"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

giovedì 5 settembre 2019

Gian Giuseppe Filippi, Due volte nati, tre volte nati, mai nati. II/II

Gian Giuseppe Filippi
Due volte nati, tre volte nati, mai nati.
La dottrina vedāntica dell'immortalità
II

Come si diceva, l’iniziazione alla conoscenza dei testi vedici e dei rituali sacrificali (yajñakriyā), che segue il vedārambha, rappresenta il modello rituale a cui tutti gli altri riti d’iniziazione (dīkṣākriyā) dell’Induismo[1] si conformano, in riconoscimento della sua preminenza dovuta al fatto che essa è l’unica iniziazione descritta nei minimi dettagli nella śruti, ossia nel Veda

lunedì 2 settembre 2019

Gian Giuseppe Filippi, Due volte nati, tre volte nati, mai nati. I/II

Gian Giuseppe Filippi
Due volte nati, tre volte nati, mai nati.
La dottrina vedāntica dell'immortalità
I
In tutta l’India s’usa ripetere, in un sanscrito popolaresco, il motto che comincia con “Prathama guru tataḥ mātā”: invero, il primo guru è la madre.

mercoledì 21 agosto 2019

Lao-tze, Hua Hu Ching - III

Lao-tze
Hua Hu Ching - III

55
Le pratiche degli antichi maestri integrano scienza, arte, e personale sviluppo spirituale.
Mente, corpo e spirito partecipano in modo uniforme.

sabato 17 agosto 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 24. Lo stato spirituale dello Yogî: l’«Identità Suprema»

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

24. Lo stato spirituale dello Yogî: l’«Identità Suprema»

Per ciò che concerne lo stato dello Yogî, che, con la Conoscenza, è «liberato in vita» (jîvan-mukta) e ha realizzato l’«Identità Suprema», citeremo ancora Shankarâchârya;[1] quanto egli dice al riguardo, mostrando le possibilità più alte che l’essere può raggiungere, servirà allo stesso tempo da conclusione a questo studio.

lunedì 12 agosto 2019

Lao-tze, Hua Hu Ching - II

Lao-tze
Hua Hu Ching - II

28
Si è tentati di vedere i cieli vasti e luminosi come il corpo del Tao.
Sarebbe un errore, comunque.
Se si identifica il Tao con una forma particolare, non si potrà mai vederlo.

giovedì 8 agosto 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 23. Vidêha-mukti e jîvan-mukti

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

23. Vidêha-mukti e jîvan-mukti

La Liberazione, nell’ultimo caso di cui abbiamo parlato, è propriamente la liberazione fuori della forma corporea (vidêha-mukti), ottenuta al momento della morte in modo immediato, poiché la Conoscenza è già virtualmente perfetta prima della fine dell’esistenza terrena; deve essere dunque distinta dalla liberazione differita e graduale (krama-mukti), ma anche da quella ottenuta dallo Yogî già in questa vita (jîvan-mukti), in virtù della Conoscenza, non più soltanto virtuale e teorica, ma pienamente effettiva, tale cioè da realizzare veramente l’«Identità Suprema».

martedì 30 luglio 2019

Lao-tze, Hua Hu Ching - I

Lao-tze
Hua Hu Ching - I

1
Raggiungo la Via dell’Integrità e dell’unificazione con il grande e misterioso Tao.
I miei insegnamenti sono semplici, se si tenta di fare di loro una religione o una scienza, vi sfuggiranno.
Profondi ma semplici, contengono l'intera verità dell'universo.
Coloro che desiderano conoscere tutta la verità si rallegrano nel fare il lavoro e il servizio che viene loro.
Dopo averlo completato, avranno la gioia nel purificarsi e nel nutrirsi.
Dopo aver curato gli altri e se stessi, ritornate dal maestro per continuare l'istruzione.
Questo percorso semplice conduce alla pace, la virtù, e l’abbondanza.

mercoledì 24 luglio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 22. La liberazione finale

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

22. La liberazione finale

La «Liberazione» (Moksha o Mukti), vale a dire l’affrancamento definitivo dell’essere, il fine supremo al quale tende, di cui abbiamo ultimamente parlato, differisce assolutamente da tutti gli stati che tale essere ha potuto attraversare per pervenirvi; infatti, essa è l’ottenimento dello stato supremo e incondizionato, mentre tutti gli altri stati, anche se elevatissimi, sono sempre condizionati, ossia sottomessi a certe limitazioni che li definiscono, che li fanno essere ciò che sono, e che propriamente li costituiscono come stati determinati.

lunedì 15 luglio 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto VI/VI - Della Custodia della Mente

Detti e fatti dei Padri del deserto

Della Custodia della Mente

L'abate Sisoe diceva: «Rettifica le inclinazioni del tuo corpo e per il cuore non ti sarà richiesto nulla».

sabato 22 giugno 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 21. Il «viaggio divino» dell’essere in via di liberazione

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

21. Il «viaggio divino» dell’essere in via di liberazione

Il seguito del viaggio simbolico compiuto dall’essere nel suo processo di liberazione graduale, dall’estremità dell’arteria coronale (sushumnâ), che comunica costantemente con un raggio del Sole spirituale, fino alla sua ultima destinazione, si effettua seguendo la Via tracciata dal percorso di questo raggio in senso inverso (secondo la sua direzione riflessa) fino alla sua sorgente, che è appunto questa destinazione stessa.

mercoledì 12 giugno 2019

Devadatta Kīrtideva Aśvamitra, Alcune note riguardanti il prāna

Devadatta Kīrtideva Aśvamitra
Alcune note riguardanti il prāna

Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārājajī, in un suo memorabile upadeśa, produsse la seguente metafora: “Il nostro corpo è come una grande casa dalle porte e finestre aperte, attraverso cui entra il vento (vāyu o prāṇa); esso percorre le nostre stanze e corridoi, per poi uscire. Quando si trova fuori del corpo lo chiamiamo “vento”; quando, invece, sta circolando per il corpo, lo chiamiamo “il nostro vento”.

lunedì 3 giugno 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 20. L’arteria coronale e il «raggio solare»

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

20. L’arteria coronale e il «raggio solare»

Dobbiamo ora tornare a quel che avviene all’essere che, non ancora «liberato» al momento stesso della morte, deve percorrere una serie di gradi, rappresentati simbolicamente come tappe di un viaggio, e che sono altrettanti stati intermedi, non definitivi, che egli deve attraversare prima di giungere alla meta finale.

martedì 7 maggio 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto V/VI- Dell'Umiltà

Detti e fatti dei Padri del deserto

Dell'Umiltà

Un fratello interrogò un anziano: «Che devo fare, poiché la vanagloria mi attanaglia?». L'anziano gli rispose: «Hai ragione, perché sei tu che hai fatto il cielo e la terra» Il fratello, toccato dalla compunzione, disse: «Perdonami, non ho fatto nulla»

sabato 20 aprile 2019

D. K. Aśvamitra, Recensione a: Jean-Louis Gabin: L’idée que l’islam doit dominer la planète (italiano)

Devadatta Kīrtideva Aśvamitra
Recensione a: Jean-Louis Gabin: L’idée que l’islam doit dominer la planète
(Vers la Tradition, N° Hors-Série, Décembre 2016)


Sull’onda delle più recenti notizie di cronaca, ma partendo da una prospettiva intellettuale hindū, Jean-Louis Gabin ha scritto un prezioso volumetto che si eleva ben al di sopra delle contingenze storiche.

lunedì 15 aprile 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 19. Differenza delle condizioni postume secondo i gradi della Conoscenza

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

19. Differenza delle condizioni postume secondo i gradi della Conoscenza

«Finché è in questa condizione (ancora individuale, di cui si parlava), lo spirito (che, di conseguenza, è ancora jîvâtmâ) di chi ha praticato la meditazione (durante la sua vita, senza raggiungere il possesso effettivo degli stati superiori del suo essere) resta unito alla forma sottile (che può anche essere considerata come il prototipo formale dell’individualità, poiché la manifestazione sottile rappresenta uno stadio intermedio fra il non-manifestato e la manifestazione grossolana, e ha la funzione di principio immediato rispetto a quest’ultima); in questa forma sottile esso è associato alle facoltà vitali (nello stato di riassorbimento o di contrazione principiale descritto in precedenza)».

lunedì 8 aprile 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto IV/VI- "Fuge, tace, quiesce"

Detti e fatti dei Padri del deserto

"Fuge, tace, quiesce"

L'abate Pastor diceva: «Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio».

martedì 2 aprile 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 18. Il riassorbimento delle facoltà individuali

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

18. Il riassorbimento delle facoltà individuali

«Quando un uomo sta per morire, la parola, seguita dalle restanti dieci facoltà esterne (le cinque facoltà d’azione e le cinque di sensazione, manifestate esteriormente tramite gli organi corporei che vi corrispondono, ma non confuse con essi, poiché qui se ne separano),[1] è riassorbita nel senso interno (manas), poiché l’attività degli organi esteriori cessa prima di questa facoltà interiore (che è così la conclusione di tutte le altre facoltà individuali, come ne è il punto di partenza e l’origine comune).[2] 

sabato 30 marzo 2019

D. K. Aśvamitra, Religione e Dharma

Devadatta Kīrtideva Aśvamitra
Religione e Dharma*

Questa serie di brevi articoli si propone di esporre le idee delle Autorità hindū su alcuni concetti di base delle Tradizioni occidentali. Di solito il termine saṃskṛta[1] Dharma[2] è tradotto con la parola inglese “Religione”. Questo perché gli occidentali, dal loro primo arrivo in India, hanno stabilito l’equivalenza tra i due termini e dopo cinque secoli quell’uso è stato accettato anche dai rappresentanti dhārmika[3] dell’India. Ora dimostreremo che le due parole hanno significati diversi e quindi è sbagliato utilizzarle come sinonimi.

giovedì 28 marzo 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto III/VI - Dell'Orazione

Detti e fatti dei Padri del deserto

Dell'Orazione

Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poichè la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.

lunedì 25 marzo 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 17. L’evoluzione postuma dell’essere umano

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

17. L’evoluzione postuma dell’essere umano

Fin qui abbiamo esaminato la costituzione dell’essere umano e i differenti stati di cui è suscettibile finché sussiste come composto dei diversi elementi che abbiamo distinto in questa costituzione, vale a dire per tutta la durata della sua vita individuale. 

martedì 19 febbraio 2019

Gian Giuseppe Filippi, Recensione di: Svāmī Karpātrī, Symboles du monothéisme hindou: Le Liṅga et la Déesse.


Gian Giuseppe Filippi
Svāmī Karpātrī, Symboles du monothéisme hindou: Le Liṅga et la Déesse
Prefazione dello Jagadguru Śaṃkarācārya Svāmī Śrī Svarūpānanda Sarasvatī, trad. e cur. di Jean-Louis Gabin e Gianni Pellegrini, Paris, éd. du Cerf, 2013.

Questo paziente lavoro di critica e di traduzione nasce da una necessità di fare chiarezza. Il promotore di una tale impresa, il Dr. Gabin, ha avuto il merito e il coraggio di denunciare in un precedente libro (L’Hindouisme Traditionnel et l’interprétation d’Alain Daniélou, Paris, éd du Cerf, 2010) le spudorate falsificazioni di Daniélou nelle sue traduzioni degli scritti di Svāmī Karpātrī.

domenica 17 febbraio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 16. Rappresentazione simbolica di Âtmâ e delle sue condizioni mediante il monosillabo sacro Om

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

16. Rappresentazione simbolica di Âtmâ e delle sue condizioni mediante il monosillabo sacro Om

Il seguito della Mândûkya Upanishad riguarda la corrispondenza del monosillabo sacro Om e dei suoi elementi (mâtrâ) con Âtmâ e le sue condizioni (pâda); da una parte esso indica le ragioni simboliche di questa corrispondenza, e dall’altra gli effetti della meditazione incentrata sul simbolo e su ciò che esso rappresenta, vale a dire sull’Om e sull’Âtmâ, in cui il primo funge da «supporto» per ottenere la conoscenza del secondo. Daremo ora la traduzione di quest’ultima parte del testo; ma non ci sarà possibile corredarla di un commento esauriente, poiché ciò ci allontanerebbe troppo dal tema del presente studio.

sabato 9 febbraio 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto II/VI - Dell'Hesychia

Detti e fatti dei Padri del deserto

Dell'Hesychia

I sacerdoti della regione visitarono le celle dei monaci dei dintorni. Li abitava Pastor. L'abate Anub si presentò e gli disse: «Invitiamo questi sacerdoti ad accettare qui oggi i doni di Dio, preparando una agape». Pastor che era ritto in piedi stette lungo tempo così, senza rispondere. L'abate Anub si ritirò contristato. Quelli che erano seduti accanto a lui gli domandarono perché non avesse risposto. «Questo non mi riguarda», rispose loro, «perché sono già morto; un morto tace. Non consideratemi quindi come fossi tra voi».

giovedì 24 gennaio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 15. Lo stato incondizionato di Âtmâ

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

15. Lo stato incondizionato di Âtmâ

«Veglia, sogno, sonno profondo, e ciò che è oltre, sono i quattro stati di Âtmâ; il più grande (mahattara) è il Quarto (Turîya). Nei primi tre sta Brahma con uno dei Suoi piedi; nell’ultimo, ha tre piedi».[1]

martedì 22 gennaio 2019

Detti e fatti dei Padri del deserto I/VI - Di Dio


Detti e fatti dei Padri del deserto

Di Dio
«Se l'uomo non dice nel suo cuore: «Dio e io siamo soli al mondo", non avrà mai riposo», disse l'abate Alonio.

venerdì 18 gennaio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 14. Lo stato di sonno profondo o la condizione di Prâjna

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

14. Lo stato di sonno profondo o la condizione di Prâjna

«Quando l’essere che dorme non prova alcun desiderio e non è soggetto ad alcun sogno, il suo stato è quello di sonno profondo (sushupta-sthâna); colui (vale a dire Âtmâ stesso in questa condizione) che in questo stato è divenuto uno (senza alcuna distinzione o differenziazione),[1] che si è identificato con un insieme sintetico (unico e senza determinazione particolare) di Conoscenza integrale (Prajnâna-ghana),[2] che è (per penetrazione e assimilazione intima) pieno di Beatitudine (ânandamaya), che gode veramente di questa Beatitudine (Ânanda, quale dominio a lui proprio) e la cui bocca (lo strumento di conoscenza) è (unicamente) la Coscienza totale (Chit) stessa (senza intermediari o particolarizzazioni di alcun genere), costui è chiamato Prâjna (Colui che conosce al di fuori e di là da ogni condizione speciale): questa è la terza condizione».[3]

mercoledì 16 gennaio 2019

Śrī Śrī Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārājajī, Commento a Bhagavad Gītā, II.57-61

Śrī Śrī Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārājajī
Commento a Bhagavad Gītā, II.57-61[1]
Colui che è senza attaccamento, che non si rallegra quando ottiene il bene né si lamenta quando ottiene il male, è fermamente fissato nella perfetta conoscenza.Colui che è in grado di ritirare dagli oggetti dei sensi le sue facoltà di sensazione, come la tartaruga ritrae le sue membra nel guscio, deve essere considerato incrollabilmente stabilito nella conoscenza.

lunedì 14 gennaio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 13. Lo stato di sogno o la condizione di Taijasa

René Guénon
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

13. Lo stato di sogno o la condizione di Taijasa

«La seconda condizione è Taijasa (il “Luminoso” nome derivato da Têjas, che è la designazione dell’elemento igneo), la cui sede è nello stato di sogno (swapna-sthâna), che ha la conoscenza degli oggetti interni (mentali), ha sette membra e diciannove bocche, e ha per dominio il mondo della manifestazione sottile».[1]

sabato 12 gennaio 2019

Gian Giuseppe Filippi, Meditazione sul simbolo e Contemplazione dell’Assoluto

Gian Giuseppe Filippi
Meditazione sul simbolo e Contemplazione dell’Assoluto[1]

Su questo medesimo Sito (*) è già stato spiegato come il rinunciante che ha adottato la vita del saṃnyāsin paramhāṃsa[2] debba seguire la disciplina dell’ascolto (śrāvaṇa) delle Upaniṣad dalla bocca di un maestro e ponderare su di essa regolarmente e continuamente fino a raggiungere in questa vita l’immediata visione del Sé.

mercoledì 9 gennaio 2019

René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta - 12. Lo stato di veglia o la condizione di Vaishwânara

René Guénon 
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta

12. Lo stato di veglia o la condizione di Vaishwânara

«La prima condizione è Vaishwânara, la cui sede[1] è nello stato di veglia (jâgarita-sthâna), che ha la conoscenza degli oggetti esterni (sensibili), ha sette membra e diciannove bocche, e ha per dominio il mondo della manifestazione grossolana».[2]

lunedì 7 gennaio 2019

Gabriele Rossetti, Le prove iniziatiche della Divina Commedia

Gabriele Rossetti
Le prove iniziatiche della Divina Commedia

La divina commedia derivò dalla scienza occulta
 e ne contiene il misticismo

Abbastanza ci siam trattenuti alla porta della Iniziazione, per considerarne l’angelo portinajo, le chiavi misteriose, la piazione che prepara l’espiazione, i tre passi ascendenti del poeta, i tre colpi ch’ei si dà al petto, e le tante altre cose significanti che vano sarebbe il ripetere.