'Abd Al-Qâdir al-Jazâ'irî
Il puro amore
Mawqif 112
Mawqif 112
Dio ha detto a uno dei Suoi
servi[1]: «Sostieni tu di amarmi? In tal caso, sappi che il tuo
amore per Me è solo una
conseguenza del Mio amore per te. Tu ami Colui che è. Ma Io, Io ti amo da quando
non eri!»
Gli disse poi: «Sostieni
che cerchi di avvicinarti a Me e di perderti in Me? Ma Io, Io ti cerco ben più
di quanto tu Mi cerchi! Ti ho cercato affinché tu sia in Mia presenza, senza
intermediario alcuno, il Giorno in cui ho detto: “Non sono io il Signore vostro?” [Cor. 7,172)[2],
quando tu eri solo spirito (rûh). Poi tu Mi hai dimenticato e
Io ti ho cercato di nuovo, inviando verso di te i Miei inviati, quando tu hai
avuto un corpo. Tutto ciò era amore di te per te, non per Me».
E gli disse ancora: «Che
cosa pensi che faresti se, mentre ti trovi in un estremo stato di fame, di sete
e di sfinimento, ti chiamassi a Me offrendoti il Mio paradiso con le sue uri, i
suoi palazzi, i suoi fiumi, i suoi
frutti, i suoi garzoni e i suoi coppieri, dopo averti avvertito che non troverai
nulla di ciò, se non Me?».
Il servo rispose: «Mi
rifugerei in Te contro di Te»[3].
[1] È assai
probabile che il servo sia lo stesso Abd ei-Kader. L'espressione indiretta per riferire
un intimo evento spirituale è alquanto frequente nei maestri del
tasawwuf, e anche Ibn 'Arabi vi
ricorre più volte.
[2] Non sono io il Signore vostro?: allusione al «Patto primordiale» (mîtâq) descritto nel Corano (7,172), in base al quale, in risposta a tale domanda, tutti gli uomini futuri, sino alla fine dei tempi, riconosceranno la Sovranità divina. Sull'evidenza di tale Sovranità, che ogni essere ha percepito e riconosciuto mentre era ancora «nei reni di Adamo», si fonda la validità della Testimonianza (shahâda) richiesta a ogni musulmano (lâ ilâha illâ Llâh: «Non c'è dio se non Dio»). Però si può testimoniare soltanto ciò che si è visto; infatti la shahâda non è un semplice “atto di fede”. Secondo i maestri del tasawwuf, la disciplina spirituale ha dunque quale oggetto essenziale la riattualizzazione di questa evidenza originaria, e il patto iniziatico ('ahd, mubâya'a) con il shaykh non è altro che un rinnovo e una conferma del Patto primordiale. [Preferiamo tradurre la formula della shahâda «lâ ilâha illâ Llâh» «Non c'è divinità se non Dio» perché il termine ilaha e Allâh non possono certamente essere resi dallo stesso nome. N.d.r.]
[3] Allusione all'hadith di cui alla nota 4 al testo 13.
[2] Non sono io il Signore vostro?: allusione al «Patto primordiale» (mîtâq) descritto nel Corano (7,172), in base al quale, in risposta a tale domanda, tutti gli uomini futuri, sino alla fine dei tempi, riconosceranno la Sovranità divina. Sull'evidenza di tale Sovranità, che ogni essere ha percepito e riconosciuto mentre era ancora «nei reni di Adamo», si fonda la validità della Testimonianza (shahâda) richiesta a ogni musulmano (lâ ilâha illâ Llâh: «Non c'è dio se non Dio»). Però si può testimoniare soltanto ciò che si è visto; infatti la shahâda non è un semplice “atto di fede”. Secondo i maestri del tasawwuf, la disciplina spirituale ha dunque quale oggetto essenziale la riattualizzazione di questa evidenza originaria, e il patto iniziatico ('ahd, mubâya'a) con il shaykh non è altro che un rinnovo e una conferma del Patto primordiale. [Preferiamo tradurre la formula della shahâda «lâ ilâha illâ Llâh» «Non c'è divinità se non Dio» perché il termine ilaha e Allâh non possono certamente essere resi dallo stesso nome. N.d.r.]
[3] Allusione all'hadith di cui alla nota 4 al testo 13.
Una sosta al tempo stesso elevatissima,ma anche educativa ed edificante
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