Muhammad Al-‘Arabi ad-Darqâwî
Lettere di un maestro Sufi
Lettera 9
Quando il mio maestro vide che seguivo sinceramente la Via, mi ordinò di rompere con le abitudini della mia anima (nafs), e mi disse: “Come dobbiamo acquisire la scienza della realtà spirituale (al-haqiqah), così dobbiamo acquisirne l’azione”. Non lo capii.
Lettera 9
Quando il mio maestro vide che seguivo sinceramente la Via, mi ordinò di rompere con le abitudini della mia anima (nafs), e mi disse: “Come dobbiamo acquisire la scienza della realtà spirituale (al-haqiqah), così dobbiamo acquisirne l’azione”. Non lo capii.
Allora,
afferrato il mio haik (l’haik è un telo senza cucitura utilizzato per avvolgere
la testa e le spalle n.d.r.) con la sua nobile mano, me lo strappò dalla testa
(apparire in pubblico, con la testa scoperta, in un ambito musulmano non
influenzato dall’Occidente moderno, è indice di volgarità, d’indisciplina e di
follia n.d.r.), lo torse più volte e me l’avvolse intorno al collo, e infine
aggiunse: “Ecco la prova del bene!”. La mia anima si turbò a tal punto che
avrei preferito morire anzichè mostrarmi in quell’abbigliamento stravagante. Il
maestro mi guardò senza proferire parola, e io mi sentii oppresso fino alla
morte. Mi alzai prima che egli s’alzasse - contrariamente al solito - e
camminai finché il muro della zawiyah mi nascose ai suoi occhi. Allora la mia
anima (nafs) mi chiese: “Che mai vuol
dire ciò?”. Non sapevo cosa risponderle, se non rimettermi l’haik sul capo come
d’abitudine. Però non lo feci, e le dissi: “Il maestro ne conosce bene il
significato. Ma tu (anima mia), perché temi d’essere umiliata? Chi sei e qual è
il tuo grado, per non sopportare di trovarti in questo stato? Ti piace dunque solo
rimanere con la tua concupiscenza e i tuoi capricci, a trastullarti
sfrenatamente! No, in nome di Dio, non ne godrai fino a quando veglierò su di
te e sulla tua ostilità!”. E la mia anima, vedendo i miei occhi infiammati di
collera, disperò della sua concupiscenza e capì che non avrebbe ottenuto nulla,
e alla fine accettò la legge che le imposi. Guai al faqir, guai a lui, se vede
la forma della sua anima (nafs) come
realmente è, e non la soffoca finché muoia!
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