"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

domenica 15 giugno 2014

René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale - VI - Influenze spirituali ed eggregori

René Guénon
Iniziazione e realizzazione spirituale 

VI - Influenze spirituali ed eggregori

Recentemente siamo rimasti un po’ sorpresi leggendo, in una nota dedicata al nostro Aperçus sur l’Initiation, la frase seguente, presentata in modo tale che qualcuno potrebbe ritenerla come un riassunto di quel che noi stessi abbiamo detto in quel libro: «Certamente l’iniziazione non dispensa né dalla meditazione né dallo studio, però colloca l’adepto su di un piano particolare: lo mette in contatto con l’eggregoro di un’organizzazione iniziatica, esso stesso emanato dall’eggregoro supremo d’un’iniziazione universale, una e multiforme».
Non insisteremo sull’impiego abusivo fatto qui del termine «adepto», sebbene sia permesso stupirsene dopo che da parte nostra abbiamo espressamente denunciato tale abuso, spiegando il vero significato della parola; dall’iniziazione propriamente detta all’adeptato maggiore o anche minore la via è lunga... Ma la cosa più importante è questa: poiché nella nota in questione non si fa la minima allusione alla funzione delle influenze spirituali, ci è parso riconoscere in queste parole un grave equivoco, nel quale del resto anche altri possono esser caduti nonostante tutta la cura che abbiamo impiegato ad esporre le cose nel modo più chiaro possibile, per cui decisamente sembra sia ben difficile farsi capire con esattezza. Di conseguenza pensiamo che una messa a punto non sarà inutile; queste precisazioni, d’altronde, sono un logico complemento di quelle che, nei nostri ultimi articoli, abbiamo dato in risposta alle diverse domande rivolteci a proposito del ricollegamento iniziatico.
Innanzi tutto dobbiamo far rilevare che non abbiamo mai impiegato il termine «eggregoro» per definire quella che propriamente si può chiamare un’«entità collettiva», per la buona ragione che, in questa accezione, si tratta di un termine che non ha niente di tradizionale e rappresenta soltanto una delle numerose fantasie del moderno linguaggio occultista. Il primo ad impiegarlo in questo modo è stato Eliphas Levi e, se i nostri ricordi sono esatti, è sempre lui che, per giustificare tale significato, ne ha dato un’inverosimile etimologia latina facendolo derivare da grex, «gregge», quando invece il termine è prettamente greco e in realtà ha sempre e soltanto avuto il senso di «colui che veglia». È noto d’altronde che questo termine si trova nel Libro di Enoch, ove designa certe entità di carattere piuttosto enigmatico, ma che in ogni caso sembrano appartenere al «mondo intermedio»: ecco tutto ciò che hanno in comune con le entità collettive cui si è preteso applicare lo stesso nome. Queste ultime in effetti, sono essenzialmente d’ordine psichico, ed è soprattutto questo che determina la gravità dell’equivoco da noi segnalato, perché, a questo proposito, la frase che abbiamo rilevato ci appare in definitiva come un nuovo esempio di confusione tra psichico e spirituale.
Abbiamo parlato infatti di queste entità collettive, e pensiamo anche di aver sufficientemente precisato la loro funzione quando, a proposito di organizzazioni tradizionali, religiose o d’altro genere (appartenenti al dominio che può esser definito exoterico nel senso più esteso di questo termine, per distinguerlo dal dominio iniziatico), scrivevamo quanto segue: «Si può ritenere che ogni collettività possieda una forza d’ordine sottile costituita in qualche modo dagli apporti di tutti i suoi membri passati e presenti, forza sottile tanto più considerevole, e suscettibile di produrre effetti tanto più intensi, quanto più la collettività è d’antica data e composta di un gran numero di membri; è pertanto evidente che questa considerazione «quantitativa» implica trattarsi essenzialmente del dominio individuale, al di là del quale essa non ha evidentemente più alcuna ragione di intervenire»[1]. A questo proposito ricordiamo del resto che il collettivo, in tutto ciò che lo costituisce sia dal punto di vista psichico che corporeo, non è altro che una semplice estensione dell’individuale, e non ha dunque, in rapporto a questo, assolutamente niente di trascendente, contrariamente a quanto accade per le influenze spirituali che sono di tutt’altro ordine; cioè, per dirla nei termini abituali del simbolismo geometrico, non bisogna confondere il senso orizzontale con quello verticale. Questo ci conduce a rispondere, per inciso, ad un altro quesito che ci è stato posto, e che non è privo di contatti con quanto stiamo esaminando presentemente: sarebbe erroneo considerare come uno stato sopraindividuale quello risultante dall’identificazione con un’entità psichica collettiva, o con qualsiasi altra entità psichica; la partecipazione ad un qualsiasi livello ad una tale entità può, volendo, esser vista come una specie di «allargamento» dell’individualità, ma non corrisponde a niente di più. D’altronde, è unicamente per ottenere certi vantaggi d’ordine individuale che i membri di una collettività possono utilizzare la forza sottile di cui essa dispone, conformandosi alle regole stabilite a questo scopo dalla collettività in questione; e anche se, per ottenere questi vantaggi, si ha in sovrappiù l’intervento d’un’influenza spirituale, come succede in particolare per le collettività religiose, quest’influenza spirituale, che in tal caso non agisce nel dominio d’ordine sopraindividuale che le è proprio, dev’essere considerata come «discendente» nel dominio individuale, ove la sua azione si esercita per interposizione della forza collettiva su cui prende il suo punto d’appoggio. È per questo che la preghiera, coscientemente o no, si indirizza nel modo più immediato all’entità collettiva, ed è soltanto tramite quest’ultima ch’essa si rivolge anche all’influenza spirituale che attraverso ad essa agisce; le condizioni che l’organizzazione religiosa pone alla sua efficacia non possono infatti spiegarsi diversamente.
Il caso è completamente diverso se si parla di organizzazioni iniziatiche, per il fatto stesso che queste, e queste soltanto, hanno per scopo essenziale di andare al di là del dominio individuale, e che anche tutto ciò che in esse si riferisce più direttamente ad uno sviluppo dell’individualità, non rappresenta in definitiva se non uno stadio preliminare per giungere infine a superare i limiti di questa. Va da sé che anche queste organizzazioni comportano, come tutte le altre, un elemento psichico che può svolgere una determinata funzione effettiva, per esempio per costituire una «difesa» nei confronti del mondo esterno, e per proteggere i membri di tale organizzazione contro certi pericoli provenienti da esso, poiché è evidente che non sono mezzi d’ordine spirituale a poter dare risultati di questo genere, ma solo mezzi che siano in certo qual modo allo stesso livello di quelli a disposizione di questo mondo esterno: si tratta comunque di cose molto secondarie e del tutto contingenti, che non hanno niente a che vedere con l’iniziazione vera e propria. Quest’ultima è completamente indipendente dall’azione di qualsiasi forza psichica, in quanto consiste propriamente ed essenzialmente nella trasmissione diretta di un’influenza spirituale che deve produrre, in maniera immediata o differita, effetti che ugualmente rilevano dall’ordine spirituale, e non da un ordine inferiore come nel caso da noi precedentemente citato, per cui, nella fattispecie, non è più per il tramite di un elemento psichico ch’essa deve agire. Analogamente, non è in quanto semplice collettività che bisogna considerare un’organizzazione iniziatica, perché non è assolutamente questo carattere a determinare la possibilità di svolgere la funzione che ne costituisce la ragion d’essere: la collettività, essendo in definitiva soltanto una riunione d’individui, non può di per se stessa produrre niente che sia d’ordine sopraindividuale, il superiore non potendo in alcun modo procedere dall’inferiore; se il riallacciamento ad un’organizzazione iniziatica può avere effetti di questo genere, è dunque unicamente in quanto essa è depositaria di qualcosa che è appunto sopraindividuale e trascendente rispetto alla collettività, cioè di un’influenza spirituale di cui essa deve assicurare la conservazione e la trasmissione senza alcuna discontinuità. Il ricollegamento iniziatico non deve dunque esser concepito come ricollegamento ad un «eggregoro» o ad un’entità psichica collettiva, poiché in ogni caso questo ne rappresenta solo un aspetto del tutto accidentale, nel quale le organizzazioni iniziatiche non differiscono per niente da quelle exoteriche: ciò che costituisce essenzialmente la «catena», diciamolo ancora una volta, è la trasmissione ininterrotta dell’influenza spirituale attraverso le generazioni successive[2]. Del pari, il legame fra le diverse forme iniziatiche non è una semplice filiazione di «eggregori», come potrebbe far credere la frase che è stata punto di partenza di queste riflessioni; esso risulta in realtà dalla presenza, in tutte queste forme, d’una stessa influenza spirituale, una quanto all’essenza e quanto ai fini in vista dei quali agisce, se non quanto alle modalità secondo cui s’esercita la sua azione; ed è soltanto in questo modo che si stabilisce via via, ed a gradi diversi, una comunicazione, effettiva o virtuale secondo i casi, con il centro spirituale supremo.
Aggiungeremo a queste considerazioni un’altra osservazione, che, da questo punto di vista, ha anche la sua importanza: quando un’organizzazione iniziatica si trova in uno stato di degenerazione piuttosto accentuato, anche se l’influenza spirituale vi è sempre presente, la sua azione è necessariamente sminuita, ed allora, per contrapposto, le influenze psichiche possono agire in modo più apparente e talvolta quasi indipendente. Il limite è, a questo proposito, rappresentato dal caso d’una forma iniziatica che abbia cessato di esistere come tale, ed in cui l’influenza spirituale si sia quindi completamente ritirata: in essa sussistono le sole influenze psichiche allo stato di «residui», non solo nocivi, ma anche particolarmente pericolosi, come altrove abbiamo spiegato[3]. È sottinteso che fin quando l’iniziazione esiste realmente, sia pure ridotta ad essere puramente virtuale, le cose non possono arrivare a questo punto; ma non è men vero che una maggiore o minore preponderanza presa dalle influenza psichiche in una forma iniziatica, costituisce un segno sfavorevole quanto allo stato attuale di essa, il che mostra una volta di più a coloro che vorrebbero ridurre l’iniziazione stessa ad influenze di quest’ordine, quanto essi siano lontani dalla verità.



[1] Aperçus sur l’Initiation, cap. XXIV. 
[2] Dicendo «generazione» non prendiamo questo termine soltanto nel senso esteriore ed in certo qual modo «materiale», ma intendiamo soprattutto alludere, nel caso specifico, al carattere di «seconda nascita» inerente all’iniziazione. 
[3] Le Règne de la quantité et les signes des temps, cap. XXVII.

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