Dottrina dei cicli e movimento della
Storia
"Gli
storiografi dei secoli scorsi hanno considerato la teoria dei cicli cosmici
come una superstizione occultista e l'hanno disprezzata.
La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza naturale del fatto che è impossibile verificare un fenomeno quando esso non è riproducibile più di una volta, dal momento che la durata di tale fenomeno riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in sproporzione quindi con la vita dell'osservatore, se non di tutta quella della sua razza"[1].
La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza naturale del fatto che è impossibile verificare un fenomeno quando esso non è riproducibile più di una volta, dal momento che la durata di tale fenomeno riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in sproporzione quindi con la vita dell'osservatore, se non di tutta quella della sua razza"[1].
Dopo aver
ricordato che, fino ad un'epoca abbastanza recente, la scienza ufficiale
respingeva con disprezzo la teoria dei cicli, Luc Benoist si soffermò
largamente sui lavori dello storiografo inglese Toynbee, il quale, senza
riferirsi alla Tradizione, ha rinvenuto l'esistenza dei cicli sociali; da
lì iniziò a germinare un certo interesse per la dottrina dei cicli, e a volte
perfino un certa passione. La disgrazia, però, è che troppa gente si è messa a
scrivere sul tema senza aver preso la precauzione di studiarlo seriamente, e da
ciò è derivata una gran confusione che è ora di dissipare con un'esposizione
succinta, ma chiara e precisa, della vera dottrina tradizionale dei cicli
cosmici, nella maniera in cui la sto esponendo da più di 25 anni nelle mie
differenti opere, scritte sotto la direzione dello stesso René Guénon.
In realtà,
iniziai a interessarmi dell'argomento dei cicli cosmici nel 1932, quando mi
trovai coinvolto, come per caso, nel problema degli avvenimenti storici simili
ad intervalli fissi di 539 anni, interessandomi in particolare del caso del
parallelismo fra Luigi IX e Luigi XVI.
Due anni
più tardi, cioè, nella primavera del 1934, ebbi l'idea di allargare la
questione all'insieme della Storia, e fu così, in maniera completamente
empirica, che fui spinto a riscoprire l'esistenza di un ciclo cosmico
tradizionale conosciuto dagli Antichi, cioè il periodo di 2160 anni durante il
quale il punto primaverile percorre 30º di un segno dello zodiaco. L'unica
novità da me apportata consisteva nell'affermazione secondo cui tale ciclo
diriga effettivamente ed assai concretamente il corso della storia. Si noti
come per gli autori dei secoli scorsi fosse impossibile tale scoperta, e ciò
per due ragioni: prima di tutto perché, non conoscendo la storia propriamente
detta oltre al VI secolo a.C., il campo d'investigazione dei ricercatori era
molto ristretto; e in secondo luogo, perché è solo in epoca recente che sono
apparse le opere utili per questo genere di lavoro.
L'edizione
originale dei "Rythmes dans l'Histoire" (febbraio 1937), nella quale
io esponevo le mie numerose scoperte relative alle leggi cicliche della storia,
fu accolta favorevolmente, e ciò mi permise di entrare in corrispondenza con René
Guénon, il quale, nell'ottobre del 1937, doveva dare della mia opera una
recensione che segnalava specialmente la realtà del ciclo storico ed
astronomico di 2160 anni. Un anno più tardi, Guénon pubblicava a sua volta, in
"Etudes Traditionnelles", un articolo dedicato alla dottrina dei
cicli cosmici. Questo articolo, benché succinto, era di un'importanza capitale
per lo studio dei periodi ciclici, perché svelava quello che le cifre
astronomiche delle tradizioni indù e caldea occultavano. Fu quando venni indotto,
seguendo René Guénon, a penetrare nel dominio di questa dottrina dei cicli
cosmici (che per me e per molti altri era completamente nuovo) che sviluppai le
mie due opere, "Les Quatre Ages de l´Humanité" e "L'Ere future
et le Mouvement de l'Histoire", e che cercherò ora di riassumere per
quanto mi sia possibile.
Innanzitutto,
riportiamo le favolose cifre riportate dai testi indù:
1. durata
del Manvantara: 4.320.000 anni. Questa durata si divide in quattro Età (o
Yuga) di durate decrescenti. la quarta ed ultima durerebbe quindi 432.000 anni,
cioè 4.320.000/10;
2. durata
del Kalpa o "Giorno di Brahma": 14 x 4.320.000 = 60.480.000 anni;
3. durata
dell' "Anno di Brahma": 360 x 60.480.000 anni = 21.772.800.000 anni.
4. durata
del Para (o "Vita di Brahma"): 100 anni di Brahma = 100 x 21.772.800
anni.
La
tradizione caldea, da parte sua, partiva da un Saros di 600 anni, per terminare
in un ciclo di 36.000 anni = 60 x 600 anni; in seguito, da lì al ciclo di
432.000 anni = 12 x 36.000 anni.
E, per finire,
bisogna segnalare ancora il Grande Anno platonico, la cui durata è di 12.960
anni.
Detto
questo, conviene lasciare la parola a René Guénon, che scriveva: "Dicesi
"Kalpa" lo sviluppo totale di un mondo, o di un grado dell'Esistenza
universale". È necessario aggiungere a questa definizione l'osservazione
seguente, molto importante: "il Kalpa è la durata totale di un mondo, e
non può rimanere compreso in nessun ciclo più esteso".
Questa
affermazione sembra contraddire il testo indù sopra citato, dove si parla di un
"Anno di Brahma" che corrisponderebbe a 360 Kalpa o "Giorni di
Brahma". Per risolvere questa difficoltà, bisogna rifarsi ad un altro
articolo di René Guénon, intitolato "La catena dei mondi", nel quale
si dimostra come le espressioni "Anno" e "Vita di Brahma"
facciano uso di un simbolismo temporale che assimila i mondi o gli stati di
esistenza con cicli successivi; e, in fondo, questa nozione di un incatenamento
causale costituisce il vero senso di quello che è tradotto simbolicamente con
le apparenze di una successione ciclica...
Non v'è
spazio per considerare, nel dominio temporale, un altro ciclo che il Kalpa; in
altri termini, non v'è un ciclo di molti Kalpa, bensì solamente sottomultipli.
Il Kalpa,
o ciclo di un mondo, si divide in 14 Manvantara, che formano due serie di
settenari, in un certo modo "simmetrici", ad immagine della
successione altrettanto simmetrica dei sette anni di abbondanza seguiti dai
sette anni di siccità. Inoltre, i primi sette Manvantara, cioè, i sei passati e
l'attuale che sta giungendo alla sua fine, sono messi in corrispondenza con gli
Asura, o "demoni", ed i sette Manvantara futuri lo sono con i Déva, o
dei.
Osserviamo
ora un Manvantara: etimologicamente questa parola significa "era di un
Manu”[2],
e come ciclo, indica quello di una Umanità della quale il Manu è il Reggente.
La sua durata è di cinque Grandi Anni, cioè: 5 x 12.960 = 64.800 anni.
Questo
sembra contraddire le cifre precedenti della dottrina indù, ma, in realtà, come
scrisse Guénon: "Quello che bisogna considerare in tali cifre è solamente
il numero 4.320, e non gli zeri più o meno numerosi che gli seguono, e che
possono essere soprattutto destinati a confondere quanti volessero darsi a
certi calcoli... ". A tal riguardo, ci si potrebbe domandare perché René
Guénon abbia allora svelato quanto era stato nascosto fino ad allora. La
ragione è semplice: oggi siamo nei "Tempi Ultimi" nei quali
"tutto sarà svelato", in quanto ora come ora è più sconveniente
"nascondere la luce sotto lo staio" che collocarla sul candeliere
"affinché brilli ed illumini tutta la casa".
Detto
questo, si può immediatamente notare che abbiamo:
1) 4320
anni = 2 x 2160 anni
e:
2) 3 x
4320 anni = 12.960 anni.
Ciò
significa che il periodo cosmico di 4320 anni corrisponde cioè al tempo che
impiega il punto primaverile a percorrere due segni dello zodiaco, ovvero un
arco di 60º. A ragione del punto 1, sarà quindi ogni 72 anni, in quanto 60 x 72
= 4320 anni. Quanto alla durata globale del ciclo di precessione, si può osservare
che è di 360 x 72 = 25.920 anni[3].
Date
queste spiegazioni, possiamo ritornare al Kalpa. Si è visto che esso si
divideva in 14 Manvantara di 64.800 anni ognuno, il che ci dà, per i 7
Manvantara passati compreso l'attuale, 7 x 64.800 anni = 453.600 anni. Allo
stesso modo, la durata globale dei 7 manvantara futuri sarà di: 7 x 64.800 anni
= 453.600 anni. Il che ci porta, per la durata totale del Kalpa o Ciclo di un
mondo, a 2 x 453.600 anni = 907.200 anni.
Si potrà
osservare come siamo ben lontani non solamente delle cifre favolose della
tradizione indù (e il perché di questo punto ci è già stato spiegato da René
Guénon) ma anche dai miliardi di anni che assai generosamente i geologi
concedono al nostro pianeta, così come delle centinaia di milioni di anni che
si attribuisce alle "ere geologiche". Si potrebbe essere tentati di
respingere in blocco tutte le affermazioni della scienza moderna, ma qui sorge
una difficoltà, in quanto vediamo in effetti che, per quanto riguarda i fatti
relativamente recenti della preistoria, la cronologia tradizionale concorda
quasi del tutto con quella degli studiosi moderni.
Le
contraddizioni di cui abbiamo parlato sopra hanno origine da una concezione
differente del tempo: in tutte le dottrine tradizionali il tempo è considerato
come ciclico, mentre, per i moderni, esso è rettilineo. Detto in altro modo, la
cronologia ciclica tradizionale può essere iscritta in un circolo, il punto di
tangenza coincidendo col punto di partenza delle due cronologie, e si vede
immediatamente che: 1) nelle vicinanze del punto di tangenza le due cronologie
quasi coincidono, ma: 2) esse differiscono quanto più ci allontaniamo dal punto
di tangenza. Nel limite, il tempo rettilineo tende verso l'infinito o, detto in
altro modo, verso cifre eccessivamente grandi, mentre, al contrario, il tempo
ciclico supererà appena i 450.000, il che ci porta ad una cifra relativamente
minore.
Detto
questo, è necessario tornare ora al Manvantara per poter studiare, almeno
succintamente, le sue grandi suddivisioni. Mi basterà per ciò riassumere
l'opera che ho dedicato a questa importante questione: "Les Quatre Ages de
l´Humanité". Ricorderò in primo luogo cosa bisogna intendere per
"Manvantara":
"Nella
tradizione indù, si chiama Manvantara il periodo ciclico di 64.800 anni che
corrisponde allo sviluppo totale di un'umanità della quale il Manu è il
reggente. Questa umanità si espanderà su una ‘Terra’ che abbia i suoi poli ed
il suo aspetto propri, passando per differenti fasi successive (Età o Grandi
Anni) fino all'esaurimento totale delle sue possibilità, dopo il quale un
cataclisma cosmico investirà la posizione del globo e l'aspetto del cielo, e
poi la posizione dell'asse dei poli, per dare di seguito luogo a "Nuovi
Cieli" e a una "Nuova Terra", dimora prima di tutto paradisiaca
di una nuova umanità che sarà diretta dal Manu del nuovo Manvantara".
È così,
per esempio, che, nella tradizione indù, all'origine del Manvantara attuale si
descrive la transizione cataclismica da un ciclo all'altro sotto la forma di un
diluvio un po' analogo a quello biblico, benché quest'ultimo sia molto più
recente. Nei due casi le Scritture ci insegnano che Dio ordinò ad un giusto di
costruire "l'arca nella quale dovranno essere rinchiusi i germi del mondo
futuro durante il cataclisma che segnerà la separazione dei due Manvantara
successivi". Questo giusto si chiama Satyavrata nella tradizione indù, e
si trasforma nel Manu Vaivaswata del ciclo attuale. In ciò si può vedere come
la sua funzione sia simile a quella di Noé, la cui Arca contiene ugualmente
tutti gli elementi che serviranno per la restaurazione dal mondo dopo il
Diluvio" (René Guénon).
Dopo
questa breve digressione dedicata all'origine del presente Manvantara,
bisognerà studiare le sue grandi divisioni, che sono:
1) Una
divisione ternaria in 3 cicli polari di uguale durata, cioè: 3 x 21.600 anni =
64.800 anni;
2) Una
divisione quaternaria in quattro età di durata decrescente che sono: l'Età
dell'Oro, l'età dell'Argento, l'Età del Bronzo e l'Età del Ferro.
3) Una
divisione quinaria in 5 Grandi Anni di uguale durata, cioè: 5 x 12.960 = 64.800
anni.
Della
divisione ternaria, che nessuna tradizione menziona, dirò solamente che le sue
tre fasi successive corrispondono rispettivamente alle tre funzioni profetica,
sacerdotale e regale, del "Re del Mondo". In particolare, la funzione
profetica si manifesta nella 1ª fase, la funzione sacerdotale nella 2ª, e la
funzione regale nella 3ª ed ultima fase. Ritroveremo inoltre questa divisione
ternaria parlando a proposito di certi periodi secondari relativamente recenti,
e ci sarà allora possibile confrontare quest
a
divisione ternaria coi dati della Storia, cosa che qui non è possibile.
Con la
divisione del Manvantara in quattro Età (d'Oro, d'Argento, di Bronzo e di
Ferro), entriamo in un dominio ben conosciuto: le differenti tradizioni
indo-europee[4] sono in
effetti molto prolisse su questo tema. In primo luogo quello che esse
c'insegnano è che le diverse durate delle quattro Età sono rispettivamente
proporzionali ai numeri 4, 3, 2 e 1, il cui totale vale 10. Quindi, la durata
della quarta età è uguale alla decima parte della durata globale del
Manvantara, il che ci dà: 64.800 / 10 = 6.480 anni.
Da ciò si
deduce facilmente la durata delle tre età precedenti:
- Durata
dell'Età dell'Oro: 4 x 6.480 = 25.920 anni
- Durata
dell'Età dell'Argento: 3 x 6.480 = 19.440 anni
- Durata
dell'Età del Bronzo: 2 x 6.480 = 12.960 anni
- Durata
dell'Età del Ferro: 1 x 6.480 = 6480 anni
- Durata
totale del Manvantara = 64.800 anni
Partendo
da ciò, e ammettendo il 2030 come data della fine dell'età del Ferro[5],
è facile stabilire una cronologia, almeno approssimativa, delle quattro Età,
che darebbe il principio dell'età dell'Oro per l'anno 62.770 a.C., da cui
approssimativamente risulterebbe la seguente tavola cronologica:
Età
dell'Oro: dal 62.770 al 36.850, a.C.
Età
dell'Argento: dal 36.850 al 17.410, a.C.
Età del
Bronzo: dal 17.410 al 4450, a.C.
Età del
Ferro: del 4450, a.C. al 2030, d.C.
Si sa,
inoltre, che alle durate decrescenti delle Età successive corrisponde una
degradazione progressiva del mondo in generale, e dell'umanità in questione.
Per spiegare questo processo di regressione, la dottrina indù si basa qui sulla
teoria dei tre "gunas ", o tendenze:
La Bontà
(Satwa = tendenza ascendente);
La
Passione (Rajas = tendenza espansiva);
L'Oscurità
(Tamas = tendenza discendente).
Abbiamo
quindi le qualità, o tendenze, che si manifestano nell'uomo; attivate dal
tempo, esse agiscono nell'anima.
Quando
l'organo interno (antakharana), l'intelligenza (buddhi) ed i sensi condividono
soprattutto la "Bontà", (tendenza ascendente, "Satwa",
luminoso), abbiamo il Krita-Yuga (Età dell'Oro), la quale si compiace nella
scienza del Tapas (traducibile approssimativamente come "austerità").
Quando gli esseri si volgono nel dovere, nell'interesse, nel piacere, allora
v'è il Tréta-Yuga, nel quale domina la Passione (Rajas = tendenza espansiva).
Quando regnano la concupiscenza, l'insaziabilità, l'orgoglio, l'impostura, l'invidia,
in mezzo ad attuazioni interessate, v'è allora il Dwâpara-Yuga (Età di Bronzo),
dove dominano la Passione (Rajas), e l'Oscurità (Tamas = tendenza discendente,
tenebrosa). Infine, quando regna l'inganno, la bugia, l'inerzia, il sonno, la
frode, la costernazione, il malumore, le confusioni, la paura, la tristezza,
quell'età si chiama Kali-Yuga (Età di Ferro), la quale è esclusivamente
tenebrosa (presenza della sola tendenza discendente, Tamas)".
Questa è,
nella dottrina indù e nella tradizione romana, la definizione delle quattro Età
(o Yuga). La tradizione greca, della quale c'informa Esiodo ne "Le Opere e
i Giorni", menziona inoltre un'altra Età, l'Età degli Eroi, che in realtà
altro non rappresenta che la prima metà dell'Età Oscura, Kali-Yuga (o Età del
Ferro per i Latini)[6].
Nella
Bibbia, l'Età dell'Oro è vista "abbreviatamente": essa è
simboleggiata dal Paradiso terrestre della Genesi, e termina con il
significativo episodio della caduta. Le due età seguenti, quelle d'Argento e di
Bronzo, non sono chiaramente distinte, ma la transizione dall'Età di Bronzo
all'attuale Età Oscura è ben descritta, almeno a livello simbolico, nel celebre
episodio della "confusione delle lingue". La degradazione del mondo
dopo la "Caduta", ovvero dopo la fine del'Età dell'Oro, è ugualmente
descritta nel seguente passaggio del Libro della Genesi : "Il suolo è
maledetto per causa tua.... con penoso lavoro otterrai l'alimento per tutti i
giorni della tua vita; ti produrrà spine e cardi, e mangerai l'erba dei
campi".
È necessario
aggiungere, a queste nefaste conseguenze della Caduta, il fatto che la durata
della vita umana diminuisce durante il corso delle Età, mentre il male, cioè il
disordine, si estende sul mondo. Ma la Caduta avrà ripercussioni geografiche
altrettanto importanti, come si potrà vedere ora a proposito della successione
dei cinque Grandi Anni.
Abbiamo
visto precedentemente che la durata del Manvantara, cioè 64.800 anni, si
divideva naturalmente in cinque Grandi Anni di 12.960 anni ognuno. La
successione di questi cinque periodi successivi può essere relazionata coi
cinque elementi, o con i quattro punti cardinali più il centro. In effetti,
come dice René Guénon: "il numero cinque, essendo quello dei Bhûtas, o
elementi del mondo sensibile, deve avere necessariamente una speciale
importanza dal punto di vista cosmologico... si dovrebbe perfino considerare
una certa correlazione tra i cinque Bhûtas ed i cinque Grandi Anni
successivi."
Queste
osservazioni permettono di stabilire la seguente tavola di corrispondenze :
Elementi:
Etere - Aria - Fuoco - Terra - Acqua
Punti
cardinali: Polo - Oriente - Sud - Occidente - Nord
Grandi
Anni: Primo - Secondo - Terzo - Quarto - Quinto
Razze:
Primordiale - Gialla - Nera - Atlantidea - Bianca
Temperamenti:
Equilibrato - Nervoso - Sanguineo - Bilioso - Linfatico
Per
completare la tavola precedente, rimane da stabilire la cronologia dei cinque
Grandi Anni successivi, da cui origina il seguente schema:
Grande
Anno: Primo
Cronologia:
dal 62.770 al 49.810 a.C.
Razza:
Primordiale
Situazione:
Polare
Continente:
Iperborea
Grande
Anno: Secondo
Cronologia:
dal 49.810 al 36.850 a.C.
Razza:
Gialla
Situazione:
Polare
Continente:
Lemuria
La Caduta:
intorno al 36.850 a.C. - Il Gran Cambiamento
Grande
Anno: Terzo
Cronologia:
dal 36.850 al 23.890 a.C.
Razza:
Nera
Situazione:
Australe
Continente:
Gondwana
Grande
Anno: Quarto
Cronologia:
dal 23.890 al 10.930 a.C.
Razza:
Atlantidea
Situazione:
Occidentale
Continente:
Atlantide
Il
Diluvio: intorno al 10.930 a.C. - Sprofondamento dell'Atlantide
Grande
Anno: Quinto
Cronologia:
dal 10.930 a.C. al 2030 d. C.
Razza:
Bianca
Situazione:
Nordica
Continente:
Europa
Questa
tavola cronologica che succintamente riassume la successione dei cinque Grandi
Anni durante il corso del Manvantara richiede numerose osservazioni. Qui ne
citerò alcune, pregando il lettore di riferirsi, per il resto, alla mia opera
"Les Quatre Ages de l'Humanité". È necessario innanzitutto sapere che
i primi due Grandi Anni, dato che ricadono nell'Età dell'Oro, non hanno
lasciato tracce materiali del loro passaggio sulla terra (i paesi felici non
hanno storia...) bensì solamente tradizioni: prima di tutto la Tradizione
Primordiale, di origine Iperborea, che si è trasmessa fino a noi tramite i
Veda, e in seguito una Tradizione di origine orientale che è conservata nella
Genesi biblica.
A partire
dalla Caduta, si può facilmente osservare come la cronologia citata concordi
coi dati della Preistoria; la concordanza sarebbe perfino perfetta se gli
scienziati si occupassero seriamente del problema dell'Atlantide, il continente
di cui parlava Platone il cui sprofondamento doveva segnare il fine del
Paleolitico ed il seguente principio del Neolitico, che corrisponde approssimativamente
alla prima metà del quinto ed attuale Gran Anno, e che termina con la fine
dell'Età Oscura. D'altra parte, l'attuale ed ultimo Grande Anno può, in ragione
della legge di analogia tra i cicli, dividersi a sua volta in cinque fasi di
2592 anni ognuna, cioè, arrotondando, di 26 secoli; e l'ultima di queste cinque
fasi coincide con quel periodo propriamente storico chiamato "Ciclo del
Profeta Daniele" (dal 570 a.C. al 2030 d.C.). Ma in questa sede non
entreremo nel dominio della storia classica, che merita e richiede un studio
speciale.
Quando
iniziai, nel 1946, a studiare la storia alla luce della dottrina tradizionale
dei cicli cosmici, mi resi conto che stavo entrando in un dominio completamente
nuovo, che nessuno aveva mai esplorato, e nel quale mi sarei perso se René
Guénon non mi avesse aiutato coi suoi consigli ed appoggiato, nel caso, con i
suoi commenti positivi.
La prima
delle mie scoperte riguardava la divisione in quattro "Età", da un
lato, del Millennio cristiano (Millennium), e, dall'altro, del seguente “Ciclo
Moderno”; Ecco quanto in merito pensava René Guénon (lettera del 6-4-1946):
"Quello
che lei mi espone a proposito delle divisioni del periodo millenario dal 313 al
1313 e del periodo seguente mi sembra molto interessante, e non vedo che cosa
vi si potrebbe obiettare. Mi sembra, come a lei, che tutto ciò potrebbe trovare
uno spazio nella nuova edizione del suo libro".
In realtà,
bisognava includere la pubblicazione di dette scoperte in un libro speciale;
notai, in effetti, che il tema era più ampio di quanto in principio non avessi
creduto. Avrei allora dovuto sezionare, se mi è permesso, i differenti
“ingranaggi” del ciclo cristico, e mi occupai di comunicare a René Guénon il
risultato delle mie investigazioni; in risposta, egli mi scrisse (lettera del
5-10-1949):
"Mi
rallegra sapere che ha corretto le prime bozze della sua prossima opera e che
le ha già preparate. Le sue osservazioni circa i differenti cicli che si
integrano esattamente in alcuni altri sono molto interessanti, e chissà che, se
continua il suo lavoro in questo senso, lei non possa scoprire dell'altro
".
Quello che
avevo trovato era la chiave della celebre profezia relativa al colosso con i
piedi di fango; in effetti, notai che le altezze delle quattro parti della
statua erano rispettivamente proporzionali ai numeri 1, 2, 3 e 4 della
Tetraktis pitagorica, e si può osservare che queste sono, in senso inverso, le
proporzioni delle quattro Età dell'Umanità. Consultato a questo proposito, René
Guénon mi rispose (lettera del 24-4-1950):
"La
sua scoperta delle proporzioni della statua è davvero curiosa e merita di
essere esposta nel suo libro al completo; ma come considera il rovesciamento
tra le quattro Età e le differenti parti della statua?".
Tale
rovesciamento si spiega facilmente se si osserva in primo luogo che le
proporzioni delle differenti parti della statua sono le stesse di quelle delle
età della vita umana; orbene, per passare dal microcosmo (che qui sarebbe il
ciclo individuale umano), al macrocosmo (cioè all'intero Manvantara), dobbiamo
applicare la regola del rovesciamento: "Quello che sta sotto è come quello
che sta sopra, ma in senso inverso". Questa spiegazione trovò il consenso
del maestro, che mi diede così il suo accordo (lettera del 18 Luglio 1950):
"La
spiegazione da lei considerata circa il rovesciamento delle proporzioni delle
quattro parti della statua è con sicurezza molto plausibile".
Tenendo
conto delle scoperte precedenti, mi fu possibile offrire due interpretazioni complementari
del commento di Daniele relativo alla statua di piedi di fango:
1) le
quattro parti della statua (testa, busto, ventre, e gambe e piedi)
simboleggiano i quattro "regni" del millennio antico: babilonese,
persiano, greco e romano. Le durate successive di questi quattro regni sono in
effetti approssimativamente di 1, 2, 3 e 4 secoli, il che ci dà in totale 1000
anni.
2) le
differenti parti della statua rappresentano, tenendo questa volta in conto il
rovesciamento delle proporzioni per quanto la loro durata, le età successive
del "Ciclo di Daniele", cioè della quinta ed ultima divisione
quinaria dell'attuale Grande Anno. D'altra parte, un tale ciclo, che comincia
nel secolo VI a.C., rappresenta l'insieme della storia classica. Non è
eccessivo segnalare l'importanza di una tale indicazione: significa in effetti
che la nostra storia è sottoposta alle leggi cicliche enunciate nella dottrina
tradizionale dei cicli cosmici, e specialmente nella divisione di certi periodi
secondari in quattro fasi analoghe alle quattro Età (d'oro, d'argento, di
bronzo e di ferro) di durate rispettivamente proporzionali ai numeri 4, 3, 2 e
1. E' quest'ultimo metodo di divisione che ho proposto di designare come
"Movimento della Storia", poiché si applica a periodi propriamente
storici. Ma attenzione, questo "Movimento della Storia" è
forzosamente "discendente", dato che è provocato dalla Caduta e deve
infine terminare nel regno, del resto effimero, dell'Anticristo. A dire il
vero, e come René Guénon ha ripetuto in numerose occasioni, "in realtà, le
due tendenze ascendente e discendente coesistono sempre in ogni manifestazione,
e mai si può parlare del predominio di uno sull'altro, senza escludere la
considerazione di quell'altra" (lettera del 28-1-48).
Le
scoperte delle quali ho appena parlato sono state esposte e sviluppate nella
mia terza opera, "L'Ere future et le Mouvement de l'Histoire", che
doveva apparire presso le edizioni "La Colombe" nel maggio del 1956.
"L'Era
futura" che io annunciavo approssimativamente per il 1957, è
effettivamente iniziata nel 1958 col ritorno al potere del generale De Gaulle.
Partendo dal 1958 come inizio della 4ª ed ultima fase del ciclo moderno, mi è
stato possibile stabilire una cronologia esatta, da una parte, del Ciclo
moderno, e, dall'altra, del Millennium, cronologia che può riassumersi come
segue:
I,
Cronologia del Millennio cristiano, o Milennium (310-1310)
Inizio:
verso il 310. Regno di Constantino.
Età
dell'Oro: 310-710. Si suddivide in due fasi, una romana e l'altra franca.
Età
dell'Argento: 710-1010. Più o meno l'era carolingia.
Età del
Bronzo: 1010-1210. apparizione della borghesia.
Età del
Ferro: 1210-1310. periodo popolare con suo apogeo sotto San Luigi.
Fine del
Milennium: il 13 maggio di 1310: Distruzione dell'ordine del Tempio ed inizio
del regno di Mammona[7].
II,
Cronologia del Ciclo moderno (durata: 720 anni).
Inizio: 13
maggio di 1310, sotto Filippo il Bello. 54 templari sono bruciati vivi a
Parigi.
Età
dell'Oro: 1310-1598, durata: 288 anni = 4 x 72.
Si suddivide
in due fasi:
a) da 1310
a 1453/54: periodo di transizione e Guerra dei 100 anni.
b) da 1453
a 1598: Rinascimento, Riforma e Guerre di Religione.
Età
dell'Argento: 1598-1814, durata: 216 anni = 3 x 72. Periodo aristocratico e
regno dei Borboni, finito con la Rivoluzione.
Età del
Bronzo o Età borghese: durata: 144 anni = 2 x 72. Periodo borghese e
capitalista finito con la quarta Repubblica (1814-1958).
Età del
Ferro: da 1958 al 2030, durata teorica: 72 anni. Età "popolare."
4x7,2=28,8
3x7,2=21,6
2x7,2=14,4
1x7,2=7,2
1958+28,8=1986+21,6=2008,4+14,4=2022,8+7,2=2030.
1958+7,2=1965,2+14,4=1979,6+21,6=2001,2+28,8=2030
Si possono
fare numerose osservazioni in merito alle due tavole sopra esposte. Eccone
alcune: in primo luogo, si può constatare che la metà esatta del Millennium,
cioè l'anno 810, corrisponde al regno di Carlo Magno (cioè ad una fase di
apogeo), e la stessa cosa succede nella metà del ciclo moderno, cioè nel 1670,
che appartiene al più bel periodo del regno del Re Sole, Luigi XIV. Anche la
metà dell'Età di Ferro del Millennium, il 1260, è sotto il regno di San Luigi,
il che è un'altra fase di apogeo. Dobbiamo, ancora una volta, citare René
Guénon, che dice (lettera del 29-3-1.938):
"non
bisogna dimenticare che ogni ciclo particolare implica forzosamente, nel suo
insieme, una fase ascensionale o crescente, seguita di una fase
discendente".
Applichiamo
ciò all'insieme del Ciclo Cristico che va dal 30 d.C. al 2030 d.C., nel quale
si integrano i due periodi menzionati, il Millennium (310-1310) ed il Ciclo
moderno (1310-2030). Si vede immediatamente che la metà del Ciclo Cristico
(l'anno 1030) corrisponde all'apogeo della Chiesa.
Questi
2000 anni della vita della Chiesa possono dividersi naturalmente in due
millenni successivi, uno di crescita o salita, e l'altro di decadenza. Ma
questo non è tutto. Ognuno di questi due millenni può suddividersi a sua volta
in sette fasi secondarie di 143 anni ciascuna, poiché 7 x 143 = 1001. Dall'anno
30 all'anno 1030 vi sono effettivamente compresi 1001 anni, ed anche dal 1030
al 2030. In questo modo, il Ciclo Cristico di 2000 anni appare come un doppio
settenario analogo, da un lato, a quello dei sette anni di abbondanza e sette
di siccità, e, dall'altro, all'insieme del Kalpa o ciclo di un mondo, il quale
implica, come è noto, sette Manvantara passati e sette Manvantara futuri.
Il fatto
che il Ciclo Cristico che viene a concludere l'attuale e settimo Manvantara sia
la metà esatta dell'intero kalpa ci permette di comprendere la frase di Cristo:
"Non sono venuto ad abolire la legge, bensì a compierla". Questo sia
detto per dimostrare il grossolano errore degli occultisti
"cristiani" che affermano imperativamente che "l'astrologia è
falsa dall'incarnazione del Verbo"; questi disgraziati non capiscono che
in questo modo definiscono Cristo come "Grande Anarchico
dell'Universo", il che è assurdo.
Ho
precedentemente afferamto che la durata del “Ciclo Cristico” sarebbe di 2000
anni. Si può arrivare a questa data, già proposta da alcuni Padri della Chiesa
e confermata dalla Profezia dei Papi (come da quella del Re del Mondo),
mediante un semplice ragionamento basato sulla Profezia evangelica relativa
alla Fine dei Tempi. Tale Profezia si realizzò già per la prima volta dopo 40
anni[8],
e 40 è il numero che indica la perfezione della penitenza; la realizzazione
finale, che sarà una nuova Pentecoste, dovrà allora avvenire 2000 anni (50 x 40
= 2000) dopo l'Ascensione, poiché 50, perfezione della ricompensa, è anche il
numero della Pentecoste.
Il Ciclo
Cristico si può allora tracciare in questo modo: 2000 = 50 x 40. Orbene, questi
cinquanta periodi "penitenziali" di 40 anni possono, tenendo conto
degli insegnamenti dell'Apocalisse, raggrupparsi in questo modo:
1) 7 periodi
di 40 anni = 280 anni, dal 30 al 380: il tempo delle persecuzioni.
2) 25
periodi di 40 anni = 1000 anni, dal 310 al 1310: il Milennium.
3) 18
periodi di 40 anni = 720 anni, dal 1310 al 2030: il Ciclo Moderno.
Troviamo
così di nuovo questi due cicli, il Milennium ed il Ciclo Moderno. Quanto a
quest’ultimo, si può facilmente osservare come esso rappresenti la terza fase
ternaria del ciclo di 2160 anni (o “Ciclo di Cesare”, che va dal 130 a.C. al
2030 d.C.), con il quale termina l'Età Oscura, e con essa il Manvantara. La
durata dell'Età Oscura, cioè 6480 anni, si divide naturalmente in 3 "Anni
Cosmici" di 2160 anni ciascuno, dei quali l'ultimo (che ho chiamato “Ciclo
di Cesare” perché tale è il nome che domina tutta la Storia dalla fondazione
dell'Impero Romano), si suddivide a sua volta in 3 cicli secondari di 720 anni
ciascuno: il primo, dal 130 a.C. al 590 d.C., è relativamente
"profetico" (la qual cosa è confermata dall'apparizione di Cristo[9]);
il secondo, dal 590 al 1310, è "sacerdotale", perché vede il trionfo
del Papato verso l'anno 1000; e infine il terzo, dal 1310 al 2030, è
"regale" o "dittatoriale", poiché ha visto il potere
temporale diventare onnipotente. Tale è dunque il Ciclo Moderno, dal 1310 al 2030,
che si integra perfettamente nell'insieme dei cicli cosmici.
Per
concludere questo breve riassunto della dottrina dei cicli, vorrei dimostrare,
mediante un esempio recente, l'attualità dei "Ritmi della Storia" che
scoprii già più di 50 anni fa. Desidero parlare specialmente del periodo
ciclico di 539 anni (o, arrotondando, di 540) che separa certi fatti storici
della vita di San Luigi ad analoghi fatti avvenuti nella vita di Luigi XVI.
Prolungando questo parallelismo fino ai nostri giorni, si scopre quanto segue:
Nel maggio
del 1429, Giovanna d'Arco, liberando Orléans, cambia il corso della storia[10].
539 anni più tardi, cioè nel maggio del 1968, uno studente, Cohn-Bendit, farà
la stessa cosa a Parigi; più tardi, nell’Irlanda del Nord, Bernadette Devlin,
soprannominata la "Giovanna d'Arco irlandese", solleva il paese
contro gli inglesi. Bernadette sarà fatta prigioniera nel 1970, cioè 540 anni
dopo Giovanna d'Arco, che fu arrestata a Compiège nel 1430.
Carlo VII
fu incoronato a Reims nel Luglio del 1429; 540 anni più tardi, il
"delfino" Georges Pompidou fu eletto presidente della Repubblica. Il
suo programma, la riconciliazione dei francesi, sarà uguale a quello di Carlo
VII.
Il 30
maggio del 1431, Giovanna d'Arco venne arsa viva a Rouen. 539 anni dopo, nel
1970, numerosi giovani si suicidarono dandosi fuoco. Peggio ancora, nella festa
di Tutti i Santi dello stesso anno 1970, 146 giovani morirono bruciati
nell'incendio di una discoteca. Precedentemente, a Praga, lo studente Jean
Pallach si diede fuoco per protestare contro l'invasione sovietica.
Per
concludere, ricorderò che non ci stiamo avvicinando alla "Fine del
Mondo", bensì alla "Fine di un Mondo", e questo avvenimento
presenterà un'importanza eccezionale nel senso che rappresenterà veramente il
"Centro dei Tempi" per quanto riguarda la totalità del Kalpa: e non è
casuale che proprio allora Cristo ritornerà allora in tutta la sua Gloria ed in
tutta la sua Potenza[11].
Traduzione
dallo spagnolo a cura di Talib
[1] Luc Benoist, "Retour
aux cycles" ("Études Traditionnelles", nº 421-422).
[2] A proposito della natura e
della funzione del Manu, vedasi René Guénon, “Il Re del Mondo”. Adelphi
(cap.II: Regalità e Pontificato. pag. 17). NdT
[3] Gli astronomi moderni
offrono cifre un poco differenti, e senza interesse per noi, poiché in questa
sede noi ci basiamo unicamente sui dati tradizionali.
[4] Si tenga presente che “le
parentele linguistiche e culturali tra i diversi gruppi etnici dei cosiddetti
‘popoli indoeuropei’ non devono far supporre l’esistenza di una comune razza
originaria, ma soltanto la presenza di elementi simili dovuti ad una comune
origine tradizionale” (Paolo Urizzi, “Regalità e Califfato”. In: “Perennia
Verba”, numero 6/7 pag. 19). Sugli indoeuropei, vedasi inoltre le opere di
Georges Dumezil, nonché il “Vocabolario delle istituzioni indoeuropee” del
Benveniste. NdT
[5] Come l'autore spiega nel
suo studio "La definizione di 'Ultimi Tempi' secondo la dottrina
tradizionale dei Cicli Cosmici", anch’esso da noi tradotto in lingua
italiana. NdT
[6] E che secondo il mito greco
perì sotto le mura di Troia. NdT
[7] Sulla figura dell'Ordine
del Tempio nell’opera di René Guénon, vedasi: http://www.mondimedievali.net/Cantosirene/Templari.htm. NdT
[8] Cioè quando il Tempio di
Gerusalemme venne distrutto dall'Imperatore Tito nel 70 d.C. NdT
[9] Si osservi anche come gli
anni che vedono la conclusione di questo ciclo coincidano col periodo della
nascita del Profeta Muhammad, che è appunto il “sigillo della Profezia”. NdT
[10] Su Santa Giovanna d'Arco e
sulla sua funzione, vedasi anche lo studio di Michel Vâlsan intitolato
“Giovanna D'Arco” (Edizioni All'Insegna del Veltro), che non sarebbe però privo
di imperfezioni. NdT
[11] Per quanto riguarda le
opere di Gaston Georgel, vedasi anche le recensioni scritte da Guénon e
pubblicate nella raccolta postuma “Forme Tradizionali e Cicli Cosmici”
(edizioni Mediterranee). NdT
grazie!
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