Parmenide
Sulla natura (Περί
Φύσεως)
Proemio del Poema
Fr. 1 (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 111 e segg.)
2 mi
accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che
dice molte cose,
3 che
appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l’uomo che sa.
4 Là
fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e
fanciulle indicavano la via.
5 L’asse
dei mozzi mandava un sibilo acuto,
6 infiammandosi
– in quanto era premuto da due rotanti
7 cerchi
da una parte e dall’altra –, quando affrettavano il corso nell’accompagnarmi,
8 le
fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte,
9 verso
la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo.
10 Là è la porta dei sentieri della Notte e del
Giorno,
11 con ai due estremi un architrave e una
soglia di pietra;
12 e la porta, eretta nell’etere, è rinchiusa
da grandi battenti.
13 Di questi, Giustizia, che molto punisce,
tiene le chiavi che aprono e chiudono.
14 Le fanciulle, allora, rivolgendole soavi
parole,
15 con accortezza la persuasero, affinché, per
loro, la sbarra del chiavistello
16 senza indugiare togliesse dalla porta. E
questa, subito aprendosi,
17 produsse una vasta apertura dei battenti,
facendo ruotare
18 nei cardini, in senso inverso, i bronzei
assi
19 fissati con chiodi e con borchie. Di là,
subito, attraverso la porta,
20 diritto per la strada maestra le fanciulle
guidarono carro e cavalle.
21 E la Dea di buon animo mi accolse, e con la
sua mano la mia mano destra
22 prese, e incominciò a parlare cosí e mi
disse:
23 “O giovane, tu che, compagno di immortali
guidatrici,
24 con le cavalle che ti portano giungi alla
nostra dimora,
25 rallegrati, poiché non un’infausta sorte ti
ha condotto a percorrere
26 questo cammino – infatti esso è fuori dalla
via battuta dagli uomini –,
27 ma legge divina e giustizia. Bisogna che tu
tutto apprenda:
28 e il solido cuore della Verità ben rotonda
29 e le opinioni dei mortali, nelle quali non
c’è una vera certezza.
30 Eppure anche questo imparerai: come le cose
che appaiono
31 bisognava che veramente fossero, essendo
tutte in ogni senso”.
Prima parte. L’Essere e la Verità
Fr. 2 (Proclo, Commento al Timeo, I, 345, 18-27)
1 Orbene, io
ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola –
2 quali sono
le vie di ricerca che sole si possono pensare:
3 l’una che
“è” e che non è possibile che non sia
4 – è il
sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità –
5 l’altra che
“non è” e che è necessario che non sia.
6 E io ti
dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende.
7 Infatti,
non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile,
8 né potresti
esprimerlo.
Fr. 3 (Clemente Alessandrino, Stromata, II, 440, 12)
<...>
Infatti lo stesso è pensare ed essere.
Fr. 4 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 15)
1 Considera
come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti;
2 infatti non
potrai recidere l’essere dal suo essere congiunto con l’essere,
3 né come
disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo,
4 né come
raccolto insieme.
Fr. 5 (Proclo, Commento al Parmenide, 708, 16-17)
1 Indifferente
è per me
2 il punto da
cui devo prendere le mosse; là, infatti, nuovamente dovrò fare ritorno.
Fr. 6 (Simplicio, Commento alla Fisica, 117, 4-13; 86, 27-28)
1 È
necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è,
2 il nulla
non è: queste cose ti esorto a considerare.
3 E dunque da
questa prima via di ricerca ti tengo lontano,
4 ma, poi,
anche da quella su cui i mortali che nulla sanno
5 vanno
errando, uomini a due teste: infatti, è l’incertezza
6 che nei
loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati,
7 sordi e
ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio,
8 dai quali
essere e non-essere sono considerati la medesima cosa
9 e non la
medesima cosa, e perciò di tutte le cose c’è un cammino che è reversibile.
Fr. 7 (Platone, Sofista, 237 a, 258 d; Sesto Empirico, Contro i
matematici, VII 111 e 114)
1 Infatti,
questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono!
2 Ma tu da
questa via di ricerca allontana il pensiero,
3 né
l’abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via ti forzi
4 a muovere
l’occhio che non vede, l’orecchio che rimbomba
5 e la
lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa
6 che da me
ti è stata fornita.
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti)
1 Resta solo
un discorso della via:
2 che “è”. Su
questa via ci sono segni indicatori
3 assai
numerosi: l’essere è ingenerato e imperituro,
4 infatti è
un intero nel suo insieme, immobile e senza fine.
5 Né una
volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto,
6 uno,
continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso?
7 Come e da
dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo
8 né di dirlo
né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare
9 che non è.
Quale necessità lo avrebbe mai costretto
10 a nascere,
dopo o prima, se derivasse dal nulla?
11 Perciò è
necessario che sia per intero, o che non sia per nulla.
12 E neppure
dall’essere concederà la forza di una certezza
13 che nasca
qualcosa che sia accanto ad esso. Per questa ragione né il nascere
14 né il perire
concesse a lui la Giustizia, sciogliendolo dalle catene,
15 ma
saldamente lo tiene. La decisione intorno a tali cose sta in questo:
16 “è” o “non
è”. Si è quindi deciso, come è necessario,
17 che una via
si deve lasciare, in quanto è impensabile e inesprimibile, perché non del vero
18 è la via, e
invece che l’altra è, ed è vera.
19 E come
l’essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato?
20 Infatti, se
nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro.
21 Cosí la
nascita si spegne e la morte rimane ignorata.
22 E neppure è
divisibile, perché tutto intero è uguale;
23 né c’è da
qualche parte un di piú che possa impedirgli di essere unito,
24 né c’è un di
meno, ma tutto intero è pieno di essere.
25 Perciò è
tutto intero continuo: l’essere, infatti, si stringe con l’essere.
26 Ma immobile,
nei limiti di grandi legami
27 è senza un
principio e senza una fine, poiché nascita e morte
28 sono state
cacciate lontane e le respinse una vera certezza.
29 E rimanendo
identico e nell’identico, in sé medesimo giace,
30 e in questo
modo rimane là saldo. Infatti, Necessità inflessibile
31 lo tiene nei
legami del limite, che lo rinserra tutt’intorno,
32 poiché è
stabilito che l’essere non sia senza compimento:
33 infatti non
manca di nulla; se, invece, lo fosse, mancherebbe di tutto.
34 Lo stesso è
il pensare e ciò a causa del quale è il pensiero,
35 perché senza
l’essere nel quale è espresso,
36 non troverai
il pensare. Infatti, nient’altro o è o sarà
37 all’infuori
dell’essere, poiché la Sorte lo ha vincolato
38 ad essere un
intero e immobile. Per esso saranno nomi tutte
39 quelle cose
che hanno stabilito i mortali, convinti che fossero vere:
40 nascere e
perire, essere e non-essere,
41 cambiare
luogo e mutare luminoso colore.
42 Inoltre,
poiché c’è un limite estremo, esso è compiuto
43 da ogni
parte, simile a massa di ben rotonda sfera,
44 a partire
dal centro uguale in ogni parte: infatti, né in qualche modo piú grande
45 né in
qualche modo piú piccolo è necessario che sia, da una parte o da un’altra.
46 Né, infatti,
c’è un non-essere che gli possa impedire di giungere
47 all’uguale,
né è possibile che l’essere sia dell’essere
48 piú da una
parte e meno dall’altra, perché è un tutto inviolabile.
49 Infatti,
uguale da ogni parte, in modo uguale sta nei suoi confini.
Seconda parte. L’opinione della Verità
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti)
50 Qui pongo
termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero
51 intorno alla
Verità; da questo punto le opinioni mortali
52 devi
apprendere, ascoltando l’ordine seducente delle mie parole.
53 Infatti,
essi stabilirono di dar nome a due forme
54 l’unità
delle quali per loro non è necessaria: in questo essi si sono ingannati.
55 Le
giudicarono opposte nelle loro strutture, e stabilirono i segni che le
distinguono,
56 separatamente
gli uni dagli altri: da un lato, posero l’etereo fuoco della fiamma,
57 che è
benigno, molto leggero, a sé medesimo da ogni parte identico,
58 e rispetto
all’altro, invece, non identico; dall’altro lato, posero anche l’altro per se
stesso,
59 come
opposto, notte oscura, di struttura densa e pesante.
60 Questo
ordinamento del mondo, veritiero in tutto, compiutamente ti espongo,
61 cosí che
nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti.
Fr. 9 (Simplicio, Commento alla Fisica, 180, 9-12)
1 E poiché
tutte le cose sono state denominate luce e notte,
2 e le cose
che corrispondono alla loro forza sono attribuite a queste cose o a quelle,
3 tutto è
pieno ugualmente di luce e di notte oscura,
4 uguali ambedue,
perché con nessuna delle due c’è il nulla.
Fr. 10 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 138, 1)
1 Tu
conoscerai la natura dell’etere, e nell’etere tutte quante
2 le stelle,
e della pura lampada del sole lucente
3 le
invisibili opere e donde ebbero origine,
4 e
apprenderai le azioni e le vicende della luna errabonda dall’occhio rotondo
5 e la sua
natura; e conoscerai altresí il cielo che tutto circonda,
6 donde ebbe
origine, e come la Necessità lo guidò e costrinse
7 a tenere
fermi i confini degli astri.
Fr. 11 (Simplicio, Commento al De Caelo, 559, 22-25)
1 <...>
come la terra il Sole e la Luna
2 e l’etere
tutto avvolgente e la lattea via del cielo e l’Olimpo
3 estremo e
l’ardente forza degli astri ebbero impulso a formarsi.
Fr. 12 (Simplicio, Commento alla Fisica, 39, 14-16 e 31, 13-17)
1 Le corone
piú strette furono riempite di fuoco non mescolato,
2 quelle che
seguono ad esse furono riempite di notte, ma in esse si immette una parte di
fuoco;
3 nel mezzo
di queste sta una Divinità che tutto governa:
4 dovunque,
infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzione,
5 spingendo
la femmina ad unirsi col maschio, e, all’inverso, di nuovo,
6 il maschio
con la femmina.
Fr. 13 (Platone, Simposio, 178 b)
E primo di
tutti gli dèi pensò Eros
Fr. 14 (Plutarco, Contro Colotoe, 15 1116 A)
Splendente
di notte di luce che le proviene da altro, errante intorno alla terra.
Fr. 15 (Plutarco, La faccia della luna, 929 B)
<...>
sempre guardando ai raggi del sole.
Fr. 15a (Scolio a Basilio di Cesarea, 25)
<...>
ha radici nell’acqua.
Fr. 16 (Aristotele, Metafisica, 1009 b 21)
1 Come,
infatti, ogni volta ha luogo la mescolanza nelle membra dai molteplici
movimenti,
2 cosí negli
uomini si dispone la mente. Infatti è sempre il medesimo
3 ciò che negli
uomini pensa la natura delle membra,
4 in tutti e
in ciascuno. Il pieno, infatti, è pensiero.
Fr. 17 (Galeno, In Hippocratis libros Epidemiarum)
<...>
a destra i maschi, a sinistra le femmine <...>
Fr. 18 (Celio Aureliano, Tardarum vel chronicarum passionum libri V,
IV, 9, 134-135)
1 Quando la
donna e l’uomo mescolano insieme i semi di Venere,
2 e la forza
che si forma nelle vene da sangue diverso
3 plasma
corpi ben costituiti, si conserva il giusto equilibrio.
4 Infatti,
se, mescolatosi il seme, le forze entrano in lotta
5 e nel corpo
che deriva dalla mescolanza non formano una unità, crudeli
6 tormenteranno
il sesso che nasce col duplice seme.
Fr. 19 (Simplicio, Commento al De Caelo, 558, 9-11)
1 In questo
modo secondo l’apparire queste cose sono nate e ora sono
2 e in
seguito cresceranno e poi finiranno;
3 ad esse gli
uomini hanno posto un nome, per ciascuna come un segno distintivo.
Del poema di
Parmenide Sulla natura possediamo circa 150 versi,
che costituiscono uno dei testi piú importanti della storia della filosofia, e
anche uno dei piú difficili da interpretare. I versi che ci sono pervenuti sono
il frutto di una molteplicità di frammenti, uniti da un paziente e delicato
lavoro di ricomposizione. Essi ci offrono un’idea abbastanza precisa della
parte iniziale e centrale dell’opera. Si tratta di un “viaggio” verso la
sapienza compiuto dal filosofo, il prescelto dagli dèi. Secondo
l’interpretazione tradizionale, che sembra coincidere con l’interpretazione
data dagli stessi discepoli di Parmenide, nel poema sono indicate due vie, fra
loro opposte: quella della Verità e quella dell’opinione. Secondo le ultime
interpretazioni invece si tratterebbe di tre vie, come riferisce G. Reale: “La
prima via è quella della Verità, la seconda è quella dell’opinione errata dei
mortali, la terza sarebbe [...] la via che cerca di riguadagnare i fenomeni
nell’ottica dell’Essere”, cioè che cerca di restituire al divenire una forma di
realtà
Tratto
da: Parmenide, Poema sulla natura,
a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pag. 11.
Frr. 28 B 1-19 DK (fonti
diverse)
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G.
Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pagg. 85-119)
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