René Guénon
Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi
25. Le fenditure della Grande Muraglia
Per quanto oltre abbia potuto spingersi, la «solidificazione» del mondo sensibile non ha mai potuto esser tale da fare di quest’ultimo un «sistema chiuso», come lo pensano i materialisti; essa ha d’altronde dei limiti imposti dalla natura stessa delle cose, e più si avvicina a tali limiti più lo stato che rappresenta è instabile.
Di fatto, come abbiamo appena visto, il punto che corrisponde alla massima «solidità» è ormai oltrepassato, e le apparenze di «sistema chiuso» non possono che diventare sempre più illusorie e inadeguate alla realtà.
Abbiamo anche parlato di «fenditure» attraverso le quali già s’introducono, e andranno in misura sempre maggiore introducendosi, certe forze distruttive; secondo il simbolismo tradizionale, queste «fenditure» si producono nella «Grande Muraglia» che circonda il nostro mondo e lo protegge contro l’intrusione delle influenze malefiche dell’ambito sottile inferiore.[1]
Per capire questo simbolismo a fondo e sotto tutti gli aspetti, è opportuno osservare che una muraglia costituisce insieme una protezione ed una limitazione; in un certo qual senso si potrebbe perciò dire che essa ha dei vantaggi e degli inconvenienti; sennonché, se si tiene presente che essa è essenzialmente destinata ad assicurare la difesa contro gli attacchi provenienti dal basso, i vantaggi hanno di gran lunga il peso maggiore, e tutto sommato è molto meglio, per quel che si trova racchiuso nel recinto di cui si tratta, esser limitato dalla parte inferiore, che essere incessantemente esposto alle devastazioni del nemico, se non addirittura a una distruzione più o meno completa. Del resto, in realtà, una muraglia non è mai chiusa dall’alto, e di conseguenza non impedisce la comunicazione con i campi superiori, anche se questo corrisponde allo stato normale delle cose; è durante l’epoca moderna che il «guscio» senza vie d’uscita costruito dal materialismo ha chiuso questa comunicazione. Ora, secondo quanto da noi detto, a causa del fatto che la «discesa» non è ancora stata interamente compiuta, tale «guscio» può soltanto permanere intatto verso l’alto, vale a dire verso la parte da cui precisamente il mondo non ha bisogno di protezione, e da cui al contrario non può se non ricevere influenze benefiche; le «fenditure» si producono esclusivamente dal basso, perciò nella muraglia protettrice vera e propria, e le forze inferiori che si introducono attraverso di esse incontreranno tanto minor resistenza in quanto, nelle presenti condizioni, nessuna potenza di natura superiore può intervenire per opporvisi efficacemente; il mondo si trova dunque abbandonato senza nessuna difesa a tutti gli attacchi dei suoi nemici, e tanto più per il fatto che, a causa dello stato della mentalità attuale, ignora completamente i pericoli da cui è minacciato.
Nella tradizione islamica le «fenditure» di cui stiamo
parlando sono quelle attraverso cui penetreranno, all’approssimarsi della fine
del ciclo, le orde devastatrici di Gog e Magog,[2]
le quali d’altronde esercitano continui sforzi per invadere il nostro mondo;
queste «entità», che raffigurano le influenze inferiori in questione, e che si
ritiene conducano attualmente un’esistenza «sotterranea», vengono descritte in
un duplice modo, sia come giganti sia come nani, il che, secondo quanto abbiamo
visto precedentemente, le identifica, per lo meno sotto un certo profilo, ai
«guardiani dei tesori nascosti» e ai fabbri del «fuoco sotterraneo», che hanno
anche, rammentiamolo, un aspetto estremamente malefico; d’altronde, in tutte
queste cose si tratta sempre, in definitiva, dello stesso genere d’influenze
sottili «infracorporali».[3]
A dire il vero i tentativi fatti da queste «entità»
per insinuarsi nel mondo corporeo e umano sono ben lontani dall’esser cosa
nuova; anzi essi risalgono almeno ad un’epoca da situarsi verso gli inizi del Kali-Yuga, cioè ben oltre i tempi
dell’antichità «classica» ai quali si limita
l’orizzonte degli storici profani. A questo proposito, la tradizione cinese
riporta, in termini simbolici, che «Niu-kua (sorella e sposa di Fo-hi e che si
dice abbia regnato insieme a lui) fece fondere pietre dai cinque colori[4]
per riparare uno strappo fatto nel cielo da un gigante» (apparentemente, benché
ciò non sia chiaramente spiegato, in un punto situato al di sopra
dell’orizzonte terrestre);[5]
e questo episodio si riferisce ad un’epoca la quale è precisamente di qualche
secolo soltanto posteriore all’inizio del Kali-Yuga.
Soltanto che, quantunque il Kali-Yuga sia propriamente un periodo d’oscuramento, il che ha reso
possibile fin dai suoi inizi tale genere di «fenditure», questo oscuramento è
certamente lungi dall’aver raggiunto d’un sol colpo le proporzioni che si
possono constatare nelle sue ultime fasi, e questa è la ragione per cui le
«fenditure» potevano essere a quel tempo riparate con relativa facilità; ciò
nondimeno occorreva anche allora che fosse esercitata una costante vigilanza, e
questa incombenza rientrava naturalmente nei compiti attribuiti ai centri
spirituali delle diverse tradizioni. Seguì un’epoca nella quale, in seguito
all’eccessiva «solidificazione» del mondo, le stesse «fenditure»
furono molto meno da temere, almeno temporaneamente; quest’epoca corrispose
alla prima parte dei Tempi moderni, vale a dire a quello che può esser definito
il periodo specificamente meccanicistico e materialistico, periodo in cui il
«sistema chiuso» del quale parlavamo era più prossimo ad essere attuato, per lo
meno per quanto la cosa era possibile di fatto. Adesso, parlando cioè del
periodo che può essere identificato nella seconda parte dei Tempi moderni e che
è già incominciato, le condizioni sono certamente cambiate rispetto a quelle di
tutte le epoche anteriori: non solamente le «fenditure» possono nuovamente
prodursi sempre più abbondantemente, e presentare caratteri più gravi che mai
in conseguenza del cammino discendente percorso nell’intervallo, ma inoltre le
possibilità di riparazione non sono più le stesse di un tempo. In effetti,
l’azione dei centri spirituali si è andata a mano a mano restringendo, perché
le influenze superiori che essi, secondo la loro funzione normale,
trasmettevano al nostro mondo non possono più manifestarsi all’esterno,
arrestate come sono da quel «guscio» impenetrabile di cui dicevamo poco fa;
dove mai si potrà dunque trovare, in un simile stato dell’insieme umano e
cosmico, una difesa d’una certa efficacia contro le «orde di Gog e Magog»?
E non è tutto: ciò che abbiamo detto descrive soltanto
quello che si può chiamare il lato negativo delle difficoltà crescenti che
incontra qualsiasi opposizione all’intrusione delle influenze malefiche, e del
resto si può aggiungere ad esso anche quella specie d’inerzia dovuta alla
generale ignoranza di queste cose, e alle «sopravvivenze» della mentalità
materialistica e dell’atteggiamento che le corrisponde, cose che possono durare
tanto più a lungo in quanto tale atteggiamento è diventato per così dire
istintivo nei moderni, essendosi quasi «incorporato» nella loro natura. È
chiaro che un buon numero di «spiritualisti» e persino di «tradizionalisti», o
di quelli che si autodefiniscono tali, sono di fatto almeno tanto materialisti
quanto tutti gli altri sotto questo rispetto, giacché quel che rende la
situazione ancor più irrimediabile è il fatto che coloro i quali vorrebbero,
nella miglior buona fede, combattere lo spirito moderno, ne sono essi stessi
affetti a propria insaputa, cosicché tutti i loro sforzi sono per ciò stesso
condannati a restar privi d’ogni apprezzabile risultato; si tratta infatti di
cose in cui la buona volontà è lungi dall’essere sufficiente, e nelle quali
occorre invece, e diremmo prima di tutto, una conoscenza effettiva; ma è
proprio questa conoscenza che è resa del tutto impossibile dall’influsso dello
spirito moderno e delle sue limitazioni, e ciò anche per coloro che potrebbero
avere sotto questo rapporto determinate capacità intellettuali solo che si
trovassero in condizioni più normali.
Sennonché, oltre a tutti
questi elementi negativi, le difficoltà di cui stiamo discorrendo hanno anche
un lato che potrebbe esser detto positivo, rappresentato da tutto ciò che nel
nostro stesso mondo favorisce attivamente l’intervento delle influenze sottili
inferiori, sia coscientemente sia incoscientemente. A questo proposito bisogna
tener conto prima di tutto della funzione in qualche modo «determinante» degli
agenti veri e propri di tutta la deviazione moderna, poiché questo intervento
costituisce propriamente una nuova fase, più «avanzata», di tale deviazione, e
corrisponde esattamente al proseguimento del «piano» secondo cui essa si è
effettuata; è perciò evidentemente da questo lato che occorrerebbe ricercare
gli elementi ausiliari coscienti delle forze malefiche di cui stiamo parlando,
quand’anche, qui come in molte altre occasioni, possano esistere di tale
coscienza svariate gradazioni. Quanto agli altri elementi ausiliari delle forze
malefiche, vale a dire quanto a coloro che agiscono in buona fede e che,
ignorando la vera natura di queste forze (in grazia precisamente di quell’influsso
dello spirito moderno a cui abbiamo appena accennato), svolgono tutto sommato
soltanto la funzione di gabbati – il che però non gli impedisce di essere
spesso tanto più attivi quanto più sono sinceri e incapaci di vedere –, questi
sono ormai quasi innumerevoli, e possono essere catalogati in svariate
categorie, dagli ingenui aderenti alle organizzazioni «neospiritualistiche» di
tutti i generi fino ai filosofi «intuizionistici», passando attraverso gli
scienziati cultori della «metapsichica» e agli psicologi delle scuole più
recenti. Non insisteremo di più in questa sede, perché sarebbe come fare
anticipazioni indebite su quel che dovremo dire un po’ più avanti. Prima
bisogna però dare alcuni esempi del modo in cui certe «fenditure» possono
prodursi di fatto, e dei «supporti» che le influenze sottili e psichiche
d’ordine inferiore (poiché ambito sottile e campo psichico sono in fondo, per
noi, sinonimi) possono trovare nell’ambiente cosmico per esercitare la loro
azione e diffondersi nel mondo umano.
[1]
Nel simbolismo della tradizione indù, questa «Grande Muraglia» è la montagna
circolare Lokâloka, che separa il
«cosmo» (loka) dalle «tenebre
esteriori» (aloka); naturalmente ciò
è suscettibile di applicarsi analogicamente ad ambiti più o meno estesi
nell’insieme della manifestazione cosmica, da cui l’applicazione particolare
che ne è fatta qui, in quanto stiamo dicendo, in relazione al solo mondo
corporeo.
[2] Nella tradizione indù si parla dei demoni Koka e Vikoka, i cui nomi sono evidentemente simili.
[3] Il simbolismo del «mondo sotterraneo» è anch’esso duplice, ed ha pure un senso superiore, com’è dimostrato in particolare dalle considerazioni da noi esposte in Le Roi du Monde; qui però si tratta ovviamente soltanto del suo significato inferiore, o addirittura letteralmente «infernale».
[4] I cinque colori sono il bianco, il nero, l’azzurro, il rosso e il giallo, i quali corrispondono nella tradizione estremo-orientale ai cinque elementi, o anche ai quattro punti cardinali e al centro.
[5] Si afferma anche che «Niu-kua tagliò le quattro zampe della tartaruga per deporvi sopra le quattro estremità del mondo», allo scopo di stabilizzare la terra; se si ricorda quanto dicemmo in precedenza riguardo alle corrispondenze analogiche rispettive di Fo-hi e di Niu-kua, ci si potrà render conto che conformemente ad esse la funzione di assicurare la stabilità e la «solidità» del mondo appartiene alla parte sostanziale della manifestazione, ciò che s’accorda esattamente con quanto abbiamo esposto qui a tale proposito.
[2] Nella tradizione indù si parla dei demoni Koka e Vikoka, i cui nomi sono evidentemente simili.
[3] Il simbolismo del «mondo sotterraneo» è anch’esso duplice, ed ha pure un senso superiore, com’è dimostrato in particolare dalle considerazioni da noi esposte in Le Roi du Monde; qui però si tratta ovviamente soltanto del suo significato inferiore, o addirittura letteralmente «infernale».
[4] I cinque colori sono il bianco, il nero, l’azzurro, il rosso e il giallo, i quali corrispondono nella tradizione estremo-orientale ai cinque elementi, o anche ai quattro punti cardinali e al centro.
[5] Si afferma anche che «Niu-kua tagliò le quattro zampe della tartaruga per deporvi sopra le quattro estremità del mondo», allo scopo di stabilizzare la terra; se si ricorda quanto dicemmo in precedenza riguardo alle corrispondenze analogiche rispettive di Fo-hi e di Niu-kua, ci si potrà render conto che conformemente ad esse la funzione di assicurare la stabilità e la «solidità» del mondo appartiene alla parte sostanziale della manifestazione, ciò che s’accorda esattamente con quanto abbiamo esposto qui a tale proposito.
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