Jean
Reyor
Note sull'astrologia giudiziaria
Rivista di Studi Tradizionali n° 20-21
Il pensiero tradizionale, scriveva René Guénon in una delle sue prime opere, « collega tutte le scienze ai principi, considerandole come altrettante applicazioni particolari, ed è proprio questo collegamento che non ammette il pensiero moderno ».
Abbiamo avuto occasione di constatare piu volte, presso i lettori di René Guénon, una certa difficoltà nel comprendere come si stabiliva in effetti un tale collegamento alla dottrina tradizionale, la quale è essenzialmente d'ordine metafisico. Con questo studio tenteremo di darne un'idea prendendo come esempio un'antica scienza che incontra oggigiorno il favore degli Occidentali piu lontani dalle concezioni tradizionali: intendiamo parlare dell'astrologia giudiziaria.
Questa scienza, cosi com'è conosciuta dal
pubblico, si basa su cognizioni frammentarie, sovente contradditorie
(provenienti principalmente da due epoche di decadenza tradizionale, la fine
dell'antichità greco-romana ed il Rinascimento), e presentate senza preoccuparsi
minimamente del collegamento ad una dottrina metafisica o anche solo
cosmologica. Inoltre, la concezione piu corrente dell'astrologia è
completamente falsata dall'idea che il suo oggetto sia la conoscenza delle «
influenze » degli astri fisici sul mondo terrestre. In realtà si tratta invece
di qualcosa d'altro, di natura complessa e profonda, che cercheremo di spiegare prendendo
provvisoriamente per punto di partenza alcuni dati tradizionali orientali ed estremo-orientali
già familiari ai nostri lettori.
Per far giustamente intendere il posto
che l'astrologia occupa nell'insieme della Dottrina tradizionale, è
indispensabile ricordare brevemente la concezione generale del mondo
manifestato, cosi come è esposta con particolare chiarezza nella Tradizione
estremo-orientale.
La Manifestazione universale è
simbolizzata, in questa tradizione, da un elicoide cilindrico dal «passo»
infìnitesimale ed avente un numero indefinito di spire; ognuna di queste spire
rappresenta un grado dell'Esistenza universale; l'« uscita» da una spira
corrisponde, per ogni essere, ad una « morte », e l'«entrata » nella spira
successiva ad una « nascita»[1]. La
posizione di un essere all'interno d'una spira, cioè di un grado dell'esistenza
manifestata, è nel contempo, per questo essere, l'espressione delle sue
possibilità « manifestabili » nelle condizioni proprie del grado considerato[2], e la
risultante, la «reazione concordante», dell'« azione» di tale essere nelle
spire o gradi antologicamente anteriori. Il mondo corporeo, considerato nella
sua integrità e con i suoi prolungamenti sottili, costituisce uno di questi
gradi comportanti
una indennità di differenti stati.
Possiamo ora passare ad un altro
simbolismo che ancor meglio ci faciliterà la comprensione di un determinato
stato. Se consideriamo la manifestazione d'un essere in uno stato dei vari
gradi dell'Esistenza, ad esempio uno stato individuale, possiamo rappresentare
questo stato mediante un piano orizzontale generato da una croce a due
dimensioni, e l'essere manifestantesi in questo stato (il quale costituisce per
lui una possibilità o un «gruppo» di possibilità) con una retta verticale
intersecante ad angolo retto il piano orizzontale indefinitamente nelle due
direzioni. Si può dunque dire che «la manifestazione dell'essere in questo
stato è determinata dall'intersezione di questa retta verticale con il piano
orizzontale»[3] o, in altri termini, non piu suggeriti da un
simbolismo, «che la natura individuale di un essere risulta anzitutto da ciò
che egli è in se stesso ("personalità","Sé") e
secondariamente dalle influenze dell'ambiente»[4].
La parte di queste « influenze » è solo
secondaria poiché, come risulta dal simbolismo della croce a tre dimensioni, le
due componenti non si situano «sullo stesso piano», ed« è evidente che il punto
d'intersezione non è un punto qualsiasi, ma è esso stesso determinato dalla
verticale presa in considerazione, in quanto essa si distingue da ogni altra
verticale, vale a dire, insomma, dal fatto che questo essere è ciò che è, e non
ciò che è un altro essere qualsiasi manifestantesi nello stesso stato»[5]; ne
consegue che l'ambiente« è normalmente determinato da una certa legge di
affinità, si da risultare conforme nella misura del possibile alle tendenze
proprie dell'essere che in esso nasce»[6] e «che è
l'essere che, per la sua propria natura, determina egli stesso le condizioni
della sua manifestazione, con la riserva, ben inteso, che queste condizioni non
potranno essere che una specificazione delle condizioni generali dello stato
considerato, ad esclusioni di quelle appartenenti ad altri stati»[7].
In tal modo, ciò che appare secondo una
prospettiva unicamente individuale come la risultante delle« influenze»
dell'ambiente, è invece, metafisicamente, l'espressione esteriore ed in qualche
modo simbolica delle possibilità «manifestabili» di un essere nello stato qui
considerato, la sua «segnatura» nel senso ermetico del termine.
Le «influenze» dell'ambiente, corporee e
psichiche nel contempo, sono indefinitamente molteplici e non possono venir
considerate analiticamente. Per il nostro mondo, esse sono sintetizzate,
gerarchichezzate e simbolizzate dagli astri «fissi»[8] e «
mobili » che costituiscono, per la terra, l'ambiente cosmico. Tuttavia «per
influenze astrali non si devono intendere esclusivamente e neanche
principalmente le influenze proprie degli astri i cui nomi servono a
designarle, anche se queste influenze, come quelle di qualsiasi altra cosa,
posseggano indubbiamente una loro realtà»[9]. In
effetti, gli astri considerati dall'astrologia tradizionale sono «i luminari
creati per essere dei segni » (Genesi, I, I 4)[10].
Non cercheremo qui di spiegare perché in
tutte le tradizioni la classificazione astrologica tiene conto di 7 o I 2 astri
e perché mai l'astrologia tradizionale prende in considerazione solo 7 degli
astri «erranti» (è questo il senso della parola greca planètas). Tuttavia, chi abbia qualche nozione al riguardo dell'analogia
esistente tra macrocosmo e microcosmo[11] potrà intuire quale sia uno dei motivi.
Possiamo solo dire che questa classificazione
del Cosmo è in stretta relazione con la struttura stessa del mentale (manas),
la rappresentazione individuale del Manu cosmico.
Un essere particolare, avendo determinato
il suo futuro destinato in una delle sue anteriori esistenze (gli aggettivi «anteriore»
e« futuro» hanno qui un senso logico ed antologico piuttosto che temporale),
nasce a questa nuova esistenza (gati) allorquando si sia attuato
l'insieme delle condizioni cosmologiche corrispondenti alle causalità
concordanti generatesi in se stesso e nella Manifestazione universale; ciò
conformemente alla sutra che afferma: «Sappi, oh Bhikkhu, che le azioni
non vanno perdute. Anche dopo milioni di cicli cosmici, essendosi attuato il
complesso delle reazioni concordanti, esse fruttificano e producono i loro
effetti». E tutto ciò, per lo stato umano, che fra le sue condizioni
caratteristiche comprende il «nostro» tempo, corrisponde all'istante della
nascita.
Lo stato del sistema cosmico all'istante
della nuova nascita[12] è dunque in stretta e rigorosa relazione con
l'insieme delle condizioni determinanti generali, speciali ed individuali, a
cui l'essere si trova sottomesso a motivo della serie completa delle causalità
anteriori, la quale viene riassunta nell'ultimo atto della sua precedente
esistenza, un atto generalmente interiore (la buona o la cattiva
morte). Ciò viene chiamato, nella
terminologia dell'Abhidharma-kosa,
«il frutto della retribuzione» (vipaka-phala).
Nel caso d'una nascita umana, che è
caratterizzata dal mentale (manas),
lo stato dell'ambiente cosmico è definito dalle posizioni degli astri rispetto
all'individuo al momento della sua nascita.
Il sistema cosmico nei suoi rapporti con
lo stato umano comporta due categorie di elementi:
I) Quelli
comuni a tutti gli esseri che nascono ad un dato istante. Sono gli elementi
cosmografi ci corrispondenti per ogni zona della Terra alla posizione:
a) del Sole rispetto la Terra
durante il suo ciclo annuale;
b) della Luna rispetto la
Terra durante il suo ciclo mensile;
c) degli altri cinque pianeti
astrologici rispetto la Terra;
Queste posizioni corrispondono a quelle
nelle orbite ellittiche rispetto al perigeo:
d) del Sole, della Luna e
degli altri pianeti rispetto all'asse polare ed all'equatore terrestre, cioè
alla posizione rispetto ai «nodi». Per il Sole è questa posizione che determina
lo Zodiaco;
e) d'altra parte, questi
astri «mobili» devono essere considerati nei loro rapporti con le« stelle
fisse»;
f) infine, le relazioni
reciproche di queste posizioni con i diversi elementi costituiscono gli« aspetti».
II) Il modo in cui si traducono per
l'individuo le condizioni generali valide per tutto l'ambiente terrestre, viene
espresso da elementi individuali connessi al luogo della nascita, essendo il
luogo, per l'esistenza corporea, un elemento individuale per eccellenza.
Questi elementi individuali,
corrispondenti ai rapporti tra la causalità generale agente su tutta la Terra
nell'istante della nascita e la causalità concordante sviluppata dalla serie
individuale presa di considerazione, sono le cosiddette «Case» astrologiche.
A partire dalla nascita e durante
l'intero corso della sua esistenza terrestre, l'individuo umano assiste allo
svolgimento, in se stesso e nel Cosmo, delle causalità implicite nelle
condizioni generali, speciali ed individuali esistenti al momento della sua
nascita e che già abbiamo considerato in precedenza. È ciò che l'Abhidharma kosa chiama «il frutto dello
svolgimento» (nisyanda-phala).
Le cosiddette «direzioni» rappresentano
lo stato di manifestazione o di svolgimento delle condizioni che definiscono un
individuo e delle azioni e reazioni concordanti che si producono nel corso
della sua esistenza. Il ciclo costituito dall'intervallo tra due passaggi
consecutivi del Sole nella medesima posizione corrisponde veramente ad un ciclo
annuale di esistenza. Le «direzioni» costituiscono cosi lo svolgimento
principale delle condizioni incluse nello stato del Cosmo all'istante della
nascita.
I «transiti» indicano invece
l'effettuazione di questo svolgimento.
I rapporti tra il «tema di nascita», il
«tema di direzione» ed i « transiti » corrispondono ai rapporti tra i tre
ordini di cose che abbiamo qui considerato.
Da quanto precede si può concludere che
l'astrologia giudiziaria può dirci qualcosa solo in merito alla forma
individuale (non va dunque oltre il mentale). L'orientazione spirituale
dell'essere, le influenze spirituali ed in generale tutto quanto che è al di là
dello stato individuale umano non sono inclusi nel suo dominio. Ma le
manifestazioni di ciò che supera lo stato individuale umano, allorquando
avvengono per tramite di individui, esse si sottomettono alle condizioni degli
stati individuali umani e sono quindi, ma solo in quanto manifestazioni
esteriori, di competenza dell'astrologia giudiziaria, la quale può si spiegare
tali manifestazioni ma non ciò che le genera[13].
Come ogni scienza l'astrologia
giudiziaria ha i suoi limiti, entro i quali essa costituisce un valido «mezzo»
di conoscenza; com'è per tutte le scienze tradizionali, la sua utilizzazione
richiede particolari qualificazioni ed una trasmissione, ed il suo esercizio
deve sempre essere giustificato da una necessità e non suggerito da vana
curiosità.
È questa la ragione per cui coloro che la
conoscono non la esercitano, mentre la esercitano coloro che non la conoscono.
Esiste il proverbio che dice «chi ha l'intelligenza, calcola», ma ce n'è un
altro che aggiunge «lo spirito dei calcolatori può spezzarsi».
[1] Cfr. Matgioi, La Voie Métaphysique, cap. VII e VIII;
René Guénon, Il Simbolismo della croce,
cap. XXII.
[2] L'essere (che si trova
attualmente nello stato umano) porta in sé certe possibilità che, pur essendo
possibilità di manifestazione, incontrano dei limiti che gli impediscono di
manifestarsi nello stato umano e che possono quindi attuarsi solo in un altro
stato, individuale o no.
[3] René Guénon, La Grande Triade, cap. XIII, L'Essere e l'ambiente.
[4] René Guénon, La Grande Triade, cap. XIII, L'Essere e l'ambiente.
[5] René Guénon, La Grande Triade, cap. XIII, L'Essere e l'ambiente.
[6] René Guénon, Varna, in Etudes Traditionelles,
fascicolo di novembre 1935.
[7] René Guénon, La Grande Triade, cap. XIII, L'Essere e l'ambiente.
[8] Questa « fissità » è,
ben inteso, relativa, cioè solo rispetto la terra.
[9] René Guénon, La Grande Triade, cap. XIII, L'Essere e l'ambiente. Sono queste
influenze, proprie degli astri, che prendono esclusivamente in considerazione i
sostenitori dell'« astrologia scientifica».
[10] Fabre d'Olivet traduce:
«Centri di luce destinati a servire da segni per le divisioni del tempo, per le
manifestazioni fenomeniche, e per le mutazioni ontologiche degli esseri» (Langue
hébraique restituée, La Cosmogonia di Mosè, traduzione corretta).
[11] Alludiamo qui ai
«pianeti nell'uomo»,cioè ai setti centri sottili chiamati chakra nella
tradizione indu e che si ritrovano in un'illustrazione della Theosophia Practica di Gichtel.
[12] Questa nuova nascita
non potrebbe prodursi in uno degli stati già percorsi dall'essere: trattandosi
del passaggio attraverso le spire dell'elicoide, è escluso il ritorno in una
spira o stato già attualizzato, il che implica la condanna della moderna teoria
dell'incarnazione.
[13] La seconda parte di
questo studio si basa su note comunicateci da una persona che ebbe rapporti
diretti con diverse scuole orientali.