Gian Giuseppe Filippi
Il Serpente e la Corda
Il Serpente e la Corda
Indice I Parte
Introduzione
1. Attuale situazione delle forme tradizionali e delle
organizzazioni iniziatiche
2. L’induismo contemporaneo e le sue organizzazioni
iniziatiche
3. La Conoscenza o esperienza intuitiva del Brahman
4. L’Intuizione che sorge dall’osservazione dei tre
stati
5. Gli strumenti di conoscenza che rimuovono
l’ignoranza
6. Alcune considerazioni sul metodo vedāntico: śrāvaṆa
7. Alcune
considerazioni sul metodo vedāntico:
manana
8. Alcune considerazioni sul metodo vedāntico: nididhyāsana
9. Significato vedāntico di Yoga
10. Gradi di discriminazione tra Sé e non-Sé
11. Da manana a nididhyāsana
12. Superamento delle opinioni erronee e delle
difficoltà
13. Significato vedāntico di
alcuni termini ricorrenti nei testi
I
Parte
Introduzione
Gurur Brahmā, Gurur Vṣṇu, Gurur Devo
Maheśvaraḥa,
Guruḥa Sākṣāt Paraṃbrahman Tasmai, Śrīguruve
Namaḥa
Il Guru è Brahmā, il Guru è Viṣṇu, il Guru
è l’autoluminoso Maheśvara
Venerazione al Guru che è Testimone del
Supremo Brahman
Dopo la pubblicazione del nostro libro Discesa agli Inferi. La morte iniziatica nella Tradizione hindū[1] e del
testo di Svāmī Satcidānandendra
Sarasvatī Dottrina e Metodo del Vedānta[2], abbiamo potuto verificare che un certo
numero di lettori, per quanto esiguo, ha espresso un vivo interesse per l’Advaita Vedānta, in particolare nella
forma con cui questa dottrina è descritta da coloro che ancor oggi sono
iniziati a questa via spirituale, nonostante i tempi tenebrosi che corrono. La
dottrina, che è argomento di questi scritti, lungi dall’essere una vuota
elaborazione filologica[3], appare ricca di spunti di riflessione per chiunque ne tenti un approccio con
sincero desiderio di conoscenza. In questi scritti si può attingere a una fonte
indiana diretta, usufruendo di un linguaggio piano e alla portata di tutti,
basato sull’esperienza di vita condivisa, anche se quasi nessuno è più in grado
di riconoscerla. Prima però d’affrontare la dottrina vedāntica, ci si dovrà
chiedere come mai, se il linguaggio è semplice e l’esperienza è comune, così
pochi siano in grado di comprendere gli argomenti proposti.
In verità l’attuale umanità è travolta da una fase della
moderna civiltà “dannatamente” complicata, frammentata, composita e sottoposta
alla tirannia della molteplicità. L’essere umano contemporaneo è allevato, fin
dalla sua più verde infanzia, a una mentalità ottusamente analitica, che
persegue nei più infimi dettagli lo studio del mondo di cui fa parte; questo
mondo, poi, è considerato sotto l’aspetto meno qualificato, ridotto a sola
massa ed energia, e sottoposto alla continua interferenza da parte dello
psichismo inferiore[4]. Il seggio della conoscenza che nobilita l’animo umano è stato usurpato dalla tecnologia, ammirata per le sue ricadute utilitarie immediate e per le sue sempre più fatue e ingannevoli magie[5]. Un
materialismo pratico invade tutti i campi dello scibile, con conseguenze
irreversibili. Sarà sufficiente dare uno sguardo alle ultime generazioni
occidentali, ahimé non molto diverse ormai da quelle orientali, per rendersi
conto della gravità irreparabile della situazione. La gioventù di oggi è stata
sistematicamente istruita e preparata a non riconoscersi in una specie,
l’umana, perché il darwinismo ha convinto capillarmente tutte le vittime della
scuola dell’obbligo a pensare che le specie non sono categorie fissate e che
tra noi e i primati o i placentati non esiste una vera barriera invalicabile,
nonostante che l’evidenza dimostri il contrario. Ugualmente costoro non si
identificano con una razza umana[6]; anzi
si è arrivato a negare accademicamente l’esistenza stessa delle razze, sotto
pena di essere tacciati di “razzismo”; anche questo contro ogni evidenza,
soprattutto oggi in cui nelle nostre città possiamo facilmente riconoscere e
distinguere un negro da un estremorientale o da un indigeno.
I giovani sono stati anche istruiti a non sentirsi parte d’una
nazione, ma di una entità globale amorfa priva di qualità comuni, che si vuole
sovranazionale, ma che in realtà è solo antinazionale. Per cancellare anche
l’ultimo baluardo di identità nazionale, si agevola nel privato e si impone nel
pubblico l’impoverimento e l’imbastardimento della lingua dei padri con il broken english, il miserabile e
cacofonico gergo planetario alla portata delle menti più elementari,
confezionato in modo da impedire la trasmissione di qualsiasi pensiero che vada
oltre le più brute necessità; e anche in questo sono evidenti la bruttezza e la
povertà di questo idioma artificiale[7] paragonandolo con la ricchezza, duttilità ed eleganza delle lingue nazionali.
Anche l’appartenenza a una forma religiosa è oggi negata,
perfino dalle stesse sfere più elevate delle istituzioni ecclesiastiche
cattoliche o riformate[8], nella diffusa convinzione relativistica che “una religione vale l’altra”[9]. D’altronde se quelle forme religiose o confessioni,
come preferiscono definirsi, hanno rinunciato del tutto a ogni meta e a ogni
dottrina di ordine spirituale per trasformarsi in associazioni a fini sociali,
è evidente che, nell’appiattimento operato verso il basso, tra loro si
considerino equivalenti. Il missionarismo, prodotto velenoso del Rinascimento,
che, a scopi colonialistici, fin dall’inizio era finalizzato a distogliere
aderenti alle tradizioni ancora intatte per offrire loro un frettoloso
battesimo e nessuna formazione religiosa, da diversi decenni si è trasformato
unicamente in uno strumento per la penetrazione delle ideologie e delle teorie
scientifiche del mondialismo ateo al fine di estirpare dalle tradizioni viventi
ogni traccia del sacro.
Ugualmente è stato sradicato il concetto di classe sociale
poiché, attraverso ripetute rivoluzioni, a partire da quella francese, si sono
abolite le caratteristiche naturali dell’aristocrazia prima, della borghesia
poi, e infine anche quelle del popolino, riducendo la società a una poltiglia
informe, uniformata nella maleducazione, ignoranza e ottusità. L’unica
differenza che persiste è il censo, anche se ricchezza e povertà non comportano
alcuna distinzione qualitativa tra i ceti.[10]
Ma l’opera di eversione più tenace è stata portata contro
quello che, a pieno diritto, è il fondamento sociale di qualsiasi tradizione,
vale a dire la famiglia. La propaganda ha logorato a lungo le generazioni
successive alla seconda guerra mondiale, con un’opera di convincimento sulla
bontà del divorzio e sul diritto allo scioglimento del vincolo matrimoniale
considerato come una anacronistica mancanza di libertà. Così la letteratura, il
cinema e i mezzi d’informazione hanno martellato le deboli menti degli
occidentali sulla famiglia aperta, in cui la mamma è sposata con un altro, papà
con un’altra e i figli, con l’aiuto dissolvente del “tribunale per minori” e
degli “assistenti sociali”, scelgono con chi stare o, alternatamente, di stare
ora con gli uni, ora con gli altri secondo il capriccio, con fatali
ripercussioni sulla loro educazione. Educazione che nessuno più impartisce né
sa più impartire perché è considerata una “imposizione autoritaria”, e la cui
assenza totale fa apparire, al confronto, nobile, generoso ed elegante il
comportamento degli animali.
Ma questo era soltanto il passo iniziale, perché,
ovviamente, ciò portava fatalmente all’abrogazione totale del matrimonio,
sostituito dal concubinato più sregolato. Il terzo passo susseguente al
dissolvimento della famiglia (detta “tradizionale”, anche senza alcuna
consapevolezza di quanto corretta sia tale definizione) è consistito nel
riconoscimento legale dello status di
famiglia a qualsiasi connubio, preferibilmente mostruoso e innaturale. Per
ultima è arrivata l’ideologia “gender”
a mettere in dubbio perfino l’esistenza di due soli sessi, il maschile e il
femminile, in sfacciata contraddizione con le evidenze naturali[11].
Tutte queste ripugnanti fantasticherie morbose, diventate
realtà, sono state imposte dall’alto con leggi ingannevoli, criminalizzando
l’ordine normale delle cose, grazie al patrocinio di tutte le organizzazioni
internazionali e sovranazionali e da una infinità di ONG, inspiegabilmente legalizzate
ovunque.
Demoliti così la società, la famiglia e l’individuo, le
nuove generazioni appaiono un vero e proprio polipaio infraumano, in cui le
distinzioni tra individuo e individuo sono ormai delegate a un numero esiguo di
nomi propri, rigorosamente slegati dal cognome familiare, e indistinguibili tra
loro per la moda stracciona[12] con cui si abbigliano con vestiti comprati già a brandelli, turpiloquiendo orrendamente per scarsezza di lessico e di ragione, e tutti, indistinguibilmente lobotomizzati dall’imprescindibile cellulare[13]. È
dunque un vero miracolo se, soprattutto nei paesi “tecnologicamente più
avanzati”, sopravvive ancora qualche sparuto individuo che cerca la Verità.
Per gentile concessione del Comitato Redazionale Tridaṇḍa del sito Veda Vyāsa Maṇḍala e dell'Autore
Il testo si trova al link:
[1] Gian Giuseppe Filippi, Discesa agli Inferi. La morte iniziatica nella Tradizione hindū, Aprilia, Novalogos ed., Quaderni di Indoasiatica, 2014.
[2] Svāmī Satcidānandendra
Sarasvatī, Dottrina e Metodo del Vedānta,
G.G. Filippi (a cura di), Aprilia, Novalogos ed., Quaderni di Indoasiatica, 2015.
[3] Per essere più espliciti, il presente lavoro non ha nulla a che fare e
a che spartire con le inutili e distorte traduzioni e interpretazioni degli
indologi e sanscritisti accademici d’Occidente e d’Oriente. La migliore
conoscenza filologica si rivela del tutto insufficiente a rendere in traduzione
i veri significati anche dei testi più elementari, visto che l’unico vero mezzo
di conoscenza in questo dominio è l’Intuizione.
[4] Per molti lo psichismo inferiore, ossia quell’aspetto deteriore della
psiche umana abusivamente definito “inconscio”, che la moderna psicoanalisi
pretende di studiare, ha sostituito per rovesciamento l’antica psicologia in
quanto studio dell’anima.
[5] “... faranno grandi segni e miracoli tanto da sedurre, se fosse
possibile, anche gli eletti” (Vangelo di S. Matteo 24.5-11; 24.25). Questo
monito evangelico è del tutto attuale, tanto che persino molti, che si
dichiarano “tradizionali”, arrivano ad affermare che la scienza moderna sta
confermando le antiche dottrine d’Oriente e di Occidente come, per esempio,
l’ipotesi del “Big Bang”, la natura vibratoria della massa, o la teoria
quantica, senza accorgersi che tutte queste congetture speculative hanno un unico
scopo: quello di dimostrare che tutto è spiegabile “scientificamente”,
prescindendo dai principi spirituali. Recentemente è stata anche ipotizzata da
certo Dr. Robert Lanza, dichiarato “genio universale” in base al suo curriculum universitario, che la coscienza
sarebbe immortale e che perciò la morte è una illusione. Tutto ciò sarebbe
stato dedotto dallo scienziato menzionato come risultato delle sue speculazioni
sulla teoria dei quanti. Ecco dunque che si pretende che perfino l’immortalità
sia dimostrabile dalla scienza tecnologica senza far appello a Dio o a una
dottrina metafisica, che così diventano “enti e preoccupazioni inutili”!
Ovviamente tutto ciò è artefatto e fasullo: infatti né la scienza né la logica
possono essere in grado di dimostrare ciò che le trascende. Il Lanza sarebbe
arrivato volutamente a scimiottare il concetto vedāntico che la coscienza è
immortale in base a una ricerca sedicente “scientifica” sulla sostanza che
compone gli oggetti, considerata smultaneamente come energia e come massa. Il
“genio” sarebbe riuscito, perciò, a fare dell’Ātman non solo un oggetto, ma adirittura un “oggetto da
laboratorio”! Tuttavia non ci si deve stupire che si lancino di continuo simili
sciocche suggestioni per manipolare ancor più la mentatiltà corrente, grazie
anche alla servile opera dei divulgatori scientifici.
[6] Specifichiamo “umana” perché, incoerentemente, si continua a
riconoscere diverse razze di gatti, cani, equini ecc.
[7] Queste considerazioni valgono anche per le
arti attuali che vogliono esprimere esclusivamente ciò che è brutto,
decomposto, sconcio e sacrilego.
[8] “Dio non è cattolico”, ha affermato di recente il principale dirigente
di ciò che fu la Chiesa Cattolica, forse intendendo dire che, a suo
modestissimo parere, Dio dovrebbe essere ateo.
[9] In realtà questa affermazione è profondamente errata, perché, come
vedremo in seguito, le forme tradizionali sono adattamenti della Tradizione
unica a umanità, tempi e luoghi profondamente diversi tra loro, il che le rende
differenti anche qualitativamente tra loro. Non per nulla, se per esempio si
esaminano le tre religioni monoteistiche che scaturiscono dalla medesima
radice, noteremo che nel giudaismo, per lo meno fino a un certo periodo
storico, ci fu un vero e proprio sacerdozio stabilito per diritto di nascita;
nel cristianesimo c’è un sacerdozio sussidiario, in quanto chiunque, in base a
scelte e inclinazioni individuali, può liberamente accedervi ed essere
consacrato; e nell’islam, invece, vi è assenza di sacerdozio. Ciò non può non
riflettersi sulla natura dei rituali e della dottrina così diversamente
trasmessi.
[10] L’assenza di un sacerdozio cattolico per
nascita comporta di conseguenza che anche gli ecclesiastici siano parte di
questa poltiglia informe. Se nel cristianesimo una distinzione era stata
riconosciuta tra un “alto clero” e un “basso clero”, il primo è stato spazzato
via da almeno due secoli, e il clero più “basso” ha occupato i vertici della
Chiesa, con i risultati che stanno davanti agli occhi di tutti. Riguardo
all’assenza di un sacerdozio, queste considerazioni possono essere estese,
nelle attuali condizioni, a tutte le forme tradizionali, con una sola
eccezione: nonostante il continuo lavorìo di logoramento perpetrato
dall’interno e dall’esterno, la struttura castale in India mantiene di fatto,
se non di diritto, il suo mandato naturale. In questo modo, nonostante la
confusione delle caste dilagante in tutto il mondo, i brāhmaṇa conservano ancor oggi gran parte del loro prestigio,
svolgendo regolarmente le loro funzioni rituali e sapienziali. Vâlsan,
con la sua consueta ignoranza dell’induismo, in uno dei suoi articoli di
“propaganda” in favore della sharica islamica afferma: “En tout état de cause, dans l’intégration finale dont il
s'agit, l'Hindouisme ne peut jouer aucun rôle sur le plan formel de la
tradition: sur ce plan, sa définition, conditionnée par le régime des castes,
est non seulement inextensible hors le monde hindou actuel, mais aussi destinée
à disparaître dans l’Inde même: ses modalités sociales et culturelles spécifiques
ne pourront malheureusement pas survivre à la dissolution qui se poursuit à
notre époque. Dans la phase actuelle du Kali-Yuga, les choses
devant aller jusqu’à l’état, annoncé dans les Livres sacrés de l’Inde, «où les
castes seront mêlées et la famille n’existera plus», la base indispensable même
de la tradition hindoue, le régime des castes disparaîtra et lorsqu’un
redressement traditionnel deviendra possible, il ne pourra l'être que dans la
formule fraternitaire d'une législation sacrée comme celle de l'Islam.” (Michel Vâlsan, “Le Triangle de l'Androgyne et le
Monosyllabe «OM»” II, Etudes Traditionnelles, mai-juin et
nov.-déc. 1964). Questa “profezia” vâlsaniana fortunatamente in India non s’è
verificata nonostante la tristezza dei tempi; al contrario, la confusione delle
caste, diffusa in tutto il resto del mondo, è stata sancita come regola sociale
proprio nell’egualitarismo islamico (nella citazione addolcito in “formule fraternitaire”), come
adattamento legislativo per l’ultima religione monoteista alla situazione
caotica del kali yuga. Sul filo del
suo teorema, Vâlsan (ibid. n. 32) si rallegra che l’islam “... depuis le 8e siècle gagne, dans l'espace
hindou, continuellement des positions nouvelles”. Senza precisare che quella penetrazione è
avvenuta per mezzo di eccidi e distruzioni catastrofiche prima, e tramite il
più aggressivo missionarismo e terrorismo salafita, oggi. Questo spiega molto
dell’ambigua posizione dei seguaci di Vâlsan
nei confronti delle deviazioni della sharica contemporanea.
[11] Ciò avviene anche con la colpevole copertura
degli ambienti “scientifici”, disposti a qualunque falsificazione pur di non
essere privati dei conclamati “fondi per la ricerca” erogati da politici
manovrati da agenti nemmeno poi tanto occulti. Basti pensare alla grottesca
teoria per cui il “buco nell’ozono” sarebbe stato (parliamo al passato, perché,
nel frattempo, ahimé, il “buco” si è richiuso da solo!) provocato dai gas delle
flatulenze dei duecento milioni di vacche che vivono in India, all’unico scopo
evidente di colpire qualcosa che ritengono sia “sacro” per gli hindū. Ma gli “scienziati” ecologici si
sono mai interrogati, invece, sui medesimi effetti provocati da sette miliardi
e mezzo di umani?
[12] Le altre mode che i giovani seguono al giorno
d’oggi, tendono a camuffarli da guerriglieri, terroristi o delinquenti, che
evidentemente rappresentano per loro modelli da emulare, pur dichiarandosi
tutti regolarmente “pacifisti”.
[13] Se le sostanze intossicanti producono
l’effetto di incapacitare la mente dalle sue normali funzioni con effetti
dissolventi, la multimedialità invece è strumento per “programmare” la mente a
funzionare in modo rovesciato. A dimostrazione della maggiore pericolosità di
questi strumenti di stregoneria tecnologica.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaArticolo senza alcun interesse... pare scritto da chi non possiede alcuna qualificazione spirituale che possa avvicinarlo alla comprensione della Tradizione. Scritto da qualcuno che santifica la consuetudine interpretandola come fosse un alimento per la pochezza della comprensione rivolta a tutto ciò che non è principiale...
RispondiEliminaArticolo che trovo di estremo interesse, per quanto la triste enumerazione dei misfatti del nostro tempo sia persino scontata. In ogni caso c'è un link al termine che ci permette, per chi ne è interessato, di leggere altri interventi dell'autore. Il quale si confronta sia con quel poco che è rimasto di Tradizione, sia coi fatti a noi contemporanei; cosa rara visto che leggendo Guénon e dintorni si è costretti continuamente a fare i conti col tempo che inesorabilmente è passato, rendendo un po' obsoleti certi confronti dell'Autore francese con la propria contemporaneità. Non ci riferiamo, ovviamente, ai principi e alla Metafisica, né al tratteggiamento della Tradizione Perenne.
RispondiEliminaRingrazio la Redazione di questo blog per aver reso disponibile quest'opera, ed il suo autore per aver scelto di consegnarla nonostante a dispetto se vi sia o meno qualcuno in condizioni di coglierne il significato.
RispondiEliminaLo stesso ringraziamente è esteso a tutti i successivi paragrafi dell'opera.