"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

venerdì 19 gennaio 2018

René Guénon, Considerazioni sull'Iniziazione - XII - Organizzazioni iniziatiche e sette religiose

René Guénon
Considerazioni sull'Iniziazione

XII - Organizzazioni iniziatiche e società segrete

Sulla natura delle organizzazioni iniziatiche si commette molto frequentemente un altro errore, sul quale dovremo soffermarci più a lungo che non su quello che consiste nella loro assimilazione con le «sette» religiose, giacché esso si riferisce a un punto che sembra particolarmente difficile da capire per la maggior parte dei nostri contemporanei, ma che noi consideriamo assolutamente essenziale: si tratta del fatto che simili organizzazioni differiscono totalmente, per la loro stessa natura, da tutte quelle che, ai giorni nostri, vengono chiamate «società» o «associazioni», queste ultime essendo definite da caratteri esteriori che possono mancare completamente nelle prime, e che, anche quando talvolta vi si introducano, rimangono loro sempre accidentali e anzi devono essere considerati, come del resto abbiamo indicato fin dall’inizio, soltanto come l’effetto di una specie di degenerazione, o, se si vuole, di «contaminazione», nel senso che si tratta dell’adozione di forme profane o per lo meno exoteriche, senza nessun rapporto con il fine reale delle organizzazioni in questione.
È quindi completamente sbagliato identificare, come si fa comunemente, «organizzazioni iniziatiche» e «società segrete»; e, prima di tutto, è ben evidente che le due espressioni non possono assolutamente coincidere nella loro applicazione, perché, di fatto, di società segrete ce ne sono di tante specie, molte delle quali non hanno certamente nulla di iniziatico; di esse possono costituirsene in conseguenza di una semplice iniziativa individuale, e per un fine del tutto qualunque; d’altronde, su questo argomento dovremo ritornare in seguito. D’altra parte, ed è senza dubbio questa la causa principale dell’errore che abbiamo menzionato sopra, se capita che un’organizzazione iniziatica prenda accidentalmente, come dicevamo prima, la forma di una società, questa sarà necessariamente segreta, in almeno due dei sensi che si danno alla parola in un caso simile, e che non si ha sempre cura di distinguere con sufficiente precisione.
Bisogna dire, in effetti, che nell’uso corrente sembra che si attribuiscano all’espressione «società segrete» diversi significati alquanto differenti gli uni dagli altri, i quali non sembrano necessariamente legati fra di loro, da cui divergenze d’opinione quando si tratta di sapere se questa denominazione si attagli realmente a questo o a quel caso particolare. Alcuni vogliono limitarla alle associazioni che dissimulano la loro esistenza, o per lo meno il nome dei loro membri; altri la estendono a quelle che sono semplicemente «chiuse», o che mantengono il segreto soltanto su certe forme speciali, rituali o no, da esse adottate, su certi mezzi di riconoscimento riservati al loro membri, o altre cose del genere; e, naturalmente, i primi protesteranno quando i secondi chiameranno segreta un’associazione che effettivamente non potrebbe rientrare nella loro propria definizione. Diciamo «protesteranno» perché, troppo spesso, le discussioni di questo genere non hanno affatto un carattere interamente disinteressato: quando gli avversari più o meno apertamente dichiarati di una qualunque associazione la dicono segreta, a torto o a ragione, con ciò introducono manifestamente un’intenzione polemica e più o meno ingiuriosa, come se il segreto non potesse avere ai loro occhi se non motivi «inconfessabili», e talvolta si può persino individuare in questa espressione una sorta di minaccia velata, nel senso che si tratta allora di un’allusione voluta all’«illegalità» di una simile associazione, giacché non è neanche il caso di dire che è sempre sul terreno «sociale», se non addirittura più precisamente «politico», che avvengono di preferenza simili discussioni. Si capisce molto bene come, in queste condizioni, i membri o i partigiani dell’associazione in causa si sforzino di provare che l’epiteto «segreta» non dovrebbe in realtà adattarlesi, e che, per tale ragione, vogliano accettare soltanto la definizione più limitata, quella che, nel modo più evidente, non potrebbe applicarlesi. Si può del resto dire, in maniera del tutto generale, che la maggior parte delle discussioni non ha altra causa se non una mancanza di accordo sul significato dei termini usati; ma, quando dietro a tale divergenza sull’uso delle parole sono in gioco degli interessi qualsiasi, come accade qui, è molto probabile che la discussione possa protrarsi indefinitamente senza che gli avversari giungano mai a mettersi d’accordo. In ogni caso, le contingenze che intervengono in tutto ciò sono sicuramente molto lontane dalla sfera iniziatica, la sola che ci riguardi; se abbiamo creduto opportuno dirne qualche parola, è unicamente per sgombrare in qualche modo il terreno, e anche perché ciò sarebbe stato sufficiente a far vedere che, in tutte le diatribe che si riferiscono alle società segrete o sedicenti tali, o non si tratta di organizzazioni iniziatiche, o, per lo meno, non è il carattere di queste ultime in quanto tali a essere in causa, cosa che sarebbe del resto impossibile per altre ragioni più profonde che il seguito della nostra esposizione farà comprendere meglio.
Ponendoci totalmente fuori da queste discussioni, e da un punto di vista che non può essere se non quello di una conoscenza del tutto disinteressata, possiamo dire questo: un’organizzazione, rivesta essa o no le forme particolari, e del resto solo esteriori, che permettono di definirla come una società, potrà essere qualificata segreta, nel senso più ampio della parola, e senza che a questa qualificazione si attribuisca la minima intenzione sfavorevole[1], quando possiederà un segreto, di qualunque natura esso sia, e che sia tale per la forza stessa delle cose o soltanto in virtù di una convenzione più o meno artificiale e più o meno espressa. Questa definizione è, pensiamo, abbastanza ampia perché vi si possano far rientrare tutti i casi possibili, da quello delle organizzazioni iniziatiche più lontane da ogni manifestazione esteriore, fino a quello di semplici società aventi uno scopo qualsiasi, politico o di carattere diverso, e che non abbiano, come dicevamo prima, nulla di iniziatico o addirittura di tradizionale. È dunque all’interno del campo che essa abbraccia, e basandoci per quanto possibile sui suoi stessi termini, che dovremo fare le distinzioni necessarie, e ciò in un duplice modo, vale a dire, da un lato, tra le organizzazioni che sono società e quelle che non lo sono, e, dall’altro, tra quelle che hanno un carattere iniziatico e quelle che di questo carattere sono prive, perché, in ragione della «contaminazione» che abbiamo segnalato, queste due distinzioni non possono coincidere esattamente; esse coinciderebbero soltanto se le contingenze storiche non avessero provocato, in certi casi, una intrusione di forme profane in organizzazioni che, per la loro origine e per il loro fine essenziale, sono tuttavia di natura incontestabilmente iniziatica.
Sul primo dei due punti che abbiamo indicato, non è il caso di insistere a lungo, giacché, tutto ben sommato, tutti sanno abbastanza bene cos’è una «società», vale a dire un’associazione con statuti, regolamenti, riunioni con luogo e data fissati, in possesso di un registro dei membri, di archivi, verbali delle sedute e altri documenti scritti, in una parola, circondata da tutto un apparato esteriore più o meno ingombrante[2]. Tutto ciò, ripetiamo, è perfettamente inutile per un’organizzazione iniziatica che, in quanto a forme esteriori, non ha bisogno di nient’altro che di un certo insieme di riti e di simboli, i quali, così come l’insegnamento che li accompagna e li spiega, devono regolarmente trasmettersi smettersi per tradizione orale. Ricorderemo inoltre a questo proposito che, anche se capita talvolta che queste cose siano messe per iscritto, ciò non può mai avvenire che a titolo di semplice «promemoria», e che ciò non può in nessun caso dispensare dalla trasmissione orale e diretta, giacché questa soltanto permette la comunicazione di una influenza spirituale, che è la ragion d’essere fondamentale di ogni organizzazione iniziatica; un profano che conoscesse tutti i riti per averne letto la descrizione nei libri, non sarebbe affatto iniziato per questo, poiché è ben evidente che, con tale mezzo, l’influenza spirituale collegata a questi riti non gli sarebbe stata trasmessa in nessun modo.
Una conseguenza immediata di quel che abbiamo appena detto è che un’organizzazione iniziatica, finché non assume la forma accidentale di una società, con tutte le manifestazioni esteriori che quest’ultima comporta, è in qualche modo «inafferrabile» da parte del mondo profano; e si può capire senza difficoltà come essa non lasci nessuna traccia accessibile alle investigazioni degli storici ordinari, il cui metodo ha come carattere essenziale di far riferimento al soli documenti scritti, che in un simile caso sono inesistenti.
Per contro, qualsiasi società, per quanto segreta possa essere, presenta un’«esteriorità» che è necessariamente alla portata delle ricerche dei profani, e attraverso la quale è sempre possibile che costoro arrivino ad averne conoscenza in una certa misura, anche se sono incapaci di penetrarne la natura più profonda. È ovvio che quest’ultima restrizione concerne le organizzazioni iniziatiche che abbiano assunto tale forma, o, noi diremmo volentieri, che siano degenerate in società in ragione delle circostanze e dell’ambiente in cui si trovano situate; aggiungeremo che un fenomeno simile non si è mai prodotto così nettamente come nel mondo occidentale moderno, dove esso contamina tutto ciò che ancora sussiste di organizzazioni che possano rivendicare un carattere autenticamente iniziatico anche se, come si constata persin troppo spesso, questo carattere, nel loro stato attuale, giunge a essere disconosciuto o non compreso dalla maggioranza dei loro stessi membri. Non vogliamo ricercare qui le cause di questo disconoscimento, che sono diverse e molteplici, e hanno in gran parte relazione con la natura speciale della mentalità moderna; segnaleremo solamente che tale forma societaria può anche contribuire parzialmente a provocarlo, giacché, siccome l’esteriorità assume in essa inevitabilmente un’importanza sproporzionata al suo valore reale, l’accidentale finisce col mascherare completamente l’essenziale; e, per di più, le rassomiglianze apparenti con le società profane possono anche essere l’occasione di numerosi equivoci sulla vera natura di queste organizzazioni.
Di questi equivoci daremo un solo esempio, il quale però tocca da vicino il fondo stesso del nostro argomento: quando è in questione una società profana, da questa si può uscire come vi si era entrati, e ci si ritrova allora puramente e semplicemente quelli che si era prima; una dimissione o una radiazione è sufficiente perché ogni legame sia rotto, giacché evidentemente tale legame era di natura solo esteriore e non implicava nessuna modificazione profonda dell’essere. Al contrario, dal momento in cui si è ammessi in un’organizzazione iniziatica, qualunque essa sia, non si può mai più, con nessun mezzo, cessare di esservi ricollegati, poiché l’iniziazione, per ciò stesso che essa consiste essenzialmente nella trasmissione di un’influenza spirituale, è necessariamente conferita una volta per tutte, e possiede un carattere propriamente incancellabile; si tratta in questo caso di un fatto di ordine «interiore» contro il quale nessuna formalità amministrativa può nulla. Ma, dovunque ci sia società, con ciò stesso ci sono formalità amministrative, possono perciò esserci dimissioni e radiazioni, con le quali si cesserà, secondo le apparenze, di far parte della società considerata; e si vede immediatamente l’equivoco che ne risulterà nel caso in cui quest’ultima rappresenti, tutto sommato, soltanto l’«esteriorità» di una organizzazione iniziatica. Occorrerebbe perciò, in tutto rigore, fare allora, sotto questo profilo, una distinzione tra la società e l’organizzazione iniziatica in quanto tale; e poiché la prima è soltanto, come abbiamo detto, una semplice forma accidentale e «sovrapposta», da cui la seconda, in se stessa e in tutto quel che ne costituisce l’essenza, rimane totalmente indipendente, l’applicazione di questa distinzione presenta in realtà difficoltà molto minori di quanto potrebbe sembrare a prima vista.
Un’altra conseguenza alla quale siamo logicamente condotti da queste considerazioni è la seguente: una società, quand’anche segreta, può sempre essere presa di mira da attacchi in provenienza dall’esterno, perché ci sono nella sua costituzione degli elementi che si situano, se così si può dire, allo stesso livello di questi ultimi; essa potrà così, in particolare, essere dissolta dall’azione di un potere politico. Per contro, l’organizzazione iniziatica, a causa della sua stessa natura, sfugge a simili contingenze, e nessuna forza esterna può sopprimerla; anche in questo senso, essa è perciò veramente «inafferrabile». In effetti, poiché la qualità dei suoi membri non può mai perdersi né essere loro tolta, essa conserva un’esistenza effettiva finché uno solo di essi rimane in vita, e soltanto la morte dell’ultimo comporterà la sua scomparsa; ma questa stessa eventualità presuppone che i suoi rappresentanti abbiano, per ragioni di cui sono i soli giudici, rinunciato ad assicurare la continuazione della trasmissione di ciò di cui sono depositari; e così la sola causa possibile della sua soppressione, o piuttosto della sua estinzione, si trova necessariamente nel suo stesso interno.
Infine, ogni organizzazione iniziatica è anche «inafferrabile» dal punto di vista del suo segreto, quest’ultimo essendo tale per natura e non per convenzione, e non potendo di conseguenza essere in nessun caso penetrato dai profani, ipotesi che implicherebbe in se stessa una contraddizione, perché il vero segreto iniziatico non è nient’altro che l’«incomunicabile». e soltanto l’iniziazione può dare accesso alla sua conoscenza. Ma questo si riferisce piuttosto alla seconda delle due distinzioni che abbiamo indicato più sopra, quella tra le organizzazioni iniziatiche e le società segrete che tale carattere non hanno; questa distinzione dovrebbe del resto, o per lo meno così ci sembra, poter essere operata molto facilmente tenendo conto della differenza stessa dello scopo che le une e le altre si prefiggono; ma, di fatto, la questione è più complessa di quel che sembri al primo approccio. Tuttavia c’è un caso che non può prestarsi a nessun dubbio: quando ci si trova in presenza di un gruppo costituito per fini qualsiasi e la cui origine è interamente conosciuta, di cui si sa che è stato creato di tutto punto da individualità delle quali si possono citare i nomi, e che di conseguenza non possiede nessun ricollegamento tradizionale, si può essere con ciò sicuri che tale gruppo, qualunque siano le sue pretese, non ha assolutamente nulla di iniziatico. L’esistenza di forme rituali in certuni di questi raggruppamenti non fa differenza, perché simili forme mutuate o imitate dalle organizzazioni iniziatiche, sono allora soltanto una semplice parodia priva di qualsiasi valore reale; e del resto ciò non si applica solamente a organizzazioni i cui fini siano unicamente politici o più generalmente «sociali», in uno qualsiasi dei sensi che si possono attribuire a questa parola, ma anche a tutte quelle formazioni moderne che noi abbiamo denominato pseudo-iniziatiche, ivi comprese quelle che invocano un vago ricollegamento «ideale» a una qualsivoglia tradizione.
Al contrario, il dubbio può sorgere quando si abbia a che fare con un’organizzazione la cui origine presenti qualcosa di enigmatico e non possa essere riferita a individualità definite; in effetti, anche se le sue manifestazioni conosciute non hanno di tutta evidenza nessun carattere iniziatico, può tuttavia essere che essa rappresenti una deviazione o una degenerazione di qualcosa che tale era primitivamente. Questa deviazione, che può prodursi soprattutto sotto l’influenza di preoccupazioni d’ordine sociale, presuppone che l’incomprensione dello scopo primo ed essenziale sia diventata generale nei membri di tale organizzazione; essa può del resto essere più o meno completa, e quel che ancora permane di organizzazioni iniziatiche in Occidente rappresenta in qualche modo, nel suo stato attuale, uno stadio intermedio sotto questo profilo. Il caso estremo sarà quello in cui, conservate tuttavia le forme rituali e simboliche, nessuno avrà più la minima coscienza del loro vero carattere iniziatico, cosicché le si interpreteranno solo più in funzione di una qualsivoglia applicazione contingente; che quest’ultima sia legittima o no, non è una questione che conti, giacché la degenerazione consiste propriamente nel fatto che non si consideri nulla al di là di tale applicazione e della sfera più o meno esteriore alla quale essa si riferisce in modo particolare. È più che chiaro che, in un caso simile, coloro che vedono le cose soltanto «dall’esterno» saranno incapaci di discernere ciò di cui in realtà si tratta e di operare la distinzione tra le organizzazioni di questo genere e quelle di cui dicevamo in precedenza, tanto più che, quando le prime siano giunte a non aver più, per lo meno coscientemente, se non uno scopo simile a quello per il quale le seconde sono state artificialmente create, ne risulterà una sorta di «affinità» di fatto in virtù della quale le une e le altre potranno trovarsi in contatto più o meno diretto, e persino finire talvolta con il frammischiarsi in modo più o meno inestricabile.
Per far meglio comprendere quel che andiamo dicendo, è opportuno appoggiarsi a casi precisi; per cui citeremo l’esempio di due organizzazioni che, esteriormente, possono sembrare abbastanza confrontabili tra loro, e tuttavia differiscono nettamente per quanto riguarda le loro origini, di tale sorta che esse rientrano rispettivamente nell’una e nell’altra delle due categorie che abbiamo distinto: gli Illuminati di Baviera e i Carbonari. Per quanto concerne i primi, i fondatori sono conosciuti, e si sa in che modo hanno elaborato il «sistema» di loro propria iniziativa, al di fuori di qualsiasi ricollegamento con qualcosa di preesistente; si sa inoltre attraverso quali stati successivi sono passati i gradi e i rituali, alcuni dei quali non furono mai praticati ed esistettero solo sulla carta; perché in questo caso tutto fu messo per iscritto fin dall’inizio e a mano a mano che si sviluppavano e si precisavano le idee dei fondatori, ed è proprio questo che fece naufragare i loro piani, i quali, beninteso, si riferivano esclusivamente alla sfera sociale e non andavano al di là di essa sotto nessun rapporto. Non vi è perciò nessun dubbio che si tratti in tal caso soltanto dell’opera artificiale di alcune individualità, e che le forme che costoro avevano adottato non potevano costituire se non un simulacro o una parodia di iniziazione, giacché il ricollegamento tradizionale faceva difetto, così come era estraneo alle loro preoccupazioni il fine realmente iniziatico. Se al contrario si prende in esame il Carbonarismo, si constata, da un lato, che è impossibile assegnargli un’origine «storica» di questo genere, e, dall’altro, che i suoi rituali presentano in modo netto il carattere di una «iniziazione di mestiere», apparentata come tale alla Massoneria e al Compagnonaggio; ma mentre questi ultimi hanno sempre conservato una certa coscienza del loro carattere iniziatico, per quanto sminuita essa possa essere dall’intrusione di preoccupazioni di ordine contingente, e dallo spazio sempre maggiore che è stato concesso a queste ultime, sembra indiscutibile (quantunque non si possa mai essere assolutamente affermativi al riguardo, potendo un ristretto numero di membri ‑ che non necessariamente ne sono i capi apparenti ‑ fare sempre eccezione all’incomprensione generale senza lasciarne nulla trapelare)[3] che il Carbonarismo abbia infine spinto la degenerazione all’estremo, al punto di non essere di fatto più niente di diverso da quella semplice associazione di cospiratori politici di cui si conosce l’azione nella storia del secolo XIX. I Carbonari si mischiarono allora ad altre associazioni di fondazione tutta recente e che non avevano mai avuto nulla di iniziatico, mentre d’altro lato, molti di loro appartenevano contemporaneamente alla Massoneria, il che si può spiegare sia per l’affinità delle due organizzazioni sia per una certa degenerazione della Massoneria stessa, degenerazione che andava nello stesso senso, quantunque meno lontano, di quella del Carbonarismo. Quanto agli Illuminati, i loro rapporti con la Massoneria ebbero un carattere del tutto diverso: quelli fra di loro che vi entrarono lo fecero soltanto nell’intento ben definito di acquisire al suo interno un influsso preponderante e di servirsene come di uno strumento per la realizzazione dei loro particolari disegni, il che d’altronde fallì come tutto il resto; e, detto incidentalmente, da ciò si vede abbastanza bene come coloro che pretendono di considerare gli Illuminati stessi un’organizzazione «massonica» siano lontani dalla verità. Aggiungiamo ancora che l’ambiguità della denominazione «Illuminati» non deve trarre in inganno: essa era soltanto assunta in un’accezione strettamente «razionalistica», e non bisogna dimenticare che, nel secolo XVIII, le «luci» avevano in Germania un significato quasi equivalente a quello della «filosofia» in Francia; è come dire che non si potrebbe pensare a niente di più profano e addirittura di più formalmente contrario a qualsiasi spirito iniziatico o anche soltanto tradizionale.
Apriamo ancora una parentesi a proposito dell’ultima osservazione: se capita che delle idee «filosofiche» e più o meno «razionalistiche» si infiltrino in una organizzazione iniziatica, occorre vedere in ciò non altro che l’effetto di un errore individuale (o collettivo) dei suoi membri, dovuto alla loro incapacità di comprendere la sua vera natura, e di conseguenza di garantirsi da ogni «contaminazione» profana; questo errore, sia ben inteso, non intacca minimamente il principio stesso dell’organizzazione, ma è uno dei sintomi di quella degenerazione di fatto della quale abbiamo parlato, qualunque sia il grado più o meno avanzato raggiunto da quest’ultima. Diremo la stessa cosa per il «sentimentalismo» e per il «moralismo» sotto tutte le loro forme, cose non meno profane per la loro stessa natura; in generale il tutto è del resto legato più o meno strettamente a una predominanza delle preoccupazioni sociali; ma è soprattutto quando queste ultime vengono ad assumere una forma specificamente «politica», nel senso più ristretto della parola, che la degenerazione rischia di diventare quasi irrimediabile. Uno dei fenomeni più strani in questo genere, è la penetrazione delle idee «democratiche» nelle organizzazioni iniziatiche occidentali (e naturalmente, qui pensiamo soprattutto alla Massoneria, o per lo meno ad alcune delle sue frazioni), senza che i loro membri sembrino accorgersi che si tratta di una contraddizione pura e semplice, e persino sotto un duplice rapporto: in effetti, per definizione stessa, qualsiasi organizzazione iniziatica è in opposizione formale con la concezione «democratica» e «ugualitaria», prima di tutto in rapporto al mondo profano, nei confronti del quale essa costituisce, nell’accezione più esatta del termine, una «élite» separata e chiusa, e poi in se stessa, in ragione della gerarchia di gradi e di funzioni che essa instaura necessariamente fra i suoi propri membri. Questo fenomeno è d’altronde soltanto una delle manifestazioni della deviazione dello spirito occidentale moderno che si estende e penetra dappertutto, anche là dove dovrebbe incontrare la resistenza più irriducibile; e del resto ciò non si applica unicamente al punto di vista iniziatico, ma altrettanto bene anche al punto di vista religioso, vale a dire, in altre parole, a tutto quel che possiede un carattere veramente tradizionale.
Cosicché, a lato delle organizzazioni rimaste puramente iniziatiche, ci sono quelle che, per una ragione o per l’altra, sono degenerate o hanno deviato più o meno completamente, ma che rimangono tuttavia sempre iniziatiche nella loro essenza profonda, per quanto incompresa possa essere quest’ultima nel loro stato presente. Poi ci sono quelle che ne sono soltanto la contraffazione o la caricatura, vale a dire le organizzazioni pseudo-iniziatiche; e infine ci sono altre organizzazioni anch’esse dal carattere più o meno segreto, ma che non hanno nessuna pretesa di questo tipo, e si prefiggono soltanto degli scopi che non hanno evidentemente nessun rapporto con la sfera iniziatica; ma si deve capir bene che, quali che siano le apparenze, le organizzazioni pseudo-iniziatiche sono in realtà altrettanto profane quanto queste ultime, e che in tal modo le une e le altre formano veramente un solo gruppo, in opposizione a quello delle organizzazioni iniziatiche, pure o «contaminate» da influenze profane. Sennonché, a tutto questo, occorre aggiungere ancora un’altra categoria, quella delle organizzazioni che appartengono alla «contro-iniziazione», e che hanno certamente, nel mondo attuale, un’importanza molto più considerevole di quel che si sarebbe tentati di supporre comunemente; qui ci limiteremo a menzionarle, senza di che la nostra enumerazione presenterebbe una grave lacuna, e segnaleremo soltanto una nuova complicazione che è provocata dalla loro esistenza: accade in certi casi che esse esercitino un influsso più o meno diretto su organizzazioni profane, e specialmente su organizzazioni pseudo-iniziatiche[4]; di qui una difficoltà in più per determinare esattamente il carattere reale di questa o quell’altra organizzazione; ma, beninteso, qui non dobbiamo occuparci dell’esame dei casi particolari, e ci basta aver indicato abbastanza nettamente la classificazione che occorre stabilire in maniera generale.
E tuttavia non è ancora finita; ci sono delle organizzazioni le quali, pur non avendo in sé che uno scopo di ordine contingente, possiedono tuttavia un vero ricollegamento tradizionale, perché procedono da organizzazioni iniziatiche di cui esse sono in qualche modo soltanto un’emanazione, e dalle quali sono dirette «invisibilmente», quand’anche i loro capi apparenti siano del tutto estranei alla cosa. Questo caso, come già abbiamo indicato, si incontra in particolare nelle organizzazioni segrete estremo-orientali: costituite unicamente in vista di uno scopo speciale, esse hanno generalmente solo un’esistenza temporanea, e spariscono senza lasciar tracce appena compiuta la loro missione; ma esse rappresentano in realtà l’ultimo scalino, e il più esteriore, di una gerarchia che si eleva di grado in grado fino alle organizzazioni iniziatiche più pure e più inaccessibili agli sguardi del mondo profano. Qui dunque non si tratta più assolutamente di un processo degenerativo delle organizzazioni iniziatiche, ma piuttosto di formazioni espressamente volute da queste ultime, senza che scendano esse stesse a questo livello contingente coinvolgendosi nell’azione che vi si esercita, e ciò per scopi che, naturalmente, sono ben diversi da tutto quel che può vedere o supporre un osservatore superficiale. Ricorderemo quel che abbiamo già detto più sopra a questo riguardo, e cioè che le più esteriori di queste organizzazioni possono trovarsi a volte in opposizione e financo in lotta le une con le altre, e avere ciò nonostante una direzione o una ispirazione comune, tale direzione essendo al di là del campo in cui si afferma la loro opposizione e per il quale solo essa è valida; e forse questo troverebbe la sua applicazione anche da altre parti oltre che in Estremo-Oriente, quantunque una simile gerarchizzazione di organizzazioni sovrapposte non si incontri senza dubbio da nessuna altra parte in modo così netto e completo come in ciò che dipende dalla tradizione taoista. Si tratta in questo caso di organizzazioni di carattere in certo qual modo «misto», delle quali non si può dire che siano propriamente iniziatiche, ma neanche che siano semplicemente profane, poiché il ricollegamento alle organizzazioni superiori conferisce loro una partecipazione, sia pure indiretta e incosciente, a una tradizione la cui essenza è puramente iniziatica[5]; e qualcosa di questa essenza si ritrova sempre nei loro riti e nei loro simboli per coloro che sanno penetrarne il senso più profondo.
Tutte le categorie di organizzazioni che abbiamo considerato hanno in comune quasi soltanto il fatto di avere un segreto, quale che sia del resto la sua natura; ed è ovvio che, dall’una all’altra, quest’ultima possa essere estremamente differente: tra il vero segreto iniziatico e un disegno politico che si tenga nascosto, o anche la dissimulazione dell’esistenza di un’associazione o dei nomi dei suoi aderenti per ragioni di semplice prudenza, non è evidentemente possibile nessun paragone. E non parliamo neppure di quei gruppi di fantasia, come ne esistono tanti al giorni nostri e in particolare nei paesi anglosassoni, i quali, per «scimmiottare» le organizzazioni iniziatiche, adottano forme che non rivestono assolutamente nulla, che sono realmente prive di ogni portata e persino di qualsiasi significato, e sulle quali pretendono di conservare un segreto che non è giustificato da nessuna seria ragione. Quest’ultimo caso presenta il solo interesse di mostrare in modo abbastanza chiaro l’equivoco che si produce abitualmente, nell’animo del pubblico profano, sulla natura del segreto iniziatico; si immagina in effetti che quest’ultimo verta semplicemente sui riti, o su parole e segni usati come mezzi di riconoscimento, ciò che farebbe di esso un segreto che tutto sommato sarebbe tale soltanto per convenzione. Ora, se un segreto simile esiste di fatto nella maggior parte delle organizzazioni iniziatiche, il suo carattere è tuttavia soltanto quello di un elemento affatto secondario e accidentale, e, a dire il vero, esso non ha che un valore di simbolo nei confronti del vero segreto iniziatico, il quale, esso, è tale per la natura stessa delle cose, e di conseguenza non potrebbe mai essere in alcun modo tradito, poiché è d’ordine puramente interiore e, come abbiamo già detto, risiede propriamente nell’«incomunicabile».






[1] Di fatto, l’intenzione sfavorevole che le si attribuisce comunemente proviene unicamente da quell’aspetto caratteristico della mentalità moderna che abbiamo in un’altra sede definito l’«odio per il segreto» sotto tutte le sue forme (Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XII).
[2] Non bisogna dimenticare di segnalare l’aspetto «finanziario», la cui necessità sorge proprio a causa di questo apparato, giacché si sa fin troppo bene come la questione delle «quote» assuma una considerevole importanza in tutte le società, ivi comprese le organizzazioni iniziatiche occidentali che ne hanno adottato la forma esteriore.
[3] Del resto un atteggiamento del genere non potrebbe essergli rimproverato quando l’incomprensione sia diventata tale da rendere praticamente impossibile il reagire contro di essa.
[4] Si confronti Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XXXVI.
[5] Ricordiamo che il Taoismo rappresenta unicamente l’aspetto esoterico della tradizione estremo-orientale, il cui aspetto exoterico è costituito dal Confucianesimo.

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