Considerazioni sull’Iniziazione
III - Errori diversi riguardo all’iniziazione
Non riteniamo superfluo, per sgombrare in qualche modo il terreno, segnalare fin d’ora alcuni altri errori riguardanti la natura e il fine dell’iniziazione, giacché tutto quel che abbiamo avuto occasione di leggere su questo argomento nel corso di numerosi anni ci ha fornito, si può dire giornalmente, le prove di un’incomprensione pressoché generale.
È ovvio che non possiamo pensare di effettuare qui una sorta di «rassegna» in cui rilevare tali errori uno per uno in modo particolareggiato, cosa che risulterebbe troppo fastidiosa e priva di interesse; meglio sarà che ci limitiamo a esaminare alcuni casi in certo qual modo «tipici», e questo avrà nello stesso tempo il vantaggio di dispensarci dal fare riferimenti troppo diretti ad autori o scuole definiti, giacché è sottinteso che le osservazioni che faremo hanno per noi una portata assolutamente indipendente da qualsiasi questione di «personalità», come comunemente si dice, ovvero, per usare un linguaggio più esatto, di individualità.
È ovvio che non possiamo pensare di effettuare qui una sorta di «rassegna» in cui rilevare tali errori uno per uno in modo particolareggiato, cosa che risulterebbe troppo fastidiosa e priva di interesse; meglio sarà che ci limitiamo a esaminare alcuni casi in certo qual modo «tipici», e questo avrà nello stesso tempo il vantaggio di dispensarci dal fare riferimenti troppo diretti ad autori o scuole definiti, giacché è sottinteso che le osservazioni che faremo hanno per noi una portata assolutamente indipendente da qualsiasi questione di «personalità», come comunemente si dice, ovvero, per usare un linguaggio più esatto, di individualità.
Ricorderemo per incominciare, e senza insistervi eccessivamente, le concezioni troppo diffuse secondo cui l’iniziazione sarebbe
qualcosa di carattere semplicemente «morale» e «sociale»[1]; si
tratta di concezioni anche troppo limitate e «terrestri», se così possiamo
esprimerci. e, come spesso abbiamo detto a proposito di altri argomenti,
l’errore più grossolano è lungi dall’essere sempre il più pericoloso. Diremo
soltanto, per tagliar corto con ogni confusione, che concezioni simili non si
attagliano realmente neppure a quella prima parte dell’iniziazione che
l’antichità indicava con il nome di «piccoli misteri»; questi ultimi, come
spiegheremo più avanti, riguardano di fatto l’individualità umana, ma nello
sviluppo integrale delle sue possibilità, perciò di là dalla modalità corporea,
la cui attività si esercita nella sfera che è comune a tutti gli uomini. Non
riusciamo proprio a capire che valore avrebbe, o addirittura quale ragion
d’essere, una pretesa iniziazione che si limitasse a ripetere, mascherandolo
sotto una forma più o meno enigmatica, quanto di più banale è contenuto
nell’istruzione profana, quanto di più comune c’è in essa, vale a dire, «alla portata
di tutti». Con questo non intendiamo negare che la conoscenza iniziatica possa
avere applicazioni nella sfera sociale, così come in qualsiasi altro ambito; ma
questa è una questione del tutto diversa: innanzi tutto applicazioni
contingenti di questo genere non costituiscono assolutamente lo scopo
dell’iniziazione, così come le scienze tradizionali secondarie non
costituiscono l’essenza di una tradizione; inoltre, esse hanno un carattere del
tutto diverso da quello di ciò di cui stiamo parlando, in quanto discendono da
principi che non hanno nulla a che vedere con precetti di «morale» corrente,
soprattutto quando si tratti della troppo decantata «morale laica» cara a tanti
nostri contemporanei, e, per di più, procedono per vie inaccessibili ai
profani, in virtù della natura stessa delle cose; siamo con esse, perciò,
piuttosto lontani da quella che in passato abbiamo sentito chiamare
testualmente da qualcuno, «la preoccupazione di vivere a modo». Finché ci si
limiterà a «far della morale» basandosi sui simboli, sia pure con le migliori
delle intenzioni, non si farà certo qualcosa che abbia a che vedere con
l’iniziazione; ma avremo occasione di ritornare sull’argomento più avanti,
quando dovremo parlare in special modo dell’insegnamento iniziatico.
A errori più sottili, e di conseguenza più temibili, si dà
luogo talvolta quando, a proposito dell’iniziazione, si parla di una
«comunicazione» con stati superiori o con «mondi spirituali»; prima di tutto,
troppo spesso un tal modo di esprimersi sottintende l’illusione costituita dal
ritenere «superiore» qualcosa che veramente superiore non è, ma che così appare
semplicemente perché è più o meno straordinario o «anormale». In fondo,
dovremmo ripetere qui tutto quel che abbiamo già detto in altra sede sulla
confusione tra lo psichico e lo spirituale[2], giacché essa è infatti quella in cui più frequentemente si cade in simili occasioni; di fatto gli stati psichici non hanno nulla di «superiore» né di «trascendente», inteso che fanno soltanto parte dello stato individuale umano[3]; e quando noi parliamo di stati superiori dell’essere, in tal caso senza nessun
abuso di linguaggio, intendiamo esclusivamente gli stati sovraindividuali.
Qualcuno spinge ancor più lontano la confusione, e del termine «spirituale» fa
più o meno un sinonimo di «invisibile», vale a dire che ritiene tale,
indistintamente, tutto quel che non cade sotto i sensi ordinari e «normali»; in
questo modo abbiamo visto denominare persino il mondo «eterico», ossia,
semplicemente, la parte meno grossolana del mondo corporeo! In queste
condizioni c’è fortemente da temere che la «comunicazione» di cui è questione
si riduca in definitiva a non altro che alla «chiaroveggenza», o alla
«chiaroudienza», o all’esercizio di qualche altra facoltà psichica dello stesso
genere e non meno insignificante, anche quando sia reale. È proprio quel che
capita di fatto sempre, e in fondo è a questo che si riducono tutte le scuole
pseudo-iniziatiche dell’Occidente moderno; alcune di esse si assegnano
addirittura espressamente lo scopo dello «sviluppo dei poteri psichici latenti
nell’uomo»; nel seguito, avremo da ritornare ulteriormente sulla questione dei
pretesi «poteri psichici» e delle illusioni a cui essi danno luogo.
Ma non è tutto: anche ammettendo che nel pensiero di
qualcuno si tratti veramente di una comunicazione con gli stati superiori, ciò
sarebbe ancora assai lontano dall’essere sufficiente per caratterizzare
l’iniziazione. In effetti, una comunicazione simile è stabilita anche mediante
i riti di ordine puramente exoterico, in particolare con i riti religiosi;
bisogna non dimenticare che anche in questo caso entrano realmente in gioco
influenze spirituali e non più soltanto psichiche, quantunque per fini
completamente diversi da quelli che si riferiscono all’ambito iniziatico.
L’intervento di un elemento «non-umano» può definire in maniera generale tutto
quel che è autenticamente tradizionale; ma la presenza di tale carattere comune
non è una ragione sufficiente perché non si facciano poi le distinzioni
necessarie, e in particolare perché si confonda l’ambito religioso con quello
iniziatico, o perché si veda al massimo, tra i due, soltanto una differenza di
grado, quando c’è invece una reale differenza di natura, e, possiamo dire,
addirittura di natura profonda. Quest’ultima confusione è anch’essa molto
frequente, principalmente in coloro che pretendono di studiare l’iniziazione
«dal di fuori», con intenzioni che possono d’altronde essere assai diverse; per
cui è indispensabile denunciarla formalmente: l’esoterismo è qualcosa di
essenzialmente diverso dalla religione, e non è la parte «interiore» di una
religione come tale, anche quando assuma la sua base e il suo punto di appoggio
in essa come accade in alcune forme tradizionali, ad esempio nell’Isla mismo[4]; né l’iniziazione è una sorta di religione speciale riservata a una minoranza, come sembrano immaginare, ad esempio, coloro che parlano dei misteri antichi facendoli passare per «religiosi»[5].
Non possiamo sviluppare in questa occasione tutte le
differenze che separano le due sfere religiosa e iniziatica, giacché, più
ancora di quando si trattava soltanto dell’ambito mistico, che non è se non una
parte della prima, questo ci porterebbe sicuramente molto distante; sennonché
ci basterà, per lo scopo che ci prefiggiamo al presente, precisare che la
religione prende in considerazione l’essere unicamente nello stato individuale
umano e non mira assolutamente a farlo uscire da esso, anzi, tende al contrario
ad assicurargli le condizioni migliori proprio in tale stato[6], mentre l’iniziazione ha come scopo essenziale di andare al di là delle
possibilità di questo stato e di rendere effettivamente possibile il passaggio
agli stati superiori, e infine di condurre inoltre l’essere di là da qualsiasi
stato condizionato.
Si deduce da ciò che, per quel che riguarda l’iniziazione, la semplice
comunicazione con gli stati superiori non può, essere considerata come uno
scopo, ma soltanto come un punto di partenza: se tale comunicazione deve essere
effettuata inizialmente mediante l’azione di un’influenza spirituale, questo è
per permettere in seguito una presa di possesso effettiva di tali stati, e non
semplicemente, come nell’ambito religioso, per far discendere sull’essere una
«grazia» che in qualche modo lo leghi a essi, ma senza che in essi lo faccia
penetrare. Per esprimere la cosa in un modo che sarà forse più comprensibile,
possiamo dire che se, ad esempio, qualcuno potrà venire in rapporto con gli
angeli, senza con ciò cessare di essere egli stesso rinchiuso nella propria
condizione di individuo umano, dal punto di vista iniziatico non avrà ottenuto
alcun avanzamento[7]; da tale punto di vista,
infatti, non si tratta di comunicare con altri esseri che siano in uno stato
«angelico», ma di raggiungere e di realizzare in proprio un tale stato sovraindividuale,
evidentemente non in quanto individuo umano, cosa che sarebbe assurda, ma in
quanto l’essere che si manifesta come individuo umano in un certo stato, ha in
sé le possibilità di tutti gli altri stati. Ogni realizzazione iniziatica è
perciò essenzialmente e puramente «interiore», al contrario di quella «uscita
da sé» in cui consiste l’«estasi» nel senso proprio ed etimologico della parola[8]; e in questo risiede, non la sola differenza, certo, ma per lo meno una delle grandi
differenze che esistono tra gli stati mistici, i quali si situano interamente
nell’ambito religioso, e gli stati iniziatici. Di fatto, è su questa
distinzione che in definitiva si deve sempre ritornare, perché la confusione
tra il punto di vista iniziatico e il punto di vista mistico, di cui abbiamo
tenuto a sottolineare fin dall’inizio il carattere particolarmente insidioso, è
di tal natura che può ingannare intelligenze che non si lascerebbero
accalappiare dalle deformazioni più grossolane delle pseudo-iniziazioni
moderne, intelligenze che forse potrebbero anche arrivare senza troppa
difficoltà a capire cos’è veramente l’iniziazione se non incontrassero sulla
loro strada questi sottili errori che sembrano persino esservi stati posti
apposta per distoglierle da tale comprensione.
[1] È questo in particolare il punto di vista della maggioranza dei Massoni attuali,
così come è sullo stesso terreno esclusivamente «sociale» che
contemporaneamente si pone la maggior parte di coloro che li combattono, e
questo non fa che provare una volta di più che le organizzazioni iniziatiche
offrono il fianco agli attacchi dall’esterno soltanto nella misura in cui
subiscano un processo degenerativo.
[2] Cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XXXV.
[3] Seguendo la rappresentazione geometrica da noi esposta nel Simbolismo della Croce, tali modalità di uno stesso stato sono
semplici estensioni che si sviluppano in senso orizzontale, vale a dire su uno
stesso piano, e non nel senso verticale secondo il quale si contraddistingue la
gerarchia degli stati superiori e inferiori dell’essere.
[4] È per far ben notare questo ed evitare ogni equivoco che è opportuno che si dica
«esoterismo islamico» o «esoterismo cristiano» e non, come taluni fanno,
«Islamismo esoterico» o «Cristianesimo esoterico»; è facile capire che si
tratta di qualcosa di più di una semplice sfumatura.
[5] È noto che l’espressione «religione misterica» è una di quelle che tornano
costantemente nella terminologia speciale adottata dagli «storici delle
religioni».
[6] Naturalmente qui si tratta dello stato umano considerato nella sua integralità,
comprendente l’estensione indefinita dei suoi prolungamenti extracorporei.
[7] Si può da ciò valutare di quanto si illudano coloro che, ad esempio, intendono
attribuire un valore propriamente iniziatico a scritti come quelli di
Swedenborg.
[8] È ovvio, però, che pure questa «uscita da sé» non ha nulla in comune con la
pretesa «uscita in astrale» che riveste tanta importanza nelle fantasie degli
occultisti.
Nessuna intelligenza individuale potrebbe comprendere l'Intelligenza universale, quella che conosce i princìpi universali nell'immediatezza sovra temporale e sovra razionale, questo perché nessun contenuto potrebbe comprendere la realtà dalla quale esso è contenuto. Solo la Verità può farlo...
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