"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

martedì 16 gennaio 2018

René Guénon, Considerazioni sull'Iniziazione - XI - Organizzazioni iniziatiche e sette religiose

René Guénon
Considerazioni sull'Iniziazione

XI - Organizzazioni iniziatiche e sette religiose

Dicevamo in precedenza che lo studio delle organizzazioni iniziatiche è qualcosa di particolarmente complesso; occorre aggiungere che esso è per di più complicato dagli errori che troppo spesso si commettono al loro riguardo, errori che implicano generalmente una mancanza più o meno completa di conoscenza della loro vera natura; fra questi errori è opportuno segnalare in primo luogo quello che consiste nell’applicare a simili organizzazioni il nome di «sette», il che è molto più di una semplice improprietà di linguaggio.

In effetti l’espressione «sette», in un simile caso, non soltanto è da respingere perché è sgradevole e, venendo sempre intesa in senso sfavorevole, sembra essere il prodotto di una mentalità avversa, anche se alcuni di coloro che se ne servono hanno potuto farlo senza un’intenzione particolarmente ostile, per imitazione o per abitudine, così come ci sono persone che chiamano «paganesimo» le dottrine dell’antichità senza neppure sospettare che si tratta di un termine ingiurioso e di polemica piuttosto bassa[1].
In realtà, essa comporta una grave confusione tra cose completamente diverse, ed è una confusione che, in coloro che l’hanno creata o che la mantengono, ha tutta l’aria di non essere sempre puramente involontaria; essa è dovuta soprattutto, nel mondo cristiano e talvolta anche nel mondo islamico[2], a nemici o a negatori dell’esoterismo, i quali vogliono in questo modo, attraverso una falsa assimilazione, far riverberare su quest’ultimo qualcosa del discredito che è legato alle «sette» propriamente dette, vale a dire insomma alle «eresie», intese in un senso specificamente religioso[3].
Ora, per il fatto stesso che si tratta di esoterismo e di iniziazione, non è affatto di religione che si tratta, bensì di conoscenza pura e di «scienza sacra», la quale, per aver tale carattere sacro (il quale non è certo per nulla il monopolio della religione, come qualcuno sembra credere a torto)[4], non è tuttavia meno essenzialmente scienza, sia pure in un senso notevolmente diverso da quello che i moderni danno a questa parola, moderni che conoscono soltanto più la scienza profana, priva di ogni valore dal punto di vista tradizionale, e più o meno derivata, come spesso abbiamo spiegato, da un’alterazione della stessa idea di scienza. Senza dubbio, ed è quel che rende possibile la confusione in questione, tale esoterismo ha più rapporti, e in modo più diretto, con la religione che con qualsiasi altra cosa esteriore, non foss’altro che in ragione del carattere propriamente tradizionale che è comune a entrambi; in taluni casi esso può anche, come indicavamo in precedenza, assumere la propria base e il suo punto d’appoggio in una forma religiosa definita; ma si riferisce ciò nondimeno a un campo totalmente diverso da quello di quest’ultima, con la quale di conseguenza non può entrare né in opposizione né in concorrenza. Ciò del resto è inoltre evidenziato dal fatto che si tratta, per definizione stessa, di un ordine di conoscenza riservata a un’élite, mentre, ugualmente per definizione, la religione (così come la parte exoterica di ogni tradizione, quand’anche non rivesta la forma specificamente religiosa) si rivolge al contrario indistintamente a tutti; l’iniziazione, nel senso vero di questa parola, poiché implica delle «qualificazioni» particolari, non può essere d’ordine religioso[5]. D’altronde, senza neanche esaminare il fondo delle cose, la supposizione che un’organizzazione iniziatica possa fare concorrenza a un’organizzazione religiosa è veramente assurda, perché, a causa del suo stesso carattere «chiuso» e del suo reclutamento limitato, essa sarebbe troppo svantaggiata sotto questo rapporto[6]; ma non sono questi né il suo ruolo né il suo scopo.
Faremo infine notare che chi dice «setta» dice necessariamente, in ragione della stessa etimologia della parola, scissione o divisione; ed effettivamente le «sette» sono propriamente delle divisioni provocate, in seno a una religione, da divergenze più o meno profonde tra i suoi membri. Di conseguenza, le «sette» sono necessariamente molteplicità[7], e la loro esistenza implica un allontanamento dal principio, al quale l’esoterismo è al contrario, per la sua natura stessa, più vicino della religione e, più generalmente, dell’exoterismo, quand’anche esenti da qualsiasi deviazione. È infatti in grazia dell’esoterismo che si unificano tutte le dottrine tradizionali, al di là delle differenze, del resto necessarie nel loro ordine proprio, delle loro forme esteriori; e, da questo punto di vista, non soltanto le organizzazioni iniziatiche non sono affatto delle «sette», ma ne sono anzi esattamente il contrario.
Inoltre, le «sette», scismi o eresie, appaiono sempre derivate da una determinata religione, nella quale hanno avuto origine e della quale sono per così dire altrettanti rami irregolari. Al contrario, l’esoterismo non può assolutamente essere derivato dalla religione; anche laddove la prenda come supporto, in quanto mezzo di espressione e di realizzazione, esso non fa altro che ricollegarla effettivamente al suo principio, e rappresenta in realtà, in rapporto a essa, la Tradizione anteriore a tutte le forme esteriori particolari, religiose o di altro tipo. L’interno non può essere prodotto dall’esterno, così come il centro non può essere prodotto dalla circonferenza, o il superiore dall’inferiore, o lo spirito dal corpo; le influenze che presiedono alle organizzazioni tradizionali hanno sempre un senso discendente e non risalgono mai, alla stessa stregua di un fiume, il quale non risale mai verso la propria sorgente. Pretendere che l’iniziazione possa essere derivata dalla religione, e a maggior ragione da una «setta», è rovesciare tutti i rapporti normali che dipendono dalla natura stessa delle cose[8]; e l’esoterismo è veramente, in rapporto all’exoterismo religioso, ciò che è lo spirito nei confronti del corpo, talché, quando una religione abbia perduto ogni punto di contatto con l’esoterismo[9], in essa non c’è più che «lettera morta» e formalismo incompreso, giacché ciò che la vivificava era la comunicazione effettiva con il centro spirituale del mondo, e quest’ultima può essere stabilita e mantenuta coscientemente soltanto dall’esoterismo e dalla presenza di una organizzazione iniziatica vera e regolare.
Ora, per spiegare come la confusione che stiamo cercando di dissipare abbia potuto presentarsi con apparenze di ragione sufficienti per farsi accettare da un numero abbastanza grande di coloro che vedono le cose soltanto dall’esterno, occorre dire questo: appare chiaro che, in qualche caso, alcune «sette» religiose hanno potuto aver origine dalla diffusione sconsiderata di frammenti di dottrina esoterica più o meno incompresa; ma l’esoterismo in sé non può esser tenuto responsabile di questa specie di «volgarizzazione», o di «profanazione» nel senso etimologico della parola, che è contraria alla sua stessa essenza, e non ha mai potuto prodursi se non a spese della purezza dottrinale. Perché una cosa simile sia potuta accadere, è stato necessario che coloro che ricevevano simili insegnamenti li comprendessero abbastanza male, in mancanza di preparazione o forse anche di «qualificazione», da attribuir loro un carattere religioso che li denaturava completamente: e l’errore non proviene sempre, in ultima analisi, da un’incomprensione e da una deformazione della verità? Per trarre un esempio dalla storia del medioevo, questo fu probabilmente il caso degli Albigesi; ma se questi furono «eretici», Dante e i «Fedeli d’Amore», che si mantenevano su un terreno rigorosamente iniziatico, non lo erano nel modo più assoluto[10]; e questo esempio può ulteriormente aiutare a far capire la differenza capitale che esiste tra le «sette» e le organizzazioni iniziatiche. Aggiungeremo che se certe «sette» hanno potuto in tal modo nascere da una deviazione dell’insegnamento iniziatico, questo fatto stesso presuppone evidentemente la preesistenza di quest’ultimo e la sua indipendenza nei confronti delle «sette» in questione; sia storicamente, sia logicamente, l’opinione contraria si presenta perfettamente insostenibile.
Resterebbe da esaminare ancora una questione: come e perché hanno potuto prodursi talvolta deviazioni di questo genere? Ciò rischierebbe di portarci molto lontano, giacché è ovvio che per rispondere in modo esauriente occorrerebbe esaminare da vicino ciascun caso particolare; quel che si può dire in maniera generale, è prima di tutto che, dal punto di vista più esteriore, appare pressoché impossibile, quali che siano le precauzioni che si possono prendere, impedire completamente qualsiasi divulgazione; e anche se le divulgazioni sono in ogni caso soltanto parziali e frammentarie (poiché, a ogni buon conto, esse possono vertere esclusivamente solo su ciò che è relativamente più accessibile), le deformazioni che ne conseguono sono, proprio per questo ancora più accentuate.
Da un altro punto di vista, più profondo, si potrebbe forse dire, inoltre, che in certe circostanze occorre che cose simili avvengano, in quanto mezzi di un’azione che deve esercitarsi sul procedere degli avvenimenti; anche le «sette» hanno giocato un loro ruolo nella storia dell’umanità, quand’anche questo ruolo sia solo inferiore, e non bisogna dimenticare che ogni apparente disordine in realtà non è che un elemento dell’ordine totale del mondo.
Del resto. le dispute del mondo esterno perdono certamente molta della loro importanza quando siano prese in considerazione da un punto nel quale sono conciliate tutte le opposizioni che le suscitano, com’è il caso quando ci si ponga dal punto di vista strettamente esoterico e iniziatico; sennonché, precisamente per questo, il ruolo delle organizzazioni iniziatiche non dovrebbe essere assolutamente quello di intervenire in tali dispute, o, come si dice comunemente, di «prendervi posizione», mentre le «sette», al contrario, vi si trovano inevitabilmente coinvolte dalla loro propria natura, e questo è forse, in fondo, quel che fa tutta la loro ragion d’essere.



[1] Fabre d’Olivet, nei suoi Examens des Vers Dorés de Pythagore, dice molto giustamente a questo proposito: «il nome “pagano” è un termine ingiurioso e ignobile, derivato dal latino paganus, che significa un villano, un rustico. Quando il Cristianesimo ebbe finito di trionfare sul politeismo greco e romano e, per ordine dell’imperatore Teodosio, furono abbattuti nelle città gli ultimi templi dedicati agli Dei delle Nazioni, accadde che le popolazioni delle campagne persistessero ancora abbastanza a lungo nell’antico culto, cosa che fece chiamare per derisione pagani coloro che li imitarono. Tale denominazione, che poteva adattarsi, nel secolo V, al Greci e ai Romani che rifiutavano di sottomettersi alla religione dominante dell’Impero, è falsa e ridicola quando la si estenda ad altri tempi e ad altri popoli».
[2] Il termine arabo che corrisponde alla parola «setta» è firqah, che, come il primo, esprime propriamente un’idea di «divisione».
[3] Si vede come, benché si tratti sempre di una confusione delle due sfere esoterica ed exoterica, ci sia una grande differenza tra questa e l’altrettanto falsa assimilazione dell’esoterismo con il misticismo di cui abbiamo trattato in precedenza, giacché quest’ultima, che del resto sembra essere di data più recente, tende piuttosto ad «annettersi» l’esoterismo che non a discreditarlo, il che è sicuramente più abile e può far pensare che qualcuno abbia finito col rendersi conto dell’insufficienza di un atteggiamento di disprezzo grossolano e di pura e semplice negazione.
[4] C’è qualcuno che va così lontano in questa direzione, da pretendere che non vi sia altra «scienza sacra»se non la teologia!
[5] A questo si potrebbe obiettare che esistono anche, come dicevamo in precedenza, delle «qualificazioni» che sono richieste per l’ordinazione sacerdotale; sennonché, in questo caso, si tratta soltanto dell’attitudine all’esercizio di talune funzioni particolari, mentre, nell’altro, le «qualificazioni» sono necessarie non solo per esercitare una funzione in un’organizzazione iniziatica, ma anche per ricevere l’iniziazione stessa, il che è totalmente diverso.
[6] L’organizzazione iniziatica in quanto tale, per converso, ha il più grande interesse a mantenere il proprio reclutamento il più ristretto possibile, giacché, in quest’or­dine di cose, un’estensione troppo grande è, abbastanza generalmente, una delle cause più importanti di una certa degenerazione, come spiegheremo più avanti.
[7] Ciò mostra la falsità radicale delle concezioni di coloro che, come si riscontra frequentemente soprattutto fra gli scrittori «antimassonici», parlano della «Setta», al singolare e con la maiuscola, come se si trattasse di una sorta di «entità» in cui la loro immaginazione incarna tutto ciò per cui provano odio; il fatto che le parole arrivino a perdere il tal modo, completamente, il loro senso legittimo è del resto ‑ è il caso di ripeterlo a questo proposito ‑ una delle caratteristiche del disordine mentale della nostra epoca.
[8] Un errore simile, ma ancora più grave, è commesso da coloro che vorrebbero far provenire l’iniziazione da qualcosa di ancor più esteriore, come ad esempio una filosofia; il mondo iniziatico esercita il suo influsso «invisibile» sul mondo profano, direttamente o indirettamente, ma per contro, a parte il caso anormale di una degenerazione grave di certe organizzazioni, non può essere assolutamente influenzato da quest’ultimo.
[9] Si noti con particolare attenzione che, se diciamo «punto di contatto», ciò implica l’esistenza di un limite comune ai due campi, mediante il quale è stabilita la loro comunicazione, limite che però non comporta nessuna confusione tra di loro.
[10] Si veda in proposito L’Ésotérisme de Dante, pp. 3-7 e 27-8 dell’ed. francese.

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