamente libero. Quando il pensiero del legame svanisce, può sopravvivere il pensiero della Liberazione?
40. Se è stato detto che la Liberazione è di tre tipi, con forma, senza forma, o con-e-senza forma, lasciate che io vi dica che l'estinzione delle tre forme di Liberazione è l'unica vera Liberazione.



[1] Si riferisce a una storiella tradizionale che narra di dieci sciocchi che viaggiavano assieme. Costretti ad attraversare un fiume, giunti sull'altra sponda decisero di contarsi, per verificare che tutti fossero giunti sani e salvi. Ciascuno contò a turno, ma ognuno contava soltanto i nove altri dimenticando sé stesso. Così conclusero che il decimo doveva essere annegato e iniziarono a piangerlo. Allora passò di lì un viaggiatore e chiese loro cosa fosse accaduto. Subito comprese il loro errore e per convincerli che nessuno era annegato,  li fece avanzare uno alla volta davanti a sé e, dando uno schiaffo a ciascuno, chiese di contare i colpi.
[2] Sanchita, Agami e Prarabdha.