René Guénon
Iniziazione e realizzazione spirituale
XXIV - Sulla funzione del guru
Ultimamente, a proposito della
funzione del Guru[1],
abbiamo avuto modo di constatare equivoci ed esagerazioni tali, da parte di
qualcuno, che ci vediamo obbligati a ritornare su questo argomento per mettere
un po’ le cose a punto.
Di fronte a certe affermazioni, siamo quasi tentati di dire che ci dispiace d’aver noi stessi tanto insistito su questa funzione come abbiamo fatto in molteplici circostanze; è pur vero che molti tendono a sminuirne l’importanza se non addirittura a misconoscerla interamente, ed è appunto questo che giustificava la nostra insistenza; ma questa volta è di errori in senso opposto che dobbiamo occuparci.
Di fronte a certe affermazioni, siamo quasi tentati di dire che ci dispiace d’aver noi stessi tanto insistito su questa funzione come abbiamo fatto in molteplici circostanze; è pur vero che molti tendono a sminuirne l’importanza se non addirittura a misconoscerla interamente, ed è appunto questo che giustificava la nostra insistenza; ma questa volta è di errori in senso opposto che dobbiamo occuparci.
Certa gente infatti, arriva a
pretendere che nessuno potrà mai raggiungere la Liberazione senza un Guru, intendendo naturalmente, con
questo termine, un Guru umano; faremo
subito osservare che questi tali farebbero certo molto meglio a preoccuparsi di
cose meno lontane da loro che non il termine ultimo della realizzazione
spirituale, nonché ad accontentarsi di prendere in esame la questione per quel
che riguarda le prime tappe di essa, le quali, d’altronde, sono proprio quelle
in cui la presenza di un Guru può
apparire particolarmente necessaria. Non bisogna dimenticare in effetti, che il
Guru umano, come abbiamo detto in
precedenza, non è in realtà che una rappresentazione esteriore e come un
«sostituto» del vero Guru interiore,
per cui la necessità del primo è solo dovuta al fatto che l’iniziato, finché
non è giunto ad un certo grado di sviluppo spirituale, è ancora incapace
d’entrare direttamente in comunicazione cosciente col secondo. In ogni caso, è
questa la ragione che limita ai primi stadi la necessità dell’aiuto di un Guru umano, e diciamo i primi stadi, in
quanto va da sé che la comunicazione in questione diventa possibile per un
essere ben prima che sia sul punto di ottenere la Liberazione. Ora, tenuto
conto di questa restrizione, si può considerare tale necessità come assoluta?
La presenza del Guru umano è forse,
in altri termini, rigorosamente indispensabile in tutti i casi all’inizio della
realizzazione soltanto per il conferimento di un’iniziazione valevole (nel qual
caso la sua mancanza sarebbe anche troppo evidentemente assurda) oppure lo è
anche per rendere effettiva un’iniziazione la quale, in difetto di questa
condizione, rimarrebbe sempre soltanto virtuale? In realtà, per importante che
sia la funzione del Guru, e non
saremo certo noi a pensare di contestarla, ci sentiamo obbligati a dire che
un’asserzione del genere è del tutto falsa per diverse ragioni, la prima delle
quali è che esistono casi di esseri in cui la pura e semplice trasmissione
iniziatica è sufficiente, senza che un Guru
abbia minimamente ad intervenire, per «risvegliare» immediatamente delle
acquisizioni spirituali ottenute in altri stati d’esistenza; questi casi, per
rari che possano essere, sono per lo meno una prova che in nessun modo può
trattarsi di una necessità di principio. Ma v’è altro di ben più importante da
tener presente qui, quando nella fattispecie non siano più in causa fatti
eccezionali, di cui con ragione si potrebbe in pratica non tenere alcun conto,
bensì vie perfettamente normali; gli è che esistono forme di iniziazione le quali,
per la loro costituzione stessa, non implicano affatto che in esse qualcuno
debba rivestire la funzione d’un Guru
nel vero senso della parola, e questo è soprattutto il caso di certe forme
nelle quali il lavoro collettivo ha un posto preponderante, ed in cui allora la
funzione del Guru viene svolta, non
da un individuo umano, ma da un’influenza spirituale veramente presente nel
corso di questo lavoro[2].
Qui senza dubbio vi sono degli svantaggi, nel senso che una via del genere è
evidentemente meno sicura e più difficile da seguire che non quella ove
l’iniziato beneficia costantemente della presenza di un Maestro spirituale; ma
questa è tutta un’altra questione, mentre quel che ci importa, dal punto di
vista in cui ci mettiamo adesso, è soltanto che l’esistenza stessa di queste
forme iniziatiche, le quali si propongono necessariamente lo stesso scopo delle
altre, e quindi devono mettere a disposizione dei loro aderenti mezzi
sufficienti per arrivarci se sono pienamente qualificati, prova ampiamente che
la presenza di un Guru non può essere
considerata come una condizione indispensabile in tutti i casi. Ci sia o non ci
sia un Guru umano, è fuori causa che
il Guru interiore è sempre presente,
essendo tutt’uno con il «Sé» vero e proprio; che poi, per manifestarsi a coloro
che ancora non possono averne una coscienza immediata, egli prenda per supporto
un essere umano od un’influenza spirituale «non incarnata», è soltanto una
differenza di modalità che non infirma minimamente l’essenziale.
Abbiamo detto testé che la funzione
del Guru, ove esista, è soprattutto
importante al principio dell’iniziazione effettiva, cosa che può anche sembrare
del tutto evidente in quanto è naturale che un iniziato abbia tanto più bisogno
d’essere guidato quanto meno è avanzato nella via; questa considerazione
contiene già implicitamente la refutazione di un altro errore da noi
constatato, il quale consiste nel ritenere che non possa essere un vero Guru se non chi sia ormai giunto al
termine della realizzazione spirituale, cioè alla Liberazione. Se le cose
stessero veramente così, coloro che cercano di ottenere l’aiuto di un Guru avrebbero ragione di scoraggiarsi,
dato che evidentemente le possibilità ch’essi avrebbero d’incontrarne uno
sarebbero allora quanto mai scarse; ma in realtà, per svolgere efficacemente
all’inizio questa funzione, basta che il Guru
sia in grado di condurre il suo discepolo fino ad un certo grado di iniziazione
effettiva, cosa questa possibile anche se egli stesso non è andato oltre questo
grado[3].
È per ciò che l’ambizione di un vero Guru,
se così ci si può esprimere, è soprattutto di porre il suo discepolo in
condizioni di fare a meno di lui il più presto possibile, sia indirizzandolo,
quando non può più condurlo oltre, ad un altro Guru che abbia una competenza più estesa della propria[4],
sia portandolo, se è in grado di farlo, al punto in cui si stabilirà la
comunicazione cosciente e diretta con il Guru
interiore; e, in questo ultimo caso, ciò è altrettanto valido nel caso che il Guru umano sia veramente un jivan-mukta, come nel caso che non
possieda che un minor grado di realizzazione spirituale.
Ma non abbiamo ancora finito con
tutte le concezioni erronee che hanno corso in certi ambienti; fra queste, una
ci pare particolarmente pericolosa: certa gente pensa di potersi ritenere
ricollegata ad una determinata forma tradizionale per il solo fatto che a
questa appartiene il proprio Guru, o
almeno colui ch’essi suppongono d’essere autorizzati a considerare tale, senza
per ciò dover fare nient’altro, nemmeno effettuare dei riti. Dovrebbe essere
evidente che questo preteso ricollegamento non può avere alcun valore
effettivo, oltre ad essere fuori d’ogni realtà; sarebbe veramente troppo facile
ricollegarsi ad una tradizione senz’altra condizione che quella, ed in ciò è
visibile unicamente l’effetto di una misconoscenza completa della necessità di
praticare un exoterismo, il quale, nel caso di un’iniziazione che tragga
origine da una tradizione determinata e non esclusivamente esoterica, non può
naturalmente essere che l’exoterismo di quella stessa tradizione[5].
Coloro che la pensano a quel modo, si ritengono senza dubbio già al di là di
tutte le forme, ma il loro errore è più grave ancora in quanto il bisogno
stesso che essi sentono di ricorrere ad un Guru
è prova sufficiente che essi sono ancora lontani da quel punto[6];
che il Guru stesso vi sia pervenuto o
meno non modifica minimamente la cosa per quanto concerne i discepoli, e
nemmeno li riguarda in un modo qualsiasi. Ciò che è più stupefacente, bisogna
ben dirlo, è che si possa trovare un Guru
che accetti dei discepoli in simili condizioni, senza aver preventivamente
rettificato in loro questo errore; il quale dovrebbe bastare da solo a
suscitare seri dubbi sulla realtà della sua qualità spirituale. In effetti,
ogni vero Maestro spirituale deve necessariamente esercitare la sua funzione in
conformità con una tradizione determinata; quando ciò non avviene, questo fatto
è uno di quei segni che permettono di riconoscere più facilmente che si è in
presenza di un falso Maestro spirituale, il quale però, in certi casi, può
benissimo non essere in malafede, ma essere lui stesso illuso per ignoranza
delle reali condizioni dell’iniziazione; ci siamo già sufficientemente
dilungati su questo argomento per vedere una qualche utilità nell’insistervi
oltre[7].
È importante d’altronde, in previsione di possibili obbiezioni, fare una
distinzione molto netta tra questo caso e quello in cui può avvenire che,
accidentalmente e al di fuori della sua funzione tradizionale, un Maestro
spirituale dia non soltanto chiarimenti d’ordine dottrinale (il che non
solleverebbe nessuna difficoltà), ma anche certi consigli di carattere più
pratico a persone non appartenenti alla sua tradizione; in casi simili, sia ben
chiaro, non può trattarsi altro che di consigli i quali, come quelli che
potrebbero venire da chiunque altro, traggono il loro valore unicamente dalle
conoscenze che colui che li dà possiede in quanto individuo umano, e non in
quanto rappresentante di una certa tradizione, consigli che non possono
minimamente mettere colui che li riceve, di fronte a chi li dà, nella
condizione di un discepolo nel senso iniziatico della parola. Ciò non ha
evidentemente nulla in comune con la pretesa di conferire un’iniziazione a
persone che non ottemperano alle condizioni richieste per riceverla
validamente, condizioni fra le quali figura sempre necessariamente il
ricollegamento regolare ed effettivo alla tradizione cui appartiene la forma
iniziatica considerata, con tutte le osservanze rituali che vi sono
essenzialmente implicite; e bisogna dire nettamente che, in mancanza di questo
ricollegamento, la relazione che unisce i sedicenti discepoli al loro Guru, in quanto legame iniziatico, non è
altro che una pura e semplice illusione.
[1]
Benché questo termine appartenga in proprio alla tradizione indù, noi
intenderemo qui con esso, per semplicità di linguaggio, un Maestro spirituale
nel senso più generale, qualunque sia la forma tradizionale da cui deriva.
[2]
Si noti, a questo proposito, che anche in certe forme iniziatiche ove la
funzione del Guru normalmente esiste,
essa non è tuttavia, di fatto, sempre strettamente indispensabile; così,
nell’iniziazione islamica, e soprattutto nelle condizioni attuali, certe turûq non sono più dirette da un vero Sheykh capace di svolgere effettivamente
la funzione di Maestro spirituale, bensì soltanto da dei Kholafâ che non possono fare molto di più che trasmettere
valevolmente l’influenza iniziatica; non è men vero che, quando le cose stanno
così, la barakah dello Sheykh fondatore della tarîqah può benissimo supplire, almeno
per individualità particolarmente ben dotate ed in virtù di questo semplice
riallacciamento alla silsilah,
all’assenza di uno Sheykh
presentemente vivente, e allora questo caso diviene del tutto paragonabile a
quello che abbiamo ricordato.
[3]
Questa capacità presuppone d’altronde certe qualità speciali, in più dello
sviluppo spirituale corrispondente al possesso di questo grado, così come fra
quelli che possiedono le stesse conoscenze in un ordine qualsiasi, non tutti
sono ugualmente adatti ad insegnarle ad altri.
[4]
Dev’essere ben chiaro, che tale cambiamento non può essere operato, in modo
regolare e legittimo, se non con l’autorizzazione del primo Guru, nonché per sua iniziativa, in
quanto è lui solo, e non il suo discepolo, che può apprezzare se la sua
funzione è terminata nei confronti di questo, e anche se tale o tal altro Guru è realmente in grado di condurlo
più lontano di quel che lui stesso avrebbe potuto. Aggiungiamo che un
cambiamento del genere può talvolta avere una ragione del tutto diversa, ed
essere dovuto unicamente alla constatazione, da parte del Guru, che il discepolo, per certe particolarità della sua natura
individuale, può essere più efficacemente guidato da qualcun altro.
[5]
Prendiamo qui il termine «exoterismo», nella sua accezione più estesa, per
designare la parte di una tradizione che si rivolge indistintamente a tutti, e
che costituisce la base normale e necessaria di ogni corrispondente
iniziazione.
[6]
Qui si ha pure qualcosa di contraddittorio in quanto, se essi avessero
realmente potuto arrivare a questo punto prima d’avere un Guru, ciò sarebbe sicuramente la miglior prova che questi non è
indispensabile come essi d’altro canto affermano.
[7]
Vedere cap. XXI: Veri e falsi istruttori
spirituali.
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