"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

martedì 28 gennaio 2014

Ibn ‘Arabî, L’Albero del Mondo II

Ibn ‘Arabî
L’Albero del Mondo
Sciagiaratu-l-Kawn*
(parte II - Fine)

Quando la dimora (dâr) terrestre fu dispiegata[1] e la coppa (ka’s) del Suo «atto di fare girare la ruota» (idârah) girò (dara) e ritornò con movimento circolare (istadâra), la prima cosa che fu mandata in quella dimora fu Iblîs.
Egli incedeva avvolto negli abiti della glorificazione (tasbîh) e della santificazione (taqdîs), ma essi erano bordati con i difetti dell’adulazione; quando dunque arrivò a quella dimora e vide la bellezza di quel panorama e si fermò sulle alture (‘arafât) della conoscenza, rinnegò e decise di disobbedire. Dopo aver riflettuto spregiò il diritto (haqq) di quest’acqua e quest’argilla[2] e le disprezzo, e quando gli fu detto: «prostrati, per la purezza delle tue coppe» egli si rifiutò ed insuperbî; eccedette cosi la misura della coppa[3] e gli sfuggi il possesso (suhbah, lett.: compagnia) delle borse (akyâs), e rimase nelle tenebre dell’afflizione e della tentazione (waswâs). Cercò allora le borse della sua scienza e del suo operato ed ecco, esse non erano che portamonete (fulûs akyâsin), ed egli restò tagliato fuori nel deserto della cessazione di ogni rapporto, ostile alla Shi'ah ed alla Sharî'ah. Quando la sua afflizione (karb) aumenta e gli diviene più duro sopportare il suo castigo, egli si consola dicendo: «Certamente li farò deviare, ecciterò in loro dei desideri e comanderò loro...» (Cor. IV-119), ma il Decreto (qadar) gli risponde: «Certamente scriverò per loro delle lettere patenti di protezione»; «certo sui Miei servitori tu non hai potere» (Cor. XV-42).
Egli chiese al Reggitore (mâlik) una dilazione ed essa gli fu concessa[4], affinché guidasse i miscredenti all’inferno e fosse un bastone sul quale si appoggiassero i peccatori e gli iniqui; quando uno di loro scivola Egli dice: «non è altri che Shaytân che li fa scivolare» (Cor. III-155), e quando uno di loro agisce (iniquamente) Egli dice: «questa è opera di Shaytân» (Cor. XXVIII-15). Quando Adamo ed Iblîs intrapresero l’erto cammino (‘aqabah)[5] della disobbedienza, l’uno negligendo ciò che gli era stato ordinato, l’altro facendo ciò che gli era stato proibito, il Decreto li riunì, poiché cosi aveva decretato. Invero Allâh, l’Altissimo, ordinò, ma volle il contrario di ciò che aveva ordinato, per cui ciò che l’Ordine (amr) concesse, la Volontà (irâdah) lo tolse. Quando dunque essi passarono su questo cammino Allâh decise che Iblîs non l’avrebbe oltrepassato, e l’infelice (shaqiyyu) piantò in esso le sue tende, e nella sua cinta stabilì la propria dimora (maqâm). Quanto ad Adamo, egli sospirava per il «luogo del soggiorno permanente» (dâru-l-muqâmah) e menzionava (Allâh) notte e giorno; perciò si volse con biasimo a se stesso ed in mezzo a coloro che sono pentiti chiamò: «O nostro Signore, siamo stati iniqui verso noi stessi» (Cor. VII-23). Apprese così la buona notizia che era prossimo ad essere alleviato della sua afflizione, «Adamo apprese dal suo Signore delle Parole» (Cor. II-37). Quanto all’infelice Iblîs, furono sbrigliati contro di lui i cavalli della maledizione, a redini sciolte, per annunciargli la sua espulsione ed il suo allontanamento, ed egli fu fatto uscire dal Paradiso, stando al comando: «Dicemmo: scendete!...» (Cor. II-38). Adamo era fortemente agitato ed era sul punto di essere dilaniato dalle fiamme, quando disse: «O mio Signore, ho bevuto d'un fiato l’amarezza di aver deviato nella salita, proteggimi dall’arsura della disperazione nella discesa»; gli venne allora risposto: «Nulla ti sarà avverso, neppure quando arriverai là dove si dividono le vie dei due gruppi, l’una verso il Paradiso, l’altra verso l’inferno (as-sa'îr)». Adamo prese allora a destra, mentre Iblîs si diresse a sinistra, e fu all’origine dei Compagni della Sinistra; ma poiché essi erano stati insieme, come compagni, di questa compagnia restò una traccia (athar)...[6].

Sappi che la trasgressione (ithm) di Iblîs aveva anche un’altra origine ed un altro motivo: quando Allâh ordinò che fosse presa la manciata di terra dalla quale creò Adamo, su di lui la Pace, discese a questo scopo l’Angelo della Morte. Iblîs era allora sulla terra, dacché Allâh lo aveva nominato vicario in essa, assieme ad un drappello di angeli, e vi aveva trascorso molto tempo in adorazione di Allâh. L’Angelo della Morte prese la manciata dal resto della terra[7], che Iblîs aveva calpestato coi suoi piedi; quando l’argilla di Adamo venne plasmata e venne fatta con essa la sua forma, l’anima venne creata con la terra che Iblîs aveva calpestato coi suoi piedi, mentre il cuore venne creato con la terra che egli non aveva calpestato. L’anima acquisî quindi ciò che di malvagio è in essa e le sue qualità biasimevoli dal fatto che Iblîs aveva posato il piede su quel suolo; essa divenne sede delle passioni, proprio perché Iblîs vi aveva lasciato la sua impronta, potendo così avere potere su di essa e vivere in essa. Perciò Iblîs si ritenne superiore ad Adamo, in quanto vide la sua anima fatta dalla terra che aveva calpestato; osservò allora la sostanza (jawhar) del suo elemento costitutivo (‘unsur), cioè il fuoco, e da quel momento si chiamò «colui che si vanta oltre misura» (al-fakhkhâr) e propendette verso l’orgoglio (istikbâr). Questo è il senso del detto di Allâh, l’Altissimo, Gloria a Lui: «O voi che credete, non seguite i passi dello Shaytân» (Cor. XXIV-21), cioè non seguite ciò che è stato creato da quanto egli ha calpestato.

Sappi che quando l’Albero del Mondo crebbe, spuntarono tre rami: un ramo crebbe a destra, uno a sinistra ed uno diritto, verticalmente; quest’ultimo è il ramo degli Avanzati (sâbiqun). Questi tre rami sono attaccati alla spiritualità (ruhâniyyah) di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, dacché essa si erse, e sono radicati in essa: ogni ramo ha la sua parte di fortuna (nasîb), conformemente alla sua recettività nei confronti di quella spiritualità. Allâh l’Altissimo ha detto infatti: «Non ti abbiamo inviato se non come Misericordia per i Mondi» (Cor. XXI-107). La parte di fortuna (hazz) del ramo dei Compagni della Destra è costituita dalla spiritualità della sua guida (hidayah), dall’essere suoi seguaci e dall’agire in conformità alla sua Sunna ed alla sua Shari'ah; Allâh, l’Altissimo, ha detto: «coloro che seguono l’inviato, il Profeta illetterato (an-nabiyyu-l-ummî)[8]» (Cor. VII-57). La parte di fortuna degli Avanzati consiste nella spiritualità dell’essere vicini e prossimi a Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, e del godere della sua compagnia: «costoro sono assieme a quelli sui quali Allâh riversa la Sua grazia, come i Profeti...» (Cor. IV-69). Infine la parte di fortuna dei Compagni della Sinistra, derivante dalla sua spiritualità, è costituita dal fatto che essi sono protetti in questo mondo e sono al sicuro dal castigo immediato: Allâh non li punirà finché tu sei con loro» (Cor. VIII-33). Quando fu il momento per la corporeità (gismâniyyah) di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, di venire all’esistenza, il ramo della sua esistenza crebbe diritto (mustaqîman) e verticale (qawîman), ed allorché la sua radice fu solida e la sua cima ben sviluppata, Colui che ha l’incarico del suo governo (siyâsah) lo chiamò dicendo: «e stai diritto ( fa-staqim) come ti è stato ordinato» (Cor. XI-112). La caratteristica di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, è la rettitudine (istiqâmah) e la sua stazione (maqâm) è il luogo del soggiorno permanente (dâru-l-muqâmah)\ quando egli si drizzò (istaqâma) s’allontanò dai due mondi, e quando si trattenne (aqâma) (nei due mondi) passò da maqâm a maqâm, di modo che costrinse ogni stazione a riconoscerlo (batta istaqarra bihi-l-manzila). Egli si trattenne (aqâma), ed il primo maqâm fu il maqâm dell’esistenza in questo mondo, al quale si riferisce il detto dell’Altissimo: «O tu che sei avvolto in un mantello, alzati (qum) ed ammonisci!» (Cor. LXXIV-1,2). Il secondo maqâm è la «stazione lodata» (al maqâm u-l-mahmud) nell’aldilà, al quale si riferisce il detto dell’Altissimo : «può darsi che il tuo Signore ti resusciti in una stazione lodata» (Cor. XVII-79). Il terzo maqâm è il maqâm dell’immortalità (khulûd) nel Paradiso, al quale si riferisce il detto dell’Altissimo: «Colui che ci ha concesso per grazia Sua la dimora del soggiorno permanente (dâru-l-muqâmah)» (Cor. XXXV-35). Il quarto maqâm è la «stazione testimoniata» (al maqâm u-l-mashhud), il maqâm della «misura di due archi» (qâba qawsayni), per la visione di Colui che è adorato: «poi si approssimò e discese, ed era misura di due archi o meno» (Cor. LIII-8,9)[9].

Egli è stato scelto per essere vicino (dunuw) ed elevato ('uluw) e per essere testimone diretto (shuhud), poiché egli è lo scopo di tutta l’esistenza: l’esistenza infatti è un albero ed egli è il suo frutto ed il suo gioiello (jawharah). L’albero che porta frutti, fruttifica in virtù del seme (habbah) dal quale si è sviluppata la sua radice: quando quel seme venne piantato, nutrito ed allevato, esso crebbe e fece rami, foglie, fiori e frutti, di modo che se guardi l’albero, lo vedi in quel seme dal quale si è sviluppato. Il seme all’inizio non è che un germe (nutfah), finché non palesa la forma dell’albero e non compare alla fine l’albero, il quale d’altronde manifesta la forma di quel seme. Parimenti l’occultamento (butûn) di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, nell’idea (mcînâ) è in ciò che precede (fî-s-sâbiq), mentre il suo celarsi e manifestarsi (zhuhur) nella forma è in ciò che segue (fi-l-lâhiq), come pure il suo divenir noto. È questo il significato del detto di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace: «Ero Profeta mentre Adamo era ancora tra l’acqua e l’argilla»; è in lui che si palesa il significato (ma'nâ) di questo albero, il quale manifesta la sua forma, su di lui il Saluto e la Pace. Egli non cessa di venir menzionato nella lingua dell’eternità (lisânu- l-qidam)[10] e di essere dispiegato nelle pieghe del non-manifestato; il solo paragone possibile di tutto ciò è quello di un mercante che si diriga verso il suo tappeto, lo tolga e lo arrotoli nel deposito dei tesori di sua proprietà, riempiendolo di vestiti, l’uno sopra l’altro: il primo vestito che vi avrà messo ed arrotolato sarà l’ultimo vestito che egli mostrerà ed esibirà. Analogamente nostro signore Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, è al principio di tutta l’esistenza ed è stato l’ultimo a manifestarsi e ad apparire.

Quando Colui che stabilisce il Decreto si incaricò del governo di questo ramo profetico, lo nutrì con la linfa della Sua liberalità, lo abbeverò con la coppa del Suo amore, lo protesse nella brocca della Sua protezione e lo allevò finché le sue alture non brillarono e le esalazioni (nafahât) del suo profumo non si spandettero. Queste esalazioni sono il nutrimento degli spiriti dei conoscitori, la luce delle intelligenze dei credenti, il sostentamento (rayhânah) della presenza di. coloro che amano, la cinta per il raduno dei disobbedienti e la pioggia che disseta i peccatori. Se dunque dal lato dei Compagni della Sinistra soffia il vento caldo (samum) di un peccato o la bufera di una ribellione, e ciò fa piegare un ramo che Allâh ha fatto crescere, tanto che esso si inclina verso una tra le opere della Gente della Sinistra, a causa del gioco della sua cima con il vento; e per quanto ciò influenzi il verde dei suoi fiorenti germogli, la radice del ramo è però fissa nella terra della fede e non lo infirma quindi ciò che avviene nella sua cima allorquando lo raggiunge il (vento) del suo peccato: allora egli lo protegge da quella passione, lo piega verso il sentiero della rettitudine, dopo che se ne era allontanato, e lo abbevera con l’acqua della «richiesta di perdono» (istighfâr), finché non ne è dissetato. In questo modo gli si avvicina ciò che si era allontanato, il ramo della sua fede si riempie di foglie dopo che era appassito e l’oratore (khatib) che presenta le sue scuse trionfa (yaqumu), poiché egli è il veridico in ciò che tramanda e riferisce ed Allâh giura: «per la stella quando declina, il vostro compagno non erra né viene deviato» (Cor. LIII-1,2).

Sappi inoltre che il ramo di Muhammad è scaturito dalla spiritualità di ciò che è la sostanza (mâddah) degli spiriti e dalla corporeità di ciò che è la sostanza delle figure (ashbâh). Quanto alla sostanza della sua spiritualità, la sua eccellenza è nel segreto (sin) del detto dell’Altissimo: «Allâh è la luce dei Cieli e della Terra; il simbolo della Sua luce è una nicchia nella quale si trova una lampada...» (Cor. XXIV-35), cioè la lampada (misbâh) della luce del nostro Profeta, su di lui il Saluto e la Pace. Invero Allâh fece di essa la lampada della nicchia (mishkât) dell’esistenza, e paragonò il mondo alla nicchia, nostro signore Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, al cristallo (zujajah), e la luce che è il suo cuore alla lampada; la luce del suo interno brilla infatti attraverso il suo esterno, come la lampada splende attraverso il cristallo, e la luce della lampada diventa un fuoco ed il cristallo, per la sua purezza, una luce: cosi egli diventa una luce.

La parte di fortuna (hazz) di ogni creatura dipende da questo, in proporzione della sua vicinanza (qurb) a lui, dell’essere suo seguace (itbâihi), dell’entrare nella sua Shfah e dell’agire in conformità alla sua Sharfah[11]. Questo è il significato del detto dell’Altissimo: «Egli ha fatto scendere un’acqua dal cielo» (Cor. XIII-17) in una misura (qadar). Allâh ha paragonato il Suo Diletto (habtb) Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, all’acqua che scende dal cielo in una misura, poiché l’acqua è la vita di ogni cosa (cfr. Cor. XXI-30), cosi come la luce di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, è la vita di ogni cuore e la sua esistenza è una misericordia per tutte le cose. Quindi ha sottolineato il vantaggio che gli uomini traggono dalla sua luce e ciò che essi ottengono grazie alla sua «barakah», simboleggiando ciò con i «fiumi» (auwdiyyah) (Cor. XIII-17): Egli ha posto i cuori a guisa dei fiumi, alcuni grandi altri piccoli, alcuni maestosi altri vili, ed ogni cuore «porta» (Cor. ibid.) acqua in proporzione alla sua ampiezza ed in misura del suo accrescimento, e la corrente (sail) (Cor. ibid.) si fa strada verso di lui (o Lui): «tutti gli uomini conobbero il luogo ove abbeverarsi» (Cor. II-60). Poi ha paragonato la corporeità di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, alla schiuma (zabad) (Cor. XIII-17) che aumenta, portata sulla superficie dell’acqua limpida: ciò corrisponde alla sua crescita esteriore, la quale dipende dal mangiare, dal bere, dal matrimonio e dall’associarsi agli uomini nei loro atti e nei loro stati. Tutto ciò se ne va e nulla resta, mentre i vantaggi che gli uomini traggono dalla sua Profezia, dalla sua Missione, dalla sua Saggezza (hikmah), dalla sua Scienza ('ilm), dalla sua Conoscenza (ma'rifah) e dalla sua intercessione, «restano sulla terra» (Cor. ibid.).

Sappi che la Saggezza di Allâh nella sua creazione consiste nel fatto che egli fu creato da sottile (latîf) e grossolano (kathîf), affinché fosse perfetto nella sua natura (khulq) e nella sua qualità (wasf); Allâh, l’Altissimo, lo creò da due opposti, l’uno corporeo, l’altro spirituale. Creò la sua corporeità e la sua natura umana (bashariyyah), per le proporzioni delle forme e perché potesse incontrare l’uomo: Egli gli diede una facoltà (quwwah) per mezzo della quale incontrasse gli uomini, ed egli li assiste con la sostanza (mâddah) della sua natura umana ed è con loro per uno scopo (hamm) ed è una preoccupazione (hamm) per loro: «sono un uomo come voi» (Cor. XVIII-110). Egli è simile a loro in genere ed aspetto, poiché se fosse apparso loro in una forma spirituale, angelica e fatta di luce, essi non avrebbero potuto né accoglierlo né opporglisi: per questo Allâh ricordò loro il favore concesso, con le parole: «È venuto a voi un Inviato d’intra voi stessi» (Cor. IX-128). Quindi gli diede una facoltà spirituale, per mezzo della quale raggiunge il mondo degli esseri spirituali (rûhâniyyun) ed il Malakût degli esseri superiori ('uluwiyyun), affinché fosse perfetto quanto alla «barakah» ed alla misericordia, e gli esseri spirituali fossero testimoni della sua corporeità. Infine Allâh gli diede una terza qualità, speciale e diversa dalle altre due (cioè la spiritualità e la corporeità): essa consiste nel fatto che Egli pose in lui un attributo Signorale (wasf rabbânî) ed un segreto Divino, per mezzo del quale può sostenere l’epifania (tajattî) degli Attributi della Signoria Divina e gli è resa possibile la contemplazione della Presenza Divina, e per mezzo del quale apprende i segreti delle luci della Singolarità Divina (farddniyyah), ascolta il discorso delle sante allusioni (ishârât), sente il profumo delle esalazioni (nafahât) della Misericordia e sale alle belle e piacevoli stazioni (maqâmât). Questo è il significato recondito del detto Profetico: «non sono come uno di voi» (lastu ka ahadin min-kum) e di quest’altro: «ci sarà un momento per me in cui nessuno mi potrà contenere, se non il mio Signore, Gloria a Lui» (lî waqtun lâ yasa ‘ani fîhi ghayru rabbi, subhânahu). Questo maqâm non è proprio di alcun angelo aprossimato, né di alcun Profeta inviato: esso è una coppa che non riceve altri che lui, una sposa che viene presentata solo a lui; esso è il maqâm proprio di lui, ed è uno dei quattro che abbiamo menzionato. Quanto agli altri tre essi sono dei carismi (karâmât) per tutte le altre creature: ognuna di esse riceve ciò che le è stato assegnato. Quanto al maqâm dell’esistenza[12] esso è proprio del mondo della forma, cioè del mondo del Mulk in questo mondo (dunyâ): qui li raggiunge l’esistenza della sua tranquillità (tuma’nînâh), e la «barakah» della sua Profezia e della sua Missione: «non ti abbiamo inviato se non come Misericordia per i Mondi» (Cor. XXI-107). Egli si trattenne sul pulpito (minbar) di: «O Inviato, annuncia ciò che ti è stato fatto scendere da parte del tuo Signore» (Cor. V-67). Egli sarà colui che risponderà all’Appello (dawah) per loro, colui che darà loro il buon consiglio, il loro medico allorquando vi sarà il terremoto (zalzalah), e la loro parte d’amore: tutto ciò è proprio della Gente di questo mondo.

Il secondo maqâm è la «stazione lodata» nella Resurrezione (qiyâmah), ed è la parte che spetta al Pleroma Supremo (al-mala’u-l-a lâ): qui li raggiunge qualcosa della «barakah» del suo maqâm , ed ottengono la contemplazione della sua bellezza (jamâl) e l’ascolto delle sue parole; «il giorno in cui lo Spirito e gli Angeli si leveranno» (Cor. LXXVIII-38) gli verrà concessa la parola ed egli si leverà come oratore, gli Angeli saranno disposti in ranghi e le creature staranno erette, ed egli comincerà il suo discorso (khutbah) intercedendo per la sua Comunità. Egli chiamerà: «La mia Comunità (ummatî)! La mia Comunità!» e gli verrà risposto: «la Mia Misericordia! la Mia Misericordia!».

Il terzo maqâm è la «testimonianza diretta» (shuhüd), la quale ha luogo nella «dimora dell’immortalità» (dâru-l-khulûd), affinché la Gente del Paradiso ottenga da esso la sua parte. Le «huri» godono là della sua contemplazione, i palazzi (qusür) sono nobilitati dalla sua discesa in essi; per il suo arrivo predomina la gioia ed il Paradiso viene accresciuto di luce, al suo arrivo vengono tolti i veli e le iniquità cessano.

Il quarto maqâm infine è il maqâm proprio di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace: esso è la stazione della visione di Colui che è adorato, l’Altissimo, Gloria a Lui, ed è il maqâm di «misura di due archi o meno» (Cor. LIII-9).
Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, è il frutto dell’Albero del Mondo e la perla della conchiglia dell’esistenza, egli è il suo segreto ed il senso nascosto della parola «kun»; l’Albero quindi non è stato (murâdah) per lui stesso, ma per il suo frutto, ed è stato protetto e sorvegliato soltanto per la raccolta del suo frutto e l’apparizione del suo fiore.
Poiché lo scopo (murâd) era di esibire questo frutto di fronte a Colui che lo fece fruttificare, di condurlo come una sposa alla Presenza della Sua Prossimità (qurb) e di farlo girare attorno dai commensali (nadmân) della Sua Presenza, gli fu detto: «O orfano di Abu Tâlib, alzati (qum)! Qualcuno ti cerca (laka tâlib), qualcuno che ha conservato per te un tesoro nascosto (matâlib)». Allâh gli inviò il servitore più intimo del Re, che arrivò presso di lui mentre dormiva sul suo tappeto[13]. Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, gli chiese allora: «Verso dove, o Gabriele?». «O Muhammad — gli rispose — il “dove” (ayna) è stato tolto dal “tra” (bayna) e questa volta non so dove[14]. Io sono il messaggero della preesistenza (qidam) e sono stato inviato a te tra tutti i servitori: “noi non discendiamo che per ordine del tuo Signore”» (Cor. XIX-64).

«O Gabriele — domandò Muhammad — che cosa si vuole da me?». «Sei tu che sei voluto (murâd) dalla Volontà (irâdah) — rispose Gabriele — sei tu ciò che si propone il Volere Divino (masct’ah) ogni cosa è voluta a causa tua e tu sei voluto a causa di Lui. Tu sei l’eletto (mukhtâr) del Mondo e la parte migliore della coppa dell’Amore, tu sei la perla di questa conchiglia ed il frutto di questo Albero, tu sei il sole delle conoscenze e la luna piena (badr) delle finezze; la dimora terrestre non è stata dispiegata che per assegnarti un rango più elevato, questa bellezza non è stata preparata che per il tuo arrivo e la coppa dell’Amore è stata chiarificata soltanto affinché tu beva. Alzati dunque! Le tavole (mawâ’id) sono imbandite in tuo onore, il Pleroma Supremo si comunica la buona novella del tuo arrivo presso di loro ed i Cherubini lodano Allâh per la tua venuta; infatti Egli aveva dato loro il rango elevato (sciaraf) della tua spiritualità ed ora hanno bisogno della parte della tua corporeità che loro spetta[15]. Nobilita (sciami) dunque il mondo del Malakut come hai nobilitato il mondo del Mulk, nobilita la cima (qimmah) del Cielo calpestandola con i tuoi piedi come hai nobilitato con essi l’intero bassopiano della Mecca (batha)\». «O Gabriele — domandò Muhammad — il Generoso (karîm) mi chiama, ma per far che?». «Per perdonarti i tuoi peccati passati e futuri»[16] gli rispose Gabriele. Questo per me, ma per la mia famiglia ed i miei discendenti? Ché non c’è uomo peggiore di colui che mangia solo!» disse Muhammad. «Il tuo Signore — rispose Gabriele — ti farà un dono e tu sarai soddisfatto»[17]. «O Gabriele, ora il mio cuore è appagato; ecco, vado verso il mio Signore!».
Gabriele, su di lui la Pace, condusse allora vicino a lui il 'burâq’[18]. «Che dovrei fare di ciò?» chiese Muhammad. «Questo è il veicolo (markab) degli amanti appassionati!» rispose Gabriele. «Il mio veicolo — replicò Muhammad — è il mio desiderio ardente (sciawq), il mio viatico è la mia inclinazione (tatvq) e la mia guida è la mia notte; non arriverò a Lui che per Lui e nessuno me Lo indicherà se non Lui. Come potrebbe un debole animale portare colui che sostiene il carico del Suo Amore, le montagne immobili della Sua Conoscenza ed i segreti del Suo pegno (amânah), che né i Cieli, né la Terra, né le montagne furono capaci di sostenere?[19] Come potresti condurmi, tu che fosti sconcertato presso il Loto del Limite, mentre io perverrò ad una Presenza che non ha limite? O Gabriele, dove stai rispetto a me (ayna anta minnî)? Vi sarà un momento per me in cui nessuno mi conterrà se non il mio Signore! O Gabriele, se il mio Amato “nulla gli è simile” (Cor. XLII-II), “io non sono come uno di voi” (hadith). Ciò su cui si monta è ciò che serve a varcare delle distanze ed il segno (dalîl) è ciò con cui si indicano le direzioni (gihât), ma tutto questo è del dominio degli esseri contingenti hadathât), mentre il mio Amato è lungi (muqaddas) dalle direzioni e trascende gli esseri contingenti. Non si perviene a Lui tramite i movimenti e non Lo si indica con i segni (isciarâf ). Chi conosce i significati sottili (ma'ânî) conosce ciò che mi sforzo di esprimere (mâ u' ânî) e sa che la mia prossimità (qurb) a Lui è come “la misura di due archi o meno”» (Cor. LIII-9).

Gabriele, su di lui la Pace, si rese allora conto della situazione in cui si trovava e disse: «O Muhammad, sono stato mandato da te affinché io sia il servitore del tuo Regno (dawlah) e faccia parte del tuo seguito, e questo veicolo è stato mandato per manifestare la considerazione (karâmah) che si ha per te: infatti è costume dei Re, quando essi pregano un amico di render loro visita o fanno venire un parente e vogliono manifestare la considerazione e la venerazione (ihtirâm) che hanno per loro, di inviare il più intimo dei loro servitori e la più preziosa delle loro bestie per trasportarli. Noi siamo venuti da te in conformità del costume dei Re ed alle prescrizioni (âdâb) del Viaggio (suluk). Chi è convinto che si possa pervenire ad Allâh con dei passi si sbaglia e chi crede che Egli sia velato da una cortina è privato del Suo dono (‘atd). O Muhammad il Pleroma Supremo ti attende e le porte dei Paradisi già sono aperte; le loro corti sono dorate, i loro compagni (atrâb) sono addobbati e la loro bevanda è stata chiarificata, e tutto ciò per la gioia del tuo arrivo e l’allegrezza per la tua venuta. Questa notte è la tua notte e questo regno (dawlah) è il tuo regno: dacché fui creato attendo questa notte e mi appello' a te affinché tu sia intermediario ( wasîlah) in una necessità (hâgiah), in cui le mie possibilità sono scarse. In essa infatti il mio mezzo d’accesso (wasîlah) è soppresso, il mio intelletto è sconcertato, il mio pensiero è stupefatto, il mio segreto (sirr) è meravigliato, il mio intimo (bâi) travagliato e la mia tristezza accresciuta. O Muhammad il mio sconcerto (hayrah) mi ha trattenuto nelle arene (maydân) della Sua eternità senza principio (azal) e della Sua eternità senza fine [abad): ho percorso la prima arena e non vi ho trovato alcun principio, poi mi sono diretto verso l’altra ed ecco: in ultimo Egli è il primo. Poi ho domandato a quel Compagno un compagno di viaggio (rafiq), e sul cammino mi accolse Michele, che mi disse: “Dove vai? La via è sbarrata e le porte sono chiuse; non si arriva a Lui in dei tempi contati né Lo si trova in dei luoghi determinati”. Gli chiesi allora: “Perché te ne stai in questa stazione (maqâm)?” ed egli rispose: “Allâh mi ha incaricato della misura (makâyîl) dei mari, di far cadere la pioggia e di inviarla verso tutte le regioni (aqtâr): perciò so quanto si estendono le loro acque salmastre e quanta schiuma producono le loro onde, ma non conosco alcun limite (amad) all’Unità (ahadiyyah) né alcuna cifra ('adad) per la Singolarità (fardiyyah) di Allâh”. Gli domandai allora: “Dove si trova Serafiele (Israfîl)?” ed egli rispose: “È stato fatto entrare nella Scuola dell'Insegnamento, dove è posto di fronte alla Tavola Custodita: da questa trascrive ciò che è stato concluso (mabrum) e ciò che è stato sciolto (manqud), poi legge agli allievi il decreto (taqdîr) del Potente, il Sapiente riguardo a quello. Durante tutto il suo apprendistato non alza la testa per pudore del suo Maestro (muallim), il suo sguardo è abbassato, una stretta al cuore gli impedisce di riflettere ed egli resterà cosi fino al giorno in cui suonerà la tromba”. Allora dissi: “Via! domandiamo al Trono, chiediamogli di guidarci e di dettarci e copiamo da lui ciò che sa”. Ma quando il Trono senti ciò che stavamo dicendo fu scosso da un fremito e disse: “Non proferire simili parole e non parlare di ciò al tuo cuore! Si tratta di un segreto che nessun velo potrà rivelare, di una cortina di fronte alla quale nessuna porta si aprirà e di una domanda che non avrà mai risposta. Chi sono io nel “tra” (bayna) si da poter conoscere un “dove” (ayna) per Lui? Non sono che una creatura creata da due lettere, che ieri non era né una traccia (athar), né una essenza ('ayn); e chi ieri era assolutamente inesistente, come può conoscere la visione di Colui che non cessa di essere esistente (maugiud) senza che vi sia genitore (wâlid) né generato (mawlûd)? Egli mi ha preceduto sedendosi a Suo agio (bi-l-istiiva) e mi ha domato (qahhara) impadronendosi (bi-l-istila ) di me: se non si fosse assiso non sarei stabile, se non si fosse impadronito di me non sarei ben condotto. “Egli andò ad assidersi in Cielo ed esso era fumo” (Cor. XLI-ii) “figli si assise sul Trono” (Cor. LVIII-4) a sostegno dell’argomento (burhan). Giuro per la Sua Potenza che Egli si è assiso, ma non ho alcuna scienza di Chi si è assiso, poiché la terra umida (tharâ)[20] ed io in confronto a Lui siamo la stessa cosa. Io non abbraccio ciò che Egli comprende e non conosco ciò che Egli cela, ma sono un suo servitore, ed ogni servitore avrà ciò che si è prefisso. Ma ti racconterò la mia storia e ti confiderò la pena che mi affligge: giuro per la grandezza della Sua Potenza ('izzah) e per la forza del Suo Potere (qudrah), Egli mi ha creato, mi ha immerso negli oceani della Sua Unità e mi ha sconcertato nel deserto della Sua eternità senza fine (abadiyyah). Talora Egli si alza dagli orienti della Sua eternità senza fine e mi solleva; talora mi avvicina alle stazioni (mawâqif) della Sua Prossimità (qurb) e mi tiene compagnia. Talora invece si nasconde dietro il velo della Sua Potenza e mi lascia nella solitudine; altre volte si intrattiene con me con il colloquio intimo (munâgiah) della Sua Grazia (lutf) e mi rallegra, oppure si avvicina a me con le coppe del Suo Amore e mi inebria. Ma ogni volta che provo il gusto del colmo dell’ebbrezza (sukr) la lingua della Sua Unità mi ammonisce: “Tu non mi vedrai!” (Cor. VII-143) ed io svanisco pieno di timore reverenziale per Lui e straziato dal turbamento per amor Suo. All’apparizione della Sua Immensità io svengo, cosi come Mosè cadde svenuto, e quando rinvengo dallo stordimento dell’emozione (ivagd) provata per Lui mi viene detto: “O tu che sei perdutamente innamorato, questa è una bellezza (giamâl) che Noi custodiamo, una bellezza (husn) che teniamo velata, e nessuno la vedrà se non un amato (habîb) che abbiamo prescelto, un orfano che Noi abbiamo allevato. Quando sentirai: ‘Gloria a Colui che ha fatto viaggiare il suo servitore di notte’ (Cor. XVII-I) allora fermati sulla via della sua ascensione (‘urûj) a Noi e del suo arrivo presso di Noi: può darsi che tu possa vedere colui che Ci vedrà e godere della contemplazione di colui che non ha mai guardato altri che Noi!”. “O Muhammad — disse allora Gabriele — se il Trono ti desidera cosi ardentemente, come potrei non essere servitore al tuo cospetto?”».

Pervenne quindi a Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, il primo veicolo, cioè il burâq, che lo portò fino a Gerusalemme; poi il secondo veicolo, cioè la scala (mi' rag), con cui arrivò fino al cielo di questo mondo (ad-dunyâ); poi il terzo veicolo, cioè le ali degli Angeli, che lo portarono da un cielo all’altro fino al settimo cielo; indi il quarto veicolo, cioè l’ala di Gabriele, su di lui la Pace, che lo condusse fino al Loto del Limite, ove Gabriele restò indietro. Allora Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, disse: «Gabriele, questa notte siamo tuoi ospiti; come può dunque colui che ospita restar dietro a colui che è ospitato (dayfî) Forse che l’amico intimo (khalîl) abbandona qui il suo amico?». «O Muhammad — rispose Gabriele — tu sei l’ospite del Generoso (karîm), tu sei colui che è stato convocato dall’Antico (qadîm)\ se adesso mi avvicinassi della punta di un dito mi brucerei; “Non c’è nessuno di noi che non abbia una stazione determinata! ” (Cor. XXXVII-164)». «O Gabriele — disse Muhammad — se le cose stanno cosi hai bisogno di qualcosa?». «Si! – rispose — quando verrai condotto dall’Amato, là dove non ci sono limiti, e ti verrà detto: “eccoti ed eccoMi! ”, ricordami allora presso il tuo Signore!». Poi Gabriele, su di lui la Pace, lo lanciò come un dardo si che egli trapassò 70.000 veli di luce; indi lo accolse il quinto veicolo, cioè la ghirlanda (rafraf)[21] di luce verde che occupa l’intervallo (ma bayna) tra l’Oriente e l’Occidente (al-khâfaqayn), ed egli la cavalcò finché arrivò con essa al Trono, il quale lo afferrò per i suoi lembi e lo chiamò con la lingua del suo stato (lisânu hâlihi)[22] dicendo: «O Muhammad, fin quando berrai della purezza del tuo istante (waqt), al sicuro dal suo intorbidirsi? Talora il tuo Amato ti desidera ardentemente e scende verso il Cielo di questo mondo; talora ti fa girare attorno sui commensali della Sua Presenza e ti fa portare dalla ghirlanda (rajraf) della Sua Bontà (rajah) “Gloria a Colui che ha fatto viaggiare il suo servitore di notte” (Cor. XVII-i); talora ti prende a testimone della bellezza della Sua Unità: “il cuore non menti riguardo a ciò che vide” (Cor. LIII-n) ed altre volte ti prende a testimone della bellezza della Sua Pienezza (samdâniyyah): “non deviò lo sguardo, né trasgredì” (Cor. LUI-17); talora ti istruisce sui segreti della Sua Sovranità (malakutiyyah): “e rivelò al Suo servitore ciò che rivelò” (Cor. LIII-10) e talora ti avvicina alla Presenza della Sua Prossimità: “ed era la misura di due archi o meno” (Cor. LIII-9). O Muhammad, questo è il momento di chi è assetato di Lui, di chi è triste per Lui e di chi è perplesso riguardo a Lui! Io non so da che parte andare a Lui! Egli ha fatto di me la più immensa delle Sue creature ed io sono la più immensa tra esse ma anche la più timorata di Lui. O Muhammad, Egli mi ha creato e nel giorno in cui mi ha creato ero tremante di timore reverenziale di fronte alla Sua Maestà: Egli scrisse sui miei piedi: “Non c’è dio se non Allâh” e per il timore (haybah) suscitato dal Suo nome si accrebbe in me il tremore e l’agitazione. Ma quando scrisse su di me: “Muhammad è l’inviato di Allâh” la mia agitazione si placò e la mia paura cessò; il tuo nome fu pace (amân) per il mio cuore, tranquillità per il mio segreto ed un incantesimo per la mia agitazione. Tale è la “barakah” che il tuo nome mi ha conferito; e che sarà quando il tuo sguardo si poserà benevolmente su di me? O Muhammad, tu sei stato inviato come misericordia per i mondi, sicché questa notte deve essercene una parte anche per me, e questa parte è che tu sia testimone a mio favore, dandomi immunità dal fuoco infernale, contro ciò che mi attribuisce la gente della menzogna e ciò che dice di me la gente dell’illusione (ghurur). Certa gente infatti ha sbagliato a mio riguardo ed ha deviato, credendo che io sia ampio quanto Colui che non ha limite (hadd), che porti Colui che non ha aspetto (bay ah) e che comprenda Colui che è incondizionato.

O Muhammad, Colui la cui Essenza non ha limite ed i cui Attributi non hanno numero, come può aver bisogno di me o essere sostenuto da me? Poiché il “Clemente” (rahmân) è un Suo nome e l’assidersi (istiwa) un Suo attributo ed un Suo aggettivo (na't), connesso (muttasil) con la Sua Essenza, come potrebbe Egli essere connesso con me o disgiunto da me, che non ho rapporti con Lui (lâ anâ minhu) come Lui non ne ha con me? O Muhammad lo giuro per la Sua Potenza: non sono congiunto a Lui da vicinanza, né separato da Lui da lontananza; non sono in grado di portarLo, né di trovarGli un paragone e non sono tanto ampio da comprenderLo! Al contrario Egli mi ha dato l’esistenza dalla Sua Misericordia per grazia e favore e quand’anche mi annientasse sarebbe un favore da parte Sua e cosa giusta! O Muhammad, invero è il Suo Potere che mi sostiene e sono opera della Sua Saggezza: come potrebbe dunque essere che Colui che sostiene sia sostenuto (mahmul) “Non occuparti di ciò di cui non hai conoscenza: certo l’udito, la vista ed il cuore, tutto ciò è nel suo caso materia di discussione”».

Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, gli rispose allora con la lingua del suo stato: «Lasciami stare,o Trono, poiché sono occupato con altri che te! Non turbare quindi la mia limpidezza (safwah) ed il mio isolamento (khalwah); non c’è posto adesso per la tua lamentela, né luogo per la tua arringa!». Non lo degnò quindi neppure di uno sguardo, né gli lesse una sola lettera dello scritto (mastur) che gli era stato rivelato: «non deviò lo sguardo» (Cor. LIII-17).

Arrivò allora il sesto veicolo, cioè l’Appoggio (ta' yîd), e Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, venne chiamato da sopra di lui, ma non vedeva nulla: «Il tuo Custode (hâfz) è di fronte a te — gli fu detto —, qui tu sei con il tuo Signore!». «Restai sconcertato – raccontò Muhammad – senza saper cosa dire né cosa fare, allorché cadde sulle mie labbra una goccia (qutrah) più dolce del miele, più fredda della neve, più tenera del burro e di un profumo più gradevole del muschio: grazie ad essa divenni più sapiente di tutti i Profeti e gli Inviati e sulla mia lingua scorsero le seguenti parole: “Ad Allâh i saluti benedetti (at-tahiyyâtu-l-mubârakât), ad Allâh le buone preghiere”. Mi fu allora risposto: “Pace a te, o Profeta, e la misericordia di Allâh e la Sua benedizione! ” ed io associai i miei fratelli, cioè i Profeti, in quanto mi era stato attribuito, dicendo: “La Pace sia su di noi e sui pii servitori di Allâh”[23], intendendo con ciò i Profeti, su di loro il Saluto e la Pace. La notte in cui fu fatto viaggiare l'inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, venne detto ad Abu Bakr, Allâh sia soddisfatto di lui, che egli vide il suo Signore, al che egli commentò: “Ha detto il vero, ed io ero con lui, attaccato ai suoi lembi ed associato a lui nel suo discorso!”. Gli venne chiesto allora: “Come?”, ed egli rispose: “Nel suo detto: “La pace sia su di noi”».

Gli angeli risposero allora a Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace: «Testimonio che non vi è dio se non Allâh e che Muhammad è il suo Inviato». «Poi – disse Muhammad – fui chiamato: “Avvicinati (udnu) o Muhammad!” ed io mi avvicinai e poi mi fermai (ivaqaftu)»; questo è il significato del detto dell’Altissimo: «poi si avvicinò e discese» (Cor. LIII-8). Alcuni dicono: Muhammad si avvicinò nella preghiera (su’âl) ed Egli discese, quindi si fece avanti (taqaddama) verso il Signore, quanto è Potente e Maestoso! Altri dicono che egli si avvicinò per mezzo dell’intercessione (shafâ' ah) e venne approssimato (tuqarriba) al Signore per mezzo dell’esaudimento (igiâbah); altri ancora dicono che egli si avvicinò per mezzo del servizio (khidmah) e venne approssimato al Signore per mezzo della Misericordia. «Poi si avvicinò e discese», il significato di questo versetto è il seguente: Muhammad si avvicinò al suo Signore e discese su di lui la rivelazione (wahy) da parte del suo Signore; si avvicinò gentilmente (latâfatan) e discese su di lui compassione e misericordia. Tale avvicinamento non corrisponde invero a varcare un deserto né alcuna distanza: il «dove» (ayna) se ne era andato dal «tra» (bayna), il «come» (kayfa) era annullato ed il «dove» era scomparso. «Ed era misura di due archi» (Cor. LIII-9), e se si fosse limitato alla «misura di due archi» si sarebbe potuto ammettere che vi fosse un luogo (makân) per il Signore, ma il suo dire: «o meno» (Cor. LIII-9) è appunto per negare il luogo. Egli era con Lui laddove (haythu) non c’è né luogo, né tempo, né momento (aivân), né esseri (akwân); venne poi chiamato: «O Muhammad, fatti avanti (taqaddam)!». «O Signore — disse — se il dove (ayna) non c’è più, dove porrò il piede (qadam)?». «Metti il piede sulla preesistenza (qidam) — rispose — affinché tutti sappiano che trascendo sia il tempo, che il luogo e gli esseri, sia la notte che il giorno, sia gli estremi (hudud) che le regioni (aqtâr), sia il limite (hadd) che la misura (miqdâr); guarda, o Muhammad!». Egli guardò e vide una luce splendente, e chiese: «Che cosa è questa luce?». «Questa non è luce — gli fu risposto — bensì sono i giardini del Firdaws; quando tu salisti per gradi essi si misero ai tuoi piedi (a guisa di gradini), e ciò che sta sotto ai tuoi piedi è un riscatto (fida’) per essi. O Muhammad, ...[24] interrompe le congetture (awhâm) delle creature.

O Muhammad, finché fosti nel percorso (sayr) del “dove” la tua guida fu Gabriele ed il Burâq il tuo veicolo, ma dacché il luogo (makân) se ne è andato e ti sei allontanato dagli esseri, dacché il “dove” è cessato ed il “tra” (bayna) è stato tolto dal “tra” e non è rimasto che “la misura di due archi” (qâba qawsayn), sono Io la tua guida (dalîl). Ò Muhammad, sarò Io che ti aprirò la porta e toglierò per te il velo, e ti farò sentire un piacevole discorso nel mondo delle cose nascoste (‘âlamu-l-ghayb): mi proclamasti unico per realizzazione (tahqîqan) e per fede (îmânan), adesso proclamami unico (wahhidnî) nel mondo della testimonianza (‘âlam-sciuhûd) per contemplazione (musciahâdatan) e per visione diretta (‘iyânan)!». «Mi rifugio nel Tuo perdono dal Tuo castigo!» disse Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, ma gli fu risposto: «Questo va bene per i disobbedienti della tua comunità, ma non corrisponde alla realtà (haqîqah) di colui che proclama la Mia Unità (wahdah)!». «Non posso contare le Tue lodi — replicò Muhammad —, Tu sei come Ti sei lodato Tu stesso!». «O Muhammad — gli rispose — se la tua lingua è incapace di esprimersi la rivestirò con la lingua della sincerità (lisânu-s-siqd): “egli non parla per passione” (Cor. LIII-3) e se i tuoi occhi si scostano dall’indicazione ti investirò degli abiti della retta condotta: “non deviò lo sguardo, né trasgredì” (Cor. LIII-17). Poi ti presterò una luce con cui guarderai la Mia bellezza ed un udito con cui sentirai il Mio discorso, e con la lingua dello stato ti farò conoscere il significato della tua ascesa verso di Me e la saggezza inerente alla tua visione di Me». Era come se desse un consiglio: «O Muhammad, invero ti abbiamo mandato come testimone, nunzio ed ammonitore, ma al testimone si richiede la verità di quanto testimonia e non è lecito per lui testimoniare qualcosa di ignoto: ti farò dunque vedere il Mio Paradiso affinché tu sia testimone di ciò che ho preparato per i Miei Amici (awliya), e ti farò vedere il Mio Fuoco affinché tu sia testimone di ciò che ho preparato per i Miei nemici. Ti farò poi testimone della Mia Maestà (gialâl) e svelerò per te la Mia Bellezza (giamâl) affinché tu sappia che nella Mia Perfezione (kamâl) trascendo il simile (mathîl) ed il somigliante (sciabîh), il sostituto (badîl), il corrispondente e l’indicato, il limite e la misura (qadd), la strettezza (hasr) e l’abbondanza (‘idd), il pari (jawz) ed il dispari (fard), la continuità e la discontinuità, la riproduzione e la raffigurazione, la compagnia ed il contatto, la separazione e la commistione. O Muhammad, ho creato le Mie creature e le ho chiamate a Me, ma esse sono in disaccordo riguardo a Me! Alcuni fanno di ‘Uzayr mio figlio e dicono che la Mia mano è incatenata (Cor. V-64): essi sono gli Ebrei. Altri pensano che il Messia sia mio figlio e che Io abbia una moglie ed un bambino: essi sono i Cristiani.

Alcuni mi attribuiscono degli associati, ed essi sono gli idolatri (wathaniyyah); altri mi attribuiscono una forma ed essi sono i corporeisti (mugiassimah); altri mi ritengono limitato ed essi sono gli assimilatoti (musciabbihah); altri ancora mi ritengono inesistente ed essi sono i negatori degli Attributi (mu attilah); alcuni infine credono che nell’Aldilà Io non venga visto, ed essi sono i Mutaziliti. Eccomi!, ho aperto per te la Mia porta ed ho levato per te il Mio velo; guarda dunque o Mio amato Muhammad, trovi forse in Me qualcosa di ciò che Mi attribuiscono?». Allora Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, con la luce con cui Egli lo aveva fortificato ed assistito, senza percepire né comprendere, Lo vide, Unico (fard) e Sussistente per Se stesso (samad), Lui che non è in nessuna cosa, né su nessuna cosa, Lui che non è in funzione di nulla e che non ha bisogno di nulla, che non è sagoma (haykal), né immagine, né forma, né corpo, che non può essere tracciato, né condizionato, né composto: «nulla è simile a Lui ed Egli è Colui che sente e che vede» (Cor. XLII- II). E quando parlò con Lui bocca a bocca (scifâhan) e Lo vide faccia a faccia Egli gli disse: «O Mio amato, o Muhammad, occorre per queste creature un segreto che non si divulghi ed un tempo che non si propali!», «e rivelò al Suo servitore ciò che rivelò» (Cor. LIII-10), e fu un segreto da un segreto in un segreto.

Allâhumma, saluta e benedici la più nobile delle Tue creature, nostro signore (sayyid) e nostro patrono (mawlâ) Muhammad, oceano delle Tue luci, miniera dei Tuoi segreti, lingua della Tua prova (huggiah), Imam della Tua Presenza, sposa del Tuo Reame (mamlakah), ricamo del Tuo Mulk, tesoro della Tua Misericordia, via della Tua legge, lampada del Tuo Paradiso, occhio (ayn) della Tua Realtà, che gode della Tua contemplazione, occhio degli occhi della Tua creazione, acceso (muqtabis) dalla luce del Tuo splendore; prega su di lui con una preghiera che sciolga il mio nodo ('uqdah), allevii la mia tristezza, realizzi il mio scopo ed esaudisca la mia richiesta, una preghiera che sia perpetua, grazie alla Tua perpetuità (dawâm), permanente per la Tua permanenza (baqâ) e sussistente per la Tua Essenza, che soddisfi Te e soddisfi lui e per mezzo della quale Tu sia soddisfatto di noi, o Signore dei mondi! A noi basta Allâh, e come è ben riposta la nostra fiducia! Non c’è potenza né forza se non per Allâh, l’Altissimo, l’immenso! Il Saluto e la Pace di Allâh su nostro signore Muhammad, sulla sua famiglia e sui suoi Compagni! Lode ad Allâh, il Signore dei Mondi!

FINE

* Tratto da Rivista di Studi Tradizionali n° 42/45.

[1] Nel simbolismo coranico la terra viene rappresentata come una «distesa» (Cor. XIII-5, XV-19, L-7), fissata alle estremità da montagne, a guisa di picchetti (aivtâd) (Cor. LXXVIII-7).
[2] «Che cosa ti impedì di prostrarti quando te lo ordinai?» «Io sono migliore di lui» (rispose Iblîs), «Tu mi creasti di fuoco ed hai creato lui d’argilla» (Cor. VII-12; cfr. anche Cor. XV-32, 33; XVII-61; XXXVIII-75, 76).
[3] Il significato della «coppa» viene spiegato da Muhyiddîn nelle Futûhât, cap. 73, q. 117: «La coppa corrisponde al supporto di manifestazione (mazhar) e la bevanda a ciò che si manifesta (zâhir)». Si tratta quindi di un ricettacolo, analogo a Prakriti, e corrispondente ad un insieme di possibilità di manifestazione considerate in modo potenziale. Cfr. anche René Guénon, «I fiori simbolici», cap. IX di Simboli della Scienza Sacra.
[4] Cfr. Cor. VII-14, 15; XV-36, 37; XXXVIII-79, 80.
[5] L’espressione è tratta dal Corano, Sura XC versetto 11, ove però essa non si riferisce alla disobbedienza, bensì alla sottomissione della «nafs».
[6] Segue un passaggio sintatticamente oscuro, il cui senso comune pare essere il seguente: la traccia di questa compagnia si manifesta essenzialmente in coloro che già sono ad essa predisposti, essendo destinati a far parte dei Compagni della Sinistra, mentre in coloro che sono destinati a far parte dei Compagni della Destra, tale traccia si manifesta solo in modo accidentale.
[7] Cfr. Rivista di Studi Tradizionali, N. 42, pag. 25: la manciata di terra per la creazione di Adamo venne presa da ogni parte della Terra, eccezion fatta per il luogo ove sarebbe sorta la ka'bah, luogo a cui Iblîs non ebbe accesso, ed a cui non avrà accesso, secondo gli ahâdith, neppure l’Anticristo, alla fine dei tempi.
[8] Muhyiddin spiega nelle Futûhât, cap. 289, la qualità di «ummi» con il seguente paragone: vi sono alberi in cui il fiore precede il frutto, i quali corrispondono a coloro che sono dotati di un sapore speculativo, come i giuristi ed i teologi, allorquando entranonella Via di Allâh, e vi sono alberi in cui il fiore non precede il frutto, i quali sono come colui che è dotato della qualità di «ummî», e la cui «Scienza (ricevuta) presso di Me» (‘ilm ladunni, espresione che nel Corano designa la Scienza che il Khidr ricevette presso Allâh, cfr. Cor., XVIII-65) non è preceduta da alcuna scienza esteriore e speculativa (fikri).
[9] I termini: «aqâma», «istîqâm», «qum», «maqâm», e «muqâmah» sono tutti derivati da una comune radice: «qâma», il cui significato è alzarsi (René Guénon, Il Simbolismo della Croce, cap. XXV). «Dâru-l-muqâmah», cioè il «maqâm» in cui Muhammad si trovava prima della sua manifestazione corporea, corrisponde alla «stazione» di ar-ruh al-muhammadiyah, principio di tutte le manifestazioni profetiche e corrispondente quindi a ciò che nella tradizione indù è designato come l’Avatāra eterno (cfr. R. Guénon, La nascita dell’Avatāra): può notare a questo proposito come tale stazione sia designata anche «maqâm» dell’eternità (khulûd). D’altronde la «discesa» di Muhammad nella manifestazione corporea «rappresenta» la sua realizzazione totale, la quale viene indicata da Muhyiddin con due espressioni, riferentisi al «duplice» aspetto di tale realizzazione: la prima, «istaqâma», si riferisce al passaggio al di là del manifestato e del non-manifestato, cioè dei due mondi di cui si parla nel testo (cfr. R. Guénon, L’uomo ed il suo divenire secondo il Vedanta, pag. 199, nota 2, dell’ediz. italiana); la seconda, «aqâma», si riferisce alla realizzazione discendente nel senso stretto. Quanto ai quattro «maqâm», si potrebbe stabilire una corrispondenza con le quattro condizioni di Atmâ, di cui è questione nel Vedanta: la prima condizione, che ha per dominio il mondo della manifestazione grossolana, caratteristica di «questo mondo» (ad-dunyâ), è Vaishwânara, corrispondente (in certo qual modo) a Muhammad, cioè l’Uomo Universale, «ma considerato più particolarmente nello sviluppo completo dei suoi stati di manifestazione e nell’aspetto speciale di questo sviluppo» (R. Guénon, ibid., pag. 112), il che corrisponde precisamente al senso dell’espressione «maqâm u-l-wugiûd»; la seconda condizione, che ha per dominio il mondo della manifestazione sottile, caratteristica dell’altro mondo (al akhîrah), corrisponde al «maqâm mahmud», e si può notare come il nome intermedio del Profeta sia precisamente Mahmud; la terza condizione, che ha per dominio la manifestazione' informale e l’insieme delle possibilità di manifestazione nella sua «permanente» attualità, corrisponde al luogo del soggiorno «permanente» ed al «maqâm» dell’eternità, e si può notare come la beatitudine di cui godono gli «abitanti del Paradiso» sia una partecipazione alla i. Beatitudine inerente a questa condizione, cosi come è espresso nel seguito del testo; il Quarto infine corrisponde al «maqâm» della misura di due archi, cioè i due mondi (kawnayn) manifestato e non-manifestato, o «meno», cioè al di là della distinzione dei due mondi. La successione di questi maqâm è quindi una ricapitolazione della Via, e ciò ci riconduce alla «discesa» dell’inviato, la cui funzione è appunto di mostrare la via agli altri esseri.
[10] Lo schaykh Ahmed at-Tigiâni riferisce tale espressione al Corano (cfr. «kitâbu Giawahir ai-ma'ani»).
[11] II termine «shî'ah» non ha in questo contesto alcun rapporto con la «shi‘ah» di ‘Ali, cioè con i seguaci di ‘Alî, sia Duodecimani che Settimani, che Ibn ‘Arabi d’altronde indica con la denominazione di Imamiti (cfr. Fut., cap. 336); essa indica semplicemente la «comunità» dei seguaci o degli aderenti alla forma tradizionale islamica.
[12] Nel testo si legge «maqâm lodato», ma date le corrispondenze precedentemente stabilite da Ibn ‘Arabi riteniamo si tratti di un errore di trascrizione.
[13] Quest’ultima parte dell’Albero del Mondo tratta del «maqâm» proprio di Muhammad, cioè dell’Uomo Universale, al quale né Gabriele, né il Trono possono accedere: essa è costituita da un adattamento della narrazione del Viaggio Notturno del Profeta, che tradizionalmente è riferita con dovizia di dettagli in numerosi «ahâdîth» e che trova il suo fondamento coranico nel primo versetto della sura XVII, chiamata appunto sura del Viaggio Notturno, e, secondo alcuni commentatori, nella sura LIII o della Stella, i cui versetti sono ampiamente citati da Muhyiddin nel nostro testo. In quest’ultimo la maggior parte dei dettagli sono tralasciati o solo accennati, ed i dialoghi che vengono riferiti sottolineano soprattutto la natura inesprimibile dell’identità Suprema («un segreto da un segreto in un segreto») ed il fatto che, parafrasando Lao Tze, il viaggio che è un viaggio non è il Viaggio. Altrove (Futuhât cap. 367) Muhyiddin, commentando il primo versetto della sura XVII, spiega come l’inviato di Allâh fu fatto viaggiare di notte solo affinché vedesse dei segni (âyât), e cita il seguente hadith: «Non l’ho fatto viaggiare di notte se non per la visione dei segni, ma non verso di Me! Non c’è luogo che Mi comprenda e rispetto a Me tutti i luoghi sono uno solo! Io sono Colui che il cuore del Mio servitore credente comprende! Come avrei potuto farlo viaggiare verso di Me, se sono presso di lui e con lui dovunque egli si trovi?».
[14] L’uso tecnico di queste due particelle è assai frequente nelle opere di Ibn Mansur al-Hallag, per esempio nel «kitâb at-tâwâsin» edito e tradotto da L. Massignon. Nel nostro contesto il significato della frase pare essere il seguente: vi è una separazione (bayna), ma in questo caso non vi è un dove (ayna) in cui il secondo termine della separazione (Allâh) si situi, poiché la separazione è tale soltanto per colui che ha l’illusione della separatività.
[15] Muhyiddîn nel capitolo 367 delle Futuhâtu-l-Makkiyyah, che contiene il commentario di uno degli «ahâdîth» inerenti al Viaggio Notturno, spiega come il Profeta fu fatto viaggiare per ben 34 volte, una delle quali con il corpo (gism) e che corrisponde al Viaggio Notturno riferito nel Corano, e le restanti con il solo spirito (rûh).
[16] Cfr. Cor. XLVIII-2.
[17] Cfr. Cor. XCIII-5.
[18] II «burâq» viene descritto da Muhyiddîn come un animale da soma del mondo intermedio (dâbbah barzakhiyyah), più piccolo di un mulo, che nasce da due speci diverse, e più grande di un asino, che nasce dalla stessa specie. Secondo la tradizione inoltre esso è bianco, rapido come un lampo (barq) ed è stato montato da tutti i Profeti che precedettero Muhammad. È verosimile che da questa parola araba, tramite un intermediario latino: «burichus», siano derivati i termini: buricco, boricco e bricco che vengono usati per indicare l’asino.
[19] Cfr. Cor. XXXIII-72.
[20] Termine coranico: XX-6.
[21] Termine coranico: LV-76.
[22] L’espressione «lingua dello stato» (lisdnu-l-hâl), che spesso si incontra nei testi sufici, indica un modo di espressione inerente direttamente allo stato in cui un essere si trova: mutatis mutandis l’improvviso rossore al viso provocato dalla «timidezza» è un esempio di «lingua dello stato».
[23] Le formule citate sono ancora oggi recitate dai musulmani, nella posizione seduta alla fine di ogni coppia di «raka'ât», elemento fondamentale della preghiera rituale. 
[24] Nel testo si legge: «mabda’u qadamika» o «mabda’u qidamika», che significa letteralmente: principio del tuo piede (o eccellenza) o principio della tua preesistenza

***

الشيخ الأكبر محي الدين ابن عربي

 شـــجــرة الكـون - ٢

فلما تمهدت الدار، ودار كأس إرادته فاستدار، فأول ما استُحْضِر، إلى ذلك المحضر، إبليس، وهو يرفل في ثياب التسبيح والتقديس، لكنها محشوة بأدغال التدليس، فلما حضر إلى ذلك المحضر، وشاهد جمال ذلك المنظر، ووقف على عرفات المعرفة، فأنكر وأصر على العصيان، وأضمر واستصغر حق هذا الماء والطين واستحقر، فلما قيل له: اسجد في صفاء كاساتك، فأبى واستكبر، فتجاوز الكاس، وفاتته صحبة الأكياس، وبقي في ظلمة الغم والوسواس، وفتش أكياس علمه وعمله، فإذا هي فلوس أكياس، فبقي منقطعا في مفازة القطيعة، قاطعا للشيعة والشريعة، كلما تزايد كربه، وتعاظم عليه ضربه، يستغيث بلسان "فلأضلنهم ولأمنينهم ولآمرنهم"، والقدر يقول: لأكتبن لهم منشور الأمان {إن عبادي ليس لك عليهم سلطان}.
فسَألَ المالك الإنظار، فأنظر ليكون قائد الكفار إلى النار، عكازة يعتمد عليها ذوو الذنوب والأوزار، فإذا زل أحدهم قال: {إنما استزلهم الشيطان}، وإن عمل قال: {هذا من عمل الشيطان}.
فلما اقتحم آدم وإبليس عقبة المعصية، هذا يترك ما أمر به، وذاك يفعل ما نهي عنه، جمع بينهما القدر إذ قدر، لأنه تعالى أمر وأراد خلاف ما أمر، فما وهبه الأمر سلبته الإرادة.
فلما تعدياها حكم لإبليس أن لا يتعداها، وطنب الشقي فيها خيامه، وجعل في عرصتها مقامه، وأما آدم فإنه حن إلى دار المقامة، وتذكر لياليه وأيامه، فعاد على نفسه بالملامة، فنادى بين ندماء الندامة: {ربنا ظلمنا أنفسنا}، فتلقى بشير قربته، بتفريج كربته {فتلقى آدم من ربه كلمات}.
وأما الشقي إبليس فانطلقت إليه خيول اللعنة، مطلقة الأعنة، تبشره بطرده وبعده، فأخرج منها مأمورا {قلنا اهبطوا}، فتقلقل آدم قلقا، وكاد أن يتمزق حرقا، وقال: سيدي، جرعت مرارة الصدود في الصعود، فأعذني من مرارة القنوط في الهبوط، فقيل له: لا بأس عليك حتى تصل إلى مفرق فريقين {فريق في الجنة وفريق في السعير}، فأخذ آدم ذات اليمين، وأخذ إبليس ذات الشمال، فكان أصلا لأصحاب الشمال، لكنهما لما اصطحبا واجتمعا فكان للصحبة أثر، فكان محله من آدم وسيره معه مما يلي شماله، فأثر ذلك على ما كان في أصله من الصفح الأيسر، فبرحوا في ظل ظلمة مخالفته، فكفروا بقربهم منه، ومحاذاتهم له، وبقي من كان في الصفح الأيمن في نور معرفة آدم، فسلموا من ظلمة إبليس لبعدهم عنه، وأثر عليهم جوار من كفر، واستظل بظلمة ضلاله، وهم أهل الصفح الأيسر، وأثر ذلك في صفاتهم، وسلمت لهم أنوار ذواتهم ومعارفهم، فما يرتكبه أهل الصفح الأيمن من المعاصي والأوزار، هو من أثر ذلك الجوار، وأشعة ذلك العذار.
واعلم أنه كان لذلك الأثر أصل آخر وسبب آخر، وهو أنه لما أمر الله تعالى بقبض القبضة التي خلق منها آدم عليه السلام، فهبط ملك الموت لذلك، وكان إبليس يومئذ في الأرض قد استخلفه الله تعالى فيها مع جملة من الملائكة، وقد مكث زمانا طويلا يعبد الله، فقبض ملك الموت القبضة من سائر الأرض، وكان إبليس يطؤها بقدمه، فلما عجنت طينة آدم، وصورت صورته من تلك الطينة، جاء خلق النفس من التراب الذي وطئه إبليس بقدمه، وخلق القلب من التراب الذي لم يطأه إبليس بقدمه، فاكتسبت النفس ما فيها من الخبث والأوصاف المذمومة من ملامسة وطء إبليس، ومن هنا جعلت النفس مأوى الشهوات، وعيشه وسلطانه عليها لوطئه لها، ومن هنا جعل إبليس التكبر على آدم، حيث وجدها من تراب قدمه، ونظر إلى جوهر عنصره، وهو النار، فادعى الفخار، حينئذ، ومال إلى الاستكبار، وهذا معنى قول الله سبحانه وتعالى: {يا أيها الذين آمنوا لا تتبعوا خطوات الشيطان}، التي خلقت من تحت خطواته.
اعلم أنه لما نشأت شجرة الكون أنبتت أغصانا ثلاثة، غصن ذات اليمين، وغصن ذات الشمال، وغصن نبت مستقيما قويما، وهو غصن السابقين، فكانت روحانية محمد صلى الله عليه وسلم قائمة بالثلاثة أغصان، سارية فيها، لكل غصن نصيب على مقدار قابليته لتلك الروحانية، قال الله تعالى: {وما أرسلناك إلا رحمة للعالمين}.
فكان حظ غصن أصحاب اليمين روحانية الهداية، والمتابعة له، والعمل بسنته وشريعته، قال الله تعالى: {الذين يتبعون الرسول النبي الأمي}... الآية، وكان حظ السابقين روحانية القربى منه، والزلفى لديه، والصحبة له {فأولئك مع الذين أنعم الله عليهم من النبيين}... الآية، وكان حظ أصحاب الشمال من روحانية حمايتهم في الدنيا، وأمنهم من العقوبة المعجلة {وما كان الله ليعذبهم وأنت فيهم}... الآية.
فلما آن أوان ظهور جسمانيته صلى الله عليه وسلم إلى الوجود نبت غصن وجوده مستقيما قويما، فلما ثبت أصله، ونبت فرعه، ناداه متولي سياسته: {فاستقم كما أمرت}، فكانت صفته صلى الله عليه وسلم الاستقامة، ومقامه دار المقامة، فلما استقام رحل عن الكونين، ولما أقام نقل من مقام إلى مقام، حتى استقر به المنزل فأقام.
فالمقام الأول: مقام الوجود في الدنيا، وهو قوله تعالى: {يا أيها المدثر * قم فأنذر}، والمقام الثاني: المقام المحمود في الآخرة، وهو قوله تعالى: {عسى أن يبعثك ربك مقاما محمودا}، والمقام الثالث: مقام الخلود في الجنة، وهو قوله تعالى: {الذي أحلنا دار المقامة من فضله}، والمقام الرابع: المقام المشهود، مقام قاب قوسين لرؤية المعبود {ثم دنا فتدلى فكان قاب قوسين أو أدنى}... الآية.
فهو المخصوص بالدنو والعلو والشهود، إذ كان هو المقصود من كل الوجود، لأن الوجود لما كان شجرة كان هو ثمرتها، وكان هو جوهرتها، فالشجرة المثمرة إنما تثمر بالحبة التي ينبت بها أصلها، فإذا غرست تلك الحبة وغُذيت وربيت حتى نبتت وفرعت وأورقت واهتزت وأثمرت، فإذا نظرت تلك الشجرة رأيتها في تلك الحبة التي نبت منها هذه الشجرة، فالحبة في البداية نطفة حتى أظهرت صورة الشجرة، والشجرة في النهاية بها ظهرت، فأظهرت صورة تلك الحبة.
فكذلك بطونه صلى الله عليه وسلم في المعنى في السابق، واختفاؤه وظهوره في الصورة في اللاحق واشتهاره، وهو معنى قوله صلى الله عليه وسلم: (كنت نبيا وآدم بين الماء والطين)، فكان هو مظهر معنى هذه الشجرة، وهو مظهر صورته صلى الله عليه وسلم، فما برح بلسان القدم مذكورا، وفي طي العدم منشورا.
وما مثال ذلك إلا مثال تاجر عمد إلى فِرَاشِهِ وبَزِّهِ، فطواه في خزانة ملكه، وعباه أثوابا بعضها فوق بعض، فأول ثوب دمجه وطواه، هو آخر ثوب أظهره وأبداه، كذلك سيدنا محمد صلى الله عليه وسلم كان أولا لكل وجودا، وآخرهم ظهورا وخروجا.
فلما تولى مقصار القدر سياسة هذا الغصن النبوي، فغذاه بلباب بره وسقاه بكأس محبته، وحماه في قلة حماه، ورباه حتى اهتزت رُباه، وتفرعت نفحات شذاه، فكانت تلك النفحات غذاء أرواح العارفين، ونر بصائر المؤمنين، وريحانة حضرة المحبين، وعرصة مجمع العاصين، وغياث مستسقي المذنبين، فإن هب من تلقاء أصحاب الشمال سموم خطيئة أو عاصف معصية، فأمال غصنا قد أنبته الله نباتاـ فمال به إلى عمل من أعمال أهل الشمال تلاعب بفرعه، وأثر ذلك في خضرة زرعه، لكن أصله في أرض الإيمان ثابت، فما يضره ما حدث في فرعه النابت، إذا تداركه صاحب سيئاته فحماه من ذلك الهوى، وأماله إلى طريق الاستقامة بعد الطوى، وسقاه بماء الاستغفار حتى ارتوى، فهنالك يقبل منه ما نوى، ويورق غصن إيمانه بعد ما زوى، ويقوم خطيب الاعتذار عنه وهو الصادق فيما نقل وروى، ويقسم بالنجم إذا هوى، ما ضل صاحبكم وما غوى.
ثم اعلم أن الغصن المحمدي قد حصل من روحانية ما هو مادة الأرواح، ومن جسمانية ما هو مادة الأشباح، فأما مادة روحانيته جوده في سر قوله تعالى: {الله نور السموات والأرض}، إلى قوله: {مصباح}، يعني مصباح نور نبينا محمد صلى الله عليه وسلم، فقد جعله مصباح مشكاة الوجود، فشبه الكون بالمشكاة، وسيدنا محمدا صلى الله عليه وسلم بالزجاجة، والنور الذي هو قلبه بالمصباح، فأشرق نور باطنه على ظاهره، كإشراق المصباح في الزجاجة، فصار نور المصباح نارا، والزجاجة نورا لصفائها، فصار نورا، وكان حظ كل مخلوق من ذلك بحسب قربه منه، واتباعه له، والدخول في شيعته، والعمل بشريعته وهو معنى قوله تعالى: {انزل من السماء ماء بقدر}، فشبه الله تعالى حبيبه محمدا صلى الله عليه وسلم بالماء النازل من السماء بقدر، لأن الماء حياة كل شيء، وكذلك كان نوره صلى الله عليه وسلم حياة كل قلب، ووجوده رحمة لكل شيء.

ثم بيَّن انتفاع الناس بنوره، وما نالهم من بركته صلى الله عليه وسلم بالأودية، فجعل القلوب أودية، منها الكبير والصغير، والجليل والحقير، فاحتمل كل قلب على قدر وسعه، ومقدار مادته من الماء، وتطرق السيل إليه {قد علم كل أناس مشربهم}، ثم شبه جسمانيته بالزبد الرابي المحتمل على وجه الماء الصافي، وهو مرباه الظاهر من الأكل والشرب والنكاح، ومشاركة الناس في أفعالهم وأحوالهم فذلك كله يذهب ويتلاشى {وأما ما ينفع الناس} من نبوته ورسالته وحكمته وعلمه ومعرفته وشفاعته {فيمكث في الأرض}.
واعلم أنه إنما كانت حكمة خلقه كذلك أنه خلق من لطيف وكثيف، ليكون كامل الخلق، كامل الوصف، خلقه الله تعالى من ضدين: جسماني وروحاني، فجعل جسمانيته وبشريته لملاقاة البشر، ومقايسات الصور، فجعل له قوة يلاقي بها البشر فيمدهم بمادة بشريته، فيكون معهم بهم، فيكون هم لهم (إنما أنا بشر مثلكم)، يجانسهم ويشاكلهم، لأنه لو برز إليهم في هيئة روحانية ملكية نورانية لما أطاقوا مقابلته، وما استطاعوا مقاومته، فلذلك منَّ الله تعالى بقوله: {لقد جاءكم رسول من أنفسكم}، ثم جعل له قوة وروحانية يقابل بها عالم الروحانيين، وملكوت العلويين، ليكون تام البركة، تام الرحمة، الروحانيون يشهدون جسمانيته.
ثم جعل له وصفا ثالثا خاصا خارجا عن هذين الوصفين، وهو أنه جعل فيه وصفا ربانيا وسرا إلهيا يثبت به عند تجلي صفات الربوبية، ويطيق به مشاهدة الحضرة الإلهية، ويتلقى به أسرار أنوار الفردانية، ويسمع به خطاب الإشارات القدسية، وينشق به عطر النفحات الرحمانية، ويعرج به إلى المقامات العذبة البهية، وهو معنى قوله صلى الله عليه وسلم: (لست كأحد منكم)، وقوله صلى الله عليه وسلم: (لي وقت لا يسعني فيه غير ربي سبحانه)، فهذا المقام ليس يختص به مَلَكٌ مقرب ولا نبيٌّ مرسل، كأس لم يتناوله سواه، عروس ما جليت إلا عليه، وهو هذا المقام المخصوص به، وهو أحد المقامات الأربعة التي ذكرناها، وأما الثلاثة الأخر فإنها كرامات لسائر الخلق، ليتناول كلٌّ منهم ما قسم له من النصيب.
فأما المقام المحمود فمخصوص بعالم الصورة، وهو عالم الملك في الدنيا، فيتناولهم وجود طمأنينته، وبركة نبوته ورسالته {وما أرسلناك إلا رحمةً للعالمين} أقيم على منبر {يا أيها الرسول بلغ ما أنزل إليك من ربك}... الآية، فهو في الدعوة مجيبهم، وفي النصيحة خطيبهم، ومن الزلزلة طبيبهم، ومن المحبة نصيبهم، فهذا مخصوص بأهل الدنيا.
وأما المقام الثاني فهو المقام المحمود في القيامة، وذلك نصيب الملأ الأعلى، فينالهم من بركة مقامه، ومشاهدة جماله، وسماع كلامه {يوم يقوم الروح والملائكة}... الآية، يؤذن له في الخطاب، فيقوم خطيبا والملائكة صفوفا، والخلائق وقوفا، فيفتتح خطبته بالشفاعة لأمته، ينادي: {أمتي أمتي} فيجيبه: {رحمتي رحمتي}.
وأما المقام الثالث فالشهود، وذلك في دار الخلود، لينال أهل الجنة منه نصيبهم، تتمتع بمشاهدته الحور، وتتشرف بحلوله القصور، ويقدم لقدومه السرور، وتزداد الجنة نورا، وترفع بقدومه الحجب وتزول الشرور.
المقام الرابع هو المقام الذي خُصَّ به صلى الله عليه وسلم، وهو مقام رؤية المعبود جل وعلا، وهو مقام قاب قوسين أو أدنى.
وذلك أنه لما كان ثمرةَ شجرة الكون، ودرةَ صدفة الوجود وسره، ومعنى كلمة (كن)، ولم تكن الشجرة مرادة لذاتها، وإنما كانت مرادة لثمرتها، فهي محمية محروسة لاجتناء ثمرتها، واستجلاء زهرتها.
فلما كان المراد عرض هذه الثمرة بين يدي مثمرها، وزفها إلى حضرة قربه، والطواف بها على ندمان حضرته، قيل له: يا يتيم أبي طالب، قم فإن لك طالبًا، قد ادخر لك مطالب، فأرسل إليه أخص خدام الملك، فلما ورد عليه قادما، وافاه على فراشه نائما، فقال له: يا جبريل؛ إلى أين؟ فقال: يا محمد؛ ارتفع الأين من البين، فإني لا أعرف في هذه النوبة أين؟ لكني رسول القدم، أرسلت إليك من جملة الخدم " وما نتنزل إلا بأمر ربك " قال: يا جبريل، فما الذي مراد مني؟ قال: أنت مراد الإرادة، ومقصود المشيئة، فالكل مرادٌ لأجلك، وأنت مراد لأجله، وأنت مختار الكون، أنت صفوة كأس الحب، أنت درة هذه الصدفة، أنت ثمرة هذه الشجرة، أنت شمس المعارف، أنت بدر اللطائف، ما مهدت الدار إلا لرفعة محلك، ما هيئ هذا الجمال إلا لوصلك، ما روق كأس المحبة إلا لشربك، فقم فإن الموائد لكرامتك ممدودة، والملأ الأعلى يتباشرون بقدومك عليهم، والكروبيون يتهللون بورودك إليهم، وقد نالهم شرف روحانيتك، فلا بد لهم من نصيب جسمانيتك، فشرّف عالم الملكوت كما شرفت عالم الملك، وشرف بوطء قدميك قمة السماء، كما شرفت بهما أديم البطحاء.
قال: يا جبريل؛ الكريم يدعوني فماذا يفعل بي؟ قال: ليغفر لك ما تقدم من ذنبك وما تأخر، قال: هذا لي؛ فما لعيالي وأطفالي؟ فإن شر الناس من أكل وحده، قال: {ولسوف يعطيك ربُّك فترضى}، قال: يا جبريل؛ الآن طاب قلبي، ها أنا ذاهبٌ إلى ربي، فقرب له البراق، فقال: مالي بهذا؟ قال: مركب العشاق، قال: أنا مركبي شوقي، وزادي توقي، ودليلي ليلي، أنا لا أصل إليه إلا به، ولا يدلني عليه إلا هو، وكيف يطيق حيوانٌ ضعيف أن يحمل من يحمل أثقال محبته؟ ورواسي معرفته؟ وأسرار أمانته التي عجزت عن حملها السموات والأرض والجبال؟.
وكيف تطبق أن تدل بي و أنت الحائر عند سدرة المنتهى , و قد انتهى إلى حضرة ليس لها منتهى , يا جبريل : أين أنت منى، ولي وقت لا يسعني فيه غير ربي؟ يا جبريل إذا كان محبوبي ليس كمثله شيء، فأنا لست كأحدكم، المركوب يقطع به المسافات، والدليل يستدل به إلى الجهات، وإنما ذلك محل المحدثات، وأنا حبيبي مقدس عن الجهات، منزه عن المحدثات، لا يوصل إليه بالحركات، ولا يستدل عليه بالإشارات، فمن عرف المعاني عرف ما أعاني، هلم إن قربي منه مثل قاب قوسين أو أدنى.
فوقعت هيئة الوقت على جبريل؛ فقال: يا محمد إنما جيء بي لأكون خادم دولتك، وصاحب حاشيتك، وجيء بالمركب إليك لإظهار كرامتك، لأن الملوك من عاداتهم إذا استزاروا حبيبا، أو استدعوا قريبا، وأرادوا ظهور كرامتهم واحترامهم أرسلوا أخص خدامهم، وأعز دوابهم لنقل أقدامهم، فجئناك على رسم عادة الملوك، وآداب السلوك، ومن اعتقد أنه سبحانه وتعالى يوصل إليه بالخُطا وقع في الخَطا، ومن ظن أنه محجوبٌ بالغطاء، فقد حرم العطاء.
يا محمد إن الملأ الأعلى في انتظارك، والجنان قد فتحت أبوابها، وزخرفت رحابها، وتزينت أترابها، وروق شرابها، كل ذلك فرحا بقدومك، وسرورا بورودك، والليلة ليلتك، والدولة دولتك، وأنا منذ خلقت منتظر هذه الليلة، وقد جعلتك الوسيلة في حاجة، قلَّت فيها حيلتي، وانقطعت وسيلتي، فأنا فيها حائر العقل، ذاهل الفكر، داهش السر، مشغول البال، زائد البلبال، يا محمد؛ حيرتي أوقفتني في ميادين أزله وأبده، فجلت في الميدان الأول فما وجدت له أول، وملت إلى الميدان الآخر، فإذا هو في الآخر أول، فطلبت رفيقا إلى ذلك الرفيق، فتلقاني ميكائيل في الطريق، فقال لي: إلى أين؟ الطريق مسدودة، والأبواب دونه مردودة، لا يوصل إليه بالأزمان المعدودة، ولا يوجد في الأماكن المحدودة، قلت: فما وقوفك في هذا المقام؟ قال: شغلني بمكاييل البحار، وإنزال الأمطار، وإرسالها في سائر الأقطار، فأعرف كم أجاجها مددا، وكم تقذف أمواجها زبدا، ولا أعرف للأحدية أمدا، ولا للفردية عددا.
قلت: فأين إسرافيل؟ قال: أدخل في مكتب التعليم، يصافح بصفحة وجهه اللوح المحفوظ، ويستنسخ منه ما هو مبروم ومنقوض، ثم يقرأ على صبيان التعليم في مثال: {ذلك تقدير العزيز العليم}.
ثم هو في زمن تعلمه لا يرفع رأسه حياءً من معلمه، فطرفه عن النظر مقصور، وقلبه عن الفكر محصور، فهو كذلك إلى يوم ينفخ في الصور.
قلت: فهلم نسأل العرش ونستهديه، ونستنسخ منه ما علمه ونستمليه، فلما سمع العرش ما نحن فيه، اهتز طربا، وقال: لاتحرك به لسانك، ولا تحدث به جَنانَك، فهذا سر لا يكشفه حجاب، وسِتر لا يفتح دونه باب، وسؤال ليس له جواب، ومن أنا في البين حتى أعرف له أين؟ وما أنا إلا مخلوق من حرفين، وبالأمس كنت لاأثر ولا عين.
من كان بالأمس عدما مفقودا، كيف يعرف رؤية من لم يزل موجودا، ولا والدا ولا مولودا، وهو سبقني بالاستواء، وقهرني بالاستيلاء، فلولا استواؤه لما استويت، ولولا استيلاؤه لما اهتديت.
استوى إلى السماء وهي دخان، واستوى على العرش لقيام البرهان، فوعزته لقد استوى، ولا علم لي بما استوى، وأنا والثرى بالقرب منه على حد سوى، فلا أحيط بما حوى، ولا أعرف ما زوى، ولكني عبد له؛ ولكل عبد ما نوى.
ثم إني أخبرك بقصتي، وأبث إليك شكوى غصتي، أقسم بعلي عزته، وقوي قدرته، لقد خلقني، وفي بحار أحديته غرقني، وفي بيداء أبديته حيرني، تارة يطلع من مطالع أبديته فينعشني، وتارة يدنيني من مواقف قربه فيؤنسني، وتارة يحتجب بحجاب عزته فيوحشني، وتارة يناجيني بمناجاة لطفه فيطربني، وتارة يواصلني بكاسات حبه فيسكرني، وكلما استعذبت من عربدة سكري قال لسان أحديته: {لن تراني}، فذبت من هيبته فرقا، وتمزقت من محبته قلقا، وصعقت عن تجلي عظمته كما خر موسى صعقا.
فلما أفقت من سكرة وجدي به قيل لي: أيها العاشق هذا جمال قد صناه، وحسن قد حجبناه، فلا ينظره إلا حبيب قد اصطفيناه، ويتيم قد ربيناه، فإذا سمعت: {سبحان الذي أسرى بعبده} فقف على طريق عروجه إلينا، وقدومه علينا، لعلك ترى من يرانا، وتفوز بمشاهدة من لم ينظر إلى سوانا.
يا محمد إذا كان العرش مشوقا إليك، فكيف لا أكون خادم يديك؟ قدم إليه مركبه الأول: وهو البراق إلى بيت المقدس؛ ثم المركب الثاني: وهو المعراج إلى سماء الدنيا، ثم المركب الثالث: وهو أجنحة الملائكة من سماء إلى سماء، وهكذا إلى السماء السابعة، ثم المركب الرابع: وهو جناح جبريل عليه السلام إلى سدرة المنتهى، فتخلف جبريل عليه السلام عندها، فقال: يا جبريل، نحن الليلة أضيافك، فكيف يتخلف المضيف عن ضيفه؟ أههنا يترك الخليل خليله؟ قال: يا محمد؛ أنت ضيف الكريم، ومدعو القديم، لو تقدمتُ الآن بقدر أنملة لاحترقت (وما منا إلا له مقامٌ معلوم) قال: يا جبريل؛ إذا كان كذلك ألك حاجة؟ قال: نعم؛ إذا انتهى بك إلى الحبيب حيث لا منتهى، وقيل لك: ها أنت وها أنا، فاذكرني عند ربك، ثم زج به جبريل عليه السلام زجة فخرق به سبعين ألف حجاب من نور.
ثم تلقاه المركب الخامس: وهو الرفرف من نور أخضر، قد سد ما بين الخافقين، فركبه حتى انتهى به إلى العرش، فتمسك العرش بأذياله، وناداه بلسان حاله، وقال: يا محمد، إلى متى تشرب من صفاء وقتك آمنا من معتكره؟ تارة يتشوق إليك حبيبك وينزل إلى سماء الدنيا، وتارة يطوف بك على ندمان حضرته، ويحملك على رفرف رأفته {سبحان الذي أسرى بعبده} وتارة يشهدك جمال أحاديثه {ما كذب الفؤاد ما رأى}، وتارة يشهدك جمال صمدانيته {ما زاغ البصر وما طغى} وتارة يطلعك على سرائر ملكوتيته {فأوحى إلى عبده ما أوحى} ، وتارة يدنيك من حضرة قربه {فكان قاب قوسين أو أدنى}.
يا محمد، هذا أوان الظمآن إليه، واللهفان عليه، والمتحير فيه، لا أدري من أي جهة آتيه، جعلني أعظم خلقه، فكنت أعظمهم وأشدهم خوفا منه، يا محمد، خلقني يوم خلقني فكنت أرعد من هيبة جلاله، فكتب على قائمتي: لا إله إلا الله، فازددت لهيبة اسمه ارتعادا وارتعاشا، فلما كتب علي: محمد رسول الله سكن لذلك قلقي، وهدأ روعي، فكان اسمك أمانا لقلبي، وطمأنينة لسري، ورقية لقلقي، فهذه بركة وضع اسمك علي، فكيف إذا وقع جميل نظرك إلي؟.
يا محمد، أنت المرسل رحمة للعالمين، ولا بد لي من نصيب في هذه الليلة، ونصيبي من ذلك أن تشهد لي بالبراءة من النار، مما نسبه إلي أهل الزور، وتقوله علي أهل الغرور، فإنه أخطأ في قوم فضلّوا وظنوا أني أسع من لا حد له، وأحمل من لا هيئة له، وأحيط بمن لا كيفية له.
يا محمد، من لا حد لذاته، ولا عد لصفاته، فكيف يكون مفتقرا إلي أو محمولا علي؟ فإذا كان الرحمن اسمه، والاستواء صفته ونعته، وصفته ونعته متصلان بذاته، فكيف يتصل بي أو ينفصل عني؟ ولا أنا منه ولا هو مني؟!!
يا محمد، وعزته لست بالقرب منه وصلا، ولا بالبعد عنه فصلا، ولا بالمطيق له حملا، ولا بالجامع له شملا، ولا بالواجد له مثلا، بل أوجدني من رحمته منة وفضلا، ولو محقني لكان فضلا منه وعدلا.
يا محمد، أنا محمول قدرته، ومعمول حكمته، فكيف يصح أن يكون الحامل محمولا؟ {فلا تقف ما ليس لك به علم إن السمع والبصر والفؤاد كل أولئك كان عنه مسئولا}.
فأجابه لسان حاله صلى الله عليه وسلم: أيها العرش، إليك عني؛ فأنا مشغول عنك، فلا تكدر علي صفوتي، ولا تشوش علي خلوتي، فما في الوقت سعة لعتابك، ولا محل لخطابك، فما أعاره صلى الله عليه وسلم طرفا، ولا قرأ من مسطور ما أوحى إليه حرفا {ما زاغ البصر}.
ثم قدم المركب السادس: وهو التأييد، فنودي من فوقه، ولم ير حافظك قدامك، ها أنت وربك، قال: فبقيت متحيرا، لا أعرف ما أقول، ولا أدري ما أفعل، إذ وقعت على شفتي قطرة أحلى من العسل، وأبرد من الثلج، وألين من الزبد، وأطيب ريحا من المسك، فصرت بذلك أعلم من جميع الأنبياء والرسل، فجرى على لساني: التحيات المباركات لله، الصلوات الطيبات لله، فأجبت: السلام عليك أيها النبي ورحمة الله وبركاته، فأشركت إخواني الأنبياء فيما اختصصت به، فقلت: السلام علينا وعلى عباد الله الصالحين، أراد بهم الأنبياء عليهم الصلاة والسلام، ولهذا قيل لأبي بكر رضي الله عنه ليلة أسري برسول الله صلى الله عليه وسلم: إنه رأى ربه، قال: صدق، وكنت معه متمسكا بأذياله، مشاركه في مقاله، قيل: كيف؟ قال: في قوله: السلام علينا، فأجابه الملائكة: أشهد ألا إله إلا الله، وأن محمدا رسوله، قال: ثم نوديت: ادْنُ يا محمدُ، فدنوت، ثم وقفت، وهو معنى عز وجل: {ثم دنا فتدلى}، وقيل: دنا محمد في السؤال، فتدلى، فتقدم للرب عز وجل، قيل: دنا بالشفاعة، وتقرب إلى الرب بالإجابة، وقيل: دنا بالخدمة، وتقرب للرب بالرحمة {ثم دنا فتدلى} معناه: دنا محمد من ربه فتدلى عليه الوحي من ربه، دنا لطافة، فتدلى عليه رأفة ورحمة، لا يوصف بقطع مفازة ولا مسافة، قد ذهب الأين من البين، وتلاشى الكيف واضمحل الأين، فكان قاب قوسين، فلو اقتصر على قاب قوسين لاحتمل أن يكون للرب مكان، وإنما قوله: {أو أدنى} لنفي المكان، وكان معه حيث لا مكان ولا زمان ولا أوان ولا أكوان.
فنودي: يا محمد، تقدم، فقال: يا رب، إذا انتفى الأين فأين أضع القدم؟ قال: ضع القدم على القدم، حتى يعلم الكل أني منزه عن الزمان والمكان والأكوان، وعن الليل وعن النهار، وعن الحدود والأقطار، وعن الحد والمقدار.
يا محمد، انظر، فنظر، فرأى نورا ساطعا، فقال: ما هذا النور؟ قيل: ليس هذا نورا، بل هو جنات الفردوس، لما ارتقيت صارت في مقابل قدميك، وما تحت قدميك فداء لقدميك، يا محمد، مبدأ قدمك منقطع أوهام الخلائق، يا محمد، ما دمت في سير الأين، جبريل دليلك، والبراق مركبك، فإذا ذهب المكان، وغبت عن الأكوان، وانتفى الأين، وارتفع البين من البين، ولم يبق إلا قاب قوسين، فأنا الآن دليلك.
يا محمد، أفتح لك الباب، وأرفع لك الحجاب، وأسمعك طيب الخطاب، في عالم الغيب وحدتني تحقيقا وإيمانا، فوحدني الآن في عالم الشهود مشاهدة وعيانا، فقال: أعوذ بعفوك من عقوبتك، فقيل: هذا لعصاة أمتك، ليس هذا حقيقة مدعي وحدتي، فقال: (لا أحصي ثناء عليك، أنت كما أثنيت على نفسك). فقال: يا محمد، إذا كلّ لسانك عن العبارة، فلأكسونه لسان الصدق،{وما ينطق عن الهوى} فإذا ضل عيانك عن الإشارة فلأجعلن عليك خلعة الهداية {ما زاغ البصر وما طغى} ثم لأعيرنك نورا تنظر به جمالي، وسمعا تسمع به كلامي، ثم أعرفك بلسان الحال معنى عز وجل علي، وحكمة نظرك إلي، فكأنه يقول مشيرا: يا محمد؛ {إنا أرسلناك شاهدا ومبشرا ونذيرا} والشاهد مطالب بحقيقة ما شهد به، ولا يجوز له الشهادة على غائب، فأريك جنتي لتشاهد ما أعددته لأوليائي، وأريك ناري لتشاهد ما أعددته لأعدائي، ثم أشهدك جلالي، وأكشف لك عن جمالي، لتعلم أني منزه عن المثيل والشبيه والبديل والنظير والمشير وعن الحد و القد، وعن الحصر والعد، وعن الجوز والفرد، وعن المواصلة والمفاصلة، والمماثلة والمشاكلة، والمجالسة والملامسة، والمباينة والممازحة.
يا محمد، إني خلقت خلقي، ودعوتهم إلي، فاختلفوا علي، فقوم جعلوا العزير ابني، وأن يدي مغلولة، وهم اليهود، وقوم زعموا أن المسيح ابني، وأن لي زوجة وولدا، وهم النصارى، وقوم جعلوا لي شركاء وهم الوثنية، وقوم جعلوني صورة، وهم المجسمة، وقوم جعلوني محدودا، وهم المشبهة، وقوم جعلوني معدوما، وهم المعطلة، وقوم زعموا أني لا أرى في الآخرة، وهم المعتزلة، وها أنا قد فتحت لك بابي، ورفعت لك حجابي، فانظر يا حبيبي يا محمد، هل تجد في شيئا مما نسبوني إليه؟، فرآه صلى الله عليه وسلم بالنور الذي قواه به، وأيده به من غير إدراك ولا إحاطة فردا صمدا، لا في شيء، ولا على شيء، ولا قائما بشيء، ولا مفتقرا إلى شيء، ولا هيكلا ولا شبحا، ولا صورة ولا جسما، ولا محيزا ولا مكيفا، ولا مركبا {ليس كمثله شيء وهو السميع البصير}.
فلما كلمه شفاها، وشاهده كفاحا، فقال: يا حبيبي يا محمد، لا بد لهذا الخلق من سر لا يذاع، وزمن لا يشاع {فأوحى إلى عبده ما أوحى} فكان سر من سر في سر.
وصلّ الله وسلم وبارك على أشرف مخلوقاتك، سيدنا ومولانا محمد، بحر أنوارك، ومعدن أسرارك، ولسان حجتك، وإمام حضرتك، وعروس مملكتك، وطراز ملكك، وخزائن رحمتك، وطريق شريعتك، وسراج جنتك، وعين حقيقتك، المتلذذ بمشاهدتك، عين أعيان خلقك، المقتبس من نور ضيائك، صلاة تحل بها عقدتي، وتفرج بها كربتي، وتقضي بها أربي، وتبلغني بها طلبي، صلاة دائمة بدوامك، باقية ببقائك، قائمة بذاتك، صلاة ترضيك وترضيه، وترضى بها عنا يا رب العالمين. وحسبنا الله ونعم الوكيل، ولا حول ولا قوة إلا بالله العلي العظيم، وصلى الله على سيدنا محمد وعلى آله وصحبه وسلم، والحمد لله رب العالمين