"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 26 novembre 2017

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî, Tutto quello che succede è conforme alle predisposizioni pre-eterne (Mawqîf 97)

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
Tutto quello che succede è conforme alle predisposizioni pre-eterne

Mawqîf 97

Dio ha detto:
“Verrà chiesto a coloro che temevano Dio: Cos’è che il Vostro Signore ha fatto scendere? Risponderanno: un bene”[1].

Ciò significa che si domanderà a coloro che sono inclini a difendere il loro Signore contro il male e le infamie che si potrebbero attribuirGli, ossia coloro che conoscono il loro Signore: “Cosa ha fatto discendere il vostro Signore?” Detto altrimenti: “Cosa ha fatto per voi e per le altre creature?” Perché ogni avvenimento discende dalla presenza dell’unione (dei contrari) che è una delle presenze di Dio, come Egli stesso ha detto: 
“Non vi è nulla i cui i tesori non siano presso Noi; ma li facciamo discendere in quantità misurata”[2].

“Essi risposero: un bene”. Ciò significa che Egli compirà e farà discendere un bene. Poiché ogni avvenimento, che si presenti in modo cattivo o buono, vantaggioso o nefasto, è in realtà un bene per motivi diversi. Ciò di cui l’apparenza è cattiva, come il miscredente, la tribolazione e l’infortunio, è un bene per chi lo riceve, anche se sembra essere un male per lui e anche per coloro che non lo ricevono. In effetti, ciò che arriva ad ogni uomo proviene necessariamente dalla sua realtà: egli è ciò che è. Egli richiede quindi quel che gli arriva secondo il linguaggio delle sue predisposizioni che è ben più eloquente del suo discorso orale. Se gli arrivasse il contrario, lo rifiuterebbe, ne soffrirebbe e finalmente non l’accetterebbe. Perché le predisposizioni sono il fondamento e le cause seconde e esterne ne derivano. Queste predisposizioni sono pre-eterne e non create. Dunque ciò che succede ad ogni uomo fa parte delle conseguenze necessarie del suo prototipo immutabile.
L’effetto della potenza segue la volontà, la quale segue la scienza. Ora gli attributi del Reale non entrano nel tempo; tuttavia, per l’ordine è così. La scienza segue ciò che è saputo logicamente ma non cronologicamente, nel senso che la sua denominazione di scienza esige questa dipendenza nei riguardi di ciò che è conosciuto. Ecco quel che si vuol dire con questo: fintanto che ciò che è saputo rimane in presenza della scienza che da ogni punto di vista è il cuore dell’Essenza, non è qualificato dall’esistenza esteriore. Dopo aver ricevuto l’esistenza esteriore e il suo ricollegamento alla scienza che gli uomini spirituali qualificano come manifestazione della scienza, quello che è conosciuto segue allora la scienza; poiché l’esistenza esteriore è un’ombra e una copia di questa scienza che si chiama la manifestazione della scienza. Proprio come la scienza dell’Essenza è una copia di ciò che è saputo; tale è il senso dell’idea di seguito. Ciò che è saputo è ciò che non si trasforma, non cambia e non si altera. Perché se cambiasse, ne conseguirebbe l’ignoranza da cui Dio deve essere separato.
Dunque ciò che succede ad ogni uomo, gli è concomitante e fa parte della sua realtà. Non è qualche cosa di aggiunto o d’esteriore. In effetti, l’apparente è l’essenza di ciò che è nascosto e il mondo invisibile è l’essenza del mondo visibile. Non vi è nulla nel secondo che non sia già nel primo e viceversa. Una cosa non dirà: “Oh Signore, perché mi hai creata così e non diversa?”. Ciò che sarebbe insensato. Così, “l’argomento decisivo spetta a Dio”[3] contro le sue creature. Se non fosse stato così, Egli non avrebbe ragione. Ed è ciò che evidenzia questa tradizione profetica: “Tutto è facile a colui che è creato per questo”[4]. Ugualmente, in un’altra tradizione: “L’uomo agisce apparentemente agli occhi delle genti come gli ospiti del paradiso, finché tra lui e il paradiso non resti che un pollice o un cubito. È allora che il registro lo precede, ecc…”[5].
Non vi è nient’altro in questo registro che la predisposizione alla quale corrisponde ciò che è saputo. E l’agire di colui che è predisposto all’inferno e che tuttavia agisce al modo degli ospiti del paradiso e viceversa corrisponde a una predisposizione particolare per un tale agire. Di conseguenza, a poco vale, in quanto predisposizione dell’uomo il domandare qualche cosa in una invocazione o a fare uno sforzo per questa stessa cosa, se quest’ultimo non ha la predisposizione per accogliere quel che domanda; tanto che se gli venisse donato, egli lo rifiuterebbe per, alla fine, detestarlo. La tradizione profetica seguente: “Agite e non parlate”, è come il resto delle ragioni rimaste nelle cause seconde: essa può corrispondere a tale predisposizione, come non corrispondervi.

[1] Corano 16, 30
[2] Corano 15, 21
[3] Corano 6, 149
[4] Al-Bhkhârî, Tafsîr sûra 93, 7; Al-qadar, 3; Al-tawhîd, 54. questa tradizione è ugualmente commentata in Mawqîf 94 e 184.
[5] Al-Bukhârî, Jihâd, 77. questa tradizione si trova anche in Mawqîf 182.

1 commento:

  1. Forse non è così evidente che a un uomo non possa accadere ciò che non è inscritto nelle sue possibilità di realizzazione, ma non potrebbe essere diversamente.

    RispondiElimina