Muhammad al-‘Arabî ad-Darqâwî
Lettere di un maestro Sufi*
Al-’Arabi ad-Darqawi descrive così il suo primo maestro spirituale:
Lettera 1
Lettere di un maestro Sufi*
Al-’Arabi ad-Darqawi descrive così il suo primo maestro spirituale:
Lettera 1
(…) Quella
notte chiesi a Dio di confermarmi nell’intenzione (di diventare discepolo del
maestro ‘Ali al-Jamal), e trascorsi l’intera notte a raffigurarmelo, a
domandarmi come fosse e come sarebbe stato il mio incontro con lui, senza poter
dormire. Al mattino andai a trovarlo nella sua zawiyah (”luogo appartato”,
“cella”. Vengono chiamate in tal modo le case in cui si riuniscono regolarmente
i membri di una confraternita; esse sono spesso costituite da abitazioni per lo
sheikh, la sua famiglia e qualche discepolo in ritiro spirituale. E’
all’incirca l’equivalente dell’ashram indù. La zawiyah dello sheikh Ali
al-Jamal esiste tuttora, e comprende un cortile su un lato del quale vi è una
modesta abitazione, e sull’altro un oratorio, ove si trova la tomba del santo.
Una piccola cupola posta sul tetto piano sovrasta la tomba. n.d.r.), nel
quartiere di Rumilah, posto tra le due città (di Fes), sulla riva del fiume
dalla parte della qiblah, proprio dov’è ora la sua tomba. Bussai alla porta e
me lo vidi davanti, intento a spazzare la zawiyah, come era sua abitudine farlo
ogni giorno con la sua mano benedetta, malgrado l’età avanzata e l’eminente
funzione (spirituale). “Che cosa vuoi?” mi disse. “O mio signore,” risposi
“voglio che tu mi prenda per mano (Espressione che vuol dire al tempo stesso
dare l’iniziazione e condurre sulla Via spirituale n.d.r.) verso Dio”.
Incominciò allora a rimproverarmi violentemente, celando ai miei occhi il suo
vero stato, con parole simili a queste: “Ma chi ti ha detto che prendo per mano
chiunque, e perchè dovrei farlo con te?”. E mi scacciò; tutto questo fece per
mettere alla prova la mia sincerità. Così me ne andai, ma quando calò la notte
interrogai ancora Dio (per mezzo del Libro Sacro). Poi, compiuta la preghiera
del mattino, ritornai alla zawiyah. Vi ritrovai il maestro intento, come il
giorno prima, a spazzare la zawiyah. Bussai alla porta. Mi aperse e gli dissi:
“Prendimi per mano, per l’amore di Dio!”. Allora mi prese la mano e disse: “Sii
il benvenuto!”. Mi fece entrare nella sua casa all’interno della zawiyah, e mi
manifestò una grande gioia. “O mio signore” esclamai “da quanto tempo cercavo
un maestro spirituale!”. “Ed io,” mi rispose “da quanto tempo cercavo un
discepolo sincero”. Quindi mi trasmise le formule del rosario e l’invocazione e
aggiunse: “Va’ e torna!”. Da quel momento lo frequentai ogni giorno e ricevetti
il suo insegnamento insieme con alcuni fratelli di Fes. (…)
*Traduzione: Titus Burckhart, Lettere di un maestro sufi. (Il numero progressivo della Lettera corrisponde all'edizione di riferimento)
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