Le tappe divine nella via del
perfezionamento del regno umano*
Lode
ad Allâh che fa dono della ragione
che Egli ha creato; che ha stabilito la tradizione e posto le sue regole. A Lui
appartengono la Benevolenza e la Longanimità; da Lui derivano la Forza e la
Potenza; non c’è altro Dio se non Lui, il Padrone del Gran Trono.
Che
Allâh spanda le Sue benedizioni su
colui per il cui mezzo ha inalberato gli stendardi della Via Diritta[1], su
cui ha fatto discendere la Luce, ed all’ombra del quale ha posto chi Gli è
piaciuto e ha voluto mettere sulla Via; e gli conceda la Pace. E benedizioni
sulla sua Famiglia purissima e su coloro che l’hanno seguito, ricolmi di
benefici fino al giorno della Resurrezione.
Rispondo
alla tua domanda, o Santo nobilissimo e Amico intimissimo, sul modo di
pervenire al Signore della Potenza, l’Altissimo; sul modo d’arrivare fino a
Lui; di ritornare - per Suo mezzo -, da presso di Lui, alla Sua creazione,
senza averLo lasciato. Ciò è possibile perché non c’è, nell’Esistenza, che Allâh, i Suoi Attributi ed i Suoi Atti.
Tutto è per mezzo di Lui, da Lui e di Lui. Se Egli si velasse al mondo per il
tempo di un batter di ciglio, il mondo perirebbe di colpo. Non è che per la Sua
protezione ed il Suo Sguardo che il mondo sussiste. La Sua manifestazione è di
una luce cosi abbagliante che le intelligenze sono incapaci di scorgerLo, ed è
perciò che essa è stata chiamata «il Velo» (Hijâb).
La
prima cosa che ti esporrò è il modo di incamminarsi verso Allâh, poi il modo di
arrivare fino a Lui e di tenersi davanti a Lui nella Sua contemplazione (mushâhadatun), ed infine il modo di
ritornare, da presso di Lui, alla presenza dei Suoi Atti, e di perirvi. È
questa la situazione (maqâm) che non
comporta ritorno (alla manifestazione) (Liberazione).
Sappi,
fratello mio, che le vie (turûq) sono
molteplici, ma che unica è la Via della Verità; coloro che si incamminano sulla
Via della Verità sono molto rari. Benché la Via della Verità sia una, i suoi
aspetti presentano differenze secondo gli stati (ahwâl), cioè secondo la forza o la debolezza della qualità
spirituale di colui che vi si impegna. Certuni non hanno che una parte degli
attributi o qualità necessarie, per modo che lo Spirito del Mondo Superiore (Rûhanî) non trova un aiuto sufficiente
nel loro temperamento (mazâjun).
Debbo prima di tutto esporti le tappe (mawâtin)
che, anche se numerose, si riconducono sempre a sette:
1a - La tappa di «Non sono Io il vostro Signore?» (A lastû bi rabbikum, Corano, VII, 171), quando siamo separati da Lui.
2a - La tappa della Consanguineità (delle Parentele); letteralmente: «degli Uteri delle Madri» (arhâmu-l-ummahâti).
3a - La tappa del mondo in cui ci troviamo in questo momento.
4a - La tappa del Barzakh[2],in cui andiamo dopo la più piccola e la più grande morte.
5a - La tappa del Raduno (al-hashr) sulla Terra Deserta (Ardus-sâhirati) e del Rinvio alle Tombe (cfr. Corano, L, 43 e LXXXIV, 4).
6a - La tappa del Giardino e del Fuoco.
7a - La tappa della Prossimità[3], al di là del Giardino, dove non vi sono altre delizie che la visione della Verità, secondo lo hadîth: «Esiste presso Allâh - l’Altissimo - un Paradiso dove non ci sono né piaceri, né Huri, né palazzi. Non c’è che Allâh che si mostra sorridendo».
«All’interno
di queste tappe vi sono dei luoghi (che raffigurano altrettanti stati), i quali
costituiscono in qualche modo delle tappe nella tappa, e che non è possibile ad
alcuna forza umana - dato il loro numero - di percorrere interamente»[4].
«Devi saper questo: da quando Allâh -
l’Altissimo - ha creato gli uomini e li ha portati dal nulla all’esistenza,
questi sono sempre in viaggio, e non si fermeranno che in Paradiso o in
Inferno. Cosi, ogni Paradiso ed ogni Inferno avranno gli abitanti che sono loro
destinati. È necessario che ogni uomo ragionevole sappia che il viaggio si
compie nella pena, nelle difficoltà, nelle prove, nella disgrazia e nel
pericolo. È impossibile trovarvi benessere, sicurezza e gusto, perché le
condizioni (del viaggio) sono variabili (letteralmente: le acque sono
differenti).
Per
rendere il suo viaggio meno penoso, il viaggiatore dovrà apprezzare le cose nel
loro giusto valore, situare ogni mondo al posto che gli spetta; è soltanto a
questa condizione che la calma e la tranquillità saranno le sue compagne. Ciò
detto semplicemente per mettere in guardia quelli che hanno fretta di gustare
la contemplazione al di fuori della sua tappa; è dunque tuo dovere non
pretendere di arrivarvi troppo presto, ma di riportarla all’ultimo stadio,
quello in cui non avrai nessun’altra occupazione. Sarà quello, ma quello
soltanto, il tempo propizio alla contemplazione. Se in tal momento ti troverai
ad avere qualche attività, per esempio quella d’insegnare la scienza d’Allâh, ciò ti converrà infinitamente di
più, perché renderà migliore e più bella la tua natura spirituale che ricerca
il suo Signore, cosi come la qualità della tua anima che cerca il suo Paradiso.
In effetti lo stato sottile umano (lâtifatun)
sarà riedificato, il giorno del Raduno (hashr),
a immagine di ciò che ha appreso, a immagine cioè della sua scienza, e i corpi
saranno ricostruiti ad immagine dei loro atti, buoni o cattivi. Cosi sarà fino
all’ultimo respiro. Quando ti troverai separato dal mondo delle preoccupazioni,
quella sarà la tappa delle ascensioni e della scalata, in cui raccoglierai il frutto
di quel che hai seminato.
Se
hai ben capito ciò che ti ho esposto, sappi che se vuoi entrare al servizio
della Verità, e ottenere la Sua Famigliarità, ciò non ti sarà possibile
fintantoché nel tuo cuore trovi posto una reverenza «signoriale» per qualcun
altri che non sia Lui. Tu appartieni infatti a chi ha potere sopra di te; ciò è
incontestabile. Di conseguenza, il ritiro lontano dagli uomini, la vita
solitaria di preferenza alla vita di società, ti saranno indispensabili in
questo stadio; quanto più ti terrai lontano dagli uomini, tanto più ti troverai
vicino ad Allâh - l’Altissimo - e
questo, in modo apparente o nascosto. La prima cosa che dovrai fare, sarà di
acquistare la scienza (si tratta della scienza coranica e dello studio degli
ahadith) che ti permetterà di rendere costante la tua sottomissione e la tua
pietà, cosi come gli obblighi particolari che ti sono stati imposti, senza
aggiungervi nulla. Sicché la prima porta che avrai da aprire all’inizio del tuo
viaggio, sarà la messa in pratica della tua scienza; poi ci saranno il timore (wara‘un)[5],
l’ascetismo (zuhd)[6] ed
infine la fiducia in Allâh (tawakkul).
Fin
dal primo stato di tawakkul,
riceverai le grazie che sono i segni e le prove che il tuo tawakkul[7]
è acquisito:
1. Il percorso istantaneo della Terra (Tayyidu-l-ardi);
2. Il cammino sull’acqua;
3. La traversata dell’aria;
4. L’assimilazione di ciò che è.
Queste
quattro grazie costituiscono la haqiqah
(verità, certezza) di questa porta. Dopo di ciò,
otterrai le stazioni (maqâmât), gli stati (ahwâl), i favori (qârâmât), le rivelazioni fino alla morte.
Occorre che tu non entri nel tuo «Ritiro» senza sapere in precedenza la tua stazione (maqâm), la forza del tuo potere ed il fine reale che persegui. Se non sei ancora completamente padrone di te stesso, cioè se qualcuno o qualcosa ha ancora influenza sopra di te, non potrai entrare in Ritiro che sotto la sorveglianza di uno Sheikh sperimentato che abbia acquisito la Conoscenza. Se, al contrario, domini le tue illusioni, entra in Ritiro a cuore tranquillo, ed applicati agli «esercizi spirituali» (riâdatun). Questo termine, riâdatun, designa gli sforzi intrapresi per addolcire il carattere ed i costumi, e la pazienza e la forza per sopportare le disgrazie dell’esistenza. Salvo rare eccezioni, colui che cerca di «aprirsi» senza aver prima plasmato il suo carattere con questi sforzi, non raggiungerà mai lo stadio di virilità spirituale. Guardati dal mescolarti alla gente, perché lo scopo essenziale del Ritiro è di abbandonare la frequentazione degli uomini. Ciò non vuol però dire che occorra rinunciare a vederli. Quel che è necessario è semplicemente che nulla di essi penetri nel tuo cuore.
otterrai le stazioni (maqâmât), gli stati (ahwâl), i favori (qârâmât), le rivelazioni fino alla morte.
Occorre che tu non entri nel tuo «Ritiro» senza sapere in precedenza la tua stazione (maqâm), la forza del tuo potere ed il fine reale che persegui. Se non sei ancora completamente padrone di te stesso, cioè se qualcuno o qualcosa ha ancora influenza sopra di te, non potrai entrare in Ritiro che sotto la sorveglianza di uno Sheikh sperimentato che abbia acquisito la Conoscenza. Se, al contrario, domini le tue illusioni, entra in Ritiro a cuore tranquillo, ed applicati agli «esercizi spirituali» (riâdatun). Questo termine, riâdatun, designa gli sforzi intrapresi per addolcire il carattere ed i costumi, e la pazienza e la forza per sopportare le disgrazie dell’esistenza. Salvo rare eccezioni, colui che cerca di «aprirsi» senza aver prima plasmato il suo carattere con questi sforzi, non raggiungerà mai lo stadio di virilità spirituale. Guardati dal mescolarti alla gente, perché lo scopo essenziale del Ritiro è di abbandonare la frequentazione degli uomini. Ciò non vuol però dire che occorra rinunciare a vederli. Quel che è necessario è semplicemente che nulla di essi penetri nel tuo cuore.
Chi
si ritira lontano dagli uomini ma non chiude al suo cuore la porta della
Creazione, quegli non fa per nulla un Ritiro. Perciò, quando la porta della tua
camera sarà chiusa, chiudi al tempo stesso la porta del tuo cuore, e ricordati
dal tuo Creatore col dhikr (Corano,
LI, 55) che sceglierai; il più elevato di tali dhikr, per te, sarà di dire: Allâh
- Allâh - Allâh, senza aggiungerci niente. Guardati dalle allucinazioni
cattive che tenderebbero a distoglierti dalla meditazione; veglia sul tuo nutrimento,
che dovrà consistere in brodo di legumi (dismun)
ad esclusione di tutto quel che può provenire da qualche animale. Questo è il regime
migliore, preferibile nei due stati estremi della sazietà e della fame più
acuta. Prosegui sempre nella Via conservando in equilibrio l’anima e il corpo.
Quando l’astinenza è estrema, essa conduce alle allucinazioni, ed allora le
visioni sono di due sorta: talvolta regali, e talvolta sataniche. Te ne
renderai conto da ciò che troverai nella tua anima quando le visioni avranno
preso fine: se si tratterà di una ispirazione regale, essa lascerà come tracce
freschezza e dolcezza; non proverai nessun dolore; nessuna figura subirà per te
cambiamenti, ed avrai fatto progressi nell’acquisizione della conoscenza. Se si
tratterà invece di una ispirazione satanica, essa sarà seguita da contrazioni negli
organi, dolore, e malessere provocato da idee malsane. Pur facendo del dhikr il tuo cuore si svuoterà di Allâh, che è la cosa che cercavi.
Guardati dal soccombere, e che il tuo patto, entrando in Ritiro, sia che «Allâh non ha eguali», e ad ogni immagine
che ti si manifesterà nella solitudine, dicendoti: «Io sono Allâh», risponderai «Gloria ad Allâh - Subhânallâh -». Sii sempre con le tue invocazioni (dhikr), tale è il primo patto (akdun). Il secondo è che tu Gli
domanderai, nel tuo Ritiro, di non curarti d’altra cosa che di Lui. Se tutto
quel che esiste nella Creazione ti fosse offerto, accettalo con dolcezza, ma
non arrestartici.
Dédicati
in modo continuo alla tua ricerca. Sarai sottoposto alla prova, ma ogni volta
che ti sarai fermato ad una cosa, Egli ti sarà sfuggito; al contrario, se
possiedi Lui, più niente ti sfugge. Conosciuto questo, sappi che Allâh - l’Altissimo — ti sottoporrà alla
prova per mezzo di ciò che ti proporrà. La prima apertura, o conquista
spirituale, che Egli ti darà, è il disvelarsi del mondo sensibile che è
assente, lontano da te. I muri e l’oscurità non saranno più allora per te un
velo che ti impedisce di vedere quel che gli esseri fanno quando sono soli;
sennonché il tuo dovere sarà di non divulgare nulla dei segreti di chicchessia,
se Allâh - l’Altissimo - te li avrà
mostrati.
Per
esempio, se dopo essere stato informato in questo modo, te ne andrai a dire che
il tale commette adulterio o che il tal altro beve bevande proibite, sarà che
Satana è penetrato in te stesso. Se però incontri chi ha commesso questa
infrazione, dagli dei consigli e ricordagliene la proibizione, ma guardati dal
parlarne con altri. Occupati delle tue invocazioni, continuamente.
Eccoti
ora l’esposizione concernente la differenza che esiste tra lo svelamento reale
e quello illusorio. Se vedi l’immagine di un individuo o di una cosa della creazione,
chiudi gli occhi; se la percezione permane, vuol dire che era immaginaria; se
svanisce e scompare, le idee (idrâqât)
si legheranno, sotto il suo effetto, al luogo in cui hai avuto la visione. Se
te ne distogli, e continui ad assorbirti nell’invocazione (dhikr), le idee passeranno allora dalla percezione sensibile alla
percezione immaginaria. Poi le idee intelligibili discenderanno su di te sotto
forma di percezioni sensibili. Sappi che non è dato di conoscerle come ad un
Profeta o a uno di coloro che Allâh -
l’Altissimo - ha scelto fra i più sinceri. Non stare a preoccupartene. Se sei
portato a bere, non bere che acqua, oppure latte; guardati dal vino. Assorbiti
nel dhikr fino a che l’invocato si
manifesti a te.
Se
per Sua propria volontà Egli ti dispensa di fare il dhikr a causa di Lui, ciò può produrre la vera contemplazione (mushâhadatun) o il sonno (an-nawmatu). Ne conseguirà un diletto,
poi Allâh - l’Altissimo - per
provarti, ti proporrà il grado del Suo Regno (maratibu-l-mamlakati). Anzitutto ti si scopriranno i segreti del
regno minerale; conoscerai i segreti di ogni pietra, e particolarmente i danni
che può provocare o l’utilità che può avere. Se ti appassioni a ciò, sarai
respinto e cacciato.
Egli
ritirerà la Sua protezione e avrai perduto. Se, al contrario, non fai molto
caso a quanto ti si propone, se ti attacchi al dhikr o ti
rifugi presso Colui che è l’oggetto della tua invocazione, non subirai questo trattamento, ed Egli ti darà la conoscenza delle piante; ognuna
di esse si metterà a spiegarti il bene e il male che porta in sé[8]. Che
la tua attitudine sia in questo caso simile alla precedente, e che il tuo
nutrimento sia sempre privo di calore e di dolcezza.
Se
non ti fermerai allo svelamento del regno vegetale, Egli ti eleverà al di sopra
degli animali, che ti saluteranno e ti faranno conoscere il bene e il male che
sono in essi. Poi ogni mondo ti si farà conoscere mediante il modo con cui
celebra la Gloria e proclama la lode d’Allâh
— l’Altissimo —.
Considerazione:
esaminerai qual è il dhikr che stai
recitando. Se constati che questi mondi fanno la stessa tua invocazione, il
medesimo dhikr, ciò vuol dire che la
tua percezione è illusoria e non reale.
È
il tuo stato che si riflette per te nelle cose dell’esistenza. Se, al
contrario, vedi che questi mondi fanno dei dhikr
diversi dal tuo, è segno che la tua percezione è autentica. Scoprirai poi
il mondo del flusso della vita causale, in cui ogni essenza non riceve che
secondo le sue possibilità. E ti accorgerai che ogni mondo ha i suoi modi
d’adorazione ed i suoi gradi, proporzionati a questo flusso. Se non ti arresterai,
ti sarà dato di vedere gli elementi della Tavola. Terribili apparizioni ti
rivolgeranno la parola, e ci sarà per te una diversità di stati. Una ruota che
girerà sul suo asse sarà eretta per te, e vi vedrai delle immagini
straordinarie; vi vedrai come ciò che è spesso diventa sottile e come ciò che è
sottile diventa spesso[9], ed
altre cose analoghe. Se non ti arresti a questo, ti sarà dato di vedere una luce
che getta scintille, che cercherai di evitare. Non aver paura, ma invoca
sempre, perché così facendo non hai niente da temere. Se non ti fermi qui, ti
sarà dato di vedere la luce degli astri e le forme della Costruzione Totale.
Constaterai la bellezza permanente delle diverse forme, dalla forma apparente
fino a quella che è nascosta, e ciò fino alla perfezione che nessuno può
immaginare.
Vedrai che tutto quel che mancava alla forma apparente era stato abbandonato dalla forma nascosta, ma che l’essenza è sempre unica e che in realtà non c’è nessuna mancanza.
Vedrai che tutto quel che mancava alla forma apparente era stato abbandonato dalla forma nascosta, ma che l’essenza è sempre unica e che in realtà non c’è nessuna mancanza.
Vedrai
il modo in cui Allâh - l’Altissimo -
dispensa le scienze divine, e le disposizioni che deve dimostrare chi riceve questo insegnamento, così come la maniera in cui bisogna
prenderlo e darlo, afferrarlo ed estenderlo.
Vedrai
come il cuore sia protetto contro l’annientamento bruciante. Troverai che tutte
le vie sono concentriche, che nessuna conduce all’errore, così come altre
indicazioni che non possono trovare posto in questo trattato.
Se
tutto ciò non ti arresterà, ti eleverai allora al grado delle scienze teoriche
e delle idee giuste; conoscerai le forme d’essere capaci di intaccare le
intelligenze, la differenza tra l’illusione e la conoscenza, la generazione
delle possibilità d’esistenza dal mondo spirituale al mondo corporeo. La causa
di questa generazione è il flusso del segreto d'Allâh - l’Altissimo - nel mondo che Egli ha sotto la Sua custodia.
E conoscerai anche perché taluni rinunciano allo sforzo della guerra santa,
così come altre cose che sarebbe ora troppo lungo enunciare.
Se
non ti arresterai a questo grado, accederai al mondo della Creazione delle
Forme e della Bellezza.
Qui
ti sarà data l’interpretazione delle cose dei mondi superiori e di quelle dei
mondi inferiori nella prospettiva della bellezza delle forme e dell’armonia.
Saprai come si ripartiscono la bontà, la dolcezza e la misericordia. È da
questo grado che i poeti traggono la loro ispirazione, mentre quella degli
oratori deriva dal mondo precedente. Se non ti fermerai, sarai elevato ai gradi
polari. Quel che hai contemplato finora appartiene al mondo della, sinistra. Il
nuovo «luogo» a cui ti sarà dato ora accesso, è il cuore. E se questo mondo ti
si manifesta, conoscerai i riflessi della Luce, la Permanenza delle cose
permanenti, l’Eternità delle cose eterne, l’ordine delle cose esistenti ed il flusso
della vita che vi si produce. Ti sarà dato il giudizio di Allâh - l’Altissimo -, il potere di conservare le conoscenze già
acquisite, l’interpretazione dei simboli, la concisione dell’espressione, il
timore riguardo al segreto e alla spiegazione delle cose. Se non ti fermerai,
sarai elevato al di sopra del mondo della passione, della collera e dell’ostinazione
fanatica; vedrai tutto quel che c’è d’impuro nel mondo e tutta la diversità
delle forme.
Se
non ti fermerai qui, accederai al mondo delle mutazioni, e scoprirai la verità
sotto tutte le sue forme, l’arte di compiere ogni atto in maniera giusta;
conoscerai le direzioni diritte, le legislazioni rivelate, e vedrai un mondo
che Allâh – l’Altissimo – ha
abbellito nel modo più bello per mezzo delle conoscenze sacre. Ogni stazione (maqâm) a cui ti sarà dato di ascendere,
ti accoglierà con rispetto, venerazione e grandezza. Essa ti farà conoscere il
suo grado, la sua posizione ed il suo rango in rapporto alla Maestà d’Allâh - l’Altissimo —. Essa si unirà a
Te nella sua essenza. Se non ti arresterai, ti eleverai al di sopra del mondo
della dignità, della tranquillità (sakînah),
della costanza, della seduzione e dei segreti più nascosti. Se non ti fermerai,
scoprirai il mondo della stupefazione, dell’incapacità, dell’impotenza e dei
segreti degli atti. Questo è l’Illiyûn[10]. Se non ti
fermerai qui, accederai al Frutteto (Janân),
ai gradi dei suoi scalini, all’intersecarsi delle sue parti e ai dettagli del suo
benessere. Quanto a te, sarai in piedi su di uno stretto cammino. Poi Allâh - l’Altissimo - ti farà dominare
il Jahîm, i gradi dei suoi scalini,
l’intersecarsi delle sue parti e i particolari del suo castigo. Accederai poi
alla conoscenza degli atti che destinano a queste due dimore.
Se
non ti ci fermerai, ti saranno mostrati degli spiriti rapiti in uno spettacolo
tale che ti si faranno vedere attoniti, ebbri, dominati dalla potenza
dell’amore, ed il loro stato sarà per te come un invito.
Se
non risponderai a questo invito, sarai elevato a vedere una luce nella quale
non scorgerai altri che te stesso, ed un potente amore ti ci attirerà, ed una
sete inestinguibile (Cfr. le ultime cinque terzine della Divina Commedia). Vi troverai un diletto a causa d'Allâh – l’Altissimo – come non ne avrai
mai provati prima. Tutto quel che avrai visto precedentemente diminuirà ai tuoi
occhi, e ti sembrerà di dondolare come una lampada sospesa. Se non ti
arresterai qui, ti eleverai per vedere delle forme in tutto simili a figli
d’Adamo; vedrai dei veli sollevarsi e dei veli calare; queste forme hanno una
lode (tasbih) particolare, che
conoscerai ascoltandola, e non cadrai in deliquio. Fra queste forme troverai la
tua, e conoscerai così il momento in cui ti trovi. Se non ti arresti qui, sarai
elevato a contemplare il Letto della Misericordia (Sarîru Rahmâniyya), che porta tutte le cose.
Se
osserverai ognuna di esse, vi troverai tutto ciò che avevi già visto e qualcosa
di più. Non resteranno né scienza né gradi che tu non possa in esso
contemplare. Conoscerai il tuo proprio scopo, il tuo posto, il limite di quel
che puoi vedere, il luogo in cui è il tuo Signore, la tua parte di conoscenza e
di santità e la tua forma particolare.
Se
non ti fermerai, sarai elevato al di sopra dei segreti delle cose e dei mondi.
Vedrai in essi la Sua Traccia, avrai conosciuto la Realtà, avrai contemplato il
Suo carattere immutabile, nella fissità come nel movimento, ed avrai la grazia
di conoscerli in rapporto al regno del Nùn. Saprai il segreto, l’origine del
movimento. Se non ti ci fermi, sarai cancellato, morirai, sarai annientato fino
a che non esistano più tracce di te e che la traccia di Colui che ti ha
cancellato arrivi in te; allora sarai reso presente, poi permanente. Sarai
riunito, poi reso assente. Quindi sei riempito di grazie che spanderai a tua
volta. Queste grazie rivestono forme diverse.
Dopo,
sarai riportato al primo gradino, e vedrai tutto quel che hai già visto
rivestito di forme differenti, fino al momento in cui sarai ricondotto al mondo della sensibilità
condizionale terrestre. È possibile che, dopo esser stato reso assente, tu
divenga l’oggetto di quella benevolenza di cui è circondato ogni viaggiatore
sulla Via. Fra questi viaggiatori, alcuni ritornano parlando una lingua diversa
dalla loro, ed ognuno di quelli che parlano in tal modo segretamente una lingua
si ritrova ad essere il successore del Profeta che parlava quella lingua. È per
questa ragione che si sente dire dai fratelli della nostra tariqah che un tale
è apparentato a Mosè o un tal altro a Gesù, Abramo o Idrîs.
Ve
ne sono che possono parlare due, tre o quattro lingue, o di più. Il perfetto è
quegli che parla in segreto tutte le lingue, e questi è quello che è
esclusivamente Mohammediano, come Abu ‘Aqal ed altri. Finché aspira verso la
mèta, il viaggiatore è nella stazione in piedi, e non viene rimandato.
Alcuni ve ne sono, che muoiono in tale stazione, e si ritrovano in posizione più elevata di quelli che sono rinviati (nel mondo). Questi sono di due sorta: gli uni vengono rinviati «per se stessi», gli altri per essere al servizio della creazione, per compiervi la predicazione e mettere gli esseri sulla buona via. Si tratta dei «Saggi eredi».
Alcuni ve ne sono, che muoiono in tale stazione, e si ritrovano in posizione più elevata di quelli che sono rinviati (nel mondo). Questi sono di due sorta: gli uni vengono rinviati «per se stessi», gli altri per essere al servizio della creazione, per compiervi la predicazione e mettere gli esseri sulla buona via. Si tratta dei «Saggi eredi».
Sappi
che lo stato di nabî e lo stato di wâlî (al-wilâyatu)[11]
consistono in tre cose:
1° - L’acquisizione della scienza;
2° - La concentrazione nell’azione (al-fi‘lu bi-l-himmati), si tratti degli atti che compie abitualmente il corpo, o di quelli che è normalmente incapace di compiere;
3° - La visione dei mondi superiori a partire dal mondo sensibile.
La
differenza che li separa riguarda esclusivamente il discorso. Il linguaggio del
wâlî è differente dal linguaggio del nabî. Non giungere tuttavia ad
immaginare che i gradi ottenuti dai wâlî
superino quelli ottenuti dai Profeti. Cosi non può essere, perché i gradi dei
Profeti provengono dalla Luce Originaria, mentre quelli dei wâlî non derivano che da quel che trabocca
dalla Luce Originaria. Sappi che ogni wâlî
d’Allâh - l’Altissimo - non riceve (i
suoi stati) che per la mediazione della spiritualità (ruhâniatun) del Profeta di cui egli segue la Legge.
Ci
sono a questo proposito dei segreti che oltrepassano il quadro di questo
trattatello. Ciononostante, si può dire che certi wâlî della comunità di Muhammad - su di lui la Salvezza e la Pace
-, il quale riunisce tutte le stazioni degli altri Profeti, hanno ereditato da
Mosè, ma per la via della Luce di Muhammad, non di quella di Mosè, per modo che
il loro stato nei riguardi di Muhammad è uguale allo stato di Mosè nei riguardi
di Muhammad. Può accadere che al momento della loro morte, taluni wâlî sembrino vedere Mosè o Gesù - su di
loro la Pace - e parlino loro, si che un profano immaginerebbe che tali wâlî sono diventati ebrei o cristiani,
giacché morendo pronunciano il nome di Mosè o di Gesù. Ma in realtà ciò
discende dalla forza della loro conoscenza.
Il
Polo, o Qutb, è sul cuore di Muhammad
- su di lui la Salvezza e la Pace -, ed è stato a noi dato di incontrare uomini
sul cuore di Gesù - su di lui la Pace -. È tale il caso del primo Sheikh da me conosciuto. In seguito ci è stato dato di incontrare altri uomini sul cuore di
Mosè ed altri sul cuore di Abramo. Questa situazione può essere conosciuta
soltanto dai nostri discepoli. Sappi che Muhammad - su di lui la Salvezza e la
Pace - ha ricevuto tutte le stazioni che gli altri Profeti avevano nel mondo
spirituale, quando erano riuniti nella Saggezza Primordiale. Noi abbiamo
seguito il suo insegnamento, cosi come i santi dei Profeti che l’hanno preceduto
attingono all’insegnamento di questi Profeti, i quali traggono essi stessi il
proprio insegnamento da Muhammad. I wâlî
della comunità di Muhammad si trovano così ad attingere direttamente in Muhammad.
Per questo è stato detto: «I Saggi di questa comunità sono come i Profeti dei
Figli d’Israele». Allâh - l’Altissimo
- ha detto a nostro riguardo: «Perché siate testimoni nei confronti degli altri
uomini» (Corano, II, 143), così come, parlando degli Inviati, ha detto: «Il
giorno in cui invieremo ad ogni comunità un testimonio nei loro confronti, fra
di essi» (Corano, XVI, 91). Che l’erede della Totalità Muhammediana si
abbandoni dunque completamente (ad Allâh -
l’Altissimo) durante il suo «Ritiro spirituale», e che ad ogni respiro non
cessi di dire: «E di’: Signore, aumenta la mia scienza» (Corano, XX, 113),
finché il cielo non sia nella sua anima.
Scritto nel 602 dell’Égira a Gunia, località greca, su richiesta di un fratello.
Scritto nel 602 dell’Égira a Gunia, località greca, su richiesta di un fratello.
Traduzione dall’arabo di Othman Laiba e di Roger Maridort, traduzione italiana di Pietro Nutrizio.
* Tratto da: Rivista di Studi Tradizionali n° 82-83
[1]
Allusione ai due nomi del Profeta Muhammad: ‘Alamu-l-Hudâ, o «Lo Stendardo della Via
diritta», e Sâhibu-l-Liwâi, o «il
Padrone dello Stendardo».
[2]
Sulla tappa delle «parentele», confronta il Libro dei morti tibetano, o Bardo Thòdol, e sull’argomento del Barzakh l’articolo di Titus Burckhardt «Du Barzakh», in Etudes Traditionnelles, numero di dicembre 1937.
[3]
Alle tappe del «Giardino» e del «Fuoco» da una parte, e
della «Prossimità» dall’altra, corrisponde la classificazione degli uomini in
tre gruppi di cui è detto nel Corano, sûrat
LVI, versetti 7-11: i compagni della Destra, i compagni della Sinistra e gli
avanzati. Questi ultimi sono i Ravvicinati (muqarrabûn).
[4] Confronta R. Guénon, Aperçus
sur l’initiation, pp. 183-184, De la
mort initiatique.
[5]
II timore (wara‘un)
è un termine generico indicante sia la pietà sia il timore di Dio. Qui esso ha
più in particolare il significato di astensione da tutto ciò che è dichiarato
illecito e proibito dalla Legge Rivelata.
[6]
La radice verbale zahada
vuol dire: essere esenti dal desiderio d’una cosa e, per estensione, indica i
diversi metodi di cui ci si serve per poterci arrivare.
[7]
L’acquisizione del tawakkul di cui parla qui Muhyiddîn
corrisponde al termine dei «Piccoli Misteri», allo «stato primordiale»
dell’essere stabilitosi al centro dello stato umano. Confrontare R. Guénon, Aperçus
sur l'initiation, capitolo su Transmutation
et Transformation, pag. 278 (pag. 319 della traduzione italiana)
[8]
Nelle sue Futûhât
(Rivelazioni dalla Mecca; titolo di
un’opera imponente anche per la sua mole) Muhyiddîn cita il caso di Al-Ghazzâl ad Almeria, il quale, passeggiando per la campagna,
aveva sentito le piante raccontargli delle loro virtù come rimedi e come veleni. Raccontata la cosa al
proprio Sheikh, Abu ’Abbas Ibn al-’Arif, questi rispose che Allâh l’aveva
messo alla prova e sottoposto alla tentazione con questo «carisma».
[9] Si confronti la terminologia degli ermetisti: «Separerai il
sottile dallo spesso» (Tavola smeraldina).