'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
L’uomo è lui-stesso il suo proprio destino
Mawqîf 299
Mawqîf 299
Dio ha detto:
“Al collo di ogni uomo abbiamo attaccato l’uccello del suo destino. Il giorno della resurrezione, Gli mostreremo un registro che troverà srotolato: ‘Leggi il tuo registro! Oggi sarai il contabile di te stesso [Ti basterà oggi per rendere conto contro te stesso]”[1].
L’inizio di questo versetto è applicabile in modo generale a coloro che sono felici e infelici, mentre la fine è riservata all’esposizione degli stati degli sfortunati il giorno della resurrezione. Perché non si dirà al fortunato:
“Oggi sarai il contabile di te stesso”.Dio fa sapere che ha attaccato l’uccello del suo destino al collo di ogni uomo, cioè la sua parte e la sua razione, nel senso che Egli l’ha disposto come un legame attaccato alla sua nuca. Quando dispone così, niente accade di contrario all’uomo, in quel che si manifesta nel corso delle differenti fasi della sua esistenza e nel cambiamento dei suoi stati, che il suo destino, ossia la sua razione e la sua parte di manifestazione dell’Essenza santissima che comportano i prototipi immutabili e le predisposizioni universali nella scienza divina. Si dice: “A lui è toccato[2]questo”, nel senso di “gli è toccata la sua parte nella divisione”. Nella Raccolta della tradizione autentica di al-Bukhârî, si riferisce secondo Umm al-‘Alâ[3]: «“Uthmân b. Maz’ûn[4] ci è toccato in sorte, quando gli ausiliari tirarono a sorte il luogo di residenza degli emigrati”[5]».
Nel versetto, l’uccello del destino è da interpretare in senso metaforico, così come il registro srotolato. Questo registro che sarà prodotto, non è quello che scrivono gli angeli che riportano permanentemente gli atti del servitore in questo mondo e che l’uomo trova srotolato. Si tratta soltanto del registro che ha menzionato l’Inviato di Dio (saws), dicendo: “L’uomo compie gli atti delle persone del paradiso, secondo quel che sembra alle genti, finché non rimane tra lui e il paradiso la distanza di un lembo o di un gomito. Allora, il registro li precede…” e segue tutto il resto della tradizione. Al-Bukhârî lo ha citato nella sua Raccolta della tradizione autentica.[6] Dio non decreta niente che non sia conforme a ciò che il registro richiede prima di decretare. Non scrive che ciò che (Egli) sa e (Egli) non sa che ciò che (Egli) vede nelle forme degli oggetti di conoscenza, secondo ciò che essi sono in loro stessi, quelli che cambiano e quelli che non cambiano. Egli li vede, quando ancora non esistono. Egli non li fa esistere se non come (essi) sono nella loro non-esistenza. La produzione del registro, il giorno della resurrezione, corrisponde al fatto di svelare all’uomo il suo prototipo[7] immutabile non manifestato, le predisposizioni a quel che il Reale ha deciso per lui e che Gli elargirà nel corso dei cambiamenti e delle differenti fasi della sua vita. Questo è l’uccello del suo destino che (Egli) gli attribuisce per la sua esistenza al di fuori della scienza divina. Gli verrà detto: “Leggi il registro della tua anima e della tua predisposizione a quel che Noi abbiamo deciso per te e che si manifesterà con te nella dimora della responsabilità morale”. Capirà che lui stesso è un registro dispiegato che non lascia alcun errore leggero o grave senza averlo preso in considerazione.
Allora, il Reale dirà all’uomo: “Oggi sarai il contabile di te stesso”, ossia, per renderti responsabile. Il Reale non ti nuoce in nulla in quel che ha deciso per te. Questo registro dispensa colui che è l’oggetto di una tale decisione di domandare a Colui che giudica di pronunciare un giudizio che lo riguarda, dato che Egli è la verità che Dio ha ordinato al Suo Inviato (saws) di evocare, dicendo: “Mio Signore, giudice in verità!”. Grazie a essa, l’argomento è in favore di Dio contro colui che ha detto: “Mio Signore, la Tua scienza precede ciò che sono in realtà, allora, perché mi riprendi?”. Il Reale risponderà: “Io non ti ho conosciuto quale sei adesso, sebbene non abbia deciso per te che in funzione di quello che sei. In effetti, sei tu che hai disposto della Mia decisione in ciò che Ho deciso per te. Se tu fossi stato diverso, Ti avrei conosciuto quale saresti stato”. Dunque il registro di ogni uomo corrisponde a lui stesso, ossia, al suo prototipo immutabile che si manifesta in lui e contro lui durante l’esistenza. Ecco, in realtà, ciò che significa l’antecedenza del registro. Che l’uomo dunque non pianga che se stesso. In effetti, la prescienza divina non verte che su ciò che egli è in quanto forma nella quale si manifesta.
Questa è la ragione dell’allusione che si trova in quel che dice l’Inviato (saws), quando riporta questo da parte del suo Signore: “Chiunque trovi un bene, che ne lodi Dio e chiunque trovi un’altra cosa, che se la prenda con se stesso”. Muslim cita questa tradizione nella sua Raccolta della tradizione autentica.[8] Impara a comprendere! Colui che segue le espressioni di questo versetto e le medita, conoscerà l’altezza di questo punto di vista che stiamo menzionando; rileva dal procedimento allusivo e non dal commentario. “I doni del tuo Signore non sono rifiutati a nessuno”[9].
[1] Corano 17, 13-14
[2] In arabo il verbo tåra, che traduciamo qui con “toccare (in sorte)”, è costruito sulla radice che connota l’idea del volo dell’uccello di buono o di cattivo augurio, da cui l’idea di destino formulato con la stessa radice.
[3] Una delle donne dei compagni del Profeta (saws).
[4] Uno dei primi musulmani e compagni del Profeta (saws) morto nel 2/624.
[5] Al-Bukhârî, Janâ’iz, 3.
[6] Al-Bukhârî, Jihâd, 77.
[7] In luogo di ‘aymay-hi, leggere ‘ayni-hi conformemente a MBA.
[8] Muslim, Birr, 55.
[9] Corano 17, 20
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