"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 18 febbraio 2018

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî, L’associazionismo come rifiuto dell’unicità dell’esistenza (Mawqîf 88)

'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
L’associazionismo come rifiuto dell’unicità dell’esistenza* 

*Mawqîf 88

Dio ha detto:
“Dì: cosa vi sembra? Se vi giungesse il castigo di Dio o l’Ora, se siete veritieri invochereste qualcun altro che Allah? Ma no! È Lui che invochereste; Egli svelerà se vorrà ciò per cui voi L’invocate e dimenticherete quel che Gli avete associato”[1].

Questo nobile versetto è a un tempo una confutazione e una prova contro gli associatori che hanno dato a Dio dei rivali e degli associati alla divinità. Il vantaggio che si ricava, secondo i commentatori in generale, secondo noi e secondo le genti della nostra via, è che questo versetto costituisce un rimprovero e una confutazione contro coloro che, in modo assoluto, danno a Dio un associato alla divinità, alla Esistenza e altri attributi.
”, oh Muhammad, a quelle genti velate che attribuiscono alle creature una esistenza indipendente, temporanea o eterna e degli attributi di potenza, di volontà, ecc… distinti da quelli di Dio, ciò che li porta a dire: “Quando ci arriva qualche cosa che la creatura non può respingere, invochiamo Dio su questo soggetto; ma se ci arriva qualcos’altro che ci interessa e ci è utile, allora in questa occasione invochiamo una creatura di Dio”, dì loro dunque: “Ditemi, se vi arriva un castigo qualunque da Dio che supera le capacità della creatura, come il terremoto, l’eclisse di luna, la tempesta o meglio ancora l’ora, ossia, il giorno della resurrezione, della riunione e del giudizio, allora invocherete qualcun altro che Dio? Detto in altro modo, sarà colui che voi invocate diverso da Dio, in queste due occasioni e in questi due momenti o invocherete Dio che voi vi immaginate distinto e altro dal mondo, dimenticando ciò che Gli avete associato, ossia, dimenticando il vostro atto d’associazionismo che consisteva nell’attribuire alle creature una esistenza indipendente, diversa dall’Esistenza reale? Sicuramente, essi diranno che essi credono che l’Esistenza reale differisce da quella delle creature, poiché il Reale è con loro, senza tuttavia manifestarSi e essere determinato in e da chicchessia.
Se voi siete veritieri”, “Se” ha il senso di un ipotetico irreale, ciò che da: “Se voi siete veritieri, voi saprete e voi direte di non invocare che Dio in ogni occasione e ogni volta”. Le creature, che si tratti di Jinns, di uomini, di angeli, ecc…, sono i supporti della Sua manifestazione e Lui solo Si manifesta. La veridicità risiede nella corrispondenza tra l’informazione e il fatto; mentre la menzogna è esattamente il contrario. Dunque il veridico è il conoscitore di Dio il quale dice che l’invocato in ogni occasione, in ogni circostanza e in ogni stato di causa è Dio e che le creature sono dei supporti della Sua manifestazione, senza che vi sia fusione o unione o mescolanza. Dio ha detto: “Oh voi, uomini, voi siete dei poveri di fronte a Dio[2]. Pensiamo di essere poveri anche con qualcuno tra noi; ma, in realtà, noi non siamo poveri che davanti a Dio, mentre gli altri, tra noi, non sono che dei supporti della Sua manifestazione e i luoghi delle Sue determinazioni, nient’altro. Il bugiardo è dunque l’ignorante il quale dice che l’invocato è Dio o un altro, a seconda delle circostanze e dei momenti.
Ma no! È Lui che invocate”. Questo invalida ciò che voi vi immaginate e batte in breccia le vostre illusioni. È una restrizione a Dio solo delle loro invocazioni in ogni momento e in ogni occasione.
Egli svelerà ciò per cui voi l’invocate”, che sia infimo o assai importante;
Se Egli vuole”, perché nessuno Lo forza. È l’assenza di risposta alla sua invocazione che ha ragione di colui il cui stato spirituale è di ignorare Dio; perché s’immagina che Dio è lontano da lui, nel cielo o sul trono, nient’altro. E dunque Dio è lontano per rispondere positivamente e conformemente alla sua invocazione, poiché Egli è nel pensiero di colui che pensa a Lui[3].


[1] Corano 6, 40-41
[2] Corano 35, 15
[3] Allusione alla famosa tradizione profetica seguente: “Io sono nel pensiero di colui che pensa a Me…” commentato in Mawqîf 38, 111, 115 e 128.

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