Introduzione
alle dottrine esoteriche dell’Islam
II - Fondamenti dottrinali
Lo
Spirito
Lo Spiriro (ar-Rûh) universale, chiamato anche l'Intelletto primo (al-'Aql al-awwal), è descritto ora come
creato, ora come increato. Secondo il detto del Profeta: «la prima cosa creata
da Dio fu lo Spirito (ar-Rûh)», esso
è creato, mentre secondo il passo coranico in cui Dio dice di Adamo «e gli insufflai il Mio Spirito», è increato, poiché è unito
direttamente alla Natura divina.
Quanto al versetto coranico che descrive cosi la natura dello Spirito: «Ti interrogheranno riguardo allo Spirito; rispondi: lo Spirito [procede] dal Comandamento (al-Amr) del mio Signore...» (XVII, 84), può interpretarsi nei due sensi, cioè che lo Spirito è della medesima natura del Comandamento - o Ordine - divino, che è necessariamente increato giacché è lui stesso a creare ogni cosa, oppure che lo Spirito procede dall'Ordine, ponendosi ad un livello ontologico immediatamente inferiore.
Quanto al versetto coranico che descrive cosi la natura dello Spirito: «Ti interrogheranno riguardo allo Spirito; rispondi: lo Spirito [procede] dal Comandamento (al-Amr) del mio Signore...» (XVII, 84), può interpretarsi nei due sensi, cioè che lo Spirito è della medesima natura del Comandamento - o Ordine - divino, che è necessariamente increato giacché è lui stesso a creare ogni cosa, oppure che lo Spirito procede dall'Ordine, ponendosi ad un livello ontologico immediatamente inferiore.
Se lo Spirito possiede entrambi gli
aspetti, vuoi dire che è mediatore tra l'Essere divino e l'universo
condizionato; increato nella sua immutabile essenza, è però creato in quanto prima entità cosmica. Viene
paragonato al Calamo supremo (al-Qalam
al-a'lâ) con cui Dio registra tutti i destini sulla Tavola custodita (al-Lawh al-mahfûz) che corrisponde
all'Anima universale (an-Nafs al-kulliyah)[1].
Infatti, il Profeta ha detto: «La prima cosa creata da
Dio è il Calamo; Egli creò la Tavola [custodita) e disse al Calamo: scrivi!
Questo rispose: che devo scrivere? (Dio] gli disse: scrivi
la Mia Scienza della Mia creazione fino al giorno della resurrezione; allora il
Calamo fece quello che gli era stato ordinato». Lo Spirito racchiude dunque
l'intera Scienza divina che riguarda gli esseri creati: è dunque la Verità
delle verità, o la Realtà delle realtà (Haqîqat al-haqâiq), o la
manifestazione immediata di questa, secondo l'aspetto preso in considerazione.
Alcuni autori sufici, come 'Abd al-Karim
al-Jîlî, chiamano Spirito Santo (Rûh al-Quds) l'essenza increata
dello Spirito, e lo paragonano al Volto di Dio (Wajh Allâh). È ciò che
intendiamo con Intelletto divino.
L'essenza increata dello Spirito
corrisponde a ciò che gli Indù chiamano Purusha o Purushottama, mentre
la sua natura creata corrisponde a ciò che chiamano Buddhi, la «Luce
intellettuale». Ora, Buddhi è il
primo prodotto di Prakriti, la
Sostanza «plastica» universale[2]; questo sarebbe come dire che Buddhi, benché di natura sovra-individuale,
è «creato», poiché ogni «creatura» partecipa della passività della Sostanza.
La parola sufica che indica la Sostanza
universale o la Materia prima è al-Habâ, denominazione che risale al Califfo
Alì, successore spirituale del Profeta, e che significa letteralmente il «pulviscolo» sospeso nell'aria e visibile solo grazie ai
raggi di luce che rifrange. Il simbolismo di al-Habâ spiega la
doppia natura dello Spirito, giacché lo Spirito illumina al-Habâ, cosi che corrisponde al raggio che
si rifrange sul pulviscolo: poiché questo diviene visibile soltanto con la
rifrazione della luce, ecco che il raggio prende forma come tale solo per mezzo
dello schermo creato dalla polvere. La luce indifferenziata simbolizza lo
Spirito increato; la luce determinata come raggio simbolizza invece lo
Spirito creato che è in un certo senso «diretto» come un raggio. Per quanto
riguarda il pulviscolo, simbolo di al-Habâ, si tratta di un principio di differenziazione invisibile come tale,
il che
significa - in conformità del simbolismo
della luce - che la Sostanza non ha esistenza propria, e può essere colta soltanto nei suoi effetti, il più materiale dei quali è proprio la manifestazione del modo quantitativo, modo che raffigura il piu chiaramente possibile l'idea della moltitudine dei grani
di polvere. Quanto
alla polvere illuminata dal raggio,
altro non è che il cosmo.
Al-Habâ[3] è per l'Intelletto increato quello che l'Anima
universale (an-Nafs al-kulliyah)[4] è per l'Intelletto
creato[5];
d'altra parte, la
prima coppia è riducibile a quella
della Natura universale
(at-Tabî'ah) e
dell'Ordine divino
(al-Amr), perché la Natura universale,
che si identifica dal punto di
vista principiale con il «Soffio» divino
(an-Nafas ar-rahmânî), è
paragonabile all'aspetto «materno»
della sostanza (al-Habâ).
Si hanno allora in teoria tre coppie cosmogoniche
differenti i cui termini si
ricollegano l'uno all'altro come un
principio maschile ad uno
femminile. Dal punto di vista
cosmologico, tuttavia, lo Spirito o Intelletto
è increato soltanto implicitamente, poiché soltanto lo Spirito
creato rappresenta una realtà cosmica distinta
da Dio. Si può d'altra
parte considerare la
Materia prima o Sostanza (al-Habâ) secondo diversi
gradi; quanto alla sua natura puramente principiate,
che Ibn 'Arabî
chiama «Elemento supremo» (al-'Unçur al-a'zam), essa sfugge necessariamente
ad ogni possibile cosmologia giacché
come tale è soltanto una possibilità
divina non-manifestata. Facciamo questa
precisazione perché permette di dissipare
l'apparente contraddizione tra diversi autori
sufi, ed anche tra diverse
enunciazioni dello stesso autore.
Come
mediatore per eccellenza, lo Spirito è anche il prototipo delle
manifestazioni profetiche.
Sotto tale aspetto, si
identifica con l'Arcangelo Gabriele
(Jabrâil) che annunciò il Verbo
alla Vergine, e che trasmise il
Corano al Profeta.
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Il Comandamento divino
(al-Amr)
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La Natura universale
(al-Tabî'ah)
o il Soffio
divino (Nafas ar-Rahmân)
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L'Intelletto divino o lo
Spirito
Santo
(Rûh al-Quds)
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L'elemento supremo (al-'Unçur
al-a'zam)
o la Sostanza principiale (al-Habâ)
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L'Intelletto primo (al-Aql
al-awwal)
o lo
Spirito (ar-Rûh)
o il Calamo supremo (al-Qalam
al-a'lâ)
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L'Anima
universale (an-Nafs al-kulliyah)
o la Tavola custodita (al-Lawh al-mahhfuz)
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L'Intelletto primo o lo
Spirito
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La Materia prima o Sostanza cosmica
(al-Habâ o al-Hayûlâ)
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L'immagine
piu «centrale» dello
Spirito sulla
terra è l'uomo. Ma,
siccome ogni forma lascia
necessariamente
fuori di sé alcuni aspetti
del suo archetipo, lo
Spirito si
manifesta parimenti, con
aspetti complementari piu o
meno «centrali»,
in altre forme terrestri. Cosi,
per esempio, si
manifesta con la forma dell'albero
il cui tronco rappresenta l’asse
dello Spirito che traversa
l'intera gerarchia dei mondi, e
i cui rami e
foglie corrispondono alla differenziazione dello
Spirito nei molteplici
stati di esistenza. Secondo
una leggenda sufica[6], Dio creò lo Spirito
nella forma di un pavone
e gli mostrò la
sua immagine nello specchio
dell'Essenza divina; preso
da timore reverenziale (al-haybah), il pavone
emise delle gocce
di sudore con cui furono creati tutti
gli altri esseri.
La ruota del pavone imita il dispiegamento
cosmico dello Spirito.
Altro
simbolo dello Spirito
è l'aquila che si libra sopra
le creature terrestri, le
osserva dall'alto e cala in verticale
sulla preda, come il lampo.
Cosi l'intuizione intellettuale
coglie il
suo oggetto.
Anche
la colomba bianca, per il colore, l'innocenza, la
dolcezza del suo
volo, è un'immagine dello Spirito.
Agli estremi confini del mondo sensibile, la natura luminosa degli astri, la trasparenza e l'incorruttibilità delle pietre preziose ricordano altrettanti aspetti dello Spirito universale.
[1] L'anima individuale è condizionata
dalla forma, mentre l'Anima universale è necessariamente sovraformale. In
entrambi i casi, l'Anima sta allo Spirito come la
sostanza sta all'essenza, o la materia
alla forma, intendendo con
quest'ultima espressione, non la forma in quanto
limitante, bensi l'essenza «formante». Gli individui si distinguono
quindi in virtu dello Spirito, cosi come si uniscono essenzialmente in Lui, e
sono sostanzialmente uniti nell'Anima universale, differenziandosi tuttavia per
le forme, il cui sostegno «plastico» è proprio l'anima uni versale o «totale». Si parlerà di molteplici «spiriti» per il fatto che lo Spirito si polarizza in un cerro senso
rispetto ad ogni essere particolare. L'unicità essenziale dello Spirito non
implica perciò affatto che lo spirito dell'uomo vi si reintegri definitivamenre
solo per mezzo della morte corporale, poiché l'anima polarizza lo spirito, ed è
immortale.
[2] Cfr. René Guénon, L'Uomo e il suo divenire secondo il Vedanta, capitolo su Purusha e Prakriti.
[3] La Sostanza o Materia prima si chiama anche Hayûlâ, dal greco υλη.
[4] La Psiche, di Plotino.
[5] Il Noûs di Plotino.
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