Guénon René
Considerazioni sull'Iniziazione
XXII - Il rifiuto dei «poteri»
Dopo aver fatto vedere quale ridotto interesse presentino in realtà i cosiddetti «poteri» psichici, e la totale assenza di un rapporto tra il loro sviluppo e una realizzazione spirituale o iniziatica, dobbiamo ancora, prima di abbandonare l’argomento, insistere sul fatto che – in previsione di una simile realizzazione – non soltanto essi sono indifferenti e inutili, ma addirittura veramente nocivi nella maggioranza dei casi.
Essi costituiscono infatti una «distrazione» nel senso rigorosamente etimologico della parola: l’uomo che si lasci assorbire dalle molteplici attività del mondo corporeo non riuscirà mai a «incentrare» la propria coscienza su realtà superiori, e di conseguenza a sviluppare in se stesso le possibilità corrispondenti a esse; a maggior ragione lo stesso accadrà a chi si perderà e si «dissiperà» nella molteplicità, incomparabilmente più vasta e più varia, del mondo psichico con le sue indefinite modalità, e, a meno di esser favorito da circostanze eccezionali, è assai probabile che non giunga mai a liberarsene, soprattutto se – per soprammercato – si faccia sul valore di tali cose delle illusioni che per lo meno l’esercizio delle attività corporali non comporta.
È questa la ragione per la quale chiunque abbia la volontà ben ferma di seguire una via iniziatica, non solamente non dovrà mai cercare di acquisire o di sviluppare tali troppo decantati «poteri», ma dovrà al contrario, quand’anche accadesse che essi gli si presentino spontaneamente e in maniera del tutto accidentale, respingerli inflessibilmente quali altrettanti ostacoli capaci di distoglierlo dallo scopo unico verso cui tende. Non che in essi occorra vedere necessariamente, come taluno potrebbe credere troppo volentieri, delle «tentazioni» o delle «astuzie diaboliche» in senso letterale; tuttavia, qualcosa di simile è pur insito in loro, nel senso che il mondo della manifestazione individuale, sia nella sfera psichica sia in quella corporea, e nella prima forse ancora più che nella seconda, sembra in certo qual modo sforzarsi in tutti i modi di trattenere chi cerchi di sfuggirgli; si tratta dunque di una specie di reazione di forze antagoniste, la quale può del resto, come molte difficoltà di un altro genere, esser dovuta soltanto a una sorta di ostilità incosciente dell’ambiente. Va da sé che, poiché l’uomo non può isolarsi da tale ambiente e rendersene totalmente indipendente finché non sia giunto alla meta, o per lo meno alla tappa contrassegnata dall’affrancamento dalle condizioni dello stato individuale umano, questo non esclude affatto che simili manifestazioni siano allo stesso tempo risultati naturali, anche se puramente accidentali, del lavoro interiore a cui si dedica, e le cui ripercussioni esteriori assumono talvolta le forme più inattese, andando di gran lunga al di là di tutto quel che potrebbero immaginare coloro che non hanno avuto occasione di rendersene conto personalmente.
Sotto un altro aspetto, sempre coloro che possiedono naturalmente certe facoltà psichiche anormali sono per tale fatto – come già abbiamo detto – in certo qual modo svantaggiati per quanto riguarda il loro sviluppo spirituale; non solo è indispensabile che essi se ne disinteressino totalmente e non vi attribuiscano nessuna importanza, ma può anche darsi che sia necessario che ne riducano l’esercizio al minimo, quando non addirittura che lo sopprimano del tutto. In effetti, se è raccomandato di diminuire il più possibile l’uso dei sensi corporei, per lo meno durante certi periodi di lavoro più o meno prolungati, allo scopo di non risultarne distratti, la stessa cosa è parimenti vera per quel che riguarda codeste facoltà psichiche; e inoltre, mentre l’uomo non potrebbe vivere se arrestasse completamente e indefinitamente l’esercizio dei sensi, nulla del genere accadrebbe in quest’altro caso, e nessun inconveniente grave gli potrà derivare da simile «inibizione»; ben al contrario, l’essere non potrà se non ricavarne un beneficio per ciò che concerne il suo equilibrio organico e mentale, e ritrovarsi di conseguenza in condizioni migliori per intraprendere, senza rischiare di essere ostacolato da uno stato più o meno patologico e anormale, lo sviluppo delle sue possibilità di ordine superiore.
I produttori di «fenomeni» straordinari sono nella maggior parte dei casi esseri piuttosto inferiori sotto il profilo intellettuale e spirituale, o addirittura totalmente deviati dagli «allenamenti» particolari al quasi si sono assoggettati; non è difficile capire che chi abbia passato una parte della sua vita a esercitarsi esclusivamente nella produzione di un qualsiasi «fenomeno» sarà per conseguenza diventato incapace di qualcos’altro, e che le possibilità di un altro tipo gli sono ormai irrimediabilmente precluse. Questo è quel che capita generalmente a coloro che cedono di fronte all’attrazione della sfera psichica: quand’anche abbiano in precedenza intrapreso un lavoro di realizzazione iniziatica, essi si ritrovano a questo punto arrestati su tale via, né potranno procedere ulteriormente, ancora fortunati se si fermeranno in questa posizione e non si lasceranno a poco a poco trascinare nella direzione che, come abbiamo spiegato in un’altra occasione, è propriamente quella che conduce agli antipodi della spiritualità e non può che sfociare alla fine nella «disintegrazione» dell’essere cosciente[1]; ma, anche lasciando da parte questo caso estremo, il semplice arresto di ogni sviluppo spirituale è già certamente una conseguenza sufficientemente grave in se stessa, e dovrebbe far riflettere gli amatori dei «poteri» se essi non fossero completamente accecati dalle illusioni del «mondo intermedio».
Si potrà forse obiettare che esistono organizzazioni autenticamente iniziatiche che esercitano esse stesse determinati individui allo sviluppo di tali «poteri»; ma la verità è che, in questo caso, gli individui in questione sono fra quelli a cui fanno difetto le qualificazioni iniziatiche, e che hanno, per contro, nello stesso tempo, particolari attitudini in campo psichico, cosicché tutto sommato questo è tutto il partito che è realmente possibile trarne. Inoltre, in condizioni di questo genere, lo sviluppo psichico è guidato e controllato in modo che presenti il minimo di inconvenienti e di pericoli; anzi, in realtà tali esseri beneficiano del legame che si stabilisce in questo modo, sia pure a un livello inferiore, con un’organizzazione tradizionale, e quest’ultima, da parte sua, può utilizzarli per scopi dei quali essi stessi non saranno coscienti, e non perché siano loro volontariamente nascosti, ma soltanto perché – tenuto conto della limitatezza delle loro possibilità – essi sarebbero assolutamente incapaci di comprenderli.
È sottinteso che i pericoli dei quali abbiamo parlato, per chi abbia raggiunto un certo grado di realizzazione iniziatica non esistono più; e si può addirittura aggiungere che costui possiede implicitamente tutti i «poteri» senza che abbia da svilupparli in una qualunque maniera, per la buona ragione che domina «dall’alto» le forze del mondo psichico; sennonché in generale egli non li esercita, perché per lui essi non possono aver più nessun interesse. È in maniera analoga, del resto, che chi abbia penetrato certe scienze tradizionali nella loro essenza profonda si disinteresserà anch’egli completamente della loro applicazione e non se ne servirà mai; la conoscenza pura gli è sufficiente; essa è veramente la sola cosa che importa, e tutto il resto non sono che semplici conseguenze. D’altro canto, ogni manifestazione di queste cose è in qualche modo necessariamente una «discesa», anche se una discesa a dire il vero solo apparente e tale da non poter influire realmente sull’essere vero e proprio; occorre non dimenticare in effetti che il non-manifestato è superiore al manifestato, e che di conseguenza il fatto di permanere in tale «non-manifestazione» sarà, se si può dire così, l’espressione più adeguata dello stato che l’essere ha realizzato interiormente; questo è quel che taluno traduce simbolicamente dicendo che «la notte è preferibile al giorno», ed è pure questo che vuol rappresentare la raffigurazione della tartaruga ritratta all’interno del suo guscio. Di conseguenza, se può capitare che un essere simile manifesti certi «poteri», ciò avverrà – come abbiamo già indicato in precedenza – soltanto in casi del tutto eccezionali, e per motivi particolari che necessariamente sfuggono all’apprezzamento del mondo esterno, motivi che sono totalmente diversi, beninteso, da quelli che può avere l’ordinario produttore di «fenomeni»; fuori da tali casi, la sua unica maniera di agire sarà quella che è indicata dalla tradizione orientale come l’«attività non-agente», la quale è del resto, proprio per il suo carattere di non-manifestazione, la pienezza stessa dell’attività.
Ricorderemo ancora, a tal proposito, la totale insignificanza dei fenomeni di per se stessi, dal momento che può avvenire che fenomeni del tutto simili esteriormente derivino da cause assolutamente diverse, addirittura non della stessa natura; è quindi facilmente concepibile come l’essere che possieda un elevato grado di spiritualità, se deve provocare occasionalmente un qualsiasi fenomeno, non agisca per ciò fare nello stesso modo in cui agirebbe quegli che ne ha acquisito la facoltà in seguito ad «allenamenti» psichici, e come la sua azione si eserciti allora secondo modalità del tutto diverse; il paragone tra la «teurgia» e la «magia» – che sarebbe fuor di proposito affrontare qui – darebbe anch’esso luogo alla stessa constatazione. D’altronde, questa verità dovrebbe essere riconosciuta senza difficoltà anche da coloro che si contengono al solo ambito exoterico, giacché, se numerosi casi di «levitazione» o di «bilocazione» – ad esempio – possono essere rilevati nella storia dei santi, se ne ritrovano certamente in pari numero in quella degli stregoni; le apparenze (vale a dire precisamente i «fenomeni» in quanto tali, nel senso proprio ed etimologico della parola) sono di fatto esattamente le stesse, sia negli uni sia negli altri, ma nessuno vorrà concludere che le cause ne siano pure le medesime. Dal punto di vista semplicemente teologico, di due fatti simili punto per punto l’uno può essere tenuto per un miracolo mentre l’altro non lo sarà e, per distinguerli, occorrerà necessariamente ricorrere a sintomi di un altro genere, indipendenti dai fatti in sé; si potrebbe dire, ponendosi naturalmente in un’altra prospettiva, che un fatto sarà un miracolo se è dovuto all’azione di un influsso spirituale, e che non lo sarà se è dovuto soltanto all’azione di un influsso psichico. È ciò che fa vedere, in modo chiarissimo, la lotta di Mosè e dei maghi di Faraone, la quale, inoltre, rappresenta anche quella delle potenze rispettive dell’iniziazione e della contro-iniziazione, per lo meno nella misura e sul terreno in cui una lotta simile è effettivamente possibile; è sottinteso che, come abbiamo avuto occasione di spiegare in un’altra sede, la contro-iniziazione può esercitare la sua azione soltanto nell’ambito psichico, e che tutto quel che appartiene all’ambito spirituale le è, per sua stessa natura, assolutamente inibito[2]. Crediamo con questo di aver sufficientemente parlato di quest’argomento, e se vi abbiamo tanto insistito – troppo forse, secondo il gusto di qualcuno – il motivo è che ne abbiamo troppo spesso dovuto constatare la necessità; occorre infatti, per quanto poco gradevole sia talvolta questo compito, sforzarsi di mettere in guardia coloro a cui ci si rivolge contro certi errori che rischiano di incontrare a ogni istante sul loro cammino, errori che certamente sono tutt’altro che inoffensivi. Per concludere in modo riassuntivo, diremo che l’iniziazione non ha assolutamente come scopo l’acquisizione dei «poteri», i quali, così come il mondo stesso su cui agiscono, non appartengono in definitiva che all’ambito della «grande illusione»; l’uomo che è in via di sviluppo spirituale non ha da legarsi ancor più fortemente a quest’ultima attraverso nuovi vincoli, ma – ben al contrario – da riuscire a liberarsene totalmente; e tale liberazione non può essere ottenuta che con la pura conoscenza, a condizione, beninteso, che quest’ultima non rimanga semplicemente teorica, ma possa al contrario diventare pienamente effettiva, poiché è soltanto in questo che consiste la «realizzazione» vera dell’essere in tutti i suoi gradi.
[1] Cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XXXV.
[2] Cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, capp. XXXVIII e XXXIX.
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