Michel
Vâlsan
Lettere di distacco da Frithjof Schuon[1]
Precedute
da una lettera di René Guénon
Presentiamo in quattro parti le due «Lettere di distacco da Frithjof Schuon» scritte da Michel Vâlsan nel 1950 e precedute da una lettera dello stesso anno di René Guénon sullo stesso argomento pubblicata in questa prima parte. Si tratta delle lettere nelle quali Michel Vâlsan (shaykh Mustafâ), supportato da René Guénon, espone le ragioni che lo hanno portato a separarsi dalla Tarîqa di Schuon per fondarne una separata e indipendente.
Lettera
di René Guénon al Dr. B.
Il Cairo, 27 Settembre
1950
Caro Signore,
Grazie per la vostra lettera, che mi è
pervenuta ieri; permettetemi di dirvi prima di tutto che avete avuto molto
torto a non aver osato scrivermi prima d'ora, poiché v'assicuro
che non sono di quelli che si circondano di cerimonie ed ai quali non si si può
rivolgere che tramite degli intermediari!
In occasnne degli incidenti del 1945, e malgrado tutto quel che avevo già notato di fastidioso
ancora prima di questi, pensavo ancora che tutto potesse sistemarsi, e mi
sembrava che la vostra sottomissione non poteva che contribuirvi, però, a dire
il vero, me ne sono pentito alquanto vedendo quale abuso ne fosse stato fatto
in seguito. Da allora, come precedentemente, ho
mantenuto il silenzio finché ho potuto, e per le stesse ragioni, nonostante
tutte le cose più o meno stravaganti che troppe volte ho avuto occasione di
constatare; ma neppure ciò è servito a niente, e mi sono addirittura reso conto
che alcuni interpretavano troppo volentieri questi silenzi come
un'approvazione.
Infine, è venuto il momento, come ben
sapete, in cui, malgrado tutta la mia buona volontà di conciliazione, non mi è
più stato possibile continuare in questo
atteggiamento, ed ho dovuto intervenire, in qualche modo mio malgrado, in
questa questione del Cristianesimo che è stato il punto di partenza almeno
apparente della crisi attuale; dico apparentemente perché, in realtà, questa
pare proprio non essere che il seguito di quella del 1945 che non era mai stata
veramente risolta. Ora è più che chiaro che non c'è più nessuna speranza che la situazione giunga mai a migliorare, ed è sicuro che
ciò non poteva perpetuarsi in tal modo indefinitamente ...
Naturalmente, sapevo già tamite Vâlsan
quel che voi pensavate di tutto ciò, e vi ringrazio per avermelo voluto
confermare voi stesso di nuovo. Quanto a quelli che esitano o che addirittura
si schierano dalla parte della Svizzera, il loro caso si spiega evidentemente
con tutte le asserzioni fantastiche che sono state ripetute loro a sazietà ed alle quali credono ancora; è certamente da temere che un
giorno o l'altro finiranno col provarne delle terribili disillusioni. In
Svizzera, le conoscenze dottrinali sembrano davvero debolissime in tutti,
nonostante le loro pretese “jinaniche”; quanto al punto di vista tecnico, la loro
ignoranza a questo riguardo è una cosa a fatica credibile, e quel che più infastidisce è ch'essi s'immaginano di potervi supplire
con delle pretese “ispirazioni”, le quali sono troppo manifestamente al di
fuori da ogni regolarità tradizionale. Ci sarebbe troppo da dire su tutto
questo, ma non vi insisto ulteriormente, dato che sono
convinto che Vâlsan vi tenga al corrente di quel che c'è di più importante
nella nostra corrispondenza.
Sono felice del vostro completo accordo
con lui; v'è, in lui, un fondamento dottrinale ben altrimenti solido che non quello
che si riscontra negli Svizzeri, compreso il loro Maestro, ed
approvo interamente le vostre considerazioni nei loro riguardi. Sono stato
contento di sapere che avevate già cominciato a riunirvi in maniera
indipendente; quale che sia l'attitudine che si prenderà dall'altro lato (e non spero affatto che ci si rassegnerà ad una separazione “amichevole”),
non dovete di certo preoccuparvi d'una questione di “regolarità” che non si pone
neppure più in queste condizioni, e che d'altra parte non avrebbe avuto ragione
di porsi per voi di fronte a Losanna più di quanto non lo sia per Losanna
stessa di fronte a Mostaghanem, poiché non v'è in ciò alcuna differenza reale,
il che non ha assolutamente nulla a che vedere col valore che si può attribuire
a torto od a ragione a tale o tal altra individualità ... L'essenziale è avere
una tariqa veramente normale, il che
in Svizzera lo si chiama sdegnosamente “una tariqa come le altre”: che peccato
che qualcuno non abbia voluto accontentarsene!
Credete, vi prego,
caro Signore, ai miei cordialissimi sentimenti.
R. Guénon.
[1] Testo
tratto da: Michel Vâlsan, Lettere di
distacco da F. Schuon, Edizioni Al-Khâtamu Al-Dhahabiyy, Al-Qâhira
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