"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 21 marzo 2018

Guénon René, Considerazioni sull'Iniziazione - XXXIV - Mentalità scolastica e pseudo-iniziazione

René Guénon
Considerazioni sull'Iniziazione

XXXIV - Mentalità scolastica e pseudo-iniziazione

Uno dei segni caratteristici della maggior parte delle organizzazioni pseudo-iniziatiche moderne è la maniera in cui esse si servono di certi paragoni presi dalla «vita ordinaria», vale a dire in fondo dall’attività profana nell’una o nell’altra delle forme che riveste più abitualmente nel mondo contemporaneo. 

Né si tratta di sole analogie le quali, nonostante l’indisponente banalità delle immagini che vengono impiegate e il fatto che sono le più lontane possibile da qualsiasi simbolismo tradizionale, potrebbero ancora essere più o meno valide entro certi limiti; più o meno – diciamo – perché non bisogna dimenticare che in fondo il punto di vista profano, proprio in quanto tale, comporta sempre qualcosa di illegittimo, essendo una vera e propria negazione del punto di vista tradizionale; ma quel che è ancora più grave è che simili cose sono intese nel modo più letterale, che va fino a una specie di assimilazione di pretese realtà spirituali con forme di attività che, per lo meno nelle condizioni attuali, sono letteralmente all’opposto di qualsiasi spiritualità. È così che, in certe scuole occultistiche che abbiamo conosciuto un tempo, non si faceva che parlare senza tregua di «debiti da pagare», ed era un’idea che era spinta fino all’ossessione; nel teosofismo e nelle sue derivazioni più o meno dirette è soprattutto di «lezioni da imparare» che si fa questione costantemente, e tutto vi è descritto in termini «scolastici», il che ci riporta nuovamente alla confusione tra la conoscenza iniziatica e l’insegnamento profano. L’intero Universo è concepito come una grande scuola nella quale gli esseri passano da una classe all’altra a mano a mano che abbiano «appreso la loro lezione»; la rappresentazione di queste classi successive è d’altronde intimamente legata alla concezione «reincarnazionistica», ma non è questo il punto che ci interessa ora, giacché è sull’errore concernente queste immagini «scolastiche» e sulla mentalità essenzialmente profana da cui procedono che ci proponiamo di richiamare l’attenzione, indipendentemente dalla relazione che esse possono avere di fatto con questa o quella teoria particolare.
L’istruzione profana, così com’essa è costituita nel mondo moderno, e sulla quale si modellano tutte le rappresentazioni in questione, è evidentemente una delle cose che al più alto grado presentano un carattere antitradizionale; si potrebbe addirittura dire che essa non sia fatta in qualche modo che per questo, o per lo meno che è in tal carattere che risiede la sua prima e principale ragion d’essere, poiché è evidente che si tratta di uno degli strumenti più potenti di cui si possa disporre per arrivare a distruggere lo spirito tradizionale. È inutile insistere qui di nuovo su questo genere di considerazioni; sennonché c’è un altro punto che può sembrare meno evidente a prima vista, ed è il seguente: quand’anche una simile deviazione non si fosse prodotta, rappresentazioni «scolastiche» di questo tipo sarebbero tuttavia errate quando si abbia la pretesa di applicarle all’ambito iniziatico, perché l’istruzione esteriore, anche se essa non sarebbe stata allora profana com’è attualmente, e sarebbe stata al contrario legittima e perfino tradizionale nel suo genere, ciò nondimeno è qualcosa di totalmente diverso, per la sua natura e la sua stessa destinazione, da quel che si riferisce all’ordine iniziatico. Si avrebbe perciò in tutti i casi una confusione tra l’exoterismo e l’esoterismo, confusione che metterebbe in evidenza non solo ignoranza della vera natura dell’esoterismo, ma financo perdita del senso tradizionale in generale, cosa che di conseguenza è evidentemente – di per se stessa – una manifestazione della mentalità profana; sennonché, per far meglio comprendere ciò che intendiamo, val la pena di precisare un po’ più di quanto non abbiamo fatto finora alcune delle differenze profonde che esistono tra l’istruzione esteriore e l’iniziazione, cosa che farà inoltre apparire più chiaramente un difetto che già si incontra in certe organizzazioni iniziatiche autentiche, ma in stato di decadenza, e che naturalmente si ritrova a maggior ragione – accentuato fino alla caricatura – nelle organizzazioni pseudo-iniziatiche a cui abbiamo alluso.
A tal proposito, dobbiamo dire, per cominciare, che nello stesso insegnamento universitario, o piuttosto alle sue origini, c’è qualcosa che è molto meno semplice e persino più enigmatico di quel che non si creda abitualmente, mancando la volontà di porsi una domanda che dovrebbe invece venir subito in mente a chiunque sia capace della minima riflessione: se c’è una verità evidente, infatti, è che non si può conferire o trasmettere ad altri qualcosa che non si possieda in proprio[1]; come hanno perciò potuto essere istituiti al loro inizio i gradi universitari, se non grazie all’intervento, sotto l’una o l’altra forma, di un’autorità di natura superiore? Si deve perciò esser trattato di un’esteriorizzazione vera e propria[2], la quale può anche essere considerata allo stesso tempo una «discesa» in quella sfera inferiore a cui appartiene di necessità qualsiasi insegnamento «pubblico», foss’anche esso costituito su basi le più rigorosamente tradizionali (lo chiameremmo allora volentieri «scolastico», seguendo l’uso del medioevo, per riservare di preferenza il termine «scolare» al senso profano abituale)[3]; del resto, è in virtù di tale «discesa» che simile insegnamento poteva partecipare effettivamente, entro i confini della sua sfera propria, allo spirito della tradizione. Ciò concorda perfettamente, da un lato, con quel che si sa sui caratteri generali dell’epoca a cui risale l’origine delle Università, ovverosia del medioevo, e pure, dall’altro e più particolarmente, con il fatto troppo poco osservato che la distinzione di tre gradi universitari è abbastanza chiaramente ricalcata sulla costituzione di una gerarchia iniziatica[4]. A questo proposito ricordiamo anche che, come da noi indicato in altra sede[5], le scienze del trivium e del quadrivium, mentre rappresentavano, secondo il loro significato exoterico, le divisioni di un programma di insegnamento universitario, erano anche, in virtù di una trasposizione appropriata, poste in corrispondenza con gradi d’iniziazione[6]; ma è assiomatico che una corrispondenza del genere, rispettando rigorosamente i rapporti normali delle differenti sfere, non può in alcun modo implicare il trasferimento, nell’ambito iniziatico, di cose quali un sistema di classi ed esami come quello che necessariamente è coinvolto dall’insegnamento esteriore. Non è quasi il caso di aggiungere che, dal momento che le Università occidentali sono state fatte deviare dal loro spirito originario e non possono di conseguenza più avere il mimino legame con un principio superiore in grado di legittimarle, i gradi che vi si sono conservati, invece di essere quasi un’immagine esteriore di gradi iniziatici, ne sono soltanto più una semplice parodia, così come una cerimonia profana è la parodia o la contraffazione di un rito, e come le stesse scienze profane sono – sotto più di un riguardo – una parodia delle scienze tradizionali; quest’ultimo caso è del resto in tutto confrontabile con quello dei gradi universitari, i quali, pur essendosi conservati in modo costante, rappresentano però attualmente un vero e proprio «residuo» di quel che erano in origine, allo stesso modo in cui le scienze profane sono, come da noi spiegato in più di un’occasione, un «residuo» delle antiche scienze tradizionali.
Abbiamo fatto poco fa allusione agli esami, ed è su questo punto che vorremmo ora insistere un poco: gli esami, come si può del resto constatare osservando come siano di pratica costante nelle più diverse civiltà, hanno un loro posto e una loro ragion d’essere nell’insegnamento esteriore – anche quello tradizionale – nel quale, in certo qual modo per definizione, non si dispone di nessun criterio di tipo diverso; sennonché, quando si tratti al contrario di un ambito puramente interiore come quello dell’iniziazione, essi diventano totalmente vani e inefficaci, e potranno al massimo – normalmente – avere non altro ruolo se non simbolico, più o meno come il segreto riguardante determinate forme rituali non è se non un simbolo del vero segreto iniziatico; essi sono d’altra parte perfettamente inutili in un’organizzazione iniziatica fintantoché questa sia veramente tutto quel che dev’essere. Soltanto che, di fatto, occorre tener conto di certi casi di decadenza, nei quali più nessuno essendo capace di applicare i criteri reali (soprattutto a motivo del completo oblio delle scienze tradizionali che sole possono fornirli, come abbiamo detto a proposito delle qualificazioni iniziatiche), vi si supplisce per quanto è possibile istituendo, per il passaggio da un grado all’altro, esami più o meno simili nella forma, se non nel programma, agli esami universitari, esami i quali – come questi ultimi –, non possono in definitiva che vertere su cose «apprese», così come, in assenza di un’autorità interiore effettiva, si istituiscono forme amministrative paragonabili a quelle dei governi profani. Tali due cose, non essendo tutto sommato se non due effetti di una stessa causa, appaiono d’altronde abbastanza collegate tra di loro, non soltanto nella realtà, ma altresì – nelle organizzazioni pseudo-iniziatiche – in quanto rappresentazioni immaginarie: in quest’ordine di idee, i teosofisti, i quali si servono anche così volentieri di immagini «scolastiche», per altri versi si raffigurano quello che chiamano il «governo occulto del mondo» suddiviso in diversi «dipartimenti», le cui funzioni si ispirano troppo chiaramente a quelle dei ministeri e delle amministrazioni del mondo profano. Quest’ultima osservazione ci porta del resto al riconoscimento di quale possa essere la fonte principale degli errori di questo genere: essa è che gli inventori di organizzazioni pseudo-iniziatiche, non conoscendo – sia pure dal di fuori – nessuna organizzazione autenticamente iniziatica che non appartenga alla categoria di quelle che sono pervenute al grado di decadenza da noi ricordato (ed è del tutto naturale che ciò accada, perché queste sono le uniche che ancora permangano ai giorni nostri nel mondo occidentale), hanno creduto di non poter far meglio che imitarle, e le hanno inevitabilmente imitate in ciò che esse hanno di più esteriore, aspetto che è altresì quello più contaminato dalla degenerazione in questione e nel quale essa prende più nettamente corpo in cose come quelle di cui stiamo trattando; e, non contenti di introdurre tale imitazione nella costituzione delle proprie organizzazioni, l’hanno per così dire proiettata in immagine in un «altro mondo», vale a dire nella rappresentazione che essi si fanno del mondo spirituale o di quello che credono sia tale. Il risultato ottenuto è che, mentre le organizzazioni iniziatiche, fintantoché non abbiano subito nessuna deviazione, sono costituite a immagine del vero mondo spirituale, la caricatura di quest’ultimo si trova – inversamente – essere a immagine delle organizzazioni pseudo-iniziatiche, le quali, volendo copiare certe organizzazioni iniziatiche per rivestirne le apparenze, in realtà ne hanno preso solo gli aspetti deformati da copiature dal mondo profano.
Si tratti di organizzazioni iniziatiche più o meno degenerate o di organizzazioni pseudo-iniziatiche, si vede che quel che si origina in tal modo, mediante l’introduzione delle forme profane, è esattamente l’inverso di quella «discesa» che avevamo in mente quando parlavamo dell’origine delle istituzioni universitarie, e in virtù della quale, in un’epoca di civiltà tradizionale, quel che era exoterico si modellava in qualche modo su quel che era esoterico, e l’inferiore sul superiore; ma la grande differenza tra i due casi consiste in ciò: che, in quello di un’iniziazione sminuita, o anche deviata fino a un certo punto, la presenza di tali forme parassitarie non impedisce che la trasmissione di un’influenza spirituale si abbia nonostante tutto sempre, mentre in quello della pseudo-iniziazione, dietro le stesse forme non c’è che il puro e semplice vuoto. Ciò di cui i promotori della pseudo-iniziazione non hanno il minimo sospetto è che, trasportando le loro idee «scolari» – e altre cose dello stesso genere –, fin nella loro rappresentazione dell’ordine universale, essi hanno inscritto da soli su quest’ultima il marchio della loro mentalità profana; ma la cosa che più spiace è che coloro ai quali essi presentano queste concezioni fantasmagoriche non siano più di loro capaci di individuare tale marchio, marchio che, se essi fossero in grado di rendersi conto di tutto quel che significa, dovrebbe esser sufficiente a metterli in guardia contro simili intraprese e financo a distoglierli per sempre da esse.




[1] Abbiamo visto uno scrittore massonico affermare che «il primo iniziato ha pur dovuto iniziarsi da solo», e questo nell’intenzione evidente di negare l’origine «non-umana» dell’iniziazione; dire una cosa più assurda non sarebbe facile, come abbiamo fatto vedere spiegando qual è la vera natura dell’iniziazione; ma, qualunque sia l’ambito di cui si tratti, è non meno assurdo supporre che qualcuno abbia potuto dare a se stesso quel che non aveva, e a maggior ragione trasmetterlo; una questione del genere l’abbiamo già sollevata in altra sede a proposito del carattere altamente sospetto della trasmissione psicanalitica (Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XXXIV).
[2] Abbiamo già parlato di una simile «esteriorizzazione» – in un altro ambito – a proposito del rapporto esistente tra certi riti exoterici e alcuni riti iniziatici.
[3] Questa distinzione, legittimamente possibile nella lingua francese, che ha entrambi i termini, «scolastique» e «scolaire», a esprimere la differenza messa qui in luce dall’Autore, è quasi impossibile da rendere in italiano, lingua che normalmente non possiede che la prima forma. Di fatto esiste anche l’accezione «scolare», ma l’uso la limita a una sola locuzione, che non ha nulla a che vedere con l’argomento trattato in questo capitolo; per questo motivo abbiamo adottato nella traduzione del suo titolo («Mentalité scolaire et pseudo-initiation») la forma «scolastico», mentre, secondo la distinzione fatta da R. Guénon, il termine che meglio si adattava era «scolare». [N.d.T.]
[4] I tre gradi di «baccelliere», «licenziato» e «dottore» riproducono la divisione ternaria che è frequentemente adottata dalle organizzazioni iniziatiche, e si trova in particolare nella Massoneria con i tre gradi di «Apprendista», «Compagno» e «Maestro».
[5] Cfr. L’Ésotérisme de Dante, pp. 10-5.
[6] Si ha allora un’altra divisione, non più ternaria, ma settenaria, divisione che era, in particolare, in uso nell’organizzazione medievale dei «Fedeli d’Amore», e altresì, nell’antichità, nei misteri mitriaci; in tali due casi i sette gradi o «scalini» dell’iniziazione venivano similmente messi in rapporto con i sette cieli planetari.


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