"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

sabato 18 novembre 2017

Ibn 'Arabî, Problemi di esoterismo (Estratto da Al-Futâhâtu al-Mekkiyya cap. 30)

Ibn 'Arabî
Problemi di esoterismo 

(Estratto da Al-Futâhâtu al-Mekkiyya cap. 30) [1]

Per Dio, fratello mio, sii onesto verso quello che ho intenzione di dirvi. Non c'è dubbio che sei d'accordo con me ad ammettere che tutte le informazioni che ci ha trasmesso l’Inviato di Dio quando Lo ha descritto – sia esaltato – come Si rallegrava ridendo, Si sorprendeva, gaudente, in collera, esitante, detestante, amante, appassionato, sono attestazioni che richiedono fede e che bisogna accreditare.
Ora ammetti che i respiri della Divina Presenza possono penetrare il cuore dei santi dopo un’epifania, una rivelazione o uno svelamento divino in modo che, essendo stati informati da Dio e per averli contemplati grazie (letteralmente: a) Dio, avranno conoscenza delle stesse realtà che esprimono le parole provenienti dalla bocca dell’Inviato.
Accetta ancora che se questo santo ti riporta delle descrizioni simili riguardo a Dio, non trattarlo da eretico, come ha detto al-Junayd, Non avevamo tu ed io creduto alle stesse parole dell’Inviato? Non dirai: “Questo è un panteista (mushabbih) e un idolatra? Come ha fatto a assegnare a Dio qualità delle creature?”
Gli idolatri non hanno fatto peggio, per riprendere la parola di ‘Alî, figlio di Husayn. Non arriverai, come sostenuto da IbnAbbâs, fino a uccidere o emettere una fatwâ per legalizzare il suo omicidio?
A cosa hai creduto e a cosa ti sei rivolto quando hai ascoltato dalla bocca dell’Inviato delle parole simili che la ragione condanna e che, tuttavia, egli ci ha vietato di interpretare? Per tanto al-Ash’arî le ha interpretate in modo da preservare, secondo lui, la Sua trascendenza! Dov'è l'onestà in tutto questo? Perché non ha detto: “la Potenza (di Dio) non è limitata, per tanto può dare a questo santo ciò che ha dato al Profeta come scienza dei segreti divini, perché questa conoscenza non è una caratteristica particolare della profezia e il legislatore non ne ha interdetto l'accesso alla propria comunità poiché non si è espresso su questo soggetto”, o piuttosto ha lasciato indicazioni di questo tipo: “Se si trovano nella mia comunità uomini ai quali (il cielo) si rivolge, ‘Umar è uno di loro!” confermerebbe così che certe persone possono ricevere un’ispirazione (Lett.: era di coloro a cui gli si parlava) senza tuttavia essere profeti, e che questa ispirazione può essere simile a quella di questi ultimi; perché questo dominio è molto differente da quello delle decisioni legislative che fanno la distinzione tra ciò che è legale e ciò che è illegale. La capacità di legiferare è effetivamente una delle specificità della profezia; ma questo non è il caso della conoscenza delle sottigliezze della scienza sacra che è comune fra tutti i servi di Dio, profeti e santi, governanti e governati. O amico, dove è la tua onestà? Forse non si ascoltano (queste accuse) tra i giuristi e i pensatori che sono i veri Faraoni rispetto ai santi e i perfetti impostori tra i pii servi di Dio?
Dio non ha garantito a coloro tra noi che mettono in opera le prescrizioni divine che Egli insegna loro, e che è Lui che prende in carico la sua istruzione prodigandolo di (nuove) scienze frutto delle sue opere? Egli afferma in effetti: “O voi che credete! Se temete Allah, vi concederà la capacità di discernimento” (Cor. 8:29) e anche: “Temete Allah, è Allah che vi
insegna. Allah conosce tutte le cose” (Cor. 2:282)?
‘Umar b. al-Khattâb e Ahmad b. Hanbal fanno parte dei Poli di questa stazione ed è per questo che il Profeta diceva riferendosi a ‘Umar  per la forza che Dio gli aveva concesso: “O ‘Umar, tu non hai mai incontrato il diavolo su una strada senza che egli prendesse una strada differente da te!”.
Un tale proposito testimonia che egli era preservato dall’errore (ma’sûm) sulla base della testimonianza di uno che era immune. Sappiamo, in effetti, che il diavolo non segue altra via che quella dell’errore che, secondo il testo, non era la via di ‘Umar. Egli non seguiva dunque che il cammino della Verità, essendo tra coloro che, in tutti i loro sforzi, non temono il biasimo dei loro detrattori allorché Dio è messo in discussione e che incarnano la forza della Verità.
Ora, la Verità è di difficile accesso e penosa da sopportare per l'ego che non l’accetta ma spinge al suo contrario. Ecco perché il Profeta disse: “la verità non ha lasciato amici a ‘Umar”. Questa parola  suona doppiamente vera, sia esternamente che internamente; esteriormente, prima di tutto, è la mancanza di onestà, l’amore per il potere, la rinuncia alla servitù, l’interesse per ciò che non vi riguarda, (che incitava ‘Umar ad evitare gli uomini) così come il fatto di non accettare inviti occupato com’era con i propri difetti piuttosto che quelli degli altri. E per questo che dal suo cuore, la Verità non gli aveva lasciato amici a ‘Umar, perché egli non intratteneva realzioni che con Dio.

Tratto da: http://esprit-universel.over-blog.com



[1] Muhyî-d-Dîn Ibn Arabî, Estratti dal cap. 30 delle Futûhât: “Delle due categorie di Poli «cavalieri del deserto»”, tradotti da A.Penot

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