Il Tempio e i Templari del Graal*
Per "spiegare" i vari aspetti del ciclo del Santo
Graal sono stati profusi, per molte generazioni, tesori di erudizione filologica.
Sfortunatamente il metodo dello storicismo letterario (come i rischiosi
virtuosismi della psicoanalisi) è inadeguato al compito che qui ci interessa.
Bisognerebbe augurarsi che, come la Bibbia, anche il ciclo dei poemi del Graal
nel suo insieme venisse letto dai "credenti"
non come un "corpus" letterario ma come la "Bibbia del Santo
Graal", e nello stesso modo in cui un Filone, un Origene, uno Swedenborg
hanno letto la Bibbia.
Molti non vedono o non vogliono vedere
nella Bibbia nessun senso esoterico. Tuttavia, secolo dopo secolo, questo senso
esoterico, nei suoi molteplici aspetti, si è imposto alla lettura di coloro che sapevano leggere. Non è questo il luogo adatto
per riprendere la discussione, tanto più che tra "coloro
che vedono" e "coloro che non vedono" il dibattito è
senza via d'uscita. Un'ermeneutica del Graal, che coordini in forma sistematica
i dati del "corpus" in tutta la sua ampiezza, è un compito ancora da
affrontare. Ma qui ci stiamo occupando dell'Imago
Templi: sotto quale forma, dunque, ci appare il
Tempio del Graal?
Diciamo
subito, per semplificare, che l'immagine del Tempio emerge in tutta chiarezza
dal castello del Graal, dal Gralsburg,
come viene descritto nel "corpus" germanico
della "Bibbia del Graal". Il fondatore della dinastia dei guardiani del Graal è qui il re Titurel. Il Tempio sarà opera sua.
Abbiamo
accennato poco fa al Titurel di Wolfram von Eschenbach. Nel Parzival dello
stesso poeta, il Tempio del Graal[1]viene menzionato espressamente in occasione del battesimo di
Feirefis, il fratellastro pagano di Parsifal[2]. Fino
a quel momento (cioè fino al quinto Libro) si tratta soltanto della dimora,
della casa del Graal, o, per così dire, del "castello-tempio". Solo nel Nuovo Titurel (Der
Junge Titurel) di Albrecht von Scharfenberg (tra il 1260 e il 1270) l'Imago Templi appare in tutto il suo
splendore architettonico. (La grande epopea del
Nuovo Titurel contiene 6000 strofe di sette versi, cioè 42000 versi
complessivi, di cui non esiste ancora una traduzione, neppure in tedesco moderno.)[3] Anche
qui il ciclo del Graal si sviluppa in un'epopea del Tempio, che culmina tra il
Tempio di Salomone sul monte Moriah e la Gerusalemme Celeste. Così l'intera
teologia e l'intera spiritualità del Tempio raggiungono
una delle loro vette sulle altezze di Montsalvat, supporto della ierofania
costituita dal Tempio del Graal. Dagli insegnamenti di Titurel si sprigiona infatti tutta una teologia del Tempio, una teologia
completa come quella che abbiamo trovato a Qumrân e in altri luoghi privilegiati.
Questa teologia si compie in un'escatologia che assegna finalmente tutto il suo
senso alla cavalleria dei Templari del Graal in
rapporto a quella dei Templari storici. Troviamo qui la descrizione del Tempio,
le sue corrispondenze, quella insomma che si può chiamare la teologia del Tempio
del Graal.
La descrizione del Tempio del Santo
Graal
Si
tratta di una descrizione grandiosa.[4] Nel
paese di Salvaterra sorge un'alta montagna di nome Montsalvat[5]. Il
re Titurel l'ha circondata di un'alta muraglia e ha costruito sulla sua cima un
castello superbo, il Gralsburg. Qui
decide di fondare un tempio per il Graal:[6] fino ad allora infatti il Tempio non ha avuto una sede
stabile, ma planava tra cielo e terra sostenuto da Angeli invisibili.
L'edificio è costruito con pietre e materiali preziosi di ogni genere:
predomina l'oro; il mobilio è di legno di aloe. Le pietre sono scelte secondo i
princìpi dell'arte di Pitagora e della scienza di Eraclio.[7] La
roccia della montagna è onice. Ogni erba e ogni strato di terra sono stati
tolti: la superficie di onice brilla di splendore pari a quello della Luna.
Su questa superficie appare un mattino, proiettata dal nulla,
tutta la pianta del Tempio, completamente tracciata. La base stessa
forma uno zoccolo dello spessore di due tese.[8] Tra
il bordo della base e il muro del Tempio vi è tutto intorno
uno spazio di cinque tese. In verticale l'edificio forma un'alta volta
sostenuta da colonne di bronzo: è interamente decorato
d'oro e di pietre preziose (di cui vedremo più avanti il significato mistico).
Le finestre sono contornate di berillo e cristallo lucente. Le vetrate, colorate
o incrostate di pietre preziose, attenuano il bagliore della luce. Anche il
tetto è d'oro, incrostato di minerali preziosi perché il suo splendore non accechi. La costruzione del Tempio del Graal avvenne sotto
la stessa assistenza del Cielo che aveva permesso la costruzione del Tempio di
Salomone, Templum Domini Throni, a
Gerusalemme. Le pietre venivano portate già tagliate
in modo che durante la costruzione del Tempio non risuonasse il minimo rumore
di martello o scalpello. E così avvenne per i costruttori del Tempio di
Titurel: tutto era inviato loro dal Graal.
L'alta
volta centrale è ricoperta di zaffiro, in modo da presentare l'immagine della
volta celeste col suo azzurro splendore, ed è disseminata di piccoli punti
luminosi che brillano come stelle nell'oscurità della notte. Vi è un'immagine
del Sole, fatta d'oro, e una della Luna, d'argento.
Messi in movimento da un ingegnoso orologio nascosto i due astri camminano
senza posa attraverso un superbo zodiaco: cembali d'oro annunciano
l'avvicendarsi dei giorni.
L'insieme
del Tempio forma un'alta e vasta rotonda divisa in un certo numero di cori sporgenti verso l'esterno. Alcuni manoscritti ne contano 72, altri danno la cifra di 22. Le due cifre, come vedremo
più avanti, hanno un significato aritmosofico e non sono in contraddizione fra
loro. Chi sollevasse poi delle riserve sulle proporzioni gigantesche
dell'edificio con i suoi 72 cori, dimenticherebbe che il
Tempio del Graal è situato "alla confluenza dei due mari", in una
"Terra di Luce" che non è retta dalle leggi della fisica. In ognuno
dei cori l'altare è orientato, cioè rivolto verso est.
Anche il coro principale è rivolto a Oriente: la sua misura è doppia delle
altre (nel caso dei 22 cori si ha quindi un totale di
22+2, cioè 12x2 = 24) e il suo aspetto più sontuoso. Esso è consacrato allo
Spirito Santo. I cori successivi sono dedicati a ognuno degli undici apostoli,
mentre i quattro evangelisti sono rappresentati da quattro statue di Angeli con
le larghe e alte ali spiegate che dirigono l'attenzione verso il Trono celeste.
Tre portali danno accesso al Tempio: a ovest, a sud, a nord. Sopra il portale
occidentale si trova un organo di fattura e potenza straordinarie.
Infine,
al centro della rotonda, si trova il Sancta
Sanctorum, un piccolo edificio che riproduce, come un microcosmo, l'intera
struttura del grande Tempio, con la differenza che invece di avere molti cori
esso ha un unico altare. Le torri che all'esterno fiancheggiano il grande
Tempio sono qui sostituite da cibori con immagini di santi. In questo Sancta Sanctorum è conservato il Graal,
sospeso a mezz'aria, così che lo spazio sottostante forma un largo sacrarium. Il rapporto architettonico
tra il grande Tempio e il microcosmo corrisponde al rapporto tra il Tempio
esteriore e il Tempio interiore dell'uomo come microcosmo. La meditazione che interiorizza
la visione del Tempio costruito da Titurel conferirà a questo il suo pieno
significato mistico. Si tenga ancora presente che l'edificio ha, nel suo
insieme, l'aspetto di una semirotonda gotica raddoppiata in modo da diventare
un cerchio perfetto. Ora, potrebbe esservi, a nostro parere, un profondo significato
esoterico nella sparizione delle chiese templari a pianta circolare a favore
del coro gotico, che si presenta come un semicerchio aperto sul rettangolo
della basilica.[9]
Le corrispondenze
Il
Tempio del Graal concepito da Titurel è un'immagine del Tempio cosmico.[10] Vi
si distinguono tre zone: mediana, inferiore, superiore. La zona mediana è
formata dai 22 (+ 2 = 24) e dai 72 cori. Alberi
artificiali carichi di Angeli e di uccelli; sul pavimento una foresta di fiori,
gigli e rose; sulle mura smeraldi di un verde splendente: tutta la rotonda offre lo spettacolo di un giardino incantato, di una Terra trasfigurata, di un
paradiso terrestre. La zona inferiore si trova sotto la pavimentazione a lastre
di cristallo, trasparenti come l'acqua. In questo mare di cristallo, pesci e
altre creature sono messi in movimento da un meccanismo ingegnoso. La zona
superiore corrisponde alla cupola rivestita di zaffiro, che riproduce la volta
celeste con tutte le costellazioni. Il Tempio è quindi la rappresentazione
vivente del cosmo: cielo, terra, acqua. Si può anche dire, come nei casi
precedenti, che il Tempio è il legame tra il celeste, il terrestre, il sotterraneo.
In quanto tale il Tempio del Graal è un santuario
situato al centro del mondo: Montsalvat è la montagna al centro del mondo.[11]
Abbiamo
ricordato che Albrecht von Scharfenberg non manca di riferirsi al Tempio di
Salomone: non che vi sia una corrispondenza architettonica tra i due, perché il
Tempio di Salomone non è l'archetipo architettonico del Tempio del Graal, ma Albrecht vede i due Templi come complementari.[12] Anche
il Tempio di Salomone era stato costruito per essere dimora della Šěkhīnah, cioè della
Presenza divina. Il Tempio di Titurel è stato costruito per essere la dimora
del Santo Graal, e questo fatto può contenere forse qualche indicazione sulla natura
stessa del sacro calice. Il Tempio del Graal non è un edificio di ispirazione e di finalità ecclesiastica: non è insomma
una tra le tante chiese della cristianità. E il ciclo del Graal, sia che esso prenda origine da Titurel o da Giuseppe di
Arimatea, primo vescovo cristiano, sembra ignorare completamente la gerarchia
romana. Il Tempio del Graal realizza nel ciclo del Nuovo Testamento il Tempio
corrispondente all'edificio innalzato da Salomone nel ciclo dell'Antico
Testamento. Ecco perché i due templi hanno fruito della stessa assistenza
divina.
Sarà
quindi opportuno meditare le convergenze funzionali tra il Tempio circolare del
Graal e l'edificio, già citato (vedi p. 224), noto con il nome di "Cupola
della Roccia" (Qobbat al-Ṣaxra).
Quest'ultimo sorgerebbe nel punto preciso del Sancta Sanctorum del Tempio salomonico e lo si
trova raffigurato sull'antico sigillo dei cavalieri templari. La sua pianta (un
cerchio inscritto in un ottagono), prototipo di alcune chiese templari,
raffigura il santuario ideale di un regno di Salomone cristiano. Ma per la sua origine l'edificio appare anche come il santuario di
un regno di Salomone islamico. La roccia sacra vi assume una funzione
omologa a quella della Ka'ba. L'edificio è un tempio-reliquiario,
la cui reliquia è proprio questa roccia umbilicus
Terrae, punto di partenza di tutta la Creazione e luogo del Sancta Sanctorum.[13] L'Imago Templi invita dunque alla riunione
delle grandi famiglie della tradizione abramica, di tutte le "comunità del
Libro" (Ahl al-Kitāb).
Questa
convergenza dovrebbe essere meditata ricorrendo alla guida della visione di un
altro tempio che nel capitolo finale del Nuovo
Titurel è dichiarato paragonabile soltanto al
Tempio del Graal. Questa meraviglia architettonica è la cappella palatina che
sorge nel paese del misterioso Prete Gianni. È un "Oriente" che
sarebbe vano cercare sulle nostre carte, come si illudono
di poter fare i letteralisti: in questo "Oriente", paese mistico del
Prete Gianni, Titurel e Parsifal trasporteranno infine il Santo Graal ormai
nascosto agli occhi dei mortali, come il Tempio che annuncia la Gerusalemme
celeste. Ma vediamo almeno in quale direzionepuò
ancora essere condotta la ricerca del Graal, e quindi qual è il senso della
vocazione di Titurel, costruttore del Tempio. Attraverso di lui si compie il
passaggio dal Tempio di Salomone alla Gerusalemme celeste della visione
giovannea. Le gesta di Titurel sono indissociabili da quelle dei costruttori
del primo e del secondo Tempio, Ḥīrām e Zorobabele, così come
sono indissociabili le tre ierofanie dell'Imago
Templi: Tempio di Salomone, Tempio del Graal, Tempio giovanneo, cioè la
Gerusalemme celeste. Indissociabili poiché ognuno di essi si riferisce al
tempio spirituale costituito dalla "Chiesa interiore", l'Ecclesia Johannis. È qui tutta la
teologia del Tempio del Graal.
La
teologia del Tempio del Graal Titurel stesso, nel suo grande "discorso del
Trono", ci dà l'interpretazione del Tempio del Graal.[14] Egli
espone qui la sua dottrina del Tempio e si rivolge ai giovani perché si mettano
al servizio dello Spirito con la virtù che il Graal esige. Naturalmente
l'interpretazione data dal poeta, Albrecht von Scharfenberg, per bocca di
Titurel, non è esauriente, perché tende a far emergere l'aspetto teologico
lasciando però aperta la strada ad altre interpretazioni.[15]
Il
primo particolare che colpisce è l'età di Titurel: il poeta gli attribuisce
quattrocento anni, ma egli ha la bellezza, il vigore, la giovinezza di un uomo
di trenta. Il segreto di questa giovinezza è l'identificazione di Titurel col
suo Tempio: ogni uomo ha per sempre l'età del suo Tempio. L'inizio della
costruzione del Tempio ha segnato per Titurel una seconda nascita, il dies natalis a un livello di realtà
superiore. I trent'anni della costruzione del Tempio saranno per sempre la sua
età, perpetuando nel tempo il rigoglio della sua giovinezza. Questa è la regola
del Tempio (vedi le righe di Vladimir Maximov poste in epigrafe).
Un
secondo particolare interessante, che prelude al la grande spiegazione
del Tempio, è l'importanza conferita al ruolo dell'arcangelo Michele. Da una
parte, come preludio alla ierostoria del Tempio, viene l'evocazione delle
coorti angeliche che combattono al comando dell'arcangelo Michele: la sua
discesa sull'alta montagna di Salvaterra e il trasferimento, lassù, della
cavalleria del Graal. Dall'altra, come postludio, viene l'immagine dell'arcangelo
Michele come colui al quale spetta la funzione di "pesare le anime".[16] Come
la comunità di Qumrān sperimentava la presenza invisibile delle potenze
angeliche al cui fianco conduceva la lotta contro i figli delle Tenebre, così i
Templari del Graal sono i compagni delle milizie celesti. L'Imago Templi, nel trentesimo anno della
sua edificazione, guida l'ingresso nella lotta. La pesatura del
"bottino" conquistato guida la meditazione del Tempio preparando
l'uscita da questo mondo: di qui l'insistenza sul doppio ruolo dell'arcangelo
Michele.
La
meditazione interiorizzante trasformerà ogni pietra del Tempio in una virtù. Ed
è questo che permetterà al poeta di far apparire la Gerusalemme celeste
attraverso il Tempio del Graal, nel "discorso del Trono", dopo aver
ricordato il Tempio di Salomone. Nello stesso tempo viene
stabilita la connessione tra il Graal e la vocazione di coloro che lo hanno in
custodia. In ogni momento essi fanno al Santo Graal l'offerta di un cuore puro.
La cavalleria esige degli uomini la cui anima abbia la virtù del
"diamante" (adamas). Il
termine non è scelto a caso: esiste infatti una
connessione esotrica tra
quella che potremmo chiamare una "mineralogia sacra" e l'antropologia
mistica, la concezione dell'uomo implicita nella teologia del Tempio del Graal.
Poiché tutti i minerali preziosi entrano
nella sua composizione, il Tempio diviene la parabola, la similitudine
dell'Uomo. Il fatto è che il senso del Tempio di Titurel è di
promuovere la formazione del Tempio nell'uomo, di investirlo dell'Imago Templi.
Come il Tempio è costruito con i materiali più nobili, così deve esserlo anche
l'uomo, perché Dio vuole abitare l'anima umana. Parabola dell'uomo individuale,
in primo luogo, ma anche parabola della comunità umana, dal
momento che, attraverso l'invisibile azione dei suoi cavalieri, lo
Spirito farà coincidere i limiti della comunità del Graal con l'umanità intera.
Per la trasformazione interiore dell'uomo, la meditazione che interiorizza la
virtù di ogni pietra approfondendo il simbolismo di ciascuna riveste un ruolo
essenziale.[17] Abbiamo
nominato il diamante: vengono poi citate le dodici
pietre preziose che portava Aronne quando penetrò nel Tempio. Il numero dodici
richiama poi i dodici apostoli ai quali la cristianità deve la diffusione della
sua fede (si pensi anche alle dodici pietre preziose che si trovano nelle
fondamenta della muraglia della Gerusalemme celeste: Apoc. 21, 19-20).
Vengono quindi menzionati gli effetti di ogni
pietra preziosa, sia sull'uomo interiore che sul suo corpo. Questa mineralogia
sacra indica che il segreto del Tempio del Graal, trasposto all'uomo
individuale, è il segreto della purificazione e della nobilitazione di tutta la
sua persona. Conoscere il "linguaggio" dei minerali
preziosi appare quindi come una condizione preliminare per partecipare al nutrimento
dispensato dal Graal. È vero che il processo è circolare: l'uomo deve
acquisire le virtù per preparare dentro di sé una dimora al Santo Graal, ma queste virtù, a loro volta, non possono procedere
che dal Graal. Punto di partenza e punto di arrivo
coincidono. Ma questo circolo, rivelando il rapporto
tra i minerali preziosi e l'essere essenziale dell'uomo, rivela allo stesso
tempo il rapporto tra l'uomo e il Graal. Fino alla costruzione del Tempio il
Graal non poteva essere toccato che dagli Angeli. Ora esso tollererà il
contatto degli uomini, ma solo di quelli che hanno acquisito la virtù-diamante.
Ed è questa la cavalleria del Graal.[18]
Siamo ora in grado di comprendere il
rituale e le liturgie del nostro Tempio. È significativo
che delle tre grandi feste cristiane (Natale, Pasqua, Pentecoste) la Pentecoste
occupi un posto molto più importante delle altre due (una riga per le prime
due, un'intera strofa per la terza). Il fatto è che la Pentecoste è la festa
più importante del Tempio del Graal: il coro principale del Tempio è consacrato
allo Spirito Santo (vedi sopra, p. 238) e la spiritualità dei cavalieri del
Graal è dominata dal mistero della Pentecoste. Nella Queste
del Saint Graal il Santo Graal si manifesta ai cavalieri riuniti attorno a re
Artù la sera della Pentecoste: "Sentirono avvicinarsi un rumore di tuono
(...) Ed ecco che entrò un raggio di sole che rese la sala sette volte più
chiara di prima. Coloro che erano là furono come illuminati
dalla grazia dello Spirito Santo." Per lungo tempo tutti rimangono muti,
poi appare "il Santo Graal coperto da un pezzo di seta bianca ma nessuno poté vedere chi lo portava".[19]
L'indomani la Ricerca del Graal ha inizio.
La festa della Pentecoste nel Tempio del
Graal non è una semplice commemorazione dell'effusione dello Spirito. Abbiamo
visto prima (pp. 215 sgg.) che nella comunità-tempio
di Qumran la liturgia celeste era escatologia realizzata. Qui la liturgia del
Graal è la Pentecoste realizzata, l'evento "al presente". E questo
perché l'effusione del Paraclito non si è compiuta una volta
per tutte nel passato: è
sempre futura, la comunità continua sempre ad attenderla. La norma del Tempio,
anche qui, è
lo iam et nondum: già e non ancora (vedi sopra, pp. 210 sg.). Di qui il
persistere dell'esoterismo cristiano (vedi pp. 219 sgg.)
di cui è monumento il ciclo del Graal. L'Imago Templi di Titurel è la stessa
che domina tutto l'orizzonte paracletico, compresa l'Ecclesia Johannis dei
gioachimiti (vedi pp. 215 sgg.).[20]
Come si diceva poco fa, il Graal prima del "tempo di Titurel" è il
Graal sostenuto in aria dalle mani invisibili degli Angeli. Il "tempo di
Titurel" è il "tempo del Tempio", il
ricorrere del mistero liturgico "al presente". Il Graal può ora
essere toccato dai suoi cavalieri e moltiplicarsi indefinitamente in ogni anima
che avrà raggiunto la purezza richiesta.
Già prima (pp. 193 sg.)
la nostra attenzione si era soffermata sull'affinità che si può scorgere tra
l'Imago Templi della Gerusalemme celeste nell'esoterismo ebraico e l'idea del
Tempio mistico in Meister Eckhart. Anche qui l'accostamento si
impone. "Ci si può chiedere se Meister
Eckhart, il mistico nato nell'epoca in cui il romanzo (il Nuovo Titurel) fu
scritto (tra il 1260 e il 1270), non sia stato toccato dalla luce del Graal e
deI Tempio del Graal quando tipizza la parte increata dell'anima non soltanto
come una scintilla ma anche come un castellum, una piccola roccaforte
(Bürglein).[21]
Viene anche spontaneo pensare al tema dell"'uomo nobile" in Meister
Eckhart, all'ideale cavalleresco che modella tutto un aspetto della mistica
renana del quattordicesimo secolo.
Le due cifre: 22 (+ 2 = 24) e 72, date
come il numero dei cori nel Tempio del Graal, hanno un
preciso significato aritmosofico. Non c'è da stupirsi se lo spazio interno del
Tempio di Titurel tende a espandersi fino a raggiungere escatologicamente
l'intera comunità umana. La cifra 24 è il doppio del
numero dei segni dello zodiaco e suggerisce la corrispondenza tra il Tempio del
Graal e il Tempio cosmico. Ma la cifra 72 corrisponde
al numero dei popoli e delle lingue umane (70 o 72) secondo una
rappresentazione tradizionale degli antichi. Ora il 72
è virtualmente contenuto nel 12 (12x6 = 72): se insistiamo su di esso daremo
dunque la preminenza, più che al rapporto con la volta cosmica, a quello del mistero del Tempio con la
razza umana.[22] Già in Wolfram l'ideale cavalleresco riuniva
i cavalieri d'Oriente e d'Occidente in una stessa cavalleria. In prospettiva
escatologica il servizio del Graal deve riunire nel Tempio di Titurel l'intera
umanità: il mistero della Pentecoste è nel Tempio del Graal l"'escatologia
realizzata".
Dicevamo inoltre che il segreto del
Tempio del Graal era, da un lato, il Sancta Sanctorum che esemplifica il
rapporto del Tempio con il tempio che è nell'uomo in quanto
microcosmo, e dall'altro la sua forma perfettamente circolare. Questa forma ha
affascinato gli studiosi: il finlandese Ringbom ne ha ricercato
i modelli, le imitazioni, i paralleli e le varianti dalla Persia all'Estremo
Occidente. La forma circolare sarebbe la forma per
eccellenza dell'edificio sacro a carattere regale. Il concetto di regalità
sacerdotale, di re sacerdote, quale è appunto il re
del Graal, gli fornisce la chiave per comprendere tutti i santuari tradizionali
aventi forma affine a quella del Tempio del Graal.[23]
Abbiamo già notato che l'aspetto del Tempio, nel suo insieme, corrisponde a
quello di una semirotonda gotica raddoppiata. Ma il
coro della chiesa gotica (Saint Martin di Tours o Saint-Remi di Reims, ad
esempio) è un semicerchio che si apre sul rettangolo della navata, mentre la
pianta generale dell'edificio è cruciforme. Questo
abbandono della forma circolare sembra esprimere la rottura dell'integralità
che la regalità sacerdotale del Graal comportava, o, per dirla altrimenti, la
rottura dell'unità tra l'essoterico e l'esoterico ormai separati e dispersi.
L'esoterismo che soccombe alla norma e al potere ufficiale della Chiesa
essoterica: è questo, in sintesi, il significato drammatico della storia del
Tempio.
Lo storico delle forme architettoniche
tradizionali seguirà dunque il cammino dell'Imago Templi da Oriente a Occidente,
dove essa non può mantenersi a causa del cuore indurito degli uomini. La pianta
circolare è andata distrutta: rimangono solo, con qualche eccezione, strutture
a semicerchio, vestigia dell'unità mutilata.[24] L'essoterico ha trionfato. L'idea del
Tempio regale ritorna allora al paese da cui era venuta, a quell'''Oriente'' mistico
dove viene accolta dal guardiano della regalità
sacerdotale, il misterioso Prete Gianni, che non è un sovrano di questo mondo.
Sarà questo l'episodio finale del Nuovo Titurel. Non si dimentichi tuttavia che
il Tempio del Graal non fu mai visibile se non alla "confluenza dei due
mari", nella Terra di Luce, la Terra
lucida, l"'ottavo clima" che gli Išrāqīyūn indicano come "Oriente
intermedio". Esso non poteva "incarnarsi" in questo mondo,
secondo l'uso abusivo che oggi si fa di questo termine. Da questo "Oriente
intermedio" il Tempio, in una sola notte, viene
trasferito nell"'Oriente" del mondo metafisico. Titurel e Parsifal vi
trasferiscono il Santo Graal.
Ma se questo "ritorno a Oriente"
ha una virtù simbolica per la storia delle forme architettonichetradizionali,
l'ha anche per quanto riguarda il tempio che è nell'uomo, o meglio il tempio
che è l'uomo. Torniamo qui al dramma della distruzione del Tempio, che abbiamo
preso in considerazione all'inizio della nostra ricerca sotto la guida di un
maestro cabalista dei nostri giorni: dramma che si consuma con la nostra
entrata in questo mondo. Occorre un'intera vita per ricostruire il Tempio. O meglio: non si esce dal mondo
dell'esilio se non a condizione di passare per la nuova nascita rappresentata dalla
ricostruzione del Tempio. Il trasferimento del Tempio in India è il ritorno
dell'anima al suo paese d'origine.
Questo "ritorno a Oriente" ci
suggerisce infine il segreto della cavalleria del Graal: l"'India" in
cui i cavalieri si ritirano al seguito di Titurel e di
Parsifal non è quella che possiamo trovare sulle carte geografiche. Il termine
indica tradizionalmente un lontano Oriente in cui comincia la regione del
paradiso invisibile. Sarebbe inutile, anzi ridicolo, identificare il Prete
Gianni del ciclo del Graal con qualche sovrano di questo mondo, mongolo o
etiope, ad esempio, come è stato fatto in passato. Alla fine dell'epopea di Wolfram il Prete
Gianni sarà il nipote di Parsifal. Alla fine dell'epopea di Albrecht è lo
stesso Parsifal a riceverne il nome e la dignità.[25] Il Prete Gianni è il re sacerdote ideale del
regno giovanneo. Il ritorno dei Templari del Graal nel regno del
Prete Gianni è il loro rientro nell'invisibile, nell'incognito più rigoroso.
Non si può allora parlare del Tempio del
Graal senza avere presenti alla vista e all'udito i drammi musicali di Richard
Wagner. Nel "racconto del Graal" Lohengrin enuncia la regola dello
stretto esoterismo a cui ogni cavaliere del Graal è
sottoposto: "E la sua forma è sacra finché rimane a tutti ignoto." L'episodio finale del loro "ritorno
a Oriente" ci suggerisce come rappresentarci nel modo migliore il rapporto
tra i templari del Graal - quelli del Parsifal e
quelli del Nuovo Titurel - e i cavalieri dell'Ordine storico del Tempio come
manifestazione visibile di una cavalleria ancora superiore e ignota agli
uomini: depositario temporaneo di una missione affidata secolo dopo secolo ai
più degni da questa cavalleria trascendente. Nel secolo diciottesimo lo stesso
Willermoz interpreta il significato dell'Ordine storico del Tempio in rapporto
a un templarismo permanente ad esso superiore e
attraverso il quale diventa possibile far risalire l'Ordine storico del Tempio
all'Ordine degli esseni. L'occultamento
della cavalleria del Graal corrisponde precisamente a questo stato di cose.
Il trionfo dell'Imago Templi consiste
dunque nell'uscire sana e salva da tutte le sconfitte
e da tutti i colpevoli cedimenti alle norme di questo mondo. La controstoria
finisce per avere la meglio sulla storia profana.
Rientrati nel loro segreto, i Templari del Graal potranno essere chiamati con
altri nomi: ad esempio i "Figli della Valle", nel grande poema
drammatico di Zacharias Werner.
*Da: CORBIN H.,
L'immagine del Tempio, Boringhieri,
Torino, 1983, pp. 236-247.
[1] Nel sedicesimo libro, quello
finale: "Essi (Parsifal e Amfortas) pregarono il re di Zazamanc (...) di
venire nel tempio in cui si conservava il Graal." Vedi Wolfram von
Eschenbach, Parzival, trad. it. (Torino 1957) p. 604.
[2] Preferiamo citare il nome in
questa forma, divenuta ormai classica dopo Richard Wagner.
[3] Albrecht von Scharfenberg, Jüngerer Titurel, a cura di W. Wolf (Berlino 1955-64).
Segnaliamo in particolare l'eccellente tesi di Gudula Trendelenburg, Studien zum Gralraum im
''Jüngeren Titurel'
(Göppingen 1972). Già L. I. Ringbom aveva ampiamente utilizzato l'epopea
di Albrecht nella sua grande opera Graltempel
und Paradies: Beziehungen zwischen Iran und Europa im Mittelalter (Stoccolma
1951). La sua ricerca abbraccia tutti i prototipi, imitazioni e paralleli del
Tempio, dall'Oriente all'Occidente, insistendo in particolare sull'affinità tra
il Burg sassanide
di Persia e il Gralsburg. Il materiale raccolto è considerevole ma, per quel
che concerne le possibili conclusioni, bisognerebbe definire meglio lo
spartiacque tra la ricerca storica propriamente detta e la ricerca
fenomenologica comparativa.
[4]
Ringbom (op. cit ., pp. 21 sgg.) ne dà un ampio riassunto.
[5]
Questa è la forma
che qui adotteremo.
[6]
Non è possibile
qui entrare in tutti i particolari della ierologia del Graal, la sua discesa
del Cielo portato dagli angeli,
i Templari che lo
custodiscono ecc. Si veda la già citata traduzione italiana (nota
234).
[7]
Chiamare in causa
Ercole (vedi Ringbom, op. cit ., p. 452) sarebbe fuori luogo, mentre il nome del
basileus Eraclio
è noto a tutta la
tradizione alchemica; esso figura già nella versione ermetica di "Salamā m e Absā l", vedi ARV
, vol. I, p. 243 nota 352.
[8]
La tesa valeva
circa due metri.
[9]
Vedi Ringbom, op. cit ., pp. 50 sgg.
[10]
Ibid., p. 58.
[11]
Ibid., p. 247. Nello sviluppare questo motivo, Ringbom ha tentato
di mostrare le corrispondenze tra il Gralsburg e l'architettura del
castello-tempio di Xosraw a Šiz, nell'Iran nord-occidentale, vedi pp. 75 sgg. Šiz (sede di importanti scavi archeologici della
missione archeologica tedesca in questi ultimi anni) si chiama oggi Taxt-e
Solaymān, "trono di
Salomone"; abbiamo già ricordato in precedenza il significato della
Perside (il Fārs, sud-ovest
dell'Iran) come "regno salomonico", vedi sopra, pp. 156 e 170.
[12]
Ibid., p. 57.
[13]
Ibid., pp. 203-06, e, in questo volume, il nostro studio su
Qāżī Qommī.
[14]
Sono le strofe
510-86; Gudula Trendelenburg (op. cit ., pp. 73 sgg.)
ne dà un'analisi che meriterebbe di essere sviluppata in un'opera autonoma.
[15]
Ibid., p. 80.
[16]
L'arcangelo che
tiene in mano la bilancia è un tema classico dell'iconografia di san Michele
(per esempio nel portale della Sainte-Chapelle di Parigi).
[17]
Ibid., pp. 76 sg., si troveranno alcune
delle corrispondenze enunciate per le parti costitutive del Tempio.
[18]
Ibid., pp. 78 sg., 83.
[19]
La quête du Graal cit., pp. 63 sgg.
[20] Si vedano i nostri due
studi citati alla nota 154.
[21]
Vedi H. Adolf, Visio Pacis:
Holy City and Grail: An Attempt of an Inner History of the Grail Legend (Pennsylvania State 1960) p. 139, citato
da Gudula Trendelenburg, Studien , p. 85. Vedi anche sopra, pp. 334 sgg. e note 112 sg. Si ricordi il concetto di Šahrestān-e Jān , "il castello dell'Anima", in Sohravardī , il metafisico della luce (šayx al-išrāq) per
eccellenza. Occorrerebbe approfondire il significato mistico dell'epopea di
Albrecht e sviluppare la breve indicazione data da Gudula Trendelenburg (Studien , p.
112) su metafisica della Luce e stile gotico.
[22]
Vedi Gudula
Trendelenburg, op. cit ., pp. 90 sg., 193 sgg. dove si
citano numerosi esempi dell'uso archetipico delle cifre 70 e 72; ricordiamo che
gli schemi con cui il filosofo sciita persiano Ḥ aydar
molī rappresenta le 72 sette, scuole e
religioni in cui si suddivide il genere umano prima e dopo l'Islā m, corrrispondono perfettamente
al piano ideale del Tempio di Montsalvat dai 72 cori. Su questi schemi si veda
il nostro studio La Science de la Balance
et les correspondances entre les mondes en gnose islamique (d'après l'oeuvre de Ḥaydar Âmolī, VIIIe/XIVe siècle), in Temple et contemplation (Parigi 1981)
pp. 67-141.
[23] Trendelenburg, op. cit ., pp.
98 sg.; Ringbom, op. cit ., soprattutto il cap. 10, pp. 140-78, 197 sg.
[24] Si pensi però alla
rotonda di Neuvy Saint-Sépulcre (Indre), alla Round Church di Cambridge ecc.
Nessun commento:
Posta un commento