"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 22 gennaio 2014

Ibn ‘Arabî, Le tappe divine nella via del perfezionamento del regno umano


Ibn ‘Arabî
Le tappe divine nella via del perfezionamento del regno umano* 

Lode ad Allâh, il Clemente senza limiti, il Misericordioso, da parte dello Sheikh, l’Imâm, il Detentore della Verità, Muhyiddin Abu ’Abd Allâh Muhammed Ibn ’Alî el ’Arabi.
Lode ad Allâh che fa dono della ragione che Egli ha creato; che ha stabilito la tradizione e posto le sue regole. A Lui appartengono la Benevolenza e la Longanimità; da Lui derivano la Forza e la Potenza; non c’è altro Dio se non Lui, il Padrone del Gran Trono.
Che Allâh spanda le Sue benedizioni su colui per il cui mezzo ha inalberato gli stendardi della Via Diritta[1], su cui ha fatto discendere la Luce, ed all’ombra del quale ha posto chi Gli è piaciuto e ha voluto mettere sulla Via; e gli conceda la Pace. E benedizioni sulla sua Famiglia purissima e su coloro che l’hanno seguito, ricolmi di benefici fino al giorno della Resurrezione.

Rispondo alla tua domanda, o Santo nobilissimo e Amico intimissimo, sul modo di pervenire al Signore della Potenza, l’Altissimo; sul modo d’arrivare fino a Lui; di ritornare - per Suo mezzo -, da presso di Lui, alla Sua creazione, senza averLo lasciato. Ciò è possibile perché non c’è, nell’Esistenza, che Allâh, i Suoi Attributi ed i Suoi Atti. Tutto è per mezzo di Lui, da Lui e di Lui. Se Egli si velasse al mondo per il tempo di un batter di ciglio, il mondo perirebbe di colpo. Non è che per la Sua protezione ed il Suo Sguardo che il mondo sussiste. La Sua manifestazione è di una luce cosi abbagliante che le intelligenze sono incapaci di scorgerLo, ed è perciò che essa è stata chiamata «il Velo» (Hijâb).

La prima cosa che ti esporrò è il modo di incamminarsi verso Allâh, poi il modo di arrivare fino a Lui e di tenersi davanti a Lui nella Sua contemplazione (mushâhadatun), ed infine il modo di ritornare, da presso di Lui, alla presenza dei Suoi Atti, e di perirvi. È questa la situazione (maqâm) che non comporta ritorno (alla manifestazione) (Liberazione).

Sappi, fratello mio, che le vie (turûq) sono molteplici, ma che unica è la Via della Verità; coloro che si incamminano sulla Via della Verità sono molto rari. Benché la Via della Verità sia una, i suoi aspetti presentano differenze secondo gli stati (ahwâl), cioè secondo la forza o la debolezza della qualità spirituale di colui che vi si impegna. Certuni non hanno che una parte degli attributi o qualità necessarie, per modo che lo Spirito del Mondo Superiore (Rûhanî) non trova un aiuto sufficiente nel loro temperamento (mazâjun). Debbo prima di tutto esporti le tappe (mawâtin) che, anche se numerose, si riconducono sempre a sette:

1a - La tappa di «Non sono Io il vostro Signore?» (A lastû bi rabbikum, Corano, VII, 171), quando siamo separati da Lui.

2a - La tappa della Consanguineità (delle Parentele); letteralmente: «degli Uteri delle Madri» (arhâmu-l-ummahâti).

3a - La tappa del mondo in cui ci troviamo in questo momento.

4a - La tappa del Barzakh[2],in cui andiamo dopo la più piccola e la più grande morte.

5a - La tappa del Raduno (al-hashr) sulla Terra Deserta (Ardus-sâhirati) e del Rinvio alle Tombe (cfr. Corano, L, 43 e LXXXIV, 4).

6a - La tappa del Giardino e del Fuoco.

7a - La tappa della Prossimità[3], al di là del Giardino, dove non vi sono altre delizie che la visione della Verità, secondo lo hadîth: «Esiste presso Allâh - l’Altissimo - un Paradiso dove non ci sono né piaceri, né Huri, né palazzi. Non c’è che Allâh che si mostra sorridendo».

«All’interno di queste tappe vi sono dei luoghi (che raffigurano altrettanti stati), i quali costituiscono in qualche modo delle tappe nella tappa, e che non è possibile ad alcuna forza umana - dato il loro numero - di percorrere interamente»[4]. «Devi saper questo: da quando Allâh - l’Altissimo - ha creato gli uomini e li ha portati dal nulla all’esistenza, questi sono sempre in viaggio, e non si fermeranno che in Paradiso o in Inferno. Cosi, ogni Paradiso ed ogni Inferno avranno gli abitanti che sono loro destinati. È necessario che ogni uomo ragionevole sappia che il viaggio si compie nella pena, nelle difficoltà, nelle prove, nella disgrazia e nel pericolo. È impossibile trovarvi benessere, sicurezza e gusto, perché le condizioni (del viaggio) sono variabili (letteralmente: le acque sono differenti).

Per rendere il suo viaggio meno penoso, il viaggiatore dovrà apprezzare le cose nel loro giusto valore, situare ogni mondo al posto che gli spetta; è soltanto a questa condizione che la calma e la tranquillità saranno le sue compagne. Ciò detto semplicemente per mettere in guardia quelli che hanno fretta di gustare la contemplazione al di fuori della sua tappa; è dunque tuo dovere non pretendere di arrivarvi troppo presto, ma di riportarla all’ultimo stadio, quello in cui non avrai nessun’altra occupazione. Sarà quello, ma quello soltanto, il tempo propizio alla contemplazione. Se in tal momento ti troverai ad avere qualche attività, per esempio quella d’insegnare la scienza d’Allâh, ciò ti converrà infinitamente di più, perché renderà migliore e più bella la tua natura spirituale che ricerca il suo Signore, cosi come la qualità della tua anima che cerca il suo Paradiso. In effetti lo stato sottile umano (lâtifatun) sarà riedificato, il giorno del Raduno (hashr), a immagine di ciò che ha appreso, a immagine cioè della sua scienza, e i corpi saranno ricostruiti ad immagine dei loro atti, buoni o cattivi. Cosi sarà fino all’ultimo respiro. Quando ti troverai separato dal mondo delle preoccupazioni, quella sarà la tappa delle ascensioni e della scalata, in cui raccoglierai il frutto di quel che hai seminato.

Se hai ben capito ciò che ti ho esposto, sappi che se vuoi entrare al servizio della Verità, e ottenere la Sua Famigliarità, ciò non ti sarà possibile fintantoché nel tuo cuore trovi posto una reverenza «signoriale» per qualcun altri che non sia Lui. Tu appartieni infatti a chi ha potere sopra di te; ciò è incontestabile. Di conseguenza, il ritiro lontano dagli uomini, la vita solitaria di preferenza alla vita di società, ti saranno indispensabili in questo stadio; quanto più ti terrai lontano dagli uomini, tanto più ti troverai vicino ad Allâh - l’Altissimo - e questo, in modo apparente o nascosto. La prima cosa che dovrai fare, sarà di acquistare la scienza (si tratta della scienza coranica e dello studio degli ahadith) che ti permetterà di rendere costante la tua sottomissione e la tua pietà, cosi come gli obblighi particolari che ti sono stati imposti, senza aggiungervi nulla. Sicché la prima porta che avrai da aprire all’inizio del tuo viaggio, sarà la messa in pratica della tua scienza; poi ci saranno il timore (wara‘un)[5], l’ascetismo (zuhd)[6] ed infine la fiducia in Allâh (tawakkul).

Fin dal primo stato di tawakkul, riceverai le grazie che sono i segni e le prove che il tuo tawakkul[7] è acquisito:

1. Il percorso istantaneo della Terra (Tayyidu-l-ardi);

2. Il cammino sull’acqua;

3. La traversata dell’aria;

4. L’assimilazione di ciò che è.

Queste quattro grazie costituiscono la haqiqah (verità, certezza) di questa porta. Dopo di ciò,
otterrai le stazioni (maqâmât), gli stati (ahwâl), i favori (qârâmât), le rivelazioni fino alla morte.
Occorre che tu non entri nel tuo «Ritiro» senza sapere in precedenza la tua stazione (maqâm), la forza del tuo potere ed il fine reale che persegui. Se non sei ancora completamente padrone di te stesso, cioè se qualcuno o qualcosa ha ancora influenza sopra di te, non potrai entrare in Ritiro che sotto la sorveglianza di uno Sheikh sperimentato che abbia acquisito la Conoscenza. Se, al contrario, domini le tue illusioni, entra in Ritiro a cuore tranquillo, ed applicati agli «esercizi spirituali» (riâdatun). Questo termine, riâdatun, designa gli sforzi intrapresi per addolcire il carattere ed i costumi, e la pazienza e la forza per sopportare le disgrazie dell’esistenza. Salvo rare eccezioni, colui che cerca di «aprirsi» senza aver prima plasmato il suo carattere con questi sforzi, non raggiungerà mai lo stadio di virilità spirituale. Guardati dal mescolarti alla gente, perché lo scopo essenziale del Ritiro è di abbandonare la frequentazione degli uomini. Ciò non vuol però dire che occorra rinunciare a vederli. Quel che è necessario è semplicemente che nulla di essi penetri nel tuo cuore.

Chi si ritira lontano dagli uomini ma non chiude al suo cuore la porta della Creazione, quegli non fa per nulla un Ritiro. Perciò, quando la porta della tua camera sarà chiusa, chiudi al tempo stesso la porta del tuo cuore, e ricordati dal tuo Creatore col dhikr (Corano, LI, 55) che sceglierai; il più elevato di tali dhikr, per te, sarà di dire: Allâh - Allâh - Allâh, senza aggiungerci niente. Guardati dalle allucinazioni cattive che tenderebbero a distoglierti dalla meditazione; veglia sul tuo nutrimento, che dovrà consistere in brodo di legumi (dismun) ad esclusione di tutto quel che può provenire da qualche animale. Questo è il regime migliore, preferibile nei due stati estremi della sazietà e della fame più acuta. Prosegui sempre nella Via conservando in equilibrio l’anima e il corpo. Quando l’astinenza è estrema, essa conduce alle allucinazioni, ed allora le visioni sono di due sorta: talvolta regali, e talvolta sataniche. Te ne renderai conto da ciò che troverai nella tua anima quando le visioni avranno preso fine: se si tratterà di una ispirazione regale, essa lascerà come tracce freschezza e dolcezza; non proverai nessun dolore; nessuna figura subirà per te cambiamenti, ed avrai fatto progressi nell’acquisizione della conoscenza. Se si tratterà invece di una ispirazione satanica, essa sarà seguita da contrazioni negli organi, dolore, e malessere provocato da idee malsane. Pur facendo del dhikr il tuo cuore si svuoterà di Allâh, che è la cosa che cercavi. Guardati dal soccombere, e che il tuo patto, entrando in Ritiro, sia che «Allâh non ha eguali», e ad ogni immagine che ti si manifesterà nella solitudine, dicendoti: «Io sono Allâh», risponderai «Gloria ad Allâh - Subhânallâh -». Sii sempre con le tue invocazioni (dhikr), tale è il primo patto (akdun). Il secondo è che tu Gli domanderai, nel tuo Ritiro, di non curarti d’altra cosa che di Lui. Se tutto quel che esiste nella Creazione ti fosse offerto, accettalo con dolcezza, ma non arrestartici.

Dédicati in modo continuo alla tua ricerca. Sarai sottoposto alla prova, ma ogni volta che ti sarai fermato ad una cosa, Egli ti sarà sfuggito; al contrario, se possiedi Lui, più niente ti sfugge. Conosciuto questo, sappi che Allâh - l’Altissimo — ti sottoporrà alla prova per mezzo di ciò che ti proporrà. La prima apertura, o conquista spirituale, che Egli ti darà, è il disvelarsi del mondo sensibile che è assente, lontano da te. I muri e l’oscurità non saranno più allora per te un velo che ti impedisce di vedere quel che gli esseri fanno quando sono soli; sennonché il tuo dovere sarà di non divulgare nulla dei segreti di chicchessia, se Allâh - l’Altissimo - te li avrà mostrati.

Per esempio, se dopo essere stato informato in questo modo, te ne andrai a dire che il tale commette adulterio o che il tal altro beve bevande proibite, sarà che Satana è penetrato in te stesso. Se però incontri chi ha commesso questa infrazione, dagli dei consigli e ricordagliene la proibizione, ma guardati dal parlarne con altri. Occupati delle tue invocazioni, continuamente.

Eccoti ora l’esposizione concernente la differenza che esiste tra lo svelamento reale e quello illusorio. Se vedi l’immagine di un individuo o di una cosa della creazione, chiudi gli occhi; se la percezione permane, vuol dire che era immaginaria; se svanisce e scompare, le idee (idrâqât) si legheranno, sotto il suo effetto, al luogo in cui hai avuto la visione. Se te ne distogli, e continui ad assorbirti nell’invocazione (dhikr), le idee passeranno allora dalla percezione sensibile alla percezione immaginaria. Poi le idee intelligibili discenderanno su di te sotto forma di percezioni sensibili. Sappi che non è dato di conoscerle come ad un Profeta o a uno di coloro che Allâh - l’Altissimo - ha scelto fra i più sinceri. Non stare a preoccupartene. Se sei portato a bere, non bere che acqua, oppure latte; guardati dal vino. Assorbiti nel dhikr fino a che l’invocato si manifesti a te.

Se per Sua propria volontà Egli ti dispensa di fare il dhikr a causa di Lui, ciò può produrre la vera contemplazione (mushâhadatun) o il sonno (an-nawmatu). Ne conseguirà un diletto, poi Allâh - l’Altissimo - per provarti, ti proporrà il grado del Suo Regno (maratibu-l-mamlakati). Anzitutto ti si scopriranno i segreti del regno minerale; conoscerai i segreti di ogni pietra, e particolarmente i danni che può provocare o l’utilità che può avere. Se ti appassioni a ciò, sarai respinto e cacciato.

Egli ritirerà la Sua protezione e avrai perduto. Se, al contrario, non fai molto caso a quanto ti si propone, se ti attacchi al dhikr o ti rifugi presso Colui che è l’oggetto della tua invocazione, non subirai questo trattamento, ed Egli ti darà la conoscenza delle piante; ognuna di esse si metterà a spiegarti il bene e il male che porta in sé[8]. Che la tua attitudine sia in questo caso simile alla precedente, e che il tuo nutrimento sia sempre privo di calore e di dolcezza.

Se non ti fermerai allo svelamento del regno vegetale, Egli ti eleverà al di sopra degli animali, che ti saluteranno e ti faranno conoscere il bene e il male che sono in essi. Poi ogni mondo ti si farà conoscere mediante il modo con cui celebra la Gloria e proclama la lode d’Allâh — l’Altissimo —.

Considerazione: esaminerai qual è il dhikr che stai recitando. Se constati che questi mondi fanno la stessa tua invocazione, il medesimo dhikr, ciò vuol dire che la tua percezione è illusoria e non reale.

È il tuo stato che si riflette per te nelle cose dell’esistenza. Se, al contrario, vedi che questi mondi fanno dei dhikr diversi dal tuo, è segno che la tua percezione è autentica. Scoprirai poi il mondo del flusso della vita causale, in cui ogni essenza non riceve che secondo le sue possibilità. E ti accorgerai che ogni mondo ha i suoi modi d’adorazione ed i suoi gradi, proporzionati a questo flusso. Se non ti arresterai, ti sarà dato di vedere gli elementi della Tavola. Terribili apparizioni ti rivolgeranno la parola, e ci sarà per te una diversità di stati. Una ruota che girerà sul suo asse sarà eretta per te, e vi vedrai delle immagini straordinarie; vi vedrai come ciò che è spesso diventa sottile e come ciò che è sottile diventa spesso[9], ed altre cose analoghe. Se non ti arresti a questo, ti sarà dato di vedere una luce che getta scintille, che cercherai di evitare. Non aver paura, ma invoca sempre, perché così facendo non hai niente da temere. Se non ti fermi qui, ti sarà dato di vedere la luce degli astri e le forme della Costruzione Totale. Constaterai la bellezza permanente delle diverse forme, dalla forma apparente fino a quella che è nascosta, e ciò fino alla perfezione che nessuno può immaginare.
Vedrai che tutto quel che mancava alla forma apparente era stato abbandonato dalla forma nascosta, ma che l’essenza è sempre unica e che in realtà non c’è nessuna mancanza.

Vedrai il modo in cui Allâh - l’Altissimo - dispensa le scienze divine, e le disposizioni che deve dimostrare chi riceve questo insegnamento, così come la maniera in cui bisogna prenderlo e darlo, afferrarlo ed estenderlo.

Vedrai come il cuore sia protetto contro l’annientamento bruciante. Troverai che tutte le vie sono concentriche, che nessuna conduce all’errore, così come altre indicazioni che non possono trovare posto in questo trattato.

Se tutto ciò non ti arresterà, ti eleverai allora al grado delle scienze teoriche e delle idee giuste; conoscerai le forme d’essere capaci di intaccare le intelligenze, la differenza tra l’illusione e la conoscenza, la generazione delle possibilità d’esistenza dal mondo spirituale al mondo corporeo. La causa di questa generazione è il flusso del segreto d'Allâh - l’Altissimo - nel mondo che Egli ha sotto la Sua custodia. E conoscerai anche perché taluni rinunciano allo sforzo della guerra santa, così come altre cose che sarebbe ora troppo lungo enunciare.

Se non ti arresterai a questo grado, accederai al mondo della Creazione delle Forme e della Bellezza.

Qui ti sarà data l’interpretazione delle cose dei mondi superiori e di quelle dei mondi inferiori nella prospettiva della bellezza delle forme e dell’armonia. Saprai come si ripartiscono la bontà, la dolcezza e la misericordia. È da questo grado che i poeti traggono la loro ispirazione, mentre quella degli oratori deriva dal mondo precedente. Se non ti fermerai, sarai elevato ai gradi polari. Quel che hai contemplato finora appartiene al mondo della, sinistra. Il nuovo «luogo» a cui ti sarà dato ora accesso, è il cuore. E se questo mondo ti si manifesta, conoscerai i riflessi della Luce, la Permanenza delle cose permanenti, l’Eternità delle cose eterne, l’ordine delle cose esistenti ed il flusso della vita che vi si produce. Ti sarà dato il giudizio di Allâh - l’Altissimo -, il potere di conservare le conoscenze già acquisite, l’interpretazione dei simboli, la concisione dell’espressione, il timore riguardo al segreto e alla spiegazione delle cose. Se non ti fermerai, sarai elevato al di sopra del mondo della passione, della collera e dell’ostinazione fanatica; vedrai tutto quel che c’è d’impuro nel mondo e tutta la diversità delle forme.

Se non ti fermerai qui, accederai al mondo delle mutazioni, e scoprirai la verità sotto tutte le sue forme, l’arte di compiere ogni atto in maniera giusta; conoscerai le direzioni diritte, le legislazioni rivelate, e vedrai un mondo che Allâh – l’Altissimo – ha abbellito nel modo più bello per mezzo delle conoscenze sacre. Ogni stazione (maqâm) a cui ti sarà dato di ascendere, ti accoglierà con rispetto, venerazione e grandezza. Essa ti farà conoscere il suo grado, la sua posizione ed il suo rango in rapporto alla Maestà d’Allâh - l’Altissimo —. Essa si unirà a Te nella sua essenza. Se non ti arresterai, ti eleverai al di sopra del mondo della dignità, della tranquillità (sakînah), della costanza, della seduzione e dei segreti più nascosti. Se non ti fermerai, scoprirai il mondo della stupefazione, dell’incapacità, dell’impotenza e dei segreti degli atti. Questo è l’Illiyûn[10]. Se non ti fermerai qui, accederai al Frutteto (Janân), ai gradi dei suoi scalini, all’intersecarsi delle sue parti e ai dettagli del suo benessere. Quanto a te, sarai in piedi su di uno stretto cammino. Poi Allâh - l’Altissimo - ti farà dominare il Jahîm, i gradi dei suoi scalini, l’intersecarsi delle sue parti e i particolari del suo castigo. Accederai poi alla conoscenza degli atti che destinano a queste due dimore.

Se non ti ci fermerai, ti saranno mostrati degli spiriti rapiti in uno spettacolo tale che ti si faranno vedere attoniti, ebbri, dominati dalla potenza dell’amore, ed il loro stato sarà per te come un invito.

Se non risponderai a questo invito, sarai elevato a vedere una luce nella quale non scorgerai altri che te stesso, ed un potente amore ti ci attirerà, ed una sete inestinguibile (Cfr. le ultime cinque terzine della Divina Commedia). Vi troverai un diletto a causa d'Allâh – l’Altissimo – come non ne avrai mai provati prima. Tutto quel che avrai visto precedentemente diminuirà ai tuoi occhi, e ti sembrerà di dondolare come una lampada sospesa. Se non ti arresterai qui, ti eleverai per vedere delle forme in tutto simili a figli d’Adamo; vedrai dei veli sollevarsi e dei veli calare; queste forme hanno una lode (tasbih) particolare, che conoscerai ascoltandola, e non cadrai in deliquio. Fra queste forme troverai la tua, e conoscerai così il momento in cui ti trovi. Se non ti arresti qui, sarai elevato a contemplare il Letto della Misericordia (Sarîru Rahmâniyya), che porta tutte le cose.

Se osserverai ognuna di esse, vi troverai tutto ciò che avevi già visto e qualcosa di più. Non resteranno né scienza né gradi che tu non possa in esso contemplare. Conoscerai il tuo proprio scopo, il tuo posto, il limite di quel che puoi vedere, il luogo in cui è il tuo Signore, la tua parte di conoscenza e di santità e la tua forma particolare.

Se non ti fermerai, sarai elevato al di sopra dei segreti delle cose e dei mondi. Vedrai in essi la Sua Traccia, avrai conosciuto la Realtà, avrai contemplato il Suo carattere immutabile, nella fissità come nel movimento, ed avrai la grazia di conoscerli in rapporto al regno del Nùn. Saprai il segreto, l’origine del movimento. Se non ti ci fermi, sarai cancellato, morirai, sarai annientato fino a che non esistano più tracce di te e che la traccia di Colui che ti ha cancellato arrivi in te; allora sarai reso presente, poi permanente. Sarai riunito, poi reso assente. Quindi sei riempito di grazie che spanderai a tua volta. Queste grazie rivestono forme diverse.

Dopo, sarai riportato al primo gradino, e vedrai tutto quel che hai già visto rivestito di forme differenti, fino al momento in cui sarai ricondotto al mondo della sensibilità condizionale terrestre. È possibile che, dopo esser stato reso assente, tu divenga l’oggetto di quella benevolenza di cui è circondato ogni viaggiatore sulla Via. Fra questi viaggiatori, alcuni ritornano parlando una lingua diversa dalla loro, ed ognuno di quelli che parlano in tal modo segretamente una lingua si ritrova ad essere il successore del Profeta che parlava quella lingua. È per questa ragione che si sente dire dai fratelli della nostra tariqah che un tale è apparentato a Mosè o un tal altro a Gesù, Abramo o Idrîs.

Ve ne sono che possono parlare due, tre o quattro lingue, o di più. Il perfetto è quegli che parla in segreto tutte le lingue, e questi è quello che è esclusivamente Mohammediano, come Abu ‘Aqal ed altri. Finché aspira verso la mèta, il viaggiatore è nella stazione in piedi, e non viene rimandato.
Alcuni ve ne sono, che muoiono in tale stazione, e si ritrovano in posizione più elevata di quelli che sono rinviati (nel mondo). Questi sono di due sorta: gli uni vengono rinviati «per se stessi», gli altri per essere al servizio della creazione, per compiervi la predicazione e mettere gli esseri sulla buona via. Si tratta dei «Saggi eredi».

Sappi che lo stato di nabî e lo stato di wâlî (al-wilâyatu)[11] consistono in tre cose:

1° - L’acquisizione della scienza;

2° - La concentrazione nell’azione (al-fi‘lu bi-l-himmati), si tratti degli atti che compie abitualmente il corpo, o di quelli che è normalmente incapace di compiere;

3° - La visione dei mondi superiori a partire dal mondo sensibile.

La differenza che li separa riguarda esclusivamente il discorso. Il linguaggio del wâlî è differente dal linguaggio del nabî. Non giungere tuttavia ad immaginare che i gradi ottenuti dai wâlî superino quelli ottenuti dai Profeti. Cosi non può essere, perché i gradi dei Profeti provengono dalla Luce Originaria, mentre quelli dei wâlî non derivano che da quel che trabocca dalla Luce Originaria. Sappi che ogni wâlî d’Allâh - l’Altissimo - non riceve (i suoi stati) che per la mediazione della spiritualità (ruhâniatun) del Profeta di cui egli segue la Legge.

Ci sono a questo proposito dei segreti che oltrepassano il quadro di questo trattatello. Ciononostante, si può dire che certi wâlî della comunità di Muhammad - su di lui la Salvezza e la Pace -, il quale riunisce tutte le stazioni degli altri Profeti, hanno ereditato da Mosè, ma per la via della Luce di Muhammad, non di quella di Mosè, per modo che il loro stato nei riguardi di Muhammad è uguale allo stato di Mosè nei riguardi di Muhammad. Può accadere che al momento della loro morte, taluni wâlî sembrino vedere Mosè o Gesù - su di loro la Pace - e parlino loro, si che un profano immaginerebbe che tali wâlî sono diventati ebrei o cristiani, giacché morendo pronunciano il nome di Mosè o di Gesù. Ma in realtà ciò discende dalla forza della loro conoscenza.

Il Polo, o Qutb, è sul cuore di Muhammad - su di lui la Salvezza e la Pace -, ed è stato a noi dato di incontrare uomini sul cuore di Gesù - su di lui la Pace -. È tale il caso del primo Sheikh da me conosciuto. In seguito ci è stato dato di incontrare altri uomini sul cuore di Mosè ed altri sul cuore di Abramo. Questa situazione può essere conosciuta soltanto dai nostri discepoli. Sappi che Muhammad - su di lui la Salvezza e la Pace - ha ricevuto tutte le stazioni che gli altri Profeti avevano nel mondo spirituale, quando erano riuniti nella Saggezza Primordiale. Noi abbiamo seguito il suo insegnamento, cosi come i santi dei Profeti che l’hanno preceduto attingono all’insegnamento di questi Profeti, i quali traggono essi stessi il proprio insegnamento da Muhammad. I wâlî della comunità di Muhammad si trovano così ad attingere direttamente in Muhammad. Per questo è stato detto: «I Saggi di questa comunità sono come i Profeti dei Figli d’Israele». Allâh - l’Altissimo - ha detto a nostro riguardo: «Perché siate testimoni nei confronti degli altri uomini» (Corano, II, 143), così come, parlando degli Inviati, ha detto: «Il giorno in cui invieremo ad ogni comunità un testimonio nei loro confronti, fra di essi» (Corano, XVI, 91). Che l’erede della Totalità Muhammediana si abbandoni dunque completamente (ad Allâh - l’Altissimo) durante il suo «Ritiro spirituale», e che ad ogni respiro non cessi di dire: «E di’: Signore, aumenta la mia scienza» (Corano, XX, 113), finché il cielo non sia nella sua anima.

Scritto nel 602 dell’Égira a Gunia, località greca, su richiesta di un fratello. 

Traduzione dall’arabo di Othman Laiba e di Roger Maridort, traduzione italiana di Pietro Nutrizio.

* Tratto da: Rivista di Studi Tradizionali n° 82-83

[1] Allusione ai due nomi del Profeta Muhammad: ‘Alamu-l-Hudâ, o «Lo Stendardo della Via diritta», e Sâhibu-l-Liwâi, o «il Padrone dello Stendardo».
[2] Sulla tappa delle «parentele», confronta il Libro dei morti tibetano, o Bardo Thòdol, e sull’argomento del Barzakh l’articolo di Titus Burckhardt «Du Barzakh», in Etudes Traditionnelles, numero di dicembre 1937.
[3] Alle tappe del «Giardino» e del «Fuoco» da una parte, e della «Prossimità» dall’altra, corrisponde la classificazione degli uomini in tre gruppi di cui è detto nel Corano, sûrat LVI, versetti 7-11: i compagni della Destra, i compagni della Sinistra e gli avanzati. Questi ultimi sono i Ravvicinati (muqarrabûn).
[4] Confronta R. Guénon, Aperçus sur l’initiation, pp. 183-184, De la mort initiatique.
[5] II timore (wara‘un) è un termine generico indicante sia la pietà sia il timore di Dio. Qui esso ha più in particolare il significato di astensione da tutto ciò che è dichiarato illecito e proibito dalla Legge Rivelata.
[6] La radice verbale zahada vuol dire: essere esenti dal desiderio d’una cosa e, per estensione, indica i diversi metodi di cui ci si serve per poterci arrivare.
[7] L’acquisizione del tawakkul di cui parla qui Muhyiddîn corrisponde al termine dei «Piccoli Misteri», allo «stato primordiale» dell’essere stabilitosi al centro dello stato umano. Confrontare R. Guénon, Aperçus sur l'initiation, capitolo su Transmutation et Transformation, pag. 278 (pag. 319 della traduzione italiana)
[8] Nelle sue Futûhât (Rivelazioni dalla Mecca; titolo di un’opera imponente anche per la sua mole) Muhyiddîn cita il caso di Al-Ghazzâl ad Almeria, il quale, passeggiando per la campagna, aveva sentito le piante raccontargli delle loro virtù come rimedi e come veleni. Raccontata la cosa al proprio Sheikh, Abu ’Abbas Ibn al-’Arif, questi rispose che Allâh l’aveva messo alla prova e sottoposto alla tentazione con questo «carisma».
[9] Si confronti la terminologia degli ermetisti: «Separerai il sottile dallo spesso» (Tavola smeraldina).
[10] Riguardo all’Illiyûn, vedere: Corano, LXXXIII, 18 e 19. Il suo riflesso inverso è il Sijjin. 
[11] Confrontare R. Guénon, Realizzazione ascendente e discendente nel volume postumo Iniziazione e realizzazione spirituale (Edizioni Tradizionali - Torino)