"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 19 novembre 2017

René Guénon, Lettere a Denys Roman - 2

René Guénon
Lettere a Denys Roman - 2

Il Cairo, 3 Maggio 1948
Cariss F,

Sono contento che la mia lettera vi sia arrivata, questa volta; la vostra del 18 Aprile mi è arrivata già qualche giorno fa e, se non vi ho risposto subito, è perché ho dovuto finire, prima, i miei articoli per il numero di Giugno di "É. T", per il quale ero piuttosto in ritardo, come sempre ...

È davvero una buona notizia che abbiate finalmente ricevuto la dispensa dai termini di tempo e che possiate ricevere il 3° grado prima delle vacanze; ciò significa, effettivamente, un notevole anticipo!

Nessuno m'aveva mai parlato del sigillo della G∴T∴; non potreste mandarmene un calco, in modo che io possa rendermi meglio conto di che cosa si tratti? Finora, non sapevo niente neppure del vostro 2° Sorv∴; quel che me ne dite è, insomma, piuttosto soddisfacente, per lo meno in senso relativo; è inevitabile che le attitudini di alcuni siano più o meno limitate e non ci si può mostrare troppo esigenti… 

Sono stupito che nessuno di voi abbia letto il libro di Marquès-Rivère, poiché pensavo che almeno Clavelle dovesse averlo; può darsi che riusciate egualmente a trovarlo. Sarebbe, d'altra parte, possibile prendere conoscenza diversamente del rituale in questione, se è ancora in uso alla Thébah, cosa che non so per nulla. Non devono esserci rimasti che pochissimi dei vecchi membri; del resto, dopo la guerra del1914, c'era già stato un grande cambiamento e non certo in un senso favorevole; è questo, d'altronde, il motivo per cui molti avevano cessato d'andarvi ... Tuttavia, penso sia utile che voi visitiate questa L∴, per vedere cosa ne è, ora. In quel rituale potrete trovare una definizione della funzione dei Diaconi; cosa veramente notevole, è che questa funzione, che è certamente di origine operativa, corrisponde quasi esattamente a quella dei nuqabâ[1] nelle Turuq[2] islamiche. D'altra parte, il 2° Sorv∴ siede, naturalmente, al centro della col∴ del -Mezzogiorno[3], come dev'essere normalmente; l'uso francese non è dovuto, in fin dei conti, che al bisogno di stabilire una specie di falsa simmetria fra le posizioni dei 2° Sorv∴. Vi segnalo ancora un dettaglio dello stesso rituale che è conforme a quello che esiste nella Mass∴ inglese: la presenza, sui tavolini dei Sorv∴, d'una piccola colonna in legno; durante i lavori, quella del l° Sorv∴ è in piedi e quella del 2° Sorv∴ coricata, mentre è l'inverso quando i lavori sono sospesi.
Per la questione della Bibbia, vi sono delle cose veramente curiose in questa discussione alla quale avete assistito al "Risveglio Mass∴": quel che vi è stato detto a proposito del G∴O∴ sembrerebbe indicare che, anche da quel lato, vi è stato un serio cambiamento in questi ultimi anni; non so, però, fino a dove esso potrà arrivare, poiché ci sono, purtroppo, indizi d'uno spirito assai poco tradizionale, fra i quali una proposta di ammettere come visitatori i membri del D∴H∴[4], comprese le SS∴![5] Devo dire che ai tempi miei l'uso della Bibbia non era stato ristabilito neppure alla Thébah e, forse, il potere centrale non l'avrebbe tollerato; a quell'epoca, nella G∴L∴, l'impiego della formula A∴L∴D∴G∴A∴D∴U∴ era soltanto facoltativo. Per la modificazione della suddetta formula, quel che mi proponete mi pare vada assai bene e sarebbe, effettivamente, di tal natura da mettere a posto tutto quanto. Quel che dite a questo riguardo della 'nostalgia dell'universalità' è sicuramente vero e cosa alquanto singolare è che esso parrebbe manifestarsi soprattutto nei paesi in cui la Mass∴ è più divisa (come in Italia, per esempio). Siamo più che d'accordo anche in merito alle domande da porre ai visitatori; resta da sapere soltanto in che modo esse potrebbero venire introdotte nel rituale d'iniziazione.

Sono queste le proposte per i rituali dei tre gradi che dovranno essere sottoposte al prossimo Convento, il che non lascia davvero che ben poco tempo, o soltanto per quello del primo grado, il quale non è sicuramente il più difficile da mettere a posto, ma che comporta tuttavia il risolvere le questioni d'ordine generale?
L'alfabeto mass:. veniva utilizzato nella corrispondenza (non credo che vi siano mai state delle iscrizioni nel tracciato della L) per le parole che non si volevano scrivere 'in chiaro' per timore d'indiscrezione ed anche per certe formule abbreviate, come la formula finale delle lettere
(cioè: vi saluto, CF, per i numeri misteriosi che vi sono noti e con tutti gli onori che vi sono dovuti)[6]. Sussiste un vestigio dell'alfabeto nel segno  peraltro deformato[7], poiché si è creduto di scorgervi l'immagine di un 'quadrato lungo' mentre, in realtà, doveva essere molto semplicemente  ,cioè L∴.
Per l'origine dell'acclamazione Ecc, quel che vuol dire Vuillaume, per quanto sia espresso in modo inesatto, si riferisce al nome di El-Uzzâ, divinità femminile degli antichi Arabi, che avrebbe avuto, per simbolo, l'acacia (non so bene su cosa si basi quest'affermazione, che mi sembra alquanto dubbia). È ben più verosimile che si tratti della parola 'ezzah, la quale, d'altronde, si riallaccia alla stessa radice (che si ritrova anche con un prefisso, nel nome della Col B) e che ha il senso di gloria, forza, potenza. Devo dire che vi è un'altra interpretazione, particolare al 18° grado, che vi vede una deformazione della parola ebraica Hoshi’a, Salvatore, ma si tratta senza dubbio di una spiegazione aggiunta a posteriori, com'è spesso il caso per molte cose che si trovano nei rituali dei gradi alti.
Aggiungo ancora che, in inglese, ‘huzza’ è un'acclamazione usata anche nel mondo profano; dato però che la sua etimologia è del tutto sconosciuta, il problema non viene risolto e la cosa più probabile di tutte è che si tratti di una 'esteriorizzazione' di qualcosa che originariamente apparteneva in proprio a delle organizzazioni iniziatiche; ciò è, in tutti i casi, molto più probabile del contrario. I quadri dei differenti gradi appesi ai muri non significano assolutamente nulla, dato che sono orientati seguendo i quattro punti cardinali; il loro posto non può essere che sul pavimento, nella parte centrale della L (beninteso, al 3° grado è la bara di Hiram ad occupare questo posto). In origine, il tracciato doveva essere fatto con il gesso (oppure con il carbone) prima dellapertura dei lavori (credo, senza esserne del tutto sicuro, che sia il GEsp[8] ad esserne incaricato) e veniva cancellato dopo la chiusura dall'ultimo Appricevuto; non ho mai visto da nessuna parte che ci fosse un ordine determinato da osservare per questo tracciato, per quanto ciò non sia affatto impossibile; ad ogni modo, è soltanto per semplificare le cose che si è adottato, in seguito, l'uso di teli che vengono dispiegati, il che priva la cosa di molto del suo significato.
Per l'altare, la forma triangolare è certamente più normale della forma cilindrica ma, d'altro canto, l'altare d'Apollo, per quanto ne sappia, era cubico; può, d'altronde, trattarsi d'una modifica che ha avuto luogo in un'epoca più o meno remota. Le vostre osservazioni su diversi nomi di luoghi sono curiose, ma non so bene quali conseguenze se ne possano trarre. Non credo che si possa vedere una relazione fra i tre passi di Vishnu e quelli del cammino dell'App; questi ultimi sono descritti come “i primi passi nell'angolo d'un quadrato lungo”. Ma c'è qualcos'altro che, al contrario, è in relazione diretta con i tre passi di Vishnu o, piuttosto, con le 'stazioni' corrispondenti: sono i posti occupati dai tre primi Ufficiali (a condizione, naturalmente, che quella del 2° Sorv sia normale).
Un'altra cosa da sottolineare è che esiste, nelle organizzazioni iniziatiche cinesi, un cammino rituale, chiamato “passo di Yu”, che è molto simile al cammino mass, nonostante sia un po' più complicato.

Avevo saputo della conferenza di J.P.S.[9] da Maridort, ma non avevo avuto altri dettagli a questo riguardo. Avevo visto, tempo fa, un ritratto del personaggio ed ero, effettivamente, rimasto colpito dalla sua bruttezza; quel che dite sul suo comportamento è di certo un altro segno molto sfavorevole... È veramente stupefacente che qualcuno abbia potuto dire che avrebbe un suo posto alla GT![10]
Prendete tutto il tempo che vi serve per le questioni d'un altro ordine di cui vi riproponete di parlarmi poiché è, evidentemente, molto meno urgente di quel che concerne il rituale. La ramificazione della renna deve sicuramente aggiungere qualcosa di particolare al simbolismo generale delle corna: ciò mi fa pensare anche alla raffigurazione del dio gallico Kernunnos.

Tratta da: René Guénon, Lettere massoniche a Denys Roman 1948, Edizioni Al-Hudâ al Mubîna, Al-Madîna al-Munawwira




[1] Esponenti di altissimo livello nella gerarchia iniziatica islamica (per questo ed altri termini attinenti all'esoterismo islamico, ci siamo avvalsi dell'ottimo: Marcello Perego: Le parole del Sufismo, Edizioni Mimesis, Milano, 1998).
[2] Turuq: plurale di Tariqa: ordine iniziatico islamico.
[3] Colonna del Mezzogiorno.
[4] Droit humain, cioè «Diritto Umano». Le Sorelle del 'Droit Humain'.
[5] Droit humain è un’obbedienza massonica «mista» alla quale partecipano anche le donne, a questo si riferisce «le SS» ovvero le due Sorveglianti femmine. [n.d.SS.]
[6] René Guénon si riferisce al cosiddetto alfabeto latomistico ottenuto secondo il principio esposto da Agrippa di Nettesheim nel 1533 nel capitolo XXX, libro Ill della sua De occulta philosophia. Questa la versione presente nel Manuel Maçonnique par un veterain
de la Maçonnerie (1820) del Vuilliaume:

Tenendo presente che, seppur non presente nello schema, il segno s è utilizzato per la U/V, è bene sottolineare che tale alfabeto è ottenuto sulla base della cosiddetta tavola tripartita. Come è noto, la tavola tripartita ovvero, secondo l'antica denominazione: tiercel board, viene ottenuta tracciando una coppia di rette parallele tra loro e tagliandole con un'altra coppia di rette parallele e perpendicolari alla prima coppia. In questo modo la tavola viene suddivisa in nove parti disposte in tre linee e in tre colonne. Senza entrare qui in ulteriori particolari diciamo che la struttura di tale tavola è a sua volta intrinsecamente legata all'origine e all'interpretazione di ogni alfabeto massonico. Necessario precisare anche che, se il sistema utilizzato originariamente da Agrippa si basava su un alfabeto ebraico di 27 lettere, il numero della lettere utilizzate per le moderne lingue europee, non costituisce un multiplo di nove, ed è per questo che lo schema ne indica solo 18. Mancano quindi segni per lettere come la X, la Y, la W, la Z, la K, la J. Per questo si utilizza come seconda chiave una croce di Sant'Andrea, con la quale è possibile ottenere il seguente schema:
u
s
y
y
U
X
Y
Z
[7] Nel catechismo massonico del 1° grado conosciuto come LIBRO M” compilato dal celebre massone italiano Pericle Maruzzi, è detto: “La Loggia, la sala cioè in cui si riuniscono i Fratelli per il loro lavoro, ha la forma di un parallelepipedo rettangolo, ma noi, usualmente, diciamo che essa è un Quadrilungo”.  Quest'ultimo termine corrisponde esattamente al francese carré long per indicare la forma della Loggia.
[8] Grande Esperto, cioè uno degli Ufficiali di Loggia.
[9] Jean-Paul Sartre? La sua laidezza era proverbiale.
[10] Loggia Grande Triade: nome della Loggia che si ispirava agli insegnamenti di René Guénon, costituita per la maggior parte da guénoniani. A questo proposito, vedi: Jean Reyor (Marcel Clavelle): Documento confidenziale su René Guénon, Ed. al-Khâtamu al-Dhahabiyy, ai-Qâhira, s.d., pagg. 75-87: “Non era passato un anno [dal 1945] che Guénon fu portato a rivedere il suo punto di vista ed a nutrire qualche speranza in un'altra direzione: fu la costituzione della Loggia «La Grande Triade» di Rito Scozzese Antico ed Accettato, fondato con lo scopo d'accogliere individui che aderivano senza riserve all'opera di Guénon e desiderosi di lavorare per la restaurazione d'una Massoneria integralmente tradizionale. Non avevo nessuna voglia di prender parte a quest'impresa ma Guénon credeva che non ne potessi star fuori, poiché pensava che vi si poteva scorgere quell'iniziativa occidentale che aveva atteso, vanamente, sin qui. Aggiungeva, non senza malizia, che tanto meno mi potevo sottrarre, in quanto quest'iniziativa mi dava ragione dato che permetteva di scorgere un altro esito possibile della sua opera. C'è bisogno di dire che non era per niente alla Massoneria che avevo pensato, prima? Sia quel che sia, intrapresi l'operazione con il concorso di due guénoniani: Roger Maridort e Marcel Maugy (Denys Roman). Ben presto Maridort, che si mostrava, bisogna riconoscerlo, un musulmano
ferventissimo, desiderò ricevere la baraka. Lo presentai quindi a Vâlsan che rifiutò, dando per motivo il fatto che il postulante era in contrasto con la morale islamica e non appariva deciso a mettersi in regola (tengo a precisare, qui, che l'infrazione in questione, per condannabile che fosse dal punto di vista cristiano ed islamico, non aveva nulla a che vedere con una qualsiasi «perversione»). Maridort fu, ovviamente, molto colpito da questo rifiuto; senza passare per la «via gerarchica», sottoposi il suo caso a Schuon non appena le relazioni con quest'ultimo, che abitava in Svizzera, furono ristabilite e la risposta fu la stessa: che il postulante regolarizzi la sua situazione privata e si vedrà. Quando la Loggia «La Grande Triade» fu costituita, Maridort mi chiese di presentarlo, l'iniziazione massonica essendo compatibile (Guénon dixit) con l'esoterismo islamico. Guénon, con il quale fu in corrispondenza dal primo momento in cui ciò era diventato possibile e che l'aiutava al massimo delle sue possibilità, l'incoraggiava vivamente. Durante l'occupazione, in un periodo che non saprei precisare, ero entrato in contatto con un giovane che aveva qualche anno più di me, che si chiamava Marcel Maugy. Guénoniano fervente, s'era interessato alla Massoneria da quando Guénon ne aveva affermato il carattere iniziatico. Conoscendo molto bene l'inglese e l'italiano, aveva accumulato una prodigiosa documentazione massonica in queste due lingue, senza parlare, naturalmente, della letteratura francese su questo soggetto. Quindici anni più tardi, però, non s'era ancora deciso a sollecitare la propria iniziazione: penso che quest’astensione fosse dovuta ad una timidezza accentuatissima di questo vecchio ragazzo quasi quinquagenario. Non appena seppe ch'ero stato sollecitato ad entrare nella Gran Loggia di Francia, mi chiese di presentarlo, cosa che fu fatta e non sollevò alcuna difficoltà. Non ero dispiaciuto d'entrare in quella casa in compagnia di qualche faccia conosciuta. Per Maridort, le cose andarono meno bene. All'interrogatorio, non piacque. Non so con esattezza cosa avesse potuto dire per colpire i Fratelli (l'indomani non era capace di ricordare niente di niente), ma il Venerabile mi fece dire che Maridort era aggiornato. Non gli restava più che piangere sul suo bel tappeto da preghiera. Fortunatamente per lui, quel brav'uomo di Reyor, che era presente, dichiarò al Venerabile che sarebbe entrato nella G∴L∴ con i suoi due puledri o non ci sarebbe entrato affatto. Ci si inchinò e Maridort al colmo della gioia ricevette finalmente l'iniziazione. Uff! E fu così che cominciò quest'avventura della «Grande Triade» che doveva durare, per me, tre anni e mezzo (dal luglio 1947 al febbraio 1951 ). Si fece entrare, in questo periodo, una mezza dozzina di guénoniani ai quali si aggiunsero, per affiliazione, un altro ammiratore di Guénon che era Massone sin dal 1936, il Fr∴ Bastien. Ma, malgrado gli impegni che erano stati assunti con me prima della fondazione, furono introdotti in questa Loggia, per iniziazione o per affiliazione,  un numero ancor maggiore di persone che non avevano nessuna conoscenza dell'opera di Guénon e che non avevano, per essa, che una modesta curiosità. M'ero assai rapidamente reso conto che non era possibile fare un lavoro serio, anche semplicemente speculativo, in quell'ambiente ed ammetto di non aver mai capito bene come Guénon avesse potuto farsi delle illusioni al riguardo. Senza dubbio, le lettere troppo ottimiste di Maridort e di Maugy gli avevano fatto credere ad un cambiamento d'atmosfera più accentuato di quanto non lo fosse nella realtà dall'epoca in cui lui stesso aveva frequentato la G∴L∴. Avevo, per tre anni, animato meglio che potevo questa Loggia e perfino fatto delle conferenze nelle Tenute collettive e, a dire il vero,  ne avevo abbastanza, ma Guénon tanto più era attirato da questa impresa in quanto si scontrava con errori di valutazione altrove.
[ ... ]
Maugy era grande ammiratore della Massoneria inglese, il che, sul piano rituale, si può giustificare. Ora, c'era - e c'è - in Francia, un'Obbedienza alcune Officine della quale operano col rito inglese, la G.N.L.F. (le altre Logge di quest'obbedienza operano col Rito Rettificato). Come ho lasciato capire in precedenza, se Maugy era entrato nella G.L., era perché l'occasione s'era presentata. Ora sognava la G.L.N.F. ed aveva finito per convincere alla sua idea un giovane Massone lionese di formazione guénoniana che era appena venuto a stare a Parigi ed era appena entrato nella “Grande Triade”, il F∴ Joan Granger (alias Jean Tourniac). L'uno e l'altro, in corrispondenza con Guénon, cercarono di convincerlo a fare emigrare il nostro gruppo alla G.L.N.F., uno dei cui dignitari di quel tempo, il F∴ Massiou, era a sua volta in rapporti epistolari con Guénon. Quest'ultimo appariva molto titubante. Temeva l'atmosfera molto inglese della G.L.N.F., con il suo conformismo ed il suo moralismo poco propizi a dei lavori intellettuali. Comunque, dato che eravamo tutti d'accordo nel lamentarci della piega che avevano preso le cose alla “Grande Triade”, mi chiese di fare prima di tutto un tentativo per raddrizzare la situazione, approfittando del fatto che avrei occupato il posto d'Oratore al rientro d'ottobre 1950. Se si constatava che non c'era niente da fare, si sarebbe presa in esame l'emigrazione alla G.L.N.F.  Da parte mia, non ci tenevo affatto a restare alla G.L., dove ero ben convinto che non si sarebbe mai fatto un lavoro serio, ma ero alquanto scettico quanto alle possibilità di far di più alla G.L.N.F.
In ogni caso, allo stesso modo in cui non ero entrato nella G.L. se non fosse stato che un dignitario dell'Obbedienza era venuto a cercarmi, ero ben deciso a non entrare nella G.L.N.F. che alle stesse condizioni... e più ancora. Se il piccolo gruppo dei «guénoniani» della “Grande Triade” passava in massa alla G.L.N.F., mi ripromettevo di dire a Guénon: dato che ci sarà un nucleo di guénoniani in quest'Obbedienza, che Maugy e Granger sono molto più “calati” di me in materia massonica, non vedo perché la mia presenza vi sia necessaria. Di ciò, naturalmente, non avevo fatto parola a nessuno. Una circostanza fece sì che le cose precipitassero e prendessero una svolta diversa dal previsto. Avevo preparato un fervorino, che era un bilancio dei 3 anni e mezzo che avevo passato alla “Grande Triade”, un bilancio fallimentare, una requisitoria anche contro i fondatori ed il Venerabile (Ivan Cer.) che aveva mancato a tutti gli impegni assunti alla partenza. Avrei dovuto, normalmente, esporre il tutto in 30-40 minuti, in tutta tranquillità. Non c'era, di solito, nessun programma prestabilito alla “Grande Triade”. Se non c'erano postulanti da presentare, interrogatori o iniziazioni, il Venerabile mi domandava di fare una relazione. Ci contavo quindi per poter presentare il conto: quel giorno- voglio dire il giorno che avevo programmato – il Venerabile, che aveva delle antenne e forse aveva subodorato qualcosa, si mise a leggere egli stesso un lunghissimo lavoro personale su non so più che cosa. Il tempo passava ed io cominciavo ad andare in ebollizione. Terminato ch'ebbe la sua lettura, il Venerabile si girò verso di me, che occupavo il posto d'Oratore, e mi disse: “Credo che possiamo chiudere i lavori”. Risposi che avevo una comunicazione da fare. Mi fece notare che era tardi, al che risposi che non avrei preso molto tempo. Cominciai quindi a dipanare il mio testo al galoppo
dinanzi ad un'assemblea - ed un Venerabile - dapprima sbalordita, poi furiosa, tranne i pochi che erano a conoscenza del segreto. Era duro, durissimo, e non offriva neppure una possibilità d'essere accettato, però se avessi letto il testo posatamente, non avrebbe certo prodotto la medesima impressione. Letto velocemente, nervosamente (era l'ora d'andare a cena!), con una voce a sbalzi che dava l'impressione della collera, era veramente un'aggressione. Il risultato fu quello che è noto: scatenamento di furori, inizio di baraonda nei corridoi tra miei avversari e sostenitori, poi la mia messa in stato d'accusa con il pretesto che avevo attentato alla dignità - o all'onore, non lo so neanche più - del Venerabile, della Loggia e dell'Ordine. Avendo rifiutato di rendermi al giudizio o di farmici rappresentare, fui radiato. Lo scandalo fu terribile, aumentato dal fatto che un membro del Collegio dei Riti del G.O. assistette alla serenata. Ormai improponibile
la mia domanda d'entrare nella G.L.N.F. Finalmente, dei guénoniani della “Grande Triade”, soltanto la metà,  emigrarono nella G.L.N.F., gli altri restarono nella G.L., almeno per il momento. Quasi tutti loro dovevano in seguito abbandonare completamente la Massoneria. Fui radiato dalla G.L. il 6 Gennaio 1951. Il 7, Guénon moriva. Non era più questione d'obbedienze per me, ormai”.

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