Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo
Cap. VIII - Influenza della civiltà islamica in Occidente[1]
La maggior parte degli Europei non ha un’esatta misura
dell’importanza dell’apporto che l’Europa ha ricevuto dalla civiltà islamica,
né ha compreso la natura di ciò che in passato essa ha mutuato da quella
civiltà, e alcuni si spingono fino a disconoscere completamente tutto ciò che
vi si riferisce.
Questo accade perché la storia quale viene loro insegnata travisa i fatti e pare essere stata deliberatamente alterata in molti punti. Un insegnamento di questo genere ostenta senza pudore la sua scarsa considerazione per la civiltà islamica e suole sminuirne i meriti ogniqualvolta se ne presenti l’occasione. È importante notare che l’insegnamento storico nelle università europee non fa conoscere l’influenza musulmana. Al contrario, le verità che in proposito dovrebbero essere dette vengono sistematicamente omesse, negli scritti come nell’insegnamento, soprattutto per quanto riguarda gli avvenimenti più importanti.
Questo accade perché la storia quale viene loro insegnata travisa i fatti e pare essere stata deliberatamente alterata in molti punti. Un insegnamento di questo genere ostenta senza pudore la sua scarsa considerazione per la civiltà islamica e suole sminuirne i meriti ogniqualvolta se ne presenti l’occasione. È importante notare che l’insegnamento storico nelle università europee non fa conoscere l’influenza musulmana. Al contrario, le verità che in proposito dovrebbero essere dette vengono sistematicamente omesse, negli scritti come nell’insegnamento, soprattutto per quanto riguarda gli avvenimenti più importanti.
Ad esempio, è generalmente noto che la Spagna rimase per
diversi secoli sottoposta alla legge islamica, ma non si dice mai che lo stesso
accadde in altri paesi, come la Sicilia e la parte meridionale della Francia
attuale. C’è chi vuole
attribuire questo silenzio degli storici a qualche pregiudizio religioso. Ma
che dire degli storici odierni, i quali sono perlopiù senza religione, se non
addirittura ostili a ogni religione, quando arrivano a confermare ciò che di
contrario alla verità hanno sostenuto i loro predecessori?
Occorre dunque vedere in questo una conseguenza
dell’orgoglio e della presunzione degli Occidentali, difetti che impediscono
loro di riconoscere la verità e l’importanza dei propri debiti verso l’Oriente.
La cosa più singolare in tutto ciò è che gli Europei si
considerano eredi diretti della civiltà ellenica, laddove tale pretesa è
smentita dalla verità dei fatti. La realtà che si desume dalla storia
stabilisce perentoriamente che la scienza e la filosofia della Grecia furono
trasmesse agli Europei tramite i musulmani. In altre parole il patrimonio
intellettuale dei Greci è giunto in Occidente solo dopo essere stato seriamente
studiato dal Vicino Oriente, e se non fosse stato per gli studiosi dell’Islam e
i suoi filosofi, gli Europei sarebbero rimasti nell’ignoranza totale di queste
conoscenze per lunghissimo tempo, ammesso che siano mai giunti a comprenderle.
È opportuno far osservare che stiamo parlando qui
dell’influenza della civiltà islamica, e non di quella araba in particolare,
come a torto si sostiene talvolta. Infatti la maggior parte di coloro che
esercitarono tale influenza in Occidente non era di razza araba, e se la loro
lingua era l’arabo, lo si doveva all’adesione alla religione islamica.
Dato che siamo arrivati a parlare della lingua araba,
possiamo scorgere una prova certa della diffusione di questa stessa influenza
in Occidente nell’esistenza di termini di origine e di radice araba in numero
assai maggiore di quanto non si creda solitamente, incorporati in quasi tutte
le lingue europee e rimasti in uso fino a oggi, anche se molti tra gli Europei
che se ne servono ignorano del tutto la loro vera origine. Poiché le parole non
sono altro che il veicolo delle idee e il mezzo attraverso cui il pensiero si
manifesta, si può capire come sia estremamente facile dedurre da questi fatti
l’esistenza di una trasmissione delle idee e delle concezioni islamiche stesse.
Di fatto, l’influenza della civiltà islamica si è estesa in
grandissima misura e in maniera sensibile in tutti i campi: scienza, arti,
filosofia, ecc. La Spagna era a quel tempo un ambiente assai importante da
questo punto di vista, e il principale centro di diffusione della civiltà
islamica. Non è nostra intenzione trattare in dettaglio ciascuno di questi
aspetti, né definire l’area di estensione della civiltà islamica, ma solo
indicare alcuni fatti che consideriamo particolarmente importanti, benché nella
nostra epoca siano pochi coloro che riconoscono tale importanza.
In campo scientifico, possiamo fare una distinzione fra le
scienze naturali e le scienze matematiche. Sappiamo con certezza che alcune tra
le scienze naturali sono state trasmesse dalla civiltà islamica all’Europa, che
le ha poi adottate integralmente. La chimica, ad esempio, ha sempre conservato
la denominazione araba, la cui origine risale del resto all’antico Egitto, e
ciò malgrado il senso originario e profondo di questa scienza sia stato del
tutto dimenticato dai moderni e sia andato in un certo senso perduto.
Prendiamo un altro esempio, quello dell’astronomia: i
termini tecnici usati per questa disciplina in tutte le lingue europee sono
ancora per la maggior parte di origine araba, e molti dei corpi celesti
mantengono le denominazioni arabe, che vengono adottate senza variazioni dagli
astronomi dei diversi paesi. Ciò è dovuto al fatto che le opere degli astronomi
greci dell’antichità, come Tolomeo d’Alessandria, furono conosciute in
Occidente attraverso traduzioni arabe, al pari delle opere dei loro
continuatori musulmani. Sarebbe d’altronde facile dimostrare che la maggior
parte delle conoscenze geografiche relative ai paesi più remoti dell’Asia o
dell’Africa è stata acquisita, per un lungo periodo di tempo, proprio tramite
gli esploratori arabi, che hanno percorso numerosissime regioni; e si
potrebbero citare molti altri esempi di questo genere.
Le invenzioni, che sono soltanto applicazioni delle scienze
naturali, hanno anch’esse seguito la medesima via di trasmissione, quella
musulmana, e ancora oggi si ricorda la storia dell’«orologio ad acqua» offerto
dal califfo Hârûn er-Rashîd all’imperatore Carlo Magno.
Sotto questo aspetto, vale la pena di dedicare un’attenzione
particolare alle scienze matematiche. In questo vasto campo, non è stata
infatti trasmessa all’Occidente per il tramite della civiltà islamica solamente
la scienza greca, ma anche la scienza indù. I Greci avevano sviluppato la
geometria, e per essi anche la scienza dei numeri era sempre collegata alla
considerazione delle figure geometriche corrispondenti. Il predominio dato alla
geometria appare con evidenza, ad esempio, in Platone. Esiste però anche un
altro ramo della matematica, relativo alla scienza dei numeri, che nelle lingue
europee non è noto, come gli altri, con un nome greco, dal momento che fu
ignorato dai Greci antichi. Si tratta dell’algebra, la cui prima origine è
indiana e il cui nome arabo mostra con sufficiente chiarezza come fu trasmessa
all’Occidente.
Va qui segnalato, malgrado la sua minore importanza, un
altro fatto che viene ad avvalorare ulteriormente ciò che abbiamo detto: le
cifre usate dagli Europei sono note ovunque come cifre arabe, benché la loro
prima origine sia in realtà indù, poiché i segni di numerazione usati
inizialmente dagli Arabi erano semplicemente le lettere del loro alfabeto.
Se ora abbandoniamo l’esame delle scienze per quello delle
arti, constatiamo che, nell’ambito della letteratura e della poesia, moltissime
idee trasmesse dagli scrittori e dai poeti musulmani sono state utilizzate
nella letteratura europea, e anzi alcuni scrittori occidentali sono arrivati
all’imitazione pura e semplice delle loro opere. Parimenti, si possono rilevare
tracce dell’influenza islamica nell’architettura, e in particolar modo nel
Medioevo; così, la volta a ogiva, il cui carattere s’è affermato al punto di
dare il suo nome a uno stile architettonico, ha incontestabilmente la sua
origine nell’architettura islamica, sebbene molte teorie fantasiose siano state
inventate per nascondere questa verità. Tali teorie sono contraddette
dall’esistenza di una tradizione mantenutasi presso gli stessi costruttori,
secondo la quale le loro conoscenze provenivano dal Vicino Oriente.
Queste conoscenze possedevano un carattere segreto e davano
all’arte dei costruttori un significato simbolico; avevano inoltre relazioni
molto strette con la scienza dei numeri e un’origine che è sempre stata fatta
risalire ai costruttori del Tempio di Salomone.
Qualunque sia l’origine remota di quella scienza, non è
possibile che essa sia stata trasmessa all’Europa del Medioevo per un tramite
diverso da quello del mondo musulmano. Va detto in proposito che questi
costruttori, riuniti in corporazioni che praticavano riti particolari, si
consideravano e si definivano stranieri in Occidente, perfino nel loro paese
natale, e che questa denominazione si è mantenuta fino ai nostri giorni,
sebbene tali vicende siano divenute oscure e risultino ormai note solo a un
numero ristrettissimo di persone. In questa rapida rassegna occorre fare
particolare menzione di un altro ambito, quello della filosofia, nel quale
l’influenza islamica raggiunse un’importanza così notevole nel Medioevo che
nessuno dei più accaniti avversari dell’Oriente oserebbe disconoscerne la
portata. Si deve ammettere che l’Europa allora non disponeva di altri strumenti
per giungere alla conoscenza della filosofia greca. Le traduzioni latine di
Platone e di Aristotele, utilizzate in quel periodo, non erano state condotte
direttamente sugli originali greci, bensì su traduzioni arabe anteriori, che
includevano i commentari dei filosofi musulmani contemporanei: Averroè,
Avicenna, ecc.
La filosofia di allora, nota con il nome di Scolastica, è di
solito distinta in musulmana, ebraica e cristiana. Ma all’origine delle altre
due, e più particolarmente della filosofia ebraica, si trova quella musulmana,
che fiorì in Spagna e il cui veicolo fu la lingua araba; lo testimoniano opere
di grande importanza come quelle di Mûsâ ibn Maymûn, che ispirarono per
parecchi secoli la filosofia ebraica posteriore, fino a Spinoza, in cui sono
ancora ben riconoscibili alcune delle idee di Maimonide.
Non è necessario continuare l’elenco di fatti noti a
chiunque abbia qualche nozione della storia del pensiero. È preferibile, per
concludere, esaminare fatti di ordine assai diverso, totalmente ignorati dalla
maggioranza dei moderni, i quali addirittura, specialmente in Europa, non ne
hanno la benché minima idea; dal nostro punto di vista queste cose presentano invece
un interesse assai maggiore di tutte le conoscenze esteriori della scienza e
della filosofia. Intendiamo riferirci all’esoterismo e a tutto ciò che vi
appartiene e ne discende in fatto di conoscenze derivate, e che ha dato vita a
scienze del tutto diverse da quelle note ai moderni.
In realtà oggi l’Europa non ha niente che possa ricordare
queste scienze, anzi l’Occidente ignora del tutto conoscenze autentiche quali
l’esoterismo o i suoi equivalenti, diversamente da quanto invece accadeva nel
Medioevo; anche in questo campo, l’influenza islamica in tale epoca appare nel
modo più luminoso ed evidente. È del resto molto facile rilevarne le tracce in
opere dai significati molteplici e redatte con finalità tutt’altro che
letterarie.
Anche in Europa si è cominciato ad avere qualche cognizione
di tali opere, in particolare attraverso le ricerche condotte sui poemi
danteschi, senza tuttavia giungere a una perfetta comprensione della loro vera
natura. Qualche anno fa un orientalista spagnolo, Don Miguel Asin Palacios, ha
scritto un saggio sulle influenze musulmane nell’opera di Dante e ha dimostrato
che molti dei simboli e delle espressioni usati dal poeta erano stati già
impiegati da esoteristi musulmani e in particolare da Seyyidî Mohyiddîn ibn
Arabî. Sfortunatamente, le osservazioni di questo erudito non hanno mostrato
quale fosse l’importanza dei simboli adottati. Uno scrittore italiano scomparso
di recente, Luigi Valli, ha studiato un poco più in profondità l’opera di Dante
ed è arrivato alla conclusione che egli non fu il solo a servirsi dei
procedimenti simbolici impiegati nella poesia esoterica persiana e araba; nel
paese di Dante e fra i suoi contemporanei, tutti i poeti a lui vicini erano
membri di un’organizzazione a carattere segreto chiamata «Fedeli d’Amore» di
cui Dante stesso era uno dei capi. Ma neppure Luigi Valli, quando ha cercato di
penetrare il senso del loro «linguaggio segreto», è riuscito a riconoscere il
vero carattere di quella organizzazione o delle altre di uguale natura
costituite in Europa nel Medioevo.[2] La
verità è che ad animare e ispirare quelle associazioni erano personalità non
identificabili, note sotto nomi diversi, il più importante dei quali era:
«Fratelli della Rosa-Croce». Costoro peraltro non possedevano regole scritte,
non costituivano una società e neppure si riunivano in modo prestabilito; tutto
ciò che se ne può dire è che avevano raggiunto un tale stato spirituale da
autorizzarci a chiamarli sûfî
europei, o perlomeno mutasawwifûn
pervenuti a un alto grado in quella gerarchia. Si dice anche che questi
«Fratelli della Rosa-Croce», i quali si servivano come «copertura» delle
corporazioni di costruttori di cui abbiamo parlato, insegnassero l’alchimia e
altre scienze identiche a quelle allora in piena fioritura nel mondo islamico.
A dire il vero, essi formavano un anello della catena che collegava l’Oriente
all’Occidente e mantenevano un contatto costante con i sûfî musulmani, contatto simboleggiato dai viaggi attribuiti al
loro leggendario fondatore.
Ma questi fatti sono completamente ignorati dalla storiografia
ordinaria, che non spinge le sue ricerche oltre l’apparenza, mentre è proprio
là, si può affermare, la vera chiave che permetterebbe la soluzione di tanti
enigmi altrimenti per sempre oscuri e indecifrabili.
[1] «Études Traditionnelles», XII, 1950, pp. 337-44. Articolo tradotto dall’arabo, apparso nella rivista «el-Marifah».
[2] R. Guénon, L’Ésotérisme de Dante, Chacornac, Paris, 1950 [trad. it. L’esoterismo di Dante, Atanòr, Roma, 1976].
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