"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

venerdì 16 gennaio 2015

René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi - 35. La confusione tra psichico e spirituale

René Guénon
Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi

35. La confussione tra psichico e spirituale

Quel che abbiamo detto a proposito di certe spiegazioni psicologiche delle dottrine tradizionali rappresenta un caso particolare di una confusione molto diffusa nel mondo moderno, la confusione, cioè, tra i due campi psichico e spirituale; essa, quand’anche non si spinga fino a diventare sovversione come nel caso della psicanalisi, confondendo lo spirituale con ciò che di più basso esiste nella sfera psichica, non per questo è meno estremamente grave in ogni caso.
Si tratta d’altronde, in qualche modo, d’una conseguenza naturale del fatto che gli Occidentali già da molto tempo non sanno più distinguere tra «anima» e «spirito» (e il dualismo cartesiano ha certamente le sue colpe sotto questo riguardo, confondendo come fa in una sola cosa tutto quel che non è corpo, e denominando questa cosa vaga e mal definita con l’uno o l’altro termine indifferentemente); di conseguenza questa confusione si manifesta ad ogni piè sospinto nello stesso linguaggio di tutti i giorni. Il termine «spirito», attribuito volgarmente ad «entità» psichiche che non hanno certamente niente di «spirituale», e la stessa denominazione dello «spiritismo» che da ciò è derivata, per non parlare di quell’altro errore che fa chiamar «spirito» quel che in realtà non è nient’altro che il «mentale», saranno esempi sufficienti di quanto stiamo affermando.
Sono fin troppo facili da vedere le conseguenze incresciose che possono aver origine da un simile stato di cose: propagare questa confusione, soprattutto nelle condizioni attuali, significa, si voglia o no, indurre degli esseri a perdersi irrimediabilmente nel caos del «mondo intermedio», e conseguentemente, anche se spesso in modo incosciente, servire da strumento alle forze «sataniche» che dirigono quella che è stata da noi chiamata la «contro-iniziazione».
È qui il caso di ben precisare le cose per evitare ogni malinteso: non si può dire che uno sviluppo delle possibilità di un essere, anche in un ordine poco elevato come quello che costituisce il campo psichico, sia in sé essenzialmente «malefico»; ciò che occorre non dimenticare è che questo campo è per eccellenza quello delle illusioni, e quel che importa è saper sempre situare ogni cosa al posto che normalmente le compete; in altri termini, tutto dipende dall’uso che di tale sviluppo sarà fatto, e innanzi tutto è necessario esaminare se esso è inteso come fine a se stesso, oppure al contrario come semplice mezzo in vista d’un fine di ordine superiore. Di fatto, qualunque cosa può, a seconda delle circostanze d’ogni caso particolare, servire come occasione o «supporto» per chi si immette nella via che dovrà condurlo a una «realizzazione» spirituale; ciò è soprattutto vero al principio, a causa della diversità delle nature individuali, l’influenza delle quali è in quel momento al suo apice, ma tali condizioni permangono, almeno fino ad un certo punto, fintanto che i confini dell’individualità non siano stati completamente superati. Sennonché, d’altro canto, qualsiasi cosa può altrettanto bene essere un ostacolo, invece di un «supporto», se l’essere vi si arresta lasciandosi illudere e sviare da certe apparenze di «realizzazione» che non hanno alcun valore in sé, non essendo che risultati meramente accidentali e contingenti, se ancora si possono considerare risultati da un qualsiasi punto di vista; questo pericolo di sviamento esiste sempre, per l’appunto, fintantoché si permanga nell’ordine delle possibilità solamente individuali, ed è per di più in rapporto con le possibilità psichiche che esso è incontestabilmente più grande, e ciò tanto maggiormente, questo è ovvio, in quanto tali possibilità sono di un ordine più basso.
Il pericolo è certo molto meno grave quando si tratta di possibilità di carattere semplicemente corporeo e fisiologico; si può citare a questo punto, come esempio, l’errore di taluni Occidentali i quali, come dicevamo in precedenza, credono che lo Yoga, o per lo meno quel poco che essi conoscono dei suoi procedimenti preliminari, sia una sorta di metodo di «cultura fisica»; in casi come questo, il solo rischio che si corre è di ottenere, attraverso «pratiche» compiute sconsideratamente e senza controllo, un risultato del tutto opposto a quello che si perseguiva, e di rovinare la propria salute credendo di migliorarla. Tutto ciò non ci interessa affatto se non in quanto si tratta di una grossolana deviazione nell’impiego di tali «pratiche» le quali, in realtà, sono fatte per un uso del tutto diverso, il più possibile discosto dal campo fisiologico, e le cui ripercussioni naturali su quest’ultimo costituiscono un semplice «accidente» al quale non è assolutamente il caso di annettere la minima importanza. È tuttavia opportuno aggiungere che queste stesse «pratiche» possono anche avere, all’insaputa degli ignoranti che vi si dedicano come ad una «ginnastica» qualsiasi, ripercussioni sulle modalità sottili dell’individuo, ciò che di fatto ne aumenta notevolmente il pericolo: in tal modo è possibile, senza che se ne sia neppure coscienti, aprire la porta ad influenze d’ogni genere (e naturalmente saranno sempre quelle di qualità più bassa ad approfittarne prima delle altre), contro le quali si sarà tanto meno al riparo in quanto spesso non si sospetta neppure che esistano, e che a maggior ragione si è incapaci di discernerne la vera natura; ma, per lo meno, in tal caso non c’è alcuna pretesa «spirituale».
Le cose vanno invece ben diversamente in quei casi nei quali interviene la confusione dello psichico propriamente detto con lo spirituale, confusione che si presenta del resto sotto due forme inverse: nella prima lo spirituale è ridotto allo psichico, ed è quanto accade in particolare per il genere di spiegazioni psicologiche delle quali abbiamo detto; nella seconda, al contrario, lo psichico è assunto come spirituale, e l’esempio più volgare di ciò è lo spiritismo, quantunque le altre forme più complesse di «neospiritualismo» procedano tutte anch’esse da questo stesso errore. In entrambi i casi, in definitiva, è sempre lo spirituale ad essere disconosciuto, ma mentre il primo concerne coloro che lo negano in modo puro e semplice, per lo meno di fatto anche se non sempre in maniera esplicita, il secondo riguarda coloro che in tal modo si creano l’illusione di una falsa spiritualità, ed è proprio quest’ultimo caso che al presente ci interessa in modo particolare. La ragione per la quale tanta gente si lascia sviare da questa illusione è in fondo piuttosto semplice: alcuni di essi ricercano soprattutto i cosiddetti «poteri», vale a dire, sotto questa o quella forma, la produzione di «fenomeni» più o meno straordinari; altri si sforzano di «centrare» la loro coscienza su certi «prolungamenti» inferiori dell’individualità umana, prendendoli a torto per stati superiori semplicemente perché sfuggono alle limitazioni entro cui si rinchiude abitualmente l’attività dell’uomo «medio», limitazioni le quali, nello stato che corrisponde al punto di vista profano dell’epoca attuale, sono quelle di quanto si è convenuto di chiamare la «vita ordinaria», nella quale non interviene alcuna possibilità di carattere extracorporeo. Anche per questi ultimi, però, è l’attrazione per il «fenomeno», cioè tutto ben sommato la tendenza «sperimentale» propria dello spirito moderno, ad essere nella maggior parte dei casi alla radice dell’errore: quelli che coloro di cui parliamo vogliono infatti ottenere sono sempre risultati che siano in qualche modo «sensibili», perché è questo che essi credono essere una «realizzazione»; sennonché ciò equivale di fatto a dire che tutto quel che è veramente di ordine spirituale sfugge loro interamente, che essi non riescono neppure a concepirlo per quanto lontanamente e che, mancando totalmente di «qualificazione» sotto questo riguardo, molto meglio per loro sarebbe se si accontentassero di rimanere rinchiusi nella banale e mediocre sicurezza della «vita ordinaria». Naturalmente, con ciò non vogliamo affatto negare la realtà dei «fenomeni» in questione in quanto tali; essi sono anche troppo reali, si potrebbe dire, e con ciò stesso tanto più pericolosi; quel che contestiamo formalmente sono il loro valore ed il loro interesse, soprattutto dal punto di vista d’uno sviluppo spirituale, ed è proprio in questo senso che l’illusione agisce. E ancora, se non si trattasse che di una semplice perdita di tempo e di energie, il male non sarebbe poi così grande; sennonché, in generale, l’essere che si lega a queste cose diviene poi incapace di liberarsene e di procedere al di là di esse, ed in tal modo è irrimediabilmente deviato; è ben conosciuto, in tutte le tradizioni orientali, il caso di tali individui che, diventati semplici produttori di «fenomeni», non perverranno mai alla minima spiritualità. Ma c’è di più: in queste circostanze può verificarsi il caso di una specie di sviluppo «alla rovescia», il quale non soltanto non porta ad alcuna acquisizione valida, ma allontana sempre più dalla «realizzazione» spirituale, fino a che l’essere non sia definitivamente sviato in quei «prolungamenti» inferiori della sua individualità ai quali abbiamo accennato poc’anzi, e per il cui tramite può soltanto venire in contatto con ciò che è «infraumano»; la sua situazione sarà allora senza uscita, o per lo meno gliene si aprirà una sola, vale a dire la «disintegrazione» totale del suo essere cosciente; in questo caso si tratta propriamente, per l’individuo, dell’equivalente di quella che è la dissoluzione finale per l’insieme del «cosmo» manifestato.
Da questo punto di vista, più ancora che da qualsiasi altro, occorre perciò diffidare di ogni richiamo al «subconscio», all’«istinto», all’«intuizione» infrarazionale, o anche a una «forza vitale» più o meno mal definita, in una parola a tutte quelle cose vaghe ed oscure che la filosofia e la psicologia più recenti tendono ad esaltare, le quali portano più o meno direttamente a una presa di contatto con gli stati inferiori. A maggior ragione occorrerà guardarsi, con vigilanza estrema (poiché le cose in questione sanno assumere fin troppo bene i travestimenti più insidiosi), da tutto ciò che potrebbe indurre l’essere a «fondersi» – noi diremmo più volentieri e più esattamente a «confondersi» o anche a «dissolversi» – in una sorta di «coscienza cosmica», esclusiva d’ogni «trascendenza» e perciò di ogni spiritualità effettiva; è questa la conseguenza ultima di tutti quegli errori antimetafisici che, sotto il loro aspetto più particolarmente filosofico, sono individuati con termini come «panteismo», «immanentismo» e «naturalismo», cose del resto strettamente connesse, conseguenza di fronte alla quale certa gente sicuramente si ritrarrebbe se potesse sapere veramente di che cosa parla. Cose come queste, infatti, sono il segno che la spiritualità è intesa letteralmente «alla rovescia», sostituendo ad essa quel che ne è veramente l’inverso, giacché portano inevitabilmente alla sua perdita definitiva, ed è in ciò che consiste il «satanismo» vero e proprio; che quest’ultimo sia consapevole o inconsapevole, a seconda dei casi, influisce del resto ben paco sui risultati; né bisogna dimenticare che il «satanismo inconsapevole» di certa gente, più numerosa che mai nella nostra epoca di disordine estendentesi in tutti i campi, non è in fondo che uno strumento al servizio del «satanismo consapevole» dei rappresentanti della «contro-iniziazione». In un’altra occasione abbiamo avuto l’opportunità di segnalare il simbolismo iniziatico di una «navigazione» che si effettua sull’Oceano, il quale raffigura il campo psichico, e che occorre attraversare evitandone tutti i pericoli per giungere alla meta;[1] ma che cosa si potrà dire di chi si tuffa nel bel mezzo di questo Oceano con la sola aspirazione di annegarvi? È questo, con la più grande esattezza, il significato di quella pretesa «fusione» con una «coscienza cosmica» la quale è in realtà solo l’insieme confuso e indistinto di tutte le influenze psichiche che, per quanto diversamente possano pensarla alcuni, non hanno certo assolutamente niente in comune con le influenze spirituali, quand’anche accada che le imitino più o meno imperfettamente in qualcuna delle loro manifestazioni esteriori (giacché è questo il campo in cui la «contraffazione» si esercita in tutta la sua ampiezza, ciò che spiega come le manifestazioni «fenomeniche» non possano mai provare nulla di per se stesse, potendo essere assolutamente simili nel caso di un santo e nel caso di uno stregone). Coloro che commettono questo errore fatale dimenticano, o più semplicemente ignorano, la distinzione tra «Acque superiori» e «Acque inferiori»; invece di elevarsi verso l’Oceano superiore, essi si precipitano negli abissi dell’Oceano inferiore; invece di concentrare tutte le loro potenzialità per dirigerle verso il mondo informale, il quale è il solo che possa dirsi «spirituale», le disperdono nella diversità indefinitamente mutevole e sfuggente delle forme della manifestazione sottile (la quale è ciò che corrisponde nel modo più esatto possibile al concetto della «realtà» bergsoniana), senza sospettare che quanto scambiano per una pienezza di «vita» non è di fatto che il regno della morte e della dissoluzione senza ritorno.


[1] Cfr. Le Roi du Monde, cit., pp. 86-87 (pp. 99-100 dell’ediz. italiana) e Autorité spirituelle et pouvoir temporel, cit., pp. 140-144 (pp. 133-136 dell’ediz. italiana).

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