"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

sabato 8 novembre 2014

Ibn 'Arabî, Le sfaccettature del cuore (Risâlah fî awjuhi-l-qalb)

Ibn 'Arabî
Le sfaccettature del cuore (Risâlah fî awjuhi-l-qalb)

Notizia bibliografica.
Il piccolo trattato di Sheikh al-Akbar tradotto qui sotto, che non è mai stato stampato, è attestata da 8 manoscritti provenienti dalle collezioni della Turchia (Cf. O. Yahya, Histoire et classification de l'oeuvre d'Ibn Arabî, R.G. n° 62). Per la nostra traduzione ci siamo basati su tre di questi: Carullah 2080i, fol. 1 b - 2A, basato sull'originale in h. 791 in Konya. Aya Sofya 4875, pp. 202-204; Nafiz 685, pp. 699-703, datato 1098 H.
Questa ultima copia reca come titolo "Sheikh Muhyu-d-Din Ibn Arabi epistola indirizzata a Sheikh Fakhru-d-Din ar-Razi, che Allâh santifica il segreto di ciascuno dei due" (Risâlah li-ch-Chaykhi Muhyu-d-Dîn al-Arabî ilâ-ch-Chaykhi Fakhri-d-Dîn ar-Râzi qaddasa-Llâhu sirra-humâ), probabilmente a causa di una confusione del copista con la ben nota epistola recante questo titolo, pubblicata nel Rasâilu-bni-l-Arabî (Hayderabad-Dekkan, 1947) n. ° 15 già tradotto da noi in studi tradizionali n. 366-367 Luglio-ottobre 1961.
M. Vâlsan.
***
Sappi[1] che il cuore - pur tenendo conto di una diversità di opinione tra le Genti delle realtà fon-damentali e dello svelamento iniziatico (Ahlu-l-haqâiq wa-l-mukâchafât) - è come uno specchio rotondo, con sei facce (awjûh, sing wajh) secondo alcuni[2], otto secondo altri. Ora Allâh ha posto davanti a ciascuna delle facce del cuore una presenza (hadrah) tra le presenze divine fondamentali: e quando[3] uno di queste facce scopre la «presenza» che gli corrisponde, si mostra.
Quando Allâh - che egli sia glorificato ed esaltato - vuole premiare[4] il suo adoratore con qualcosa di queste scienze (ci occupiamo di quelle intuitive). Egli si fa carico[5] - che sia glorificato - della purificazione[6] dello specchio del cuore lo guarda con l’occhio della benevolenza e con grazia favorevole (Aynul-Lutfi wa-t-Tawfiq) e gli fa attingere un aiuto nel Mare della Conferma (Bahru-t-Ta'id). L'essere favorito da una tale grazia si trova guidato allora verso la pratica degli esercizi spirituali e degli sforzi fisici e trova così nel suo cuore[7] il desiderio (îrâdah) e l'amore, (ma-habbah). Anche le membra del corpo si affrettano ad obbedire al cuore che è loro maestro e capo. L'adoratore impiega quindi i pensieri (afkâr) e l'altezza dell’aspirazione (himmah) ed è ca-ratterizzato dai caratteri «divini» (akhlâqu-llâh)[8]: Egli lava il suo cuore con l’acqua della vigilanza (murâqabah) finché non si rompe «la ruggine dell'alterità» (çadâu-l-aghyâr) e si riflettono «i castoni dei misteri» (hazhairu-l-asrar).)

  • La prima faccia è volta verso la presenza dell'istituzione ferma (Hadratu-l-Ihkâm)[9]; la lucidatura è fatto dallo sforzo fisico disciplinato (mujâhadât).
  • la 2a faccia guarda verso la Presenza della Scelta preferita e del Governo libero (Hadratu-l-lkhtiyâr wa-t-Tadbîr); la lucidatura avviene mediante la remissione agli ordini divini e con la rassegnazione davanti a lui (at-tafwîd wa-t-taslîm).
  • La 3a faccia guarda verso la presenza dell’Invenzione (Hadratu-l-lbdâ'a); la lucidatura è fat-to con riflessione (fikr) e considerazione (i’tibâr)[10].
  • La 4a faccia guarda verso la presenza del Proposito indirizzato (Hadratu-l-Khitâb); la lucidatura avviene mediante la rottura con le cose e gli esseri del mondo (khal’u-l-akwân wa-l-aghyâr)[11].
  • La 5a faccia guarda verso la presenza della Vita (Hadratu-l-Hayàt); la lucidatura avviene mediante il rifiuto di sé e l'estinzione (at-tabarri wa-l-fanâ).
  • La 6a faccia - che è l’ottava tra coloro che affermano che ce n'è 8 - guarda alla presenza di «Colui che non dice di no» (Hadratu Mâ lâ yuqâl); la lucidatura di questa sfaccettatura è fatta con: «Oh! Popolo di Yathrib, non fermatevi» (Cor. 33, 13)[12].
Per quanto riguarda gli altri due aspetti che sono il punto di divergenza citato all'inizio (cioè il 6a e 7a tra coloro che parlano di 8), le Genti associate alla regola profetica (ahlu-s-Sunnah) si rifanno alla presenza dell'istituzione chiusa (Hadratu-l-lhkâm). Altri dicono che uno di questi aspetti riguardano la Presenza della Contemplazione (Hadratu-l-muchâhadah) la cui lucidatura avviene mediante la cessione dell’anima (bayu-n-nafs) e l'altra alla Presenza dell'Udienza (Hadratu-s-Samâ’) la cui lucidatura avviene mediante il silenzio e la cortesia (aç-çamt wa-l-adab). Non c'è nessuna 9a sfaccettatura, e Allâh - che egli sia glorificato - non deve rivelare un’altra «presenza» oltre a queste 8 sopra elencate che Egli ha istituito; il cuore non ha sfaccettature in cui la Sapienza divina (al-Hikmatu-l-ilahiyyah) è stabilita dalla Volontà eterna (al-Irâdatu-l-qadîmah). Questo è il punto di controversia tra gli Ashariti (teologi esoterici) e i Sufi e questo è qualcosa di molto sottile che non può essere capita che da chi sta godendo l'esperienza diretta (çâhibu dhawq).
Sappi quindi che queste «Presenze» sono «porte» con davanti qualcosa che è come «ruggine» sulla superficie dello specchio e sono chiamate «porte della volontà divina» (abwâbu-l-Machîah)[13]. Nella misura in cui sono lucidate c'è la teofania (at-tajallî) e nella misura in cui queste «porte» si aprono la vista è scoperta (al-kachf). Ma qualsiasi specchio lucidato non è necessariamente la rivelazione: è solo pronto a ricevere le forme. Ogni essere che cammina su questa Via (at-Tarîq) non ottiene necessariamente allo stesso modo che la vista sia svelata; è probabile che ciò gli sia ritardato fino al Giorno della Risurrezione, voglio dire al giorno della «sua risurrezione personale» (qiyâmatu-hu)[14] allo stesso modo in cui si può tardare fino ad un certo giorno nel mettersi davanti allo specchio; altrimenti, per quale ragione avrebbe lucentezza e per quale utilità sarebbe stato esistenziato? Tuttavia (nell’attesa) della folgorazione dal lato del Ricercato (al-Mat'lûb) è illuminato, anche se queste folgorazione non proviene da una «forma» (sûrah) perché le «forme» che abbiamo in vista in questa materia sono delle forme speciali riservate allo specchio degli esseri che conoscono le realtà fondamentali (ahlu-l-haqâiq)[15].
Quando si arriva a queste dimore (manâzil) e si contemplano queste stazioni (maqâmât), i misteri (ghuyub) diventano visibili; si tratta di quei «misteri» che celano la forma esterna delle scienze della Religione, non di quelli che riguardano le persone, come ad esempio il crimine commesso da un tale o l'adulterio di un altro[16]. Perché i misteri di questa ultima categoria sono oggetto dei rivelazioni ordinarie delle persone della via (mukâchafâtu-s-sâlikîn).
Anche se il mentale non è disposto, ad accettare ciò che dico, e se non hai avuto il dono della fede in questo maqâm (della Scienza spirituale) Allâh ti permette tuttavia di trovare nel mondo esteriore un esempio con cui potrai salire a quel che abbiamo menzionato: sapendo che nello specchio sensibile ordinario, le forme sensibili si riflettono solamente nella misura della sua lucidatura. Il capo degli uomini - che Allâh gli conceda le grazie dell’Unione e grazie salvifiche - ha messo in guardia su questo quando disse: «i cuori si arrugginiscono come arrugginisce il ferro. Gli fu chiesto: “come pulirli allora?” Egli rispose “con il Dhikr di Allâh” e la recitazione del Corano[17]. Ora da sempre gli esempi sono stati istituiti come indizi a proposito delle scienze signorili: per coloro che si fermano alla forma esteriore, l'esempio è inutile; per quelli che si innalzano al di là di questa forma fino alla realtà superiore (haqîqah) è ben indirizzato.
D'altra parte, sappiamo che a queste «Presenze» corrispondono dei segreti operativi esterni (asrâr bâtinah) e dei segreti operativi interiori (asrâr bâtinah). I segreti operativi esterni sono per le persone destinate alla tentazione diabolica (ahlu-l-istidrâj)[18]; i segreti interiori sono per gli esseri umani collegati alle realtà profonde (ahlu-l-haqaiq).
Non tutti i saggi sono saggi autentici. Il vero saggio (hakîm) è colui che disciplina fermamente le briglie della saggezza[19] che l'obbliga a fermarsi là dove cade «la Parola tagliente», (tra vero e falso, tra utile e vano, tra i diritti di uni e quelli degli altri)[20] e gli impedisce di guardare ad altro se non al suo stesso stato; è colui che resta fermo nella vigilanza (murâqabah) in tutti i suoi istanti. Non è saggio l'essere che parla della Saggezza e su cui non appaiono gli effetti di questa. L'inviato di Allâh, su lui la Pace, ha detto: “È possibile che un portatore di scienza sacra (fiqh) non sia un saggio sagace (faqîh)[21]; la scienza che porta è solamente un deposito di fiducia che deve trasmettere ad un altro e lui è come l'asino che porta i libri sacri (cf. Corano 62,5)”. Quando una sentenza di saggezza esce da te, considerala nel tuo stesso caso; se ne sei rivestito, ne sei il titolare, ma se ne sei distante, tu non sei che quello che ha la responsabilità di portarla. Si può verificare con il considerare la tua rettitudine o giustizia (istiqâmah), secondo un modo più chiaro, la via più diretta e l'equilibrio più accurato, come la tua parola, l'atto e il cuore. Perché gli uomini, per quello che riguarda la correttezza, sono divisi in 7 classi: 2 di queste classi detengono la supremazia, le altre 5 occupano gradi inferiori.

1. Primo tra tutti chi è «giusto» (mustaqîm) sia nella parola che negli atti e nel cuore e
2. poi chi è «diritto» nel suo agire e nel suo cuore, senza che lo sia anche nella parola.

Questi due casi hanno la superiorità, e il primo citato è ovviamente il più alto. Seguono quindi:

3. Uno che è «giusto» nell’agire e nella parola, ma che non lo è nel cuore; per costui si spera che dia il buon esempio.
4. Chi è «giusto» nella parola e nel cuore, senza esserlo negli atti.
5. Colui che è «giusto» nel suo cuore, anche se non lo è negli atti e nemmeno nella parola.
6. Uno che è «giusto» nel suo agire, ma che non lo è nella parola o nel cuore.
7. Colui che è «giusto» nelle parole e non lo è nell’agire, o nel cuore.

In questi altri casi, la situazione è «a carico» degli esseri rispettivi e non «a loro favore». Tuttavia tra questi casi, uno può essere superiore all’altro.
Per quel che riguarda la nozione di giustizia nella parola, (al-istiqâmah fî-l-qawl), non s’intende l'astensione da maldicenza, calunnie o di altri peccati simili, perché la nozione di rettitudine in materia di «atto» già include tutto ciò. Intendo il fatto di dirigere un altro con la propria parola verso la Via Diritta, perché è possibile che quello che è «giusto nella parola» si allontani dallo scopo verso il quale si dirige indipendentemente da chi lo ascolta. Tale è il senso di «giusto nella parola».
Tutto ciò può essere rappresentato da un esempio unico. Prendiamo ad esempio un uomo che ha studiato le regole sacre che riguardano la preghiera di istituzione legale (salât), in modo da possederne bene l'argomento e che istruisce poi un altro. Questo è il caso di uno che è «diritto nella sua parola». Ora, quando il tempo di compiere la preghiera arriva e l'uomo che ha imparato le assolve come gli aveva insegnato l’altro, che invece ne osserva solo le regole esterne: quello che ha imparato è colui che è «giusto negli atti».
Inoltre, l'uomo che sa che ciò che Allâh vuole da lui in questa preghiera, è colui che è «giusto nel cuore» (hudûru-l-qalb), per il colloquio con Lui rende il suo cuore presente nella sua preghiera: è il caso di chi è «giusto nel cuore».
In questo schema di esempi si possono trovare gli altri casi di rettitudine e li troverete molto illu-minanti, se ciò piace a Dio, il Più Alto.
D'altra parte, devi sapere che le cause che allontanano dal modo perfetto della giustizia non possono essere determinate esaurientemente. La cosa è prescritta anche nel libro di Allâh l'Altissimo e negli hadith dell'inviato di Allâh - su di lui grazie unitive e grazie di salvezza. Come potresti essere rassicurato contro l'Astuzia di Allâh? Dove potresti trovare una tale sicurezza mentre l'inviato di Allâh - su lui grazie unitive e grazie salvifiche - diceva di sé stesso: “Oh mio Dio, ti chiedo perdono per ciò che so e per ciò che non so!”.
E quando gli si chiedeva “Ma tu hai paura, oh, Inviato di Allâh!”, egli rispondeva: “E chi potrebbe garantirmi, mentre il mio cuore è tra le due dita del Tutto-misericordioso che lo gira come vuole?" Inoltre Allâh disse: “Allâh mostrerà loro quel che mai si sarebbero aspettati!” (Corano 39,47). L'uomo è soggetto al cambiamento e è affetto da tutte le qualità che lo sfiorano.
Questo è perché uno dei Conoscenti dichiarava: “Se mi si offriva di scegliere tra la morte per martirio della fede sulla porta di casa e la morte ordinaria, sempre con professione dell'unità sulla porta della camera, sceglierei la morte per martirio (qui davanti alla porta di casa), perché non so ciò che può arrivare al mio cuore, come cambiamento sotto il profilo della professione dell'unità, prima di arrivare alla porta della camera”. Sii in guardia finché il tuo insieme (la tua umanità) rimane. Allâh - che sia esaltato - ha detto a Mosé nella Thora: “Oh Figlio di Adamo, non rassicurarti riguardo la Mia astuzia fintanto che non avrai superato il Sirât, il Ponte al di sopra l'Inferno”. Le disgrazie – che Allâh ti abbia nella Sua misericordia - sono numerose, gli affari sono pericolosi, e sulla Via è stretta non si reggono fermamente che gli esseri favoriti dalla Provvidenza.
Ora, a causa di un sguardo, sconsiderato, e di un passo (orgoglioso) i piedi scivolano. Non vedi che Abû Sulayman ad-Dârâni disse: “Ho sentito uno dei governanti dire una cosa (criticabile) e volli disapprovarlo, ma ho avuto paura di essere ucciso; ora, non ho avuto paura della morte, ho temuto solamente che non si presenti al mio cuore la tentazione di apparire virtuoso davanti alle creature nel momento dell'uscita della mia anima; allora mi sono astenuto!”. Guarda quale circospezione osservano tali esseri al riguardo di una possibile scivolata, quelli che sanno quanto hanno da perdere. Se vuoi avere le loro luci e la loro segreti cammina sulle loro orme!

Tradotto dall’arabo e annotato da: Michel Vâlsan. [Michel Vâlsan, Epître sur les Facettes du Coeur, in Études Traditionnelles, n° 418, Mars-Avr. 1970, p. 61.]



[1] Nel manoscritto Aya Sofya 4875 manca la parola originale A’lam = « sappi ». 
[2] Costoro sono meglio designati con il loro epiteto di "Persone della regola profetica" (Ahlu-s-Sunnah), cioè quelli che son legati alle pratiche congregazionali del Profeta (su lui il Saluto!); nel caso specifico sono in causa in quanto si attengono alle nozioni ed alla terminologia profetica. A proposito questo numero di sfaccettature del cuore si trova anche nei Futûhât (cap382) del nostro autore: " ...L'essere ha verso il suo esterno sei lati (corrispondenti alle sei direzioni dello spa-zio di cui occupa il centro), il numero sei possiedo la perfezione, perché è il primo numero per-fetto della serie dei numeri interi, perché il suo sesto, il suo terzo e la sua metà fanno sei, dicen-dolo diversamente questo numero è uguale alla somma dei suoi divisori 1+2+3 =6). Ora il cuore ha sei facce; ad ogni lato spaziale corrisponde una faccia del cuore che è il lato spaziale stesso. Con questo occhio egli afferra Dio (al-Haqq) quando si manifesta a lui con il Suo nome "l'appa-rente" (azh-Zhâhir). Se la teofania si estende a tutti i lati - in quanto "Egli è colui che Avvolge ogni cosa" (Corano 41, 54) il cuore riunisce nelle sue facce tutto ciò che gli appare da parte di Dio da ogni lato, allora è tutto intero "luce" (nûr)." - A questa idea di "perfezione" è annesso il simboli-smo esagonale degli alveoli melliferi di cui è questione al cap. 332 dello stesso lavoro. 
[3] Nel manoscritto 685 Nafiz invece fa-mâta = "e quando", è stato erroneamente trascritto fa-man = «e qui», trascrizione che non si accordo con la frase. 
[4] Nel manoscritto 2080 Carullah, invece di un yamnaha = "che gratifica", è scritto an fataha = “che egli ha aperto” che non si accorda con il resto. 
[5] Nel 685Nafiz, invece di tawallâ = "Si fa carico", è tazakkâ = "È purificato", che non può trovare il suo posto nella frase. 
[6] I tre manoscritti indicano qui chiaramente bi-tawfîqi-Hi = "dalla sua grazia tempestiva', che appare tuttavia di doppio impiego nelle frasi seguenti. Ma il manoscritto Carullah 2080 (che è, si ricordi, è stato copiato dall'originale) a proposito di questa espressione più comoda, presenta in margine per scrupolo del copista, il "disegno" senza segni diacritici della parola originale (la scrit-tura usuale di Ibn Arabi era senza punti diacritici), dove sembra di leggere taçfiyat = "della chia-rificazione. La frase ripristinata e tradotta da Valsan e tradotta nel testo è così: «… tawallâ — su-bhâna-Hu — taçfiyata mir'âti qalbi-hi». 
[7] Il Nafiz 685 porta qui per errore min muhibbi-hi = "di Colui che ama" invece di fî qalbi-hi che of-friamo nella nostra versione. 
[8] Cfr l’hadith: Takhallaqû bi-akhlaqi-llâh = «Distinguetevi con i caratteri di Allâh!» 
[9] Nella terminologia tecnica dei teologi l'ihkâm significa "l'arte di fare le cose perfettamente", che è considerato, tra l’altro, come una prova logica della scienza divina. 
[10] La nozione di al-lbdâ'a si ricollega al nome divino Badî'u-s-Samâwâti wa-l-Ard (Corano 2, 117 e 6,101,) = «l'inventore dei Cieli e della Terra», cioè il Creatore originale che non prende modello da nulla e di cui ogni creazione è unica nella sua specie. La relazione col fikr e l'i'tibâr risiedono nel fatto che l'aspetto di "originalità" appare in seguito agli atti di riflessione e di considerazione. Il Corano invita spesso a riflettere sulla creazione dei Cieli e della Terra, ed a considerare gli esempi proposti. 
[11] Cifr. manoscritto 2080 Carullah e 4875Aya Sofya. - Il manoscritto 685 Nefiz riporta qui sab’u-l-akwân = "il rifiuto degli esseri del mondo", espressione rara che si deve riportare a una lezione di-fettosa del termine autentico khal 'u, e che è seguita anche in questo singolo manoscritto. da una spiegazione che non è certo dell'autore bi-dhahâbi hay'ati-l-akwân wa husnihâ = "cioè del-la rimozione delle forme degli esseri umani e del loro fascino. Il significato rimane lo stesso nelle due lezioni. 
[12] Si noti che, nel libro di prossimità (Kitâbu-l-Qurbah), lo Sheikh al-Akbar qualifica con questo frammento di versetto, il maqâm degli Afrâd che osservano il segreto più perfetto dell'identità Suprema. 
[13] CF. 2080 Carullah e Aya Sofya 4875. Nel Nefiz 685 il secondo termine non è comprensibile. 
[14] Si tratta di quella che si chiama anche la piccola Risurrezione che avviene al momento della morte ordinaria, cfr lo hadith: "per chi muore la risurrezione è già è pronta." Questa si distingue tuttavia dalla Grande Resurrezione finale, che è dove sono riuniti tutti i morti. Ma la verità è che l'ordinaria condizione temporale essendo rotta, entrambe le "resurrezioni" arrivano a essere co-me simultaneamente e coincidono. 
[15] Si tratta delle forme teofaniche. 
[16] Il passaggio compreso tra i trattini manca nel 685 Naflz che qui riporta, dopo qualche corre-zione visibile, solo lâ fî haqqi fulân = "non al tale soggetto". 
[17] Si tratta della recitazione tecnica del nome di Allâh e della recitazione regolare del Corano. 
[18] Testualmente istidrâj significa “desiderio di salire i gradi”, che proviene da un'ispirazione diabo-lica; un aumento in queste condizioni è seguito da una caduta catastrofica. 
[19] Testualmente Al-Hakîmu man hakamat-hu-l-Hikmatu. -Il termine Hikmah "saggezza", è dalla stessa radice di hakamah "briglie" (che circondano il mento del cavallo) e evoca così idee di "maestria" e "Governo". - Dansfutuhat, cap. 558 (Hadratu-l-Raymon), l'autore spiega questo: «la saggezza è legata saldamente dalle briglie della saggezza, in modo che sia la saggezza a go-vernare il saggio e non lui a governare la saggezza. Perché chi governa la saggezza ha la Volontà (al-Machî’ah) contro la saggezza, mentre chi è imbrigliato dalla saggezza è governato da lei...». 
[20] Façlu-l-Khitâb. Cf. Corano 38, 20 a proposito di Davide: "E Noi rinforzammo il suo regno e gli demmo la Saggezza e la Parola tagliente" [wa shadadnâ mulkahu wa-âtaynâhu al-hikmata wa-façla-l-khitâbi]. 
[21] I termini fiqh e faqîh sono tradotti qui col senso che avevano del tempo del Profeta; nel lin-guaggio di oggi significano "scienza giuridica" e "giurista."

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