Virginia Vacca
Appunti
su un trattato arabo di ginnologia
Dice
il poeta arabo:
Eravamo, nella
nostra compagnia, come le Pleiadi,
E ci ha diviso il
tempo, come le stelle dell’Orsa.
Sarebbe offensivo spiegare all’erudito lettore chi sono i
ginn. Il relativo articolo dell’Encyclopédie de l’Islam si trova
s.v. djinn. Veniamo subito al
trattato.
Secondo il gusto arabo dell’epoca, il
titolo è in rima e bizzarro: Kitāb ākām
al-margiān fi aḥkām al-giānn, «Libro delle collinette di corallo[1] circa le norme che reggono i ginn» Ha 140
capitoli in 231 pagine[2]
l’autore, ash-Shibl[3]. (Badr
ed-Dīn Abu ‘Abdallāh Moḥammed ibn
‘Abdallāh, Damasco 712-1312 — Tripoli di Siria
769-1367) era un cadi hanafita.
L’opera è tarda e in gran parte di
seconda mano, ma compilata coscienziosamente e
ben documentata; può interessare per l’abbondanza delle notizie e delle
citazioni e come tipico prodotto dell’islamismo medievale, come collezione
di aneddoti fantastici, di ragionamenti strani e di particolari gustosi.
«Questo libro — dice Shibli —
è nato da un dibattito sulla liceità dei matrimoni fra ginn ed esseri umani,
che non raggiunse una conclusione perché non si erano
chiariti prima questi punti: Esistono i ginn? Hanno corpi identificabili, e di
che specie? Possiedono le qualità richieste per adempiere
agli obblighi dell’islamismo? La missione di Maometto si rivolgeva anche
a loro?»
Non si può dire che Shibli abbia detto
l’ultima parola su questi ed altri problemi della
ginnologia; sia attenendosi alla scienza musulmana, sia ricorrendo anche a
quella occidentale, molti punti restano oscuri, perché i passi coranici sui
ginn[4] formano un corpus incompleto e
contraddittorio; il ḥadīth, illustrandolo con
oceani di narrazioni e notizie (spesso affascinanti) rende sempre più densa
quella «nuvola nera» entro la quale (secondo un preteso testimonio oculare) il
Profeta conferiva con i ginn. E gli etnologi hanno ancora molto da lavorare
sulle eredità che i ginn hanno raccolto dalle popolazioni diventate musulmane.
Torniamo alle collinette di corallo; per
dare un’idea dell’opera potrà bastare il riassunto dei primi venticinque
capitoli.
1. Esistono i ginn? –
È comprensibile che gli zanādīq e molti dei falāsifah lo
neghino, ma l’esistenza dei ginn non ripugna la ragione e il Corano
la conferma in modo irrecusabile. Stranamente, alcune sette musulmane
(qadariti, mu’taziliti, giaḥmiyyah) dubitano o negano[5].
Poiché ginn viene da gianna (essere
nascosto, coperto)[6] «possono
considerarsi ginn anche gli angeli ed altri esseri
nascosti ai nostri sguardi». I diavoli (shayāṭīn) sono
ginn cattivi (Corano, XXXVII, 7).
2. Creazione dei ginn e
ribellione di Satana. – I ginn furono creati prima di Adamo,
inferiori agli angeli come la terra è inferiore al cielo. Ginn ribelli uccisero
il profeta Yūsuf, inviato loro da Dio, e furono sconfitti ed esiliati «nelle isole del mare» da un esercito di ginn fedeli,
guidato da Iblīs (Satana), il quale divenne loro sovrano e fu poi ribelle
a Dio, come narra il Corano. Secondo az-Zamakhshari (da Abu Hurairah!) gli
angeli sono i 900/1000 degli esseri creati, i diavoli i 90/1000, i ginn i
9/1000 e gli uomini l’1/1000. Novanta diavoli e nove
ginn per ogni uomo…
3 e 4. Natura
del corpo dei ginn. – I ginn furono creati di fuoco, come gli
uomini di terra. Difficoltà di spiegare come un organismo vivente possa essere
fatto di fuoco. Conclusione: come l’uomo, tratto dalla terra, è di carne, così
il ginn, tratto dal fuoco, è di una materia sui generis, diversa
dal fuoco. Conferma: il Profeta, disturbato nella sua preghiera da un ginn
cattivo, lo prese per il collo, e poté constatare che
la sua saliva era fredda.
5. Varie specie di ginn. –
Dice Maometto (ḥadīth): «Dio creò i ginn di tre specie: 1. Serpi, scorpioni, insetti e uccelletti. 2. Simili al
vento. 3. Soggetti alla resa dei conti ed
ai castighi[7]. E creò
gli uomini di tre specie: 1. Simili alle bestie (e
cita il Corano, VII, 178). 2. Con il corpo dei figli di Adamo
e lo spirito di demonii. 3. Uomini «che
staranno all’ombra di Dio, nel giorno in cui l’unica ombra sarà la Sua».
6. Trasformazioni dei ginn in vari
aspetti. – Indubbiamente i ginn assumono la forma di animali
(serpenti, scorpioni, cammelli, bovini, ovini, cavalli, asini, muli, uccelli)
ed anche di uomini. In due punti del Corano (VIII, 30 e 48) si allude a diavoli
che presero aspetto umano per nuocere al Profeta.
Né diavoli né angeli hanno il potere di
cambiare la forma in cui furono creati, però Dio può insegnare loro atti e
parole che hanno la virtù di ottenere da Lui tali metamorfosi (caso di Satana
trasformato in un medinese, e di Gabriele che assunse forma umana per dare
l’Annuncio a Maria). I ghūl sono «i
maghi dei ginn»; non si trasformano ma producono, per effetto di magia,
l’illusione di un aspetto diverso da quello vero. Per metterli in fuga è
efficace intonare la chiamata alla preghiera rituale.
È opinione accettabile dei mu’taziliti
che i corpi dei ginn sono di materia sottile e perciò invisibili, e che Dio li
rende consistenti, robusti e visibili durante la vita dei Profeti; lo conferma l’autorità di Salomone sui ginn, che
facevano per lui lavori pesanti (Corano, XXXIV, 12-14). All’infuori delle
epoche profetiche i ginn sono invisibili; diceva perciò giustamente l’Imām
ash-Shāfi’i: «Non accettiamo in giudizio la
testimonianza di quelli che affermano di vedere i ginn».
Considerazioni sulla forma di angeli,
diavoli ed esseri umani.
7. Alcuni cani sono ginn.
– Il Profeta avrebbe detto: «Se non fosse che i cani sono una
nazione ordinerei di ucciderli, ma ho paura di distruggere una nazione[8]; uccidete dunque soltanto i cani neri, sono (sicuramente)
dei ginn». Aggiungeva «Se un cane nero passa davanti
al musulmano che compie la preghiera rituale, la rende invalida, perché è
un diavolo» (non così i cani rossi e gialli). Anche il
gatto nero è un ginn, «perché la nerezza
raduna le forze sataniche», ed anche il cammello. Ma c’è
chi precisa: questi animali non sono ginn, somigliano ai ginn, infatti «un
animale nato da animali, come potrebbe essere altro
che un animale?».
8-9. Le sedi dei ginn.
– In seguito ad un arbitrato di Maometto
fra ginn pagani e musulmani, questi ultimi abitano nei villaggi e
nei monti, i primi nelle grotte. Sui tetti delle case vi sono
ginn musulmani, che scendono a mangiare con le famiglie. Per
impedire ai diavoli di passare la notte nelle case, bisogna invocare
il nome di Dio rientrando in casa e mettendosi a
tavola.
Le latrine sono particolarmente
frequentate dai ginn (giaculatorie da pronunciarsi
entrandovi, precetto di nascondere ai ginn le
proprie nudità). Sono convegno di ginn tutti i
luoghi impuri, dove non è permesso compiere la preghiera rituale: cimiteri,
concerie, letamai, quadrivi, bagni pubblici. «Anche
gli eretici frequentano questi posti, per ricevervi comunicazioni diaboliche».
10. Il ginn compagno. – Si
veda il Corano, VI, 112. Ḥadīth «Ognuno di voi ha due compagni, un angelo e un ginn».
Domandarono al Profeta: «Anche tu hai
il tuo ginn?». Rispose «Sì, senonché Dio mi ha
aiutato contro di lui: quel ginn si è fatto musulmano e non mi comanda
più altro che il bene». E avrebbe aggiunto «Sono stato privilegiato in confronto di Adamo, in due cose:
il mio diavolo miscredente si è fatto musulmano, e le mie mogli
mi hanno assistito, non tradito»[9].
D’altra parte vi sono orazioni
da recitare prima di addormentarsi, per chiedere a Dio
protezione contro il proprio diavolo; risalgono a Maometto.
Shibli spiega che il Profeta evidentemente le pronunciava prima
della conversione del suo diavolo.
11-13. Mangiano e bevono i ginn? – Vi sono tre
opinioni: 1. Nessun ginn mangia e beve. 2. Alcuni ginn
mangiano e bevono; i « ginn puri » (i vènti) non
mangiano, non bevono e non procreano. 3. Tutti i ginn mangiano e bevono. Altro
quesito: si nutrono soltanto dell’odore e dei fumi degli alimenti, o «masticano e inghiottono»? Quest’ultima opinione è confermata
da un ḥadīth: un uomo mangia senza aver detto «in nome di Dio!» prima di cominciare. Se ne ricorda
all’ultimo boccone, e il Profeta afferma «Finora
un ginn cattivo ha mangiato con te una parte del tuo pranzo; quando hai detto
“in nome di Dio” l’ha dovuto rigettare».
Che cosa mangiano i ginn? Dice un ḥadīth che
«i ginn chiesero al Profeta di assegnare loro un alimento,
e furono concesse loro “le ossa su cui è stato pronunciato il nome di Dio”
(cioè ossa degli animali uccisi ritualmente), e per le loro cavalcature il
letame dei quadrupedi. A favore dei ginn le ossa spolpate si rivestono di carne
e il letame diventa foraggio fresco. Il Profeta ha proibito ai musulmani
di adoperare questa roba per usi sudici, dicendo “Sono gli alimenti dei vostri
fratelli, i ginn”».
14. I ginn contraggono matrimonio
e generano. – Dice infatti il Corano (LV, 56 e 74) che le
Hur, spose dei beati in Paradiso, non furono «mai toccate, prima di loro, da
uomini o da ginn», e parlando di «Iblīs, uno dei ginn» Dio dice «prenderete
dunque lui e la sua progenie come protettori, invece di Me?» (Cor., XVIII, 50). Opinione del cadi
‘Abd al-Giabbār (chi era costui?): «Come animali minutissimi, quasi
invisibili, generano esseri altrettanto minuti, così la sottigliezza dei ginn
non impedisce loro di generare». E Shibli conclude
«Sia glorificato l’Onnipotente: quando vuole una cosa dice sii, ed è».
15-18. I ginn sono mukallaf? La
missione di Maometto è destinata anche a loro? – La piena
responsabilità dei ginn risulta chiaramente dal Corano, che descrive la
loro conversione all’islamismo, minaccia loro i castighi prescritti per chi
viola «i comandamenti e i divieti» islamici, e accomuna uomini e ginn nella
famosa Sura del Misericordioso (LV) ove Dio si rivolge ad ambedue indistintamente, usando la forma duale.
Secondo Ibn ‘Aqīl «la parola uomini comprende
anche i ginn».
Prima di Maometto i ginn ebbero almeno un
profeta della loro nazione (si veda il capitolo 2 di
Shibli, citato qui sopra, e il Corano, VI, 130). Ma nessun profeta fu mandato ad uomini e ginn insieme, prima di Maometto, il
quale convertì una parte dei ginn, diventati poi «ammonitori» dei
loro fratelli, per invitarli all’islam.
Il detto del Profeta «Fui inviato ai neri
e ai rossi» è per solito interpretato «agli arabi e ai greci» (dal colore
dei capelli), alcuni però intendono «agli uomini ed
ai ginn»; questi ultimi sono «i neri» perché somigliano agli spiriti
(al-arwāḥ) detti neri (aswadah).
Aneddoto su Corano, LXXII, 6: «alcuni della razza degli uomini si rifugiarono
presso alcuni della razza dei ginn» e discussione sulle
circostanze e l’epoca dei successivi incontri di Maometto con i ginn e
sull’azione dei ginn convertiti per diffondere l’islam presso la loro
gente. Numero dei ginn in relazione diretta con Maometto (sette,
nove, dodicimila), loro provenienza (Ḥarrān, Nisibi).
Leggende sulla morte di ginn che avevano
conosciuto il Profeta; eccone un saggio: ‘Omar ibn
‘Abd al-‘Azīz[10] trova un serpente morto
(variante, un ginn morto) lo avvolge in un lembo del suo
mantello e lo seppellisce. Una voce di persona invisibile lo informa che quel
serpente è uno dei ginn i quali udirono il Corano da Maometto e
che egli stesso è l’ultimo superstite di quel gruppo. Altro
racconto: il narratore (anonimo) assiste al conflitto di due
violentissimi venti, provenienti da direzioni opposte, che si disperdono dopo
il conflitto, lasciando sul terreno un’enorme quantità di serpi. Nota una
serpicina gialla che esala un soave
profumo; «pensando che dev’essere buona» la avvolge nel suo turbante[11] e la seppellisce. Una voce di essere invisibile[12] lo
informa che vi è stata battaglia fra ginn figli di Satana e ginn dei Banu Qays[13], la serpicina «caduta martire» è uno dei
ginn che udirono il Corano dal Profeta.
19. Particolari sull’incontro di
Maometto con i ginn. – az-Zubair ibn al-‘Awwām, e
specialmente ‘Abdallāh ibn Mas‘ūd, raccontano
di aver accompagnato Maometto al luogo del convegno con i
ginn. ‘Abdallāh non vide e non udì niente, perché il colloquio avvenne nel
centro di una densa nuvola nera, mentre lo spettatore era fermo sopra
una linea o dentro un cerchio, che il Profeta aveva
tracciato per terra, vietandogli di uscirne. Contro la testimonianza
del Corano, questi ḥadīth dicono che
il Profeta ricevette ginn a Medina spesso
(da sei a trenta volte); è evidente il parallelo con
la lunga serie delle delegazioni di tribù e popolazioni
d’Arabia, venute a Medina dopo la presa della Mecca. Quei ginn erano «uomini
neri vestiti di bianco», «uomini alti come
lance».
20. Ginn di varie religioni e sette. – In
base al Corano, LXXII, 11 e 14: «Fra noi vi sono buoni
e cattivi, siamo anche noi compagnie svariate, … chi
si è dato a Dio e chi da Dio si allontana», si
afferma che i ginn sono sunniti ed eretici, cadariti,
murgiti, cristiani ed ebrei (cfr. Corano, XLVI, 30, ove i ginn diventati
missionari dell’islam presso i loro fratelli parlano di
«un Libro rivelato dopo quello di Mosé, a conferma delle Scritture
precedenti», quasi rivolgendosi a ebrei e a cristiani).
21. Ginn che partecipano alle
devozioni umane. – Un devoto pregava di notte insieme
ai «ginn di casa», che ascoltavano la sua
recitazione del Corano.
22-25. Se i ginn vadano in
Paradiso. – Che i ginn cattivi vanno all’Inferno è
nettamente affermato dal Corano. Circa il premio dei ginn musulmani nella
vita futura, grande varietà di opinioni; alcuni credono che vadano in Paradiso
come gli altri musulmani, la tesi opposta è che la
loro ricompensa consista soltanto nello scampare
all’Inferno, «diventano terra come gli
animali» (Abu Ḥanīfah). Oppure sono ammessi in Paradiso,
ma esclusi dai banchetti celesti; i beati vedono i ginn, ma non
viceversa (rovesciamento delle rispettive posizioni in terra). Opinione
moderata: esclusi dal Paradiso, i ginn sono collocati
in al-A‘rāf, il Limbo di quelli che «non sono
ancora entrati nel Giardino, pur desiderandolo ardentemente» (Corano, VII,
46 e 48). Finalmente c’è chi nega ai ginn in
Paradiso la visione di Dio, riservata agli uomini in
premio di «obbedienze» che neppure gli
angeli conoscono: la guerra santa, la lotta contro le passioni, la
paziente sopportazione dei dolori terreni.
In conclusione quasi tutti gli autori
musulmani pensano che i poveri ginn, se ammessi in Paradiso, vi
subiscono discriminazioni, perché sono inferiori agli uomini.
***
Titoli dei capitoli 26-89.
26. Il ginn può dirigere la preghiera
rituale. 27. Ancora le relazioni di Maometto con i ginn. 28. Stesso argomento
del capitolo 2. 29. Norme giuridiche per il caso che
un essere umano uccida un ginn. 30-34. Il matrimonio fra ginn
ed esseri umani e gli amori dei ginn con le donne. 35. Posizione della
moglie di un uomo rapito dai ginn. 36. È vietato mangiare animali
macellati per un ginn o invocando il suo nome. 37-38. Ginn trasmettitori
di ḥadīth a studiosi di scienze musulmane. 39-41. I
ginn consolano gli afflitti, danno massime e sentenze, ispirano poeti, insegnano agli uomini la medicina. 42. Una vertenza giudiziaria
fra ginn e uomini. 43. Ginn e uomini hanno paura gli uni degli altri. 44. I
ginn e Salomone. 45-47. Malefatte dei ginn e modo di
difendersi da loro. 48. Ginn, diavoli e magia. 49. I ginn
contraccambiano agli uomini il bene e il male. 50-56. Malattie
causate dai ginn. 57. I ginn e il malocchio. 58. Conflitto di un Compagno
del Profeta con un diavolo. 59. Diavoli e ginn maligni incatenati durante il
Ramaḍān. 60. Le gazzelle sono le cavalcature dei ginn. 61. Uomini
adoratori di ginn (Corano, XVII, 57). 62. Se sia
lecito riferire i discorsi dei ginn. 63. I ginn spiano i segreti celesti.
64-67. Notizie portate da ginn durante la vita di Maometto. 68. È lecito
interrogare i ginn sul passato? 69. I ginn e i muézzin. 70-82. I ginn annunciano
le morti e fanno lamentazioni funebri. 83. Durata della vita di ginn e diavoli.
84-86. Questioni relative a Satana. 87-89. Corano,
CXIV.
I capitoli 90-140. trattano
unicamente di Satana, astraendo dalla sua qualità di ginn. Li segnaliamo
ai demonologi.
[1] Shibli cita spesso
un’opera intitolata La Collana di Corallo (‘Iqd al-margiān) di
al-Burhān al-Ḥalabi; potrebbe essere un’altra opera di ginnologia, e
avergli suggerito il titolo del suo trattato.
[2] L’edizione di cui
disponiamo è del Cairo, Maṭ. as-Sa‘ādah, 1326 (1908-9), pp. 8+231.
[3] Niente a che fare col
notomistico; il nome viene da ash-Shibliyyah, moschea alla periferia di
Damasco, dicui suo padre era amministratore. Si veda C. Brockelmann, Gesch.
der Arab. Litt., II, 75 e Suppl., II, 82.
[4] Sarà bene citarli
tutti, in ordine cronologico, seguendo la numerazione della traduzione di A.
Bausani (Firenze 1955), che è quella del «Corano di
Fu’ād» (Cairo 1345/1926-27). Si noti che a Medina non c’è più nessun ginn
nel Corano (La Sūrat ar-Raḥmān, medinese per
la tradizione musulmana, sarebbe del secondo periodo meccano,
cfr. trad. Bausani, nota a Cor. Cap. LV).
Primo periodo meccano: LI, 56 (i ginn
creati per adorare Dio); CXIV, 6, formula apotropaica
contro i ginn.
Secondo periodo meccano: LV, 15 (ginn creati di
fuoco); 33 (impotenti di fronte a Dio), 39 (i ginn nel Giorno del Giudizio); 56
e 74 (le Hur mai toccate da uomini e da ginn); XXXVII, 6-15 (i ginn spiano i
segreti celesti); 158 (sono inferiori a Dio); XV, 16-18 (spiano i segreti
celesti); 26 (creati di fuoco); 30-42 (ribellione di Satana); LXXII, 1-15
(predicazione di Maometto ai ginn); XVII, 88 (incapaci di inventare un Corano);
XXVII, 10, 17, 39, 40 (soggetti a Salomone); XVIII,
50-51 (ribellione di Satana).
Terzo periodo meccano: XXXII, 13 (ginn
dannati); XLI, 25 (idem); XXVIII, 31 (la verga di Mosè si agita «come i ginn»); XXXIV, 12-14 (lavorano per Salomone);
41 (gli adoratori dei ginn); XLVI, 18 (dannati); 29-32 (convertiti all’islam da
Maometto; cfr. LXXII, 1-15); VII, 38 e 179 (dannati); VI, 100 (adorati insieme
a Dio); 112 (nemici dei profeti); 128 (dannati); 130 (refrattari alla fede).
Versetti in cui Maometto
(e in quattro casi altri profeti) è definito «succube del ginn», cioè
pazzo: VII, 184; XV, 6; XXIII, 25 e 70; XXVI, 27
(Mosè); XXXIV, 46; XXXVII, 36; XLIV, 14; LI, 39 (Mosè) e 52 (profeti in
generale); LII, 29; LIV, 9 (Noè); LXVIII, 51; LXXXI, 22.
[5] Vari commentatori
musulmani moderni del Corano propongono nuove interpretazioni dei ginn.
Evasive, come quella degli Aḥmadiyyah di Lahore, «una
comunità non identificabile», o pseudo-scientifiche: i ginn sarebbero i
microbi.
[6] Si veda A.J. Wensinck, The Etymology of the Arabic
djinn, citato nella bibliogr. dei suoi Semietische Studiën,
Leida 1941.
[7] Cioè esseri
responsabili, mukallaf. Forse quelli che possono assumere
forma umana?
[8] Ummah; dice
Bausani (trad. del Corano, p. 521, nota al v. 104): «La
nazione in senso coranico è una comunità, oggetto di un piano divino, fondata e
guidata da un Messaggero di Dio». Si veda anche, per le nazioni di animali, ivi, p.
541, nota al v. 38.
[9] Maometto non potrebbe
aver detto questo: nel Corano Eva (mai ricordata per nome) non fu
tentata da Satana per prima, né fu tentatrice del marito.
[10] Califfo ommiade, m.
101/720. L’aneddoto dimostra la longevità dei ginn.
[11] Spesso i turbanti erano
lunghi sette volte un giro di testa, misura sufficiente da servire da sudario.
[12] Queste voci si
chiamano hātif; la parola è passata nell’arabo letterario
moderno a indicare il telefono.
[13] Nota tribù; era
certamente un ginn la serpe della tribù di Azd ricordata
da Tabari; si veda Meloni, Saggi di Filologia semitica, p.
234.
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