Iniziazione e realizzazione spirituale
XXV - Sui gradi iniziatici
Ultimamente ci siamo molto stupiti nel constatare che
taluni, che pure pensavamo avrebbero dovuto comprendere un po’ meglio quanto a
più riprese abbiamo esposto sull’iniziazione, facessero ancora assai strane
confusioni su questo argomento, palesando cognizioni del tutto erronee a
proposito di questioni peraltro relativamente semplici.
Nella fattispecie abbiamo sentito fare l’asserzione, assolutamente inesplicabile da parte di chiunque possieda o dovrebbe possedere una qualche conoscenza di queste cose, che fra lo stato spirituale di un iniziato appena «entrato nella via» e lo «stato primordiale» non esiste alcun grado intermedio.
La verità, al contrario, è che ve n’è un gran numero, in quanto la via dei «piccoli misteri», culminante nello «stato primordiale», è certamente molto lunga da percorrere e, di fatto, ben pochi arrivano fino al termine di essa; come si può sostenere che tutti coloro i quali si trovano su questa via siano realmente allo stesso punto e che non ve ne siano di quelli che sono giunti a tappe diverse? D’altronde, se fosse così, come si spiegherebbe che le forme iniziatiche riferentesi appunto ai «piccoli misteri» comprendono in generale una pluralità di gradi, per esempio tre in certune e sette in altre, per limitarsi ai casi più noti? A che mai dovrebbero corrispondere questi gradi? Abbiamo anche citato una enumerazione taoista nella quale, fra lo stato dell’«uomo saggio» e quello dell’«uomo vero», si fa menzione di altri due gradi intermedi[1]; questo esempio è anche particolarmente preciso, perché in esso lo «stato primordiale», cioè quello dell’«uomo vero», viene così ad esser situato al quarto gradino di una gerarchia iniziatica. In ogni caso, e in qualunque modo siano ripartiti, questi gradi, almeno teoricamente, o se si preferisce, simbolicamente quando si tratta di un’iniziazione semplicemente virtuale, non possono rappresentare nient’altro che le diverse tappe di un’iniziazione effettiva, alle quali corrispondono altrettanti stati spirituali distinti di cui esse sono la realizzazione successiva; se non fosse così essi sarebbero completamente privi di significato. In realtà i gradi intermedi dell’iniziazione possono anche essere una moltitudine indefinita, e deve essere ben chiaro che quelli che esistono in un’organizzazione iniziatica non costituiscono altro che una classificazione più o meno generale e «schematica», limitata alla considerazione di certe tappe principali o più nettamente caratterizzate, il che spiega d’altronde la diversità di queste classificazioni[2]. Va da sé inoltre, che anche se un’organizzazione iniziatica, per una qualunque ragione di «metodo», non conferisce gradi nettamente distinti e sottolineati da riti particolari per ciascuno di essi, ciò non impedisce che le stesse tappe esistano necessariamente per coloro che ad essa sono ricollegati, almeno dal momento in cui passano all’iniziazione effettiva, in quanto non vi sono metodi che consentano di ottenere direttamente lo scopo.
Nella fattispecie abbiamo sentito fare l’asserzione, assolutamente inesplicabile da parte di chiunque possieda o dovrebbe possedere una qualche conoscenza di queste cose, che fra lo stato spirituale di un iniziato appena «entrato nella via» e lo «stato primordiale» non esiste alcun grado intermedio.
La verità, al contrario, è che ve n’è un gran numero, in quanto la via dei «piccoli misteri», culminante nello «stato primordiale», è certamente molto lunga da percorrere e, di fatto, ben pochi arrivano fino al termine di essa; come si può sostenere che tutti coloro i quali si trovano su questa via siano realmente allo stesso punto e che non ve ne siano di quelli che sono giunti a tappe diverse? D’altronde, se fosse così, come si spiegherebbe che le forme iniziatiche riferentesi appunto ai «piccoli misteri» comprendono in generale una pluralità di gradi, per esempio tre in certune e sette in altre, per limitarsi ai casi più noti? A che mai dovrebbero corrispondere questi gradi? Abbiamo anche citato una enumerazione taoista nella quale, fra lo stato dell’«uomo saggio» e quello dell’«uomo vero», si fa menzione di altri due gradi intermedi[1]; questo esempio è anche particolarmente preciso, perché in esso lo «stato primordiale», cioè quello dell’«uomo vero», viene così ad esser situato al quarto gradino di una gerarchia iniziatica. In ogni caso, e in qualunque modo siano ripartiti, questi gradi, almeno teoricamente, o se si preferisce, simbolicamente quando si tratta di un’iniziazione semplicemente virtuale, non possono rappresentare nient’altro che le diverse tappe di un’iniziazione effettiva, alle quali corrispondono altrettanti stati spirituali distinti di cui esse sono la realizzazione successiva; se non fosse così essi sarebbero completamente privi di significato. In realtà i gradi intermedi dell’iniziazione possono anche essere una moltitudine indefinita, e deve essere ben chiaro che quelli che esistono in un’organizzazione iniziatica non costituiscono altro che una classificazione più o meno generale e «schematica», limitata alla considerazione di certe tappe principali o più nettamente caratterizzate, il che spiega d’altronde la diversità di queste classificazioni[2]. Va da sé inoltre, che anche se un’organizzazione iniziatica, per una qualunque ragione di «metodo», non conferisce gradi nettamente distinti e sottolineati da riti particolari per ciascuno di essi, ciò non impedisce che le stesse tappe esistano necessariamente per coloro che ad essa sono ricollegati, almeno dal momento in cui passano all’iniziazione effettiva, in quanto non vi sono metodi che consentano di ottenere direttamente lo scopo.
Possiamo anche presentare le cose in un altro modo che forse
le rende ancora più «tangibili»: abbiamo spiegato che l’iniziazione ai «piccoli
misteri», che naturalmente prende l’uomo qual è nel suo stato attuale, gli fa
in qualche modo risalire il ciclo percorso in senso discendente dall’umanità
durante la sua storia, allo scopo di ricondurlo finalmente proprio allo «stato
primordiale»[3].
Orbene, è evidente che fra quest’ultimo e le stato attuale dell’umanità vi è
stata una quantità di stadi intermedi, com’è provato dalla distinzione
tradizionale delle quattro età, all’interno di ciascuna delle quali si
potrebbero ancora stabilire delle suddivisioni; la decadenza spirituale non si
è prodotta d’un sol colpo, ma è avvenuta attraverso tappe successive, e,
logicamente, la rigenerazione non può operarsi altro che percorrendo le stesse
tappe in senso inverso, riavvicinandosi così gradualmente allo «stato
primordiale» che si tratta di riconquistare.
Capiremmo meglio la convinzione che non vi siano gradi
distinti nel percorso dei «grandi misteri», cioè tra lo stato dell’«uomo vero»
e quello dell’«uomo trascendente»; ciò sarebbe ugualmente falso, ma per lo meno
quest’illusione sarebbe più facile da spiegare. Gli stati sopraindividuali sono
molteplici, e tra loro ve n’è in realtà di molto lontani dallo stato
incondizionato nel quale solo si realizza la «Liberazione» o l’«Identità
suprema»; ma dal momento che un essere ha oltrepassato lo «stato primordiale»,
per conseguire un qualsiasi stato sopraindividuale, chiunque sia ancora nello
stato individuale umano lo perde in certo qual modo di vista, così come un
osservatore la cui visione sia limitata al piano orizzontale non può conoscere,
di una verticale, se non l’unico punto d’incontro di essa con questo piano,
mentre tutti gli altri punti necessariamente gli sfuggono. Questo punto, che
corrisponde propriamente allo «stato primordiale», è dunque in pari tempo, come
abbiamo detto altrove, la «traccia» unica di tutti gli stati sopraumani; è per
questo che, dallo stato umano, l’«uomo trascendente», e quelli che hanno
soltanto realizzato degli stati sopraindividuali ancora condizionati, sono
veramente «indiscernibili» tra loro, analogamente allo stesso «uomo vero», che
peraltro non è giunto se non al centro dello stato umano e non possiede
attualmente nessuno stato superiore[4].
Queste considerazioni non hanno altro scopo che quello di
ricordare certe nozioni già da noi esposte, le quali però sembra non siano
state sempre sufficientemente comprese; e abbiamo ritenuto tanto più necessario
riparlarne, in quanto, per chi non sia ancora se non al primo stadio
dell’iniziazione, rappresenta un vero pericolo l’immaginare di essere già, se
ci è permesso esprimerci così, candidato alla realizzazione dello «stato
primordiale». È pur vero che certa gente va ancor più lontano ed è convinta che
per ottenere immediatamente addirittura la «Liberazione» basti averne un
desiderio sincero, accompagnato da una confidenza assoluta in un Guru, senza avere il minimo sforzo da
compiere per conto proprio; certamente sembra di sognare quando ci si trova in
presenza di simili aberrazioni!
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