"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

giovedì 5 aprile 2018

Guénon René, Considerazioni sull'Iniziazione - XL - Iniziazione sacerdotale e iniziazione regale

René Guénon
Considerazioni sull'Iniziazione

XL - Iniziazione sacerdotale e iniziazione regale

Benché quel che abbiamo appena detto sia tutto sommato sufficiente a fornire un’idea abbastanza precisa dell’iniziazione sacerdotale e dell’iniziazione regale, pensiamo che sia bene insistere ancora un po’ sulla questione dei loro rapporti, a motivo di certe concezioni errate che abbiamo incontrato da diverse parti, e che tendono tutte a presentare ciascuna di queste due iniziazioni come tale da formare di per se stessa un tutto completo, per modo che l’impressione è che si abbia a che fare non con due gradi gerarchici differenti, ma con due tipi di dottrina irriducibili. 

L’intenzione principale di coloro che diffondono una concezione simile sembra essere, in generale, quella di opporre le tradizioni orientali, le quali sarebbero del tipo sacerdotale o contemplativo, alle tradizioni occidentali, che sarebbero del tipo regale e guerriero o attivo; e anche quando non ci si spinga fino a proclamare la superiorità delle ultime sulle prime, si ha per lo meno la pretesa di metterle su un piede di parità. Aggiungiamo per inciso che tutto ciò va quasi sempre di pari passo, per quel che riguarda le tradizioni occidentali, con l’esposizione di vedute storiche piuttosto fantasiose sulla loro origine, quali ‑ ad esempio ‑ l’ipotesi di una «tradizione mediterranea» primitiva e unica che probabilmente non è mai esistita.
In realtà all’origine, e prima della divisione delle caste, le due funzioni sacerdotale e regale non esistevano nello stato distinto e differenziato; esse erano contenute sia l’una che l’altra nel loro principio comune, il quale è di là dalle caste e dal quale queste ultime sono uscite soltanto in una fase ulteriore del ciclo dell’umanità terrestre[1]. È d’altronde evidente che, dal momento in cui le caste furono distinte, tutte le organizzazioni sociali dovettero ‑ sotto l’una o l’altra forma ‑ comportarle egualmente tutte, dal momento che esse rappresentano funzioni diverse che debbono necessariamente coesistere; non è concepibile che una società sia composta unicamente da Brâhmani, né che un’altra sia composta unicamente da Kshatriya. La coesistenza di queste funzioni implica normalmente la loro gerarchizzazione, conformemente alla loro natura propria e, conseguentemente, a quella degli individui che le ricoprono; il Brâhmano è superiore allo Kshatriya per natura, e non affatto perché abbia assunto più o meno arbitrariamente il primo posto nella società; egli lo è perché la conoscenza è superiore all’azione, perché la sfera «metafisica» è superiore alla sfera «fisica», come il principio è superiore a quel che da esso deriva; e da ciò discende anche, non meno naturalmente, la distinzione tra i «grandi misteri», che costituiscono propriamente l’iniziazione sacerdotale, e i «piccoli misteri», che costituiscono propriamente l’iniziazione regale. Così stando le cose, qualsiasi tradizione, per essere regolare e completa, deve comportare allo stesso tempo, nel suo aspetto esoterico, le due iniziazioni, o più esattamente le due parti dell’iniziazione, vale a dire i «grandi misteri» e i «piccoli misteri», la seconda ‑ del resto ‑ essenzialmente subordinata alla prima, come indicano abbastanza chiaramente gli stessi termini che rispettivamente le denominano. Tale subordinazione non ha potuto essere negata se non dagli Kshatriya ribelli, i quali si sono sforzati di rovesciare i rapporti normali e ‑ in taluni casi ‑ hanno potuto riuscire a costituire una sorta di tradizione irregolare e incompleta, ridotta a quel che corrisponde all’ambito dei «piccoli misteri», il solo di cui avessero conoscenza, e presentando falsamente questi ultimi come se costituissero la dottrina totale[2]. In un simile caso l’iniziazione regale sola permane, degenerata, però, e deviata per il fatto stesso di non essere più ricollegata al principio che la legittimava; quanto al caso contrario, quello in cui esista soltanto l’iniziazione sacerdotale, è sicuramente impossibile trovarne da nessuna parte il minimo esempio. Questo basta a rimettere a punto le cose: se veramente ci sono due tipi di organizzazioni tradizionali e iniziatiche, la ragione ne è che uno di essi è regolare e normale e l’altro irregolare e anormale, l’uno completo e l’altro incompleto (e ‑ occorre aggiungere ‑ incompleto verso l’alto); diversamente non può accadere, e ciò in maniera generale, tanto in Occidente quanto in Oriente.
Sicuramente, per lo meno nell’attuale stato di cose, come abbiamo detto in più di un’occasione, le tendenze contemplative sono molto più ampiamente diffuse in Oriente, e le tendenze attive (o piuttosto «all’azione», nel senso esteriore) in Occidente; ma, nonostante tutto, si tratta soltanto di una questione di proporzioni e non di esclusività. Se in Occidente ci fosse un’organizzazione tradizionale (e qui intendiamo dire un’organizzazione tradizionale integrale, che possieda effettivamente i due aspetti esoterico ed exoterico), essa dovrebbe normalmente ‑ così come quelle dell’Oriente ‑ comportare sia l’iniziazione sacerdotale, sia l’iniziazione regale, quali che siano le forme particolari che esse possano assumere per adattarsi alle condizioni dell’ambiente, sempre però mantenendo il riconoscimento della superiorità della prima sulla seconda, e ciò qualsiasi sia il numero degli individui che sarebbero rispettivamente atti a ricevere l’una o l’altra di tali due iniziazioni, giacché il numero non c’entra, e non potrebbe assolutamente modificare quel che è inerente alla natura stessa delle cose[3].
Ciò che può indurre in errore è il fatto che in Occidente, quantunque l’iniziazione regale non vi esista più ‑ come del resto l’iniziazione sacerdotale[4] ‑ si ritrovano più facilmente le vestigia della prima che non quelle della seconda; ciò è dovuto innanzi tutto ai legami che generalmente esistono tra l’iniziazione regale e le iniziazioni di mestiere, come abbiamo indicato in precedenza, e a motivo dei quali simili vestigia possono incontrarsi nelle organizzazioni derivate da codeste iniziazioni di mestiere e ancora oggi sopravvivono nel mondo occidentale[5]. Però c’è forse anche qualcosa di più: per un fenomeno abbastanza strano, si vede talvolta riapparire in maniera più o meno frammentaria ma tuttavia assai riconoscibile, qualcosa di quelle tradizioni impoverite e deviate che furono, in circostanze molto diverse di tempo e di luogo, il prodotto della rivolta degli Kshatriya, e il carattere «naturalistico» delle quali costituisce sempre la principale impronta[6]. Senza che sia il caso di dilungarsi ulteriormente su di esse, segnaleremo solo la preponderanza attribuita, in simili casi, a un certo punto di vista «magico» (e con tale parola non bisogna del resto intendere esclusivamente la ricerca di effetti esteriori più o meno straordinari, come si può osservare quando si tratti soltanto di pseudo-iniziazione), risultato dell’alterazione delle scienze tradizionali separate dal loro principio metafisico[7].
La «commistione delle caste», ossia in fin dei conti la distruzione di ogni vera gerarchia, caratteristica dell’ultimo periodo del Kali-Yuga[8], rende inoltre più difficile per chi non vada fino al fondo delle cose, la determinazione esatta della reale natura di elementi come quelli ai quali stiamo facendo riferimento; e, per di più, è indubbio che non siamo ancora arrivati al grado estremo della confusione. Il ciclo storico, partito da un livello superiore alla distinzione delle caste, deve concludersi, attraverso una discesa graduale della quale abbiamo delineato in un’altra occasione le diverse tappe[9], a un livello inferiore a questa stessa distinzione, giacché ci sono evidentemente, come in precedenza abbiamo già indicato, due maniere opposte di essere al di fuori delle caste: si può esserne al di là o al di qua, al di sopra della più elevata o al di sotto della più bassa di esse; e se il primo di questi due casi era normalmente quello degli uomini dell’inizio del ciclo, il secondo sarà diventato quello dell’immensa maggioranza nella sua fase finale; già fin da ora se ne vedono indizi sufficientemente chiari perché sia inutile fermarci di più sull’argomento, giacché, a meno di non essere totalmente accecati da certi pregiudizi, nessuno può negare che la tendenza al livellamento verso il basso sia una delle caratteristiche più evidenti dell’epoca attuale[10].

Tuttavia, si potrebbe ancora obiettare questo: se la fine di un ciclo deve necessariamente coincidere con l’inizio di un altro, come potrà mai essere che il punto più basso si congiunga con il punto più alto? Abbiamo già risposto a una tale domanda in altra sede[11]: di fatto si dovrà operare un raddrizzamento, ed esso non sarà possibile, precisamente, se non quando il punto più basso sarà stato raggiunto: ciò si ricollega propriamente a segreto del «ribaltamento dei poli». Tale raddrizzamento dovrà però essere preparato ‑ anche visibilmente ‑ prima della fine del ciclo attuale; ma potrà essere preparato solo da colui che, unendo in sé le potenze del Cielo e della Terra, quelle dell’Oriente e dell’Occidente, manifesterà all’esterno, tanto nel campo della conoscenza quanto in quello dell’azione, il duplice potere sacerdotale e regale conservato attraverso le epoche, nell’integrità del suo principio unico, dai detentori nascosti della Tradizione primordiale. Sarebbe cosa vana, però, il voler cercare di sapere fin d’ora quando e come si produrrà questa manifestazione e del resto, senza alcun dubbio, essa sarà molto diversa da tutto quel che si potrebbe immaginare in proposito; i «misteri del Polo» (el-asrâr-el-qutbâniyah) sono sicuramente ben protetti, e nulla potrà esserne conosciuto prima che sia compiuto il tempo stabilito.



[1] Cfr. Autorità spirituale e Potere temporale, ediz. cit., cap. I.
[2] Cfr. Autorità spirituale e Potere temporale, ediz. cit., cap. III.
[3] A evitare ogni possibile equivoco, dobbiamo precisare che sarebbe assolutamente sbagliato supporre, secondo ciò che abbiamo detto circa la corrispondenza rispettiva delle due iniziazioni con i «grandi misteri» e con i «piccoli misteri», che l’iniziazione sacerdotale non comporti il passaggio attraverso i «piccoli misteri»; sennonché la verità è che tale passaggio può effettuarsi molto più rapidamente in un caso simile, a motivo del fatto che i Brâhmani, per loro natura, sono portati più direttamente alla conoscenza principiale, e ‑ di conseguenza ‑ hanno meno bisogno di attardarsi in uno sviluppo particolareggiato di possibilità contingenti, per modo che i «piccoli misteri» possono per loro essere ridotti al minimo, vale a dire soltanto a quel che ne costituisce l’essenziale e mira immediatamente all’ottenimento dello «stato primordiale».
[4] È assiomatico che in tutta la nostra esposizione intendiamo questi termini nel loro senso più generale, in quanto indicanti le iniziazioni che convengono rispettivamente alla natura degli Kshatriya e a quella dei Brâhmani, giacché, per quanto riguarda l’esercizio delle corrispondenti funzioni nel campo sociale, il «sacro» [in francese sacre: causa=creazione] dei re e l’ordinazione sacerdotale rappresentano soltanto delle «esteriorizzazioni», come abbiamo detto precedentemente, ossia non appartengono più che all’ambito exoterico, e non comportano nessuna iniziazione, fosse essa anche semplicemente virtuale.
[5] Si potrebbe ricordare in particolare, al riguardo, l’esistenza di gradi «cavallereschi» fra gli alti gradi che si sono sovrapposti alla Massoneria propriamente detta; quale possa esser stata di fatto la loro origine storica più o meno antica ‑ questione sulla quale sarebbe sempre possibile discutere indefinitamente senza mai arrivare a nessuna precisa soluzione ‑ il principio stesso della loro esistenza non può spiegarsi realmente se non mediante questa considerazione, ed è questo tutto quel che veramente importa dal punto di vista dal quale ci poniamo al presente.
[6] Le manifestazioni di questo tipo sembrano aver avuto la loro ampiezza maggiore nell’epoca del Rinascimento, ma ancora ai giorni nostri esse sono lontane dall’essere scomparse, anche se hanno generalmente un carattere molto nascosto e se sono completamente ignorate, non soltanto dal «gran pubblico», ma pure dalla maggioranza di coloro che hanno la pretesa di essere degli specialisti nello studio di quelle che si è convenuto chiamare, in modo vago, le «società segrete».
[7] Occorre aggiungere che queste iniziazioni inferiori e deviate sono naturalmente quelle che più facilmente offrono il fianco all’azione di influenze emananti dalla contro-iniziazione; ricorderemo in proposito quel che abbiamo detto in altra sede sull’utilizzazione di tutto ciò che presenti carattere di «residuo», in vista di un’opera di sovversione (si veda Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, capp. XXVI e XXVII).
[8] Su questo argomento si veda in particolare il Vishnu-Purâna.
[9] Cfr. Autorità spirituale e Potere temporale, ediz. cit., cap. VII.
[10] Cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. VII.
[11] Cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, capp. XX e XXXIII.


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