Manoscritto Cooke
(Manoscritto massonico del XV secolo)
(Manoscritto massonico del XV secolo)
Sia
ringraziato Dio nostro Padre Glorioso e creatore del Cielo e della Terra e di
tutte le cose che sono in essi che Egli concesse [in virtù] della Sua Gloriosa
Divinità. Egli fece tutte le cose per essere obbedito e fece tante cose di
diversa efficacia per l’Umanità; Egli le ordinò soggette all'uomo, perché tutte
le cose che sono commestibili di buona qualità [servissero] per il sostegno
dell'uomo. E ha anche dato all'uomo intelligenza e abilità in diverse cose e
Arti per mezzo delle quali noi possiamo viaggiare in questo Mondo per
procurarci da vivere, per fare diverse cose per la Gloria di Dio e anche per
nostra serenità e profitto. Le quali cose se io dovessi enumerare sarebbe
troppo lungo da dire e scrivere.
Per
cui le tralascerò, ma ve ne mostrerò alcune: cioè come e in quali modi la
Scienza della Geometria cominciò e chi furono i creatori di essa e di altre
Arti, come è rilevato nella Bibbia e in altre Storie. Io vi narrerò, come prima
ho detto, come e in che modo questa degna scienza della Geometria cominciò.
Voi
comprenderete che ci sono sette Scienze Liberali e perché sono chiamate in
questo modo, sette da cui furono dapprima derivate tutte le Scienze e Arti del
Mondo, e specialmente perché essa, la scienza della Geometria, è l'origine di
tutte.
Quanto
alla prima, che è chiamata il fondamento della scienza, è la Grammatica che
insegna all'uomo a parlare e a scrivere in modo giusto.
La
seconda è la Retorica che insegna all'uomo a parlare decorosamente in modo
giusto.
La
terza è la Dialettica ed essa insegna all'uomo a discernere il vero dal falso
ed è comunemente chiamata Arte o [Filosofia].
La
quarta è chiamata Aritmetica la quale insegna all'uomo l'Arte dei numeri per
calcolare e fare conti di tutte le cose.
La
quinta è la Geometria che insegna all'uomo i limiti e le misure e la
ponderazione dei pesi di tutte le Arti umane.
La
sesta è la Musica che insegna all'uomo l'Arte del canto in note di voce e
d’organo, tromba, arpa, e di tutti gli altri strumenti.
La
settima l'Astronomia che insegna all'uomo il corso del Sole e della Luna e
delle altre Stelle e Pianeti del Cielo.
Il
nostro principale intento è di trattare del primo fondamento dell’eccellente
scienza della Geometria e chi furono i fondatori di essa; come ho detto prima,
ci sono sette Scienze Liberali, cioè sette scienze o Arti che sono libere in se
stesse, le quali sette vivono soltanto per mezzo della Geometria. E la
Geometria è, come dire, la misura della Terra "Et sic dicitur a geoge qin
Px ter a Latine e metrona quod est mensura. Unde Geometria i mensura terre vel
Terrarum", cioè in Inglese la Geometria è, ho detto, Geo, cioè terra e
metron, cioè misura e così il nome Geometria è composto ed è detto misura della
Terra.
Non
vi meravigliate del fatto che io abbia detto che tutte le Scienze vivono tutte
solo per la scienza della Geometria, perché non ce n'è nessuna artificiale [che
presupponga come la geometria l’artifex]. Nessun lavoro fatto dall'uomo non è
fatto se non per mezzo della Geometria; un'importante ragione: poiché se un
uomo lavora con le mani, lavora con qualche tipo di utensile e non c'è alcuno
strumento di cose materiali a questo Mondo che non venga dalla Terra e alla
Terra ritornerà e non c'è strumento, cioè utensile per lavorare, che non abbia
più o meno proporzioni. E proporzione è misura, e l'utensile, o strumento, è
Terra. E si dice che la Geometria sia la misura della Terra. Perciò posso dire
che gli uomini in questo Mondo vivono per il lavoro delle loro mani.
Molte
altre prove vi fornirò sul perché la Geometria è la Scienza di cui vivono tutti
gli uomini ragionevoli, ma questa volta lo lascerò al lungo processo della
Scrittura.
E
ora procederò oltre nel mio argomento; voi comprenderete che fra tutte le Arti
del Mondo, [la più importante] è l'Arte dell'uomo; l'Arte muratoria ha maggiore
importanza e maggiore parte nella Scienza della Geometria, com'è scritto e
detto nella Storia, nella Bibbia, nel Polyecronicon, una cronaca stampata e
nelle Storie di Beda De Immagine Mundi e Isodorus ethimologiarum, Methodius
episcopus e martire e molte altre; dissero che la Massoneria è la principale
[Arte] della Geometria, come penso si possa ben dire, perché fu la prima a
essere creata; com'è detto nella Bibbia nel I Libro della Genesi nel capitolo
4. E anche tutti i Dottori suddetti lo dissero e alcuni di loro più apertamente
e semplicemente [rispetto] a come è detto nella Bibbia. Il Figlio diretto della
stirpe di Adamo, discendente delle sette generazioni di Adamo, prima del
Diluvio, fu un uomo di nome Lameth il quale ebbe due mogli, la prima Ada ebbe
due figli: uno chiamato Jabal (Jabelle) e l'altro Jubal (Juballe). Il più
grande, Jubal, fu il primo fondatore della Geometria e Muratoria e costruì case
ed è nominato nella Bibbia "pater habitancium in tentoriis atque
pastorum", cioè padre di uomini che vivono in tende, cioè case. Ed egli fu
maestro di Caino e capo di tutti i suoi lavori quando egli fece la Città di
Enoc (Enoche) che fu la prima città mai prima costruita e che Caino diede a suo
figlio e la chiamò Enoc. E ora è chiamata Ephraim (Effraym).
E
la scienza della Geometria e della Massoneria fu per la prima volta impiegata e
inventata come scienza e Arte e perciò possiamo dire che fu l'origine e il
fondamento di tutte le Arti e le Scienze e quest'uomo Jabal fu chiamato
"Pater pastorum". Il maestro delle Storie e Beda, De Immagine Mundi
poliecronicon e molti altri dicono che egli fece per primo la ripartizione
della Terra in modo che ogni uomo potesse individuare (conoscere) il suo campo
e il suo lavoro. E divise anche greggi e pecore perciò possiamo dire che egli
fu il primo fondatore di quella Scienza.
E
suo fratello Jubal o Tubal (Juballe o Tuballe) fu il fondatore della Musica e
del canto, come afferma Pitagora nel Polyecronicon e lo stesso Isidoro nel suo
Ethimologies; nel suo I Libro egli dice che fu il primo fondatore della musica
e del canto, dell’organo e della tromba ed egli trovò la scienza del suono
dalla battitura (ponderazione) dei metalli grazie a suo fratello Jubalcain
(Tubalcaym). Invero la Bibbia dice nel capitolo IV della Genesi che Lameth ebbe
dall'altra moglie chiamata Zillah (Sella) un figlio e una figlia. I loro nomi
erano Tubalcain, il figlio, e la figlia fu chiamata Naamah (Neema) e, come dice
il Polyecronicon, ella fu la moglie di Noè; che sia vero o no, noi affermiamo
di no.
Voi
comprenderete che questo figlio Tubalcain fu il fondatore dell'Arte del fabbro
e di tutte le Arti del metallo, cioè del ferro, oro e argento, come dicono
alcuni Dottori, e sua sorella Naamah fu la fondatrice dell'Arte della
tessitura; ma filavano il "filobo" e lo lavoravano ai ferri e si
facevano vestiti come potevano, ma la donna Naamah trovò l'Arte della tessitura
da allora fu chiamata l'Arte delle donne; e questi tre fratelli sapevano che
Dio si sarebbe vendicato del peccato o col fuoco o con l'acqua ed essi posero
la massima cura per salvare le Scienze che avevano trovato e si consigliarono
fra loro; e con i loro ingegni, dissero che c'erano due tipi di pietra di tale
qualità che la prima non sarebbe mai bruciata e quella pietra è chiamata marmo
e che l'altra pietra non sarebbe mai affondata e quella pietra è chiamata
Laterus (Latere).
E
perciò essi idearono di scrivere tutte le scienze che avevano trovato in queste
due pietre, così che se Dio si fosse vendicato con il fuoco il marmo non
sarebbe bruciato e se Dio si fosse vendicato con l'acqua l'altra pietra non
sarebbe affondata. E perciò pregarono il fratello più grande di Jabal di fare
due colonne (pilastri) con queste due pietre, cioè marmo e Laterus e d'incidere
nei due pilastri tutte le Scienze e le Arti che essi avevano trovato. E così si
fece e perciò possiamo dire che egli fu molto abile nella scienza che per primo
iniziò e perseguì il fine prima del Diluvio di Noè: ben sapendo della vendetta
che Dio avrebbe attuato, sia col fuoco o con l'acqua, i fratelli -come una
specie di profezia- sapevano che Dio ne avrebbe mandata una al riguardo e
perciò scrissero nelle due pietre tutte le sette Scienze, perché essi pensavano
che la vendetta sarebbe arrivata. E così avvenne che Dio si vendicò e venne un
tale Diluvio che tutto il Mondo fu sommerso e morirono tutti tranne otto
persone. E furono Noè e sua moglie e i suoi 3 figli e le loro mogli e da questi
figli tutto il Mondo derivò. E [i tre figli] furono chiamati in questo modo:
Sem (Shem), Cam e Japhet (Jaffet). E questo Diluvio fu chiamato il Diluvio di
Noè, perché in esso si salvarono lui e i suoi figli.
E
dopo molti anni dal Diluvio, come narra la Cronaca, questi due pilastri
(colonne) furono ritrovati e, come dice il Polyecronicon, un grande dotto
chiamato Pitagora ne trovò uno ed Hermes, il filosofo, trovò l'altro ed essi
insegnarono le scienze che trovarono scritte in essi. Ogni Cronaca, la Storia,
e molti altri Dotti e principalmente la Bibbia testimoniano della costruzione
della Torre di Babele ed è scritto nella Bibbia, Genesi capo X, come Cam,
figlio di Noè, generò Nimrod ed egli diventò un uomo forte come un gigante e fu
grande Re. E l'inizio del suo Regno fu quello del vero Regno di Babilonia, di
Arach e Archad e Calan e della Terra di Sennare. E questo stesso Nimrod iniziò
la Torre di Babilonia e insegnò ai suoi operai l'Arte della misura ed ebbe
molti muratori, più di 40 mila. E li amava e li teneva in gran conto. Ed è
scritto nel Polyecronicon e in altre Storie ed è in parte testimoniato nella
Bibbia nel X capo della Genesi, dove si dice che Asur, che era parente vicino
di Nimrod, uscì dalla Terra di Sennare e costruì le Città di Ninive e Plateas e
molte altre, così egli disse: "De Terra illa i de Sennam egressus est
Asure e edíficauit Nunyven e Plateas civitatis e Cale e Jes(e)n quoque inter
Nunyven e hec est cívitas magna".
La
ragione vorrebbe che dicessimo apertamente come e in qual modo la Craft
muratoria fu fondata e chi per primo le diede il nome di Massoneria. E voi
dovreste sapere che è detto e scritto nel Polyecronicon e in Methodus, vescovo
e martire, che Asur, che fu degno Signore di Sennare, chiese al Re Nimrod di
mandargli massoni e operai della Craft, che potessero aiutarlo a costruire la
città che desiderava edificare. E Nimrod gl’inviò 300 massoni. E quando
dovevano partire egli li chiamò dinanzi a lui e disse loro: "Dovete andare
da mio cugino Asur per aiutarlo a costruire una città, ma badate che siate ben
guidati e io vi darò un incarico proficuo per voi e per me.
Quando
giungerete da quel Signore badate di essere leali verso di lui come lo sareste
con me; fate di voi come foste fratelli e restate uniti lealmente; e colui che
ha maggiore abilità la insegni al suo compagno e si guardi dal guidarvi contro
il vostro Signore, così che io possa ricevere merito e ringraziamento per
avervi inviato da lui e avervi insegnato l'Arte". Ed essi ricevettero
l'incarico dal loro padrone e Signore e andarono da Asur e costruirono la città
di Ninive nel Paese di Plateas e altre città fra Cale e Ninive. E in tale modo
l'Arte muratoria fu innalzata e imposta come scienza. Antenati prima di noi
massoni ebbero queste responsabilità, come le abbiamo noi nei nostri Doveri;
come li abbiamo visti scritti sia in francese che in latino e dalla storia di
Euclide; ma come Euclide pervenne alla conoscenza della Geometria vi diremo,
com'è scritto nella Bibbia e in altre storie.
Nel
12 capitolo della Genesi si dice come Abramo giunse alla Terra di Canaan e
nostro Signore gli apparve e disse: "darò questa Terra a te e alla Tua
discendenza", ma ci fu una grande carestia sulla Terra e Abramo prese
Sara, sua moglie, con sé e andò in Egitto in pellegrinaggio e mentre durava la
carestia egli attese là. E Abramo, come dice la Cronaca, era un uomo saggio e
un grande Dotto e conosceva tutte le sette Scienze e insegnò agli Egiziani la
scienza della Geometria. E questo degno Sapiente Euclide fu suo allievo e imparò
da lui. Ed egli diede per primo il nome di Geometria, tutto ciò prima non aveva
il nome di Geometria. Ma si dice nell'Ethimologiarum di Isidoro, nel 5 libro
capo I, che Euclide fu uno dei fondatori della Geometria e le diede quel nome
perché a quel tempo c'era un fiume in Egitto, il Nilo, e dilagava a tal punto
dentro la terra che gli uomini non potevano abitarvi.
Quindi
questo degno studioso Euclide insegnò loro a fare grandi mura e fossati per
trattenere l'acqua ed egli, con la geometria, misurò la terra e la divise in
diverse parti e fece chiudere a ognuno la sua parte con mura e fossati e quindi
divenne una terra fertile di tutti i tipi di frutti e di giovani, di uomini e
di donne; c'erano però tanti giovani che non potevano vivere bene. E i governanti,
Signori del Paese, si riunirono in Consiglio per vedere come aiutare i loro
figli che non avevano trovato sostentamento. E fra loro in Consiglio c'era
questo degno Dotto Euclide quando vide che essi non potevano essere in grado di
decidere sulla questione disse loro: "Prendete i vostri figli e poneteli
sotto il mio governo e io insegnerò loro una tale scienza che vivranno con ciò
da Signori, a condizione che giuriate di farmi esercitare la guida e io lo farò
per voi e loro". E il Re e tutti i Signori garantirono ciò. Ed essi
portarono i loro figli a Euclide perché li dirigesse a suo piacimento ed egli
insegnò loro quell'Arte, la Massoneria e le diede il nome di Geometria, a causa
della divisione del terreno che aveva insegnato alle persone al tempo della
costruzione delle mura e dei fossati, e Isidoro dice, nell'Ethemologies, che
Euclide la chiamò Geometria. Ed egli diede loro il compito di chiamarsi l'un
l'altro Compagno e non altrimenti, perché appartenevano a un'Arte ed erano di
sangue nobile e figli di Signori. E che il più abile dovesse essere di guida
nel lavoro e chiamato Maestro e attribuendogli altri compiti che sono scritti
nel Libro dei Doveri. E così essi lavorarono con i Signori della Terra e fecero
Città, Castelli, Templi e Palazzi.
Nel
tempo in cui i figli di Israele abitarono in Egitto impararono l'Arte della
Massoneria. E in seguito, quando furono condotti fuori dall'Egitto, essi
giunsero alla Terra di Behest, che ora è chiamata Gerusalemme. E il Re David
iniziò la costruzione del Tempio di Salomone. Re David amava i massoni e diede
loro diritti come ne hanno ora. E nella costruzione dei Tempio, al tempo di
Salomone, com'è detto nella Bibbia, nel 3° Libro Regum in tercio Regam,
capitulo quinto, Salomone ebbe 80 mila muratori al suo servizio. E il figlio di
Tiro (Tyre) era il capo. E in altre cronache e in altri libri di Massoneria è
detto che Salomone confermò gli incarichi che David, suo padre, aveva dato ai
massoni. E Salomone stesso insegnò loro in modo poco diverso dai modi ora
usati. E di là questa importante scienza fu portata in Francia e in altre
Regioni.
Un
tempo ci fu un degno Re di Francia chiamato Carolus Secundus, cioè Carlo II, e
questo Carlo fu eletto Re di Francia per Grazia di Dio e per stirpe. E questo
stesso Re Carlo era massone prima di essere Re e quando diventò Re amò i
massoni e li tenne in gran conto e diede loro incarichi e regolamenti conformi
al suo disegno, alcuni dei quali sono ancora in uso in Francia; ed egli stesso
stabilì che essi dovessero riunirsi in Assemblea una volta all'anno per parlare
insieme, Maestri e Compagni, e per [deliberare da chi] essere guidati e [per
emendare] tutte le cose sbagliate.
E
poco dopo S. Adhabell (Adahabelle) venne in Inghilterra e convertì S. Albano al
Cristianesimo. E S. Albano amava i massoni e diede per primo incarichi e usi in
Inghilterra. Ed egli stabilì un tempo conveniente per pagare il lavoro. E in
seguito ci fu un importante Re in Inghilterra chiamato Athelstan (Altestano) e
il suo figlio più giovane amava la scienza della Geometria e sapeva bene che
l'Arte manuale delle Craft praticava la scienza della Geometria come i massoni,
per cui lo [accolse] in Consiglio e adattò la pratica di quella scienza alla
sua speculazione, perché nella speculazione era maestro e amava la Massoneria e
i massoni. Ed egli stesso divenne massone e diede loro incarichi e nomi che
sono ancora in uso in Inghilterra e in altri Paesi. E stabilì che [i massoni]
dovessero venire pagati ragionevolmente per il loro lavoro e conquistò un
decreto del Re che [sancì] il diritto che si riunissero in Assemblea quando lo
ritenevano un periodo ragionevole e venissero [ascoltati] i loro Consiglieri,
com'è scritto e insegnato nel Libro dei nostri incarichi e doveri per cui
lascio l'argomento.
Uomini
dabbene per questo motivo e in questo modo [fecero sì che] la Massoneria avesse
inizio. Accadde talvolta che grandi Signori non avessero grandi possedimenti
così che non potevano aiutare (favorire) i loro figli generati liberi, perché
ne avevano molti, perciò si consigliarono su come si potesse aiutarti e
stabilire che essi potessero vivere onestamente.
Ed
essi li mandarono da Saggi Maestri dell'importante scienza della Geometria così
che loro, con la loro saggezza, potessero fornire ai loro figli un onesto modo
di vivere. Quindi uno di loro, di nome Englet, che fu un molto acuto e saggio
fondatore, stabili un'Arte e la chiamò Massoneria e così, con la sua Arte egli
istruì i figli dei Grandi Signori a richiesta (con preghiera) dei padri e
libera volontà dei figli; quando essi furono istruiti con grande cura, dopo un
certo periodo essi non furono tutti ugualmente capaci, per cui il suddetto
Maestro, Englet, stabilì che coloro che terminavano [l'apprendistato] con
abilità dovessero essere ammessi [nella Craft] con onore e chiamò il maestro
più abile per istruire i maestri meno abili e furono chiamati maestri per
nobiltà d'ingegno e abilità nell'Arte. In tale modo la suddetta Arte, iniziata
in Terra d'Egitto, si propagò di Terra in Terra, di Regno in Regno.
Dopo
molti anni, al tempo di Re Athelstano, che fu Re d'Inghilterra, i suoi
Consiglieri e altri Grandi Signori, di comune accordo, per gravi colpe
riscontrate fra i massoni, stabilirono una certa regola fra loro: una volta
all'anno, od ogni tre anni [se ciò corrispondeva] al bisogno del Re e dei
Grandi Signori del Paese e del popolo, di provincia in provincia, e di paese in
paese, si tenessero Assemblee di tutti i massoni e compagni della suddetta Arte
e che in tali riunioni i Maestri fossero esaminati sugli articoli [della Costituzione]
che in seguito vennero scritti e si stabilì che fosse verificato se i maestri
erano capaci e abili a vantaggio del loro Sovrano e a onore della suddetta
Arte. E inoltre si stabilì che dovessero adempiere bene il loro incarico di
impiegare i beni, piccoli o grandi, dei loro Signori, perché percepivano da
loro il compenso per il loro servizio e il loro lavoro.
Parte normativa del manoscritto di
Cooke
Il
primo articolo è questo: che ogni maestro di quest'Arte deve essere saggio e
leale verso il Signore che serve; e non pagare alcun muratore più di quello che
ritenga possa meritare, distribuendo i suoi benefici davvero come vorrebbe che
i propri fossero dispensati, dopo avere [tenuto conto della] scarsità di grano
e di viveri nel Paese nessun favore elargendo, perché ognuno sia ricompensato
secondo il suo lavoro.
Il
secondo articolo è questo: che ogni maestro di questa Arte dovrebbe essere
informato prima di entrare nella sua Comunità; che essi vengono [ricevuti] come
si conviene; che essi non possono essere scusati [delle assenze], ma solo per
qualche motivo [valido]. Ma tuttavia se essi sono trovati ribelli [nei
confronti] di tale Comunità, o colpevoli in qualche modo, di danno verso i
propri Signori, i colpevoli in quest'Arte, essi non saranno scusati in alcun
modo [e giudicati, se non si verificherà] il loro decesso e sebbene essi siano
(in pericolo di morte) [ammalati], senza rischiare la morte, essi avviseranno
il maestro che è a capo del consesso [che dovrà giudicarli].
Il
terzo articolo è questo: che nessun maestro prenda un apprendista per un
periodo minore di sette anni almeno, perché in un termine minore non può
giungere propriamente alla sua Arte, e quindi incapace di servire lealmente il
suo Signore e di comprendere [l'Arte] come un massone dovrebbe.
Il
quarto articolo è questo: che nessun maestro prenda per istruire, senza
profitto, alcun apprendista nato con vincoli di sangue poiché, a causa del suo
Signore, al quale è legato, egli lo distoglierebbe dalla sua Arte e potrà
chiamarlo a sé fuori dalla sua Loggia e dal luogo ove lavora; perché i suoi
compagni forse lo aiuterebbero e combatterebbero per lui e da ciò potrebbe
avvenire un omicidio -è proibito- e anche per il motivo che la sua Arte ebbe
inizio da figli di Grandi Signori nati liberi, com'è stato detto prima.
Il
quinto articolo è questo: che nessun maestro dia al suo apprendista, al tempo
del suo apprendistato, perché nessun profitto può essere tratto, più di quello
che pensi egli possa meritare dal Signore che serve, non tanto che il profitto
che possa trarre il Signore del luogo in cui è addestrato del suo insegnamento.
Il
sesto articolo è questo: che nessun maestro per cupidigia o profitto prenda
apprendisti per insegnare cose imperfette, e che hanno mutilazioni per cui non
possano lavorare realmente come dovrebbero.
Il
settimo articolo è questo: che nessun maestro sia trovato ad aiutare, o
procacciare, o essere sostenitore di qualunque ladro notturno per cui [a
cagione del furto] i suoi compagni possano non compiere il lavoro giornaliero e
non si possano organizzare.
L'ottavo
articolo è questo: che non accada che qualche massone, che è perfetto e abile,
venga a cercare lavoro e trovi un modo di lavorare imperfetto e incapace; il
maestro del luogo riceverà il massone perfetto e manderà via l'imperfetto per
il vantaggio del suo Signore.
Il
nono articolo è questo: che nessun maestro prenderà il posto di un altro,
perché è detto, nell'Arte muratoria, che nessuno debba terminare un lavoro
iniziato da un altro, per il vantaggio del suo Signore; poiché egli lo ha
iniziato [ha il diritto dì] terminarlo a suo modo o quali siano i suoi modi.
Questa
risoluzione è stata presa da vari Signori e maestri di diverse provincie e
Assemblee di Massoneria ed essa è:
Il
primo punto: coloro che desiderano divenire Compagni della suddetta Arte è
necessario che principalmente giurino a Dio, alla Santa Chiesa e a tutti i
Santi, al loro maestro e ai loro Compagni e fratelli.
Il
secondo punto: egli [il Compagno] deve compiere il suo lavoro giornaliero in
ragione di quanto viene pagato.
Il
terzo punto: egli [deve accettare] le risoluzioni dei suoi compagni nella
Loggia e in Camera e in ogni luogo.
Il
quarto punto: egli non sia ingannatore della suddetta Arte, né abbia
pregiudizio, o sostenga dichiarazioni contro l'Arte o contro nessuno dell'Arte,
ma egli la sosterrà con dignità, perché egli può.
Il
quinto punto: quando egli riceverà il compenso, che lo prenda umilmente, poiché
il tempo è stabilito dal maestro dopo che il lavoro e il resto [da lui]
ordinato trovi il [suo] consenso.
Il
sesto punto: se una qualche discordia dovesse sorgere fra lui e i suoi compagni
egli dovrà obbedire umilmente ed essere ancora agli ordini del maestro o, in
sua assenza, del Sorvegliante [designato] dal maestro; alla festa religiosa seguente
si accordi alla disposizione dei Compagni; non in giorno feriale, lasciando il
lavoro e il profitto del suo Signore.
Il
settimo punto: che egli non desideri la moglie e la figlia del suo maestro o
dei suoi compagni; ma se è sposato non tenga concubine, perché potrebbero
sorgere discordie fra loro.
L'ottavo
punto: se accade che egli sia Sorvegliante sotto il suo maestro, che egli sia
un sicuro tramite fra il suo maestro e i suoi compagni; e in assenza del suo
maestro lo sostituisca con impegno per l'onore del maestro e per vantaggio del
Signore del quale è al servizio.
Il
nono punto: se egli fosse più saggio e acuto del compagno che lavora con lui
nella Loggia o in qualunque altro posto e se percepisse che l'altro dovrebbe
lasciare la pietra sulla quale sta lavorando per mancanza di abilità e che può
insegnargli a correggere la pietra egli dovrà istruirlo, sì che l'amore si
accresca fra loro e il lavoro del Signore non vada perduto.
Sull'Assemblea di Giustizia
Quando
il maestro e i compagni siano preavvisati e vengano a tali Assemblee, se c'è
bisogno saranno invitati a parteciparvi assieme ai compagni e al maestro
dell'Assemblea, lo sceriffo della Contea, o il Sindaco della Città, o il
Consigliere più anziano della Città in cui l'Assemblea si tiene, per servire di
aiuto contro i contumaci e per sostenere i diritti del Regno. All'inizio
[entrando nella Craft] uomini nuovi che non furono mai accolti, siano accolti
in modo tale che essi non siano mai ladri, o [complici] di ladri e che essi
compiano il loro lavoro giornaliero per il compenso che prendono dal loro
Signore e un vero resoconto diano ai loro Compagni delle cose che devono essere
spiegate e ascoltate e li amino come se stessi. Ed essi devono essere fedeli al
Re d'Inghilterra e al Regno e mantenersi, con tutte le loro forze, agli
articoli suddetti.
Dopo
di ciò sarà indagato se qualche maestro o compagno, che è stato istruito, abbia
infranto qualche articolo e sarà stabilito là se ha fatto mai tale cosa.
Perciò, vale a dire, se qualsiasi maestro o compagno, che è informato [sul capo
di accusa] prima di venire a tale Assemblea, sia ribelle e non verrà, oppure
abbia trasgredito qualsiasi articolo, se ciò è provato, egli dovrà rinnegare la
sua [appartenenza] alla Massoneria e non dovrà più usare la sua Arte. E se egli
osa praticarla, lo Sceriffo del paese in cui è stato trovato a lavorare lo
dovrà mettere in prigione e mettere tutti i suoi averi nelle inani del Re fino
a quando gli sia mostrata e concessa la grazia.
Per
questo motivo [i partecipanti] di questa Assemblea stabilirono che sia il più
basso che il più alto debbano essere lealmente servitori della loro Arte in
tutto il Regno d'Inghilterra.
Amen.
Così sia.
Versione originale in inglese antico
our glorious
ffadir and fo|un|
der and former of heuen
and of erthe and of all
thygis that in hym is
that he wolde foche|s|aue of
his glorius god hed for to
make |s|o mony thyngis of d
uers vertu for mankynd.
ffor he mader all thyngis for
to be abedient & |s|oget to man
ffor all thyngis that ben come|s|
tible of hol|s|ome nature he
ordeyned hit for manys |s|usty
na|n|s. And all to be hath yif
to man wittys and cony|n|g
of dy|ver|s thyngys and craft
tys by the whiche we may
trauayle in this worlde to [20]
gete |wit| our lyuyg to make
diuers thingys to goddis ple
|s|ans and also for our e|s|e and
profyt. The whiche thingis
if I |s|cholde reher|s|e hem hit
wre to longe to telle and to
wryte. Wherfor I woll leue.
but I |s|chall |s|chew you |s|ome
that is to |s|ey ho and in what
wyse the |s|ciens of Gemetry
fir|s|te be ganne and who |wer|
the founders therof and of
othur craftis mo as hit is no
tid in |the| bybill and in othur
|s|tories.
HOw and in what ma
ner |th|at this worthy
|s|ciens of Gemetry be gan I
wole tell you as I sayde bi
fore. ye |s|chall undirstonde
|that| |ther| ben vi|i| |liberall |s|ciens
by the whiche vi|i| all |s|ciens
and craftis in the world were
fyr|s|te founde. and in especiall
for he is causer of all. |that| is to
sey |the| |s|ciens of Gemetry of all
other that be. the whiche v|i|i sci
ens ben called thus. as for the
fir|s|t |that| is called fundament
of sciens his name is gra|mmer|
he techith a man ry|g|thfully to
|s|peke and to write truly. The
|s|econde is rethorik. and he te
chith a man to |s|peke formabe
ly and fayre. The thrid is
dioletic|us|. and |that| |s|ciens techith
a man to discerne the trowthe
fro |the| fals and comenly it is
tellid art or |s|oph'stry. The fourth
ys callid ar|s|metryk |the| whiche
techeth a man the crafte of
nowmbers for to rekyn and
to make a coun|t| of all th|y|ge
The ffte Gemetry the which
techith a man all the met|t|
and me|s|u|r|s and ponderat|o|n
of wy|g|htis of all mans craf|t|
The. vi. is musi|k| that techith
a man the crafte of |s|ong in
notys of voys and organ &
trompe and harp and of all
othur |p|teynyng to hem. The
vi|i| is a|s|tronomy that techith
man |the| cours of the |s|onne
and of |the| moune and of ot|her|
|s|terrys & planetys of heuen.
OWr entent is princi
pally to trete of fyrst
fundacion of |the| worthe |s|cy|en|s
of Gemetry and we were
|the| founders |ther| of as I seyde
by fore there ben vi|i| liberall
|s|cyens |that| is to |s|ay vi|i| |s|ciens or
craftys that ben fre in hem
selfe the whiche vi|i|. lyuen
only by Gemetry. And Ge
metry is as moche to |s|ey
as the me|s|ure of the erth
Et sic dici|t| a geo |ge| q|ui|n |R| ter
a latine & metro|n| quod |e|
men|s|ura. U|na| Gemetria. i,
mens|u|r terre uel terra|rum|.
that is to |s|ay in englische that
Gemetria is I |s|eyd of geo |that| is
in gru. erthe, and metro|n| |that| is
to |s|ey me|s|ure. And thus is |this|
nam of Gemetria c|om|pounyd
as is|s|eyd the me|s|ur of |the| erthe.
MErvile ye not that I
|s|eyd that all |s|ciens lyu|e|
all only by the |s|ciens of Geme
try. ffor there is none artifici|-|
all ne honcrafte that is wro|g|th
by manys hond bot hit is
wrou|g|ght by Gemetry. and a
notabull cau|s|e. for if a man
worche |wit| his hondis he wor
chyth |wit| so|m|e ma|nner| tole and
|ther| is none in|s|trument of ma|-|
teriall thingis in this worlde
but hit come of |the| kynde of
erthe and to erthe hit wole
turne a yen. and ther is n|one|
in|s|trument |that| is to |s|ay a tole
to wirche |wit| but hit hath
some p|ro|op|r|orcion more or la|s||s|e
And some proporcion is me|s|ure
the tole er the in|s|trment
is erthe. And Gemetry is
|s|aid the me|s|ure of erth|e| Whe|re|
fore I may |s|ey |that| men lyuen
all by Gemetry. ffor all
men here in this worlde lyue
by |the| labour of her hondys.
MOny mo pbacions I
wole telle yow why |that|
Gemetry is the |s|ciens |that| all re
sonable m|e|n lyue by. but I
leue hit at |this| tyme for |the| l|o|ge
|pro|ce|s||s|e of wrytyng. And now
I woll|prp|cede forthe|r| on me ma
ter. ye |s|chall under|s|tonde |that|
amonge all |the| craftys of |the|
worlde of mannes crafte
ma|s|onry hath the mo|s|te no
tabilite and mo|s|te |par|te of |this|
|s|ciens Gemetry as hit is
notid and |s|eyd in |s|toriall
as in the bybyll and in the
ma|s||ter| of |s|tories. And in poli/cronico
a cronycle |pri|nyd and in the
|s|tories |that| is named Beda
De Imagine m|un|di & Isodo|rus|
ethomologia|rum|. Methodius
epus & marti|rus|. And ot|her|
meny mo |s|eyd |that| ma|s|on|r|y is
principall of Gemetry as
me thenkyth hit may well
be |s|ayd for hit was |the| first
that was foundon as hit is
notid in the bybull in |the| first
boke of Genesis in the iii|i|
chap|ter|. And al|s|o all the doc
tours afor|s|ayde acordeth |ther| to
And |s||u|me of hem |s|eythe hit
more openly and playnly
ry|g|t as his |s|eithe in the by
bull Gene|s|is
ADam is line linyalle
|s|one de|s|cendyng doun|e|
the vi|i| age of adam byfore
noes flode |ther| was a ma|n| |that|
was clepyd lameth the
whiche hadde i|i| wyffes |the|
on hyght ada & a nother
|s|ella by the fyr|s|t wyffe |th|at
hyght ada |he| be gate i|i| |s|onys
|that| one hyght Jobel and the o|ther|
height juball. The elder |s|one
Jobell he was the fists ma|n| [170]
|that| e|ver| found gemetry and
ma|s|onry. and he made how
|s|is & namyd in |the| bybull
Pa|ter| habitantci|um| in tento|-|
ris atq|ue| pasto|rum| That is to
|s|ay fader of men dwellyng
in tentis |that| is dwellyng
how|s|is. A. he was Cayin is
ma|s||ter| ma|s|on and go|ver|nor
of all his werkys whan
he made |the| Cite of Enoch
that was the fir|s|te Cite
that was the fir|s|t Cite |th|at
e|ver| was made and |that| made
Kayme Adam is |s|one. |an|d
yaf to his owne |s|one. Enoch
and yaff the Cyte the n|am|e
of his |s|one and kallyd hit
Enoch. and now hit is
callyd Effraym and |ther| wa|s|
|s|ciens of Gemetry and ma
|s|onri fyr|s|t occupied and
c|on|trenyd for a |s|ciens and
for a crafte and |s|o we may
|s|ey |that| hit was cav|s|e & f|un|
dacion of all craftys and
|s|ciens. And al|s|o |this| ma|n|
Jobell was called Pa|ter|
Pasto|rum|
THe mas|ter| of |s|tories
|s|eith and beda de yma
gyna m|un|di policronicon &
other mo |s|eyn that he wa|s|
|th|e first that made de|per|ce|s|on
of lond |that| e|ver|y man myght
knowe his owne grounde
and labou|re| the|re| on as for
his owne. And also he de
|par|tid flockes of |s|chepe |that|
e|ver|y man myght know hi|s|
owne |s|chepe and |s|o we may
|s|ey that he was the fir|s|t
founder of |that| |sciens. And his
brother Juball. or tuball
was founder of my|s|yke &
|s|ong as pictogoras |s|eyth
in policronycon and the
|s|ame |s|eythe ylodou|re| in his
ethemologi|i| in the v|i| boke
there he |s|eythe that he was
|the| fir|s|t foundere of my|s|yke
and |s|ong and of organ &
trompe and he founde |th|at
|s|ciens by the |s|oune of pon/deracion
of his brotheris hamers |that|
was tubalcaym.
SOthely as |the| bybull
|s|eyth in the chapitre
|that| is to |s|ey the iii|i| of Gene|s|'
|that| he |s|eyth lameth gate apon
his other wiffe |that| height |s|ella
a |s|one & a do|ou|c|ter| |the| names of
th|em| were clepid tubalcaym
|that| was |the| |s|one. & his doghter
hight neema & as the poli
cronycon |s|eyth |that| |s|ome men
|s|ey |that| |s|che was noes wyffe
YE |s|chul|le| under|s|tonde
|that| |th|is |s|one tubalcaym
was founder of |s|mythis
craft and o|ther| craft of
meteil |that| is to |s|ey of eyron
of braffe of golde & of |s|il|ver|
as |s|ome docturs |s|eyn & his
|s|ys|ter| neema was fynder of
we|ver|scraft. for by fore |that| time
was no cloth weuyn but
they did spynne yerne and
knytte hit & made h|em| |s|uch|e|
clothyng as they couthe
but as |the| woman neema
founde |the| craft of weuyng
& |ther|fore hit was kalled wo
menys craft. and |th|es ii|i|
brotheryn afore|s|ayd had know
lyche |that| god wold take ven
gans for |s|ynne o|ther| by fyre
or watir and they had gre|ter|
care how they my|s|t do to
|s|aue |the| |s|ciens that |th|ey fo|un|de
and |th|ey toke her con|s|el|le|
to gedyr & by all her wit|ts
|th|ey |s|eyde |that| were. i|i| ma|ner| of
|s|tonn of |s|uche |ver|tu |that| |the| one
wolde ne|ver| brenne & |that| |s|to|ne|
is callyd marbyll. & |that| o|ther| sto|ne|
|that| woll not |s|ynke in wa|ter|. &
|that| stone is named la|tr|us. and
|s|o |th|ey deuy|s|yed to wryte all
|the| |s|ciens |that| |th|ey had ffounde in
this i|i| |s|tonys if |that| god wol|de|
take vengns by fyre |that| |the|
marbyll |s|cholde not bren|ne|
And yf god |s|ende vengans
by wa|ter||that| |th|e o|ther| |s|cholde not
droune. & so |th|ey prayed |ther|
elder brother jobell |that| wold
make i|i|. pillers of |th|es. i|i|
|s|tones |that| is to |s|ey of marb|yll|
and of la|tr|us and |that| he wold
write in the i|i|. pylers al|l|
|the| |s|ciens & craf|ts| |that| al|l| |th|ey
had founde. and |s|o he did
and |ther|for we may |s|ey |that|
he was mo|s|t co|nn|yng in
|s|ciens for he fyr|s|t bygan
& |per|formed the end by for
noes flode.
KYndly knowyng of
|that| venganns |that| god
wolde |s|end whether hit
|s|cholde be bi fyre or by wa|ter|
the bretherne hadde hit n|ot|
by a ma|ner| of a |pro|phecy they
wi|s|t |that| god wold |s|end one |ther|
of. and |ther| for thei writen
he|re| |s|ciens in |the|. i|i|. pilers
of |s|tone. And |s||u|me men |s|ey
|that| |th|ey writen in |the|. |s|tonis
all |th|e. vi|i| |s|ciens. but as
|th|ey in here mynde |that| a ven
ganns |s|cholde come. And
to hit was |that| god |s|entd ven
ganns |s|o |that| |ther| come |s|uche
a flode |th|at al|le| |the| worl was
drowned. and al|le| men w|er|
dede |ther| in |s|aue. vii|i|. |per|sonis
And |that| was noe and his
wyffe. and his ii|i|. sonys &
here wyffes. of whiche. ii|i|
sones a|ll| |the| world cam of.
and here namys were na
myd in this ma|ner|. Sem. Cam.
& Japhet. And |this| flode was
kalled noes flode ffor he &
his children were |s|auyed |ther|
in. And af|ter| this flode many
yeres as |the| cronycle telleth
thes. i|i| pillers were founde
& as |the| polycronicon |s|eyth |that|
a grete clerke |that| callede puto|-|/goras
|f|onde |that| one and hermes |the|
philisophre fonde |that| other. &
thei tought forthe |the| |s|ciens |that|
thei fonde |ther| y wryten.
Every cronycle and |s|to
riall and meny other
clerkys and the bybull in |pri|nci
pall wittenes of the makyn|ge|
of the toure of babilon and hit
is writen in |the| bibull Gene|sis
Cap|ter| |x| wo |that| Cam noes
|s|one gate nembrothe and he
war a myghty man apon |the|
erthe and he war a stron|ge|
man like a Gyant and he w|as|
a grete Kyng. and the bygyn
yn|ge| of his kyngdom was
trew kyngd|om| of babilon and
arach. and archad. & talan &
the lond if |s|ennare. And this
same CamNemroth be gan |the| towre
of babilon and he taught and
he taught to his werkemwn |the|
crafte of ma|s|uri and he had
|wit| h|ym| mony ma|s|onys mo |th||an|
|x|l |th|ou|s|and. and he louyd &
chere|s|ched them well. and hit
is wryten in policronicon and
in |the| mas|ter| of |s|tories and in
other |s|tories mo. and |this| a part
wytnes bybull in the |s|ame
|x|. chap|ter| he |s|eyth |that| a
|s|ure |that| was nye kynne to
CamNembrothe yede owt of |the| londe of
|s|enare and he bylled the Cie
Nunyve and plateas and o|ther|
mo |th|us he |s|eyth. De tra illa
& de |s|ennare egreffus est a|s|u|re|
& edificauit Nunyven & pla|-|
teas ciuiya|te| & cale & Jesu q|o|q|z|
in|ter| nunyven & hec |est| Ciuita|s|
magna.
RE|s|on wolde |that| we |s|chold
tell opunly how & in
what ma|ner| that |the| charges
of ma|s|oncraft was fyr|s|t fo|un|
dyd & ho yaf fir|s|t |the| name
to hit of ma|s|onri and ye
|s|chyll knaw well |that| hit told
and writen in policronicon &
in methodus ep|iscopu|s and mar|ter|
|that| a|s|ur |that| was a worthy lord
of |s|ennare |s|ende to nembroth
|the| kynge to |s|ende h|ym| ma|s|ons
and workemen of craft |that| myght
helpe hym to make his Cite
|that| he was in wyll to make.
And nembroth |s|ende h|ym| |xxx|
C. of masons. And whan |th|ey
|s|cholde go & |s|ende h|em| forth. he
callyd hem by for h|ym| and |s|eyd
to hem ye mo|s|t go to my co
|s|yn a|s|ure to helpe h|ym| to bilde
a cyte but loke |that| ye be well
go|uer|nyd and I |s|chall yeue
yov a charge |pro|fitable for
you & me.
WHen ye come to |that| lord
loke |that| ye be trewe to
hym lyke as ye wolde be to
me. and truly do your labour
and craft and takyt re|s|on|-|
abull your mede |ther|for as ye
may de|s|erue and al|s|o |that| ye
loue to gedyr as ye were
bre|th|eryn and holde to gedyr
truly. & he |that| hath most c|on||yn|g
teche hit to hys felaw and
louke ye go|uer|ne you ayen|s|t
yowr lord and a monge
yowr selfe. |that| I may haue
worchyppe and thonke for
me |s|endyng and techyng
you the crafte. and |th|ey re|s|/ceyuyd
the charge of h|ym| |that| was here
mai|s||ter| and here lorde. and
wente forthe to a|s|ure. &
bilde the cite of nunyve in
|the| count|r|e of plateas and o|ther|
Cites mo |that| men call cale
and Jesen |that| is a gret Cite
bi twene Cale and nunyve
And in this ma|ner| |the| craft
of ma|s|onry was fyr|s|t |pre|fer
ryd & chargyd hit for a |s|ci|en|s.
ELders |that| we|re| bi for us
of ma|s|ons had te|s|e
charges wryten to hem as
we haue now in owr char
gys of |the| |s|tory of Enclidnis
as we have |s|eyn hem writ|en|
in latyn & in Fre|s|nche bothe
but ho |that| Enclyd come to ge|-|
metry re|s|on wolde we
|s|cholde telle yow as hit is
notid in the hybull & in other
|s|tories. In |xii| Capitl|or| Gene|sis|
he tellith how |that| abrah|am| com to
the lond of Canan and owre
lord aperyd to h|ym| and |s|eyd I
|s|chall geue this lond to |th|i
|s|eed. but |ther| |s|yll a grete hun|ger|
in |that| lond. And abraham toke
|s|ara his wiff |wit| him and
yed in to Egypte in pylgre|-|
mage whyle |the| hunger du
red he wolde hyde |ther|. And A
brah|am| as |the| cronycull |s|eyth
he was a wy|s|e man and a
grete clerk. And covthe all
|the|vi|i| |s|ciens. and taughte
the egypeyans |the| |sciens of
Gemetry. And this worthy
clerk Enclidnis was his
clerke and lerned of hym.
And he yaue |the| fir|s|te name
of Gemetry all be |that| hit
was ocupied bifor hit had
no name of gemetry. But
hit is |s|eyd of ylodour Ethe
mologia|rum| in |the| v. boke. Ethe
mologia|rum| Cap|itolo| p'mo. |s|eyth
|that| Enclyde was on of |the| fir|s|t
founders of Gemetry &
he yaue hit name. ffor |in|
his tyme ther was a wa
ter in |that| lond of Egypt |that|
is callyd Nilo and hit flowid
|so| ferre in to |the| londe |that| men
myght not dwelle |ther|in
THen this worthi
clerke Enclide taught
hem to make grete wallys
and diches to holde owt |the|
watyr. and he by Gemet'
me|s|ured |the| londe and de|par|
tyd hit in dy|ver|s |par|tys. &
mad e|ver|y man to clo|s|e his
awne |par|te |wit| walles and
diches an |the|en hit be c|am|e
a plentuos c|on|untre of all
ma|ner| of freute and of yon|ge|
peple of men and women
that |ther| was |s|o myche pepull
of yonge frute |that| they couth'
not well lyue. And |the| lordys
of the countre drew hem to
gedyr and made a councell
how they myght helpe her
childeryn |that| had no lyflode
c|om|potente & abull for to fyn|de|
hem selfe and here childron
for |th|ey had |s|o many. and
a mong hem all in councell
was |this| worthy clerke Encli
dnis and when he |s|a|we| |th|at
all they cou|th|e not btynge
a bout this mater. he |s|eyd
to hem woll ye take y|our| |s|on|ys|
in go|uer|nanns & I |s|chall tec|he|
hen |s|uche a sciens |that| they
|s|chall iyue ther by |j|entel
manly vnder condicion |that|
ye wyll be |s|wore to me to
|per|fourme the go|uer|na|nn|s |that|
I |s|chall |s|ette you too and
hem bothe and the kyng
of |the| londe and all |the| lordys
by one a|ss|ent gra|un|tyd |ther| too.
REson wolde |that| e|uer|y m|an|
woulde graunte to |that|
thyng |that| were |pro|fetable to h|im|
|s|elf. and they toke here |s|o
nys to enclide to go|uer|ne
hem at his owne wylle &
he taught to hem the craft
masonry and yaf hit |th|e
name of Gemetry by cav|s|e
of |the| |par|tyng of |the| grounde |that|
he had taught to |the| peple
in the time of |the| makyng
of |the| wallys and diches a
for |s|ayd to claw|s|e out |the|
watyr. & I|s|odor |s|eyth in his
Ethemolegies |that| Enclide
callith the craft Gemetrya
And |ther| this worthye clerke
yaf hit name and taught
hitt the lordis |s|onys of |the|
londe |that| he had in his tech|in|g
And he yaf h|em| a charge |that|
they scholde calle here eche
other ffelowe & no nother
wise by cav|s|e |that| they were
all of one crafte & of one
gentyll berthe bore & lor|ds'|
|s|onys. And also he |that| we|re|
most of c|on|nyng scholde be
go|uer|nour of |the| werke and
scholde be callyd mais|ter| &
other charges mo |that| ben
wryten in |the| boke of char
gys. And |s|o they wrought
|with| lordys of |the| lond & made
cities and tounys ca|s|telis
& templis and lordis placis.
WHat tyme |that |the| chil
dren of i|s|rl dwellid
|in| egypte they lernyd |the|
craft of masonry. And
afturward |th|ey were
dryuen ont of Egypte |th|ey
come in to |th|e lond of bihest
and is now callyd ierl|e|m
and hit was ocupied & char
gys y holde. And |the| mak|yn|g
of |s|alomonis tempull |that|
Kyng Dauid be gan. k|yn|g
dauid louyd well ma|s|ons
and he yaf hem ry|g|t nye
as |th|ey be nowe. And at |the|
makyng of |the| temple in
|s|alomonis tyme as hit
is seyd in |the| bibull in |the|
ii|i| boke of Regu in |ter|cio
Reg|um| Cap|itolo| quinto. That
Salomon had iii|i|. score
thow|s|and masons at
his werke. And |the| kyngi|s|
|s|one of Tyry was |his| ma|s||ter|
ma|s|en. And other crony
clos hit is |s|eyd & in olde
bokys of ma|s|onry that
Salomon c|on|firmed |the| char
gys |that| dauid has fadir had
yeue to ma|s|ons. And |s|alo
mon hym |s|elf taught h|em|
here maners byt lityll
differans fro the maners
that now ben u|s|yd. And fro
thens |this| worthy |s|ciens
was brought |in to fraunce
And in to many o|ther| regi|on|s
SUmtyme ther w|as|
a worthye kyng in
ffrauns |that| was clepyd Ca
rolus |s|'c|undu|s |that| ys to |s|ey
Charlys |the| |s|ecunde. And |this|
Charlys was elyte kyng
of ffrauns by the grace of
god & by lynage also. And
|s|u|mm|e men |s|ey |that| he was
elite by fortune ||the| whiche
is fals as by cronycle he
was of |the| kynges blode
Royal. And |this| |s|ame kyng
Charlys was a ma|s|on
bi for |that| he was kyng. And
af|ter| |that| he was kyng he louyd
ma|s|ons & cher|s|chid them
and yaf hem chargys and
ma|ner|ys at his deui|s|e |the| which|e|
|s||um| ben yet u|s|ed in fraunce
and he ordeynyd that |th|ey
|s|cholde haue a |s|emly onys
in |the| yere and come and
|s|peke to gedyr and for to be
reuled by ma|s|ters & felows
of thynges a my|ss|e.
ANd |s||oo|ne af|ter| |that| come
|s|eynt ad habell in to Englond
and he c|on||uer|tyd |s|eynt Albon
to cristendome. And |s|eynt
Albon lovyd well ma|s|ons
and he yaf hem fyr|s|t he|re|
charges & maners fyr|s|t
in Englond. And he or
deyned c|on|uenyent to pay
for |the| trauayle. And af|ter|
|theat| was a worthy kyn|ge|
in Englond |that| was callyd
Athelstone and his yong
est |s|one lovyd well the
|s|ciens of Gemetry. and
he wy|s|t well|that| hand craft
had the practyke of |the |s|ci
ens of Gemetry to well
as masons wherefore he
drewe hym |to| c|on|sell and ler
nyd practyke of |that| |s|ciens
to his |s|peculatyf. For of |s|pec
culatyfe he was a ma|s||ter|
and he lovyd well ma
|s|onry and ma|s|ons. And
he bicome a mason hym
|s|elfe. And he yaf hem charg|es|
and names as hit is now
vsyd id Englond. and in
othere countries. And he
ordyned |that| |th|ey |s|chulde haue
re|s|onabull pay. And pur
cha|s|ed a fre patent of |the| k|y|ng
that they |s|choulde make a
|s|embly whan thei |s|awe re|-|
|s|onably tyme a c|u| to gedir to
he|re| counsel|le| of |the| whiche
Charges manors & |s|emble
as is write and taught |in| |th|e
boke of our charges wher
for I leue hit at this tyme.
GOod men for this
cau|s|e and |this| man|er|
ma|s|onry toke fir|s|te begyn|-|
nyng. hit befyll |s||um|tyme
|that| grete lordis had not |s|o
grete po|s||s| e|s||s|ions |that| they
myghte not a vaunce here
fre bigeton childeryn for
|th|ey had so many. Therefore
they toke coun|s|ell howe |th|ey
my|g|t here childeryn ava|n|ce
and ordeyn hem one|s|tly to
lyue. And |s|ende af|ter| wy|s|e
mai|s|ters of |the| worthy |s|ci
ens of Gemetry |that| |they| thorou
here wy|s|dome |s|chold ordey/ne
hem |s||um| hone|s|t lyuyng
Then on of them |that| had |the|
name whiche was callyd
Englet |that| was most |s|otell
& wi|s|e founder ordeyned
and art and callyd hit ma
|s|onry. and so |with| his art ho
nestly he tho|g|t |the| childeren
of get lordis bi |the| pray
er of |the| fathers and |the| fre
will of here children. |the|
wiche when thei tau|g|t |with|
hie Cure bi a |s|erteyn ty|me|
|th|ey were not all ilyke ab/ull
for to take of |the| for|s|eyde art
Wherefore |the| for|s|ayde mai|s||ter|
Englet ordeynet thei were
pa|s||s|ing of conyng |s|chold
be pa|s||s|ing honoured. And
ded to call |the| c|on|nyn|ger| mai|s|ter|
for to enforme |the| la|s||s|e of c|on|
nyng ma|s|ters of |the| wiche
were callyd ma|s|ters of no
bilite of witte and c|on|nyng
maundid |that| thei |that| were la|s||s|e
of witte |s|chold not be callyd
|s|eruan|ter| ner |s|ogett but felau
ffor nobilite of here gentyll
nlode. In this ma|n|e|r| was |the|
for|s|ayde art begunne |i|n |the|
lond of Egypte by |the| for|s|ayde
mai|s||ter| Englat & so hit went
fro lond to londe and fro k|yn|g
dome to kyngdome af|ter| |that| ma|-|
ny yeris in |the| tyme of kyng
adhel|s|tone wiche was |s|um
tyme kynge of Englonde bi
his co|un|n|s|el|ler| and other gre|ter|
lordys of |the| lond bi c|om|yn
a|s||s|ent for grete defavt y
fennde amon|ger| ma|s|ons |th|ei
ordeyned a certayne reule
a mongys hom on tyme of
|the| yere or in ii|i| yere as nede
were to |the| kyn|g| and gret
lordys of |the| londe and all |the|
comente fro |pr|oynce to |pr|o|yn|ce
and fro co|u|ntre to co|u|ntre
c|on|gregacions |s|cholde be made
by mai|s|ters of all mai|s||ter|s
ma|s|ons and felaus in the
for|s|ayd art. And |s|o at |s|uche
c|on|gregac|o|ns they |that| be mad
ma|s|ters |s|chold be examined
of |the| articuls af|ter| writen. &
be ran|s|akyd whether thei be
abull and kunnyn|g| to |the| |pr|
fyte of |the| lordys hem to serue
and to |the| honour of |the| for|s|aid
art and more o|uer| they |s|chulde
receyue here charge |that| they
|s|chuld well and trewly di|s|
pende |the| goodys of here lordis
and as well |the| lowi|s|t as |the|
hie|s|t for they ben her lordys
for |the| tyme of whom |h|ei take
here pay for here cervyce
and for here trauayle. The
fir|s|te article ys this |that| e|uer|y
mai|s||ter| of |th|is art |s|chulde be
wy|s||s|e and trewe to |the| lord |that| he
|s|eruyth di|s|pendyng his godis
trule as he wolde his awne
were di|s|pendyd. and not yefe
more pay to no ma|s|on than
he wot he may di|s|erue af|ter| |the|
derthe of korne & vytayl in |the|
c|o|ntry no fauour |with| stond|y|g
for e|uer|y ma|n| to be rewardyd
af|ter| his trauayle. The se|c|nd
article is this |that| e|uer|y ma|s||ter|
of |this| art |s|cholde be warned
by fore to cum to his cogrega|t|
|that| thei com dewly but yf thei
may a|s||s|cu|s|yd by |s|ume ma|ner|
cause. But ne|uer|le|s||s|e if |th|ey
be founde rebell at |s|uche c|on|
gregacions or fauty in eny
ma|ner| harme of here lordys
and reprene of this art thei
|s|chulde not be excu|s|yd in no
ma|ner|e out take |per|ell of dethe
and thow they be in |per|yll of
dethe they |s|call warne |the|
mai|s||ter| |that| is pryncipall of |the|
gederyng of his de|s||s|e|s|e. |the|
article is this |that| no ma|s||ter|
take noprentes for la|s||s|e terme
than vi|i| yer at |the| le|s|t. by
caus|e| whi |s|uche as ben |with| |i|
la|s||s|e terme may not |pro|fitely
come to his art. nor abull
to serue truly his lorde to
take as a mason |s|chulde
take. The iii|i| article is |this|
|that| no ma|s||ter| for no |pro|fyte take
no prentis for to be lernyd
that is bore of bonde blode
fore bi cau|s|e of his lorde to
whom he is bonde woll tak|e|
hym as he well may fro
his art & lede hym |with| h|ym| out
of his logge or out of his
place |that| he worchyth in for
his felaus |per|auen|ter| wold help
hym and debte for h|ym|. and
thereoff man|s|laughter my|g|t
ry|s|e hit is forbede. And also
for a nother cau|s|e of his art
hit toke begynnyng of grete
lordis children frely beget|yn|
as hit is |i|seyd bi for. The
v. article is thys |that| no ma|s|ter|
yef more to his prentis in
tyme of his prenti|s|hode for
no |pro|phite to be take than he
note well he may di|s||s|erue
of |the| lorde |that| he |s|eruith |nor| not
|s|o moche |that| |the| lorde of |the| place
|that| he is taught |i|nne may
haue |s|um |pro|fyte bi his te|-|
chyng. The v|i|. article is
this |that| no ma|s||ter| for no coue
ty|s|e ne|r| |pro|fite take no p|re|n
tis to teche |that| is un|per|fyte |that|
is to |s|ey havyng eny ma|ym|
for |the| whiche he may not
trewely worche as hym
ought for to do. The vi|i|.
article is this |that| np mai|s||ter| be
y founde wittyngly or help
or |pro|cure to be maynte|ner| &
|s|u|s|tey|ner| any comyn ny|g|twal
ker to robbe bi the whiche
ma|ner| of ny|g|twalkin|g|
thei may not fulfyll |ther| day|s|
werke and traueyell thorow
|the|c|on|dicion he|r| felaus my|g|t
be made wrowthe. The vii|i|
article is this |that| yf hit befall
|that| any ma|s|on |that| be |per|fyte and
c|on|nyng come for to |s|eche
werke and fynde any vn|per|fit
and vnkunnyng worchyng
|the| ma|s||ter| of |the| place |s|chall re
ceyue |the| |per|fite and do a wey |the|
vn|per|fite to |the| |pro|fite of his lord
The ix. article is this |th|at
no mai|s||ter| |s|chall supplant
a nother for hit is |s|eyd in |the|
art of ma|s|onry |that| no man
|s|cholde make ende |s|o well
of werke bigonne bi a no
ther to |the| |pro|fite of his lorde
as he bigan hit for to end
hit bi his maters or to wh|om|e
he |s|cheweth his maters.
This councell ys made bi dy
uers lordis & mai|s|ters of
dyvers |pro|vynces and di|uer|s
c|on|gregacions of ma|s|onry
and hit is to wyte |that| who |that|
covetyth for to come to the
|s|tate of |that| for|s|eyd art hit be
hoveth hem fyrst |pri|ncypally
to god and holy chyrche &
all halowis and his mas|ter|
and his felowis as his a|wn|e
brotheryn. The |s|econde poynt
he mo|s|t fulfylle his dayes
werke truly |that| he takyth for
his pay. The. ii|i|. |point| he can
hele the councell of his felo|ws|
in logge and in chambere
and in e|uer|y place |ther| as ma|s||on|s
beth. The iii|i|. poynt |that| he be
no di|s||s|eyver of |the| for|s|eyd art
ne do no |pre|iudice ne |s|u|s|teyne
none articles ayen|s|t |the| art
ne a yen|s|t none of |the| art
but he |s|chall |s|u|s|teyne hit
in all honovre in as moche
as he may. The. v. poynt
whan he schall take his
pay |that| he take hit mekely
as the tyme ys ordeynyd bi
the mai|s||ter| to be done and |that|
he fulfylle the accepcions
of trauayle and of his re|s|t
y ordeyned and |s|ette by |the|
mai|s||ter|. The. v|i|. poynt yf
eny di|s|corde |s|chall be bitwe
ne hym & his felows he
|s|chall a bey hym mekely &
be stylle at |the| byddyng of
his ma|s||ter| or of |the| wardeyne
of his ma|s||ter| in his ma|s||ter|s
absens to |the| holy day fo|-|
lowyng and |that| he accorde
then at |the| di|s|pocion of his
felaus and not upon |the| wer
keday for lettyng of here
werke and |pro|fyte of his lord
The. vi|i|. poynt |that| he covet
not |the| wyfe ne |the| doughter
of his ma|s|ters no|ther| of his
felaws but yf hit be in ma|-\
tuge nor holde c|on|cubines
for dy|s|cord |that| my|g|t fall a
monges them. The. vii|i|
poynt yf hit befalle hym
ffor to be wardeyne vndyr
his ma|s||ter| |that| he be trewe mene
bitwene his ma|s||ter| & his
felaws and |that| he be be|s|y in
the ab|s|ence of his ma|s||ter| to
|the| honor of his ma|s||ter| and |pro||-|
fit to |the| lorde |that he |s|erueth
The. iX. poynt yf he be wy|s|er
and |s|otellere |th|an his felawe
worchyng |with| hym in his
logge or in eny other place
and he |per||s|eyue hit |that| he |s|chold
lefe the stone |that| he worchyt a|-|
pon for defawte of c|on|nyng
and can teche hym and a
mende |the| |s|tone he |s|chall en/forme
hym and helpe h|im| |that| the more
loue may encre|s|e among h|em|
and |that| |the| werke of |the| lorde be not
lo|s|t. Whan the ma|s||ter| and |the| fe
lawes be for warned ben y
come to |s|uche c|on|gregac|on|ns
if nede be |the| Schereffe of |the|
countre or the mayer of |the|
Cyte or alderman of |the| town|e|
in wyche the c|on|gregac|on|s ys
hold|en| |s|chall be felaw and so
ciat to |the| ma|s||ter| of the c|on|gre
gacion in helpe of h|ym| ayenst re
belles and vpberyng |the| ry|g|t
of the reme. At |the| fyrst beg|yn|
nyng new men |that| ne|uer| we|re|
chargyd bi fore beth charged
in |th|is manere that |s|chold
neuer be theuys nor |th|euys
meynteners and |that| |s|chuld
tryuly fulfyll he|re| dayes
werke and truayle for he|re|
pay that |th|ey |s|chull take of
here lord and trewe a coun|t|
yeue to here felaus in th|yn|
gys |that| be to be a countyd of
hem and to here and hem
loue as hem |s|elfe and they
|s|chall be trew to the kynge
of englond and to the reme
and that they kepe |with| all |ther|
my|g|t and all the articles
a for |s|ayd. Af|ter| that hit |s|chall
be enqueryd if ony ma|s||ter| or
felaw that is y warnyd haue
y broke ony article be for|s|ayd
the whiche if they haue done
hit schall be de termyned |ther|.
Therefore hit is to wyte if
eny ma|s||ter| or felawe that is
warnyd bifore to come to
|s|uche c|on|gregac|on|ns and be
rebell and woll not come or
els haue tre|s|pa|s||s|ed a yen|s|t
any article befor|s|ayd if hit
may be |pro|uyd he |s|chall for|-|
|s|were his ma|s|onri and |s|chal
no more v|s|e his craft. The
whiche if he |pre||s|ume for to do
he may be founde worchyn|ge|
he |s|chall |pri||s|on h|im| & take all
his godys |in| to |the| kynges hond
tyll his |gra|ce be |gra|ntyd h|im| & y |s|che
wed for |this| cau|s|e |pri|ncipally w|her|
|th|es c|on|gregat|on|ns ben y ordeyned
that as well the lowist as
as the hie|s|t |s|chuld be well
and trewely y |s|eruyd in
his art bifore|s|ayd thorow
owt all the kyngdom of
Englond. Amen |s|o mote
hit be
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