Lettere di un maestro Sufi*
Lettera 4
Poco tempo dopo aver incontrato il
maestro, egli m’autorizzò ad iniziare un letterato che era stato mio professore
di lettura coranica. Costui voleva, seguendo il mio esempio, divenire discepolo
del maestro, e insistette affinchè intercedessi per lui.
Quando ne parlai al maestro, mi rispose: “Prendilo tu stesso per mano,
giacchè mi ha conosciuto attraverso te”. Gli trasmisi dunque l’insegnamento
ricevuto, che fruttificò grazie alla benedizione (barakah) insita
nell’autorizzazione del mio nobile maestro.
Ma poi, poichè dovetti abbandonare Fes per raggiungere la tribù dei Beni
Zarwal, dove avevo lasciato i genitori, ci separammo.
Il maestro viveva sempre a Fes al-Bali. Al momento di partire per la mia
tribù gli dissi: “Non ho nessuno laggiù con cui avere scambi spirituali, dei
quali peraltro ho bisogno”. “Generalo!” mi rispose, come se pensasse che la
generazione spirituale potesse avvenire per mio mezzo, o come se già la
vedesse. Gli ripetei quel che gli avevo detto, e di nuovo mi rispose:
“Generalo!”.
Ora, in virtù della benedizione emanante dalla sua autorizzazione e dal
suo segreto (Sirr, cioè dal suo stato spirituale, conosciuto solo da Dio
n.d.r.), venne a me un uomo - moltiplichi Iddio i suoi pari nell’Islam! - il
quale, dall’istante in cui lo vidi e lui mi vide, fu talmente ricolmo di Dio
che pervenne subito alla situazione spirituale (maqam) dell’estinzione (fana) e
della sussistenza (baqa) in Dio, e Dio è garante di quanto ho affermato.
Anche in ciò si manifestò la virtù e il potere segreto dell’autorizzazione
(L’autorizzazione (idhn) spirituale comporta due aspetti, inseparabili tra
loro: allontana l’iniziativa individuale, facendo di chi è autorizzato lo
strumento di una volontà sovraindividuale, e trasmette contemporaneamente una
benedizione, un potere spirituale che agisce in virtù di questa strumentalità
n.d.r.), e tutti i dubbi o suggestioni m’abbandonarono siano rese lodi e grazie
a Dio! La mia anima desiderò successivamente ricevere l’autorizzazione da Dio
stesso e dal suo Inviato - lo benedica Iddio e gli doni la pace -.
Vi anelai con profondo fervore.
Un giorno, mentre mi trovavo in un luogo solitario all’interno di una
foresta ed ero assorto e profondato in un’intensa ebbrezza spirituale, e allo
stesso tempo in un’intensa sobrietà - con una grande forza in ambedue gli stati
-, intesi improvvisamente scaturire dal mio intimo queste parole:
“Incitali al ricordo (La parola dhikra, che traduciamo qui con “ricordo”,
contiene come dhikr i significati di menzione,
rievocazione, invocazione, anamnesi nel senso platonico del termine, ma anche
di ammonizione. nd.r), giacchè il ricordo giova ai credenti! (Cor., LI, 55).
Allora il mio cuore si calmò e si riposò, poichè ebbi la certezza che
questo discorso mi era rivolto da Dio e dal suo Profeta - a lui la benedizione
e la pace -, immerso com’ero nelle due Presenze generose, la dominicale e la
profetica (Allusione alla dottrina sufica delle diverse Presenze (hadharut)
divine, che sono altrettanto rivelazioni universali di Dio.
La “Presenza dominicale” si riferisce alla rivelazione di Dio nelle sue
qualità perfette e trascendenti; la “Presenza profetica” alla sua rivelazione
nell’universo. n.d.r.). Era questa - ma Dio lo sa meglio - una rottura delle leggi
ordinarie che proveniva dal profondo stesso della mia essenza.
Ciò non ha del resto un “come” ed è conosciuto solo da colui al quale Dio
lo fa conoscere. (…)
Non appena mi fu data tale autorizzazione, i credenti vennero a me, e nel
momento in cui li vidi e in cui essi mi videro, si ricordarono (di Dio) e me ne
ricordai (Questa frase in arabo s’avvale del duplice significato del termine dhikr,
n.d.r.), e profittai di loro come loro di me, e accadde quello che accadde in
fatto di favori, segreti, virtù, benedizioni e aiuti divini.
Tutto questo avvenne presso la tribù di Beni Zarwal - la preservi Iddio da
ogni prova - lodi e grazie a Dio. (…).
*Traduzione: Titus Burckhart, Lettere di un maestro sufi. (Il numero progressivo della Lettera corrisponde all'edizione di riferimento)
*Traduzione: Titus Burckhart, Lettere di un maestro sufi. (Il numero progressivo della Lettera corrisponde all'edizione di riferimento)
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