Ashtavakra Gita
Capitolo I ~
Ricerca della Realizzazione del Sé
- Raja Janaka
disse:
Maestro, come può essere raggiunta la Conoscenza, acquisito il distacco e ottenuta la liberazione? - Ashtavakra
rispose:
Se tu desideri ottenere la liberazione, abbandona le passioni come fossero veleno.
Cerca il perdono, la semplicità, la compassione, la soddisfazione e la verità come fossero un nettare. - Tu non sei né
la terra, né l’acqua, né il fuoco, né l’aria o lo spazio.
Per liberarti, sappi essere il testimone di tutti questi elementi come Sé Consapevole. - Se tu
distacchi te stesso dal corpo e ti abbandoni allo stato di pura
consapevolezza, tu diverrai contento, pacifico e libero da ogni legame
immediatamente.
- La tua anima
non appartiene ai Brahmani e a nessun altra casta, non si classifica per età o secondo una qualche
idea derivata dai i sensi.
La tua anima dimora nella felicità, quando è senza attaccamenti, non presenta alcuna forma apparente ed è testimone di tutto. - Rettitudine e
disonestà, piacere e dolore sono connessi con la mente e non con il tuo Sé
interiore.
Tu non sei colui che agisce e nemmeno colui che gode dei frutti delle azioni.
Tu sei sempre libero. - Se sei il
testimone di tutto allora sarai completamente libero; la schiavitù è
essere qualcosa diverso dal testimone.
- Credere che
“Io sono colui che fa” è come il morso di un velenoso serpente.
Realizzare invece che “Io non faccio niente” è il delizioso nettare della felicità. - La sola
comprensione che di essere solo Pura Consapevolezza brucia la foresta
dell’ignoranza.
Sii oltre le illusioni e sarai felice. - Senti
l’estasi, la suprema beatitudine nel momento in cui realizzi questo mondo
essere irreale proprio come quando scopri che quello che credevi un
serpente è in realtà una semplice corda; sappi questo e sii felice.
- Se tu pensi
di essere libero, allora sei libero. Se tu pensi di essere vincolato,
allora sei vincolato. E’ giustamente detto: tu diventi quello che pensi.
- Il Sé è il
solitario testimone, onnipervadente e perfetto; è calmo perché è libero da
pensieri, da attaccamenti, da attività e da desideri: è solo il pensiero a
farci credere che sia come un qualsiasi oggetto del mondo.
- Medita sul Sé
che è immutabile, consapevole e non-duale.
Liberati dall’illusione che ci sia separazione fra ciò che dentro e fuori di te. - Mio caro, a
lungo ti sei identificato con il tuo Ego.
Fa che il tuo Sé neutralizzi questa falsa identificazione con la spada della Pura Conoscenza.
Così sarai felice. - Tu sei ora e
per sempre libero, luminoso, trasparente, fermo.
Il tuo unico impedimento è che stai ancora cercando di placare la tua mente. - Questo mondo
viene da te ed in te si insinua.
In realtà, tu sei una consapevolezza superiore: non confinarla in un pensiero limitato. - Tu sei
incondizionato, immutabile, senza forma.
Tu sei solido, imperscrutabile, imperturbabile.
Fa sì che il tuo intelletto non sia turbato da desideri inadeguati che ti arrivano dal mondo. - Se riconosci
che l’apparente è non reale e l’immanifesto è perpetuo, eviterai di
ricadere nell’illusione di nuovo.
- Così come
un’immagine esiste sia fuori che dentro di uno specchio, così Dio si trova
dentro e fuori il corpo.
- Così come lo
stesso spazio esiste fuori e dentro una tazza, allo stesso modo l’eterno e
onnipresente Brahma esiste fuori e dentro tutti gli elementi naturali.
Capitolo
II ~ La Gioia della Realizzazione del Sé
- Raja Janaka
disse:
È meraviglioso essere puri e in pace, la consapevolezza che va oltre la naturale causalità.
Fino ad ora sono solo stato ingannato dall’illusione. - Dalla stessa
luce, questo corpo e l’universo intero appaiono.
Io sono Tutto o Niente. - È meraviglioso
aver vinto l’illusione del corpo e del mondo e grazie alle proprie
capacità aver aver avuto visione del Sé Supremo.
- Così come le
onde, la schiuma e le bolle non differiscono dall’acqua, allo stesso modo
l’universo emanato dal Sé non differisce dal Sé.
- Se guardi da
vicino un panno, vedrai solo i fili che lo compongono; se guardi in
profondità la creazione vedrai solo il Sé.
- Come il succo
della canna da zucchero è dovunque pervaso dalla dolcezza, così tutto il
mondo prodotto da Me è completamente permeato da Me.
- Non
conoscendo il Sé, il mondo si materializza. Conoscendo il Sé, il mondo
svanisce.
Quando non si riconosce, una corda può apparire come un serpente, ma quando si riconosce essa appare per quello che è. - Io non sono
nient’altro che luce, e l’universo non è altro che il riflesso di Me.
- Il miraggio
dell’universo appare in me, come un luccichio argenteo può apparire in una
madre perla, come un serpente può apparire in una corda, come un miraggio
d’acqua si può intravedere all’orizzonte di un deserto.
- Come un vaso
ritorna nell’argilla, un onda nell’acqua, un braccialetto nell’oro, così
l’universo ritornerà in Me.
- Omaggio a me,
essere meraviglioso, che non decado e non perisco quand’anche Brahma e tutto l’universo fino all’ultimo filo d’erba dovessero essere distrutti.
- Omaggio a me,
essere meraviglioso, che nonostante il corpo sono Uno.
Io non vengo e non vado, perché in ogni istante sono ovunque. - Omaggio a me,
essere meraviglioso, io stesso sono stupito dei miei poteri.
L’universo appare in me ma non posso toccarlo. - Omaggio a me,
essere meraviglioso, io che non sono niente o sono tutto ciò che la mente
o la parola possano enunciare.
- In realtà, la
conoscenza, il conoscitore e l’oggetto della conoscenza non esistono.
Io sono il candido Sé nel quale essi sono ritratti dall’ignoranza. - Il dualismo è
la causa di ogni miseria.
L’unico rimedio è di scoprire che vedere il mondo esteriore come molteplice è solo frutto di immaginazione e che in verità io sono Uno.
Io sono Pura Consapevolezza e la felicità è dentro di me. - Io sono solo
Consapevolezza.
Per ignoranza sono limitato dalla maya.
Tenendo sempre conto di questo, dimoro nell’Assoluto. - Veramente
tutto esiste e non esiste in me.
Per me non c’è né schiavitù né liberazione.
L’illusione ha perso la sua presa su di me. - Avendo
riconosciuto per certo che questo mondo e il corpo sono senza forma o
sostanza, mentre la mia essenza è Pura Consapevolezza, come potrebbe fare
ancora effetto su di me l’immaginazione?
- Il corpo, il
paradiso e l’inferno, la schiavitù e la liberazione e anche le paure sono
solo immaginazione.
Cosa dovrei farmene di queste cose, visto che io sono Pura Consapevolezza? - Io non vedo
differenza o separazione.
Persino una folla di gente mi appare come un una cosa sola.
Cosa dovrei farmene dell’attaccamento visto che sono diventato libero come un selvaggio? - Io non sono
il corpo, né possiedo un corpo.
Non sono una persona, ma Consapevolezza.
Fu la mia sete di vita a legarmi ad una vita apparente. - Nell’oceano
infinito del mio Sé, i venti della mente creano miriadi di onde che, come
mondi sorprendenti, si affacciano nella mia esistenza.
- Ma quando il
vento si placa nello sconfinato oceano del mio Sé, la nave della mia persona vi s’immerge sprofondando e portandosi dietro tutto il suo mondo illusorio.
- Com’è
meraviglioso! Nell’oceano sconfinato del mio Sé, le onde della vita si
sollevano, collidono, giocano per un po’ e poi scompaiono, seguendo la
loro natura.
Capitolo
III ~ Distacco dai piaceri mondani
- Ashtavakra
disse:
avendo realizzato te stesso essere l’Uno, sereno e indistruttibile, come potresti desirerare ricchezza? - Proprio come
immaginando dell’argento in una madre perla causa l’insorgenza
dell’avidità, così l’ignoranza riguardo al proprio Sé causa il desiderio
per gli oggetti percettibili.
- Avendo
realizzato te stesso come Colui in cui le onde del mondo si sollevano e
s’infrangono, perché ti affanni dietro alle turbinio della vita?
- Avendo
realizzato te stesso come Pura Consapevolezza, meravigliosa oltre ogni
descrizione, come puoi tu rimanere schiavo dei piaceri?
- È strano
che nel saggio che ha realizzato il Sé in Tutto e Tutto nel Sé, continui a
persistere il senso possessività.
- È strano
che uno che dimora nell’Assoluto, pur godendo di piena libertà libertà,
possa essere ancora preda della sensualità, come usava un tempo.
- È strano
che sapendo che la lussuria è un nemico della Conoscenza, uno così debole
e vicino alla morte, possa ancora bramare piaceri sensuali.
- È davvero
strano che uno che è distaccato dalle cose di questo mondo e del prossimo,
che può discriminare tra ciò che è transiente e ciò che è eterno, che
anela alla moksha,
possa ancora aver paura della liberazione.
- Sia acclamato
che tormentato, il saggio sereno dimora nel Sé e non è mai compiaciuto né
tantomeno deluso.
- Una grande
anima testimonia le azioni del proprio corpo come fossero quelle di un
altro.
Come potrebbero turbarlo elogio o biasimo? - Realizzando
che l’universo è un’illusione, avendo perso tutta la curiosità, come
potebbe uno con mente sgombra dalle illusioni sentire paura, anche al
giungere della morte?
- Con chi
potremmo comparare la grande anima che, soddisfatta nel conoscere il Sé,
rimane senza desiderio pur nella delusione?
- Perché una
persona, che percepisce il non-essere degli oggetti, dovrebbe preferire
una cosa a un’altra?
- Colui che è
distaccato, non affetto dagli opposti, libero dal desiderio, non prova né
piacere né dolore al susseguirsi degli eventi.
Capitolo
IV ~ Glorificazione della Realizzazione del Sé
- Raja Janaka
disse:
Certamente chi conosce il Sé, sebbene partecipi al gioco della vita, si distingue assolutamente da coloro che sono oppressi dal fardello del samsara. - Veramente lo
yogi non sente euforia, pur ritrovandosi ad un così elevato livello
spirituale cui sconsolatamente aspirano persino tutti gli déi fino ad Indra.
- Sicuramente
chi conosce Ciò non è toccato da vizio o virtù, proprio come lo spazio non
è toccato dal fumo, benché lo sembri.
- Chi può
impedire alla grande anima, che conosce tutto l’universo come il proprio
Sé, di vivere la vita come viene?
- Delle quattro specie di esseri, da Brahma al filo d’erba, solo il saggio può
rinunciare all’avversione e al desiderio.
- Raro è l’uomo
che sia in grado di conoscere il proprio Sé come unico, nonduale Signore
del mondo.
Chi lo sa, non conosce la paura.
Capitolo
V ~ Quattro vie per la dissoluzione dei pensieri
- Ashtavakra
disse:
Tu non sei legato a niente.
A cosa dovrebbe rinunciare un essere puro come te?
Demolendo la connessione con i desideri, puoi sicuramente raggiungere lo stato di silenzio mentale. - L’universo
deriva da te come la schiuma dal mare.
Conosci il tuo Sé come Uno e accedi alla pace della consapevolezza senza pensieri. - Una corda può
essere scambiata per un serpente, ma evidentemente non lo è.
Allo stesso modo l’universo si manifesta davanti ai tuoi occhi e sembra reale in te, ma certamente non è Te, perché è solo un’immaginazione.
In questo modo sicuramente otterrai lo stato di consapevolezza senza pensieri. - Tu sei
perfetto, immutabile, in miseria e felicità, speranza e disperazione, vita
e morte.
In questo modo sicuramente otterrai lo stato di consapevolezza senza pensieri.
Capitolo
VI ~ La più Elevata Conoscenza
- Raja Janaka
disse:
Io sono spazio infinito; l’universo è un misero vasetto.
Questo io so.
Non ho niente da rinunciare, accettare o dissolvere. - Io sono un
oceano immenso nel quale il mondo si manifesta come delle onde.
Questo io so.
Non ho niente da rinunciare, accettare o distruggere. - Io sono la
madrea perla, il mondo tangibile è l’illusione dell’argento.
Questo io so.
Non ho niente da rinunciare, accettare o distruggere. - Io sono in
tutti gli esseri, tutti gli esseri sono in me.
Questo io so.
Non ho niente da rinunciare, accettare o distruggere.
Capitolo
VII ~ Natura della Realizzazione del Sé
- Raja Janaka
disse:
In me, l’oceano illimitato, l’arca dell’universo viene sospinta a destra e a manca dai suoi stessi venti, ma io non risento della sua turbolenza. - In me,
l’oceano illimitato, lascio che le onde dell’universo si sollevino e si
infrangano a loro piacimento, senza che io ne venga arrichito o sminuito.
- In me,
l’oceano illimitato, l’universo è immaginato.
Io sono calmo e senza forma e come tale rimango. - Il Sé non è
negli oggetti, e nemmeno gli oggetti sono nel puro e infinito Sé.
Il Sé è calmo, libero da attaccamenti e desideri.
E’ questo lo stato in cui mi trovo. - Io sono pura
e semplice Consapevolezza, mentre il mondo è solo il frutto di uno
spettacolo di magia.
Come potrebbero pensieri di accettazione o rigetto sorgere in me?
Capitolo
VIII ~ Schiavitù e Liberazione
- Ashtavakra
disse:
Quando la mente desidera o si affligge per qualcosa, accetta o rigetta qualcosa, è compiaciuta o dispiaciuta per qualcosa: questa è schiavitù. - Quando la
mente non desidera o si affligge, non accetta o rigetta, non si compiace o
dispiace, la liberazione è nelle tue mani.
- Se la mente è
attaccata ad ogni esperienza, questa è schiavitù.
Quando la mente è distaccata da tutte le esperienze, questa è liberazione. - Quando non
c’è IO e MIO allora c’è liberazione.
Quando IO e MIO appaiono, allora la schiavitù appare con loro.
Sapendo questo, è immediato astenersi dall’accettare o dal rigettare alcunché.
Capitolo
IX ~ Distacco
- Ashtavakra
disse:
Le forze opposte che spingono verso i doveri da compiere o da lasciare incompiuti, non hanno mai fine per alcuno.
Considerando ciò, sii sempre senza desideri, lascia correre ogni cosa, mostra un occhio indifferente verso il mondo. - Raro e
benedetto è colui la cui sete di vivere, godere e sapere si è dissolta
osservando gli inutili sforzi degli altri uomini.
- Sapendo che
tutto ciò che è transitorio e soggetto ai tre tipi di sofferenza è invero inconsistente, ignobile e degno di
rigetto, allora è possibile ottenere la pace.
- E’ mai
esistito un periodo in cui gli uomini vivevano senza essere in balìa degli
opposti? Abbandonandoli, una persona che si accontenta di prendere quello
che viene ottiene la perfezione.
- Tutti i maharishi,
i sadhu,
gli yogi seguendo diverse discipline cercano questo stato di consapevolezza senza
pensieri, ma solo nel momento in cui si distaccano anche dalla particolare
filosofia spirituale che li ha formati, allora raggiungono la perfezione:
la pace e felicità assolute.
- Uno che sia
in grado attraverso il distacco, la serenità e il buon senso di vedere la
sua vera natura e sfuggire all’illusione, indubbiamente sarebbe capace di
guidare gli altri al di là del samsara.
- Se, nella
miriade delle forme dell’universo, riesci a percepire l’elemento
essenziale e fondamentale, sarai istantaneamente libero dai desideri e
dimorerai nella tua vera forma.
- I desideri
creano il mondo: rinuncia ad essi.
Se rinunci ai desideri, rinunci al mondo.
Ora tu puoi essere Te Stesso.
Capitolo
X ~ Serenità
- Ashtavakra
disse:
Abbandona i desideri, che sono un nemico, insieme al guadagno, causa primaria di sventura, e ai buoni propositi da cui derivano gli altri due.
Semplicemente rimani indifferente a tutto. - Considera
cose come amici, terra, soldi, proprietà, moglie, fratelli e altre cose
del genere essere nient’altro che un sogno oppure l’effetto di uno
spettacolo di magia che dura solo per tre o cinque giorni.
- Dovunque il
desiderio si affaccia, scorgi l’inganno in esso.
Stabilizzando te stesso in salda imparzialità, sii libero dalle passioni e felice. - Solo i
desideri sono la schiavitù del Sé.
La cessazione di tutti i desideri è chiamata liberazione.
Solo il non-attaccamento a cose mondane può portare a perenne beatitudine. - Tu sei Uno,
puro e conscio del giusto e dello sbagliato, mentre il mondo né esiste né
dà vera conoscenza.
Esso è proprio ignoranza stessa e non un qualcosa che tu debba desiderare di conoscere per conoscere te stesso. - Regno, figli,
consorte, corpo, piaceri: sebbene tu ne fossi così attaccato, li hai persi
vita dopo vita.
- Ne hai avuto
abbastanza di ricchezza, piacere, buone azioni e persino del tuo karma.
Questi danno origine alla foresta del samsara, dove la mente non trova mai pace. - Per quante
vite tu ha fatto un duro e doloroso lavoro con il corpo, la mente e la
parola senza aver risolto il tuo karma? Ora è tempo di porvi fine.
Capitolo
XI ~ Saggezza
- Ashtavakra
disse:
Creazione, cambiamento, distruzione: questa è la natura delle cose.
Realizzando ciò, quiete, serenità e beatitudine naturalmente seguiranno. - Chi sa per
certo che non c’è che un solo Dio che crea tutto diviene sereno, senza
desideri, distaccato.
- Chi sa per
certo che avversità e successo vengono e vanno obbedienti al destino
diviene contento.
Egli tiene sempre i suoi sensi sotto controllo e mai brama o si aflligge. - Chi sa per
certo che nascita e morte, felicità e miseria, seguono il destino dettato
dal karma, è padrone delle sue azioni: nell’agire non è attaccato
all’azione.
- Chi ha
realizzato che preoccuparsi porta solo sofferenza allora diviene libero,
felice, sereno, senza desideri.
- Chi realizza
per certo di non essere il proprio corpo, né che il corpo gli appartiene,
ma che la sua vera essenza è Pura Consapevolezza”, raggiunge lo stato di
completa realizzazione nella vita al punto da non aver più bisogno di
ricordare le cose fatte o da fare.
- Chi realizza
per certo di essere tutto, da Brahma all’ultimo filo d’erba, diventa libero dai dubbi, puro, in pace e non si preoccupa più di ciò che ha ottenuto
o meno.
- Chi realizza
per certo che tutto questo vario e meraviglioso mondo è niente, diventa
Pura Consapevolezza, libero da inclinazioni e trova la pace proprio nel nulla.
Capitolo
XII ~ Dimorare nello Spirito
- Raja Janaka
disse:
Sviluppando prima indifferenza verso le azioni eseguite dal mio corpo, poi verso l’eccessivo parlare e infine verso il pensiero stesso, sono giunto alla pace. - Distolta la
mia attenzione dalla percezione dei suoni e delle sensazioni prodotte
dagli altri sensi, e avendola diretta verso le profondità del mio cuore e
del mio cervello, cosicché il mio Sé risulti libero dall’ansietà dei
pensieri, sono giunto alla pace.
- Tutte le
pratiche di meditazione e le loro regole sono necessarie per sforzarsi di
ottenere il silenzio mentale, ma avendole superate, perché sono
permanentemente nello stato di meditazione su Dio, sono giunto alla pace.
- Libero
dall’amore e dal rigetto dell’amore, libero dai piaceri e dal rigetto dei
piaceri, ora dimoro nell’onorato Brahma. Così sono giunto alla pace.
- Ho realizzato
che accettare o non accettare le quattro fasi della vita e una vita senza esse, la concentrazione e la
coscienza, non sono altro che distrazioni. Così sono giunto alla pace.
- L’azione come
pure la rinuncia all’azione sorgono entrambi dall’ignoranza.
Riconoscendo questa Verità sono stabilizzato nella conoscenza interiore e così sono in pace. - Persino
pensare all’impensabile inevitabilmente provoca un pensiero.
Io rinuncio anche a quel pensiero e così sono in pace. - Beato è chi
raggiunge questo obiettivo con fatica. Beato è chi è così per natura.
Capitolo
XIII ~ Felicità
- Raja Janaka
disse:
La piena soddisfazione interiore, data dalla chiara consapevolezza che ogni pensiero è fittizio, non è facile da afferrare nemmeno da chi possiede solo un perizoma.
Così, nella mia mente, sono indifferente sia a rinuncia che ad accettazione e sono felice. - Il corpo è
stressato dagli esercizi.
La lingua si stanca di parlare.
La mente si intorpidisce con il pensare.
Abbandonando queste pratiche come obiettivi della vita, io sono felice. - Realizzando
che quando agisco in realtà non faccio nulla, faccio quello che viene e
così sono felice.
- Gli yogi che
sono ancora attaccati al loro corpo insistono nel compiere o nell’evitare
certe attività.
Io sono libero nelll’associarmi o dissociarmi da tali attività e così sono felice. - Non ho niente
da guadagnare o perdere dallo stare in piedi, dal camminare o dall’essere
sdraiato.
Così dovunque sto in piedi, cammino o dormo sono felice. - Non ottengo
niente dal dormire e nemmeno dallo sforzarmi per ottenere successo.
Se non penso in termini di perdita o guadagno sono felice. - Vagliando in
parecchie occasioni che le molteplici e contraddittorie forme di felicità
variano a seconda delle circostanze, e avendo abbandonato la
preoccupazione di compiere azioni auspichevoli o inauspichevoli, io vivo
felice.
Capitolo
XIV ~ Visione interiore degli elementi della vita
- Raja Janaka
disse:
Colui che per natura è in consapevolezza senza pensieri e raramente ha desideri diventa libero dalla memoria proprio come uno che si sia appena risvegliato da un sogno. - Quando ho
abbandonato ogni desidero, come potrei essere attratto da ricchezza o
amici, o dalla seduzione dei sensi? A che mi servono le sacre scritture e
la conoscenza?
- Ho realizzato
il Supremo Sé, il Testimone, l’Uno. Io sono indifferente a schiavitù e
libertà, al punto che nemmeno mi preoccupo di ottenere la mia stessa
liberazione.
- La condizione
interiore di uno che interiormente sia senza dubbi, ma esteriormente si
comporti in modo arbitrario come un folle, può essere compresa solo da
coloro che sono come lui.
Capitolo
XV ~ Conoscenza del Sé
- Ashtavakra
disse:
Un uomo intuitivo può realizzare il Sé udendo una qualunque istruzione.
Un uomo confuso continuerà a cercare perplesso per tutta la vita. - Avversione
alle lusinghe del mondo è liberazione.
Attrazione verso le lusinghe del mondo è schiavitù.
Noto ciò fa come ritieni opportuno. - La Conoscenza
della Verità trasforma un uomo eloquente, intellettuale e industrioso in
uno taciturno, inattivo e lento.
Gli amanti dei piaceri mondani perciò la evitano. - Né tu sei
questo corpo, né questo corpo è tuo.
Tu non fai niente e nemmeno gioisci dei frutti delle tue azioni.
Tu sei Pura Consapevolezza, il Testimone eterno e distaccato.
Vivi felice. - Attaccamento
e avversione sono attibuti della mente.
Tu non sei la mente.
Tu sei senza dubbi e incertezze (nirvikalpa), tu sei la Pura Conoscenza (bodh), tu sei completamente privo di impurità (nirvikaara).
Vivi felice. - Realizza il
Sé in Tutto e Tutto nel Sé.
Sii libero di identità personale e del senso del “mio”.
Sii felice. - Tu sei colui
nel quale l’universo appare proprio come le onde appaiono nell’oceano.
Sicuramente tu sei senza dubbi e non hai niente di cui preoccuparti. - Abbi fede,
mio caro, abbi fede e non essere incantato dai miraggi della mente.
Tu sei Pura Consapevolezza, il Sé, l’Uno.
Tu sei l’essenza sottile della Natura. - Il corpo è
fatto di materia grezza.
Esso viene, si sofferma, va.
Il Sé né viene né va.
Perché compiangere il corpo? - Se il corpo
dura fino alla fine di un’era o perisce oggi, quale perdita o guadagno ci
può essere per te, tu che sei Pura Consapevolezza?
- Lascia che le
onde dell’universo si sollevino e si infrangano a loro piacimento.
Tu non hai niente da perderci o guadagnarci.
Tu che sei immenso oceano. - Mio caro, tu
sei nella forma di Pura Consapevolezza.
Il mondo è Te stesso.
Così come potresti mai pensare di accettarlo o rigettarlo? E come e perché? - Tu sei Uno,
immacolato, indistruttibile, pura consapevolezza, da dove potrebbero venir
fuori la nascita, il karma o l’ego?
- Qualunque
cosa tu percepisci è Te e Te solamente.
Come potrebbero i braccialetti dorati, gli anelli d’oro o le cavigliere d’oro essere altro se non l’oro di cui sono fatti? - Lascia
correre distinzioni del titpo “Io sono questo” e “Io non sono questo”.
Considera che tutto è Sé senza distinzione e sii felice. - E’ solo la
tua ignoranza a dar vita al mondo.
In realtà è solo l’Uno ad esistere.
Non c’è nessuno, mortale o immortale, che sia altro che il Sé onniscente. - Chi sa per
certo che l’universo è solo un’illusione, una non-cosa, diventa senza
desideri, Pura Conoscenza, e trova pace nella esistenza di niente.
- Tutto ciò che
era, è e sempre sarà nell’oceano delle illusioni è sicuramente l’Uno.
Tu non sei legato e nemmeno libero.
Vivi soddisfatto e felice. - Non
disturbare la tua mente né con pensieri negativi e nemmeno con quelli
positivi.
Il saggio gode del suono del silenzio.
Rimanendo quieto, dimora nella beatitudine del Sé. - Abbandona
anche la contemplazione spirituale in tutti i sensi, che è una pratica
della mente non nel cuore.
Tu sei il Sé e quindi libero.
A quale scopo perderti in pensieri inutili?
Capitolo
XVI ~ Futilità della ricerca esteriore
- Ashtavakra
disse:
Mio caro, tu puoi ascoltare e discutere tutte le scritture religiose che vuoi, ma, fino a che non lascerai andare tutte quelle teorie religiose, non accederai mai alla Conoscenza Interiore del tuo Sé. - Tu puoi
gioire, agire e meditare, ma ancora bramerai Ciò che è oltre tutte le
esperienze, e nel quale tutti i desideri sono estinti.
- Tutti sono in
pena nello sforzo di raggiungere un qualche obiettivo, ma non se ne
accorgono.
Con la sola comprensione di questa lezione, il fortunato ottiene la serenità. - Il saggio è
così disinteressato nel successo ottenibile tramite lo sforzo fisico che
considera una seccatura persino un battito di ciglio.
Lui è sempre felice anche con niente. - Quando la
mente è libera dalle tendenze opposte di ciò che è da fare e ciò che non è
da fare, allora uno diventa indifferente al dharma,
alla ricchezza, al piacere e anche alla liberazione.
- Chi rigetta
qualcosa, ne prova avversione.
Chi desidera qualcosa esprime avarizia.
Ma chi è libero dal desiderare o dal rigettare non prova né avarizia né avversione. - Fino a che ci
sarà sconsideratemente desiderio per le cose del mondo ci sarà il senso di
attaccamento e di non-attaccamento per esse.
Questo è la causa dell’esistenza del mondo. - L’indulgenza
crea l’attaccamento.
L’avversione crea l’astinenza.
Come un bimbo, il saggio è libero da entrambi e così vive sereno. - Uno che sia
attaccato al mondo pensa che rinunciandovi si risolleverà dalla sua
miseria.
Uno che non sia attaccato a niente è libero da ogni dispiacere persino vivendo nel mondo - Colui che è
fiero della sua liberazione e del suo corpo considerandoli come propri,
non è né uno yogi né una persona illuminata.
Egli soffre, vittima del proprio orgoglio. - Persino se Shiva, Vishnu o lo stesso Brahma nato dal loto ti istruiscano in spiritualità, fino a che non ti libererai
completamente dai pensieri, non potrai percepire e conoscere il tuo Sé.
Capitolo
XVII ~ Il Vero Conoscitore
- Ashtavakra
disse:
Colui che che ha acquisito una pura percezione del mondo attraverso i suoi sensi al punto da gioire anche nella solitudine, allora ha raggiunto la conoscenza dello yoga e ha colto i frutti della saggezza spirituale. - Il
conoscitore della Verità non è mai sconvolto dal mondo, perché egli trova
completezza nella stessa creazione divina dell’universo.
- Come le
foglie amare dell’albero di Neem non sono apprezzate dall’elefante che ha
già gustato quelle dolci di Sallaki, così gli oggetti sensibili non
soddisfano colui che si diletta del proprio Sé.
- Raro è nel
mondo colui che non è attaccato a passate esperienza piacevoli o non
desidera di fare nuove esperienze.
- Coloro che
desiderano esperienza del mondo e coloro che ne desiderano la liberazione
sono entrambi comuni.
Ma rara è la grande anima che non aspira né ai piaceri né alla liberazione. - Invero, colui
che ha successo nel controllo dei suoi pensieri e della sua attenzione,
non ha attrazione né avversione per il successo nel dharma,
nella prosperità, nel corpo, nella liberazione spirituale, o per la vita e
nemmeno per la morte.
- Il saggio non
desidera la dissoluzione del mondo illusorio e nemmeno prova avversione
per la sua esistenza, ma riesce a vivere felice cogliendo ispirazione da
ciò che da esso viene spontaneamente.
- Trovando
soddisfazione nella guida del proprio Sé e verificando che il pensiero
porta verso l’errore, il saggio riesce a essere contento qualsiasi cosa
veda, senta, tocchi, odori e mangi.
- Non esiste
attaccamento o non-attaccamento per colui il cui oceano del mondo si è
prosciugato.
Il suo sguardo è assente, i suoi sensi immobili, le sue azioni senza propositi. - Lo stato
sottile della persona spiritualmente illuminata è sorprendente dovunque:
non è sveglia, né dorme, non apre o chiude i suoi occhi.
- Dovunque, lo
si vede rilassato nella profonda musica della meditazione, perché la sua
mente è liberata da ogni desiderio e il suo cuore è puro.
- Nel vedere,
sentire, toccare, odorare, mangiare, prendere, parlare, camminare, il
saggio non esercita nessuno sforzo, perché non è attratto o avverso da
nessuna di queste attività.
Egli è sempre veramente rilassato. - L’anima
realizzata non giudica o elogia, non prende o da, non gode o si arrabbia:
egli è sempre libero e rilassato.
- Sia in
presenza di una donna appassionata o al bussare della morte, la grande
anima rimane disinvolta e rilassata.
Egli è veramente libero. - Il saggio non
percepisce differenza fra felicità e miseria, un uomo e una donna,
l’avversità e il successo.
Ogni cosa è vista allo stesso modo. - Non c’è
violenza né pietà, né arroganza né umiltà, né ansietà né meraviglia, per
colui che confida nel suo Sé interiore e nella sua vita Spirituale e che
ha spodestato il dominio della vita mondana.
- Nello stato
di liberazione, uno non evita l’esperienza mondana ma nemmeno la brama.
Egli gioisce di ciò che viene e ciò che non viene. - Nello stato
di silenzio mentale uno non ha percezione di essere in profonda
meditazione o non esserlo, dell’essere positivo o non esserlo, ma
semplicemente riposa in quello stato di pace assoluta.
- Colui che sa
che IO e MIO sono prodotti dalla mente e quindi non esistono, persino
quando agisce seguendo il proprio destino, non è coinvolto nelle sue
azioni.
- La mente di
un saggio è libera da ogni illusione, da uno stato sognante, dal torpore e
da ogni pensiero distorto; la mente illuminata dallo Spirito raggiunge uno
stato oltre ogni descrizione.
Capitolo
XVIII ~ La Pace
1.
Ashtavakra
disse:
- Loda Colui
che è Beatitudine stessa, che è per natura serenità e luce, e che nel
conoscerLo rivela il mondo essere solo un sogno.
- Uno può
gioire degli abbondanti piaceri del mondo, ma non sarà mai felice fino a
che non li avrà abbandonati.
- Come può uno
il cuore è stato bruciato dal sole del dispiacere dei mancati doveri,
essere felice e godere della pioggerella della beata quiete?
- Questo mondo
non è altro che immaginazione. In Realtà è niente. Uno che vede la vera
natura dell’esistenza e della non-esistenza non cessa mai d’esistere.
- Il Sé – che è
assoluto, spontaneo, immortale, immacolato – è senza limiti e non distante
da te. Tu sei Esso per sempre.
- Per coloro la
cui visione diventa limpida, l’illusione si dissolve e il Sé si rivela.
Tutti i dispiaceri sono dissolti all’istante.
- Tutto quello
che si vede è immaginazione; conoscendo il Sè come eternamente libero, il
saggio vive come un bambino.
- Sapendo il Sé
essere Assoluto, sapendo che esistenza e non esistenza sono solo frutto
dell’immaginazione, cosa c’è per chi è senza desideri da imparare, da dire
o da fare?
- Sapendo per
derto che tutto è Sé, il saggio non ha traccia di pensieri del tipo “Io
sono questo” o “Io non sono quello”.
- Lo yogi che
trova la quiete non è né distratto né concentrato. Non conosce né piacere
né pena. L’ignoranza è dispersa, egli è libero di conoscere.
- Paradiso o
povertà, guadagno o perdita, vita sociale o solitudine, per lo yogi libero
dai condizionamenti non fa differenza.
- Merito
religioso, piacere dei sensi, prosperità terrena, discriminazione tra
questo e quello – tutto ciò non ha senso per lo yogi libero dagli opposti
come “Io faccio questo” e “Io non faccio quello”.
- Lo yogi che è
liberato mentre vive non ha doveri in questo mondo, nessun attaccamento
nel suo cuore. La sua vita procede senza il suo intevento.
- Per la grande
anima che si trova oltre il desiderio, dov’è l’illusione? Dov’è
l’universo? Dov’è la meditazione su Quello? Dov’è la liberazione da loro?
- Colui che
vede il mondo può provare a rinunciarvi. Ma che può fare colui che è senza
desideri? Egli vede che non c’è niente da vedere.
- Colui che ha
visto il Supremo Brahma pensa “Io sono Brahma”. Ma colui che ha trasceso
il pensiero, che cosa può pensare? Egli non conosce nient’altro che il Sé.
- Egli
raggiunge un controllo di sé che gli permette di vedere la propria distrazione.
Ma la grande anima non è proprio distratta; non ha niente da raggiungere,
non ha niente da fare.
- L’uomo di
Conoscenza può vivere come un uomo ordinario, ma non lo è. Egli vede che
non è né concentrato né distratto, e non trova alcun difetto in sé stesso.
- Colui che è
oltre l’esistenza e la non-esistenza – che è saggio, soddisfatto, libero
dal desiderio – non fa niente, pure se il mondo lo vedesse in azione.
- Il saggio non
è preoccupato dall’azione o l’inattività. Egli vive felicemente, facendo
qualsiasi cosa necessiti esser fatta al momento.
- Come una
foglia nel vento, il liberato non è legato dalla vita – senza desiderio,
indipendente, libero.
- Per colui che
ha trasceso il mondo, non c’è gioia né dispiacere. Con mente tranquilla,
egli vive come se non avesse un corpo.
- Uno che
conosce il Sé, la cui mente è serena e senza macchia, non desidera di
rnuncuare a nulla, e nemmeno sente la mancanza di ciò che non ha.
- Con la sua
mente in uno stato naturale di silenzio, il saggio non conosce onore o
disonore. Egli fa quello che è da esser fatto.
- Uno che
agisce sapendo “Questo è fatto dal corpo, non da Me, puro Sé”, invero non
fa nulla – non importa quanto sia impegnativa la sua attività.
- Il liberato
agisce senza dichiarare di star aggendo, ma non è uno sciocco. E’ felice e
beato persino nel samsara.
- Avendone
avuto abbastanza della continua travagliante attività della mente, il
saggio trova riposo. Egli né pensa, né sa, né sente, né vede.
- Oltre la
quiete, oltre la distrazione, la grande anima non pensa niente della liberazione
p del legame. Avendo visto che l’universo è vuoto, anche se sembra
esistere, egli è Dio.
- Chi si sente
responsabile di tutto, sta sempre in attività anche quando il corpo
riposa; il senso che è libero del senso di responsabilità, è come se non
facesse nulla anche se il corpo è in azione.
- La mente del
liberato non è né tormentata né compiaciuta. E’ inattiva, senza
agitazione, senza desideri e libera dal dubbio.
- Il liberato
non si sforza per meditare o agire. Azione e meditazione giusto avvengono.
- Sentendo la
Verità ultima, l’uomo ottuso è sconcertato. L’uomo saggio udendo la Verità
si ritira in sé e appare ottuso.
- L’ignorante
pratica la concetrazione e si sforza di non pensare. Il saggio, come se in
un sonno profondo, non fa niente.
- L’ignorante
non trova pace sia nello sforzarsi che nel non-sforzarsi. Il saggio trova
in sé semplicemente nel conoscere la Verità.
- Sebben siano
per natura il solo Sé, pura intelligenza, amore e perfezione, le persone
mondane non vedranno questo attraverso meditazione e pratica.
- L’uomo
ignorante non sarà mai liberato dalle sue pratiche ripetitive. Beato è chi
dalla semplice comprensione, entra nella libertà senza tempo.
- Poiché
desidera conoscere Dio, l’ignorante non puoi mai diventarLo. L’uomo saggio
gioisce del Supremo perchè è libero dal desiderio.
- Incapace di
rimanere saldo e tenace per la salvezza, l’ignorante continua a perdersi
nell’illusione del mondo. Vedendo il mondo come la fonte di ogni miseria,
il saggio se ne libera alla radice.
- Lo sciocco
pensa che la pace viene controllando la mente; non la otterrà mai. ll
saggio conosce la Verità ed è quiete stessa.
- Per colui che
pensa che la conoscenza sia cose e idee, come potrebbe esserci la
conoscenza del Sé? Il saggio non vede le cose separate – solo il Sé
eterno.
- Lo sciocco
prova a controllare la mente con la mente. Il saggio si diletta nel Sé
solo: non c’è mente da controllare!
- Alcuni
credono nell’esistenza; altri credono che niente esista. Raro è colui che
non crede in niente e non è mai confuso.
- Deboli
intellettuali possono credere che il Sé sia Uno senza altro (nella
non-dualità). Ma essendo intrappolati nell’illusione essi non conoscono
effettivamente il Sé, così rimangono inappagati tutta la vita.
- La mente di
chi cerca la liberazione dipende dalle cose per via della percezione; ma
la mente del liberato, che è sempre libero dal desiderio, non percepisce
niente.
- Gli uomini timorosi temono le esperienze sensorie proprio come fossero delle
tigri. Essi cercano rifugio nelle grotte e provano a non pensare al mondo.
- Le esperienze
sensorie sono come elefanti che, nell’incontrare un uomo senza desideri,
lo vedono come un leone. Essi immediatamente girano i tacchi o, se
incapaci di scappare, lo compiacciono servendolo.
- Un uomo senza
dubbi, che conosce il Sé, non ha bisogno di pratica o liberazione.
Vedendo, udendo, toccando, odorando, mangiando – egli vive come viene,
felicemente.
- Uno la cui
mente è svuotata e priva di conflitti dal semplice udire la Verità, non
vede niente da fare, niente da evitare, niente che gli provochi
indifferenza.
- Il saggio fa
qualsiasi cosa appaia esser fatta senza pensare al male o al bene. Le sue
azioni sono quelle di un bambino.
- Dipendendo da
nulla, uno trova felicità. Dipendendo da nulla, uno ottiene il Supremo.
Dipendendo da nulla, uno passa attraverso la tranquillità al Sè Unico.
- Quando uno
realizza che non è né l’attore nè lo spettatore, l’agitazione mentale è
placata.
- Le azioni del
saggio, libere da falsità e motivazioni, brillano come chiara luce. Non
così accade a quelle dell’illuso ricercatore che mostra un comportamento
pacifico quando in realtà è ancora fermamente attaccato ad esse.
- Slegato,
svincolato dalle proiezioni della mente, i saggi sono liberi di giocare e
gioire, oppure di ritirarsi in un rifugio in montagna.
- Sia onorando
un erudito spirituale, un dio, o un sacro tempio; sia vedendo una donna
piacente, un re, un beneamato amico – in ogni occasione il cuore del
saggio rimane imperturbato.
- Sebbene i
suoi servi, figli, mogli, figlie, nipoti e tutti i suoi parenti lo
deridano o lo disprezzino, lo yogi rimane imperterrito.
- Sebbene
compiaciuto non prova piacere; sebbene addolorato non prova sofferenza.
Questo meraviglioso stato è compreso solo da coloro che sono come lui.
- Il credere
nel dovere crea un mondo relativo affinché si attui. Il saggio che sa di
essere il Sé senza forma, eterno, onnipervadente, immacolato, trascende il
dovere e il mondo.
- Persino
quando non fa nulla, l’ottuso è ansioso e distratto. Persino nel mezzo di
una grande azione, il saggio rimane tranquillo.
- Persino nella
vita pratica, il saggio rimane felice. Felice di sedere, felice di
dormire, felice di muoversi, felice di parlare, felice di mangiare, ecc.
- Poiché
conosce il Sé, il saggio non è disturbato dalla vita pratica. Egli è
profondo e fermo, come un vasto lago. Non è come le persone comuni, i suoi
dispiaceri sono svaniti.
- Per l’illuso
persino il riposo è attività. Per il saggio, persino l’azione porta il
frutto della quiete.
- Il deluso è spesso
avverso alle cose della vita. Per uno che non ha pensiero per il corpo,
attaccamento e avversione non hanno senso.
- La mente
illusa è presa nel pensare e nel non pensare. La mente del saggio non è
presa dai pensieri, perché pensa solo ciò che è appropriato.
- Il saggio non
vede nulla essere fatto sebbene sia realizzato con le sue mani. Come un
bambino è puro e agisce senza motivo.
- Beato è colui
invero che conosce il Sé. Sebbene veda, tocchi, odori, mangi, non desidera
mai e non cambia.
- Per uno che è
vuoto e immutabile, dov’è il mondo e la sua immaginazione? Dov’è lo scopo?
E dov’è il senso di esso?
- Glorioso
invero è colui che, libero dal desiderio, incarna la Beatitudine stessa.
Egli è diventato assorbito nel Sé.
- In breve, la
grande anima che ha realizzato la Verità è libera dal desiderio, dal
piacere e dalla liberazione. In tutto lo spazioe e il tempo non è
attaccato a nulla.
- Che cosa
rimane per Uno che è Consapevolezza stessa, che vede la non-esistenza di
un mondo creato dal nero pensiero di un nome?
- La pace è
naturale per uno che sa per certo che niente esiste, che vede le apparenze
essere illusioni, a cui l’inesprimibile è apparente.
- Regole di
condotta, distacco, rinuncia, ascetismo – che cosa sono queste cose per
colui che vede l’irrealtà delle cose, che è la Luce della Consapevolezza?
- Come può
esserci gioia o dispiacere, legame o liberazione, per uno che percepisce
la non-esistenza e illumina l’infinito?
- Fino al
momento della Realizzazione del Sé, l’illusione prevale. Il saggio vive
senza i pensieri di “Io” e “Mio”. La sua connessione con l’illusione è
spezzata.
- Che cos’è la
conoscenza? Che cos’è l’universo? Che cosa sono i pensieri come “Io sono
il corpo” o “il corpo è mio”? Il saggio è immortale e privo di dispiacere.
Egli è solo Sé.
- Quando un
uomo debole abbandona la meditazione cade preda dei capricci e dei
desideri.
- Persino
ascoltando la Verità, l’uomo dall’intelletto ottuso rimane aggrappato
all’illusione. Attraverso sforzo e repressione egli potrebbe apparire
esteriormente composto, ma interiormente brama il mondo.
- Sebbene gli
altri lo vedano lavorare, il saggio non fa nulla. La conoscenza ha bandito
lo sforzo. Egli non trova alcun motivo per fare o parlare.
- Il saggio è
senza paura e inattaccabile. Non oscurità, non luce, niente da perdere.
Niente.
- Pazienza,
discriminazione, persino l’audacia – a che servono queste cose ad uno
yogi? La sua natura non può essere descritta. Egli non è una persona.
- Non paradiso,
non inferno, non liberazione per la vita; in breve, la Consapevolezza è
Vuoto. Che altro può essere detto?
- Il saggio né
brama per la soddisfazione, né si agita su qualche altro
non-raggiungimento. La sua mente è fresca e traboccante di dolcezza.
- Distaccato
dal desiderio, il saggio né elogia la pace né incolpa il malvagio.
Egualmente contento in felicità e in miseria, egli non cambiarebbe una
cosa.
- Il saggio non
rigetta il mondo né desidera il Sé. E’ libero dalla gioia e dal
dispiacere. Egli non vive e non può morire.
- Il saggio
vive senza speranza. Non ha attaccamento ai suoi figli, moglie o chiunque
altro. Il piacere non significa nulla per lui. La sua vita è gloriosa.
- Il saggio
vaga come gli viene e vive di quello che arriva. Contentezza sempre dimora
nel suo cuore. E quando il sole tramonta, egli riposa dove si trova.
- Radicato
nell’Essere, nessun pensiero rivolto verso l’essere nato o rinato, la
grande anima è indifferente alla morte o alla nascita del suo corpo.
- Il saggio sta
da solo, curandosi di nulla, privo di possedimenti. Va dove vuole, non
ostacolato dagli opposti, i suoi dubbi fatti a pezzi. Egli è davvero
beato.
- Il saggio non
hai il senso del “mio”. Per lui terra, sassi e oro sono la stessa cosa. I
nodi del suo cuore sono sbrogliati. Egli non conosce né ignoranza né
dispiacere; è eccellente in ogni modo.
- L’anima
liberata non ha desiderio nel suo cuore. E’ contento e indifferente. Non
ha equali.
- Solo uno
libero dal desiderio sa senza conoscere, vede senza vedere, parla senza
parlare.
- Couli che è
senza desiderio eccelle, sia che sia un re o un mendicante. Egli non vede
più bene o male.
- Che cosa è
lussuria o contenimento, o il desiderio per la Verità per lo yogi che ha
raggiunto l’obiettivo della vita, e che incarna virtù e sincerità?
- L’esperienza
di uno che è libero dal desiderio e dalla sofferenza, che è contento e
riposa nel Sé – come può essere descritto e da chi?
- Lo stato del
saggio non cambia mai. Dormendo profondamente, egli non dorme. Perdendosi
in fantasticherie, egli non sta sognando. Gli occhi sono aperti, egli non
è sveglio.
- L’uomo di
Conoscenza sembra pensare, ma non ha pensieri. Sembra avere percezioni, ma
non fa esperienza. Sembra avere intelligenza, ma ha la mente vuota. Appare
essere una persona, ma non lo è.
- L’uomo di
Conoscenza non è né felice né miserabile, né distaccato né attaccato, né
liberato né alla ricerca della liberazione. Non è né questo né quello.
- Anche quando
è distratto il beato è tranquillo. In meditazione, non medita.
Nell’ignoranza, rimane trasparente. Sebbene istruito, non sa niente.
- Il liberato,
che dimora incondizionatamente nel Sé, che è libero dal concetto di azione
e dovere, che è sempre e dovunque lo stesso, è senza desideri. Non si
preoccupa di quello che ha fatto o non ha fatto.
- Il saggio non
è né compiaciuto dalle lodi, né infastidito dal biasimo. Non è attaccato
alla vita e non teme la morte.
- Uno dalla
mente tranquilla né cerca le folle e nemmeno il deserto. Egli è lo stesso
dovunque vada.
Capitolo
XIX ~ Riposa nel Sé
1.
Janaka
disse:
- Con le pinze
della Verità ho afferrato la spina del pensare dal più intimo antro del
mio cuore.
- Dov’è la
meditazione, il piacere, la prosperità e la discriminazione? Dov’è la
dualità? Dov’è persino l’Unità? Io dimoro nella Gloria del Sé.
- Dov’è il
passato e il futuro e persino il presente? Dov’è lo spazio, o persino
l’eternità? Io dimoro nella Gloria del Sé.
- Dov’è il Sè?
Dov’è il non-Sé? Dov’è il bene e il male, la confusione e la chiarezza? Io
dimoro nella Gloria del Sé.
- Dov’è il
dormire, il sognare, lo svegliarsi, o persino il quarto stato? Dov’è la
paura? Io dimoro nella Gloria del Sé.
- Dov’è vicino
o lontano, fuori o dentro, grossolano o sottile? Io dimoro nella Gloria
del Sé.
- Dov’è la vita
e la morte? Dov’è il mondo e le relazioni terrene? Dov’è la distrazione e
la quiete? Io dimoro nella Gloria del Sé.
- Non c’è
bisogno di parlare dei tre fini della vita. Parlare di yoga è inutile.
Anche parlare della Verità è irrilevante. Io riposo nel Sé soltanto.
Capitolo
XX ~ Liberazione nella vita
1.
Janaka
disse:
- Dove sono gli
elementi, il corpo, gli organi, la mente? Dove è il vuoto? Dov’è la
disperazione? La mia natura è trasparente chiarezza.
- Dove sono le
scritture? Dov’è la Conoscenza del Sé? Dov’è la non-mente? Dov’è la
contentezza e la liberazione dal desiderio? Io sono privo della dualità.
- Dov’è
Conoscenza e ignoranza? Dov’è “io”? Dov’è “questo”? Dov’è “mio”? Dov’è il
legame e la liberazione? Il Sé non ha attributi.
- Dov’è la
fioritura del karma? Dov’è la liberazione-nella-vita, o persino la
liberazione alla morte? C’è solo Uno.
- Dov’è colui
che agisce e colui che gode? Dov’è l’origine e la fine del pensiero? Dov’è
la conoscenza diretta o riflessa? Non c’è alcuna persona qui.
- Dov’è il
mondo? Dov’è il ricercatore della liberazione? Dov’è il contemplativo?
Dov’è l’uomo di Conoscenza? Dov’è l’anima nel vincolo? Dov’è l’anima
liberata? La mia natura è Unità.
- Dove sono la
creazione e la distruzione? Dove è il fine e i mezzi? Dov’è il
ricercatore? Dov’è il raggiungimento? Io sono Uno.
- Dov’è il
conoscitore? Dov’è il conoscere? Dov’è il conosciuto o la conoscenza
stessa? Dov’è qualunque cosa? Dov’è in niente? Io sono pura
Consapevolezza.
- Dov’è la
distrazione, la concentrazione, la conoscenza o la l’illusione? Dov’è la
gioia o il dispiacere? Io sono Quiete.
- Dov’è il
relativo? Dov’è il trascendente? Dov’è la felicità e la miseria? Io sono
privo di pensieri.
- Dov’è
l’illusione? Dov’è l’esistenza? Dov’è l’attaccamento o il
non-attaccamento? Dov’è la persona? Dov’è Dio? Io sono Consapevolezza.
- Dov’è
attività o inattività? Dov’è liberazione o legame? Io sono senza tempo,
indivisibile. Io sono Sé soltanto.
- Dove sono i
priincipi e le scritture? Dov’è il discepolo o il maestro? Dov’è la
ragione per la vita? Io sono senza limiti, Assoluto.
- Dov’è
l’esistenza o la non-esistenza? Dov’è l’Unità o la dualità? Niente emana
da me. Niente più può esser detto.
L’Ashtavakra
Gita, anche nota come Ashtavakra Samhita, o canto di Ashtavakra è un
antico testo che riporta il dialogo tra il giovane Maestro Ashtavakra e il Re Janaka di Mithila, orientativamente vissuti
nel 5000 AC.
Questo dialogo mostra una tipica conversazione che avveniva tra i maestri della
scuola di Advaita Vedanta (Advaita significa
“non-dualismo”). Prima di proseguire con la lettura, consiglio al lettore a
digiuno sulla tradizione filosofica orientale di leggere l’articolo
introduttivo La teoria dell’evoluzione spirituale nella tradizione orientale .
Com’è
noto, Yoga significa unione, unione col il Tutto. Parlare di unione con
il Tutto sottointende necessariamente che non esiste una reale separazione da
esso: la separazione è solo un’illusione creata dalla mente. Le onde dei nostri
desideri e quindi dei nostri pensieri, vanno a intorpidire il calmo e immenso
oceano del nostro Sé, creando nelle loro increspature mondi fittizzi in cui noi
ci identifichiamo. Ma una volta che le onde svaniscono, finalmente riusciamo a
percepire il vasto e profondo oceano del nostro Sé individuale (Atma o Jivatma),
che in verità non si distingue dal Sé universale (Brahman o Paramatma).
In altre parole: Tutto è Uno.
Accennato
il principio del non-dualismo, si può notare che nello Yoga e nell’Advaita
Vedanta vengono seguiti due approcci diversi, ma ugualmente validi, in quanto
mirano allo stesso fine: la Realizzazione del Sé.
Nell’Advaita Vedanta, non vengono dati suggerimenti per l’auto-miglioramento o
per risolvere problematiche di vita quotidiana, non si parla né di Kundalini né
di chakra o di sistema sottile; tutto ciò viene semplicemente trasceso,
passando direttamente ad esaltare il valore della Realizzazione del Sé e della
connessione del Sé con il Tutto.
Per cui, questo testo più che un trattato sullo yoga è un’elegia dello stato
ultimo dello yogi e in certi punti raggiunge livelli poetici molto elevati, che
purtroppo si perdono un po’ con la traduzione che prevede la spiegazione di
elementi non direttamente espressi da una lingua così diversa dal sanscrito:
per tradurre una parola sanscrita a volte sono necessarie espressioni complesse
nella nostra lingua che non sempre sono sufficienti a descriverne pienamente il
senso.
*
Tratto dal sito: http://www.sahajayogabenessere.com
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