René Guénon
Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi
34. I misfatti della psicanalisi
Se dalla filosofia passiamo alla psicologia, vediamo che le stesse tendenze si presentano, nelle scuole più recenti, con un aspetto assai più pericoloso, perché, invece di tradursi in semplici assunti teorici, esse vi trovano applicazioni pratiche di carattere molto inquietante.
Di questi nuovi metodi, secondo noi, i più «rappresentativi» sono quelli conosciuti sotto la denominazione generica di «psicanalisi». È importante rilevare che, per una strana incoerenza, questa manipolazione di elementi appartenenti incontestabilmente all’ordine sottile si accompagna sempre, presso molti psicologi, ad un atteggiamento materialistico, senza dubbio dovuto al genere di educazione ricevuta ed anche alla loro ignoranza della vera natura degli elementi da essi messi in gioco.[1]
Una delle caratteristiche più singolari della scienza moderna non è forse quella di non sapere mai esattamente con cosa ha realmente a che fare, anche quando si tratta semplicemente di forze dell’ambito corporeo? D’altronde, a fianco delle teorie e dei metodi più recenti, coesiste pur sempre una certa «psicologia da laboratorio», conclusione di un processo di limitazione e di materializzazione – di cui la psicologia «filosofico-letteraria» dell’insegnamento universitario ha rappresentato la fase meno avanzata –, e che ora è soltanto una specie di ramo accessorio della fisiologia; ed è a questa «psicologia da laboratorio» che si applica quanto abbiamo precedentemente detto a proposito dei tentativi fatti per ridurre la stessa psicologia ad una scienza quantitativa.
Non è una semplice questione di vocabolario il fatto, assai significativo, che la psicologia attuale prenda sempre in considerazione solo il «subconscio» e non il «superconscio», il quale dovrebbe esserne logicamente il correlativo. Senza dubbio il «subconscio» è un termine che indica un’estensione che si operi unicamente dal basso, cioè da quel lato che, sia nell’essere umano sia nell’ambiente cosmico, corrisponde alle «fenditure» attraverso le quali penetrano le influenze più «malefiche» del mondo sottile, anzi, potremmo dire, quelle aventi un carattere veramente e letteralmente «infernale».[2] Certi psicologi hanno adottato come sinonimo o equivalente di «subconscio» il termine «inconscio», il quale, preso alla lettera, sembrerebbe riferirsi a un livello ancora inferiore, benché, a dire il vero, corrisponda meno esattamente alla realtà; se ciò di cui si tratta fosse veramente «inconscio», non vediamo proprio come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici. D’altronde, in virtù di che cosa, se non di un semplice pregiudizio materialistico o meccanicistico, occorrerebbe ammettere che esista veramente qualcosa d’inconscio? Degna di nota è ancora la strana illusione per cui gli psicologi giungono a considerare certi stati tanto più «profondi» quanto più sono semplicemente inferiori; non è forse questo un indizio della tendenza ad andare nel senso inverso a quello della spiritualità, la quale sola può esser detta veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio ed al centro stesso dell’essere? D’altra parte, poiché il campo della psicologia non si estende verso l’alto, il «superconscio» le rimane completamente estraneo e del tutto precluso; e quando le accade di venire in contatto con qualcosa di elevato, essa pretende puramente e semplicemente di annetterlo, assimilandolo al «subconscio»: tale è, quasi sempre, la natura delle sue presunte spiegazioni concernenti la religione, il misticismo, ed anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e, in questa confusione del superiore con l’inferiore, c’è già qualcosa che può essere propriamente interpretato come una vera sovversione.
Notiamo pure che, con i suoi richiami al «subconscio», la
psicologia, come del resto la «nuova filosofia», tende sempre più a raggiungere le posizioni della
«metapsichica»;[3] nella stessa misura si
avvicina inevitabilmente, forse senza volerlo (almeno da parte di quegli
psicologi che nonostante tutto intendono rimanere materialisti), allo
spiritismo o ad altre cose del genere, le quali tutte, in definitiva, si
fondano sui medesimi oscuri elementi dello psichismo inferiore. Se queste cose,
dall’origine e dal carattere più che sospetti, appaiono come movimenti
«precursori» ed alleati dell’attuale psicologia, e se questa è giunta, sia pure
per un cammino obliquo, ma proprio per ciò più comodo di quella della «metapsichica», la quale in certi
ambienti è ancora posta in discussione, ad introdurre gli elementi in questione
nel campo della scienza «ufficiale», si è costretti a pensare che la vera
funzione di questa psicologia, nelle attuali condizioni del mondo, sia stata
proprio quella di concorrere attivamente alla seconda fase dell’azione
antitradizionale. A questo proposito, la pretesa della psicologia ordinaria,
prima segnalata, di annettere, facendole entrare a forza nel «subconscio», certe cose che per la
loro stessa natura le sfuggono completamente, non può spiegarsi, fermo restando
il suo carattere nettamente sovversivo, che con quello che potremmo chiamare il
lato infantile di tale funzione, giacché simili spiegazioni, come le
spiegazioni «sociologiche» di queste stesse cose, sono, in fondo, di
un’ingenuità «semplicistica» sconfinante talvolta nella
pura stupidità. Ma ciò è incomparabilmente meno grave, quanto alle conseguenze
effettive, di quel lato veramente «satanico» che dobbiamo ora puntualizzare per
quanto concerne la nuova psicologia.
Questo carattere «satanico» appare nettamente ed in modo del
tutto particolare nelle interpretazioni psicanalitiche del simbolismo, o di
quanto, a torto o a ragione, viene considerato tale; è una restrizione necessaria
perché, su questo punto come su tanti altri, vi sarebbero molte distinzioni da
fare e numerose confusioni da dissipare: ad esempio, tanto per prendere un caso
tipico, un sogno nel quale si esprime una ispirazione «sopraumana» è veramente
simbolico, mentre un sogno ordinario non lo è affatto, e ciò a prescindere
dalle apparenze esteriori. Naturalmente gli psicologi delle scuole anteriori
avevano anch’essi sovente tentato di spiegare a modo loro il simbolismo, e di
ricondurlo alla misura delle proprie concezioni; nel caso di un effettivo
simbolismo, queste spiegazioni di ordine puramente umano, come sempre avviene
quando sono in gioco cose di carattere tradizionale, disconoscono ciò che
costituisce l’essenziale; nel caso, invece, di cose semplicemente umane, si
tratta evidentemente di un falso simbolismo, ma il fatto stesso di designarlo
con questo nome comporta pur sempre lo stesso errore circa la natura del vero
simbolismo. Ciò vale anche per le concezioni degli psicanalisti, con la
differenza che allora non si è più soltanto di fronte a qualcosa di umano, ma
inoltre, in gran parte, di «infraumano»; si è dunque qui alla presenza non più
di un semplice abbassamento, ma di una sovversione totale; ed ogni sovversione,
anche se ha la sua causa immediata nell’incomprensione e nell’ignoranza (le
quali sono quanto di meglio si presta ad essere sfruttato per un tal uso), è
pur sempre, in se stesso, essenzialmente qualcosa di «satanico». Del resto, il
carattere generalmente ignobile e ripugnante delle interpretazioni
psicanalitiche costituisce, a questo proposito, un «marchio» che non lascia
dubbi. Particolarmente significativo è il fatto che, come abbiamo rilevato
altrove,[4]
questo «marchio» si ritrovi proprio in certe manifestazioni dello spiritismo;
ed occorrerebbe una forte dose di buona volontà, se non addirittura una
completa cecità, per non vedervi nient’altro che una semplice «coincidenza».
Gli psicanalisti, non meno degli spiritisti, possono essere, nella maggioranza
dei casi, del tutto inconsapevoli di quel che sta sotto a tutto ciò: sia gli
uni sia gli altri appaiono egualmente «diretti» da una volontà sovvertitrice
che utilizza, in entrambi i casi, elementi dello stesso ordine per non dire
identici; e questa volontà è comunque sempre ben cosciente negli esseri in cui
si incarna, e corrisponde ad intenzioni senza dubbio molto diverse da quelle
che suppongono coloro che sono solamente gli strumenti incoscienti della loro
azione.
In queste condizioni, è più che evidente come
l’utilizzazione principale della psicanalisi, ossia la sua applicazione a scopo
terapeutico, non possa che essere estremamente pericolosa sia per chi vi si
sottopone, sia per chi la esercita, poiché con queste cose non si viene a
contatto impunemente. Senza nessuna esagerazione, possiamo dire che si tratta
di uno degli speciali mezzi impiegati per accrescere il più possibile lo
squilibrio del mondo moderno e condurlo verso la dissoluzione finale.[5]
Coloro che praticano questi metodi di terapia sono invece persuasi – e noi non
dubitiamo della loro sincerità – della validità dei loro risultati; sennonché è
proprio grazie a questa illusione che si rende possibile la diffusione di tali
metodi, ed è così che si può cogliere tutta la differenza esistente tra le
intenzioni di questi «praticoni» e la volontà che presiede all’opera di cui
essi sono i ciechi collaboratori. In realtà la psicanalisi non può avere se non
l’effetto di portare alla superficie, rendendolo chiaramente cosciente, tutto
il contenuto di quei «bassifondi» dell’essere che costituiscono ciò che viene
chiamato propriamente il «subconscio»; inoltre, questo essere è già, per
ipotesi, psichicamente debole, poiché, se fosse altrimenti, non proverebbe
certo il bisogno di ricorrere ad una terapia di tal sorta, ed è quindi ancor
più incapace di resistere ad una simile «sovversione», sicché rischia di
affondare irrimediabilmente nel caos delle forze tenebrose imprudentemente
scatenate; e se riuscisse nonostante tutto a sfuggirvi, ne conserverà tuttavia,
per tutta la vita, un’impronta che sarà per lui una «macchia» incancellabile.
Immaginiamo l’obiezione che, a questo punto, alcuni
potrebbero formulare invocando una similitudine con quella «discesa agli Inferi» che s’incontra nelle fasi
preliminari del processo iniziatico. Una tale assimilazione è completamente
falsa, perché nei due casi i fini non hanno nulla in comune, ed anche le
condizioni dei rispettivi «soggetti» sono alquanto diverse. Si può quindi
parlare solamente di una specie di parodia profana, che sarebbe già di per se
stessa sufficiente a conferire a tutto ciò un carattere di «contraffazione»
piuttosto inquietante. La verità è che questa pretesa «discesa agli Inferi»,
non seguita da nessuna «risalita», è semplicemente una «caduta nel pantano»,
per adoperare un’espressione simbolica di certi Misteri dell’antichità. È noto
infatti che lungo la strada che conduceva ad Eleusi s’incontrava ad un certo
punto questo «pantano»: coloro che vi cadevano erano i profani che pretendevano
di accedere all’iniziazione senza possedere le necessarie qualificazioni e che
erano dunque vittime della loro imprudenza. Aggiungiamo solamente che «pantani»
del genere esistono veramente, sia nell’ordine macrocosmico sia in quello
microcosmico. Ciò è in diretta relazione con la questione delle «tenebre esteriori»[6] e, a
questo proposito, si potrebbero citare alcuni testi evangelici il cui senso
concorda esattamente con quanto abbiamo indicato. Nella «discesa agli Inferi»
l’essere esaurisce definitivamente certe possibilità inferiori per potersi
quindi elevare agli stati superiori; mentre nella «caduta nel pantano», queste
possibilità inferiori penetrano in lui per dominarlo ed infine sommergerlo
completamente.
Anche qui abbiamo parlato di «contraffazione»; questa
impressione è comprovata da altre constatazioni, come quella della snaturazione
del simbolismo, già innanzi segnalata, snaturazione che tende del resto ad
estendersi a tutto quanto contiene essenzialmente elementi «sopraumani», come
lo dimostra l’atteggiamento assunto nei confronti della religione[7] ed
anche delle dottrine di ordine metafisico ed iniziatico, come lo Yoga, le quali pure non sfuggono a
questo nuovo genere di interpretazione, sicché certuni sono giunti ad
assimilare i metodi di «realizzazione» spirituale propri di tali dottrine con i
metodi terapeutici della psicanalisi. Ci troviamo così di fronte a qualcosa di
ancor peggiore di quelle altre grossolane deformazioni tanto frequenti in
Occidente, come quella secondo cui i metodi dello Yoga sarebbero una specie di «cultura fisica» o di terapia d’ordine
semplicemente fisiologico: queste deformazioni, a motivo della loro stessa grossolanità,
sono infatti meno pericolose di quelle che si presentano sotto parvenze più
sottili. Non soltanto perché queste ultime rischiano di sedurre persone sulle
quali le deformazioni grossolane non avrebbero alcun effetto, ma anche per
un’altra ragione di portata più generale, e cioè che le concezioni
materialistiche, come abbiamo già visto, sono meno pericolose di quelle che si
fondano sullo psichismo inferiore. Beninteso, il fine puramente spirituale, che
costituisce l’essenza dello Yoga ed
in difetto del quale l’impiego stesso di tale termine è soltanto una derisione,
è in entrambi i casi completamente misconosciuto. Lo Yoga non è una terapia psichica più di quanto sia una terapia
fisica, ed i suoi metodi non sono in alcun modo una cura per malati o per
squilibrati, ma sono destinati esclusivamente a persone che, per poter
realizzare quello sviluppo spirituale che è la loro unica ragion d’essere,
devono già essere, per naturale disposizione, il più perfettamente equilibrati
possibile; si tratta cioè di condizioni che, com’è facile comprendere,
rientrano strettamente nella questione delle qualificazioni iniziatiche.[8]
Ma c’è un altro punto, concernente la «contraffazione», che
è forse ancor più importante di tutto quanto abbiamo sinora menzionato: è
l’obbligo, imposto a chiunque intenda praticare professionalmente la
psicanalisi, di essere egli stesso previamente «psicanalizzato».
Ne consegue innanzitutto che la persona la quale ha subito questa operazione
non può più essere quella di prima: come dicevamo in precedenza, essa ne riceve
un’impronta incancellabile, proprio come nel caso dell’iniziazione, ma in
qualche modo in senso inverso, poiché, invece di uno sviluppo spirituale, si
avrà uno sviluppo dello psichismo inferiore. Inoltre, il suddetto obbligo
costituisce una evidente imitazione della trasmissione iniziatica: ma, a motivo
della diversità della natura delle influenze messe in atto, e dovendosi pur
sempre constatare un risultato effettivo, per cui non si può parlare di una
sorta di simulacro senza alcuna portata, questa trasmissione si presta meglio
ad un paragone con quella che si pratica nel campo della magia, o più precisamente
in quello della stregoneria. Del resto, la stessa origine di tale trasmissione
presenta un punto assai oscuro: dal momento che è evidentemente impossibile
dare ad altri ciò che già non si possiede, ed essendo l’invenzione della
psicanalisi del tutto recente, donde mai i primi psicanalisti hanno ricevuto i «poteri» che trasmettono ai loro
discepoli, e da chi essi stessi hanno potuto essere per primi «psicanalizzati»? Una tale domanda, che ci
pare alquanto logica, almeno per chi sia capace di riflettere, è probabilmente
molto indiscreta, ed è ben difficile che qualcuno arrivi a darle una risposta
soddisfacente; ma, a dire il vero, anche in mancanza di essa, si può
riconoscere in questa trasmissione psichica un altro «marchio» veramente
sinistro per gli accostamenti che essa suggerisce: la psicanalisi presenta
infatti, sotto questo aspetto, una rassomiglianza piuttosto terrificante con
certi «sacramenti del
diavolo»!
[1] Il caso dello stesso Freud, fondatore della psicanalisi, è tipico a questo riguardo: egli infatti non ha mai cessato di proclamarsi materialista. A questo proposito, ci viene spontanea una osservazione: il fatto che i principali rappresentanti delle nuove tendenze, come Einstein per la fisica, Bergson per la filosofia, Freud per la psicologia e molti altri di minore importanza siano quasi tutti di origine ebraica, non corrisponde forse esattamente all’aspetto «malefico» e dissolvente di quel nomadismo deviato che predomina inevitabilmente negli Ebrei staccati dalla loro tradizione?
[2] Dobbiamo notare, a questo proposito, che Freud, all’inizio della sua Traumdeutung, ha posto la seguente epigrafe molto significativa: «Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo» (Virgilio, Eneide, VII, 312).
[3] Fu del resto lo «psichista» Myers ad inventare l’espressione subliminal consciousness, che per amore di brevità fu sostituita un po’ più tardi, nel linguaggio della psicologia, con la parola «subconscio».
[4] Cfr. L’Erreur spirite, cit., parte II, cap. X.
[5] Un altro di questi mezzi è l’impiego analogo della «radioestesia»: anche qui, in certi casi, entrano in gioco elementi psichici della stessa qualità, anche se si deve riconoscere che essi non presentano il carattere «repellente» tipico della psicanalisi.
[6] Ciò in relazione con quanto abbiamo indicato a proposito del simbolismo della «Grande Muraglia» e della montagna Lokâloka.
[7] Freud dedicò all’interpretazione psicanalitica della religione uno speciale libro, in cui le sue proprie concezioni si combinano con il «totemismo» della «scuola sociologica».
[8] Su un tentativo di applicazione della teoria psicanalitica alla dottrina taoista, cfr. lo studio di André Préau, La Fleur d’or et le Taoisme sans Tao, che ne costituisce un’eccellente confutazione.
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