"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 28 settembre 2014

René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale - XXIV - Sulla funzione del guru

René Guénon
Iniziazione e realizzazione spirituale

XXIV - Sulla funzione del guru

Ultimamente, a proposito della funzione del Guru[1], abbiamo avuto modo di constatare equivoci ed esagerazioni tali, da parte di qualcuno, che ci vediamo obbligati a ritornare su questo argomento per mettere un po’ le cose a punto.
Di fronte a certe affermazioni, siamo quasi tentati di dire che ci dispiace d’aver noi stessi tanto insistito su questa funzione come abbiamo fatto in molteplici circostanze; è pur vero che molti tendono a sminuirne l’importanza se non addirittura a misconoscerla interamente, ed è appunto questo che giustificava la nostra insistenza; ma questa volta è di errori in senso opposto che dobbiamo occuparci.
Certa gente infatti, arriva a pretendere che nessuno potrà mai raggiungere la Liberazione senza un Guru, intendendo naturalmente, con questo termine, un Guru umano; faremo subito osservare che questi tali farebbero certo molto meglio a preoccuparsi di cose meno lontane da loro che non il termine ultimo della realizzazione spirituale, nonché ad accontentarsi di prendere in esame la questione per quel che riguarda le prime tappe di essa, le quali, d’altronde, sono proprio quelle in cui la presenza di un Guru può apparire particolarmente necessaria. Non bisogna dimenticare in effetti, che il Guru umano, come abbiamo detto in precedenza, non è in realtà che una rappresentazione esteriore e come un «sostituto» del vero Guru interiore, per cui la necessità del primo è solo dovuta al fatto che l’iniziato, finché non è giunto ad un certo grado di sviluppo spirituale, è ancora incapace d’entrare direttamente in comunicazione cosciente col secondo. In ogni caso, è questa la ragione che limita ai primi stadi la necessità dell’aiuto di un Guru umano, e diciamo i primi stadi, in quanto va da sé che la comunicazione in questione diventa possibile per un essere ben prima che sia sul punto di ottenere la Liberazione. Ora, tenuto conto di questa restrizione, si può considerare tale necessità come assoluta? La presenza del Guru umano è forse, in altri termini, rigorosamente indispensabile in tutti i casi all’inizio della realizzazione soltanto per il conferimento di un’iniziazione valevole (nel qual caso la sua mancanza sarebbe anche troppo evidentemente assurda) oppure lo è anche per rendere effettiva un’iniziazione la quale, in difetto di questa condizione, rimarrebbe sempre soltanto virtuale? In realtà, per importante che sia la funzione del Guru, e non saremo certo noi a pensare di contestarla, ci sentiamo obbligati a dire che un’asserzione del genere è del tutto falsa per diverse ragioni, la prima delle quali è che esistono casi di esseri in cui la pura e semplice trasmissione iniziatica è sufficiente, senza che un Guru abbia minimamente ad intervenire, per «risvegliare» immediatamente delle acquisizioni spirituali ottenute in altri stati d’esistenza; questi casi, per rari che possano essere, sono per lo meno una prova che in nessun modo può trattarsi di una necessità di principio. Ma v’è altro di ben più importante da tener presente qui, quando nella fattispecie non siano più in causa fatti eccezionali, di cui con ragione si potrebbe in pratica non tenere alcun conto, bensì vie perfettamente normali; gli è che esistono forme di iniziazione le quali, per la loro costituzione stessa, non implicano affatto che in esse qualcuno debba rivestire la funzione d’un Guru nel vero senso della parola, e questo è soprattutto il caso di certe forme nelle quali il lavoro collettivo ha un posto preponderante, ed in cui allora la funzione del Guru viene svolta, non da un individuo umano, ma da un’influenza spirituale veramente presente nel corso di questo lavoro[2]. Qui senza dubbio vi sono degli svantaggi, nel senso che una via del genere è evidentemente meno sicura e più difficile da seguire che non quella ove l’iniziato beneficia costantemente della presenza di un Maestro spirituale; ma questa è tutta un’altra questione, mentre quel che ci importa, dal punto di vista in cui ci mettiamo adesso, è soltanto che l’esistenza stessa di queste forme iniziatiche, le quali si propongono necessariamente lo stesso scopo delle altre, e quindi devono mettere a disposizione dei loro aderenti mezzi sufficienti per arrivarci se sono pienamente qualificati, prova ampiamente che la presenza di un Guru non può essere considerata come una condizione indispensabile in tutti i casi. Ci sia o non ci sia un Guru umano, è fuori causa che il Guru interiore è sempre presente, essendo tutt’uno con il «Sé» vero e proprio; che poi, per manifestarsi a coloro che ancora non possono averne una coscienza immediata, egli prenda per supporto un essere umano od un’influenza spirituale «non incarnata», è soltanto una differenza di modalità che non infirma minimamente l’essenziale.
Abbiamo detto testé che la funzione del Guru, ove esista, è soprattutto importante al principio dell’iniziazione effettiva, cosa che può anche sembrare del tutto evidente in quanto è naturale che un iniziato abbia tanto più bisogno d’essere guidato quanto meno è avanzato nella via; questa considerazione contiene già implicitamente la refutazione di un altro errore da noi constatato, il quale consiste nel ritenere che non possa essere un vero Guru se non chi sia ormai giunto al termine della realizzazione spirituale, cioè alla Liberazione. Se le cose stessero veramente così, coloro che cercano di ottenere l’aiuto di un Guru avrebbero ragione di scoraggiarsi, dato che evidentemente le possibilità ch’essi avrebbero d’incontrarne uno sarebbero allora quanto mai scarse; ma in realtà, per svolgere efficacemente all’inizio questa funzione, basta che il Guru sia in grado di condurre il suo discepolo fino ad un certo grado di iniziazione effettiva, cosa questa possibile anche se egli stesso non è andato oltre questo grado[3]. È per ciò che l’ambizione di un vero Guru, se così ci si può esprimere, è soprattutto di porre il suo discepolo in condizioni di fare a meno di lui il più presto possibile, sia indirizzandolo, quando non può più condurlo oltre, ad un altro Guru che abbia una competenza più estesa della propria[4], sia portandolo, se è in grado di farlo, al punto in cui si stabilirà la comunicazione cosciente e diretta con il Guru interiore; e, in questo ultimo caso, ciò è altrettanto valido nel caso che il Guru umano sia veramente un jivan-mukta, come nel caso che non possieda che un minor grado di realizzazione spirituale.
Ma non abbiamo ancora finito con tutte le concezioni erronee che hanno corso in certi ambienti; fra queste, una ci pare particolarmente pericolosa: certa gente pensa di potersi ritenere ricollegata ad una determinata forma tradizionale per il solo fatto che a questa appartiene il proprio Guru, o almeno colui ch’essi suppongono d’essere autorizzati a considerare tale, senza per ciò dover fare nient’altro, nemmeno effettuare dei riti. Dovrebbe essere evidente che questo preteso ricollegamento non può avere alcun valore effettivo, oltre ad essere fuori d’ogni realtà; sarebbe veramente troppo facile ricollegarsi ad una tradizione senz’altra condizione che quella, ed in ciò è visibile unicamente l’effetto di una misconoscenza completa della necessità di praticare un exoterismo, il quale, nel caso di un’iniziazione che tragga origine da una tradizione determinata e non esclusivamente esoterica, non può naturalmente essere che l’exoterismo di quella stessa tradizione[5]. Coloro che la pensano a quel modo, si ritengono senza dubbio già al di là di tutte le forme, ma il loro errore è più grave ancora in quanto il bisogno stesso che essi sentono di ricorrere ad un Guru è prova sufficiente che essi sono ancora lontani da quel punto[6]; che il Guru stesso vi sia pervenuto o meno non modifica minimamente la cosa per quanto concerne i discepoli, e nemmeno li riguarda in un modo qualsiasi. Ciò che è più stupefacente, bisogna ben dirlo, è che si possa trovare un Guru che accetti dei discepoli in simili condizioni, senza aver preventivamente rettificato in loro questo errore; il quale dovrebbe bastare da solo a suscitare seri dubbi sulla realtà della sua qualità spirituale. In effetti, ogni vero Maestro spirituale deve necessariamente esercitare la sua funzione in conformità con una tradizione determinata; quando ciò non avviene, questo fatto è uno di quei segni che permettono di riconoscere più facilmente che si è in presenza di un falso Maestro spirituale, il quale però, in certi casi, può benissimo non essere in malafede, ma essere lui stesso illuso per ignoranza delle reali condizioni dell’iniziazione; ci siamo già sufficientemente dilungati su questo argomento per vedere una qualche utilità nell’insistervi oltre[7]. È importante d’altronde, in previsione di possibili obbiezioni, fare una distinzione molto netta tra questo caso e quello in cui può avvenire che, accidentalmente e al di fuori della sua funzione tradizionale, un Maestro spirituale dia non soltanto chiarimenti d’ordine dottrinale (il che non solleverebbe nessuna difficoltà), ma anche certi consigli di carattere più pratico a persone non appartenenti alla sua tradizione; in casi simili, sia ben chiaro, non può trattarsi altro che di consigli i quali, come quelli che potrebbero venire da chiunque altro, traggono il loro valore unicamente dalle conoscenze che colui che li dà possiede in quanto individuo umano, e non in quanto rappresentante di una certa tradizione, consigli che non possono minimamente mettere colui che li riceve, di fronte a chi li dà, nella condizione di un discepolo nel senso iniziatico della parola. Ciò non ha evidentemente nulla in comune con la pretesa di conferire un’iniziazione a persone che non ottemperano alle condizioni richieste per riceverla validamente, condizioni fra le quali figura sempre necessariamente il ricollegamento regolare ed effettivo alla tradizione cui appartiene la forma iniziatica considerata, con tutte le osservanze rituali che vi sono essenzialmente implicite; e bisogna dire nettamente che, in mancanza di questo ricollegamento, la relazione che unisce i sedicenti discepoli al loro Guru, in quanto legame iniziatico, non è altro che una pura e semplice illusione.



[1] Benché questo termine appartenga in proprio alla tradizione indù, noi intenderemo qui con esso, per semplicità di linguaggio, un Maestro spirituale nel senso più generale, qualunque sia la forma tradizionale da cui deriva. 
[2] Si noti, a questo proposito, che anche in certe forme iniziatiche ove la funzione del Guru normalmente esiste, essa non è tuttavia, di fatto, sempre strettamente indispensabile; così, nell’iniziazione islamica, e soprattutto nelle condizioni attuali, certe turûq non sono più dirette da un vero Sheykh capace di svolgere effettivamente la funzione di Maestro spirituale, bensì soltanto da dei Kholafâ che non possono fare molto di più che trasmettere valevolmente l’influenza iniziatica; non è men vero che, quando le cose stanno così, la barakah dello Sheykh fondatore della tarîqah può benissimo supplire, almeno per individualità particolarmente ben dotate ed in virtù di questo semplice riallacciamento alla silsilah, all’assenza di uno Sheykh presentemente vivente, e allora questo caso diviene del tutto paragonabile a quello che abbiamo ricordato. 
[3] Questa capacità presuppone d’altronde certe qualità speciali, in più dello sviluppo spirituale corrispondente al possesso di questo grado, così come fra quelli che possiedono le stesse conoscenze in un ordine qualsiasi, non tutti sono ugualmente adatti ad insegnarle ad altri. 
[4] Dev’essere ben chiaro, che tale cambiamento non può essere operato, in modo regolare e legittimo, se non con l’autorizzazione del primo Guru, nonché per sua iniziativa, in quanto è lui solo, e non il suo discepolo, che può apprezzare se la sua funzione è terminata nei confronti di questo, e anche se tale o tal altro Guru è realmente in grado di condurlo più lontano di quel che lui stesso avrebbe potuto. Aggiungiamo che un cambiamento del genere può talvolta avere una ragione del tutto diversa, ed essere dovuto unicamente alla constatazione, da parte del Guru, che il discepolo, per certe particolarità della sua natura individuale, può essere più efficacemente guidato da qualcun altro. 
[5] Prendiamo qui il termine «exoterismo», nella sua accezione più estesa, per designare la parte di una tradizione che si rivolge indistintamente a tutti, e che costituisce la base normale e necessaria di ogni corrispondente iniziazione. 
[6] Qui si ha pure qualcosa di contraddittorio in quanto, se essi avessero realmente potuto arrivare a questo punto prima d’avere un Guru, ciò sarebbe sicuramente la miglior prova che questi non è indispensabile come essi d’altro canto affermano. 
[7] Vedere cap. XXI: Veri e falsi istruttori spirituali.

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