"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

lunedì 27 gennaio 2014

Ibn ‘Arabî, L’Albero del Mondo I

Ibn ‘Arabî
L’Albero del Mondo
Sciagiaratu-l-Kawn*
(parte I)

Nel Nome di Allâh, il Clemente il Misericordioso.
Lode ad Allâh, che è Uno nella Sua Essenza, Unico
(fard) nei Suoi Attributi; Egli nella Sua Santità (quds), che è segreta alle cose contingenti, non volge il volto in nessuna direzione; i Suoi piedi sono lungi dal dirigersi verso qualche luogo, la Sua mano dall’eseguire un movimento ed i Suoi occhi dal volgere sguardo alcuno; il Suo stare eretto non dipende da alcun contatto con un appoggio; la Sua Potenza è lungi dal poter sbagliare, la Sua Volontà dall’esser schiava delle passioni.
I Suoi Attributi (sifât) non possono essere enumerati contando le cose che ne sono il supporto (mawsûfât); la Sua Volontà non cambia con il mutare delle cose ch’Egli vuole.
Con la parola «kun» (sia!)[1] Egli diede l’esistenza (kawwana) a tutte le cose che esistono (kâ’inât), e diede l’essere (awgiada) a tutte le cose che sono: non vi è nulla che non sia tratto dall’essenza non manifestata del «kun», né nulla di manifestabile che non sia tratto dal suo segreto (sirr). 
Allâh, l’Altissimo, ha detto: «Quando vogliamo una cosa, diciamo solo “sia! ” ed essa è» (Cor., XXXVI- 41).
Osservai dunque l’universo (kawn) e la sua genesi (takwîn), ciò che fu posto in essere (maknûn) e come fu reso manifesto, e vidi che l’universo era un albero, la radice della cui luce proveniva dal seme (habbah) del «kun». E in questo seme fu concepita la «kâf» dell’universo: «Noi invero vi creammo...» (Cor., LXI-57); dal seme (bizr) si formò un frutto (thamarah). «In verità Noi creammo ogni cosa con una misura stabilita» (Cor., LIV-49); e da questo spuntarono due rami distinti, sebbene la loro radice fosse unica, cioè la Volontà (irâdah), associata al Potere (qudrah). Cosi dalla stessa essenza (giawhar) sorsero due differenti idee: la «kâf» della perfezione (kamaliyyah): «Oggi ho resa perfetta la vostra religione» (Cor., V-3) e la «kâf» della miscredenza (kufriyyah): «Tra loro vi sono coloro che credono e coloro che sono miscredenti» (Cor., II-253). Parimenti dall’essenza della «nûn» sorse la «nûn» dell’indeterminato (nakirah) e la «nûn» del determinato (ma’arifah)[2].
Quando Egli fece apparire tutto ciò dal non-manifestato ('udum), secondo il piano che aveva concepito da sempre, vi riversò sopra la Sua luce. Chi fu illuminato da questa luce, quando fissò lo sguardo sulla forma dell’Albero del Mondo, nel segreto della sua «kâf» vide apparire un’immagine (timthâl): «Voi siete (kuntum) la migliore comunità» (Cor., III-110); ed a spiegazione (sharh) della «nûn» gli apparve: «Non è forse vero che colui al quale Allâh ha dilatato (sharaha) il petto per l’Islâm è illuminato dal suo Signore?» (Cor., XXXIX-22). Chi non è toccato da questa luce cercherà invano il significato che si cela nel «kun», perché si è ingannato riguardo al vero senso delle lettere e sarà deluso nelle sue speranze; egli infatti non vi scorge che la «kâf» di «kufriyyah» (miscredenza) e la «nûn» di «nakarah» (rifiuto), divenendo cosi uno dei miscredenti.
La buona sorte di ogni creatura dipende dalla parola «kun», da quel che conosce delle lettere che la compongono e dai segreti che vi intravede. A questo alludono le seguenti parole del Profeta - su di lui il saluto di Allâh e la Pace - : «Allâh creò gli esseri nell’oscurità e quindi riversò la Sua luce su di loro. Egli guida nella retta via chi è illuminato da questa luce, mentre fuorvia chi non la riceve».
Quando Adamo contemplò il cerchio dell’esistenza, notò che ogni essere, chi creato di fuoco e chi di argilla, ruotava nel cerchio del mondo; egli lo scrutò alla luce dei segreti del «kun» e vide come esso girava e ruotava, dovunque si dirigeva e si diffondeva; alcuni vi trovavano rifugio, altri vi vagavano errabondi, ma nessuno poteva sottrarvisi o sfuggirvi. Vi è quindi chi vede la «kâf» della perfezione e la «nûn» della conoscenza, e chi vi vede la «kâf» della miscredenza e la «nûn» dell’ignoranza; ed a seconda di ciò che vi ha visto, ognuno in modo diverso ritorna al punto attorno al quale ruota il cerchio del «kun». Chi ha ricevuto l’esistenza (mukawwan) non può sfuggire a quanto gli è destinato dall’Uno che dà l’esistenza (mukawwin). E se pur diversi sono i rami dell’Albero del Mondo e di diverse specie sono i suoi frutti, la sua radice è unica ed è quella che è nata dal seme del «kun».
Quando Adamo entrò nella Scuola (maktab) dell’insegnamento e gli vennero insegnati tutti i nomi (Cor., II-29), chiara gli apparve la similitudine del «kun» vedendo ciò che Colui che dà l’esistenza voleva dagli esseri, e vide che l’insegnamento profondo della «kâf» del «kun» era la «kâf» del «tesoro nascosto» (kanziyyah): «Ero un tesoro nascosto; ero sconosciuto e volli essere conosciuto». Adamo scorse pure il segreto della «nûn» di «kun», cioè della «nûn» del «vero Io» (anâniyyah): «Invero Io sono Allâh, e non vi è dio se non Io» (Cor., XX-14). E quando la forma delle due lettere gli apparve ancor più chiara e si realizzò la sua speranza, scopri nella «kâf» del «tesoro nascosto» la «kâf» del «rendere onore» (takrîm): «In verità abbiamo onorato i figli di Adamo» (Cor., XVII-70), e la «kâf» di «Io ero» (kun-tu): «Ero per lui la vista, l’udito ed il tatto». Dalla «nûn» del «vero Io» gli apparve allora la «nûn» della luce (nûr): «E noi gli concedemmo la luce» (Cor., VII-122), la quale è legata alla «nûn» della munificenza (ni‘mah): «Se volessimo contare le munificenze di Allâh, certamente non lo potremmo» (Cor., XIV-34).
Al contrario, Iblis — che Allâh lo maledica — rimase 40.000 anni nella Scuola dell’insegnamento ad esaminare le due lettere di «kun». Egli fu lasciato solo dal Maestro, con le sue sole forze, e vide nella «kâf» una similitudine della sua miscredenza (kufr); allora si esaltò, «pronunciò uno sdegnoso rifiuto e si riempì di orgoglio» (Cor., II-34), e vide nella «nûn» un’immagine della sua infuocata natura (nâr): «Tu invero mi creasti di fuoco...» (Cor., VII-11). Perciò la «kâf» della sua miscredenza si congiunse con la «nûn» della sua natura ignea: «e verranno infine precipitati in esso...» (Cor., XXVI-94).
Quando Adamo osservò che da quest’Albero si dipartivano rami diversi e ne riconobbe i differenti tipi di foglie e di frutti, fermò la sua attenzione su di un ramo: «Io, in verità sono Allâh» (Cor., XX-14); quindi udì un comando: «Mangia di questi frutti», i frutti del Tawhid, e «Stà all’ombra», all’ombra della Sua Unicità (tafrîd); poi un avvertimento: «Non vi avvicinate...» (Cor., II-33). Ma Iblis volle dirigerlo verso un altro ramo: «Così egli bisbigliò loro» ed essi mangiarono il suo frutto e scivolarono in un luogo insicuro. Adamo disubbidì, ma cercò di aggrapparsi al ramo: «O Signore, in verità siamo stati iniqui contro noi stessi» (Cor., VII-23); alcuni frutti allora si avvicinarono ed egli li raccolse. Quando sarà chiamato a testimoniare al Giorno del Giudizio, la prima testimonianza richiesta sarà: «Non sono forse Io il vostro Signore?» (Cor., VII-171). Ognuno testimonierà allora nella misura di quanto avrà visto ed udito, ma tutti risponderanno concordemente: «Sì, certamente»; tuttavia ognuno si differenzierà a seconda del punto di vista dal quale L’avrà visto. Chi avrà gustato la bellezza della Sua Essenza testimonierà: «Non vi è nulla pari a Lui» (Cor., XLII-9); chi avrà visto la bellezza dei Suoi Attributi dirà: «Non vi è Dio al di fuori di Lui, il Re, il Santissimo» (Cor., LIX-23); quelli che avranno colto soltanto la bellezza delle cose che Egli ha creato, testimonieranno in modi diversi a seconda delle cose che avranno visto. Alcuni Lo considereranno un essere limitato; altri diranno che Egli non esiste; ad alcuni apparirà come una pietra impenetrabile. Ma per tutti varrà il detto: «Nessuno, in verità, può sfuggirci» (Cor., IX-59), perché tutto è contenuto nel segreto della parola «kun», tutto ruota attorno al centro del suo cerchio e tutto è fisso in virtù della radice del suo seme. Quando questo seme divenne germoglio dell'Albero del Mondo apparvero con esso i suoi frutti ed il significato della sua forma: «Quando volli che vi fosse una similitudine di ciò che fu fatto esistere (mukawwan), una immagine di ciò a cui fu dato l’essere (mawgiûd), e delle parole, degli atti e degli stati che ne derivarono, proposi la similitudine di un albero radicato nel seme del “kun”». Perciò, tutto quello che succede nell’universo, tutte le crescite e le diminuzioni, ciò che è nascosto (ghayb) e ciò che è visibile (shahâdah), la miscredenza e la fede, i frutti delle azioni, il prosperare delle condizioni, i fiori del discorso, della nostalgia e del buon gusto, le finezze delle conoscenze; le foglie che vi spuntano, cioè le tappe della Vicinanza (qurbât) degli Approssimati (muqarrabîn), le stazioni (maqâmât) degli uomini timorosi di Allâh (muttaqîn), le tappe (manâzilât) dei sinceri (siddiqîn), i colloqui intimi (munâgiât) degli «uomini di conoscenza» ‘ârifin) e le contemplazioni (mushâhadât) di coloro che seguono la via dell’Amore (muhibbîn): tutto ciò costituisce i frutti ed i germogli che l’Albero del Mondo ha prodotto. Quest’Albero, che è (radicato nel) il seme del «kun», produsse innanzitutto tre branche: una si diresse verso destra e corrisponde ai «compagni della destra» (Cor., LVI-27); un’altra si diresse verso sinistra (e corrisponde ai «compagni della sinistra») [Cor., LVI-41); la terza si erse diritta in senso verticale e rappresenta gli Avanzati (sabiqûn), gli Approssimati (Cor., LVI-10, 11)[3].
Quando l’Albero raggiunse il suo pieno sviluppo, dal suo ramo più alto e da quello più basso sorse il mondo della forma (sûrah) e dell’idea (ma'nâ); dalla sua corteccia e da suo rivestimento esteriore fu formato il mondo sensibile (mulk); dal suo interno e dal nocciolo dei suoi significati fu formato il mondo intermedio; malakût), la linfa, che tutto lo penetra dandogli vita e splendore, e per mezzo della quale esso fiorisce e fruttifica, costituì il mondo spirituale (giabarût), che è il segreto della parola «kun»[4].
Quindi Allâh elevò un muro attorno all'Albero, fissò i limiti (hudûd) di quest’ultimo e ne definì i tratti fondamentali (rusûm). I limiti sono costituiti dalle direzioni dello spazio (gihât), cioè l’alto ed il basso, la destra e la sinistra, dietro e davanti, così che ciò che è più alto è il suo limite superiore, e ciò che è più basso il suo limite inferiore. Quanto ai tratti fondamentali essi sono le sfere celesti (aflâk), i corpi (celesti) (ajrâm), le regioni della terra (amlâk), i segni distintivi (âthâr) ed i nomi (a'lâm). Poi egli creò i sette climi della terra a guisa di fronde ombrose, e pose i pianeti al loro sorgere come dei fiori all’orizzonte; fece della notte e del giorno due diversi mantelli, uno nero in cui Si avvolge per celarsi agli sguardi ed uno bianco in cui Si avvolge per manifestarsi a coloro che osservano attentamente. Indi pose il Trono ('arsh) a guisa di forziere ed arsenale di questo Albero; quivi è da cercarsi ogni forma di aiuto; quivi risiedono coloro che sono addetti alla cura ed al servizio dell’Albero.
Vedrai allora gli angeli, che circondano il Trono, rivolgersi verso di esso, chiedergli assistenza, volteggiare e circumambulare (yatûfûna) intorno ad esso ed indicarlo dovunque si trovino. Tutte le volte che qualcosa si produce nell'Albero ed ogni volta che qualcosa ne discende, mani supplicanti si levano verso il Suo Trono, cercando consolazione ed implorando perdono: infatti questo Albero è tale che non esiste direzione che possa indicarlo, né luoghi ove si possa cercarlo, né aspetti che si possano conoscere, per cui, se il Trono non fosse una direzione nella quale volgersi nell’esercizio dell’obbedienza e del servizio, si sarebbe sviati nella propria ricerca.
Egli, Gloria a Lui, l’Altissimo, diede l’esistenza al Trono solo per manifestare la Sua Potenza, non per avere un posto ove assidersi. Cosi pure fece esistere ciò che esiste non perché ne avesse qualche bisogno, ma solo per manifestare i Suoi Nomi ed i Suoi Attributi. Tra i Suoi Nomi vi è «Colui che perdona», ed uno dei Suoi Attributi è il Perdono (maghfirah); tra i Suoi Nomi vi è «il Misericordioso» ed uno dei suoi Attributi è la Misericordia; uno dei Suoi Nomi è «il Generoso» e tra i Suoi Attributi vi è la Generosità (karam). I rami di questo Albero sono differenti ed i frutti di speci diverse, affinché sia manifesto al peccatore il segreto del Suo Perdono, a colui che compie il bene il segreto della Sua Misericordia, a chi è obbediente quello del Suo Favore, a chi è disobbediente il segreto della Sua Giustizia, al credente quello della Sua Grazia ed al Miscredente quello della Sua Vendetta. Egli nella sua Essenza (wugiûd) è ben lungi dall’essere in contatto con ciò che fa esistere, o dall’essergli vicino, come pure dall’essergli unito o separato, poiché Egli era quando l’Universo non era[5] ed è adesso come era allora, né unito, né separato da esso. L’essere uniti o separati sono infatti attributi dell’esistenza contingente (hudûth), non dell’eterna preesistenza (qidam): essi infatti implicano un avvicendamento ed un allontanamento, i quali a loro volta comportano cambiamento, spostamento, alterazione e trasmutazione, che sono attributi di imperfezione, non di perfezione, mentre Egli, Gloria a Lui, l'Altissimo, è ben lontano da quanto dicono gli iniqui e gli apostati.
Poi creò la Tavola (lawh) e la Penna (qalam)[6] a guisa di Libro del Mondo sensibile (mulk), nel quale sono scritti i Suoi decreti, quanto Egli ha deciso che fosse, tutti i favori e le benedizioni, tutte le ricompense e le punizioni. Creò quindi il Loto del Limite[7], che è uno dei rami dell’Albero del Mondo; sotto di esso stanno coloro che sono al Suo servizio, i quali trasmettono i Suoi ordini ed innalzano a Lui i frutti dell’Albero e tutto ciò che avvicinandosi ad esso vi trova una copia del Libro del «mulk» cioè della Tavola Custodita[8].
Qualsiasi cosa avvenga in questo Albero, sia essa affermazione o negazione, accrescimento o diminuizione, non può superare il Loto del Limite (sidratu-l-muntâ-ha) poiché per ogni cosa vi è un limite, una parte di fortuna, una forma prescritta, cosi come per ognuno di noi vi è una stazione assegnata.
Nessun frutto dell’Albero viene tolto, sia esso grande o piccolo, maestoso o vile, buono o spregevole, senza che ciò venga suggellato in un libro; nulla viene get tato via, piccolo o grande, senza esser stato conteggiato. Allora il Re ordinerà che i frutti siano posti in uno dei due «panieri» (khazanah) che ha predisposto per la loro conservazione. Questi due «panieri» sono il Paradiso e l’Inferno. Ogni buon frutto andrà nel paniere del Paradiso: «Si! Il libro dei giusti e in ‘îlliyyûn» (Cor., LXXXIII-18); ma i frutti marci andranno nel paniere dell’Inferno: «Si, per certo il libro degli empi è in Siggîn» (ibid. 7). Il Paradiso è la dimora dei «compagni della destra» e si trova accanto alla montagna che è a destra dell’Albero benedetto, mentre l’Inferno è destinato ai «compagni della sinistra» e si trova accanto all’Albero maledetto di cui si parla nel Corano.
Poi Allâh destinò il mondo di quaggiù (ad-dunyâ) ad essere il deposito dei suoi fiori ed il mondo dell’aldilà (al-âkhirah) quello dei suoi frutti. Indi eresse intorno all’Albero il «muro della potenza»: «e Allâh circonda ogni cosa» (Cor., XLI-54), e lo circonda, a sua volta, con il cerchio della Volontà: «Egli fa quel che vuole» (Cor., III-40) «e decide quel che vuole» (Cor., V-1). Quando la radice e la cima dell’Albero furono ben salde, le due estremità si incontrarono e si congiunsero verso il tuo Signore, l’ultima con la prima, la fine con l’inizio[9], poiché se l’inizio è «kun» (sia) la fine è «yakun» (essa è). Per quanto i suoi rami siano innumerevoli ed i suoi frutti diversi, la sua radice è unica ed essa è nel seme della parola «kun»; ed unica è la sua cima che è ancora la parola «kun». Cosicché, se osservassi attentamente, vedresti i rami del celestiale albero «Tubâ» incrociarsi con quelli dell’infernale albero «Zaqqûm», la dolce brezza di «Qarab» mescolarsi con il calore del rovente «Sahmûm» e l’ombra del cielo dell’Unione (wasl) unirsi all’ombra del «Yahmûm» (Cor., LVI-30 e 43)[10]. Ognuno ottiene la sua parte di fortuna: c’è chi beve da una coppa che è stata suggellata (Cor., LXXXIII-25), chi beve da una coppa che gli è stata imposta e chi, tra i due, ha il divieto di bere.
Quando la progenie dell’esistenza usci dalla Presenza (hadrah) del non-manifestato, i venti della Potenza soffiarono su di essa, le finezze della Saggezza la nutrirono e le nubi della Volontà versarono la pioggia su di essa, sicché ogni suo ramo germogliò ciò che gli era stato anticipato nella eterna preesistenza, e fu composto fondamentalmente dal vigore e dalla debilità. L’universo intero infatti è formato da due elementi (unsur), derivati dalle due parti della parola «kun», cioè la luce e le tenebre. Ogni bene deriva dalla luce ed ogni male dalle tenebre. La corte (malâ’) degli Angeli trae la sua esistenza dalla luce ed il bene è il suo appannaggio: «Essi mai disubbidiscono ad Allâh al riguardo di ciò ch’Egli ha loro ordinato» (Cor., LXVI-6). La corte di Satana trae la sua esistenza dalle tenebre e da esse non può che provenire il male. Quanto ad Adamo ed alla sua progenie, la loro argilla fu tratta sia dalla luce che dalle tenebre, per cui i loro elementi costituivi sono una combinazione di bene e di male, di aspetti benefici e di aspetti malefici, sicché la loro essenza è capace sia di conoscenza che di ignoranza.
L’uomo può appartenere dunque alla luce o alle tenebre a seconda dell’elemento che in lui è prevalente, e l’essenza della sua luce è più forte dell’oscurità e la sua spiritualità prevale sulla sua corporeità, la sua presenza andrà all’Angelo, ed egli potrà innalzarsi verso la sfera celeste; ma se l’essenza della sua oscurità è più forte dell’essenza della sua luce, e la sua corporeità prevale sulla sua spiritualità, la sua preferenza andrà a Satana.
Quando Allâh plasmò Adamo con la manciata di polvere che Egli aveva preso dal «kun», gli passò una mano lungo la schiena, di modo che il male venne separato dal bene. Trasse cosi dai suoi lombi chi apparteneva ai «compagni della destra», i quali s’incamminarono lungo la via della destra, e chi ai «compagni della sinistra», che si diressero verso sinistra: nessuno può ormai ritornare sui suoi passi o deviare da ciò che è stato per lui stabilito. E si macchierebbe di peccato chi si domandasse perché è cosi.
Nell’accingersi a lavorare attorno all’Albero, Egli trasse dalla radice sorta dal seme del «kun», la porzione migliore dei suoi elementi costitutivi e l’agitò fino a separarne la «crema»; quindi la fece passare attraverso un filtro di purezza per liberarla da ogni scoria; poi proiettò su di essa la luce della Sua Guida (hidâyah) finché ne apparve l’essenza; la immerse allora nell’oceano della Misericordia ed ogni sua parte si impregnò della Sua «barakah». Da ciò Egli creò la luce del nostro Profeta Muhammad — su di lui il saluto di Allâh e la Pace —; la arricchì poi con la luce delle schiere angeliche più elevate, esaltandone cosi lo splendore; quindi fece di essa la sorgente di ogni luce. Così la luce che per prima fu composta e che fu l’ultima ad esser resa manifesta, tutte le guiderà il Giorno della Resurrezione, sarà nunzia della loro felicità e le coronerà di gioia.
Questa luce è deposta nel «diwân» dell’umanità e riposa nei suoi prati verdeggianti e nelle sue dimore; il significato della sua spiritualità è celato dal velo della sua corporeità, ed il mondo della sua Presenza Suprema (shuhûd) è nascosto dal mondo della sua esistenza (wugiûd). Essa fu fatta scendere nel mondo, quel mondo che apparve per causa sua.
Invero Allâh, l’Altissimo, diede l’esistenza (kawwana) a tutti gli esseri, i quali tutti dipendono da Lui, sebbene egli non abbia bisogno di loro. La perfezione della Sua Saggezza nel creare consiste nell’aver resa manifesta la nobiltà dell’acqua (mâ’u) e dell’argilla (tin). Egli diede l’essere (awgiada) a tutti gli esseri, ma soltanto di uno Egli disse: «Stabilirò sulla terra un vicario» (Cor., II-28): tale essere era l’Umanità (âdamâ), ed in essa la Sua Saggezza si rivelò nel rendere manifesta la nobiltà del Profeta, su di lui il saluto di Allâh e la Pace, nel quale risiede la saggezza dell’esistenza corporea (ajsâd), avendo egli manifestato la «kâf» del tesoro nascosto: «Ero un tesoro nascosto e non ero conosciuto...». Lo scopo dell’esistenza è dunque il conoscere Colui che creò ogni cosa; ed a venir scelto come strumento della perfetta conoscenza fu il cuore di nostro signore Muhammad, su di lui il saluto di Allâh e la Pace, perché per lui conoscere significa contemplare e vedere, mentre per gli uomini nel loro insieme è solo questione di fede e di fiducia. Grazie alla luce della sua conoscenza è possibile la loro conoscenza ed è con il suo favore che l’ottengono. Allâh lo trasse dalla quintessenza del seme del «kun», simile ad un seme che germoglia: lo rafforzò con la Sua compagnia e lo consolidò con la Sua vicinanza finché egli stette sulle proprie gambe, con la rettitudine del suo gusto spirituale (dhawq) e la forza della sua aspirazione e del suo desiderio ardente (shawq). Quando apparve questo ramo (Muhammad) e si erse verso il cielo, accrescendosi e coprendosi di foglie, innaffiato dalle nubi dell’accettazione (qubûl), tutte le creature (hudthân) si comunicarono a vicenda la buona novella, gli uomini ed i ginn (ath-thaqualân) si rallegrarono per la sua esistenza e tutti gli esseri profumarono per il suo arrivo. Al momento della sua nascita gli idoli caddero; la sua Missione abrogò le altre religioni ed a conferma di essa fu fatto discendere il Corano.
L’Albero del Mondo fu scosso di gioia e con esso vibrarono tutti i suoi colori (alwân) ed i suoi rami. Tra i rami di questo Albero vi sono quelli di coloro che prendono la via di sinistra e che deviano (si inclinano), desiderando l’errore. Quando i venti diffusero il messaggio: «Ti abbiamo mandato come Misericordia per i mondi» (Cor., XXI-107) coloro che erano stati da Noi destinati al bene erano in attesa di questo messaggio (risâlah), per incurvarsi verso di esso, favorevolmente disposti; al contrario coloro che erano rigidi o che si rifiutavano di accettarlo, essendo stato ciò loro proibito, furono spazzati via dall’impetuoso vento della Potenza e da verde fogliame che erano, diventarono secchi rami cadenti: i loro volti sorridenti si accigliarono ed il loro coltivatore abbandonerà deluso la sua speranza.
Il segreto di questo ramo (Muhammad) è il seme dell’Albero della Generosità (giûd) è la perla della conchiglia dell’Esistenza. Uno degli aspetti della sua spiritualità è contenuto nel detto: «O profeta! Ti abbiamo inviato come testimone, nunzio e ammonitore, come voce che chiama ad Allâh, con il Suo permesso, e come lampada scintillante» (Cor., XXXIII-44, 45). Egli è come una lampada accesa nelle tenebre dell’Universo, come spirito del corpo dell’Esistenza. Quando Allâh si rivolse ai Cieli ed alla Terra e disse loro: «Venite, volenti o nolenti! Essi risposero: veniamo obbedienti!» (Cor., XLI-11). E rispose in tal modo anche quell’angolo della terra che avrebbe accolto la Ka'bah, come pure quello che vi corrisponde in cielo[11]. Fu cosi che si formò il terreno su cui si trova la Ka’bah, divenendo della vera fede in terra.
Quando Allâh ordinò che Gli fosse portata una manciata di terra per la creazione di Adamo, essa venne presa da ogni parte della Terra, dal buono e dal cattivo terreno; ma l’argilla destinata al nostro Profeta Muhammad proveniva dal luogo ove sorge la Ka’bah. Quindi questa argilla fu impastata con quella di Adamo, su di lui la Pace, e divenne simile a pasta lievitata: altrimenti, il Giorno in cui sarebbero stati chiamati a testimoniare, gli uomini non avrebbero potuto dare una risposta. Questo è il significato del detto profetico: «Io ero già un Profeta quando Adamo era ancora tra l’acqua e l’argilla». Per cui la natura essenziale e la «barakah» di ogni creatura (wugiûd) dipendono da quell’atomo (dharrah) della sua (Muhammad) esistenza, (che è contenuta in essa)[12]. Quando Allâh chiamerà gli uomini a testimoniare contro se stessi al cospetto della Sua Testimonianza (shudûd), dirà loro: «Non sono forse Io il vostro Signore? ed essi risponderanno: «Si! certamente». Allora quel po’ di lievito profetico che è in loro si rallegrerà, e, col permesso di Allâh, l’Altissimo, le loro lingue pronunceranno la «talbiyyah»[13].
Coloro la cui argilla reagisce all’azione del lievito, in conformità a quanto è stato per loro stabilito, in essi la lievitazione permarrà e continuerà finché non apparirà ai sensi in forma percepibile e diverrà chiaro il suo significato, verificando così la loro asserzione (da‘wâ): la luce di questo significato spirituale brillerà allora attraverso ciò che gli corrisponde nel corpo fisico.
Cosi che il corpo che prima era oscuro diventerà luminoso e le sue membra splenderanno, essendo rettamente guidate ed impiegate in atti di obbedienza. Ma coloro la cui argilla è di cattiva qualità ed insensibile all'azione del lievito, ne risentiranno solo quel tanto da poter dare la loro testimonianza: essa si manifesta in quell’atto di riconoscimento, ma sarà in una condizioni di quiescenza. Per essi con l’andar del tempo il lievito corromperà a causa della corruzione dell’argilla. Il loro caso è simile a quello di una persona a cui è si affidato qualcosa, ma che gli viene poi tolto non essendosi dimostrato degno di custodirlo: la fede fu deposta anche nel cuore dei miscredenti, ma essa è qualcosa che si mantiene solo nel cuore dei credenti. Tale è il significato dell’hadith: «Ogni nuovo nato cresce secondo la fitrah[14], secondo la quale Allâh ha creato (fatara) gli uomini».
È questo che li mantiene costanti nella fede; infatti Egli domandò: «Non sono forse Io il vostro Signore ed essi risposero: «Si, certamente». Così essi restarono fedeli alla «talbiyyah» e sanno rispondere (alle Sue parole) grazie al lievito profetico che li pervade. Tutto ciò fu previsto da Allâh, l’Altissimo, e fa parte piano che aveva concepito. Chi persevera in questo conoscimento non cadrà nella ribellione e nella rivolta.
***
Tutto ciò che avviene nell’Albero del Mondo, come crescita ed incremento, come fioritura e fruttificazione, tutto ciò (corrisponde a) pensieri, a un vago desiderio spirituale (shawq) e a un chiaro gusto spirituale (dhawq), a limpidi segreti ed alla fresca brezza di una richiesta di perdono. Tutto ciò per mezzo di cui si accrescono le opere e si purificano gli stati (ahwâl), ciò che spunta delle foglie degli esercizi spirituali (riyâdât) delle anime, dei colloqui intimi dei cuori, degli incontri (munâzalât) dei segreti e delle contemplazioni degli spiriti, ciò che sboccia dei fiori delle saggezze e delle finezze delle conoscenze, ciò che esala dalla fragranza dei respiri (anfâs), ciò che si annoda tra le foglie dell’amicizia, ciò che si leva dei venti della gioia e quanto si fonda sulla radice dell’Albero del Mondo, cioè i gradi (marâtib) della Gente d’elezione, le stazioni dell'élite, gli incontri dei giusti, i colloqui intimi degli approssimati e le contemplazioni di coloro che seguono la via dell’Amore, tutto ciò proviene dal polline del ramo di Muhammad, arde alla sua luce, trae sostentamento dalla crescita del suo fiume Kawthar, si nutre della linfa della sua liberalità (birr) ed è allevato nella culla della sua guida. Perciò la sua influenza spirituale (barakah) è universale e la sua misericordia è stata resa perfetta per le creature: «Non ti abbiamo inviato se non come Misericordia per i mondi» (Cor., XXI-107)[15].
Quando Allâh ebbe dispiegato per lui la dimora (terrestre) ed ebbe assoggettato a causa sua la notte e il giorno, quando ebbe tracciato i tratti fondamentali (delle cose) e delimitato le regioni, dopo aver elogiato la Sua menzione (dhikr) e richiamato all’attenzione il Suo segreto ed il Suo decreto, e dopo che ebbe concluso il patto per il quale si attestava la Sua veridicità e ci si atteneva alla «corda» della Sua realizzazione (tahqîq), egli mostrò la Sua Legge (sharî’ah) come[16] sposa ai suoi seguaci ed ai suoi aderenti (sci‘ah). Con la sua Profezia Egli pose quindi un sigillo ai Profeti[17], con il suo Libro pose un sigillo alle Scritture e con la sua Missione agli Inviati: perciò chi cerca protezione nella sua Legge si salva e chi si attiene alla «corda» della sua religione (millah) è salvaguardato. Quando Adamo, su di lui la Pace, chiese l’intercessione di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, fu salvo dal biasimo[18]; quando egli fu trasmesso alle reni di Abramo, l’amico intimo, il fuoco divenne freddo per lui e salutare[19]; quando gli venne affidato il destino di Ismaele, egli venne riscattato con una grossa vittima[20].
Il frutto della branca dei «compagni della destra» è: «Egli li ama ed essi Lo amano» (Cor., V-54); il frutto della branca dei «compagni della sinistra» è: «Allâh non li punirà finché tu sei con loro» (Cor., VIII-33); infine il frutto della branca degli Avanzati, gli Approssimati, è: «Muhammad è l’inviato di Allâh e coloro che sono con lui sono violenti con i miscredenti, ma misericordiosi tra di loro» (Cor., XLVIII-29). La sua influenza spirituale si estende cosi a tutti gli orizzonti e la sua parola è perfettamente realizzata. Adamo fu creato secondo la forma del suo nome, che è Muhammad: la testa di Adamo infatti è una circonferenza, per una rotazione nella forma della «mîm» iniziale del suo nome; lo sporgere del suo braccio dal fianco è nella forma della «hâ»; il suo addome nella forma della seconda «mîm» e l’apertura delle sue gambe nella forma della «dâl». La creazione di Adamo fu quindi resa perfetta secondo la forma del nome di Muhammad[21], su di lui il Saluto e la Pace. Abbiamo detto che l’esistenza degli esseri è a guisa della sua forma perché il mondo è in realtà costituito da due mondi, il mondo del Mulk ed il mondo del Malakût: il mondo del Mulk infatti è come il mondo della sua corporeità e il mondo del Malakût come quello della sua spiritualità (rûhâniyyah). Lo stato grossolano (kathîf) del mondo inferiore è quindi come lo stato grossolano della sua corporeità, mentre lo stato sottile (latîf) del mondo superiore è come lo stato sottile della sua spiritualità[22].
Le montagne che sono sulla terra e che vi sono state poste come pilastri[23] sono a guisa (bi manzilah) delle montagne delle sue ossa, poste nel suo corpo come pilastri. I mari gonfi[24] che sono sulla terra, siano essi aperti o chiusi, d’acqua dolce o no, sono a guisa del sangue del suo corpo, ove scorre nella corrente dei vasi ed ove sosta[25] nei ruscelli degli arti. Cosi la differenza dei sapori dei mari: v’è quello dolce, come l’umore salivare, che mescolandosi a ciò che si mangia e si beve lo raddolcisce; v’è quello salato come l’umore lacrimale che protegge la cornea, e v’è quello amaro, come il cerume, che protegge l’orecchio dall’animale o dall’insetto che vi penetri, uccidendolo. Vi è poi terra del suo corpo in cui nulla cresce, simile alla terra arida o di natura salmastra, che non ha vegetazione e su cui è impossibile coltivare. Come nella terra vi sono immensi bacini da cui si diramano fiumi e torrenti, affinché l’uomo ne tragga beneficio, cosi nella terra del suo corpo vi sono vasi spessi come l’aorta, la quale diffonde il sangue, e da cui dipartono vasi per tutto il resto del corpo. Quindi nel mondo superiore, che è il mondo celeste, Allâh pose il sole come luminare[26], da cui sono illuminati gli abitanti della terra, cosi come lo spirito fu posto nel corpo affinché questo ne venisse illuminato; cosicché, quando esso al momento della morte scompare, il corpo cade nelle tenebre come la terra quando sparisce il sole. Poi pose la ragione ('aql) a guisa della luna, che in questo cielo splende talora crescente, talora calante: in principio essa è piccola, essendo luna nuova, come la ragione durante l’infanzia; poi, come la ragione, cresce fino alla notte di luna piena, quindi incomincia a decrescere. Cosi la ragione raggiunge il suo completo sviluppo al compimento dei quarant’anni, poi torna a decrescere in prontezza e forza. Pose poi nel cielo cinque astri (kawâkib), cioè i cinque pianeti dotati di moto retrogrado[27], a guisa dei cinque sensi, cioè il gusto, l’odorato, il tatto, l’udito e la vista. Quindi pose nel mondo celeste un Trono (‘arsh) ed un Seggio (kursî): Allâh diede l’essere al Trono e ne fece una plaga attraverso la quale il cuore dei suoi servi potesse volgersi a Lui e verso la quale essi potessero levare le mani. Esso non è sede (mahall) della Sua Essenza, né è stato fatto simile ai Suoi Attributi: infatti l’assidersi (istiwâ’) del Clemente, sia Egli esaltato, è un Suo attributo ed una Sua qualità, ed il Suo attributo e la Sua qualità sono connessi con la Sua Essenza, mentre il Trono è solo una delle sue manifestazioni, e quindi non è connesso con Lui, né in contatto con Lui, che non è sostenuto da esso e non ne ha bisogno. Quanto al Seggio, esso è il ricettacolo dei Suoi segreti, il turcasso delle Sue luci ed il depositario di tutto ciò che è contenuto nella circonferenza di: «il Suo Seggio comprende i cieli e la terra» (Cor., I-255). Quindi fece il petto (sadr) a guisa del Seggio, poiché in esso sono conservate le scienze che vi sono pervenute (sâdirah): esso è come un cortile prossimo al cuore ed all’anima, sui quali si aprono da esso due porte, e ciò che proviene di buono dal cuore e di cattivo dall’anima viene raccolto nel petto, da cui procede alle membra esterne. Questo è il significato del detto dell’Altissimo : «Ed appare ciò che è nei petti» (Cor., C-10). Poi fece il cuore a guisa del Trono: il Suo Trono in cielo è (già) noto, ma il Suo Trono in terra è abitato (maskûn)[28]. Il Trono dei cuori è infatti più nobile del Trono celeste, in quanto questo non Lo comprende, non Lo sostiene, né Lo afferra, mentre quello ogni istante Egli lo guarda, su di esso Si manifesta (yatagiallâ) e dal cielo della Sua Generosità fa scendere su di esso: «I Miei cieli non Mi comprendono, né la Mia terra, ma il cuore del Mio servo credente Mi contiene» (hadith qudsî).
Quando Egli pose nell’aldilà Paradiso ed Inferno, uno come premio, l’altro come castigo, uno come tesoreria del bene, l’altro come tesoreria del male, fece pure di quel bene, che è il luogo più profondo del cuore, il Paradiso del Suo servo credente, poiché esso è il luogo della contemplazione, dello svelamento (tagiallî), del colloquio intimo, degli incontri (munâzalât) e la fonte delle luci. Egli fece poi l’anima a guisa dell’Inferno, poiché essa è l’origine del male, la sede delle suggestioni sataniche (waswâs) e delle tenebre, e la dimora di Satana. Quindi fece della Tavola e della Penna un esemplare del Libro del Mondo e della creazione (takwîn), di ciò che era a di ciò che sarà fino al Giorno del Giudizio. Fece sì che gli Angeli copiassero ciò che veniva loro ordinato di trascrivere riguardo alla cancellazione ed all’affermazione, la morte e la vita, la riduzione e la crescita. Similmente fece la lingua (lisân) a guisa della Penna ed il petto a guisa della Tavola: ogni cosa la lingua proferisca, la memoria la trascrive nelle tavole degli avvenimenti (sudûr)[29], e tutto ciò che la volontà del cuore effonde verso il petto, la lingua lo esprime come un interprete. Fece poi dei sensi i messaggeri del cuore, che trascrive ciò che viene da essi: l’udito è un messaggero, essendo la spia del cuore; la vista è un messaggero, essendo il suo inviato, e cosi la lingua che ne è l’interprete. Allâh pose inoltre nell’uomo qualcosa che stesse ad indicare la Signoria Divina (rububiyyah) e la veridicità della Missione Muhammadiana, e che ordinasse il tempio umano, poiché esso ha bisogno di un ordinatore (mudabbir). Questo ordinatore, che è unico, è lo Spirito, invisibile ed informale (lâ mukayyifah), per nulla pregiudicato dal corpo: nulla del corpo si muove senza che esso lo sappia e lo voglia e nulla si tocca e si sente se non per mezzo di esso. Tutto ciò sta ad indicare che è indispensabile per i mondi un Ordinatore ed un Motore, ed è necessario che esso sia unico, a conoscenza di tutto ciò che avviene nel suo regno e capace di produrre tutto ciò; egli inoltre deve essere informale, non paragonabile ad alcunché, invisibile, impregiudicabile, indivisibile, non sensibile, né tangibile, né afferrabile: «non vi è nulla di simile a Lui, Colui che sente e che vede (Cor., XLII-11).
Il Suo Inviato alla manifestazione è duplice, esteriore ed interiore: il Suo Inviato esteriore è Muhammad, l’inviato di Allâh, mentre il Suo Inviato interiore è Gabriele, che porta la rivelazione (wahy) tra la Sua Gente (qaum), la quale non lo percepisce né lo conosce. Analogamente l’ordinatore di questo tempio umano, cioè lo Spirito, ha due inviati, uno interiore, l’altro esteriore: l’inviato interiore è la volontà (irâdah), che, a guisa di Gabriele, rivela alla lingua, la quale a sua volta informa della volontà, a guisa del nostro Signore Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace. Inoltre, quando pose in te un indizio della validità della sua profezia e della veridicità della sua missione, mise in te anche qualcosa che stesse ad indicare ciò che questo comportava quanto alla messa in opera della sua Legge ed all’osservanza della sua Sunnah. La radice (asi) delle mani è costituita da cinque cose, a loro volta costituite da altrettante. La prima radice è quella sui cui si costruisce ed invero l’inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, ha detto: «L’Islâm si fonda su cinque cose: la testimonianza (sciahâdah) che non vi è altro Dio che Allâh e che Muhammad è l’inviato di Allâh; l’osservanza della salât; l’offerta della zakât[30]; il digiuno di Ramadân; il pellegrinaggio alla casa sacra di Allâh. La seconda radice è la salât, la quale è d’obbligo cinque volte (al giorno). La terza è la zakât, che è obbligatoria su una quota minima di cinque. La quarta radice è costituita da «Muhammad, l’inviato di Allâh, e «coloro che sono con lui», cioè Abu Bakr, ‘Umar, ‘Uthmân ed ‘Ali[31], che con l’inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, fanno cinque. La quinta radice è costituita dai membri della Casa profetica (ahlu-l-bayti)[32], che sono cinque, cioè Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, ‘Ali, Fâtimah, Hasan e Husain. Ora, poiché i fondamenti della Tradizione (arkânu-d-dîn) sono dati dall’osservanza dei principi basilari della sua Legge, dall’amore per i suoi Compagni e dall’affetto per i suoi prossimi, Allâh ha posto nelle tue membra una indicazione di queste cinque cose. Cosi i cinque pilastri dell’Islâm sono rappresentati dai tuoi cinque sensi, cioè l’udito, la vista, il tatto, l’odorato ed il gusto.
Come tramite questi sensi tu provi il gusto di ogni cosa e pervieni alla conoscenza di ogni cosa, cosi, con l’osservanza di questi cinque pilastri, trovi il gusto spirituale (dhawq) di ogni cosa, e pervieni alla conoscenza iniziatica (‘irfan), alla conoscenza del Clemente ed alla scienza della certezza ('ilmu-l-îqân). Il senso visivo ti incita ad osservare gli elementi fondamentali della salât, come disse l’inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace: «La freschezza dei miei occhi mi è data nella salât». Il senso del tatto ti incita a fare la zakât, come disse Allâh, l’Altissimo: «Prendi l’elemosina (sadaqah) da parte delle loro ricchezze» (Cor., IX-103). Il senso del gusto ti incita ad abbandonare il gusto dei cibi per osservare l’obbligo del digiuno. Il senso dell’udito ti incita a dare ascolto all’appello: «e chiama fra gli uomini al pellegrinaggio» (Cor., XXII-27). Il senso dell’odorato infine ti incita ad inalare i respiri (anfâs) del Tawhid: «Invero sento venire il respiro del Clemente dalla parte dello Yemen». Questi cinque sensi ti incitano dunque ad osservare i cinque principi fondamentali (arkân) (dell’Islâm). Allâh pose poi le cinque dita della tua mano destra a guisa di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, e di coloro che sono con lui, cioè Abû Bakr, ‘Umar, ‘Uthmân e ‘Alî: quando Adamo fu creato e la luce del nostro signore Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, era sulla sua fronte, gli angeli vennero a trovarlo e salutarono la luce di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace. Adamo, su di lui la Pace, che non la vedeva, disse: «O Signore, vorrei poter vedere la luce di mio figlio Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace. Trasferiscila su una delle mie membra, si che possa vederla!» Allâh, allora, la trasportò sul dito indice (sabbâbah) della sua mano destra, ed egli la vide risplendere nel suo indice (musabbihah). Alzò quindi il suo dito e disse: «Testimonio che non vi è altro Dio che Allâh e che Muhammad è l’inviato di Allâh». È per questo motivo che l’indice si chiama cosi. Poi Adamo disse: - O Signore, resterà qualcosa di questa luce nelle mie reni (sulb)?». «Si!». rispose, «la luce dei suoi Compagni», cioè Abû Bakr, ‘Umar, ‘Uthmân ed ‘Alî. Egli mise allora la luce di ‘Alî nel suo pollice, la luce di Abû Bakr nel suo medio, quella di Umar nell’anulare e quella di ‘Uthmân nel mignolo. Si dice che queste dita sono state poste nella tua mano affinché con i loro polpastrelli tu possa cogliere l’amore per questi cinque, senza fare distinzione tra essi e Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, poiché Allâh li ha riuniti dicendo: «Muhammad, l’inviato di Allâh e coloro che sono con lui» (Cor., XLVIII-29).
Quindi fece delle cinque dita della tua mano destra[33] un ammonimento delle cinque figure (ashbâh), cioè i membri della casa profetica, dai quali Allâh rimosse ogni impurità, poiché disse: «Invero Allâh vuole solo eliminare l’impurità da voi, o membri della Casa profetica» (Cor., XXXIII-33). E l'inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, disse: «Questo versetto è disceso riguardo a noi, membri della Casa profetica: io, ‘Alî, Fâtimah, Hasan e Hussain».
Rese poi indicative per te le cinque dita dei tuoi piedi, affinché ti ricordino le cinque salât, che Allâh ti ha imposto e che esegui sui tuoi piedi. Esse infatti sono il servizio (khidmah) di Allâh in terra, ed il servizio invero appartiene ai due piedi: perciò fece si che il tuo piede destro ti ricordasse le cinque salât, e che le dita del tuo piede destro ti ricordassero la quota necessaria per prelevarne la zakât, cioè cinque dirham.
La zakât è quindi strettamente connessa con la salât, e per questo le dita dei tuoi piedi stanno ad indicare entrambe. Pose poi in te qualcosa che stesse ad indicare la morte e la resurrezione, le delizie del sepolcro e le sue pene: questa cosa è il sonno. Ciò che di brutto vede in sogno colui che dorme costituisce per lui una punizione: egli diviene quindi nel sonno simile al morto, che perde i sensi, restando senza udito, né vista, né percezione alcuna. Poi Allâh gli dà un udito, una vista ed una percezione, ed egli ode e vede con un udito ed una vista diversi dai suoi, e vede se stesso mangiare e bere e andare dovunque. Tutto ciò è a guisa delle delizie e delle pene che il morto vede nella sua tomba per tutta la durata dello stato intermedio (barzakh) tra la morte e la resurrezione. Allâh poi ti sveglierà dal tuo sonno, indipendentemente da un tuo volere o da una tua scelta, poiché se tu potessi volere non svegliarti, allora potresti anche non risorgere. Ciò smentisce chi nega la resurrezione dopo la morte e chi la ignora, cioè gli eretici, i materialisti, ed i filosofi, ed e anche una refutazione di chi nega il castigo e la ricompensa della tomba ed il suo interrogatorio, cioè i Mutaziliti.
Sappi inoltre che Allâh, l’Altissimo, ha creato tutte le sue creature secondo tre tipi. L’Altissimo ha detto: «Allâh ha creato d’acqua tutti gli animali. Di essi alcuni camminano sui loro ventri», come i serpenti ed i vermi, «altri su due piedi», come gli uccelli e gli uomini, «altri su quattro», come gli animali da soma (Cor., XXIV-45). Vi è quindi un tipo simile a chi è in prosternazione, un tipo simile a chi è inclinato ed uno simile a chi è eretto. Quest’ultimo è come le piante ed i muri, che non possono inclinarsi; il tipo inclinato è come gli animali da soma, che non possono né prosternarsi, né stare eretti; il tipo prosternato infine è come gli insetti, che non possono alzarsi. Tutti sono stati creati per obbedirGli, per santificarLo e per esaltarne la trascendenza, poiché «non vi è nulla che non glorifichi con la Sua lode» (Cor., XVII-44). Ed Egli, Gloria a Lui, ha riunito per te tutti gli altri tipi di adorazione e di obbedienza a Lui della Sua creazione: solo a te ha concesso, tra tutte le Sue creature, di poterlo adorare, se vuoi, stando eretto, inclinandoti e prosternandoti, perché fosse riunita in te l’eccellenza di tutte le Sue creature. Per questo ti ha imposto la salât ed ha fatto si che essa riunisse in sé tutti gli altri tipi di adorazione, esistenti nella Sua creazione: essa riunisce quindi l’eccellenza della stazione eretta, dell’inclinazione e della prosternazione[34]. Tu sei lo scopo di tutta l’esistenza, tu sei stato eletto tra gli adoratori per lo scopo di Colui che è adorato. Questo è il significato profondo di ciò che abbiamo detto in precedenza, cioè che Allâh ha creato Adamo, su di lui la Pace, nella forma del nome di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, ed ha creato il mondo a guisa del suo disegno (rasm).
Sappi che l’Assemblea Suprema (al mala'u-l-a'la) viene utilizzata (da Allâh) a beneficio dell’Albero del Mondo: essi si adoprano al suo benessere, praticano ciò che è giusto per esso, in funzione di questo ramo muhammadiano e della luce di Ahmed[35] che si trova in questo albero. Tosto che il giorno dell’esistenza si separò dalle tenebre della notte del non-essere (udum), le luci dei soli muhammadiani splendettero all’orizzonte della fronte di Adamo, su di lui la Pace, e gli angeli caddero prosternati dicendo: «Muhammad, Re del Trono per sempre». Quando fu loro ordinato di prosternarsi essi si prosternarono, ed essendo stati scelti per la testimonianza (shuhûd) essi furono testimoni. Venne poi detto loro: «In ringraziamento per questa contemplazione starete sempre pronti ad esercitarvi al servizio dell’albero di cui egli è la radice, e del regno (dawlah) in cui egli ha «potestas ligandi et solvendi» (huwa ‘aqduhâ wa halluhâ). Alcuni di voi saranno scribi (safarah)[36] e si occuperanno delle pagine pure; alcuni di voi saranno pii (bararah)[37] e circumambuleranno intorno al santuario di questo albero; alcuni di voi saranno sostenitori (hamalah) e sosterranno ad ognuno la sua opera; alcuni saranno scrivani (kuttâb), incaricati di rimproverare chi può pentirsi; alcuni purificheranno i volti di costoro dalla polvere dei peccati con l’acqua del domandar perdono (istighfâr), e chiederanno perdono per coloro che sono sulla terra[38]; alcuni saranno custodi e custodiranno per loro le loro opere, spartendo il debito ed il credito; alcuni di voi si cureranno del loro nutrimento, affinché essi si dedichino all’obbedienza di Colui che li nutre. Vi sarà quindi un gruppo di voi che invierà i venti, un gruppo che farà marciare le nubi, uno che assoggetterà i mari, uno che farà scendere la pioggia, uno che avrà in custodia le regioni della terra; un gruppo di voi farà scendere il velo della notte, un altro dispiegherà il giorno; un gruppo si alternerà alla custodia delle membra dagli atti di perdizione, un altro solleverà dalle sventure; un gruppo infine decorerà i giardini celesti mentre un altro attizzerà i fuochi infernali.

CONTINUA

* Tratto da Rivista di Studi Tradizionali n° 42/45.

[1] La parola araba «kun», che corrisponde al latino «fiat», è l’imperativo singolare maschile del verbo trilittero «kâna»: essere. Delle tre radicali, «kâf», «wâw» e «nûn», che costituiscono il verbo, compaiono nella parola «kun» solo la prima e l’ultima, mentre la «wâw», che in arabo è la lettera di congiunzione, ed il cui valore numerico 6 è pure il numero della creazione, è presente nel termine «kawn» (mondo), derivato dalla medesima radice.
[2] In arabo il sostantivo indeterminato non è preceduto da alcun articolo, ma è caratterizzato da una «nûn» finale.
[3] Questi tre rami corrispondono alle tre colonne dell’Albero sefirotico ed anche alle tre croci del Golgotha: la montagna è infatti un simbolo dell’Asse del Mondo e quindi le tre croci che si trovano in cima ad essa corrispondono ai tre rami che si dipartono dal tronco dell’Albero. Cfr. Il Simbolismo della Croce, cap. IX.
[4] II mulk, il malakût ed il giabarût corrispondono rispettivamente ai tre mondi della tradizione indù, Bhu, Bhuvas e Swar: è da notare come i primi due mondi, quello grossolano e quello sottile, siano designati in entrambe le tradizioni da termini aventi la stessa radice, a sottolineare la loro comune appartenenza alla manifestazione formale, o allo stesso stato d’esistenza, come nel caso dello stato umano.
[5] II testo è una parafrasi dellhadîth: «C’era Allâh e nulla era con Lui; Egli è adesso come era allora» (kâna Allâhu wa lâ shay’a ma'abu; wa huwa al-âna ‘alâ mâ'alayhi kâna).
[6] Nelle Futûhâtu-l-makkivyah Ibn‘Arabi identifica la Penna con l’intelletto Primo (al-'Aqlu-l-awwalu) e la Tavola con l’Anima Universale (an-Nafsu-l-kullî). Si tratta quindi dello Spiritus Mundi e dell’Anima Mundi: il loro prodotto è il Corpus Mundi o «mulk».
[7] Vedi il Commentario di Qashâni alla Sura della Stella, nel n. 41 di questa rivista.
[8] L’Anima Mundi è dal lato della sostanza rispetto allo Spirito, ma dal lato dell’essenza rispetto al Corpo e da questo punto di vista essa occupa una posizione centrale: ma avvicinarsi all’Albero del Mondo significa appunto avvicinarsi al centro del proprio stato d’esistenza.
[9] Vedi «La giunzione degli estremi» cap. XXIX di Iniziazione e Realizzazione Spirituale.
[10] Nel Re del Mondo R. Guénon spiega come Metatron, che corrisponde all’Asse del Mondo o allo Spirito (Rûh), presenti sia l’aspetto luminoso e celeste, sia l’aspetto tenebroso ed infernale. Cfr. anche .K. Coomaraswamy, Angel and Titan.
[11] La Ka'bah terrestre e la Ka'bah celeste corrispondono rispettivamente al Polo terrestre ed al Polo celeste.
[12] Si tratta del principio spirituale che risiede sempre al centro di ogni essere e che nella tradizione indù corrisponde all’Avatara primordiale. Vedi «La nascita dell’Avatara» cap. XLVIII di Considerazioni sulla Via iniziatica.
[13] La «talbiyah» consiste nel pronunciare la frase: labbayka Allâhumma! (eccomi o Signore!), frase che il musulmano pronuncia durante il Pellegrinaggio.
[14] La «fitrah» è la predisposizione primordiale di ogni uomo una espressione del principio spirituale che risiede in noi.
[15] Il ramo di Muhammad, cioè la manifestazione di Muhammad, sigillo dei Profeti e degli Inviati, non è che l’ultima espressione, nel nostro mondo, di en-Nûr el-Muhammadî, cioè la forma principiale e totale dell’Uomo Universale, che è identico al Verbo. Tale identità della Luce di Muhammad con il Verbo, che è al principio di ogni manifestazione, e che corrisponde quindi al «Fiat Lux» o al «kun», permette di capire come «tutto ciò che avviene nell’Albero del Mondo» sia prodotto in virtù dell’influenza spirituale insita nel «ramo di Muhammad». Si può d’altronde ricordare a questo riguardo la seguente osservazione di René Guénon: «la vita di certi esseri (si tratta di coloro che, avendo realizzato l’identità con Âtma, ridiscendono nella manifestazione), considerata secondo le apparenze individuali, presenta dei fatti che sono in corrispondenza con quelli dell’ordine cosmico e che ne sono in un certo senso, dal punto di vista esteriore, una immagine o una riproduzione; ma, dal punto di vista interiore, tale rapporto deve essere invertito, poiché, essendo questi esseri realmente il Maha-Purusha, sono i fatti cosmici in realtà ad essere modellati sulla loro vita, o, per essere più precisi, su ciò di cui questa vita è un’espressione diretta, mentre i fatti cosmici in se stessi non ne sono che un’espressione per riflesso» («Realizzazione ascendente e realizzazione discendente», in Iniziazione e realizzazione spirituale).
[16] Cfr. Cor., III-98: «Attenetevi saldamente alla corda di Allâh...», versetto che anche Qasciânî, nel suo Commento, riferisce al patto primordiale, sancito allorché venne posta la domanda: «Non sono forse Io il vostro Signore?».
[17] Cfr. Cor., XXXIII-40
[18] Alcune tradizioni riferiscono che Adamo, cacciato dal Paradiso, chiedesse perdono ad Allâh, per intercessione di Muhammad: si tratta evidentemente della Luce di Muhammad, come principio di tutte le manifestazioni profetiche o come Mediatore eterno, e non di Muhammad come Inviato.
[19] Cfr. Cor., XXI-69.
[20] Cfr. Cor., XXXVII-107.
[21] In arabo il nome Muhammad è composto da quattro lettere, poiché le vocali ed il raddoppiamento della consonante sono espressi con dei segni diacritici. Per quanto concerne questo nome si può anche citare una lettera di Guénon ad un suo corrispondente (10-1-1940): «...quanto al nome Muhammad, scritto cosi (segue il nome scritto in arabo, verticalmente, dall’alto in basso, come nella scrittura cinese) esso dà la forma intera dell’uomo, analogamente al tetragramma ebraico scritto verticalmente; e vi sono ancora molte altre cose curiose dello stesso genere...».
[22] Nella tradizione indù la manifestazione grossolana, o mondo corporeo, costituisce il corpo di Vaishwanara, o Uomo Universale, concepito in analogia con quello dell’uomo individuale: tale analogia, che è quella del macrocosmo e del microcosmo, trova una ampia esemplificazione nel seguito del testo di Muhyiddîn.
[23] Cfr. Cor., LXXVIII-7.
[24] Cfr. Cor., LII-6.
[25] Secondo la medicina galenica il sangue scorre nei vasi solo in senso centrifugo: le arterie conducono il sangue proveniente dal cuore, le vene quello proveniente dal fegato, mentre a livello delle estremità la corrente sanguigna cessa.
[26] Cfr. Cor., LXXI-15.
[27] Cfr. Cor., LXXXI-15.
[28] Ciò che abita il Suo Trono in terra è la Sakînah, o Shekinah secondo la terminologia ebraica, e la cui radice «sakana» significa appunto abitare. Cfr. R. Guénon, II simbolismo della croce, cap. VII.
[29] II termine «sudûr», plurale di «sadr», ha il duplice significato di «avvenimenti» e di «petti».
[30] La salât è la preghiera rituale dell’Islâm, e viene eseguita cinque volte al giorno. La zakât è invece l’elemosina rituale, che si impone per molti beni solo allorquando se ne posseggono almeno cinque unità: per esempio cinque carichi per i cereali o i datteri, cinque once per l’argento, cinque animali per il bestiame.
[31] Si tratta dei quattro Califfi ben diretti (râshidûn), che, secondo quanto afferma Ibn ‘Arabi nelle Futûhât, oltre a tale funzione «esteriore» rivestirono anche quella di Polo dell’epoca. Altrove lo stesso autore precisa che l’Inviato non designò alcun Califfo, «poiché sapeva che nella sua comunità vi era chi avrebbe ricevuto il Califfato dal suo Signore e sarebbe diventato Califfo di Allâh», cioè Polo (Fusûs al Hikam, capitolo sul «Verbo di Davide»).
[32] Tale denominazione comprende, nella terminologia sciita, anche i restanti nove Imam ‘alidi.
[33] Secondo un hadîth entrambe le mani di Allâh sono destre.
[34] Si tratta dei tre atteggiamenti principali della preghiera rituale. 
[35] Ahmed è il nome celeste dell’Inviato, mentre Muhammad è quello terrestre.
[36] Cfr. Cor., LXXX, 13-15.
[37] Cfr. Cor., LXXX, 16.
[38] Cfr. Cor., XLII, 5.

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الشيخ الأكبر محي الدين ابن عربي

 شـــجــرة الكـون - ١

  

بسم الله الرحمن الرحيم

الحمد للهِ الأحدي الذات، الفردي الصفات، الذي تقدس وجهه عن الجهات، وقدسه عن المحدثات، وقدمه عن الجهات، ويده عن الحركات، وعينه عن اللحظات، واستواؤه عن الاتصالات، وقدرته عن الهفوات، وإرادته عن الشهوات، الذي لا تعدد لصفاته بتعدد الموصوفات، ولا تختلف إرادته باختلاف المرادات، وكون بكلمة "كن" جميع الكائنات، وأوجد بها جميع الموجودات، فلا موجود إلا مستخرج من كنهها المكنون، ولا مكنون إلا مستخرج من سرِّها المصون، قال الله تعالى: {إنما قولنا لشيء إذا أردناه أن نقول له كن فيكون }.



وبعد،

فإني نظرت إلى الكون وتكوينه، وإلى المكنون وتدوينه، فرأيت الكون كله شجرة، وأصل نَوْرِها من حبة "كن"، قد لقحت كاف الكنتية بلقاح حبة {نحن خلقناكم}، فانعقد من ذلك البزر ثمرة {إنا كل شيء خلقناه بقدرٍ}، وظهر من هذا غصنان مختلفان أصلهما واحدٌ، وهو الإرادة، وفرعها القدرة، فظهر عن جوهر الكاف معنيان مختلفان كاف الكمالية {اليوم أكملت لكم دينكم}، وكاف الكفرية {فمنهم من آمن ومنهم من كفر}، وظهر جوهر النون؛ نون النكرة ونون المعرفة، فلما أبرزهم من "كن" العدم على حكم مراد القدم رش عليهم من نوره، فأما من أصابه ذلك النور فحدق إلى تمثال {كنتم خير أمة}، واتضح له في شرح نونها {أفمن شرح الله صدره للإسلام فهو على نور من ربه}.

وأما من أخطأه ذلك النور فطولب بكشف المعنى المقصود من حرف "كن" فإنه غلط في هجائه، وخاب في رجائه، فنظر إلى مثال "كن" فظن أنها كاف كفرية بنون نكرة، فكان من الكافرين، وكان حظ كل مخلوق من كلمة "كن" ما علم من هجاء حروفها، وما شهد من سرائر خفائها، دليله قوله صلى الله عليه وسلم: (إن الله خلق خلقه في ظلمة ثم رش عليهم من نوره فمن أصابه ذلك النور اهتدى، ومن أخطأه ذلك النور ضل وغوى ).

فلما نظر آدم إلى دائرة الوجود فوجد كل موجود دائرا في دائرة الكون، واحد من نار وواحد من طين، ثم رأى هذه الدائرة على سرائر (كن)، فكيفما دار واستدار، وحيثما طار واستطار، فإليها يؤول، وعليها يجول، ولا يزول عنها ولا يحول.



فواحد شهد كاف الكمالية ونون المعرفة، وواحد شهد كاف الكفرية ونون النكرة، فهو على حكم ما شهد راجع إلى نقطة دائرة (كن) وليس للمكوَّن أن يجاوز ما أراده المكوِّن.

فإذا نظرت إلى اختلاف أغصان شجرة الكون ونوع ثمارها علمت أن أصل ذلك ناشئ من حبة (كن) بائن عنها، فلما أدخل آدم في مكتب التعليم، وعُلِّم الأسماء كلها، نظر إلى مثال (كن)، ونظر إلى مراد المكوِّن من المكوَّن، فشهد المعلَّم من كاف (كن) كاف الكنزية (كنت كنزا مختفيا لا أُعرف فأحببت أن أُعرف)، فنظر من سر النون نون الأنانية {إنني أنا الله لا إله إلا أنا}... الآية، فلما صح الهجاءُ، وحقق الرجاءُ، استنبط له من كاف الكنـزية كافَ التكريم {ولقد كرمنا بني آدم}، وكاف الكنتية {كنت له سمعا وبصرا ويدا}، واستخرج له من نون الأنانية نونَ النورية {وجعلنا له نورا}، واتصلت بها نونُ النعمة {وإن تعدُّوا نعمة الله لا تحصوها}.

وأما إبليس لعنه الله فإنه مكث في مكتب التعليم أربعين ألف عام يتصفح حروف (كن)، وقد وكله المعلِّم إلى نفسه، وأحاله على حوله وقوته، فكان ينظر إلى تمثال (كن) ليشهد من تمثالها كافَ كفره، فكبر {فأبى واستكبر}، ويشهد من نونها نون ناريته {خلقتني من نار}، فاتصلت كاف كفريته بنون ناريته {فكبكبوا فيها}.

فلما نظر آدم إلى اختلاف هذه الشجرة، وتنوع أزهارها وثمارها، فتثبت بغصن {إني أنا الله}، فنودي: كل من ثمار التوحيد، واستظل بظل التفريد، {ولا تقربا}، فأراد إبليس أن يوصله بغصن {فوسوس لهما.. فأكلا منها}، فزلقا في مزالق {وعصى}، واستمسك بغصن {ربنا ظلمنا أنفسنا}، فتدلت عليه ثمار {فتلقى}.

فلما نودي يوم الإشهاد، على رؤوس الأشهاد، {ألست بربكم} فشهد كلٌّ على مقدار ما شهد وسمع، ثم اتفق الكل في الإيجاب، فقالوا: {بلى}، لكن الاختلاف وقع من حيث الإشهاد، فمن أشهده جمالية ذاته شهد أنه {ليس كمثله شيء}، ومن أشهده جمالية صفاته شهد أنه {لا إله إلا هو الملك القدوس}، ومن أشهده عرائس مخلوقاته اختلفت شهاداتهم لاختلاف المشهود، فقوم جعلوه محدودا، وقوم جعلوه معدوما، وقوم جعلوه حجرا جلمودا، والكل في ذلك على حكم {قل لن يصيبنا}، وهو مستبطن في سر كلمة (كن)، دائر على نقطة دائرتها، ثابت على أصل حبتها.

فلما كانت هذه الحبة بزر شجرة الكون، وبزر ثمرتها، ومعنى صورتها، أحببتُ أن أجعل للمكوَّن مثالا، وللموجود تمثالا، ولما ينتج من الأقوال والأفعال والأحوال منوالا، فمثلت شجرة نبتت عن أصل حبة (كن)، وكل ما يحدث في الكون من الحوادث كالنقص والزيادة، والغيب والشهادة، والكفر والإيمان، وما تثمر من الأعمال وزكاة الأحوال، وما يطهر من قربات المقربين، ومقامات المتقين، ومنازلات الصديقين، ومناجاة العارفين، ومشاهدات المحبين، كل ذلك من ثمرها الذي أثمرته، وطلعها الذي أطلعته.

فأول ما أنبتت هذه الشجرة التي هي حبة (كن) ثلاثةُ أغصان، أخذ غصن منها ذات اليمين، فهم أصحاب اليمين، وأخذ غصن منها ذات الشمال، ونبت غصن منها معتدل القامة على سبيل الاستقامة، فكان منه السابقون المقربون، فلما ثبت واستعلى جاء من فرعها الأعلى وجاء من فرعها الأدنى عالم الصورة والمعنى، فما كان من قشورها الظاهرة، وستورها البارزة، فهو عالم الملك، وما كان من قلوبها الباطنة، ولباب معانيها الخافية، فهو عالم الملكوت، وما كان من الماء الجاري في شريانات عروقها الذي حصل به نموها، وحياتها وسموها، وبه طلعت أزهارها، وأينعت ثمارها فهو عالم الجبروت الذي هو سر كلمة (كن).

ثم أحاط بالشجرة حائطٌ، وحُدَّ لها حدود، ورسم لها رسوم، فحدودها الجهات وهن: العلو والسفل واليمين والشمال ووراء وأمام، فما كان أعلى فهو حدها الأعلى، وما كان أسفل فهو حدها الأسفل.

وأما رسومها وما فيها من الأفلاك والأجرام، والأملاك والأحكام، والآثار والأعلام، فجعل السبع الطباق، بمنزلة ما يستظل به من الأوراق، وجعل الكواكب في الإشراق، بمنزلة الأزهار في الآفاق، وجعل الليل والنهار، بمنزلة رداءين مختلفين: أحدهما أسود يُرتدى به ليحتجب عن الأبصار، والآخر أبيض يُرتدى به ليتجلى على ذوات الاستبصار.

وجعل العرش بمنزلة بيت مال هذه الشجرة وخزانة سلاحها، فمنه يستمد ما فيه صلاحها، وفيه سُوَّاسُ هذه الشجرة وخدمها {وترى الملائكة حافِّين من حول العرش} إليه يتوجهون، وعليه يعوِّلون، وحوله يحومون، وبه يطوفون، وحيثما كانوا فإليه يشيرون.

فمتى حدث في هذه الشجرة حادثة، أو نزل بشيء منها نازلةٌ، رفعوا أيدي المسألة والتضرع إلى جهة عرشه، يطلبون الشفا، ويستعفون عن الخطا، لأن موجد هذه الشجرة لا جهة إليه يشار إليها، ولا أينية يقصدونها، ولا كيفية له يعرفونها، فلو لم يكن العرش جهةً يتوجهون إليه للقيام بخدمته، ولأداء طاعته، لضلوا في طلبهم، فهو سبحانه إنما أوجد العرش إظهارا لقدرته لا محلا لذاته، وأوجد الوجود لا لحاجة له به ، وإنما هو إظهار لأسمائه وصفاته، فإن من أسمائه الغفور، ومن صفاته المغفرة، ومن أسمائه الرحيم، ومن صفاته الرحمة، ومن أسمائه الكريم، ومن صفاته الكرم، فاختلفت أغصانُ هذه الشجرة، وتنوعت ثمارها ليظهر سر مغفرته للمذنب، ورحمته للمحسن، وفضله للطائع، وعدله للعاصي، ونعمته للمؤمن، ونقمته على الكافر.

فهو مقدس في وجوده عن ملامسة ما أوجده ومجانبته ومواصلته ومفاصلته، لأنه كان ولا كون، وهو الآن كما كان لا يتصل بكون، ولا ينفصل عن كون، لأن الوصل والفصل من صفات الحدوث لا من صفات القدم، لأن الاتصال والانفصال، يلزم منه الانتقال والارتحال، ويلزم من الانتقال والارتحال التحول والزوال والتغيير والاستبدال، وهذا كله من صفات النقص لا من صفات الكمال، فسبحانه سبحانه وتعالى عما يقول الظالمون والجاحدون علوا كبيرا.

ثم جعل اللوح والقلم بمنزلة كتاب المُلك وما يسطر فيه من أحكامه، وما حكم بنقضه وإبرامه، وإيجاده وإعدامه، وما يخرج من بره وإنعامه، وما يكون من ثوابه وانتقامه.

ثم جعل سدرة المنتهى بمنزلة غصن من أغصان هذه الشجرة، يقوم تحتها مَنْ يقوم بخدمته وينفذ أحكامه، ويرفع إليه ما يحمل من ثمرة هذه الشجرة وما يدانيها، ثم يتلقى هناك من نسخة كتاب المُلك الذي هو اللوح المحفوظ.

وما يحدث في هذه الشجرة من محو وإثبات ونقص وزيادة فلا يتجاوز تلك الشجرة، إذ لكل واحد منهم حد مفهوم، وحظ مقسوم، ورسم مرسوم { وما منا إلا له مقام معلوم}.

ولا يرفع شيء من ثمرة هذه الشجرة من دني أو سنيٍّ، أو صغير أو كبير، أو جليل أو حقير، أو قليل أو كثير، إلا ختم عليه في كتاب لا يغادر صغيرة ولا كبيرة إلا أحصاها، ثم يأمرهم المَلِكُ أن يدفعوا إلى إحدى خزانتيه اللتين ادخرهما لثمرة هذه الشجرة، وهما الجنة والنار، فما كان من ثمر طيب ففي خزانة الجنة " كلا إن كتاب الأبرار لفي عليين "، وما كان من ثمر خبيث ففي خزانة النار {كلا إن كتاب الفجار لفي سجين}، فأما الجنة فدار أصحاب اليمين من جانب الطور الأيمن من الشجرة المباركة الطيبة، وأما النار فدار أصحاب الشمال من الشجرة الملعونة في القرآن.

ثم جعل الدنيا مستودع زهرتها، والآخرة مستقر ثمرتها، وأحاط على هذه الشجرة حائط إحاطة القدرة {والله بكل شيء محيط}، وأدار عليها دائرة الإرادة {يفعل ما يشاء ويحكم ما يريد}.

فلما ثبت أصل هذه الشجرة وثبت فرعها، التقى طرفاها، ولحق أخراها بأولاها إلى ربك منتهاها إلى مبتداها، لأن من كان أوله (كن) كان آخره (يكون)، فهي وإن تعددت فروعها، وتنوعت زروعها، فأصلها واحد، فهي حبة كلمة (كن)، وسيكون آخرها واحدا وهي كلمة (كن).

فلو أحدقت ببصر بصيرتك لرأيت أغصان شجرة طوبى معلقةً بأغصان شجرة الزقوم، وبرد نسيم القرب يمازج حر السموم، وظل سماء الوصل متصلا بظل من يحموم، وقد تناول كل حظه المقسوم، فواحد يشرب بكأسه المختوم، وواحد يشرب بكأسه المحتوم، وواحد من بينهم محروم.

فلما برزت أطفال الوجود من حضرة العدم هبت عليهم نسمات القدرة، وغذتها لطائف الحكمة، وأمطرتها سحائب الإرادة بعجائب الصنع، فأنبت كل غصن منها ما سبق له في القدم، ورُكِّب في عنصره من الصحة والسقم، والكون كله من عنصرين مستخرجين من جزأين من كلمة (كن)، وهما: الظلمة والنور، فالخير كله من النور، والشر كله من الظلمة، فملأ الملائكة موجود من عنصر النور، فكان منهم الخير {لا يعصون الله ما أمرهم}، وملأ الشياطين من عنصر الظلمة، فكان منهم الشر.

وأما آدم وبنوه فإنهم جعلت طينتهم من الظلمة والنور، وركب عنصره من الخير والشر، والنفع والضر، وجعلت ذاته قابلةً للنكرة والمعرفة، فأي جوهر غلب عليه نسب إليه، فإن علا جوهر نوره على جوهر الظلمة، وظهرت روحانيته على جسمانيته، فقد فضل على المَلَك، واستوى على الفَلَكِ، وإن غلب جوهر ظلمته على جوهر نوره، وظهرت جسمانيته على روحانيته، فقد فضل على الشيطان.

فلما قبض الله آدم من قبضة تراب (كن) مسح على ظهره {حتى يميز الخبيث من الطيب}، فاستخرج من ظهره مَنْ كان من أصحاب اليمين، فأخذوا ذات اليمين، واستخرج من ظهره مَنْ كان من أصحاب الشمال، فأخذوا ذات الشمال، وما زاغ أحد عن المراد وما مال، ومن قال: لِمَ؟ فقد أخطأ في السؤال.

فأول من عمل حوالي هذه الشجرة إلى أصل حبة (كن) فاعتصر صفوة عنصرها، ومَخَضَهَا حتى بدت زُبْدَتُهَا، ثم صفاها بمصفاة الصفوة حتى زال وَخَمُهَا، ثم ألقى عليها من نور هدايته حتى ظهر جوهرها، ثم غمسها في بحر الرحمة حتى عمت بركتها، ثم خلق منها نور نبينا محمد صلى الله عليه وسلم، ثم زين بنور الملأ الأعلى حتى أضاء وعلا، ثم جعل ذلك النور أصلا لكل نور، فهو أولهم في المسطور، وآخرهم في الظهور، وقائدهم في النشور، ومُبَشَّرُهُمْ بالسرور، ومتَوَّجُهُمْ بالحبور، فهو مستودع في ديوان الإنس، مستقر في رياض الأنس، وحضرة الأنس، ستر معنى روحانيته بستر جسمانيته، وغطى عالم شهوده بعالم وجوده، فهو مستخْرَجٌ في الكون، مستنبَطٌ لأجله الكون.

وذلك أن الله تعالى كون الأكوان اقتدارا عليها لا افتقارا إليها، وكمال حكمته في التكوين، لإظهار شرف الماء والطين، فإنه أوجد ما أوجد ولم يقل في شيء من ذلك: {إني جاعل في الأرض خليفةً}، وكان وجود الآدمي، فكانت حكمته في وجود الآدمي لإظهار شرف النبي صلى الله عليه وسلم، لأنه حكمة الأجساد لاستخراج كاف الكنزية (كنت كنزا مخفيا لا أعرف)، فكان المقصود في الوجود معرفة موجدهم سبحانه، وكان المخصوص بأتم المعارف قلب سيدنا محمد صلى الله عليه وسلم، لأم معارف الكل كانت تصديقا وإيمانا، ومعرفته صلى الله عليه وسلم مشاهدة وعيانا، وبنور معرفته صلى الله عليه وسلم تعرفوا، وبفضله عليهم اعترفوا، فاستخرجه من لباب حبة (كن) {كزرع أخرج شطأه فآزره} بصحابته {استغلظ} بقرابته {فاستوى على سوقه} بصحة ذوقه، وقوة توقه وشوقه.

فلما ظهر هذا الغصن المحمدي وسما، أورق عوده ونما، وانهل عليه سحاب القبول وهمى، وتباشر بظهوره الحدثان، وبشر بوجوده الثقلان، وتعطرت بقدومه الأكوان، وانتكست بمولده الأوثان، ونسخت بمبعثه الأديان، ونزل بتصديقه القرآن، واهتزت طربا شجرة الأكوان، وتحرك ما فيها من الألوان والعيدان، وكان من أغصان هذه الشجرة من أخذ ذات الشمال، ومال يهوى الضلال، فلما أرسلت رياح الإرسال، برسالة {وما أرسلناك إلا رحمة للعالمين}، استنشقها من سبقت لهم منا الحسنى، فمال إليها متعطفا، وأما من كان مزكوما، أو خلع القبول محروما، فإنه عصفت به عواصف القدرة فأصبح بعد نضارته يابسا، ووجه سعادته عابسا، وراح من رجاء فلاحه قانطا آيسا.

وكان سر هذا الغصن لقاح شجرة الجود، ودرة صدفة الوجود، وكان من روح روحانيته روح {يا أيها النبي إنا أرسلناك شاهدا ومبشرا ونذيرا *وداعيا إلى الله بإذنه وسراجا منيرا}، فهو مصباح ظلمة الكون، وروح جسد الوجود، لأن الله تعالى لما خاطب السموات والأرض وقال لهما: {ائتيا طوعا أو كرها قالتا أتينا طائعين}، فأجابه موضع الكعبة من الأرض ومن السماء ما يحاذيه، فكانت تربة بقعة الكعبة، وكان محل الإيمان من الأرض.

فلما أمر الله بالقبضة التي قبضت من الأرض لخلق آدم عليه السلام، فقبضت من سائر الأرض، من طيبها وخبيثها، فكانت طينة نبينا محمد صلى الله عليه وسلم مخلوقة من موضع الكعبة التي هي محل الإيمان بالله تعالى، ثم عجنت تلك الطينة بطينة آدم عليه السلام، فكانت تلك الطينة بمنزلة الخميرة، ولولا ذلك لما أطاقوا الإجابة يوم الإشهاد، وهو معنى قوله صلى الله عليه وسلم: (كنت نبيا وآدم بين الماء والطين).

فكانت ذوات الوجود وبركته من ذرة وجوده، فلما أشهدهم على أنفسهم في حضرة شهوده قال: {ألست بربكم قالوا بلى}، فسرت في أجزاء ذراتهم تلك الخميرة النبوية، فانطلقت بإذن الله تعالى ألسنتهم بالتلبية قائلة، فمن كانت طينته قابلة للتخمير، بما سبق في التقدير، بقي معه ذلك التخمير، باقيا فيه مستصحبا، حتى ظهر إلى الحس، وظهر في تلك الصورة، فبرز ذلك المعنى، محققا لتلك الدعوى، فأشرق نور ذلك المعنى الروحاني، على ما يحاذيه من الجسد الجسماني، فأشرق الجسد بعد ظلمته، فاستنارت الجوارح لرشدها فعملت بالطاعة.

وأما من كانت طينته خبيثة غير قابلة للتخمير، وإنما أثرت تلك الخميرة مقدار ما اعترف عند الإشهاد، وأفصحت في ذلك الإقرار، في حال الاستقرار، ثم طال عليها الأمد، ففسدت تلك الخميرة بفساد تلك الطينة، فكأنه كان مستودعا فاسترجع منه ما استودِع، إذ لم يكن لحفظها أهلا، فهو مستودع - أعني الإيمان – في قلوب الكافرين، مستقر في قلوب المؤمنين، وهو معنى قوله صلى الله عليه وسلم: (كل مولود يولد على الفطرة) التي فطر الله الناس عليها، وهو تساويهم في الإيمان في قول: {الست بربكم قالوا بلى}، واستووا في التلبية، ونطقوا بالإجابة، لسريان تلك الخميرة في أجزاء ذراتهم، وقد سبق في علم الله تعالى ونفذ تقديره، فمن تبقى على ذلك الإقرار، لا يستحيل إلى الجحود والإنكار.

وكل ما يحدث في شجرة الكون من نمو وزيادة، وأزهار وإثمار أفكار، ومتشابه شوق، ومحكم ذوق، وصفاء أسرار، ونسيم استغفار، وما ينمو به من الأعمال، وتزكو به الأحوال، وما تورق به من رياضات النفوس، ومناجاة القلوب، ومنازلات الأسرار، ومشاهدات الأرواح، وما ينبت به من أزاهير الحكم، ولطائف المعارف، وما يصعد من طيب الأنفاس، وما يعقد من ورق الإيناس، وما ينشأ من رياح الارتياح، وما يبنى على أصلها من مراتب أهل الاختصاص، ومقامات الخواص، ومنازلات الصديقين، ومناجاة المقربين، ومشاهدات المحبين، كل ذلك من لقاح الغصن المحمدي، متوقد من نوره، مستمد من نماء نهر كوثره، مغذَّى بلباب بره، مربَّى في مهد هدايته، فلذلك عمت بركته، وتمت على الخلائق رحمته {وما أرسلناك إلا رحمة للعالمين}.

فلما مهَّد لأجله الدار، وسخر من أجله الليل والنهار، ورسم الرسوم وحدَّد الأقطار، وأخذ الميثاق على تصديقه، والتمسك بحبل تحقيقه، جلا عروس شريعته، على أتباعه وشيعته، ثم ختم بنبوته الأنبياء، وبكتابه الكتب، وبرسالته الرسل، فمن احتمى بحمى شريعته سلم، ومن استمسك بحبل ملته عُصِم.

لم توسل به آدم عليه السلام، سلم من الملام، ولما انتقل إلى صلب إبراهيم الخليل صارت النار عليه بردا وسلاما، ولما أودعته صدفة إسماعيل فُدِيَ بذبح عظيم، فثمرة غصن أصحاب اليمين {يحبهم ويحبونه}، وثمرة غصن أصحاب الشمال {وما كان الله ليعذبهم وأنت فيهم}، وثمرة غصن السابقين المقربين {محمد رسول الله والذين معه أشداء على الكفار رحماء بينهم}، فبركته على الآفاق قد عمت، وكلمته قد تمت.

خلق آدم على صورة اسمه، لأن اسمه محمد، فرأس آدم دائرة بتدويره، على صورة الميم الأولى من اسمه، وإرسال يده مع جنبه على صورة الحاء، وبطنه على صورة الميم الثانية، ورجلاه في انفتاحهما على صورة الدال، فكمل خلق آدم على صورة اسم محمد صلى الله عليه وسلم.

وقولنا كوَّن الأكوان على هيئة رسمه لأن العالم عالمان: عالم الملك وعالم الملكوت، فعالم الملك كعالم جسمانيته، وعالم الملكوت كعالم روحانيته، فكثيف العالم السفلي ككثيف جسمانيته، ولطيف العالم العلوي كلطيف روحانيته، فما في الأرض من الجبال التي جعلت في الأرض أوتادا، فهي بمنزلة جبال عظامه التي جعلت أوتاد جسمه.

وما فيها من بحار مسجورة جارية وغير جارية، عذبة وغير عذبة فهي بمنزلة ما في جسده من دم جار في تيار العروق، وساكنٍ في جداول الأعضاء، واختلاف أذواقها، فمنها ما هو عذب وهو ماء الريق، يطيب بعجينه المآكل والمشارب، ومنها ما هو مالح، وهو ماء العين، بحفظه شحمة العين، ومنها ما هو مر، وهو ماء الأذن، لصيانة الأذن من حيوان ودبيب يصل إليها فيقتله ذلك الماء.

ثم في أرض جسده ما ينبت كالأرض الجرز، والأرض السبخة التي لا تنبت ويستحيل النبت فيها، ثم لما كان في الأرض بحار عظيمة تتفرع منها أنهار وسواقٍ لنفع الناس بها، كذلك في أرض جسده عروق غلاظ كالوتين الذي يبث الدم، وتستمد العروق منه إلى سائر الجسد.

ثم العالم العلوي، وهو عالم السماء، جعل الله فيه شمسا كالسراج يستضيء به أهل الأرض، كذلك جعلت الروح في الجسد يستضيء بها الجسد، فلو غابت بالموت لأظلم الجسد كظلمة الأرض إذا غابت عنها الشمس.

ثم جعل العقل بمنزلة القمر يستنير في فلك السماء، تارة يزيد وتارة ينقص، فابتداؤه صغير وهو هلال كابتداء عقل الصغير في صغره، ثم يزيد كزيادة القمر ليلة تمامه، ثم يبدو بالنقص، فهو بمنزلة بلوغ الأجل إلى تمام الأربعين، ثم يعود في النقص في تركيبه وقوته.

ثم جعل في السماء كواكب خمسا، وهي الخمس الخنس {الجواري الكنس}، وهي بمنزلة الحواس الخمس، وهي: الذوق والشم واللمس والسمع والبصر.

ثم جعل في عالم السماء عرشا وكرسيا، فالعرش أوجده وجعل وجهة قلوب عباده إليه، ومحل رفع الأيدي إليه، لا محلا لذاته، ولا مجانسا لصفاته، لأن الرحمن - تعالى اسمه – الاستواء نعته وصفته، ونعته وصفته متصلة بذاته، والعرش خلق من خلقه، لا متصل به، ولا ملامس له، ولا محمول عليه، ولا مفتقر إليه، وأما الكرسي فهو وعاء أسراره، وكنانة أنواره، ومستودع ما في دائرة {وسع كرسيه السموات والأرض}.

فجعل الصدر بمنزلة الكرسي، لأن فيه تحصيل العلوم الصادرة بمنزلة الساحة على باب القلب، والنفس يشرع منه بابان إليهما، فما صدر عن القلب من خير، أو عن النفس من شر، فهو محصل في الصدر، وعنه يصدر إلى الجوارح، وهو معنى قوله تعالى:{وحصل ما في الصدور}.

وجعل القلب بمنزلة العرش، لأن عرشه في السماء معروف، وعرشه في الأرض مسكون، لأن عرش القلوب أفضل من عرش السماء، لأن ذلك العرش لا يسعه، ولا يحمله، ولا يدركه، وهذا عرش في كل حين ينظر إليه، ويتجلى عليه، وينزل من سماء كرمه إليه (ما وسعني سمواتي ولا أرضي ووسعني قلب عبدي المؤمن).

ولما جعل في عالم الآخرة جنة ونارا للنعيم والعذاب، هذه خزانة الخير وهذه خزانة الشر، كذلك جعل الخير الذي هو مكان سويداء القلب جعله جنة عبده المؤمن، لأنه محل المشاهدة والتجلي والمناجاة والمنازلات ومنبع الأنوار، وجعل النفس بمنزلة النار، لأنها منبع الشر، ومحل الوسواس، وربع الشيطان، ومحل الظلمة.

ثم جعل اللوح والقلم نسخة كتاب الكون والتكوين، وما كان وما يكون إلى يوم الدين، وجعل الملائكة تستنسخ ما يؤمرون بنسخه، من محو وإثبات، وموت وحياة، ونقص وزيادة، فكذلك اللسان بمنزلة القلم، والصدر بمنزلة اللوح، فما نطق به اللسان، رقمته الأذهان في ألواح الصدور، وما أرخته إرادة القلب إلى الصدر عبر عنه اللسان كالترجمان.

ثم جعل الحواس رسل القلب يستنسخ ما حصل فيها، فالسمع رسول، وهو جاسوسه، والبصر رسول، وهو حارسه، واللسان رسول، وهو ترجمانه.

ثم جعل في الإنسان ما هو دلالة على الربوبية، وتصديق الرسالة المحمدية، وذلك الهيكل الإنساني لما افتقر إلى مدبر وهو الروح، وكان مدبره واحدا، وكانت الروح غير مرئية، ولا مكيفة، ولا متحيزة في شيء من الجسد، ولا يتحرك شيء من الجسد إلا بشعورها به، وإرادتها له، لا يحس ولا يمس إلا بها، وكان ذلك كله دلالة على أن العوالم لا بد لهم من مدبر ومحرك، ويلزم منه أن يكون واحدا عالما بما يحدث في ملكه، قادرا على حدوثه، وأنه غير مكيف، ولا متمثل، ولا مرئي، ولا متحيز، ولا متبعِّض، ولا محسوس، ولا ملموس، ولا مقبوس، بل {ليس كمثله شيء وهو السميع البصير}.

ولما كان رسوله إلى خلقه اثنين: ظاهرا وباطنا، فرسوله الظاهر محمد رسول الله، ورسوله الباطن جبريل، فجبريل يأتيه بالوحي بين قومه ولا يحسونه ولا يعرفونه، فكذلك كان لمدبر هذا الهيكل الإنساني، وهو الروح، رسولان: باطن وظاهر، فالرسول الباطن هي الإرادة، بمنزلة جبريل يوحي إلى اللسان، واللسان يعبر عن الإرادة، وهو بمنزلة سيدنا محمد صلى الله عليه وسلم.

ثم لما جعل فيك دلالة على صحة نبوته، وصدق رسالته، جعل فيك أيضا دلالة على ما جاء به من تحقيق شريعته، واتباع سنته، فكان أصل الأيدي خمسة أشياء، كل منها خمسة، فالأصل الأول ما بني عليه فقال رسول الله صلى الله عليه وسلم: (بني الإسلام على خمس: شهادة أن لا إله إلا الله، وإقام الصلاة، وإيتاء الزكاة، وصوم رمضان، والحج إلى بيت الله الحرام ).

الأصل الثاني: وكانت الصلاة المفترضة خمسا، والثالث: الزكاة المفروضة في النصاب خمس، والرابع: {محمد رسول الله والذين معه}؛ أبو بكر وعمر وعثمان وعلي. فهم خمسة برسول الله صلى الله عليه وسلم الخامس. أهل البيت خمسة: محمد صلى الله عليه وسلم، وعلي وفاطمة والحسن والحسين.

فلما كان أركان الدين إقامة أركان شريعته، ومحبة صحابته، ومودة قرابته، جعل في أعضائك منها دلالة على ذلك خمسة، فالخمسة التي بني الإسلام عليها بمنزلة الحواس الخمس منك، وهي السمع والبصر واللمس والشم والذوق، لأنك تجد بهذه الحواس مذاق كل شيء، ومعرفة كل شيء، وكذلك تجد بإقامة تلك الأركان الخمسة ذوق كل شيء، وإدراك العرفان، ومعرفة الرحمن، وعلم الإيقان.

فحاسة البصر تدعوك إلى إقامة أركان الصلاة، قال صلى الله عليه وسلم: "جعلت قرة عيني في الصلاة"، وحاسة اللمس تدعوك لأداء الزكاة، قال الله تعالى: {خذ من أموالهم}، وحاسة الذوق تدعوك إلى ترك ذوق الطعام، لإقامة ركن الصيام، وحاسة السمع تدعوك إلى استماع الأذان {وأذن في الناس بالحج}، وحاسة الشم تدعوك إلى انتشاق أنفاس التوحيد {إني لأجد نفس الرحمن من قبل اليمن}، فهذه الحواس تدعوك إلى إقامة الأركان الخمسة.

وجعل أصابعك الخمسة في يمينك بمنزلة محمد صلى الله عليه وسلم والذين معه هم أبو بكر وعمر وعثمان وعلي، وإن آدم عليه السلام لما خلق نور سيدنا محمد صلى الله عليه وسلم في جبينه كانت الملائكة تستقبله وتسلم على نور محمد صلى الله عليه وسلم، وآدم عليه السلام لم يره، فقال: يا رب، أحب أن أنظر إلى نور ولدي محمد صلى الله عليه وسلم، فحوِّله إلى عضو من أعضائي لأراه، فحوَّلَهُ إلى سبابته في يده اليمنى، فنظر إليه يتلألأ في مسبحته، فرفعها فقال: أشهد أن لا إله إلا الله، وأن محمدا رسول الله، فلذلك سميت المسبحة، فقال: يا رب، هل بقي في صلبي من هذا النور شيء؟ قال: نعم، نور أصحابه، وهم أبو بكر وعمر وعثمان وعلي، فجعل نور علي في إبهامه، ونور أبي بكر في الوسطى، ونور عمر في البنصر، ونور عثمان في الخنصر، وقيل: إنما جعلت في يدك لتقبض برؤوسهن على حب هؤلاء الخمسة، ولا تفرق بينهم وبين محمد صلى الله عليه وسلم، فإن الله جمع بينهم بقوله: {محمد رسول الله والذين معه}.

ثم جعل أصابعك الخمسة في اليد اليمنى مذكرة بالخمسة أشباح، وهم أهل البيت الذين أذهب الله عنهم الرجس بقوله: {إنما يريد الله ليذهب عنكم الرجس أهل البيت}، قال رسول الله صلى الله عليه وسلم: (أنزلت هذه الآية فينا أهل البيت أنا وعلي وفاطمة والحسن والحسين).

ثم جعل أصابع قدميك الخمسة مشيرة لك مذكرة بالخمس صلوات التي افترضها الله عليك، فتقوم بها على قدميك لأنها خدمة الله تعالى في الأرض، والخدمة إنما تكون من القدمين، فلذلك جعلت قدمك اليمنى مذكرة بالصلوات الخمس، وأصابع قدمك اليمنى تذكرك بما يجب من نصاب الزكاة، وهي خمسة دراهم، فالزكاة مقرونة بالصلاة، فلذلك جعل أصابع القدمين إشارة إلى الصلاة والزكاة.

ثم جعل فيك ما يدل على الموت والبعث، وما يدل على نعيم القبر وعذابه، وهو النوم، وما يراه النائم من منام سيء فيتعذب به فيصير بالنوم كالميت، فاقد الحس فلا سمع له، ولا بصر له، ولا إدراك له، ثم جعل له سمعا وبصرا وإدراكا فيسمع ويبصر بسمع وبصر عن سمعه وبصره، ويرى نفسه تذهب حيث تشاء ويأكل ويشرب، فهي بمنزلة ما يراه الميت في قبره من النعيم والعذاب في مدة البرزخ بين الموت والبعث، ثم يوقظك الله من نومك لا عن مرادك ولا عن اختيارك، فلو أردت أن لا تنتبه من ذلك فأنت تطيق أن لا تبعث، وهذا تكذيب من أنكر البعث بعد الموت وجهله، وهم الزنادقة، والدهرية، والفلاسفة، وردٌّ على من أنكر عذاب القبر ونعيمه ومسألته، وهم المعتزلة.

ثم اعلم أن الله تعالى خلق خلقه على ثلاثة أصناف، فقال تعالى: " والله خلق كل دابة من ماء فمنهم من يمشي على بطنه كالحيات والديدان ومنهم من يمشي على رجلين كالطير والآدمي ومنهم من يمشي على أربع كالدواب، فمنهم صنف كالساجد، وصنف كالراكع، وصنف كالقائم، فالقائم كالأشجار والجدران لا يطيقون ركوعا، والراكع كالدواب لا يطيقون سجودا ولا قياما، والساجد كالحشرات لا يطيقون رفعا، وكلهم مخلوقون لطاعته وتقديسه وتنزيهه {وإن من شيء إلا يسبح بحمده}، فجمع سبحانه لك سائر عبادات خلقه وطاعتهم، وبسط لك في خلقه، إن شئت أن تعبده قائما وراكعا وساجدا فعلت، ليجمع لك فضيلة جميع خلقه، فكذلك فرض عليك الصلاة، وجعلها تشتمل على سائر عبادة خلقه، فكذلك فضيلة القوَّم والركَّع والسجَّد.

وأنت المقصود من كل الوجود، وأنت خاصة العبيد لمراد المعبود، فهذا معنى قولنا متقدما: خلق الله آدم عليه السلام على صورة اسم محمد صلى الله عليه وسلم، وخلق الكون على هيئة رسمه.

واعلم أن الملأ الأعلى مسخرون في نفع شجرة الكون، مستعملون لمصالحها، قائمون بحقوقها، لما فيها من خاصية هذا الغصن المحمدي والنور الأحمدي، فأول ما انسلخ نهار الوجود، من ظلمة ليل العدم، شعشعت أنوار الشموس المحمدية، في أفق جبين آدم عليه السلام، فخرت الملائكة سجدا، وقالوا: مليك العرش أبدا، فلما أمروا بالسجود فسجدوا، وخصوا بالشهود فشهدوا، وقيل لهم: شكران هذه المشاهدة، أن تقوموا على قدم المجاهدة، في خدمة شجرة هو أصلها، ودولة هو عقدها وحلها، فليكن منكم السفرة، يسعون بالصحف المطهرة، وليكن منكم البررة، يطوفون حول حمى هذه الشجرة، وليكن منكم الحملة، يحملون لكل عامل عمله، وليكن منكم الكتاب، يقومون على أعتاب من قد تاب، وليكن منكم من يغسل وجوههم من غبار الأوزار، بماء الاستغفار، ويستغفرون لمن في الأرض، وليكن منكم الحفظة، يحفظون عليهم أعمالهم، ويحصون ما عليهم وما لهم، وليكن منكم من يسعى في أرزاقهم، ليتفرغوا لطاعة رازقهم.

فقوم يرسلون الرياح، وقوم يسيرون السحاب، وقوم يسجرون البحار، وقوم ينزلون ماء الأمطار، وقوم يحفظون الأقطار، وقوم يغشون الليل، وقوم يسبحون النهار، وقوم معقبات، يحفظون الجوارح من الموبقات، وقوم يرفعون الآفات، وقوم يزخرفون الجنان، وقوم يسعرون النيران.