Problemi di esoterismo
(Estratto da Al-Futâhâtu al-Mekkiyya cap. 30) [1]
Tratto da: http://esprit-universel.over-blog.com
Per Dio, fratello mio, sii onesto
verso quello che ho intenzione di dirvi. Non c'è dubbio che sei d'accordo con
me ad ammettere che tutte le informazioni che ci ha trasmesso l’Inviato di Dio
quando Lo ha descritto – sia esaltato –
come Si rallegrava ridendo, Si sorprendeva, gaudente, in collera, esitante, detestante,
amante, appassionato, sono attestazioni che richiedono fede e che bisogna accreditare.
Ora ammetti che i respiri della
Divina Presenza possono penetrare il cuore dei santi dopo un’epifania, una
rivelazione o uno svelamento divino in modo che, essendo stati informati da Dio
e per averli contemplati grazie (letteralmente: a) Dio, avranno conoscenza
delle stesse realtà che esprimono le parole provenienti dalla bocca
dell’Inviato.
Accetta ancora che se questo
santo ti riporta delle descrizioni simili riguardo a Dio, non trattarlo da
eretico, come ha detto al-Junayd, Non avevamo tu ed io creduto alle stesse
parole dell’Inviato? Non dirai: “Questo è un panteista (mushabbih)
e un idolatra? Come ha fatto a assegnare a Dio
qualità delle creature?”
Gli idolatri non hanno fatto peggio,
per riprendere la parola di ‘Alî, figlio di Husayn. Non arriverai, come
sostenuto da Ibn ‘Abbâs, fino a uccidere o emettere
una fatwâ per legalizzare il suo omicidio?
A cosa hai creduto e a cosa ti
sei rivolto quando hai ascoltato dalla bocca dell’Inviato delle parole simili
che la ragione condanna e che, tuttavia, egli ci ha vietato di interpretare? Per
tanto al-Ash’arî le ha interpretate in modo da preservare, secondo lui, la Sua
trascendenza! Dov'è l'onestà in tutto questo? Perché non ha detto: “la Potenza (di Dio) non è limitata, per tanto può dare a
questo santo ciò che ha dato al Profeta come scienza dei segreti divini, perché
questa conoscenza non è una caratteristica particolare della profezia e il legislatore
non ne ha interdetto l'accesso alla propria comunità poiché non si è espresso
su questo soggetto”, o piuttosto ha lasciato indicazioni di questo tipo: “Se si
trovano nella mia comunità uomini ai quali (il cielo) si rivolge, ‘Umar è uno
di loro!” confermerebbe così che certe persone possono ricevere un’ispirazione (Lett.:
era di coloro a cui gli si parlava) senza tuttavia essere profeti, e che questa
ispirazione può essere simile a quella di questi ultimi; perché questo dominio è
molto differente da quello delle decisioni legislative che fanno la distinzione
tra ciò che è legale e ciò che è illegale. La capacità di legiferare è
effetivamente una delle specificità della profezia; ma questo non è il caso della
conoscenza delle sottigliezze della scienza sacra che
è comune fra tutti i servi di Dio, profeti e santi, governanti e governati. O
amico, dove è la tua onestà? Forse non si ascoltano (queste accuse) tra i giuristi
e i pensatori che sono i veri Faraoni rispetto ai santi e i perfetti impostori
tra i pii servi di Dio?
Dio non ha garantito a coloro tra
noi che mettono in opera le prescrizioni divine che Egli insegna loro, e che è
Lui che prende in carico la sua istruzione prodigandolo di (nuove) scienze
frutto delle sue opere? Egli afferma in effetti: “O voi che
credete! Se temete Allah, vi concederà la capacità di
discernimento” (Cor. 8:29) e
anche: “Temete Allah, è Allah che vi
insegna. Allah
conosce tutte le cose” (Cor. 2:282)?
‘Umar b. al-Khattâb e Ahmad b. Hanbal fanno parte dei
Poli di questa stazione ed è per questo che il Profeta diceva riferendosi a
‘Umar per la
forza che Dio gli aveva concesso: “O ‘Umar, tu non hai mai incontrato il
diavolo su una strada senza che egli prendesse una strada differente da te!”.
Un tale proposito testimonia che
egli era preservato dall’errore (ma’sûm) sulla
base della testimonianza di uno che era immune. Sappiamo, in effetti, che il
diavolo non segue altra via che quella dell’errore che, secondo il testo, non
era la via di ‘Umar. Egli non seguiva dunque che il cammino della Verità,
essendo tra coloro che, in tutti i loro sforzi, non temono il biasimo dei loro
detrattori allorché Dio è messo in discussione e che incarnano
la forza della Verità.
Ora, la Verità è di difficile
accesso e penosa da sopportare per l'ego che non l’accetta ma spinge al suo
contrario. Ecco perché il Profeta disse: “la verità non
ha lasciato amici a ‘Umar”. Questa parola suona doppiamente vera, sia
esternamente che internamente; esteriormente, prima di tutto, è la mancanza di
onestà, l’amore per il potere, la rinuncia alla servitù, l’interesse per ciò
che non vi riguarda, (che incitava ‘Umar ad evitare gli uomini) così come il
fatto di non accettare inviti occupato com’era con i propri difetti piuttosto
che quelli degli altri. E per questo che dal suo cuore, la Verità non gli aveva
lasciato amici a ‘Umar, perché egli non intratteneva realzioni che con Dio.
Tratto da: http://esprit-universel.over-blog.com
[1] Muhyî-d-Dîn Ibn Arabî, Estratti dal cap. 30
delle Futûhât: “Delle due categorie
di Poli «cavalieri del deserto»”, tradotti da A.Penot
Nessun commento:
Posta un commento