'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
L’inesistenza del mondo creato*
*Mawqîf 78
Dio ha detto: “Ovunque voi siate, Egli è con voi”[1].[2]
Dio parla qui tenendo conto di quel che immagina la maggior parte dei servitori i quali pensano di avere una esistenza indipendente, distinta e differente dall’Esistenza reale. Il Reale lascia libero corso alla loro pretesa e li abbandona alla loro immaginazione, dicendo loro: “Se siete come pensate, Dio è con voi ovunque voi siate, fate dunque attenzione a Lui e siate sempre vigilanti!”. Mentre in realtà, le suddette creature non condividono con il Reale il grado della compagnia, ma unicamente quello della dipendenza.
Quel che si chiama creatura per coloro che l’affermano come tale, è come l’ombra in rapporto a ciò che fa ombra, ossia l’oggetto che si erge. Non si dirà, a proposito di quest’ombra, che essa è allo stesso grado dell’oggetto eretto, ma che essa dipende da lui; poiché non si parla di compagnia che a proposito di due realtà che esistono indipendentemente l’una dall’altra. Quel che si chiama creatura o mondo non ha esistenza indipendente, ma una esistenza totalmente dipendente, come l’eco in rapporto alla voce; per colui che intende, ci sono due realtà, quando nei fatti è la stessa cosa. Ora tutto ciò che è detto altro da Dio, ossia il mondo intero nelle sue parti superiori e inferiori, è del non-essere. Se lo si considerasse al di fuori dell’Esistenza reale, per quanto possa esistere ciò che è altro da Dio, la sua esistenza sarebbe obbligatoriamente o eterna o transitoria. Ma non c’è di eterno che l’Esistenza reale, e sono dello stesso avviso i fedeli delle diverse religioni e i filosofi. Perché anche se esaltano l’eternità del mondo sul piano della durata, essi sono d’accordo con noi nel dire che niente è essenzialmente eterno ad di fuori dell’Esistenza reale.
Non è ugualmente permesso dire che il mondo è provvisorio, perché se lo fosse, esso sarebbe o una sostanza o un accidente. Non si può dire che è una sostanza, perché la sostanza non può essere qualificata, solo gli accidenti e l’esistenza possono essere qualificati. Non si può dire che è un accidente, perché l’accidente ha bisogno di essere costituito da qualcos’altro, ossia la sostanza. E dato che la sostanza non esiste prima di essere qualificata dall’esistenza, essa non può, se è inesistente, costituire un accidente già esistente. Questa dimostrazione vale per coloro che si fermano a riflettere con la loro intelligenza. Quanto ai contemplativi, Dio li ha dispensati di stabilire una prova, perché per essi ciò fa parte delle verità che si impongono da sole. Da questo fatto, è inutile domandarsi se il mondo è eterno o temporaneo, perché il problema dell’eternità e della temporaneità non si pone che dopo aver stabilito l’esistenza, ora l’esistenza non conviene al mondo; di conseguenza, domandarsi se ciò che non esiste è eterno o temporaneo non ha senso.
Dio parla qui tenendo conto di quel che immagina la maggior parte dei servitori i quali pensano di avere una esistenza indipendente, distinta e differente dall’Esistenza reale. Il Reale lascia libero corso alla loro pretesa e li abbandona alla loro immaginazione, dicendo loro: “Se siete come pensate, Dio è con voi ovunque voi siate, fate dunque attenzione a Lui e siate sempre vigilanti!”. Mentre in realtà, le suddette creature non condividono con il Reale il grado della compagnia, ma unicamente quello della dipendenza.
Quel che si chiama creatura per coloro che l’affermano come tale, è come l’ombra in rapporto a ciò che fa ombra, ossia l’oggetto che si erge. Non si dirà, a proposito di quest’ombra, che essa è allo stesso grado dell’oggetto eretto, ma che essa dipende da lui; poiché non si parla di compagnia che a proposito di due realtà che esistono indipendentemente l’una dall’altra. Quel che si chiama creatura o mondo non ha esistenza indipendente, ma una esistenza totalmente dipendente, come l’eco in rapporto alla voce; per colui che intende, ci sono due realtà, quando nei fatti è la stessa cosa. Ora tutto ciò che è detto altro da Dio, ossia il mondo intero nelle sue parti superiori e inferiori, è del non-essere. Se lo si considerasse al di fuori dell’Esistenza reale, per quanto possa esistere ciò che è altro da Dio, la sua esistenza sarebbe obbligatoriamente o eterna o transitoria. Ma non c’è di eterno che l’Esistenza reale, e sono dello stesso avviso i fedeli delle diverse religioni e i filosofi. Perché anche se esaltano l’eternità del mondo sul piano della durata, essi sono d’accordo con noi nel dire che niente è essenzialmente eterno ad di fuori dell’Esistenza reale.
Non è ugualmente permesso dire che il mondo è provvisorio, perché se lo fosse, esso sarebbe o una sostanza o un accidente. Non si può dire che è una sostanza, perché la sostanza non può essere qualificata, solo gli accidenti e l’esistenza possono essere qualificati. Non si può dire che è un accidente, perché l’accidente ha bisogno di essere costituito da qualcos’altro, ossia la sostanza. E dato che la sostanza non esiste prima di essere qualificata dall’esistenza, essa non può, se è inesistente, costituire un accidente già esistente. Questa dimostrazione vale per coloro che si fermano a riflettere con la loro intelligenza. Quanto ai contemplativi, Dio li ha dispensati di stabilire una prova, perché per essi ciò fa parte delle verità che si impongono da sole. Da questo fatto, è inutile domandarsi se il mondo è eterno o temporaneo, perché il problema dell’eternità e della temporaneità non si pone che dopo aver stabilito l’esistenza, ora l’esistenza non conviene al mondo; di conseguenza, domandarsi se ciò che non esiste è eterno o temporaneo non ha senso.
[1] Corano 57, 4
[2] Questo versetto è commentato anche in Mawqîf 82 e 137.
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