"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 8 ottobre 2014

Catechismo Dumfries n° 4


Catechismo Dumfries n° 4 (1710)

*da Patrick Negrier: Textes fondateurs de la tradition maçonnique.

Preghiera d’entrata
Imploriamo il Padre onnipotente di santità e la saggezza del glorioso Gesù per la grazia dello Spirito Santo, che sono tre persone in un principio divino, di essere con noi fin d’ora e che ci diano anche la grazia di governarci qui in basso in questa vita mortale in modo da farci pervenire al suo reame che non avrà mai fine. Amen. 

Prefazione
Buoni fratelli e compagni, il nostro proposito è di farvi sapere in quale maniera apparve questa eccellente scienza della Massoneria, come essa iniziò ed anche come fu sostenuta, favorita e coltivata dagli eroi più famosi e più validi sulla terra come re, principi ed ogni sorta di uomini intelligenti e di alto livello (lignaggio?); così come i doveri che incombono a tutti i massoni veri e qualificati, a cui è chiesto di osservarli con una fede certa e a consacrargli tutta la loro attenzione se vogliono essere ricompensati.

Giuramento
I doveri che ora noi vi ripetiamo, così come tutti gli altri doveri e segreti appartenenti per altro ai liberi muratori ed a chiunque sia stato ricevuto tra essi per curiosità, così come le deliberazioni di questa santa loggia adottati in camera o a casa, voi non dovrete divulgarle né rivelarle a fronte di alcun regalo, né pot-de-vin né ricompensa, o per favore, o affetto, in maniera diretta o indiretta, né per qualsiasi causa, così a vostro padre, madre, sorella, fratello, figlio, estraneo o altra persona. Che Dio vi venga in aiuto[1]!

Gli esordi della Massoneria
Vi sono sette arti liberali. 
La prima è l’arte dei numeri[2] che insegna le virtù intellettuali[3].
La seconda è la grammatica unita alla retorica, che insegnano l’eloquenza e come parlare in termini sottili.
La terza è la filosofia che è l’amore della saggezza grazie alla quale, con l’aiuto della regola dei contrari[4], si riconciliano i termini di una contraddizione, raddrizza le cose curve, e sbianca le nere.
La quarta è la musica che insegna a cantare e a suonare l’arpa e l’organo così come ogni sorta di strumento musicale. Bisogna aver presente che quest’arte non ha né mezzo né fine.
La quinta è la logica che permette di discernere il vero dal falso e serve da guida ai giudici e agli uomini di legge.
La sesta è la geometria che insegna a misurare i cieli materiali e tutte le dimensioni della terra e di ciò che essa contiene.
La settima e ultima è la scienza dell’astronomia e d’astrologia che insegnano a conoscere la corsa del sole, della luna e delle stelle che ornano i cieli.
Le sette arti nel loro insieme si fondano sulla geometria, ciò ci permette di dedurre che è l’arte più eccellente in quanto sostiene tutte le altre.
In effetti non vi è uomo che lavori in qualche mestiere che non utilizzi in qualche maniera la geometria, perché essa serve a pesare e a misurare ogni cosa sulla terra, in particolare ai lavoratori e coltivatori del suolo (in ciò che concerne) le granaglie e le semenze, il vino e i fiori, piante e altro. In effetti al di fuori della geometria, nessuna delle altre (arti) permette agli uomini di misurare.
Come quest’arte iniziò, io andrò a dirvelo. Prima del diluvio di Noé, vi era un uomo chiamato Lamach (o Lamech) che aveva due spose. Una era Adah e detta Adah mise al mondo due figli, l’anziano Jabell e l’altro Jubal. L’altra sposa ebbe un figlio chiamato Tubalcain e una figlia chiamata Naamah. Questi figli inventarono tutte le arti e mestieri nel mondo. Jabel era l’anziano e inventò la geometria; egli sorvegliava i greggi di montoni che ebbero nei campi degli agnelli per i quali costruì dei ripari di pietra e di legno come potete vedere al quarto capitolo della Genesi.
Suo fratello Jubal inventò l’arte della musica vocale e strumentale, e il terzo fratello inventò il lavoro del forgiatore (di metallo) quali (arain) il bronzo, il ferro. E loro sorella inventò l’arte della tessitura e del fuso e della canocchia.
Questi figli sapevano che Dio voleva vendicarsi sulla terra del peccato con il fuoco o con l’acqua. Tuttavia essi erano, a beneficio della posterità, più interessati nel preferire alle proprie vite l’arte che avevano inventato. Ecco perché incisero l’arte che avevano inventato su due pilastri di pietra in maniera che questo favorisse il ritrovamento dopo il diluvio. Uno era in pietra chiamata marmo, che non può essere consumata dal fuoco; l’altro monumento era in mattone, che non può dissolversi nell’acqua[5].
Poi dopo il diluvio, il grande Hermorian, figlio di Cush, il quale Cush era figlio di Ham, il secondo figlio di Noé, Hermorian fu dopo questo chiamato il padre della saggezza[6] a causa di questi pilastri che trovò dopo il diluvio con le arti scritte sopra. Egli le insegnò al momento della costruzione della torre di Babilonia. Là lo si chiamo Nimrod o potente davanti al Signore. Nimrod professò la massoneria su desiderio del re di Ninive suo cugino. Detto Nimrod fece dei massoni e li raccomandò al signore del paese perché essi costruissero ogni sorta di edificio allora di moda; egli insegno loro dei segni e delle marche in modo che potessero riconoscersi l’un l’altro in mezzo al resto dell’umanità sulla terra.

Dovere
In primo luogo che essi si amassero l’un l’altro e servendo il Signore del Cielo con un cuore vero e sincero per prevenire la vendetta futura, e che essi siano onesti, integri e leali verso il signore che li impiega, in modo che detto Nimrod possa trarre rispetto e onore per averli inviati.
Che non vi sia tra essi né frode, né intrigo, né divisione, né dissimulazione né malintendimento, né qualsiasi discordia senza che Dio li renda muti come precedentemente quando confuse il loro linguaggio a causa della loro presunzione[7]. Era la prima volta che dei massoni si curavano del loro mestiere.
In seguito Abraham e Sarah sua sposa vennero in Egitto. È là che egli insegnò le sette arti[8] agli egiziani, e che ebbe un eccellente allievo che si rivelò come la gloria di questo tempo. Il suo nome era Euclide[9]. Questo giovane uomo diede prova del suo talento così bene che sorpassò tutti gli artisti della terra.
Abraham si congiunse al suo soggetto perché era un gran maestro, annunciava tutti gli avvenimenti futuri alla moltitudine irriflessiva.
Avvenne in questo tempo che i signori e i grandi di questo paese ebbero numerosi figli dal legame con altre spose e donne del reame, perché l’Egitto era allora una contea opulenta, ma non vi era a sufficienza di cui vivere per i figli. Ecco perché i grandi del paese s’inquietarono gravemente della maniera di procurare il necessario ai figli.
Il re del paese convocò un’assemblea per deliberare sulla maniera per poter venir incontro ai loro bisogni. Ma essi non trovarono altra soluzione alla questione che proclamare attraverso tutto il paese: se qualcuno potesse far conoscere un mezzo per piazzare i loro giovani figli, sarebbe stato ricompensato per la sua pena ed il suo sforzo.
Dopo questa ordinanza o proclamazione, venne l’eccellente dottore Euclide che disse al re e ai suoi signori: se voi mi darete i vostri figli affinché io li diriga e li istruisca come dei gentiluomini dovranno essere istruiti, accordate a loro e a me del denaro sufficiente affinché io possa governarli e istruirli,  conformemente alla loro qualità, e che io possa dar loro degli ordini secondo le necessità dell’arte. Il re accordò questo e sigillo questo (accordo) con una carta. Allora l’eccellente sacerdote Euclide prese (con lui) i figli dei signori e gli insegnò secondo la scienza della geometria a operare in ogni sorta di eccellente lavoro in pietra.: templi, chiese, chiostri, città, castelli, piramidi[10], torri e tutti gli altri eccellenti edifici in pietra. Egli li costituì in Ordine[11], gli insegnò a riconoscersi l’un l’altro senza errore[12], e confermò per essi gli usi di Nimrod, vale a dire che si dovessero amare veramente l’un l’altro, che guardassero la legge di Dio scritta sui loro cuori. Essi dovevano anche essere fedeli al re del reame, e soprattutto guardare i segreti della loggia e i segreti d’altri. Essi dovevano anche chiamarsi l’un l’altro compagno, ed eliminare ogni altro nome vile. Essi dovevano comportarsi come uomini d’arte e non come dei villani incolti. Essi dovevano eleggere il più saggio tra essi alfine che fosse il loro maestro e che supervisionasse il loro lavoro. Essi non dovevano tradire la loro carica né per motivi affettivi né per attrazione di un guadagno, e non dovevano designare come maestro d’opera una persona che mancasse d’intelligenza, in modo che il mestiere non fosse diffamato. Essi dovevano chiamare il governatore dell’opera, maestro per tutto il tempo che lavoravano con lui.
Il suddetto Euclide scrisse per essi un libro di costituzioni[13], e gli fece giurare il più grande giuramento in corso tra gli uomini di quel tempo, ovvero di osservare fedelmente tutte le istruzioni contenute nelle costituzioni della massoneria. Egli diede l’ordine di pagarli convenientemente in modo che essi potessero vivere come uomini d’arte e di scienza.  Gli ordinò anche di riunirsi essi stessi insieme e di deliberare sui soggetti rilevanti il mestiere e dell’arte della geometria; ma di non associarsi con chi non è debitamente qualificato e regolarmente creato in una vera loggia. Essi devono tenersi lontani da ogni disordine, senza che Dio introduca tra essi una seconda confusione che si rivelasse peggiore della prima[14]. Dopo questo l’eccellente sacerdote Euclide inventò molte cose rare[15], e compì meravigliosi exploit perché non vi era nulla di troppo duro per lui nelle sette arti liberali grazie alle quali egli fece del popolo d’Egitto il popolo più saggio della terra.
In seguito i figli d’Israele penetrarono nella terra promessa che si chiama ora tra le nazioni il paese di Gerusalemme. Là re Davide cominciò il tempio di Gerusalemme che da loro è chiamato il tempio di Diana[16]. Davide amò e curò molto i massoni: gli accordò dei buoni pegni e gli diede il dovere seguente: essi dovevano rispettare i dieci comandamenti che erano stati scritti dal dito di Dio, incisi nella pietra o su delle tavole di marmo, e rimesse a Mosé sulla santa montagna del Sinai[17], e questo con una solennità celeste poiché miriadi d’angeli con carri di fuochi li accompagnavano (ciò che prova che la scultura su pietra è d’istituzione divina). Con molte altre cose egli confidò un dovere conforme a colui che aveva ricevuto fuori dall’Egitto dal famoso Euclide, così altri doveri dei quali ascolterete parlare più tardi.
Su questo, Davide pagò il debito in natura[18], e suo figlio Salomone terminò il Tempio che suo padre aveva cominciato. Diversi massoni da più paesi si riunirono insieme[19] così che furono ottantamila fra i quali trecento tra essi furono qualificati e promossi sorveglianti d’opera. Vi fu un re di Tiro chiamato Hiram che amò molto Salomone, e che diede a Salomone del legno per la sua opera In oltre gli inviò un artista che era lo spirito della saggezza. Sua madre era della tribù di Nephtali, e suo padre era un uomo di Tiro. Il suo nome era Hiram. Il mondo non aveva mai prodotto uomo come lui fino a quel giorno.
Era un maestro massone con un sapere  e una generosità perfetta. Egli era maestro massone di tutti gli edifici e dei costruttori del tempio, e il maestro di tutte le opere incise e cesellate che si trovavano nel tempio, così come è scritto nei capitoli 6 e 7 del primo libro dei Re.
Salomone confermò a sua volta i doveri e gli usi che suo padre Davide aveva dato ai massoni, e l’eccellente mestiere della massoneria si consolidò  nella contrada di Gerusalemme, in Palestina, e in numerosi altri reami.
Alcuni artigiani si portarono a piedi lontano per istruirsi ancor più nell’arte.
Alcuni erano qualificati per istruire altri, e illuminare gli ignoranti, così bene che il (mestiere) cominciò ad apparire splendido e glorioso, in particolare a Gerusalemme e in Egitto. È alla stessa epoca che il curioso (?) massone Minus Greenatis[20] altrimenti detto Green, che aveva partecipato alla costruzione del tempio di Salomone, venne nel reame di Francia e insegnò l’arte della massoneria ai figli dell’arte in questo paese. Ci fu in Francia un membro di lignaggio reale chiamato Carlo Martello[21] che amò Minus Greenatus al di là di ogni espressione a causa del suo giuramento nell’arte della massoneria.
Il suddetto Martello adottò gli usi dei massoni[22] e in seguito fuggì (?) dal proprio reame - perché sembrava non fosse francese - e là fece venire da lui numerosi massoni coraggiosi, gli accordò dei buoni pegni, li ripartì in gradi[23] che Greenatus gli aveva insegnato, gli confermò una carta e gli ordinò di riunirsi frequentemente alfine che potessero conservare una buona  coesione senza divisioni. È così che penetro il mestiere in Francia.
L’Inghilterra durante tutto questo tempo senza massoni fino all’epoca di Sant Albano. In questo tempo il Re d’Inghilterra era un pagano, e costruì la città che si chiamò in seguito Sant Albano. Al tempo d’Albano, vi fu un uomo eccellente che era intendente in capo del re, e che deteneva il governo del reame. Egli assunse dei massoni per costruire i baluardi di Sant Albano e fece massoni i suoi principali compagni. Aumentò di un terzo la loro paga in rapporto a ciò che sai faceva prima, gli accordò tre ore ciascun giorno per ricreazione in modo che il loro impegno non apparisse penoso, e alfine di non vivere come schiavi ma come gentiluomini d’arte e di scienza. Prescrisse loro un certo giorno dell’anno al mese di giugno[24] affinché si riunissero e facessero una festa in vista del mantenimento l’unità tra loro. Fuori da questo giorno dedicato a san Giovanni, essi dovevano alzare i loro stendardi[25] reali con i nomi e i titoli di tutti i re e principi che erano entrati nella loro società[26],  e anche le armi dei massoni[27] con le armi del Tempio di Gerusalemme e di tutti i monumenti famosi del mondo[28]. Tutte queste franchigia permisero a detto uomo nobile di trattare con il re, e gli procurò una carta che gli conserva per sempre lo stesso stato.
D’altra parte essi recarono la divisa in lettere d’oro posta in campo rosso con sabbia e argento: Invia  virtuti via nulla[29].
Dopo questo grandi guerre seguirono in Inghilterra; così la Regola della Casa[30] fu lasciata da parte fini al regno di Atelstano, che fu un buon re d’Inghilterra e portò la pace nel paese. Egli costruì molte eccellenti e sontuosi edifici come abbazie, chiese, chiostri di conventi, castelli, torri, fortezze, baluardi, così come altri monumenti notabili. Egli si mostrò un fratello affezionato verso tutti i massoni qualificati. In oltre ebbe un figlio il cui nome fu Edwin[31]. Questo Edwin amò molto i massoni che non potevano più mangiare né bere al di fuori della compagnia. Era uno spirito coraggioso e generoso, penetrato dell’arte e della pratica. Egli preferiva conversare con i massoni piuttosto che con i cortigiani della Corte del padre. Egli preferiva andare a trovare i massoni per mangiare con essi e apprendere da essi la loro arte, ed entrò lui stesso nell’Ordine. Egli uni assieme i maestri della fraternità della squadra d’oro e dei compassi d’argento a punta d’oro, dei perpendicoli, dei filo a piombo d’oro puro, delle cazzuole d’argento e tutti gli altri strumenti del mestiere. Gli procurò in oltre la carta di suo padre e gli raccomandò di tenere ciascun anno una assemblea di massoni in cui ciascun massone sarebbe stato obbligato di rendere conto della propria abilità e della sua pratica. E a queste riunioni egli gli prescrisse nuovi metodi di segreto[32] e gli insegnò i buoni usi conformi alle regole di Euclide, d’Hiram, e di altri famosi maestri. E quando una frode era commessa nel mestiere, infliggeva una giusta punizione al colpevole. Egli si applicò a combattere il vizio e incoraggiare pubblicamente la virtù.
Dopo venne a York[33] e là fece dei massoni, gli diede il loro dovere, egli insegnò gli usi della massoneria.  Scrisse il libro delle costituzioni, e ordinò che la regola fosse preservata per sempre. Fece delle ordinanze secondo le quali il mestiere doveva essere regolato da regno a regno come fu allora stabilito e ordinato dai più rispettabili di questa assemblea. In più fece un proclama secondo il quale tutti i massoni avendo dei certificati o delle testimonianze scritte dei loro viaggi[34], della loro abilità e della loro pratica[35], doveva presentarli per provare la loro arte ed la loro condotta passata. Se ne trovano alcuni in ebraico, alcuni in greco, in latino, in caldeo, in siriaco, in slavo, in inglese così come in altre lingue[36], e l’oggetto era identico. Su ciò il famoso Edwin gli rimise in memoria la confusione (che aveva seguito) al momento della costruzione della torre di Nimrod[37],  e che se essi desiderassero che Dio li facesse prosperare, essi e le loro azioni, essi non dovessero essere più tentati per non aspirare all’idolatria, ma sinceramente onorare r adorare il grande architetto del cielo e della terra, fontana e sorgente di tutte le bontà, (egli) che ha costruito la sua struttura partendo dal niente, ne ha gettato le fondamenta sulle acque profonde, e diede l’ordine al mare di non andare più lontano, il grande ospite del cielo e della terra, l’unico protettore dell’uomo e delle bestie (Salmo, 36, 6-7), che governa il sole, la luna e le stelle. Egli consigliò loro di mettere in evidenza la sua onnipotenza ad aiuto del compasso della loro intelligenza alfine che essi abbiano ripugnanza ad offenderlo.
Inculcò al loro spirito molte altre sentenze divine, e comandò di fare un libro sulla maniera in cui il mestiere fu inventato all’origine, con l’ordine di leggerlo quando si sarebbe fatto un massone (se in seguito essi dovevano perdersi, essi non avrebbero alcuna scusa per evitare la loro penitenza), e di dargli il suo dovere come lo prescrive detto libro. A partire da questo tempo i massoni dovevano osservare questa cerimonia e questi ordini fintanto che gli uomini potessero essere maestri. In più a delle assemblee particolari, sul consiglio dei maestri e dei compagni, si aggiunsero progressivamente diversi doveri relativi al loro dovere e al loro comportamento su ciascun punto particolare della massoneria.

Il dovere
Ogni uomo che è massone o che entra nella loro associazione per elargire e soddisfare la sua curiosità deve guardare al seguente dovere. Se uno di voi è colpevole di un mancamento seguente, guardate di pentirvi e di correggervi rapidamente, perché voi troverete che è una dura cosa cadere tra le mani di nostro Dio corrucciato;  e più particolarmente voi che siete sotto l’imperio della vostra promessa, abbiate cura di osservare il giuramento e la promessa che voi fate in presenza di Dio onnipotente. Non pensate di poter usare una restrizione mentale o equivoco, perché su ciascuna parola che voi proferite durante tutta la durata della vostra ricezione è un giuramento, e Dio vi esaminerà secondo la purezza del vostro cuore e la pulizia delle vostre mani. È un utensile dalla lama affilata con cui voi giocate, fate attenzione a non ferirvi. Noi vi raccomandiamo di non perdere la vostra salvezza per qualche apparente soddisfazione.

Primo articolo - In primo luogo voi servirete il vero Dio e osserverete attentamente i suoi precetti generali, in particolare i dieci comandamenti dati a Mosé sul monte Sinai, come li trovate esposti interamente sul pavimento del Tempio[38].

Secondo articolo - Voi sarete fedeli e assidui alla santa Chiesa cattolica e fuggirete ogni eresia, scisma o errore che vi verranno a conoscenza.

Terzo articolo - Voi sarete fedeli verso la loggia e osserverete ogni segreto che la concerne.

Quarto articolo - Voi sarete fedeli al re legittimo del reame, e pregherete per la sua salute in tutte le occasioni che si presenteranno quando voi pregherete per voi stesse, e non prenderete parte ad alcun disegno di tradimento contro la sua persona ed il suo governo.

Quinto articolo - Voi vi mostrerete amanti e leali l’uno verso l’altro, e agirete verso il vostro prossimo o vostro compagno così come vorreste che essi si comportino con voi.

Sesto articolo - Voi sarete in buoni e leali rapporti con tutti quei maestri e compagni di massoneria che voi sapete essere entrati secondo le regole dell’Ordine. Voi osserverete i suoi segreti; vi opporrete con tutte le vostre forze a ciò che gli porta pregiudizio, e voi curerete il loro onore e il loro credito.

Settimo articolo - Che ogni massone dimori in una vera loggia, nella camera o a casa per parlare e giudicare cose relative all’onestà e alla condotta morale, là dove essi potranno rinfrescare la memoria al soggetto degli scomparsi eminenti.

Ottavo articolo - Siate sinceri e onesti verso il signore o vostro datore di lavoro. Compite fedelmente la sua opera. Preservate il suo profitto e il suo vantaggio per quanto potrete. Non frodate contro di lui su qualsiasi punto, in modo che egli non possa avere alcuna ragione di reclamo, e voi ne trarrete onore.

Nono articolo - Voi chiamerete «massone» il vostro compagno e vostro il vostro fratello, e non chiamatelo con un nome irrispettoso perché questo potrebbe sollevare discordie, divisioni e di animosità che potrebbero provocare scandalo.

Decimo articolo - Non permettete ad alcun maestro o compagno di commettere adulterio o di fornicare, per scelleratezza o per empietà, con la sposa, la figlia o la domestica di un altro compagno.

Undicesimo articolo - Abbiate grande cura nel pagare fedelmente e onestamente il vostro pensionamento,  oppure il mangiare, il bere, la pulizia e alloggio, (quando passate davanti all’uffizio)?.

Dodicesimo articolo - Fate attenzione, là dove alloggiate, che nessuna villania sia commessa cosicché il mestiere ne possa essere diffamato.

Tredicesimo articolo - Abbiate una cura religiosa nell’osservare il giorno di riposo astenendovi da ogni opera o malvagio lavoro, e consacrate questo giorno allo studio e impiegandolo al servizio e alla ricerca del vero Dio, così ad impedire alle vostre facoltà della vostra anima di vagabondare appresso le vanità di questo mondo. Pregate affinché Dio santifichi il vostro desiderio, la vostra comprensione, la vostra memoria, la vostra ragione e le vostre inclinazioni.

Quattordicesimo articolo - Occupatevi personalmente, secondo il vostro talento e i vostri mezzi, di confortare il povero. Non lasciate che la vostra prudenza sostituisca la vostra carità pensando che questo o quello sia indegno o che non sia nel bisogno. Al contrario non lasciatevi scappare nessuna opportunità perché è per l’amore di Dio e per obbedire al suo comandamento che voi fate un dono.

Quindicesimo articolo - Visitate i malati, confortateli, pregate per essi e non lasciateli nell’indigenza. È in vostro potere di aiutarli; se Dio li richiama qui in basso, restate là e assistete ai loro famigliari. 

Sedicesimo articolo - Siate affabili e buoni verso tutti e più specialmente verso le vedove e gli orfani; prendete risolutamente la loro difesa, proteggete il loro interesse,  alleviate i loro bisogni: come del pane gettato indifferentemente sulla superficie d’acqua, però grazie alla benedizione speciale del cielo un giorno questo vi sarà reso con interesse settuplicato, e vi assicurerà un capitale nell’altro mondo.

Diciassettesimo articolo - Non bevete in tutte le occasione fino all’ebbrezza, perché è un’offesa a Dio, e perché sarete nella condizione di rivelare i segreti della Loggia ed anche spergiurare.

Diciottesimo articolo - Voi vi asterrete da ogni divertimento scandaloso e profano, dai giochi d’azzardo o da qualsiasi altro gioco distruttore.

Diciannovesimo articolo - Voi eviterete ogni linguaggio lascivo ed ogni linguaggio, postura o gesto osceno, perché tutto questo non fa che piacere al demone ed incoraggiare la concupiscenza.
Sono questi i doveri generali ai quali ogni massone deve attenersi, che sia maestro o compagno. È assolutamente raccomandato che questi li conservino gelosamente nel loro cuore, nel loro desiderio e nelle loro inclinazioni. Facendo così, essi si renderanno essi stessi reputati agli occhi delle generazioni future; Dio benedirà i loro discendenti, e darà loro un buon talento e li porrà in impieghi gradevoli.

 doveri che competono ai maestri e ai compagni sono i seguenti.
Il primo è che nessun compagno prenda lavoro da un signore o da un altro datore di lavoro se non sarà capace di terminarlo, in modo che il mestiere non né abbia disonore, e che il signore o il datore di lavoro non ne sia ingannato, ma al contrario lealmente servito per ciò che ha finanziato.
Se un massone si è caricato di un lavoro dove si trova essere un maestro d’opera, non sarà escluso se è capace di finirlo.
Nessun maestro né compagno prenderà un apprendista per una durata inferiore a sette anni, e l’apprendista dovrà avere l’uso dei suoi membri e avere un buon respiro.
Nessun maestro né compagno riceverà denaro prima di avere messo mano all’opera, senza il consenso della Loggia.
Nessun maestro né compagno si potrà permettere di creare un massone in assenza di cinque o sei al meno dei suoi compagni debitamente giurati.
Nessun maestro né compagno metterà mano all’opera di un signore, (che era alla giornata)?
Nessun maestro né compagno darà salario ai suoi compagni se questi non lo merita, in modo che il datore di lavoro non sia abusato dall’opera di ignoranti.
Nessun compagno calunnierà un altro alle spalle, perché potrebbe fargli perdere rinomanza e i suoi beni temporali.
Nessun compagno, che sia in Loggia o all’esterno, risponderà al suo compagno in maniera irrispettosa.
Nessuno entrerà di notte nella città dove vi sia una Loggia di compagni senza la scorta di un compagno, che provi che egli è un uomo onesto o conosciuto come tale.
Così ogni maestro o compagno andrà all’assemblea della prima convocazione se si tiene  al massimo di cinque miglia[39] da lui, egli risiederà a spese dei suoi compagni o del suo maestro.
Ogni maestro (o compagno) pregherà per il suo superiore e avrà per lui venerazione.
Ogni maestro e compagno che avranno commesso un reato si sottometterà alla decisione che il suo maestro e i suoi compagni prenderanno  secondo il rapporto rimesso a soggetto. E se (la causa) non può essere fermata altrimenti, si dovrà riferirne all’assemblea.
Nessun maestro massone fabbricherà un modello, di squadra o di regolo per un massone posatore o un massone formato sul posto.
Nessun maestro, che sia in Loggia o all’estremo, apporrà una marca[40] incisa nella pietra o altro se non l’ha lui stessa lavorata.
Così ogni massone riceverà dei massoni stranieri avendo cura di distribuirli nei paesi in funzione dei bisogni. Egli li metterà al lavoro conformemente alla regola vale a dire: se essi hanno un modello (modulo, diploma?) lasciate loro almeno due settimane poi dategli il loro contratto di assunzione. Se non l’hanno, lasciatelo ristorare dandogli di che bere e mangiare per arrivare alla prossima loggia.
Nessuno nell’Ordine si terrà in agguato per vedere se un altro si sbagli nelle parole e nei suoi passi[41]; Al contrario quest’ultimo prova che è un membro dell’ordine, allora siete obbligati a dargli l’abbraccio e d’aver lui le cure in uso nel mestiere.
Ogni massone sarà onesto nel suo lavoro, che sia a contratto o a giornata, essi lo compieranno lealmente in modo da poter ricevere il loro guadagno come previsto.
Nessuna Loggia o gruppo di massoni comunicheranno il segreto reale[42] a qualcuno in maniera inopinata; ma dopo una lunga deliberazione, lasciatelo prima di tutto apprendere le domande a memoria, poi i suoi simboli[43], e in seguito faccia come la Loggia pensa che debba fare.

Il dovere dell’apprendista
In primo luogo che sia sincero verso Dio, la Santa Chiesa cattolica, il Re, ed il maestro che servirà. In oltre non criticherà, né si opporrà al suo maestro o ai beni del suo maestro, non si assenterà dal loro servizio, e non si allontanerà da essi per correre per il proprio piacere, di giorno o di notte, senza permesso. Non commetterà né adulterio né fornicazione, sia dentro o fuori dalla Loggia, con la figlia, la domestica o un’altra femmina del maestro. Richiederà per tutte le cose i consigli che dentro o fuori alla Loggia fuori dalla camera o da casa, gli hanno dato un compagno, un maestro o un uomo libero. Non gli opporrà un argomento in vista di disubbidirgli. Non rivelerà alcun segreto che potrebbe sollevare un conflitto tra i massoni, compagni o apprendisti, ma si comporterà con rispetto allo sguardo di tutti i liberi muratori, (in modo da poter elevare i suoi fratelli agli occhi del suo maestro)? Non giocherà a carte, né ai dadi, né ad altri giochi sleali. Non frequenterà taverne ne ristoranti per sprecare denaro del suo maestro senza il suo permesso. Non deruberà né sottrarrà beni a nessuno, né porzione durante il suo apprendistato, ma dovrà guardassi da queste cose meglio che può, e informarne il suo maestro o qualche altro massone se possibile con la diligenza richiesta.

Domande e risposte
D.     Chi siete voi?
R.      Sono un uomo.

D.     Come posso saperlo?
R.      Da tutti i veri segni della prima parte della mia entrata[44]. Io ascolterò e nasconderò[45].

D.     Non dovete fare niente di più?
R.      Si, ma io sono stato generato da un uomo, sono nato da una donna, e in oltre ho re sovrani e principi potenti per fratelli.[46]

D.     In quale Loggia siete entrato?
R.      In una vera Loggia di San Giovanni.

D.     Dove deve tenersi una Loggia?
R.      Sulla cima di una montagna o in mezzo ad un marécage (palude, valle), là dove non si sente più il canto di n gallo né abbaiare un cane.

D.     Qual’è l’altezza della vostra Loggia?
R.      Innumerevoli pollici e spanne.

D.     Quanto innumerevoli?
R.      È la (misura?) del cielo e del firmamento stellato[47].

D.     Quanti pilastri vi sono nella vostra Loggia?
R.      Tre.

D.     Quali sono?
R.      La squadra, il Compasso e la Bibbia.

D.     Dove si trova la chiave della vostra Loggia?
R.      In una scatola d’osso ricoperta da un vello ruvido.

D.     Datemi (l’esplicazione) dettagliata della vostra scatola.
R.      La mia testa è la scatola, i miei denti sono le ossa, i miei capelli sono il vello, la mia lingua è la chiave.

D.     Come siete stato introdotto?
R.      In maniera vergognosa con una corda intorno al collo.

D.     In quale posizione eravate quando siete stato ricevuto?
R.      Io non ero né assiso né in piedi, non correvo né camminavo; ero inginocchiato sul ginocchio sinistro.

D.     Perché avevate una corda intorno al collo?
R.      Per appendermi nel caso io tradissi la confidenza posta in me.

D.     Perché vi siete inginocchiato sul ginocchio sinistro?
R.      Perché dovevo essere in una posizione molto umile per ricevere il segreto reale.

D.     A quali obblighi siete impegnati?
R.      Un grande giuramento.

D.     Quale punizione si infligge a coloro che rivelano il segreto?
R.      Essi devono da vivi avere il cuore strappato, la testa tagliata, e il corpo interrato lungo il greto del fiume e non dove si interrano i cristiani.

D.     Quante luci vi sono nella vostra loggia?
R.      Due

D.     Quali sono queste due luci?
R.      Il sole che si leva a est e invia tutti gli uomini al lavoro, e il sole che cala all’ovest e invia tutti gli uomini al riposo.

D.     Come è orientata la vostra Loggia?
R.      Da Est a Ovest perché tutte le sante chiese e i templi sono orientate così, in particolare il tempio di Gerusalemme.

D.     Hiram non poteva gettare le fondazioni del tempio da sud a nord piuttosto che da est a ovest?
R.      No, non poteva.

D.     Ditemi la ragione.
R.      Davide ordinò che le fondamenta del Tempio riposassero sul campo di grano, come potete leggere nella santa Bibbia, dove è chiamato il campo della battitura (del grano) di Araunah il Gebuseo. D’altra parte potete leggere a questo proposito, in questo scritto sacro, che all’interno dell’arca del Signore si trova l’alleanza tra Dio e gli uomini, le due tavole di marmo con i dieci comandamenti scritti dal dito di Dio. La suddetta arca fu custodita sfortunatamente per molto tempo sul campo della battitura di Araunah della quale si parla, ciò che obbligò a gettare le fondamenta del tempio da est a ovest, conformemente alla posizione delle due tavole[48].

D.     Cos’è la massoneria
R.      È un’opera di squadra.

D.     Chi è un massone?
R.      È un operaio della pietra.

D.     Riconoscereste il vostro maestro volendolo?
R.      Si.

D.     Da che cosa lo riconoscereste?
R.      Dal suo abbigliamento

D.     Di che colore è il suo abito?
R.      Giallo e blu come il compasso che è in rame e in ferro.

D.     Quale malta utilizzano questi massoni che costruiscono il Tempio?
R.      La stessa malta che utilizzarono coloro che costruirono la torre di Nemrod[49], vale a dire il limo che è una sorta di terra rossa, che essi impastarono e colarono nel muro dopo la posa delle pietre. È una sorta di cemento o di bitume. .../...[50]

D.     Quanti gradini aveva la scala di Giacobbe?
R.      Tre.

D.     Quali erano questi tre gradini?
R.      Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

D.     Quanti fiori ci sono all’occhiello del massone[51]?
R.      Tre e dodici.

D.     Come li chiamate?
R.      La trinità e i dodici Apostoli.

D.     Chi era il maestro massone durante la costruzione del tempio?
R.      Hiram di Tiro.

D.     Chi pose la prima pietra di fondamenta del tempio?
R.      Il suddetto Hiram.

D.     In quale punto pose la prima pietra?
R.      All’angolo Sud/Est del Tempio[52].

D.     Cosa disse quando la pose?
R.      Che Dio ci aiuti[53]!

D.     Quale fu la più grande meraviglia che si sentì a soggetto del Tempio?
R.      Dio fu uomo, e un uomo fu Dio. Maria fu la madre e anche serva.

D.     Per che cosa è buona la notte?
R.      La notte è meglio per ascoltare piuttosto che per vedere

D.     Per cosa è buono il giorno?
R.      Il giorno è meglio per vedere piuttosto che per ascoltare[54].

D.     Cosa fece il secondo uomo quando morì il primo uomo?
R.      Egli perfezionò l’opera che il primo uomo progettò. È così che re Davide progettò di costruire il tempio, ma fu impedito dalla morte, ed è Salomone che lo completò.

D.     Cosa significa il mare di bronzo che fu costruito da Hiram supportato da dodici buoi di cui tre guardano il Nord, tre il Sud, tre l’Ovest e tre l’Est?
R.      Era destinata ai bagni e alle abluzioni dei sacerdoti di quel tempo. Ma ora noi troviamo che essa era un «tipo»[55] del Cristo di cui il sangue era destinato a purificare dal peccato e a lavare gli eletti, e che i dodici buoi erano un «tipo» dei dodici apostoli che lottarono contro il paganesimo e l’ateismo, e sigillarono la causa del Cristo con il loro sangue.

D.     Cosa significa la porta dorata del tempio che dava accesso al Santo dei Santi?
R.      Era un altro «tipo» del Cristo che è la porta, il cammino, la verità e la vita[56], per cui e in cui tutti gli eletti penetrano in cielo.

Saluto ai massoni di altre logge
“I rispettabili maestri della nostra loggia che mi hanno inviato fino a voi, vi salutano con me molto cordialmente e si augurano che la mia visita possa rinverdire nella vostra memoria i vostri buoni sentimenti nei loro riguardi”.
R.      Noi, maestri e compagni di questa Loggia, noi vi auguriamo di tutto cuore il benvenuto e vi supplichiamo di osare parlarci francamente, di dirci i vostri desideri di chiederci la nostra assistenza, noi saremo ai vostri ordini in ogni tempo e in ogni circostanza. Fin tanto vivremo, continueremo a onorare l’amore e a servirvi.
Quando entrerete in una camera, voi dovete dire: “La casa è (pulita? pronta?)? Se rispondono: “Entra acqua”, oppure, “Essa è mal coperta”, a questa risposta voi dovete stare in silenzio sulla maggio parte delle questioni di base riguardanti la massoneria.
Così si concludono le Costituzioni.

Domande concernenti il Tempio
1D    Cosa significa il Tempio?
1R.    Il Figlio di Dio[57] e in parte la Chiesa. Il Figlio soffrì ed il suo corpo fu distrutto, resuscitò il terzo giorno, e alzò per noi la Chiesa cristiana che è la vera Chiesa spirituale.

2D.   Cosa significa il marmo bianco?
2R.    Il Cristo è il marmo bianco senza macchia, la pietra scartata dai costruttori[58]... ma Dio l’ha scelto...

3D.   Il mistero del legno di cedro.
3R.    Il cedro, il cipresso e il legno d’olivo non erano soggetti a putrefazione, e non potevano essere divorati dai vermi. Ecco perché la natura umana del Cristo non fu soggetto né alla corruzione né alla putrefazione.

4D.   Il mistero dell’oro.
4R.    L’oro e le pietre preziose significano la divinità del Cristo in cui abitava la loro pienezza perché ne è la sorgente.

5D.   Il mistero dei cherubini.
5R.    Principalmente significano la gloria celeste e la vita eterna che deve venire. Dipinti ad immagine umana, essi rappresentano il cuore degli angeli santi e dei santi che cantano il Te Deum Laudamus. Secondariamente i due cherubini sulla misericordia nel cuore del santuario significano l’Antico e il Nuovo Testamento che contengono la dottrina del Cristo, e come le loro ali si toccano mutuamente, così l’Antico e il Nuovo testamento sono uniti assieme, la fine del primo coincide con l’inizio dell’altro, l’uno contenente l’antico mondo, l’altro contenente la fine del secondo mondo. Tutti e due si rapportano al Cristo a cui il ministero di Dio fu confidato.

6D.   Il mistero della porta dorata del Tempio.
6R.    Cristo è la porta della vita dalla quale dobbiamo penetrare nella gioia eterna. Le due colombe significano l’acquisizione delle due conoscenze che precedono questa entrata, vale a dire quella della sua persona e quella della sua missione.

7D.   Cosa significa il velo?
7R.    Il Figlio di Dio nostro Signore Gesù Cristo appeso sull’altare della Croce, è il vero velo che, interposto tra Dio e noi, ripara con le sue piaghe e con il suo sangue la moltitudine delle nostre offese, e ci permette così d’essere apprezzati dal Padre.

8D.   L’arca dell’alleanza.
8R.    Rappresenta sia il nostro salvatore Cristo sia i cuori dei fedeli perché nel petto di Cristo si trova la doppia dottrina della legge e dell’evangelo come si trova presso i fedeli benché in grado minore. Era la vera manna discesa (dal cielo) per dare la vita al mondo[59]. La tavola della legge ci conduce all’amore e all’obbedienza. La verga fiorita di Aronne[60] significa la dolcezza dell’evangelo e la gloria del nostro Gran Sacerdote Gesù Cristo di cui Aronne era una figura.

9D.   Il mistero dell’altare.
9R.    L’altare con i suoi corni dorati, in parte fatti in legno d’acacia ed in parte placcati d’oro, rappresenta l’unione dell’umanità e della divinità di nostro salvatore, perché la natura incorruttibile era resa sensibile dall’oro, così come l’umanità del Cristo, ribelle alla putrefazione, fu abbellita dalla gloria celeste della divinità. Personalmente unito alla natura, salì al cielo e siede alla destra di Dio suo Padre, coronato di maestà e di gioia eterna[61].

10D. Il mistero del candeliere d’oro.
10R.  Il candeliere d’oro a sei braccia con sette luci[62], significa il Cristo e i suoi ministri. Il Cristo, fondamento, è il gran sacerdote e la luce del mondo che ci illumina per la vita eterna. I dottori e gli insegnanti della Chiesa sono le branche che il Cristo illumina con la sua santa dottrina dell’evangelo. Nessuno deve essere separato dal Cristo; ma con la luce della dottrina, dovrebbe essere una lanterna per il nostro cammino. E come tutte le branche del candeliere erano uniti, così ogni ministro e ogni figlio di Dio dovrebbe essere uniti al corpo di Cristo senza separazione (possibile). I fiori e i fior da liso denotano le grazie del suo spirito che sono state sparse sui fedeli ministri. Le luci e le lampade esortano tutti i buoni ministri (del culto) a una grande cura e alla diligenza.

11D. Il ministro di tavola dorata e il pane esposto sopra
11R.  La tavola ricoperta d’una preziosa placcatura indica i ministri del vangelo; i pani indicano il Cristo, il pane di vita[63].

12D. Il mistero della vigna in oro e dei grappoli in cristallo.
12R.  La vigna che, all’est del tempio[64], era fatta in oro scintillante e assomiglia a nostro Cristo che si accosta lui stesso a una vigna[65] e accostò i fedeli ai tralci[66], i grappoli in cristallo[67] (assomigliano) alla dottrina del vangelo e alle opere della fede che sono: la fede, l’amore, la speranza, la carità, la pazienza, la preghiera, e le opere della grazia sono proporzionali alla fede.

13D. Il mare di bronzo. Suo mistero.
13R.  Il mare di bronzo era una figura del battesimo e dell’acqua viva che sorge dalle piaghe di Cristo[68]. I dodici buoi significano i dodici apostoli.

14D. L’altezza e la lunghezza del Tempio.
14R.  Era lungo 100 cubiti e alto 120 cubiti[69]. Il santo dei santi stava all’estremo ovest; le pietre di marmo nel tempio misuravano 25 cubiti di lunghezza, 12 cubiti di larghezza e 8 cubiti di spessore. Erano tutte in marmo bianco.

Domande poste e risposte
D.     Quante luci vi sono in questa Loggia?
R.      Tre.

D.     Quali sono queste tre luci?
R.      Il maestro, il compagno di mestiere, e il sorvegliante.

D.     Dove stanno queste luci?
R.      Ve ne è una all’est, una all’ovest e una a mezzogiorno.

D.     A cosa serve quella dell’est?
R.      Serve al maestro, quella dell’ovest serve al compagno di mestiere, e quella del mezzogiorno serve al sorvegliante.

D.     Cosa c’è dietro al sorvegliante?
R.      Tre scaffali.

D.     Cosa vi è sopra?
R.      Vi sono tre regoli.

D.     Quanto misurano?
R.      Ve ne è una di 36 piedi, una di 34 piedi, e l’altra di 32 piedi[70].

D.     A cosa servono?
R.      Quella di 36 serve da livella, quella di 34 serve da squadra, e quella di 32 serve a misurare la terra[71].

D.     In che maniera ci pervennero dall’origine?
R.      Si rapporta che re Davide quando tagliava le pietre nella montagna (perché esse gli servirono) a riconoscere gli artigiani manovali[72]. Piaccia a Dio di prendere e di rinviare re Davide, Salomone che gli successe, egli (prese) il suo posto e gli diede (questi regoli).

D.     Qual’è la lunghezza della vostra corda?
R.      Essa è lunga come la distanza tra il mio ombelico e la radice dei miei capelli.

D.     Perché questo?
R.      Perché tutti i segreti stanno in questo luogo.

D.     Da chi prendete questi principi?
R.      Da colui che si trova al sommo del pinnacolo del tempio[73].

D.     In che modo il tempio fu costruito?
R.      Da Salomone e Hiram che fornisce gli strumenti per quest’opera. Questo Hiram era venuto dall’Egitto. Era figlio di una vedova. Fornì ogni sorta di strumento: zappe, vanghe, pale, e tutte le cose che appartengono al Tempio.

D.     Dove riposa il maestro?
R.      In una tomba di pietra sotto la finestra ovest da dove guarda verso est, attendendo che il sole levante (suonando l’ora) e di invitare i suoi uomini al lavoro.

D.     Dove si trova questa nobile arte o questa scienza quando fu perduta?
R.      Si ritrova su due pilastri di pietra dei quali uno non poteva sciogliersi, e l’altro non poteva bruciare[74].

Arma araldica
Salomone istruì due nomi rimarchevoli, il primo a destra chiamato Jakin...[75] che significa «In lui la forza». Egli mostrò non solo nella materia, ma anche nel nome di questi due pilastri, con quella fermezza stanno gli eletti davanti a Dio come nel presente e in vista dei tempi ultimi. Al presente i figli di Dio hanno ricevuto la forza in modo interiore. Negli tempi ultimi, Dio farà con il suo spirito di grazia, che non si allontanino mai totalmente da lui. D’altra parte mi si ha insegnato questo punto. Questi due nomi sembrano inoltre fanno referenza alle due Chiese, dei giudei e delle nazioni:
- quella dei giudei (essendo designata) da Jachin a destra come se Dio volesse alla lunga fissarla nel suo tempo, benché essa non sia pervenuta a essere stabile a causa dell’ostinazione della loro comprensione che gli fece rigettare Cristo quando venne;
- e quella delle nazioni (essendo designata) da Boaz a sinistra in ragione della forza che era presente in essa quando abbracciò il Cristo la prima volta che ascoltò queste cose.
Il Cristo scrisse su questi pilastri le parole migliori rispetto a Jachin e Boaz.
Al posto del primo egli scrisse il nome del suo Dio[76] in modo che divenga evidente a tutti gli uomini,  e che questi uomini siano scelti tra coloro che restano per essere il popolo particolare di Dio.../... È in questo senso che fu detto: “Essi sapranno che io ti ho amato”. Ed è così  perché nel profeta Zaccaria al capitolo 14 versetto 20, “La santità del Signore fu scritta sui campanelli sospesi ai capelli.

Fine
Voi vedete qui una testa di morto
per ricordarvi che voi siete mortali[77]
vedete la grande forza[78] con laquale...
ma stabilire[79]... al cielo dimora
che tutte le vostre azioni siano giuste e vere
(perché) dopo la vostra morte esse vi daranno la vita
dimorate all’interno della vostra sfera ordinaria[80]
siate pronti per la vostra fina ultima, il giorno[81].




[1] Traduzione possibile per YHVH Auxilia, la parola di passo che, menzionato nella leggenda compagnonica francese di Salomone (XV° secolo) dando l’accesso ai compagni alla maestria.

[2] Il testo inglese è particolarmente effacé, porta: «divi...».  Si tratta di divinità («teologia») o di divisione , parola che designando le matematiche, potrebbe fare allusione all’origine rapportata dall’Epinomis, dei numeri nati dalla divisione dell’unità primordiale? Noi optiamo per quest’ultima soluzione, inteso che la teologia non figura nella lista tradizionali delle arti liberali, e che nella lista delle arti liberali fornita dal Dumfries n° 4, le matematiche non sono nominate in nessuna altra parte di detta lista.

[3] Il testo inglese parla di «virtù logiche» (logical vertues). È Aristotele che nella sua Etica di Nicomaco parla di «virtù intellettuali».

[4] La filosofia è qui assimilata alla dialettica.

[5] Sull’insieme di questa leggenda prestata dalle Antichità Giudaiche (I, 2) di Flavio Giuseppe, vedere le nostre annotazioni agli Antichi Doveri in questa raccolta.

[6] Hermorian è qui posto per Ermete Trismegisto.

[7] Referenza all’episodio di Babele (Gentile. 11, 1-9).

[8] Liberali

[9] Nel testo: Eucladas.

[10] LA menzione di queste piramidi stupisce in questa seie di edifici comuni nel Medio Evo europeo. MA non dimentichiamo che in questa parte del testo, l’azione passa in Egitto. D’altra parte è istruttivo ricordare che la piramide figura tradizionalmente tra i simboli del compagnonaggio (François Icher, Dictionnaire du compagnonnage, Le Mans, Borrégo 1992, p. 242-243.

[11] Nel 1710 i Liberi Muratori considerarono che essi costituissero un Ordine perché la loro associazione era gerarchizzata in tre gradi (apprendisti, compagni e maestri) che essi hanno alla loro testa un capo (il Gran Maestro), e che seguivano tutti una stessa regola (le costituzioni chiamate Antichi Doveri).

[12] Grazie ai segni di riconoscenza.

[13]  Gli Antichi Doveri.

[14] Referenza all’episodio di Babele (Gentile. 11, 1-9).

[15]  Sia l’invenzione delle tecniche nuove; sia la creazione delle leggende e dei riti compagninici che, apparsi in Francia nel XIV° e XV° secolo, passarono in seguito nella massoneria speculativa della Gran Bretagna al XVII secolo.

[16]  Il testo porta per errore «tempio di Diana». Il copista fallace ha sostituito questa meraviglia del mondo all’espressione Templum Domini («tempio del Signore») che designa tradizionalmente il tempio di Salomone a Gerusalemme.

[17]  Ex. 34, 1-4. 27-28.

[18]  Morendo. Cf. Gentile. 2, 7 e 3, 19.

[19] I Re 5, 32.

[20] Gli Antichi Doveri anteriori parlano di Naymus Graecus («nome greco»). Abbiamo detto più in alto che questo «nome greco» era Makaboe («Maccabeo» o «martello») che ebbe una lunga storia nel mestiere della massoneria (cf. nota: I Re 5, 32.), da dove passo nel compagnonaggio francese (leggenda del maestro Giacomo, XIV° secolo) prima di trovarsi al XVII° secolo nella tradizione massonica della Gran Bretagna come parola sacra del grado di maestro.

[21]  Martello era nel 1268, nel Libro dei mestieri (XLVIII, 22) di etienne Boileau, una allegoria della parola di guardia Makaboe («Maccabeo» o «martello») utilizzati dai mortelliers e dai tagliatori di pietra parigini.

[22]  Referenza probabile agli usi del compagnonnaggio francese.

[23]  Apprendisti, compagni e maestri.

[24]  Come mostra il seguito del testo, si tratta del 24 giugno, festa di san Giovanni Battista, al quale i Liberi muratori si riferiscono dal 1696 (Manoscritto d’Edinburgo) in ragione delle analogie che la figura di Giobvanni Battista presenta con il simbolismo con il simbolismo del segno penale detto gutturale.

[25]  Eco probabile delle bandiere delle corporazioni professionali del Medio Evo, che erano cristiane.

[26]  Referenza, leggermente iperbolica, per il semplice fatto che nella più alta antichità (Mesopotamia, Egitto, israele) i sovrani furono costruttori.

[27]  Queste armi sono descritte più avanti nel testo.

[28]  Il diserio dei liberi muratori anglo-sassoni di iscriversi nella tradizione architettonica storica o leggendaria, che poteva tanto per la sua grande antichità che per la sua origine biblica attestare la profonda dignità del mestiere di costruttore, è costante in ogni testo. Aspirazione nobiliare che nel 1710 diventava sempre più sensibile che il reclutamento delle logge speculative sembra essere fatta sempre più aristocratico.

[29]  Non vi è nessun cammino che non porti alla virtù.

[30]  Vale a dire della Libera Muratoria.

[31]  Il testo porta il nome di Hodrian. Ciò che nel Dumfries è detto di questo Hodrian è detto negli Antichi Doveri anteriori del re Edwin. Ecco perché non esitiamo a tradurre Hodrian per Edwin.

[32]  Referenza probabile alle parole sacre e ai segni che permettevano ai massoni speculativi dopo il 1637 di riconoscersi segretamente tra loro.

[33]  Sull’importanza della loggia di York, vedere l’annotazione all’antenato ricostituito della branca Gran Loggia.

[34] (Nota mia) Questo indica un netto parallelismo con il “Tour de France” dei Compagnoni.

[35]  L’idea di raccogliere i documenti massonici del passato si trova già menzionato nell’antenato ricostituito della branca Gran Loggia (prima del 1583).

[36]  L’antenato ricostituito della Gran Loggia menzionava dei documenti massonici in francese, in greco, in inglese e in altre lingue (si rapprta alla nostra annotazione a questo proposito del testo in esame). Quando il Dumfries aggiunge a questi idiomi l’ebraico, il latino, il caldeo, il siriaco, il tedesco, e lo slavo, ciò non è solamente per illustrare il tema del panlinguismo pentecostale (Atti, 2, 1-11) di cui fa altrove cenno era il seguito del testo nella speranza di condurre l’Ordine massonico ad una santa universalità che rivala in lui una intrappresa veramente antebabelica. `È anche,sembra, perché i compagnoni francesi del rito di Salomone (XV secolo) avevano preso a prestito dall’ebraico, dal latino e dal tedesco delle parole che essi utilizzarono come allegorie per elaborare la loro propria leggenda (Patric Négrier, Histoire et symbolisme des légendes compagnonniques), Borrégo 1994).
D’altra parte non è impossibile che la menzione della lingua tedesca rinvia nel Dumfries al compagnonnaggio tedesco apparso nel XVI secolo (Jean-Pierre Bayard, Le Compagnonnage en France, Paris, Payot 1990, p. 169-172; L’Esprit du compagnonnage, Saint-Jean de Braye, Dangles 1994, p. 254-256).

[37]  La torre di Babele (Genesi, 11, 1-9), città di cui Nemrod era re. (Genesi, 10, 10).

[38] Referenza a Ez. 43, 10-12.

[39] Il miglio inglese equivaleva a 1609 m. 5 miglia sono 8km.. Non bisognerebbe piuttosto leggere «50 miglia» (80 km)?

[40] Sulle marche dei massoni operativi, Cf. Franz Rziha, Etudes sur les marques de taillleur d epierre, trad. Laëtitia Harnagéa, Paris-Dieulefit, Trédaniel et la Nef de salomon 1993.

[41] Si tratta della comunicazione rituale delle parole sacre, e del compimento rituale dei passi simbolici in loggia.

[42] L’iniziazione massonica le cui modalità sono l’oggetto di un segreto, la massoneria essendo essa stessa tradizionalmente designata come un’arte reale (cf. nota 26 o 25).

[43] Questa assimilazione a memoria del catechismo (altrove descritto dal Dumfries) e i simboli massonici si iscrivono nella tradizione dell’arte della memoria  apparsa in massoneria con gli Statuti Schaw del 1599. Una tale pratica, in un mezzo iniziatico come le Logge massoniche, non è senza eco all’apprendistato dei simboli negli ambienti pitagorici dell’antichità.

[44] La parte del rituale che concerne la ricezione degli apprendisti.

[45] Tema del segreto, che consiste a nascondere ciò che si ha ascoltato.

[46] Su questa parentela reale del massone, veder più sopra la nota 27 (o 28?); così come la nota 2 (o 1?) nella nostra annotazione qui sopra dell’Istituzione dei liberi muratori (1725)

[47] Il portico del tempio di Salomone, modello della Loggia massonica  degli Edimbourg (1696) era a cielo aperto.

[48] Non abbiamo compreso questa spiegazione.

[49]  Cfr. nota 37 (o 36?)

[50] Testo alterato.

[51] I Compagnooni francesi portavano e portano ancora oggi all’occhiello dei nastri colorati chiamati per questa ragione «colori» (François Icher, art. «Couleurs» nel Dictionnaire du Compagnonnage, op. cit. p. 97-98). Bisogna vedere in questa citazione l’occhiello del Dumfries un prestito dagli usi del Compagnonnaggio francese?

[52] Vale a dire in posizione della colonna Boaz, che si trova effettivamente a sud-est del Tempio di Salomone.

[53] Cfr. nota 2 (o 1)

[54] Che si tratti del giorno o della notte, nei due casi il Dumfries propone ai massoni di tacere; vi è qui una ripresa umoristica del tema, tradizionale e massonico, del segreto.

[55] Un tipo (dal greco: tupos) è una figura, e più precisamente un abbozzo, uno schizzo. L’esegesi tipologica della Bibbia consiste a identificare i «tipi», vale a dire le figure anteriori e analoghe, del simbolo che si cerca di interpretare.

[56] Giovanni, 10,7 e 14,6.

[57] Giovanni 2,21.

[58] Matteo, 21,42 (che cita il Salmo 118, 22-23) e Atti 4, 11.

[59] Giovanni 6, 1-59.

[60] Nb. 17, 16-26

[61] Matteo, 16, 19; Luca 24, 51; Atti 1, 9; ecc.

[62] Esodo 25, 31-40; 37, 17-24.

[63] Giovanni 6, 35.

[64] La vigna è messa qui per le granate che ornavano effettivamente il capitello superioe delle colonne Yakin e Boaz del tempio di Salomone.

[65] Giovanni 15, 1-5.

[66] Giovanni, 15, 6.

[67] Espressione non biblica, che nel contesto del Dumfries designa verosimilmente i fior da liso di bronzo che ornano il capitello inferiore delle colonne Yakin e Boaz del tempio di Salomone (I Re 7, 15-22).

[68] Giovanni, 19, 34.

[69] Il cubito romano era di 0,443 m. Tuttavia le misure del tempio date dal Dumfries non corrispondono a quelle della Bibbia (Cfr. I Re 6, 2).

[70] Il piede equivalendo a 0, 324 m, il regolo di 36 piedi misura dunque 11,6 m; quella di 34 piedi a 11 m; e quella 32 piedi 10,3 m.

[71] La progressione delle misure rispettive dei tre regoli e nel Dumfries una discreta allusione al numero d’oro (Cfr. Fra Luca Pacioli di Borgo San Sepulcro, Divina proporzione, div. trad., Parigi, Libreria del Compagnonnaggio 1988; Matila Ghyka, Le nombre d’or, Parigi, Gallimard 1959; Philosophie et mystique du nombre, Parigi, Payot 1982). Ora possiamo domandarci se questa allusione discreta al numero d’oro non è nel Dumfries un prestitopagnonica francese di Salomone, che conteneva due menzioni al numero d’oro: &Hiram fu  interrato in una tomba di bronzo di tre piedi di larghezza, cinque di profondità, sette di lunghezza, con un triangolo d’oro” (E. Martin Saint-Leon, Le Compagnonnage. Son histoire, ses coutumes, ses règlements et ses rites, Parigi, Colin 1901, Ried. Libreria del Compagnonnaggio 1983, p.37).

[72] La distinzione degli artigiani e dei manovali sembra essere nel Dumfries una ripresa della distinzione dei massoni e dei non massoni nella leggenda compagnonica francese di Salomone (XV secolo): “Il pagamento degli operai... non si effettuava senza difficoltà; degli intrusi e degli oziosi si presentavano a volte e, approfittando della confusione che regnava in questa folla, ricevevano il salario come lavoratori» (E. Martin Saint-Leon, op. cit. p. 35).

[73] Si tratta di Gesù Cristo. Cfr. Matteo 4, 5.

[74] Tema prestato dagli Antichi Doveri,  delle due colonne di Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche I, 2) della conoscenza.

[75] Il contesto della frase ci permette di dedurre che a questo posto, il copista ha omesso di ricopiare una parte della frase che menziona il nome della colonna di sinistra; Boaz il cui nome significa precisamente «In lui la forza», come afferma con giustezza il seguito del Dumfries.

[76] L’autore del Dumfries ignorava che in realtà i nomi Yachin e Boaz essendo essi stessi i nomi di Dio poiché Yachin («Egli fonderà») faceva referenza al fondamento creatore o Padre di tutte le cose che è il principio ontologico chiamato nella Bibbia YHVH, vale a dire «Essere eterno»; e che Boaz (En lui la forza») era sinonimo d’Elohîm che si traduce con «Virtù» e designa in conseguenza i principi tici che sono rappresentati dal Figlio.

[77] Una delle prime manifestazioni d’un simbolo escatologico che appare più tardi in maniera sistematica nel gabinetto di Riflessione dove il recepiendario è ancora oggi invitato a meditare prima dell’iniziazione.

[78] Referenza probabile a Boaz che significa «In lui la forza».

[79] Referenza probabile a Yakin che significa tra le altre cose «Egli stabilirà».

[80] È inutile e di più pericoloso cambiare la propria vocazione personale, o di rinnegare la propria identità solo per imitare servilmente gli altri.


[81] Trad. Patrick Negrier. Testo: «The Dumfries n° 4 ms., c. 1710» in Harry Carr, op. cit., p. 52-68.

1 commento:

  1. Voi vedete qui una testa di morto

    per ricordarvi che voi siete mortali

    (...)

    che tutte le vostre azioni siano giuste e vere

    (perché) dopo la vostra morte esse vi daranno la vita

    dimorate all’interno della vostra sfera ordinaria

    siate pronti per la vostra fina ultima, (...)

    Che le azioni siano giuste e vere è la cosa più difficile da realizzarsi. Se si è illusi e non non si vede la realtà, come è possibile che le azioni di un tal essere umano siano considerate giuste e vere ? Per esser giusta un'azione deve essere in totale armonia con l'universo. In realtà tutto ciò che è reale nel più pieno senso della parola è in totale armonia, anche il fatto che esistano azioni che non sono in armonia, è in piena armonia con l'universo. Però queste azioni non giuste non sono nulla, se non in funzione della Verità che sancisce la loro non armonia. In se stesse, non potrebbero essere nulla, solo il giudizio e la funzione della loro non giustizia, le fa partecipare di una qualche realtà. Esse sono pienamente solo in ciò che le condanna o le redime. Se un'azione non è compiuta da chi ha superato, almeno virtualmente l'illusione, come può essere vera. Nessuno può agire al di fuori di se stesso, perché per farlo dovrebbe agire dove lui stesso non è. Per questo occorre dimorare all'interno della propria sfera ordinaria, dimorare non restarvi in eterno. Questa dimora è l'attendamento di chi è partito con la carovana: egli è già arrivato, ma chi è posto nell'illusione crede ancora che stia nella tenda. Le azioni che ci danno la vita sono quelle che sono giuste e vere al di là della nostra individualità finita, per la precisa ragione che non sono opera di essa in quanto tale. In questo modo sono la testimonianza di ciò: che siamo veramente pronti per la fine ultima.





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