"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 2 luglio 2014

Muhyiddin Ibn ‘Arabî, 4 - Il digiuno dei conoscitori per mezzo di Allâh

Muhyiddin Ibn ‘Arabî

4 - Il digiuno dei conoscitori per mezzo di Allâh[1]


Tra i Santi (awliya), ci sono i digiunatori e le digiunatrici: che Allâh sia soddisfatto di loro! Egli li prende in carico (tawalla) che all’astinenza come mezzo fornisce loro in eredità un’elevazione presso di Allâh l’Altissimo al riguardo di tutto ciò di cui il Diritto divino ha loro ordinato di allontanare dalle loro anime e dalle loro membra, in modo obbligatorio o raccomandato.
Quanto al Verbo dell’Altissimo verso questa categoria «... quindi perfezionate il digiuno fino a notte»[2], indica il termine ultimo di tempo di astinenza dal mondo visibile (‘alam ash-shahada), cioè il “giorno”. In effetti, la notte è veramente il simbolo del mistero (ghayb)[3].
Qualora appartengano al grado corrispondente al mondo del mistero rappresentato dalla notte, l’astinenza non ha più ragion d’essere: che si tratti dell’anima o delle membra, essa si applica unicamente a ciò che è interdetto nel mondo visibile. Il mondo del mistero è puro Comandamento (Precetto): non ha bisogno di alcuna spiegazione, da cui il suo nome di “Mondo del Comandamento” (‘alam al-Amr). È anche puro Intelletto: coloro che lo abitano non sono sottomessi all’interdizione che comporta la costrizione privati di passioni. Sono come Allâh li descrive nel suo Libro Incomparabile (‘aziz), quando Egli li loda dicendo: «Non si oppongono a  quello che Allâh comanda e compiono ciò che ordina loro»[4]; Egli non ha menzionato alcuna inerdizione, questo sarebbe contrario alla loro natura autentica. Quando l’uomo digiuna e passa dalla sua condizione inividuale (bashariy-ya) al regno dell’Intelletto (‘aql), questo significa che il suo “giorno” è stato compiuto fino alla fine e che per lui non c’è né astinenza né interdizione; che, con il suo intelletto, ha raggiunto il mondo del Comandamento dove tutte le passioni sono assenti e anche lui è puro Intelletto. Consideriamo quanto dice*: “Quando la notte avanza di qui e il giorno se ne va di là e il solo tramonta, in verità il digiunatore ha rotto il suo digiuno”[5]. È importante comprendere in effetti: “... e che il sole è scomparso dal mondo visibile per elevarsi (sorgere) sull’orizzonte del suo intelletto, il digiunatore ha rotto il suo digiuno”, cioè: non è più tenuto a praticare l’astinenza, e la proibizione non ha più senso per lui (irtafa’a) giacchè il suo intelletto non si ciba in alcun modo di ciò di cui Dio ha ordinato l’astensione e che corrisponde al soddisfacimento della sua natura individuale.
Da: Charles-André Gilis,  Ibn 'Arabi, Textes sur le jeûne, Al-Bouraq , 1996


[1]Al-Futûhât al-Mekkiyah, cap. 73, parte iniziale) - [Tradotto dall’arabo da Abd ar-Razzâq Yahyâ (Charles-André Gilis) in Textes sur le jeûne - ndr].
[2]Corano, II, 187.  
[3]  La notte e il giorno sono messi in corrispondenza con i complementari coranici al-ghayb wa-sh-shahada: “il Mistero (o l’Invisibile) e il Visibile”..  
[4]Corano, LXVI, 6.  
[5]  Il Nome divino al-Fatir opera la rottura del digiuno al momento del tramonto del sole; poco importa che il digiunatore in quel momento assuma o no del cibo.

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