Dell'anima velata, e dell'anima rappacificata (an-nafs al-mutma’inna)
Sappi
che questo desiderio di governare (tadbir), [il proprio destino]
non proviene che dall'anima velata, e che mai il cuore sarebbe tentato di
reggere (governare) checchessia se potesse premunirsi dalla sua compagnia
(dell’anima velata) e preservarsi delle sue suggestioni.
Ho
sentito il nostro Maestro Abù al - 'Abbâs al-Mursî -
che Dio sia soddisfatto di lui - dire a questo proposito: "Quando Dio creò
la terra sull'acqua, ella si mise ha tremare; allora, Dio la consolidò con le
montagne”: «E ha stabilito saldamente le
montagne»[1].
Nello stesso modo quando (Dio) creò l'anima, questa si
turbò, così che Dio la rinforzò per la «montagna» dell'intelletto.
Quindi
ogni servitore dotato di intelligenza e radioso di
luce riceve [nel suo cuore] una pace lenificante da parte Sua (di Dio), che
acquieta la sua anima da ogni turbamento. Oramai fiduciosa in Colui che dispone a Suo gradimento delle cause seconde, essa
trova la sua quiete; annullata, accetta con calma i decreti divini e affronta
con fermezza il destino, sostenuta dalle luci e dall'appoggio [divini]. Essa
rinuncia di governare o di contestare e si rimette al suo Signore, sapendo che
Egli la vede: «Non ti basta che il tuo
Signore sia Testimone di ogni cosa?»[2].
È questa anima [sottomessa e fiduciosa] che merito di
sentirsi dire: «Oh tu, anima pacificata,
torna presso il tuo Signore soddisfatta e gradita; entra dunque tra i Miei
servitori, entra nel Mio Paradiso».[3]
Ora,
vi sono in questo ultimo versetto delle particolarità
ammirevoli e delle virtù sublimi che sono unite (attaccate) ad un'anima pacificata, che si possono cosi
evidenziare:
1)
sappi che l'anima riceve tre denominazioni differenti [nel Corano]:
a)
Quella che incita [al male] (an-nafs al-ammâra bi al-sû')[4],
b)
quella che biasima se stessa (an-nafs
al-lawwâma) (l’anima cosciente delle proprie
imperfezioni)[5]
c)
ed infine quella che è rappacificata (an-nafs al-mutma'inna)[6].
Ma
di questi tre tipi di anime, la sola alla quale Dio acconsente di rivolgersi è l'anima
rappacificata. Della prima, Egli dice in effetti: «Certo l'anima incita al male»[7]; della seconda: «Giuro per l'anima che invia dei biasimi a se stessa»[8]; ma hai però ben visto che Egli si rivolge direttamente all'anima rappacificata, dicendogli: Oh tu, anima rappacificata, torna presso il
tuo Signore.
2)
c'è il fatto che Dio si rivolge a questa anima
usando una forma onorifica (takniyya), che ciò nella lingua araba è
una testimonianza di considerazione; è dunque un motivo di fierezza per
chiunque è dotato di intelligenza.
3)
Egli la qualifica di rappacificata, e
questo contiene una lode implicita: cioè, che si è abbandonata a Dio riponendo
la sua fiducia interamente in Lui.
4)
c'è che la parola mutma'inn («rappacificato») designa anche un
terreno ad un livello inferiore. [Ciò significa che] quando l'anima si è infine
abbassata, umiliandosi e abbattendosi, il suo Signore la elogia e mette la sua
gloria in evidenza, conformemente a ciò che ha detto il Profeta - su lui la
grazia e la pace -: «Dio eleverà colui che fa mostra
di umiltà davanti a Lui.»
5)
questa parola: torna presso il tuo
Signore, soddisfatta e gradita indica in maniera allusiva
(ishâra) che l'anima che incita al male
o quella che biasima non saprebbero
ritornare a Dio in maniera onorevole; solamente l'anima rappacificata ottiene questo privilegio, poiché è [l’avere
raggiunto la stazione] della Serenità (tranquillità del cuore) (al-Tuma'nîna) che gli vale questo invito
divino: "Torna presso il tuo
Signore, soddisfatta e gradita, poiché Noi ti autorizziamo ormai a venire
in Nostra Presenza, e a stabilirti per l'eternità nel Nostro Paradiso."
Questo versetto incita dunque il servitore a desiderare questa stazione della
Serenità (quiete del cuore) (maqâm al-Tuma'nîna) che non potrebbe essere raggiunta senza un
totale abbandono a Dio, né a una rinuncia definitiva alla volontà propria in
Sua (di Dio) Presenza.
6)
il versetto dice: presso il tuo Signore,
e non «presso al Signore» o «presso a Dio», il quale
contiene un'altra allusione: il ritorno dell'anima
rappacificata si opera sotto l'egida della Grazia della Sua Signoria (Lutf Rubûbiyatihi); e non sotto il
Rigore Divino (Qahr Ilâhiyatihi); ciò
è un modo di trattare l'anima con affabilità, onorandola e testimoniandole
dell’affetto.
7)
c'è che questa anima
è detta soddisfatta, vale a dire:
soddisfatta in questo basso-mondo (dunyâ)
dei decreti divini, e nell’Aldilà (akhira)
della Sua Generosità e dei Suoi favori. Ecco qui messo in evidenza
che nessuno può sperare di tornare a Dio senza precedentemente essere
rappacificato da Lui, e soddisfatto di Lui - esaltato Egli sia. O in altri
termini che nessuno può essere gradito da Dio
nell'aldilà senza essere stato soddisfatto prima di Lui in questa basso-mondo.[9]
Mi
obietterai forse che se in questo versetto il Gradimento divino appare come
risultante della soddisfazione del servitore nei confronti del suo Signore, ve
n’è un altro (di versetti): Dio è
soddisfatto di loro, ed essi sono soddisfatti di Lui[10], dove il Gradimento divino sembra dovere precedere la
soddisfazione del servitore. Ma ti risponderemo che
ciascuno di questi due versetti stabilisce una verità incontestabile, e che è
facile conciliarli. In effetti, Dio è
soddisfatto di loro ed essi sono soddisfatti di Lui implica veramente che
il Gradimento divino precede la soddisfazione del servitore; ciò è conforme alla
Realtà, poiché se Dio non fosse stato innanzitutto soddisfatto di loro, come
avrebbero potuto essi essere soddisfatti di Lui? Quanto all’altro, soddisfatta e gradita significa
semplicemente ciò che abbiamo appena detto: colui che è soddisfatto di Dio in
questo mondo sarà gradito da Dio nell'altro mondo, e questa evidenza non pone
nessuno problema.
8)
questa anima
è detta gradita. Quale elogio sublime
è qui rivolto a questa anima rappacificata, quale
illustre titolo di gloria! Rileggi questo versetto dove
sono descritte le delizie di cui godranno le genti del Paradiso, ma che
conclude così: ...la Soddisfazione di Dio
è [cosa] più grande ancora[11].
Il Gradimento che Dio consentirà loro appare come una
cosa molto più importante che tutti i godimenti che possono essere a loro
accordati .
9)
Dio dice ha questa anima: Entra nel numero dei Miei
servitori, ciò che costituisce per essa un annuncio eccellente. A quali
servitori è in effetti invitata ha unirsi? A quelli
che ha beneficiato dell'Elezione e dell'Assistenza divina ('ibâd al-Tahsîs wa al-Nasr), e non ai servitori del Regno che
piegano sotto il Rigore (Costrizione) ('ibâd
al-Qahr wa al-Mulk)! A quelli di cui è stato detto: In verità, non avrai nessuno potere sui Miei
servitori e: Li sedurrò tutti eccetto
i Tuoi servitori sinceri, non a
quelli di cui è detto: [In questo
giorno,] Non c’è niente di ciò che è nei cieli o sulla terra che non stia per
recarsi dal Misericordioso, come Suo servitore![12]
Perciò, l'anima proverà una gioia ben più grande nell’essere invitata a entrare
tra i Suoi servitori che di entrare nel Suo Paradiso. Poiché il primo invito
stabilisce il legame tra lei ed il suo Signore, mentre
il secondo lo stabilisce solamente tra lei ed il Suo Paradiso!
10)
questo ultimo appello: entra nel Mio Paradiso indica che queste sono le qualità dell'anima rappacificata che la
dispongono ad aspirare al Paradiso - quelle dell'ubbidienza in questo
basso-mondo, e quello dell'Aldilà che ci è stato descritto -, ed ad essere nel
numero dei servitori di Dio. Ma Dio è più Sapiente.
C'è
dunque in questo versetto l'indicazione di due qualità incompatibili con la
volontà propria, e di cui l'acquisizione è valsa
all'anima i favori che sono appena stati descritti: la rappacificazione e la
soddisfazione. L'anima non può difatti essere rappacificata che rinunciando a
governarsi in presenza di Dio, per la fiducia che ella
pone nel Piano divino nei suoi confronti. Accontentandosi di Dio,
abbandonandosi a Lui - sottomessa alle Sue decisioni e al Suo Comando - e
placandosi davanti alla Sua Sovranità - soddisfatta di affidarsi alla Sua
divinità – essa non
conosce più l'agitazione: dopo averla gratificata della luce dell'intelletto,
Dio ha rinforzato la sua posizione, così che eccola immobile, annullata davanti
alle Sue decisioni rimettendosi a Lui
nel compiere gli avvenimenti come per
interromperne il corso.
Tratto dal Forum «Sufismo»
Traduzione dal Libro: De l'abandon de la Volonte propre, Alif
Edition"
[1] Corano 79, 32.
[2] Corano 41, 53.
[3] Corano 89, 27-30.
[4] Corano 12, 53.
[5] Corano 75, 2.
[6] Corano 84, 27.
[7] Corano 12, 53.
[8] Corano 75, 2.
[9] L’autore fonda la sua
interpretazione sull’ordine stesso in cui è scritto il versetto in arabo: la
parola râdiya (soddisfatto), segnando
la soddisfazione del servitore, precede in effetti la
parola mardiyya (gradito) segnando il
Gradimento divino.
[10] Corano 98, 8.
[11] Corano 9, 72.
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