Ibn 'Arabî
Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah
Capitolo 366 (Seconda parte)
Concernente la conoscenza della dimora dei ministri (wuzarâ’)
del Mahdî, che apparirà alla fine dei tempi, come indicò l’Inviato di
Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, e che sarà della Gente della Casa
(ahlu-l-bayt)
(Segue)
Sappi che gli Uomini di Allâh vengono chiamati in questa Via: "il Mondo degli Aliti" (‛âlamu-l-anfâs); questa denominazione li comprende tutti, ma essi sono di vari gradi (tabaqât) e di stati (ahwâl)
diversi. Vi è colui per cui tutti gli stati ed i gradi sono riuniti, e
colui che ha ottenuto di essi solo ciò che Allâh ha voluto.
Non c’è grado che non abbia un soprannome apposito in rapporto a coloro tra la Gente degli stati e delle stazioni (maqâmât) che vi salgono, come ha detto l’Altissimo: "... e scale su cui essi salgono", ogni gruppo nella sua categoria. Tra di questi vi sono quelli che sono sempre in un numero limitato e quelli che invece non sono vincolati dal numero e quindi diminuiscono ed aumentano. Se Allâh, l’Altissimo, vuole, menzionerò con i loro soprannomi (alqâb) sia la Gente dotata di un numero, sia coloro che non hanno un numero fisso.
Non c’è grado che non abbia un soprannome apposito in rapporto a coloro tra la Gente degli stati e delle stazioni (maqâmât) che vi salgono, come ha detto l’Altissimo: "... e scale su cui essi salgono", ogni gruppo nella sua categoria. Tra di questi vi sono quelli che sono sempre in un numero limitato e quelli che invece non sono vincolati dal numero e quindi diminuiscono ed aumentano. Se Allâh, l’Altissimo, vuole, menzionerò con i loro soprannomi (alqâb) sia la Gente dotata di un numero, sia coloro che non hanno un numero fisso.
Vi
sono innanzitutto i Poli, Allâh sia soddisfatto di loro, i quali
comprendono in sé gli stati e le stazioni, direttamente o
indirettamente, come abbiamo già spiegato. Questa accezione viene
talvolta estesa e si chiama Polo (qutb) chiunque sia al centro di un "maqâm", che gli ruoti intorno, e sia l’unico al suo tempo tra coloro che appartengono alla sua categoria. Così il capo di un paese (balad)
viene chiamato polo di quel paese e lo Shaykh di una comunità viene
chiamato polo di quella comunità; ma per quanto riguarda i Poli, intesi
nel senso in cui tale denominazione si applica a loro in modo assoluto,
senza alcuna aggiunta, non ve ne è che uno solo in ogni epoca, ed è
tra gli Approssimati; e questo Polo è anche l’Aiuto (ghawth) ed il
signore (sayyîd) della comunità nella sua epoca. Tra di essi vi è chi ha l’autorità (hukm)
anche esteriormente ed ottiene quindi il Califfato esteriore, così
come possiede il Califfato interiore quanto al suo maqâm, come ad
esempio Abû Bakr, ‛Umar, ‛Uthmân, ‛Alî, al-Hasan, Mu‛âwiyyah ibn Yazîd,
‛Umar ibn ‛Abde-l-‛Azîz, ed al-Mutawakkil; e vi è invece chi detiene
in particolare il Califfato interiore (bâtinah) e non ha alcuna
autorità esteriormente, come ad esempio Ahmad ibn Harûn ar-Rashîd
as-Sabtiyy ed Abû Yazîd al-Bistâmî. Ma la maggior parte dei Poli non
hanno autorità esteriore.
Vi
sono poi gli Imâm, Allâh sia soddisfatto di loro, che in ogni tempo
non sono mai più di due: uno si chiama ‛Abdu-l-Malik, l’altro
‛Ahdu-r-Rabb, ed il Polo invece si chiama ‛Abdu-llâh. L’Altissimo ha
detto: "e quando si levò il servo di Allâh (‛abdu-llâh)...",
cioè Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace; infatti ogni Uomo ha un
nome divino con cui Allâh lo contraddistingue ed Egli chiama il Polo
‘Abdu-llâh, qualunque sia il suo nome: tutti i Poli quindi si chiamano
(e sono) ‛Abdu-llâh. Analogamente gli Imâm sono in ogni tempo
‛Abdu-l-Malik ed ‛Abdu-r-Rabb, e questi sono coloro che succedono al
Polo allorquando egli muore. Rispetto al Polo i due Imâm sono a guisa
di due ministri (wazîr), di cui l’uno si limita ad osservare il Mondo del Malakût, mentre l’altro è in relazione con il Mondo del Mulk.
Tra gli Uomini di Allâh, sia Egli soddisfatto di loro, vi sono poi i Pilastri (awtâd),
ed essi sono quattro in ogni tempo, né più, né meno. Nella città di
Fês abbiamo visto uno di loro, che si chiamava Ibn Ja‛dûn e che per
guadagnarsi da vivere setacciava la Hennâ’. Con uno dei Pilastri Allâh
custodisce l’Oriente e la Sua Sovranità (wilâyah) (oppure la Sua
Intimità) in esso; con un altro custodisce l’Occidente, con un altro
ancora il Sud e con l’ultimo il Nord, avendo come punto di riferimento,
per questa suddivisione, la Ka‛bah.
Essi vengono anche indicati come le "montagne" (jibâl),
per il detto dell’Altissimo: "… non abbiamo fatto della terra un
giaciglio e delle montagne dei pilastri?": infatti come per mezzo delle
montagne si placano i sussulti della terra, così essi sono nel Mondo a
guisa delle montagne sulla terra. Ed è al loro maqâm che fa
riferimento il detto dell’Altissimo che fa pronunciare ad Iblîs le
seguenti parole: "Poi sopraggiungeremo a loro da davanti e da dietro,
dalla loro destra e dalla loro sinistra...". Allâh quindi custodisce
con i Pilastri queste direzioni ed essi a loro volta sono protetti da
queste direzioni e Satana non avrà alcun potere su di loro, poiché egli
non ha altro accesso ai figli di Adamo se non da queste direzioni.
Quanto
al sopra ed al sotto può darsi che appartengano ai sei di cui
menzioneremo in seguito l’incarico (amr), se Allâh vuole. In tutto
quanto abbiamo detto ci siamo riferiti a costoro chiamandoli Uomini, ma
talvolta possono esserci tra di loro anche delle donne, per quanto
prevalgano i maschi. Fu chiesto un giorno ad uno di loro: "Quanti sono i
Sostituti (abdâl)?" — "Quaranta anime" rispose questi. "Perché non
dici quaranta uomini?" - gli venne allora chiesto - "Perché tra di loro
vi sono talvolta delle donne!" - rispose.
Quanto ai soprannomi dei Pilastri essi sono: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Qâdir e ‛Abdu-l-Murîd.
Vi sono poi i Sostituti (abdâl),
che sono sempre sette, né più, né meno: con essi Allâh custodisce i
sette Climi e per ogni Sostituto vi è un clima nel quale egli esercita
la sua sovranità. Il primo Sostituto è al rango (‛alâ qada) dell’amico
intimo (khalîl) (Abramo), su di lui la Pace, ed a lui appartiene
il primo Clima. Enumererò ora gli altri in modo ordinato fino a quello
che detiene il settimo Clima: il secondo è al rango di colui al quale
Allâh ha parlato (al-kalîm) (Mosè), su di lui la Pace; il terzo è
al rango di Aronne; il quarto al rango di Idrîs; il quinto al rango di
Giuseppe; il sesto al rango di Gesù ed il settimo al rango di Adamo,
la Pace sia su tutti loro!
Essi conoscono le cose (umûr) ed i segreti (asrâr) che Allâh ha deposto nei pianeti, quanto ai loro moti ed alla loro sosta (nuzûl) nei luoghi di tappa (manâzil)
stabiliti. A loro spettano tra i Nomi quelli degli Attributi, sì che
essi si chiamano: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Wadûd e
‛Abdu-l-Qâdir, che sono i nomi dei quattro Pilastri, e ‛Abdu-sh-Shakûr,
‛Abdu-s-Samî‛ ed ‛Abdu-l-Basîr. Ad ogni Attributo Divino corrisponde
un Uomo tra questi Sostituti, che così sono visti da Allâh mediante
quell’Attributo che è prevalente in ognuno di loro. Non c’è persona che
non sia in relazione con un Nome Divino, da cui riceve i mezzi (asbâb) a lui spettanti per ottenere il bene (khayr), mezzi che sono in conformità con la complessione (shumûl) e la comprensione che gli conferisce la realtà essenziale di quel Nome Divino: ed è su questa bilanciata corrispondenza (muwâzanah) che si basa la scienza di questo Uomo.
Questi sette si chiamano Sostituti (abdâl)
perché quando lasciano un luogo e vogliono che in quel posto resti un
loro sostituto, per un incarico che essi ritengono una necessità ed
un’opera meritoria (qurbah), essi vi lasciano un individuo della
sua forma: nessuno alla vista di quest’individuo dubiterebbe che si
trattasse dello stesso Uomo, ma non è così. Costui è solo una figura
spirituale che il suo Sostituto ha lasciato intenzionalmente e
coscientemente; colui che ha questo potere (quwwah) è il
Sostituto. Colui invece al quale Allâh conferisce un sostituto in un
qualsiasi luogo, senza che questi lo sappia non è tra i Sostituti di
cui abbiamo parlato; questo succede spesso e noi lo abbiamo constatato e
visto coi nostri occhi. Così pure abbiamo visto questi sette Sostituti
alla Mecca; li abbiamo incontrati dietro il muro di cinta della
Ka‛bah, dal lato degli Hanbaliti (nord-ovest), e ci siamo uniti a loro:
non ho mai visto nessuno con un aspetto (samt) più bello del loro!
Prima avevamo già visto uno di loro, Mûsâ as-Sadrânî, a Siviglia
nell’anno 586, il quale era venuto da noi intenzionalmente e si era
riunito con noi; inoltre di loro abbiamo conosciuto il Maestro (shaykh)
delle montagne, Muhammad ibn Ashraf ar-Rundî. Il nostro compagno
‛Abdu-l-Majîd ibn Salmah incontrò uno di essi che si chiamava Mu‛âdh
ibn Ashras, uno dei più grandi, e di cui ci ha portato il saluto;
‛Abdu-l-Majîd gli chiese allora riguardo agli abdâl quanto segue: "In
che modo essi ottengono la loro dimora iniziatica (manzilah)?",
al che egli rispose: "Mediante le quattro cose che ha menzionato Abû
Tâlib al-Makkî, cioè la fame, la veglia, il silenzio e la solitudine!".
Talvolta anche gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono 40, vengono chiamati abdâl, e così pure i dodici (rappresentanti: nuqabâ’),
ma di questi parleremo tra gli Uomini limitati in numero. Chi ha visto
comunque gli Uomini di Rajal dirà che i Sostituti sono 40, in quanto
essi sono appunto 40.
Vi sono poi i nuqabâ’, che sono dodici in ogni tempo, né più, né meno del numero dei Segni (burûj) della Sfera senza stelle, che sono appunto dodici. Ogni naqîb conosce le peculiarità di un Segno, i segreti e gli influssi che Allâh ha posto nella situazione (maqâm)
di questo Segno, e ciò che esso conferisce ai pianeti ed alle stelle
fisse che vi sostano: invero le stelle fisse hanno certamente dei moti
rispetto ai Segni, ma essi non sono percepibili coi sensi poiché non
sono evidenti che nell’arco di migliaia di anni e la vita degli
astronomi è quindi troppo corta per poterli osservare.
Sappi che Allâh ha affidato loro le scienze delle legislazioni tradizionali (sharâ’i‛) da Lui fatte scendere, oltre al potere di dedurre (istikhrâj) le cose nascoste (khabâyâ)
nelle anime e le loro insidie, e la conoscenza della loro astuzia e
del loro inganno. Quanto ad Iblîs egli è messo a nudo di fronte a loro,
in quanto essi conoscono di lui ciò che lui stesso non conosce di sé.
Essi hanno una scienza tale che quando uno di loro vede l’impronta (athar)
lasciata sulla terra da un individuo, laddove questi vi ha posato il
piede, essi sanno se colui che l’ha lasciata sarà un beato o un dannato,
così come coloro che conoscono le orme e che sanno seguire le tracce; e
tra i monaci egiziani ce ne sono molti che mettono in evidenza le
impronte sulle rocce e quando vedono una persona dicono che quella
persona ha lasciato quella impronta ed è così: ed essi non sono Intimi (awliyâ’) di Allâh, pensa quindi a ciò che di queste scienze Allâh ha conferito ai nuqabâ’!
Tra
gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono poi i nujabâ’
(i "Nobili"), che sono in ogni tempo otto, né più, né meno; essi sono
coloro dai quali e sui quali appaiono manifesti i segni (a‛lâm) della loro sottomissione (qubûl) ai loro "stati" (ahwâl),
sebbene in ciò essi non abbiano scelta, poiché lo "stato" ha il
sopravvento su di loro: ciò lo sa però solo chi è al di sopra di loro,
non chi è inferiore a loro! Essi sono la Gente della scienza degli otto
Attributi (sifât), di cui sette sono quelli noti e l’ottavo è la percezione (idrâk).
Il loro maqâm è lo Sgabello (kursî) ed essi non lo oltrepassano
fintanto che sono nujabâ’; essi hanno una solida conoscenza nel governo
del moto (tasyîr) degli astri, da parte dello svelamento (kashf) e della informazione divina (ittilâ‛) e non per mezzo del metodo conosciuto dagli studiosi di tale materia. I nuqabâ’ sono coloro che posseggono la scienza della nona Sfera celeste, mentre i nujabâ’ posseggono la scienza delle otto Sfere sottostanti ad essa, in ognuna delle quali vi è un astro (kawkab).
Poi tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono gli Apostoli (hawâriyyûn),
dei quali ve ne è solo uno in ogni tempo, mai due, e quando quest’uno
muore un altro prende il suo posto. All’epoca di Muhammad, l’Inviato di
Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, era al-Zubayr ben al-‛Awwâm che
deteneva questo maqâm, malgrado la moltitudine di coloro che
difendevano la Tradizione (ansâru-d-dîn) con la spada; l’Apostolo infatti è colui che difende la Tradizione con la spada e con l’argomento (hujjah)
insieme. Egli quindi ha ricevuto la scienza, la spiegazione e la prova
ed ha ricevuto anche la spada, l’audacia e l’intraprendenza e la forza
di lottare con la sfida (tahaddî), tutto ciò affinché dia prova della validità della giusta tradizione (ad-dînu-l-mashrû‛), analogamente al dono miracoloso (mu‛gizah) che aveva il Profeta. E dopo l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, la sua testimonianza (dalîl), da lui stabilita sulla sua veridicità (sidq)
in ciò che asseriva, non viene portata che dal suo Apostolo, che
quindi diventa erede di quel "dono miracoloso", esercitandolo solo in
conformità alla veridicità del suo Profeta, su di lui il Saluto e la
Pace: questo è il maqâm dell’Apostolo ed all’atto di testimonianza (dalîlah)
che vi è inerente resta il nome di "dono miracoloso". Infatti ad esso è
connesso per l’Apostolo ciò che vi era connesso per il Profeta, su di
lui il Saluto e la Pace, e l’Apostolo lo ascrive al Profeta così come
il Profeta lo ascriveva a se stesso. Il carisma (karâmah) di un
Intimo non viene chiamato in questo modo, perché il "dono miracoloso"
del Profeta, in se stesso e in tutto ciò che esso comporta, non sarà
mai il "carisma" di un Intimo di Allâh. Questo è quanto sosteneva anche
il maestro (ustâdh) Abû Ishâq al-Isfarâ’inî, sebbene in un modo
diverso da quello da noi accennato; infatti Abû Ishâq riteneva
impossibile persino che si verificasse un prodigio (al-fi‛lu-l-mu‛giz) (simile a quelli compiuti dal Profeta), mentre la maggior parte dei teologi (mutakallimûn)
non lo ritiene impossibile, ritenendo che si tratti di un carisma
ottenuto però non nello stesso modo in cui il Profeta, su di lui il
Saluto e la Pace, aveva ottenuto il "dono miracoloso" (mu‛gizah).
Se dunque si verifica da parte di un individuo nello stesso modo in
cui si verificava da parte del Profeta, per la "veridicità" (sidq) di quel Profeta (operante) attraverso questo suo "seguace" (tâbi‛),
e ciò si verifica necessariamente, questo non può che riguardare
l’Apostolo: colui quindi dal quale tutto ciò si manifesta nel modo che
abbiamo descritto, quegli è l’Apostolo della sua epoca. Nella nostra
epoca lo abbiano visto nell’anno 586. Questi è colui che viene chiamato
Apostolo.
Poi vi sono gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono quaranta anime in ogni epoca, né più, né meno: essi sono Uomini il cui "stato" è il compimento (qiyâm) della Magnificenza (‛azhamah) di Allâh. Essi fanno parte dei Solitari (afrâd) e sono i signori (arbâb) delle "parole pesanti" (al-qawlu-l-thaqîl)
a cui fa riferimento il detto dell’Altissimo: "Certamente ti rivolgerò
delle parole pesanti". Essi si chiamano Uomini di Rajab perché stanno
in questo maqâm solo nel mese di Rajab, dall’inizio della luna nuova
fino al suo ritrarsi; poi essi perdono spontaneamente questo loro
"stato" (hâl) e non lo ritrovano che all’inizio di Rajab
dell’anno seguente. I pochi che li conoscono sono tra la gente di
questa Via. Essi sono sparsi per i paesi ma si conoscono
vicendevolmente, che siano nello Yemen o in Siria. Incontrai uno di
loro nella regione dei Bakr, a Dunaysîr: fu il solo che io vidi,
malgrado fossi molto desideroso di vederli. Tra di loro ci sono quelli a
cui per il resto dell’anno rimane qualcosa di ciò che è stato loro
svelato nel loro "stato" durante il mese di Rajab e quelli a cui invece
non rimane nulla. A quello che io vidi era rimasto per il resto
dell’anno lo svelamento (kashf) dei Râfidîti tra la gente della
Shî‛ah, che egli vedeva sotto forma di maiali. Un giorno giunse presso
di lui l’uomo nascosto (mastûr) di cui questo madhhab non ha
assolutamente conoscenza: egli stesso aveva fede in questo madhhab ed
il suo Signore lo giudicherà per questo. Quando questi gli passò vicino
egli lo vide sotto forma di un maiale, lo chiamò quindi e gli disse:
"Volgiti pentito ad Allâh, poiché tu sei uno sciita râfidîta!". L’altro
restò sbalordito di ciò. Ora se si fosse pentito sinceramente egli lo
avrebbe visto sotto forma di uomo, se invece gli avesse solo detto di
essersi pentito, nascondendo la sua adesione a questo madhhab, egli non
avrebbe cessato di vederlo come un maiale. Gli disse quindi: "Dici il
falso affermando di esserti pentito!". Quando poi fu sincero gli disse:
"Hai detto il vero!", riconoscendo la sua veridicità grazie al suo
svelarnento: distolse così quel Râfidîta dal suo madhhab. Una cosa del
genere gli era già successa con due uomini dotati di ragione, che erano
Shâfi‛iti e godevano di buona reputazione, e di cui non si sapeva
assolutamente che avessero aderito alla Shî‛ah. Essi non erano sciiti
per nascita, ma lo erano diventati per le loro riflessioni, malgrado
fossero padroni della loro ragione: non fecero pero trasparire nulla di
ciò, ma vi perseverarono tra di loro ed al cospetto di Allâh. Essi
avevano una cattiva opinione di Abû Bakr e di ‛Umar, ed erano al
contrario fanatici di ‛Alî. Quando dunque passarono presso di lui ed
entrarono da lui, egli ordinò loro di uscire, in quanto Allâh gli aveva
rivelato il loro intimo facendoli vedere e lui sotto forma di maiali e
questo era il segno stabilito per lui da Allâh per riconoscere la
gente di quel madhhab. Essi erano convinti che nessuno sulla terra
avrebbe potuto scoprire il loro stato, ed inoltre erano testimoni (shâhid)
(riconosciuti), persone di buona reputazione e noti per il loro
comportamento; gli rivendicarono quindi tutto ciò, ma egli rispose: "Vi
vedo come due maiali e questo è un segno (‛alâmah) tra me ed
Allâh per chi appartiene a questo madhhab!". Essi tennero nascosto il
loro pentimento ed egli allora disse: "Ora avete abbandonato quel
madhhab, poiché vi vedo come due uomini!". Restarono stupefatti di
tutto ciò e si volsero pentiti ad Allâh.
Gli Uomini di cui stiamo parlando, nel primo giorno di Rajab sentono (yajidûna) come se il cielo li stringesse e provano una sensazione di peso (thiql)
che è loro impossibile descrivere: nessuna delle loro membra si muove.
Essi si coricano e sono incapaci di far qualsiasi movimento, e non
possono né alzarsi, né stare seduti, né muovere una nano, un piede,
neppure una palpebra! Essi restano in questa condizione per tutto il
primo giorno, poi il secondo giorno essa si allevia un po’ ed il terzo
giorno è ancora meno. In questo stato avvengono loro gli svelamenti (kushûfât), le teofanie (tajalliyât) e l’informazione sulle cose nascoste. L’Uomo di Rajab non cessa di stare coricato, composto come un morto (musajjâ);
dopo il terzo o il secondo giorno egli comincia a parlare e gli si può
parlare insieme e dire: così fino alla fine del mese. Quando il mese è
finito ed inizia Sha‛bân egli si alza, come se fosse liberato da dei
vincoli, e se aveva un mestiere o un commercio egli si occupa del suo
lavoro e viene spogliato di tutto il suo "stato" (hâl) nella sua
interezza, se non a chi Allâh vuole che resti qualcosa di ciò, per cui
glielo fa rimanere. Questo è il loro stato, ed è uno stato strano
(gharîb), la cui causa è sconosciuta; quello che io ho incontrato era
nel mese di Rajab ed era in questo stato.
Tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi è il Sigillo (khatam),
il quale non è unico in ogni epoca, ma unico al mondo: con lui Allâh
sigilla la Intimità Muhammadiana e tra gli Intimi Muhammadiani non ve
ne sarà uno più grande di lui. Vi è poi un altro Sigillo, col quale
Allâh sigilla la Intimità Generale (al-walâyatu-l-‛âmmah) da
Adamo fino all’ultimo Intimo, e questi è Gesù, su di lui la Pace; egli
sarà il Sigillo degli Intimi, così come è stato il Sigillo del Ciclo (dawrah) del Mulk. Nel Giorno della Resurrezione egli parteciperà a due raduni (hashr),
in quanto verrà radunato sia nella comunità di Muhammad, su di lui il
Saluto e la Pace, sia, in quanto Inviato, assieme agli Inviati, su di
loro la Pace.
Tra
gli Uomini di Allâh, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono 300
anime sul cuore di Adamo, su di lui la Pace, né più, né meno per ogni
epoca. Sappi che il significato del detto del Profeta, su di lui la
Pace, secondo cui questi 300 sono sul cuore di Adamo, come pure il suo
detto al riguardo di altri di costoro, i quali siano sul cuore di
qualcuno tra i più grandi degli uomini o degli angeli, è che essi
dispongono (yataqallabûna) delle conoscenze divine come ne dispone quella persona: le ispirazioni (wâridât)
delle scienze divine infatti arrivano ai cuori, ed ogni scienza che
arrivi al cuore di quel grande, che sia angelo o Inviato, arriva anche
ai cuori che sono su quel cuore. Può darsi anche che qualcuno dica che
un tale è sul "piede" (qadam) di un altro tale, ma il significato è lo stesso.
L’Inviato
di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, ha detto riguardo a questi
300 che essi sono sul cuore di Adamo, ma non ha detto che essi sono 300
soltanto nella sua comunità o che essi siano in ogni epoca: infatti è
solo per via dello svelamento che siamo venuti a sapere che essi ci
sono in. ogni epoca e che saranno sempre in 300. Ognuno di questi 300
possiede 300 tra i caratteri (akhlâq) divini, dei quali chiunque sia caratterizzato da uno di essi, a costui spetta la felicità.
Essi sono i prescelti, gli eletti e prediligono come invocazione (du‛â’)
quella che il Vero, Gloria a Lui, ha menzionato nel Suo Libro: "… o
nostro Signore, noi siamo stati iniqui contro noi stessi, e se tu non ci
perdoni e non hai misericordia di noi, certamente saremo dei
Perditori". E l’Altissimo ha detto: "… poi lasciammo il Libro in eredità
a coloro che abbiamo eletto tra i nostri servitori, e tra essi vi è
chi è stato iniquo contro se stesso", cioè Adamo e chi è in questa
guisa (mathâbah). Quanto al tempo (zamân) a questo gruppo (tâ’ifah)
appartengono i trecento anni, che Allâh ha menzionato come la durata
del soggiorno della gente della Caverna: questi anni sono solari e per
questo Egli ha detto: "… e ne aggiungono nove", in quanto 300 anni
solari corrispondono all’incirca a 309 anni lunari, ed ogni anno è il
compimento (tamâm) del tempo nelle sue parti. Questo insieme (di 300 anni) è circa un terzo di uno dei giorni del Signore (ayyâmu-r-rabb) di cui è detto: "… invero un giorno presso il tuo Signore è come mille anni di ciò che voi computate".
Quando il "conoscitore" (‛ârif) prende in uno dei "luoghi di contemplazione" (mashâhid) della Signoria (rubûbiyyah),
in quell’istante egli ne ricava delle scienze divine nella misura del
Suo giorno tanto quanto altri, nel mondo dei sensi, ottengono delle
scienze divine, con lo sforzo e la preparazione metodica (tahayyu’),
in mille di questi anni! Ed è in questo modo che uno di questi 300
ottiene ciò che ottiene delle scienze divine quando viene rapito (ukhtutifa) da se stesso e lo stringe (hasara) uno dei giorni del Signore: solo chi lo gusta può conoscere il valore (qadr) ed il rango elevato (sharaf) di ciò che abbiamo menzionato. In quell’istante (lahzhah) per lui il tempo passa così come per il suo sguardo (basar)
vengono percorse le distanze e le estensioni allorché egli apre gli
occhi ed il suo sguardo cade sulla sfera delle stelle fisse: il tempo
di aprire gli occhi ed i loro raggi si sono già congiunti con i corpi
di quegli astri! Considera questa distanza e questa rapidità!
Analogamente per la connessione (ta‛alluq) della percezione
uditiva: nel tempo in cui viene prodotto il suono l’udito lo
percepisce, malgrado l’estrema lontananza! Se comprendi ciò a cui
alludiamo saprai qual è il significato della tua visione (ru’yah) del tuo Signore malgrado la negazione dell’estensione spaziale (tahayyuz) e delle direzioni (jihât) (al Suo riguardo); e saprai anche distinguere lo "spettatore" (ar-râ’î) da te, come pure ciò che viene visto e la visione; lo stesso per l’uditore (as-sâmi‛), l’udito e ciò che viene udito. Questo grado (tabaqah)
è quello che conosce i Nomi divini che sono orientati verso le cose,
ai quali è fatto riferimento nel detto dell’Altissimo: "… informatemi
dei nomi di questi!", poiché informare dei nomi equivale a lodare il
nominato. Gli uomini intendono questo versetto nel senso che i nomi
sono i nomi di ciò che viene loro mostrato, in quanto essi ne sono la
designazione per loro, come la designazione "Zayd" è segno distintivo
per la persona di Zayd e quella di "‛Amr" per la persona di ‛Amr:
chiunque in questo potrebbe glorificarsi al di sopra di coloro che sono
qualificati dalla scienza, cioè gli angeli. Ma gli uomini non
comprendono il loro detto: "… noi glorifichiamo con la Tua lode!",
mentre erano loro sfuggiti tra i Nomi di Allâh, l’Altissimo, quelli che
erano orientati verso ciò che veniva loro mostrato!
(continua)
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