"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

giovedì 23 novembre 2017

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî, Il bell’esempio offerto dal Profeta (Mawqîf)

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
Il bell’esempio offerto dal Profeta[1]*

Allâh ha detto:[2]

“Veramente, voi avete, nell’Inviato di Allâh, un bell’esempio” (Corano 33, 21).

Ho ricevuto questo nobile versetto segretamente e spiritualmente. In effetti, tutte le volte che Allâh vuole comunicarmi un ordine o una interdizione, annunciarmi una buona notizia o mettermi in guardia, insegnarmi una scienza o rispondere alla questione che ho sollecitato, Egli ha l’abitudine di strapparmi a me stesso, pur lasciando che la mia forma esteriore rimanga inalterata, e di inviarmi[3] quel che vuole, facendo allusione[4] a un nobile versetto del Corano. In seguito, mi restituisce a me stesso; allora, torno con il versetto, l’occhio rinfrescato[5] e le mani piene; poi, mi ispira ciò che vuole grazie al versetto che ricevo senza scrittura né suono e al di fuori dello spazio. Ho già ricevuto – ad Allâh sia resa Grazia – circa la metà del Corano con questa modalità e spero che la generosità di Allâh mi faccia memorizzare tutto il Corano prima di morire[6]. Grazie ad Allâh, sono mantenuto nell’ispirazione, nelle sue fonti e nei suoi percorsi. Satana non ha alcun potere su me, dato che né Satana può sopportare su di sé la Parola di Allâh né i demoni possono mai rivelare ciò ché non si addice loro e che non potrebbero fare[7]. Ogni versetto di cui parlo, non l’ho ricevuto se non in questo modo, salvo rari casi.
Le genti della nostra via non hanno mai preteso di apportare delle novità in materia di religione, esse hanno inteso soltanto offrire nuovi significati alla religione antica[8]. Ed essi sono favoriti dalla tradizione profetica che sostiene che l’intelligenza dell’uomo non è perfetta se non quando egli veda molteplici sensi nel Corano[9]. L’altra tradizione profetica, secondo la quale il Corano ha un aspetto esteriore e uno interiore, un limite e una fuga, è stata riportata da Ibn Hibbân[10] nella sua Raccolta della tradizione autentica. Quanto al discorso di Ibn ‘Abbâs[11], viene detto: “Nessun uccello agita le sue ali nel cielo, senza che non lo si trovi nel Libro di Allâh”[12]. O anche, la preghiera dell’Inviato (saws) in favore di Ibn ‘Abbâs: “Oh Allâh, istruiscilo nella religione e insegnagli l’interpretazione”[13]. Nella Raccolta della tradizione autentica, ‘Alî[14] riferisce che gli venne chiesto: “L’Inviato di Allâh (saws) vi ha distinte in qualcosa, voi Genti della Casa[15], rispetto agli altri, per esempio per quanto riguarda la scienza?». «No! – Per Colui che fende il seme e crea il soffio! A meno che tu non intenda una comprensione (particolare) donata ad un uomo nel Libro di Allâh”. Quel che è scritto qui e in questo Mawqif è di questo tipo. “Allâh dice la verità ed è Lui che mostra il cammino” (Corano 33, 4). Chi vuole provare la loro veradicità, che segua la loro via. I maestri della via non negano i significati letterali e non dicono: “L’intenzione del versetto altro non è che quel che noi comprendiamo”; ma fondano i significati letterali su quel offre il senso apparente del versetto[16]. Essi dicono: “Abbiamo compreso una cosa che s’aggiunge al senso letterale del versetto”. È risaputo che la Parola del Reale è conforme alla Sua scienza e che la Sua scienza ingloba[17] e riguarda il necessario, il possibile e l’impossibile. Dunque non si è lontani (dal pensare) che l’intenzione del Reale a partire dal versetto riconduca a tutto ciò che hanno compreso gli exoteristi e gli esoteristi, e ciò che costoro non hanno ancora compreso. Ecco perché, ogni volta che arriva qualcuno a cui Allâh ha aperto lo sguardo interiore e illuminato il cuore, lo si vede far uscire dal versetto e dalla tradizione un senso a cui non erano stati condotti coloro che lo avevano preceduto. E sarà così fino al levarsi dell’Ora. E ciò dovuto a nient’altro che all’ampiezza della scienza del Reale. In effetti, Egli è il loro maestro e la loro guida. Così diremo, a proposito del versetto iniziale, malgrado la sua concisione, ciò che non si può esprimere a proposito dell’inimitabile[18] né realmente né metaforicamente. È un mare immenso che non ha né inizio né fine. In effetti, tutto quello che gli autori hanno composto, a proposito delle regole spirituali e temporali, rientra senza eccezione in ciò che indica il versetto.

“Veramente, voi avete, nell’Inviato di Allâh, un bell’esempio”.

Ossia, riferendosi al comportamento del Reale nei confronti del suo Inviato (saws), Egli lo colma e lo priva; lo danneggia e lo avvantaggia, fa sì che le sorti della guerra siano ora in suo favore ora contro di lui; ora chiude su lui la Sua mano ora la apre; Risponde alla sua preghiera oppure la respinge[19] e a volte gli dice:

“Coloro che ti prestano giuramento, non fanno che prestarlo a Allâh” (Corano 4, 80);

“Dì: se amate Allâh, seguitemi e Allâh vi amerà” (Corano 3, 31);

“Non sei tu che lanciavi, quando lanciavi, ma era Allâh che lanciava” (Corano 8, 17)[20]

La forza dell’espressione si presta a questo significato: “ Tu non sei tu, quando tu sei tu, ma tu sei Allâh”[21]. E a volte Lui dice:

“Non sei tu a dirigere chi ami” (Corano 28, 56);

“Tu non c’entri affatto, sia che Egli si volga verso loro o che li castighi” (Corano 3, 128);

“Tu non farai sentire i morti, e non farai sentire l’appello ai sordi, quando essi si voltano indietro. Non sei tu colui che guida i ciechi fuori dal loro smarrimento” (Corano 27, 80-81);

“Sei forse tu colui che salverà chi è nel fuoco?” (Corano 39, 19);

“Non sei per loro un tiranno” (Corano 50, 45).

A volte, Egli lo (saws) pone nella dimora conveniente alla sua anima sublime mentre altre volte, nella dimora dell’umile servitore. Rientra in questa categoria ciò che tra le scienze è inestimabile e impenetrabile, ossia la scienza di Allâh, dei Suoi attributi, della Sua indipendenza nei confronti delle Sue creature[22] e della loro dipendenza nei Suoi confronti; la scienza degli inviati, ciò che viene imposto ad essi, e ciò che loro è permesso e ciò che è impossibile per quel che li riguarda; la saggezza di Allâh nei confronti delle Sue creature e l’ordinamento dell’altra vita in rapporto a questa.

“In verità, voi avete, nell’Inviato di Allâh, un bell’esempio”.

Cioè, relativamente al comportamento dell’Inviato (saws) nei confronti del suo Signore, la realizzazione dello stato di servitù e l’esecuzione dei diritti impliciti nella signoria divina, la dipendenza a Suo riguardo, la fiducia in Lui in ogni cosa, la sottomissione alla Sua forza, la condiscendenza nel Suo decreto, il ringraziamento per i Suoi favori, la pazienza nella sopportazione delle Sue prove…Rientrano in questa categoria l’insieme delle scienze della Legge rivelata a proposito degli atti di culto, dei costumi, di quel che salva, di quel che fa perire[23], ossia delle scienze innumerevoli e illimitate.



“In verità, voi avete, nell’Inviato di Allâh, un bell’esempio”.

Cioè, quanto al comportamento delle genti nei suoi [del Profeta] (saws) confronti, vi è tra questi chi ha dice la verità e chi mente, chi ama e chi odia: essi gli (saws) hanno fatto del male sia nelle parole che negli atti; essi lo hanno combattuto con ogni sorta di astuzia ma senza ucciderlo; il suo illustre volto è stato colpito, i suoi incisivi rotti; le fazioni si sono alleate contro di lui; l’amico intimo lo ha abbandonato[24]. E questo non ha fatto che accrescere in lui la chiaroveggenza in quel che lo riguarda e la forza del suo stato. Rientrano in questa categoria l’inesauribile conoscenza delle virtù del Profeta (saws) dei suoi insegnamenti e di quelli degli altri profeti e degli gnostici e a quel che hanno sofferto a causa di coloro che li hanno trattati da impostori.

“In verità, voi avete, nell’Inviato di Allâh, un bell’esempio”.

Ossia, ciò riguarda il suo (saws) comportamento nei confronti delle genti, del suo amore per loro, della sua volontà nel voler loro bene, al punto che il suo Signore gli ha detto: “Forse ti affliggi perché essi non sono credenti” (Corano 26, 3); si tratta anche della pazienza che porta nei loro confronti e del fatto che vede in essi il volto di Allâh. Essi l’hanno trattato ingiustamente e lui ha perdonato. Essi gli hanno tolto e lui ha donato. Essi l’hanno ignorato e lui ha sopportato. Essi hanno interrotto la relazione con lui e ha riannodato i rapporti. Egli ha detto: “Oh Allâh, perdona il mio popolo, perché essi non sanno”[25]. Egli ha respinto il male con il bene; a tutto ciò che è odioso ha opposto le realtà lodevoli contrarie, rivestendosi dei costumi divini e mettendo in opera i nomi di misericordia. In effetti, nessuno è più paziente di Allâh di fronte all’insulto. Rientra in questa categoria ciò che non si può trascrivere e ciò che non si ha la forza di immaginare, ossia i nobili tratti del carattere, le eccellenti qualità, le scienze del governo spirituale e temporale sulle quali posano l’ordine del mondo e la sua edificazione, così come la felicità degli eletti. Bisogna dunque che il discepolo – che dico? – l’iniziato faccia di questo versetto il suo punto d’orientamento in ogni dove e il suo luogo di contemplazione in ogni istante. In effetti, tutti i suoi stati interiori non sfuggono a questi quattro stati. Forse questo versetto può rappresentare la via diritta sulla quale Satana è in agguato dei figli di Adamo sui quattro lati, perché egli ha giurato:

“Lo spierò sulla retta via, poi li tormenterò, davanti e dietro, sulla destra e sulla sinistra; e non troverai che degli ingrati nella maggioranza di loro” (Corano 7, 16-17).

Così colui che compie ciò che indica il versetto fa parte del novero dei riconoscenti e i demoni non avranno potere su lui.


Mawqif



[1]  * Questa è invece la traduzione dello stesso Mawqif dal testo francese da cui sono tratti tutti gli altri di questo libro. Le note sono diverse nelle due versioni.
[2]  Emiro Abd al-Kader, Scritti spirituali, presentati e tradotti dall’arabo da Michel Chodkiewicz, Seuil, Parigi, 1982, pagg. 157-162.
[3]  Questa espressione è probabilmente una reminiscenza di Corano 20, 39: “Ho proiettato su te un amore proveniente da Me”. 
[4]  Il termine “allusione” ha qui certamente una consonanza mistica; i mistici sono chiamati, in effetti, “Le genti dell’allusione” (cfr. Râzî, Il Grande Commentario, Beirut 1981 t.I, pag. 100, 1.6) o “I maestri dell’allusione” stesso testo (TK) t. I, pag. 99, 1.3. 
[5]  Corano 20, 40 dice: “Perché il suo occhio si rinfreschi”, ciò che indica la consolazione. 
[6]  Dio ha realizzato la sua speranza, perché ha memorizzato tutto il Corano (nota del testo arabo). 
[7]  Tuttavia, sappiamo che, secondo Corano 22, 52, Satana è intervenuto nei desideri (o la recitazione della rivelazione, secondo certi commentatori, vedere a questo proposito TK t. 23, pag. 50, I-21 – pag. 56, I.8) dei profeti che hanno preceduto Muhammad. Ciò che porta Dio ad abrogare quel che invia Satana, per confermare i propri versetti. 
[8]  Non ci sono dunque sostenitori d’innovazioni biasimevoli, ma dei semplici rinnovatori o rivivifatori della religione. 
[9]  Questa tradizione non è recensita nella Concordanza di Wensick. 
[10]  Tradizionista nato a Bust nel 270/883 e morto sempre a Bust nel 354/965. 
[11]  Considerato come il più grande sapiente della prima generazione; padre dell’esegesi musulmana, nato nel 3/619 e morto a Tâ’if nel 68/687. 
[12]  Citato con qualche variante da Ibn Hanbal, 5, 153. 
[13]  Al-Bukhârî, wudû’, 10 e Muslim, fadâ’il al-sahâha, 138. 
[14]  Cugino del Profeta , nato verso il 597 e morto a Kûfa nel 40/660; quarto califfo e iniziatore della Shî’a. 
[15]  Si tratta di coloro che sono della famiglia di Muhammad e che hanno con lui un legame di sangue. 
[16]  Il senso letterale, secondo l’esegesi classica, trascina su tutt’altro senso e numerose regole codificano l’abbandono eventuale del senso letterale per l’interpretazione del testo (vedere, per esempio, TK t. 27, pag. 109, I.12; t. II, pag. 155, I,I5; ecc…). 
[17]  Allusione a Corano 65, 12: “Dio ingloba ogni cosa della sua scienza”. 
[18]  L’inimitabilità del Corano (i’djâz) consiste nel fatto che l’uomo è incapace di produrre un libro così eloquente e perfetto. 
[19]  Dio è ripetutamente presentato in questo modo nel Corano come Colui che può a un tempo utile e dannoso (Corano 10, 106; 21, 66; 6, 71; ecc…); Colui che apre e chiude la Sua mano (Corano 2, 245); per contro, non è mai detto che Dio respinge la preghiera del giusto; Egli non fa che accoglierla (Corano 7, 194). 
[20]  Secondo TK t. 15, pag. 143, I.20 sq, si tratta della battaglia di Badr dove si gettavano manciate di terra e di sassi presi in un wâdî
[21]  Questa espressione ricorda le locuzioni teofaniche di certi mistici, come quelle di Abû Yazîd al-Bistâmî (187/801 – 234/857) che diceva: “Lode a me! Lode a me! Perché il mio ruolo è grande! È abbastanza di me, è abbastanza!” (al-Badawî, Shatahât as-Sûfiyya, Il Cairo, 1949, pag. 78). 
[22]  Uno dei temi coranici più frequenti ricorda che “Dio non ha bisogno del mondo” (Corano 3, 97). 
[23]  Al-Ghazâlî definisce assai bene queste quattro categorie di scienze, nel suo discorso introduttivo alla Rivivificazione delle scienze della religione. Gli atti cultuali concernono la preghiera, l’elemosina, il digiuno, il pellegrinaggio, ecc…; i costumi riguardano il nutrimento, il matrimonio, il guadagno, i viaggi, l’amicizia, ecc…; ciò che salva concerne le virtù della pietà, della pazienza, del timore, della povertà, dell’ascesi, ecc….; e ciò che fa perire riguarda le mancanze del cuore, dell’anima, del ventre, del sesso, della lingua, ecc…(Ilyâ’ ‘alim ad-din, Beyrouth, Dâr al-kutub al-‘ilmiyya; 1406/1906, pagg. 281-284. 
[24]  Ibn Hîshâm, nella sua biografia del Profeta, dà effettivamente un saggio dei tormenti che ha subito a più riprese (al-sîra an-wabawiyya, Héliopolis, Dâr al-Manâr, 1413/1993, t. I, pagg. 334-342). 
[25]  Al-Bukhârî, istitâbat al-murtaddîn, 5. A proposito dell’origine di questa tradizione e la sua attribuzione, vedere Jean-Louis Déclais, “Perdona il mio popolo, perché essi non sanno”, art. in Islamochristiana 22 (1996), pagg. 9-29. 

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